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Del capitalismo e dell'arte di costruire ponti
Mentre il mondo anglosassone discute tranquillamente di capitalismo, in Italia persino la sinistra evita di nominarlo, forse nel timore di non apparire sufficientemente omologata a quel pensiero unico per il quale il capitalismo è puramente e semplicemente l'economia. Eppure di capitalismo è necessario tornare a parlare, se si vuole tentare di uscire dalle contraddizioni del sistema in cui viviamo, il quale poggia in modo gravemente squilibrato sui tre pilastri del mercato, dell'impresa e dello Stato.Lo squilibrio rischia di aggravarsi nel momento in cui le necessarie distinzioni da cui nasce la scienza economica hanno iniziato a trasformarsi in un ininterrotto processo di separazione. Le ultime fasi di questo processo sono rappresentate dall'autonomia assunta dalla finanza, ormai contrapposta al processo produttivo, e dal distacco della produzione da qualsiasi riferimento ai bisogni di una comunità territoriale. Il prezzo maggiore di ciò ricade su quella vasta maggioranza di donne e uomini cui va solo una piccola quota delle risorse mondiali. Ma sono i diritti fondamentali di tutti i cittadini, anche nei paesi avanzati, ad essere ormai minacciati.Esiste una via d'uscita? Secondo l'autore sì: contrastando con «ponti e dighe» il processo di separazione in atto, pur nella rigorosa salvaguardia delle distinzioni, e superando le soluzioni cui era approdata la socialdemocrazia europea nella sua meritoria affermazione e difesa dei diritti della persona umana e di cittadinanza. Oggi il welfare è patito dal sistema economico come un costo: occorre operare, cosa non facile data l'assenza di comunicazione tra società civile e società politica, perché bisogni e diritti collettivi si trasformino in un positivo sbocco di mercato. Regionalismo e nuovo associazionismo sono le premesse necessarie per tornare a socializzare la politica. E su di esse l'Italia può forse dire ancora qualcosa all'Europa. -
PCI, PDS, DS. La trasformazione dell'identità politica della sinistra di governo
Negli ultimi dieci anni il principale partito della sinistra italiana ha conosciuto un continuo processo di rivolgimento interno, manifestatosi tra l'altro attraverso il succedersi di tre differenti nomi. Chi sono i primi destinatari di simile rivolgimento? E come hanno vissuto le tensioni e i contrasti della trasformazione? Il volume analizza le peripezie dell'identità di quel partito a cominciare dalla cultura politica e dagli orientamenti dei suoi quadri intermedi. Si tratta di un gruppo strategico di attori politici, cui spetta il compito di far funzionare l'organizzazione partitica, di cui costituisce a pieno la parte più motivata e «militante». Contrariamente a quanto si pensa, essi non sono, in maggioranza, professionisti della politica; d'altro canto, non sono neppure dei semplici elettori. Proprio per queste caratteristiche, rappresentano nel modo più fedele le aspirazioni e le resistenze di fronte al cambiamento politico. La domanda cui gli autori intendono rispondere è quindi quanta parte di questo cambiamento sia condivisa e legittimata dalla base.Sulla scorta di alcune indagini condotte su un campione di delegati agli ultimi congressi, il volume analizza le dimensioni della continuità e della discontinuità, concentrandosi intorno a questi interrogativi: quali sono le principali tappe della carriera politica dei quadri intermedi? Quali immagini delle relazioni tra partito e società sono condivise? Quale cultura politica esprimono? Qual è la loro esposizione ai media e quali sono i loro consumi culturali? Che preferenze esprimono sulla costruzione di una sinistra federativa? -
Mutamenti nella politica sanitaria. Le prospettive in alcuni paesi europei
