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Nuova rivista letteraria (2016). Vol. 4
"Il grado di sviluppo di una democrazia e la qualità della vita pubblica sono direttamente proporzionali alla qualità delle parole, all'uso che se ne fa e a quello che si vuole esse significhino. Il pericolo, da sempre in agguato, è quello di un linguaggio plasmato sull'ideologia dominante, condizionamento che si realizza attraverso l'occupazione del vocabolario, la manipolazione e l'illecito impossessarsi di parole chiave del lessico comune, oltre che attraverso la censura, naturalmente.""""" -
El minuto. Indagine su una storia napoletana nella Buenos Aires dei militari
L'autore è il Pm napoletano noto per aver scoperto ""Calciopoli"""". Oltre al suo lavoro ha due grandi passioni: la sua città e l'Argentina. Per caso scopre che nella terribile vicenda dei desaparecidos argentini degli anni Settanta, c'è anche una storia napoletana. È la storia di Rosaria Grillo, nata a Napoli, tra i 30mila desaparecidos assassinati dal regime dei militari dopo il golpe del '76. Con il piglio del Pm, intervistando parenti e sopravvissuti e studiando documenti e quotidiani dell'epoca, compie una vera e propria indagine sulla scomparsa di Rosaria, fornendo un apporto significativo all'investigazione sui responsabili della desapariciòn di altri sei militanti della Juventud Guevarista che come lei scomparvero nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1976. L'analisi dei sequestri dei giovani guevaristi di Buenos Aires dimostra infatti che, tra loro, esiste un filo unico e una stessa regia repressiva. """"El minuto"""" - così chiamavano i militanti la frazione di tempo a loro disposizione per organizzarsi in caso di arrivo della polizia - riassume compiutamente l'esperienza di vita che quei giovani vissero negli anni drammatici della dittatura militare di Videla. Anni in cui l'Italia si limitò a esprimere blande richieste di informazioni sulla sorte dei tanti cittadini italiani desaparecidos, per poi chiedere giustizia, in modo parziale e approssimativo, solo dopo la fine della dittatura. Narducci con questo lavoro prova, per parte sua, a pagare il debito collettivo che il nostro paese ha con tutta questa terribile vicenda, la cui storia rimane in Italia ancora poco conosciuta. E produce un'indagine rigorosa ma con un forte trasporto emotivo, che restituisce anima e corpo a ognuno di quei ragazzi. A chiudere, l'elenco di colpevoli e complici di quello che è stato definito un vero e proprio genocidio."" -
Cinquant'anni dopo. 1967-2017. I territori palestinesi occupati e il fallimento della soluzione dei due Stati
È trascorso mezzo secolo da quando le forze armate israeliane sbaragliarono con la Guerra dei sei giorni gli eserciti arabi e presero il controllo del resto della Palestina storica. Da allora innumerevoli sono state le risoluzioni internazionali e decine i ""piani di pace"""", tra cui gli accordi di Oslo del 1993. Ma cinquant'anni dopo la colonizzazione israeliana e le politiche economiche che impediscono lo sviluppo del popolo occupato rendono ormai lo Stato di Palestina solo un'ipotesi sulla carta perché irrealizzabile come entità territorialmente omogenea e sovrana. La mancata applicazione delle dozzine di risoluzioni delle Nazioni unite contro l'espansione coloniale e la costruzione del Muro e gli affari miliardari dell'industria militare israeliana dimostrano, secondo gli autori, come la diplomazia mondiale abbia di fatto optato per il mantenimento dello status quo. Oltre vent'anni di fittizio processo di pace hanno istituzionalizzato le pratiche di occupazione, utilizzato la stessa Autorità nazionale palestinese come ostacolo al dissenso e posto definitivamente fine alla soluzione dei due Stati promossa dalla comunità internazionale. La realtà che abbiamo oggi di fronte è un solo Stato, diseguale e non democratico, che nega il diritto del popolo palestinese alla libertà e all'autodeterminazione. Ma proprio mentre la fragile impalcatura di Oslo entra definitivamente in crisi, israeliani e palestinesi scompaiono dalle cronache dei mezzi di informazione. Con questo libro gli autori fanno un viaggio negli ultimi cinquant'anni e, intrecciando giornalismo e ricerca storica, riportano alla luce le radici del conflitto israelo-palestinese e ne esplorano le manifestazioni attuali sul terreno."" -