Sono qui raccolti i più significativi risultati di un Seminario internazionale organizzato dall'Iridiss e svoltosi a Roma nel dicembre 1996. Vengono prese in esame le diverse modalità di riassetto della gestione dei servizi sanitari e assistenziali in alcuni paesi europei coinvolti nel processo di riforma (Inghilterra, Norvegia, Francia) e viene proposta una valutazione delle conseguenze che tali interventi hanno prodotto nella vita sociale e politica dei paesi considerati. Il volume cerca di delineare un quadro che tenga conto, oltre che delle specificità nazionali, dei tratti comuni che presentano le soluzioni di riforma adottate, primo fra tutti il tentativo di introdurre una gestione decentrata e aziendale dei presidi sanitari, auspicabilmente più agile e funzionale rispetto al passato. All'interno di tale panoramica si inserisce il complesso caso italiano, al cui esame sono dedicati i tre saggi conclusivi del volume, incentrati sul processo di trasformazione in atto del sistema sanitario nazionale in una struttura che nelle sue articolazioni principali (le Asl) sia sempre meno dipendente, almeno rispetto alle scelte economiche e gestionali, da un'amministrazione centrale che in passato ha generato i ben noti fenomeni di corruzione. -
Coscienza. Storia e percorsi di un concetto
Il concetto di coscienza attraversa, connotandola, l'intera storia del pensiero e della cultura dell'Occidente, dal mondo greco antico alle origini e agli sviluppi del pensiero cristiano, e via via fino ai più recenti esiti della psicoanalisi e delle neuroscienze. In un'epoca caratterizzata da crisi di valori, egemonia dei mass media, frammentazione della cultura e della ricerca, la ripresa della discussione sul tema «coscienza» rappresenta un possibile punto teorico di ricostruzione.Il libro, originato da un convegno tenuto a Ravenna nell'ottobre 1997, si divide in quattro parti. Dopo una riflessione generale sul concetto di coscienza, in particolare nella filosofia che si ispira al cristianesimo, sviluppata da Vittorio Possenti, una prima parte è dedicata al concetto di coscienza nel cristianesimo. I contributi sono affidati a Giuseppe Girgenti (la patristica, in specie Agostino), al medievalista Alessandro Ghisalberti (Abelardo, Meister Eckart), al padre domenicano Giovanni Cavalcoli (Tommaso d'Aquino). Segue una seconda parte dedicata al concetto in esame nella filosofia antica (Francesco Adorno), nella filosofia moderna (Mario Miegge), nella filosofia contemporanea, con particolare riferimento al pensiero fenomenologico (Carlo Sini). La terza parte sonda il concetto di coscienza nelle scienze umane. Posto in crisi dalla psicoanalisi (contributo di Glauco Carloni) e divenuto problematico nella psicologia del Novecento (Luciano Mecacci), viene oggi discusso accanitamente nell'ambito delle neuroscienze (Arnaldo Benini). Merito non secondario del libro è quello di offrire, proprio a proposito delle neuroscienze, un'ampia e aggiornata bibliografia, apporto specifico dello studioso italo-elvetico. Infine, la quarta parte apre una palestra ai contributi di giovani studiosi (Luca Gabbi, Piero Mazzucca, Paolo Taroni) che riflettono su scenari e prospettive del tema della coscienza alle soglie del nuovo millennio. Il volume è stato realizzato con il patrocinio dell'Associazione ""don Giovanni Buzzoni'' di Ravenna."" -
Gli occhiali di Gionata Lerolieff
"L'autore di questo libro-suite ama procedere per associazioni che scaturiscono l'una dall'altra, come un libero divagare della mente riferito in presa diretta: apparentemente slegate e invece rette saldamente da un filo di biografia interiore, che dà vita a una sorta di sotterraneo e inconfessato romanzo di formazione.La lingua vi è complessa, e sembra spontanea; è studiatissima e sembra colloquiale, con rinvii sapidi e ricchi di senso alle parlate locali - siamo in Svizzera, gomitolo inestricabile, sotto traccia, di culture, dialetti, tradizioni - e col tappeto di citazioni di versi celebri o di canti, contrappunto ironico di reminescenze che scattano come automatismi inesorabili.La situazione e il pretesto - il ritorno da un congresso di scrittori, gli occhiali smarriti o sottratti - sono impeccabili nel dare il tono alla musica, perché nel loro grottesco così esplicito scongiurano qualsiasi rischio di sentimentalismo. Sono anzi un'esca per il lettore, irretito da un continuo giuoco di sarcasmi e sprezzature divertenti e godibili. Per poi trovarsi immerso fino al collo (il lettore), grazie a un sapiente crescendo emotivo dal quale si è lasciato quasi inconsciamente coinvolgere, in un finale di impatto fortissimo che può dare, come la vita spesso fa, i brividi""""." -
Poveri a Roma. Governance e innovazione dei servizi nell'esperienza di una metropoli
Basato sui risultati di un insieme coerente e continuativo di ricerche sviluppate nel quinquennio 1994-1999, il volume affronta i temi della povertà e dei sistemi locali di lotta all'esclusione sociale attraverso l'analisi di una particolare e rilevante realtà amministrativa e territoriale, quale la metropoli romana. Ma i saggi qui raccolti, che si inscrivono nella tradizione di ricerca di analisi localizzata dei sistemi di sviluppo e di policy, assumono interesse anche oltre il caso specifico preso in esame, poichè si inseriscono in un quadro più ampio di ormai acquisite prospettive nazionali e internazionali di studi dei percorsi di crisi della cittadinanza sociale.Sia le sfuggenti configurazioni che la marginalità assume nel peculiare territorio metropolitano della città di Roma, sia il debole crescendo delle politiche pubbliche di contrasto dell'esclusione sociale vengono infatti letti alla luce di un ormai consolidato patrimonio di letteratura sociologica sui significati e sui percorsi dell'esclusione. Nozione, quella di esclusione sociale, ormai forse anche abusata, e che secondo alcuni illustri studiosi della marginalità avrebbe contribuito ad aprire la strada alle politiche attive per l'inclusione dei soggetti socialmente deboli, ma anche a determinare discutibili confusioni teoriche e limiti operativi di diverse iniziative di intervento diretto. -
Le colonie degli antichi e dei moderni
Colonia, colonizzazione, colonialismo sono parole consuete nel nostro linguaggio quotidiano, che esprimono generalmente una necessità di dominio, lo stato di soggezione di territori conquistati e amministrati da imperi centrali, la cui emancipazione ha comportato nella storia rivoluzioni, guerre di liberazione da servitù coloniali, processi di decolonizzazione. Ma, alla luce di una raffinata analisi storica, questi concetti mostrano una gamma svariata di sfumature e differenze di significato, al punto che, se utilizzati in modo generico, finiscono con l'essere a volte anacronistici, altre volte per lo meno inadeguati o comunque insufficienti a descrivere una situazione storica determinata. Moses Finley ed Ettore Lepore, due tra i maggiori storici dell'antichità che abbia conosciuto il secolo appena conchiuso, hanno il merito di aver riflettuto nel modo più acuto e penetrante su tali problemi, proponendo una serie di spunti e di criteri di lettura che hanno fatto scuola negli ultimi venti anni e che sono diventati testi di riferimento, da cui non è possibile prescindere.Il saggio inedito di Moses Finley (in origine una conferenza letta alla Historical Society il 19 settembre del 1975) è una messa a fuoco straordinaria delle diverse situazioni politiche, economiche e amministrative che si celano sotto la parola colonia: un «tentativo di tipologia» che guarda ben al di là dell'universo greco antico, a partire dai sistemi di dominazione impiantati dai Crociati fino al caso macroscopico dell'Impero britannico o a quello della colonizzazione francese in Africa.Nel saggio di Ettore Lepore, il concetto di colonia viene invece analizzato alla luce della grande colonizzazione greca dei secoli VIII-VI a.C. in Italia meridionale. L'autore, dopo aver mostrato come sia fuorviante tradurre nel latino colonia il concetto greco di apoikia, produce una sintesi mirabile dell'esperienza colonizzatrice greca in Italia: un vero e proprio testamento scientifico, nel quale sono tracciate le linee essenziali di quel grande progetto intellettuale - una Storia della Magna Grecia - al quale, disgraziatamente, non gli fu possibile porre mano. -
L' enigma di Alessandro. Incontri fra culture e progresso civile