Nuova rivista letteraria (2017). Vol. 5
Questo numero include interventi di: Silvia Albertazzi, Daniel Bensaid, Wolf Bukowski, Giulio Calella, Giuseppe Ciarallo, Maria Rosa Cutrufelli, Valerio Evangelisti, Franco Foschi, Luigi Franchi, Roberto Gastaldo, Luca Gavagna, Daniele Giglioli, Agostino Giordano, PLV, Fabrizio Lorusso, Franco Minganti, Cristina Muccioli, Gian Piero Piretto, Alberto Prunetti, Sergio Rotino, Gino Scatasta, Alberto Sebastiani, Paolo Vachino. -
Storia della rivoluzione russa
“Storia della Rivoluzione russa"" è senza alcun dubbio l’opera più importante di analisi e ricostruzione dell’anno fatale in cui, cento anni fa, entra definitivamente in crisi lo zarismo e si compie la rivoluzione bolscevica. Divisa in due volumi – “La rivoluzione di febbraio” e “La Rivoluzione d’ottobre” – l’opera abbraccia tutto il 1917. Fu scritta tra il 1929 e il 1932 quando l’autore – protagonista principale insieme a Lenin di quei giorni – si trovava già in esilio, perseguitato da Stalin che poi nel 1940 riuscirà ad assassinarlo per mano di un proprio sicario. Una minuziosa ricostruzione storica, con un’analisi materialista delle condizioni sociali che resero possibile l’insurrezione, ma anche senza dubbio il capolavoro letterario di Trotsky, in cui il rivoluzionario russo mostra le proprie capacità stilistiche, dall’uso efficace di immagini e metafore al magistrale uso della lingua nelle ricostruzioni sceniche. Questa nuova edizione esce in cofanetto in due tomi con la prefazione di Enzo Traverso."" -
Roma, polvere di stelle. La speranza fallita e le idee per uscire dal declino
Nella nuova giunta Raggi dietro alla cultura Cinque stelle apparentemente avulsa da ideologie e schieramenti politici si è stabilito un sistema di potere singolare. C'è il mondo conservatore di cui è esponente l'avvocato Sammarco. Ci sono il Pd e la destra di Alemanno, principali responsabili del tracollo della città e dello scandalo Mafia capitale, tor-nati tranquillamente al comando dell'urbanistica. Ci sono le grandi banche che si affidano all'avvocato Lanzalone. Ci sono infine le grandi imprese multinazionali, come Suez-Gas de France, che si contendono il controllo del sistema dell'acqua e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Un ircocervo inedito che rappresenta tutti i poteri. Meno quelli della parte debole della società. -
La controfigura
Rózsa. È il cognome di Eduardo, non ancora trentenne dirigente del Partito socialista operaio magiaro, o meglio, della sua organizzazione giovanile. È l'anno 1988, l'Europa è alla vigilia di sconvolgimenti epocali, ma pochi guardano l'orizzonte e capiscono. Eduardo forse è tra questi. Lo incontriamo a Bologna, dove si celebra in pompa magna il ix centenario dell'università. Rappresenta l'Ungheria a un meeting di giovani di mezzo mondo. Padre magiaro e madre boliviana, Eduardo Rózsa Flores non è il tipico burocrate d'oltrecortina: spigliato poliglotta, anticonformista, recita poesie e canta a piena voce, ammalia gli interlocutori, li attira, li trascina con sé nel suo slancio vitale, nel fervore per questi tempi che stanno per cambiare. La caduta del Muro di Berlino è vicina, la fine dell'Urss dietro l'angolo. Che farà questo giovane comunista, nell'epoca che viene? Alberto, studente dell'Alma Mater e alter ego dell'autore, trascorre con Rózsa una serata fatidica, che ricorderà per tutta la vita. «Take me / to the magic of the moment on a glory night», dirà la canzone che accompagnerà la svolta. Pochi mesi dopo, Alberto incontra di nuovo Eduardo, stavolta a Budapest, durante una vacanza