Perché il giovane Alessandro, poco più che ventenne, assicuratosi ormai il dominio su tutta la Grecia, decise di muovere contro le temibili forze del re persiano Dario? Che cosa lo spinse verso l'Oriente, in regioni scarsamente conosciute?Sono domande che non interessano solo gli storici. E le risposte consuete non sembrano del tutto soddisfacenti. In effetti, Alessandro non rientra negli schemi tradizionali del conquistatore. Dà spesso prova di straordinaria magnanimità. Proibisce ai soldati di approfittare delle donne del nemico sconfitto. Giunge, anzi, a dare personalmente l'esempio di un «matrimonio misto». Egli incarna l'ideale cosmopolitico dell'Ellenismo, vale a dire la pacifica convivenza di culture e popolazioni diverse, linguisticamente e religiosamente differenziate.A ben vedere, è questa la radice originaria della migliore vocazione storica dell'Europa: quella che concepisce lo specifico della nostra cultura come disponibilità e apertura verso i mondi altri da sé. Vale allora la pena, alle soglie del terzo millennio, di riproporre, in tutto il suo complesso significato di apertura e tolleranza, una sorta di «neo-ellenismo», nel quale identità e alterità possano trovare il loro comune fondamento: un ideale oggi forse più valido che mai, unica alternativa alle tragiche campagne per la «pulizia etnica» e ai massacri sistematici che hanno insanguinato il secolo XX. -
Frammento e sistema. Il conflitto-mondo da Sarajevo a Manhattan
La tragedia di Manhattan ha aperto una nuova epoca, allo stesso modo in cui l'attentato di Sarajevo aveva inaugurato la lunga ""guerra civile mondiale"""" del Novecento. Il crollo delle Twin Towers segna il passaggio dal sistema-mondo al conflitto-mondo e rappresenta un evento non solo storico e politico, ma anche eminentemente filosofico. Sul limite della nuova epoca globale, caratterizzata dal dominio tecnologico e dall'eclissi delle certezze dell'etica tradizionale, due filosofi tentano di rispondere alla sfida, mettendo a confronto la condivisa tensione verso un nuovo inizio."" -
La raccomandazione. Clientelismo vecchio e nuovo
Secondo una radicata tradizione di studi antropologi il clientelismo è uno dei caratteri costitutivi della realtà del nostro Mezzogiorno. Ad esso viene strettamente connessa l'idea della raccomandazione, cioè di una qualche forma di relazione sociale tesa a forzare le regole, dalle più piccole e innocue richieste di favore, alle gravi forme di sopraffazione. Ma la raccomandazione è un fatto meridionale? Tutta la vicenda di Tangentopoli in Italia, come le crisi economiche dell'Asia e della Russia indicano che i tempi sono maturi per una riconsiderazione del clientelismo. Questa indagine, basata su una ricerca etnografica condotta nel Materano, conferma come la raccomandazione rappresenti ancora un'istituzione decisiva, ma sia profondamente mutata. -
In casa Cupiello. Eduardo critico del populismo
L'itinerario prevalente di questo volume si svolge all'interno delle opere maggiori di Eduardo De Filippo (Natale in casa Cupiello, Napoli milionaria !, De Pretore Vincenzo, Il Sindaco del Rione Sanità e Le voci di dentro). Attraverso un dialogo serrato con i testi e le interpretazioni critiche più autorevoli (Asor Rosa, La Capria, Taviani), l'autore perviene al risultato di proporre l'immagine di un Eduardo «critico del populismo», alternativa alla prevalente collocazione all'interno della letteratura e del teatro populisti. Fuori dalla dimensione populista, Eduardo De Filippo emerge da quest'analisi «come un acuto spirito europeo che, già nel 1945, le rovine ancora fumanti, ha individuato, facendosi forte proprio della critica impietosa del populismo, i nodi e i percorsi della ricostruzione morale e civile: la memoria, l'identità, lo Stato».La percezione che di Eduardo ha la sua città, il sentimento d'amore che il napoletano nutre nei suoi confronti, ne hanno fatto un'icona, hanno fissato i tratti fondamentali del suo teatro, nel quale Napoli ritrova se stessa, in una forma di rassicurante autoreferenzialità. Se prescindiamo dalla critica più propriamente teatrale, Eduardo è collocato nel filone del «regionalismo populista», all'interno di un gioco di rimandi in cui autore e personaggi da una parte e lettore-spettatore dall'altra si rinviano all'infinito la medesima immagine della «napoletanità». Restano così esclusi universalità e senso del tragico, non attingendo ai quali Eduardo non troverebbe posto nella letteratura «alta», italiana ed europea. In realtà, sebbene non estraneo alla «napoletanità», Eduardo andava molto oltre, indicando, con straordinaria lungimiranza, il percorso del riscatto dalla tragedia che la seconda guerra mondiale aveva prodotto, e di cui la Napoli milionaria-stracciona era solo un luogo simbolo.Il Natale si esprime in una dimensione dell'esistenza umana sovrastorica e senza tempo, il sogno: in esso non vi è un percorso storico nel quale costruire un'identità e una coscienza non cieche al mondo, che consenta la speranza e il riscatto, come in Napoli milionaria !. Qui, alla rimozione e al rifiuto della memoria di una Napoli che vuole a tutti i costi dimenticare per cambiare e per vivere dopo il disastro della guerra, il protagonista oppone un ancora più intenso e reiterato richiamo alla formazione di una memoria storica e alla solidarietà come valore civile e non solo personale da porre alla base della ricostruzione dell'identità dello Stato, in una precoce prospettiva di ricomposizione nazionale. -
Non sulle mie scale. Diario di un cittadino alle prese con l'immigrazione clandestina e l'illegalità
Torino, San Salvario. Il palazzo è di quelli dignitosi e un po' severi: in passato ha ospitato, col dovuto, sobrio decoro, addirittura Quintino Sella. La buona borghesia delle professioni che ora lo abita - colta, democratica, civile - non avrebbe mai immaginato, solo un decennio addietro, di doverne dividere l'androne, le scale, le soffitte con «quei delinquenti».Si può sopportare una simile presenza che inquieta, che turba le coscienze, che modifica alla radice persino i più banali comportamenti quotidiani? Si può auspicare di non dover convivere in casa propria con immigrati clandestini e spacciatori, senza perciò sentirsi razzisti? Si può esprimere un bisogno di sicurezza, una vocazione alla legalità e al rispetto delle regole, senza per questo essere considerati xenofobi? L'autore di questo libro ha deciso di superare la ritrosia per la scrittura, e di raccontare una storia che giudica emblematica. Non si sente un eroe, non ha voluto sfidare nessuno. Ha solo deciso di richiedere il rispetto di piccole regole. C'è chi le infrange, le regole: ma c'è anche chi - più insidiosamente - omette di tutelarle. I secondi non sono migliori dei primi.«È una storia al tempo stesso personalissima e generale, in cui mi sono trovato coinvolto, insieme a centinaia e centinaia di cittadini del quartiere in cui vivo, a migliaia e migliaia di persone di tante altre città. Voglio raccontarla perché penso che soltanto chi abbia patito sulla propria pelle il problema possa mostrarlo con maggiore chiarezza, possa aiutare gli altri a identificarlo nella sua pericolosa portata. La delinquenza non ha colore di pelle, né tanto meno ha a che vedere con la diversità delle etnìe o delle culture. La delinquenza resta tale in sé anche al di là dei modi, delle armi e delle infamie in cui si esprime». -
A vela e a vapore. Economie, culture e istituzioni del mare nell'Italia dell'Ottocento
I rapporti intercorsi tra la nostra comunità nazionale e il mare, negli anni che vanno dal processo di formazione dello Stato unitario alla prima guerra mondiale, furono caratterizzati da elementi di radicale trasformazione. Non solo intervennero in quella fase rivoluzionari cambiamenti tecnologici, ma mutò il rapporto stesso tra il mare (anzi i mari) e la rappresentazione complessiva dell'Italia , in un paese che si avviava a diventare Nazione. I contributi di questo volume si interrogano non solo su alcuni dei nodi strategici della nostra storia marittima - mercati, mezzi di comunicazione, mestieri del mare - , ma anche sugli effetti dei processi politici e istituzionali che, dall'Unità in poi, regolano, con intensità crescente, il ruolo, la presenza e l'identità della