con l'Interrail. Cena a casa sua, conosce i suoi genitori. Poi gli anni e la distanza macinano i giorni: qualche telefonata, un pugno di cartoline, un rapido incrocio a Venezia che ha vaghi contorni di mito... I due non si vedranno mai più. Nel 2009 la notizia appresa per caso: Eduardo Rózsa Flores è stato ucciso a Santa Cruz, in Bolivia. Un cerchio che si chiude male: nato in Bolivia, è morto in Bolivia come l'amato Che Guevara, ma - a quanto sembra - dall'altra parte della barricata: eliminato da forze speciali del governo socialista bolivariano. Era coinvolto, si vocifera, in un complotto di destra per attentare alla vita del presidente Evo Morales. È vero? E se è vero, com'è stato possibile? Cos'era diventato il brillante Eduardo nei vent'anni da Bologna a Santa Cruz? La domanda si dilata e pulsa nella testa di Alberto, nel frattempo divenuto insegnante, marito, padre. Bisogna provare a rispondere, bisogna cercare. Eduardo: comunista anticomunista, patriota magiaro che per «solidarietà internazionalista tra nazionalisti» combatte a fianco dei croati in Jugoslavia. Eduardo: convertito all'Islam durante una missione in Bosnia, «nemico dell'imperialismo», amico di «Carlos lo Sciacallo», e chi più ne ha più ne mette, ma più ne mette e più aumenta la confusione. Eduardo: un rompicapo, letteralmente. Per Alberto, un aneurisma della memoria, con rischio di rottura vascolare. La Controfigura è un regolamento di conti con una persona che ha tradito, e al tempo stesso il tentativo di capire chi e cosa sia stato tradito. Perché una cosa è certa, compagno: «A qualcuno devi chiedere scusa. Devi chiedere scusa anche a me». -
Se il mondo torna uomo. Le donne e la regressione in Europa
Una sinistra confusa ha tenuto artificialmente in vita l'illusione che liberismo - la teoria economica - e liberalismo - sua presunta forma ideologica a garanzia di diritti e libertà personali - potessero convivere. Ma la scomparsa di ogni freno alla libertà di profitto, unica ricetta adottata dalle sinistre di governo, ne ha causato un crollo di consenso. Così il populismo religioso e il populismo nazionalista hanno occupato lo spazio pubblico, appropriandosi in chiave reazionaria anche del linguaggio dei diritti. È in corso un'alleanza inattesa tra fondamentalismi e libero mercato, che da un lato sventolano la bandiera della difesa della società tradizionale dalla cosiddetta ideologia del gender, dall'altro si dimostrano capaci di estrarre ingenti profitti grazie all'intreccio tra tecnologie riproduttive, lavoro a domicilio come pretesto per sfruttare il lavoro di cura delle donne e tagli allo stato sociale. Molti i terreni di scontro: il diritto all'aborto; la violenza maschile sistemica nella società; il sistema penale iniquo verso le vittime di violenza; le narrazioni tossiche intorno ai femminicidi; il ruolo del lavoro riproduttivo; l'intreccio tra oppressione di genere e di razza; gli attacchi ai luoghi di aggregazione e autorganizzazione femminile. Ognuno dei saggi di questa raccolta è uno scudo per reggere l'urto di questa offensiva. Giovani attiviste hanno prodotto una nuova ondata di movimento femminista globale che cerca di fare da argine alla risacca reazionaria e conservatrice che in tutto il mondo mette in discussione le conquiste ottenute dalle donne. Ed è proprio questo movimento lo scoglio contro cui far infrangere le correnti regressive che rischiano di straripare sulla società. -
Il Sessantotto. Dire fare baciare progettare stampare incollare... correre
Quelli del Sessantotto uniscono ciò che prima era separato. Parlano e agiscono in prima persona, senza delegare. Parole d'ordine: ""Assemblea, siamo tutti delegati"""". Uniscono il sesso e l'amore senza le convenzioni e le costrizioni della società tradizionale, criticandone le gerarchie: """"amatevi gli uni sugli altri, io sono mia"""". Progettano la loro comunicazione poi la stampano in proprio: """"C.i.P."""". Incollano e scrivono sui muri le loro idee senza rispettare diritti, agenzie d'affissione o divieti: """"vietato vietare, ridiamo la parola ai muri"""". Poi corrono via: """"Corri compagno il vecchio mondo ti sta alle calcagna"""". Questo libretto raccoglie qualche lampo di quelle vite, immagini dell'immaginazione al potere: """"abbasso il principio di azione-reazione viva azione-rivoluzione""""."" -