gente di mare. L'attenzione si concentra sui cambiamenti subiti dall'Italia minore che lavora a bordo delle agili navi a vela transoceaniche o risiede nelle comunità del mare; ma si guarda anche a quel confine mobile e permeabile tra terra e mare sul quale si muovono ceti professionali e apparati burocratici chiamati a confrontarsi con la gestione delle questioni marittime; o per altro verso a quelle élites desiderose di distinguersi socialmente attraverso la pratica sportiva dello yatching.Prende così forma, anche grazie alla valorizzazione di fonti «specializzate» come i giornali di bordo o gli statuti dei circoli nautici, un punto di vista storiografico che, attraverso la rappresentazione degli ineludibili limiti geografici e culturali dell'Italia marinara del XIX secolo, fa emergere le radici di più recenti e tumultuosi cambiamenti, destinati a segnare, per tutto il secolo successivo e fino ad oggi, il tormentato rapporto del nostro paese con l'ambiente marino. -
La rinascita dell'Europa. Husserl, la civiltà europea e il destino dell'Occidente
Che cosa vuol dire, oggi, essere europei? In che cosa gli abitanti d'Europa possono riconoscere una cifra comune, che li ponga in condizione di dialogare con i differenti mondi, senza chiudersi nei propri particolarismi e senza d'altro canto manifestare aggressive volontà di conquista? La questione dell'identità è forse il problema principale che sta di fronte all'Europa del nostro tempo: dalla soluzione che ad esso verrà data dipenderà quella di tutti gli altri complessi problemi dell'Europa attuale. In questo libro, frutto di una ricerca promossa dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, il metodo fenomenologico di Edmund Husserl viene applicato all'Europa in quanto dimensione culturale e spirituale. Analizzando le riflessioni husserliane sulla crisi delle scienze e sul destino della civiltà europea, l'autore traccia un percorso ermeneutico che oltrepassa il piano ricostruttivo per approdare a una riflessione sull'Europa futura. Ne scaturisce un doppio esito: da un lato, una verifica delle capacità del pensiero fenomenologico di interpretare in chiave critica la realtà europea attuale; dall'altro, un abbozzo dei compiti più urgenti che, da questa prospettiva fenomenologica, l'Europa si trova a dover affrontare. -
Esistenza e interpretazione. Nietzsche oltre Heidegger
Continuare a ripetere che «tutto è interpretazione» comporta indubbiamente per la filosofia una pericolosa perdita di attrito con l'esperienza, di cui la cultura postmoderna è in parte responsabile. Ma è proprio vero che l'atto interpretativo costituisce una negazione della sussistenza della realtà oggettiva? Affermare i diritti dell'interpretazione implicherà necessariamente l'infedeltà nei confronti dell'esperienza? È corretto impostare la questione dell'identità della filosofia su una discriminante tra mondo empirico e mondo interpretato, destituita di fondamento anche dal dibattito sul metodo scientifico?Il libro di Marco Vozza intende rispondere a una domanda oggi ricorrente: la filosofia dell'interpretazione è un programma di ricerca che ha esaurito le sue potenzialità euristiche, ragion per cui risulta agevole decretare la fine di un presunto idioma ermeneutico, oppure si tratta di un progetto incompiuto, rispetto al quale è possibile ancora attivare cospicue risorse? In queste pagine viene mostrata la legittimità della seconda opzione, a condizione che si ritorni a Nietzsche e al suo concetto di interpretazione affettiva, abbandonando ogni compiaciuta sudditanza alle auctoritates rappresentate da Dilthey, Heidegger e Gadamer e, soprattutto, a patto che venga sospesa l'adesione acritica alla contrapposizione metodologica tra arte, filosofia e scienza, su cui si articola buona parte dell'ermeneutica novecentesca. Una volta soddisfatte tali condizioni, si potrà prospettare un'inedita declinazione affettiva dell'ermeneutica, elaborata nel punto di intersezione tra esistenza e interpretazione. -
Lezioni di scrittura. Lettera a Virginia Basco (1856-83)