Il cammino delle pigne
Età di lettura: da 7 anni. -
Men on the Moon. An American history (1969-2019). Ediz. illustrata
Nel 1969 il genere umano visitò un altro mondo per la prima volta. Fu un momento stupefacente per l'umanità; il sogno millenario di raggiungere la Luna si era avverato. Certo l'impeto dietro al progetto Apollo non fu solo la conquista di nuovi orizzonti ma anche un desiderio di prestigio nazionale. La Luna fu il traguardo finale di una gara spaziale fra Stati Uniti e Unione Sovietica e l'America vinse quella gara, ma per la gente Apollo 11 divenne l'araldo di una nuova fase dell'era spaziale che avrebbe portato l'uomo a superare i confini del proprio pianeta. Oggi a cinquanta anni da quella epica impresa guadiamo lo spazio con altri occhi grazie ai nostri emissari robotici ma dopo tanta attesa sarebbe ora di decidere di andare oltre la Luna e Marte sarà il prossimo passo dell'esplorazione umana dello spazio. Questo libro raccoglie alcune delle più belle immagini che gli astronauti hanno fatto sulla Luna e vuole essere un omaggio a quegli uomini coraggiosi che per primi hanno esplorato il nostro satellite naturale. E tutti noi siamo grati a loro e agli Stati Uniti per aver esaudito il nostro sogno con quella storica impresa. -
La stella e la croce. Ediz. illustrata
Uno sguardo attento ed ironico alle virtù e alle povertà dell'animo umano, quasi una sorta di disinganno, sembrano accompagnare la vita, i racconti e le poesie che l'autore ha composto in queste pagine. Un animo gentile, intimamente religioso, che ci conduce, quasi in punta di piedi a ragionare sul senso della vita, ad uscire da quel che solo appare, per condurci ad una riflessione più intima sul senso della vita e dei valori che dovrebbero accompagnarla. -
Rotolano ancora. Fenomenologia eretica dei titani del rock
Il potente rantolo di Dylan, crooner filosofico del nuovo millennio. La celebrazione fulmicotonica di Bruce Springsteen. La Wunderkammer beatlesiana di Paul McCartney. Il patto con Satana dei Rolling Stones. E ancora: le sette vite di Peter Gabriel, il titanismo degli AC/DC, l'icona di John Lennon, il sogno di David Crosby... Quarant'anni fa tutti pensavano che sarebbe stato un lampo: qualche anno di rock'n'roll, e poi chissà. Gli Who si vedevano morti da lì a poco, Jagger era sicuro che l'orgia di ritmo e follia sarebbe finita in una manciata di mesi. E invece eccoli ancora qui: gli ultrasettantenni Dylan e McCartney, e poi i rugosissimi Stones che ancora incendiano gli stadi, il sessantenne Boss che sa ancora cantare la rabbia e l'utopia del sogno americano. Li guardi stupefatto e ti chiedi: com'è possibile che una musica che doveva essere ""ontologicamente giovane"""" oggi faccia ancora ribollire gli stadi e riempia di significati la cultura del secondo millennio? Come è possibile che i ragazzi di oggi e quelli di ieri condividano, molto spesso, gli stessi sogni musicali, le stesse utopie, gli stessi ritmi? Con passo letterario e gusto per il paradosso, Roberto Brunelli ha raccontato da cronista e da critico musicale quest'ultimo scorcio di grande rock: quasi vent'anni di concerti, dischi, riflessioni, interviste e mitologie degli ultimi titani """"fotografati"""" nella loro terza età. Forse, alla fine, la più sorprendente, la più inattesa. Questa raccolta di articoli, collegati tra loro da brevi testi introduttivi, rappresenta quasi il diario di un viaggio avanti e indietro nel tempo: passato, presente e futuro di una società postmoderna in cui il rock ha svolto un ruolo determinante nel definire una nuova galassia di identità collettive. Un diario che alla fine cerca di rispondere a una sola domanda: non sarà che, alla fine, non è affatto """"solo rock'n'roll"""", ma piuttosto una delle chiavi più emblematiche per capire la fine del Novecento e l'""""eterno presente"""" degli anni duemila?"" -