Le lettere che Francesco De Sanctis inviò a Virginia Basco fra il 1856 e il 1883 non sono soltanto la testimonianza di un intenso e sofferto scambio affettivo, di un amore mai fino in fondo dichiarato, che si protende lungo un arco pluridecennale, e resiste alla differenza d'età. L'asimmetria di quella relazione si esprime anche e soprattutto attraverso un rapporto di natura pedagogica. De Sanctis, il professore, l'insigne storico della letteratura italiana, elegge Virginia a sua allieva prediletta. Le scrive con l'intento dichiarato di insegnarle il bello scrivere; si fa promotore, presso di lei, di una vera e propria iniziazione alla scrittura letteraria. Pubblicate per la prima volta da Benedetto Croce nel 1917, e qui riproposte con l'aggiunta degli inediti e restituite alla lezione originaria che il ritrovamento degli autografi ha consentito, le lettere rivelano l'intensità del progetto che legava il professore alla sua allieva. Come in un romanzo di formazione, De Sanctis trasmette alla sua giovane corrispondente l'idea di una letteratura che sia soprattutto passione e strumento di conoscenza, nello stesso momento in cui, per insegnarle la tecnica della scrittura, le indica gli autori e le opere con cui confrontarsi. E dunque, vere lezioni di scrittura sono quelle che si leggono in queste pagine: la struttura della novella, del racconto epistolare, la costruzione dei personaggi ideati a partire dal dato reale, la descrizione dei tipi, la scelta della situazione, la differenza fra tragedia e dramma, la composizione poetica. E su ogni suggerimento prevale l'attenzione a una letteratura che non sia cosa morta, ma contrasto di opposti in cui si riproduca la vita. -
I diritti dei bambini e degli adolescenti. Una ricerca sui progetti legati alla legge 285 e le sue applicazioni
Questo volume raccoglie i risultati di una ricerca sui progetti presentati in Italia in base alla legge 285/97 sui diritti per dell'infanzia. Vengono esaminati, in particolare, i progetti che intendono promuovere la partecipazione sociale dei bambini e degli adolescenti, in tre diverse forme: ludica (ambiti nei quali i bambini e gli adolescenti possono aggregarsi ed esercitare il ""diritto al gioco"""" o all'autogestione del tempo libero); decisionale (forme di coinvolgimento dei bambini e degli adolescenti nelle decisioni collettive); progettuale (occasioni di coinvolgimento dei bambini e degli adolescenti nei progetti per il territorio). Il volume riflette anzitutto sui significati della legge e fornisce per la prima volta un quadro chiaro e sintetico dello stato della progettazione in Italia. Esso si avvale poi di una metodologia di analisi valutativa della progettazione che si propone di comprendere le forme di partecipazione privilegiate in Italia, nonché gli obiettivi e le caratteristiche degli interventi promossi. Gli autori pongono in evidenza l'intreccio problematico e le oscillazioni tra innovazione e tradizione nelle proposte che vengono rivolte all'infanzia e all'adolescenza, e si interrogano sulle prospettive di partecipazione che la società italiana intende effettivamente offrire alle nuove generazioni. Amministratori, progettisti e operatori hanno così la possibilità di riflettere, in modo documentato e sulla base di nuovi strumenti analitici, sui significati culturali e i risvolti pratici dei progetti che essi attivano."" -
Poeti della malinconia
Poeti della malinconia è una raccolta di testi poetici appartenenti per lo più alla seconda metà del secolo appena conchiuso. Non una rassegna, ma - parafrasando il titolo della poesia di apertura di Giovanni Giudici - piuttosto un'antologia di ""visitazioni"""" poetiche: poeti classici della modernità letteraria, scelti secondo la scansione delle differenti parole chiave della Malinconia (Umori, Silenzi, Specchi, Travisamenti, Lontananze), in grado di trasmettere il testimone di un intenso messaggio malinconico al nuovo secolo. A questi poeti italiani e stranieri (G. Caproni, A. Rosselli, P. Celan, N. Sachs, P. Larkin, Z. Herbert, I. Brodskij, ) sono dedicati altrettanti Omaggi di critici lettererari, filosofi e saggisti