Finché un giorno
Una saga famigliare, un film che passa dal bianco e nero al colore e viceversa attraversando decadi e raccontando le vite che si muovono dentro la grande cornice della storia recente d’Israele.rnrnSulle sponde del Mar di Galilea sorge la Macondo di Shemi Zarhin, la città di Tiberiade, un luogo magico, carico di sensualità e desideroso d’amore. Ha radici profonde nella terra di Israele, ma esiste anche ai confini della fantasia. Un forte vento soffia a Tiberiade, un vento che fa perdere la testa ai suoi abitanti spesso colpiti da misteriose malattie. Un’aria satura di odori e di passione riempie le strade di un quartiere popolare che racchiude in un microcosmo, allo stesso tempo divertente e doloroso, la società israeliana di oggi. Un universo di solitudini incrociate immerse nella nostalgia, dove si succedono i destini ineluttabili di una famiglia così densa e impregnata di sentimenti da rimanere impigliata in una spirale surreale che mescola e sdoppia generazioni, facce e vite. rnFinché un giorno è una saga famigliare, un film che passa dal bianco e nero al colore e viceversa attraversando decadi e raccontando le vite che si muovono dentro la grande cornice della storia recente d’Israele. Realismo molto magico e scrittura ipnotica guidate dall’immaginazione di uno sceneggiatore e regista israeliano tra i più noti e celebrati a livello internazionale. -
Infelicità nel quartiere Auróra
In quattordici brevi racconti, composti come i singoli edifici di un quartiere che nella sua complessità racchiude corrispondenze e richiami tra i vari personaggi - intellettuali, studenti, artisti, studiosi e altri appartenenti alla classe media - si assiste al quotidiano fallimento della ricerca della felicità e del proprio posto nel mondo. Un mondo che si presenta come costretto a far vedere solo certi suoi lati e che va felicemente in pezzi forse proprio per questo. Molti di questi personaggi sono frustrati, intenti a cambiare la propria vita e a raggiungere la felicità e il successo, ma il più delle volte non ci riescono. Le loro strategie e le difficoltà che affrontano sono descritte con un'ironia che non risparmia nessuno ma sembra capire la battaglia di ognuno. Vi sono situazioni in cui per un istante non riconosciamo chi ci sta accanto, istanti in cui l'identità dell'altro si cancella ai nostri occhi e di riflesso dubitiamo della nostra. Alcuni dei personaggi vivono in bilico tra Oriente e Occidente, tra la sensazione di avere un'identità e non averla. In questi istanti di smarrimento prendono l'avvio vicende nel corso delle quali il lettore si troverà a varcare più volte la frontiera fra il reale e il surreale. Le storie che concludono ogni ciclo raccontano infatti di metamorfosi kafkiane in cui il narratore si risveglia in un altro corpo: una donna diventa Lionel Messi, un bambino di tre anni si crede una donna, qualcuno si trasforma nella propria nonna. Nei racconti di Mán-Várhegyi, non ci sono grandi conflitti o traumi, solo la semplice infelicità e la muta disperazione della vita quotidiana, narrate in tono provocatorio, ironico, naturale, con ritmo pacato e non trionfale, come il rumore delle molte cose che su anime troppo fini cadono come brina e ruggine. -
Infamia
Attraverso la storia dei due protagonisti, Ana Maria Machado indaga la sottile linea che separa la verità dalla menzogna, ""volevo raccontare una cosa sola, l'infamia, l'essere calunniato, la diffamazione"""", mettendo impietosamente a nudo gli artifici con cui la società contemporanea e il mondo dell'informazione, sempre più spesso, travisano, censurano e mistificano il reale, manipolando le coscienze. Con il risultato che i fatti veri rimangono sepolti dalle tante versioni e interpretazioni, mentre si moltiplicano le menzogne e l'ignoranza. Capace di agire indipendentemente dalla classe sociale e dalla cultura delle sue vittime, la calunnia diviene così, nelle mani della scrittrice carioca, un efficace strumento d'analisi, una lente di ingrandimento per scrutare nell'animo umano, e non solo. La riflessione sull'infamia non si arresta infatti in questa opera alla sola lettura introspettiva dei protagonisti, ma si dilata, tanto da ripercorrere la recente storia brasiliana sulle tracce di altri casi di calunnia e di insabbiamento della verità, così da attribuire al tema anche una valenza storica e collettiva. Ne emerge un inedito ritratto del Brasile di oggi che, prossimo a ospitare i Mondiali e le Olimpiadi e tra i candidati per l'Expo 2020, non può più essere considerato solamente come il país do carnaval, dalle atmosfere esotiche e tropicali."" -
Viagginversi. Sulle tracce dei poeti contemporanei
Viagginversi, dal latino inversus: al rovescio, al contrario, all'opposto. Giappone, Cina, Libano, Palestina, Senegal: viaggi non abituali sulle tracce di poeti contemporanei. Nel libro le voci e le poesie di Akira Takenami, Ho Wu Yin Ching, Husam Alsabe, Joumana Haddad e Alioune Badara Beve accompagnano l'autrice in questi giri contromano dentro lingue e culture. Da fuori a dentro, da Oriente a Occidente, viaggi in versi per descrivere comunità e territori, cibo e tradizioni. Per Valeria Gentile la poesia è un'attrazione autentica, come autentici sono i suoi viaggi. -
Piccolo bestiario indiano
Un bestiario scritto alla fine dell'Ottocento e illustrato dallo stesso autore, curioso osservatore e abile disegnatore dell'epoca. Alessandra Contenti ci propone una scelta di brani da ""Beast and Man in India"""", un piccolo capolavoro che raccoglie con una scrittura fresca e ironica aneddoti, leggende, curiosità sugli animali nell'India coloniale."" -
Viaggiatori nel freddo. Come sopravvivere all'inverno russo con la letteratura
Il protagonista esplora i luoghi della storia e della letteratura di Mosca come appaiono oggi. Visita Peredelkino, viaggia sulla leggendaria tratta Mosca-Petuski e sui treni notturni, luogo letterario per eccellenza della tradizione russa. Dal centro della città alle periferie, fino ai villaggi dei dintorni, sfida il gelido inverno russo tra le strade storiche e i centri commerciali. E gli incontri con scrittori e personaggi della metropoli contemporanea gli rivelano i segreti di una realtà popolata da anime antiche e inquiete, e il fuoco che scorre oggi nelle vene sotterranee di Mosca e nella sua visionaria letteratura. -
Città nascoste. Trieste Livorno Taranto
Trieste, Livorno e Taranto si lasciano alle spalle una notorietà e una prosperità economica legate a un'industria fiorente o alle fortune commerciali di un porto; e ora, esaurito il filone buono, hanno un futuro tutto da inventare per uscire dal cono d'ombra in cui sono finite. Trieste, in balìa dei suoi venti fin dentro le librerie e i caffè carichi di storie, il tram di Opicina, il Carso e i suoi vini austeri, i profumi d'Oriente. Livorno, la sua identità multiculturale, la città dei ""5 e 5"""" al mercato vecchio, del """"popolo del Basaglia"""" con il suo Atelier Blu Cammello, del cacciucco davanti al mare, degli chansonnier maledetti. La luce sconvolgente di Taranto, la città vecchia, le battaglie per la Riserva Naturale, per un teatro nel cuore del rione Tamburi, la ripresa dell'allevamento delle cozze, cibo identitario della città. """"Gli autori, Paolo Merlini e Maurizio Silvestri, non rinunciano, da flâneur post-moderni, a indugiare nei posti più del necessario pur di afferrare dettagli, considerazioni, odori, parole. Perché è proprio attraverso gli scarti, i dettagli marginali, gli scampoli di vita, che è possibile capire di che pasta sia fatta, ancora oggi, l'anima di città come Trieste, Livorno a Taranto, e se sia ancora possibile afferrarla"""" (dalla prefazione di Alessandro Leogrande).""