tra i più attivi nel panorama italiano (R. Ronchi, E. Tandello, C. Miglio, I. Porena, F. Buffoni, F. Fornari, M. Martini).Questo volume, che fa seguito ad Arcipelago malinconia (pubblicato da Donzelli nell'aprile 2001 e originato dal medesimo convegno svoltosi a Roma nel novembre del 1999), una raccolta di saggi in cui comunque """"la poesia si aggirava come un'inquilina clandestina, ma tutt'altro che inoperosa"""", come scrive Biancamaria Frabotta nella sua premessa, si conclude con una scelta di versi di poeti viventi di varie generazioni e nazionalità - B. Achmadulina, I. Sarajilic, R. Baldini, A. Blandiana, M. De Angelis, P. Jacottet, J. Koneffke e V. Magrelli -, qui introdotti e tradotti da A. Alleva, F. Brevini, B. Mazzoni, E. Affinati, S. Agosti, I. Heimbacher Evangelisti, A. Cortellessa."" -
Miti e paradossi del mondo contemporaneo
È possibile proteggere il «fiammifero della ragione», e in primo luogo di quella economica, dalle correnti emotive del dibattito sui fatti correnti? Si può scrivere su un giornale, commentando i fatti del giorno, e cercare contemporaneamente di suggerire a se stessi e al lettore un filo di riflessioni che non smarrisca il senso di una lettura complessiva?L'idea principale, che percorre gli scritti qui raccolti - comparsi sul «Corriere di Firenze» nel fatidico primo anno del nuovo millennio - è costituito da una riflessione originale, e certo in larga misura contro corrente, attorno all'idea del «mercato». Per produrre gli effetti positivi che la teoria economica gli accredita, il mercato richiede, insieme, una regolazione pubblica poco invasiva ma molto attenta al cambiamento e una vigorosa azione politica. Da questa idea portante Giacomo Becattini - il più autorevole tra gli economisti italiani che rivendicano l'ispirazione «marshalliana» della teoria dei distretti industriali - deriva tutte le sue deduzioni. Il linguaggio usato si situa al punto di intersezione fra il rigore del ragionamento scientifico e la chiarezza semplificatrice dello stile giornalistico. Lo scopo manifesto è di mostrare come molte delle idee circolanti paghino inavvertitamente un prezzo assai alto a una vulgata economica iperliberistica, disastrosa nei fatti e superata dalla teoria economica più aggiornata. Il risultato è un contributo alla spiegazione del mondo qual è, che diviene contemporaneamente una proposta di metodo. -
Erodoto e i sogni di Serse. L'invasione persiana dell'Europa
La spedizione di Serse contro la Grecia costituisce una tappa fondamentale nella storia e nell’immaginario dell'Europa, quasi un battesimo della sua identità. A lungo la sconfitta dei Persiani a Salamina ha infatti fornito lo spunto per proclamare la superiorità dell’Europa (patria della libertà, della legge, della razionalità, della coscienza vigile) sull'Asia (luogo di schiavitù, di arbitrio, di paura e di voluttuoso torpore dei sensi).In un piccolo capolavoro, incastonato nel corpo delle Storie, Erodoto narra l'antefatto della spedizione: il tormentato dilemma se muovere o meno la guerra che condurrà alla decisione finale. Quasi a sottolineare la natura fatale di quella decisione, Erodoto mette in scena i ripensamenti e le esitazioni che accompagnano Serse in quella deliberazione, ibrido frutto delle argomentazioni pubbliche e razionali del giorno e dei sogni e degli incubi della notte.Con ritmo incalzante e con avvincente acume psicologico, il primo storico dell'Occidente si immedesima nei modi di pensare e di agire di un'altra civiltà. La logica espansionistica del potere imperiale; l'ambizione, l'orgoglio e la fedeltà del sovrano alla tradizione degli avi; il ruolo degli dei e dei demoni; l'interpretazione dei sogni; i meccanismi dell’auto-inganno; le riflessioni sui limiti e i paradossi della libertà umana.«Ho cercato di guardare - commenta alla fine l'autrice - nello specchio di Erodoto, in modo da restituirgli, per così dire ""da Oriente"""", la sua stessa immagine aggiornata. Il risultato è che il padre della storia si rivela, in questo caso, assai più attendibile di quanto normalmente si sia disposti a credere».""