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La guerra fredda. Storia di un mondo in bilico
Tra la fine della seconda guerra mondiale e la disgregazione dell'impero sovietico, per più di quarant'anni la guerra fredda fra Est e Ovest ha condizionato quasi tutto il globo. Fu una lotta per la supremazia fra due superpotenze e i loro alleati e satelliti, una contrapposizione ideologica, una corsa a dividersi le spoglie della supremazia europea nel Terzo Mondo e agli armamenti; paradossalmente una lunga pace, almeno in Europa, per quanto sempre sull'orlo del precipizio. Il libro descrive i diversi scenari e l'evoluzione della guerra fredda, illustrando i moventi in gioco, nell'alternanza di distensioni e crisi. -
Donne della Repubblica
Il 2 giugno 1946 si tennero le prime elezioni politiche per le quali poterono votare anche le donne. Un passaggio che segna l'affermazione di un nuovo protagonismo femminile nella società italiana: nella politica, nel giornalismo, nella letteratura. A restituirci la portata simbolica e politica di quella conquista, quindici biografie esemplari di donne che con diversi talenti l'hanno resa possibile: donne impegnate in politica come Tina Anselmi, Nilde lotti, Teresa Mattei, Lina Merlin, Teresa Noce, Marisa Ombra, Camilla Ravera, e poi giornaliste e scrittrici come Alba de Céspedes, Fausta Cialenle, Ada Gobetti, Iris Origo, Renati Vigano, un'attrice come Anna Magnani, la sarta Biki, la leggendaria Dama Bianca compagna di Fausto Coppi. -
Breve storia dell'ebraismo
Che cosa significa essere ebrei? Nel rispondere a questa domanda il volume ricostruisce la storia del popolo ebraico, della sua religione e della sua cultura. Una vicenda iniziata 2000 anni prima della nascita di Cristo con l'insediamento di una tribù semitica nella terra di Canaan. L'esperienza dell'esilio, la distruzione del tempio di Gerusalemme ad opera dei romani, la diaspora, l'Olocausto, le sfide attuali: momenti fondamentali di un percorso che gli autori seguono con acume ed empatia, organizzando il racconto sul doppio registro degli eventi storici e delle correnti di pensiero teologico e filosofico mettendoci così in contatto con una delle tradizioni culturali che più hanno impregnato la nostra civiltà. -
Principi del governo rappresentativo
«Un contributo prezioso e originale alla riflessione intorno alla democrazia» - Ilvo DiamantirnrnDalla fine del Settecento, in Europa e negli Stati Uniti l’idea di democrazia è inseparabile da quella di rappresentanza. In realtà, nella genealogia del governo rappresentativo, si mescolano tratti democratici e tratti oligarchici. Oggi, l’evoluzione della democrazia suggerisce di guardare senza nostalgia alla presunta età aurea dei partiti di massa. Le tendenze recenti, che valorizzano il ruolo dei leader e della comunicazione, rammentano i primordi del sistema rappresentativo, fondato sulle persone e sui rapporti diretti. Nell’attuale «democrazia del pubblico» il confronto tra individui ha sostituito quello fra grandi ideologie interpretate da grandi organizzazioni. Una magistrale indagine sulla democrazia e sulle sue metamorfosi. -
La tragedia greca
L'autrice introduce innanzitutto il genere della tragedia, ripercorrendone le origini ed esponendone gli elementi fondamentali (il coro, i personaggi, l'azione). Poi esamina partitamente la produzione a noi giunta dei tre grandi tragici: Eschilo, Sofocle ed Euripide, una stupefacente fioritura tutta compresa in ottant'anni scarsi del quinto secolo a.C. Il capitolo finale mette in guardia contro le deformazioni che inevitabilmente accade di introdurre considerando un teatro che è all'origine della nozione occidentale di tragico, e che ha finito per dare un linguaggio alle nostre emozioni, e discute gli elementi che complessivamente costituiscono le fonti dell'ispirazione di quel teatro e insieme l'appiglio per attualizzazioni indebite. -
La legge e la sua giustizia
«Un grande affresco, sviluppato con mano magistrale: una ricognizione coltissima e originale… che mi permetterei di consigliare a chiunque voglia orientarsi nel nostro presente» - Aldo SchiavonernrnNella prospettiva dell’autore il diritto ha una doppia anima: il giudizio giuridico incorpora sempre valutazioni di giustizia materiale e non si esaurisce quindi nell’applicazione di formule legislative. Quelle valutazioni non sono pregiudizi o influenze da evitare, ma componenti essenziali di ciò che si deve intendere per diritto, e come tali devono essere coltivate apertamente, restaurando l’autentica struttura dualista del diritto, che le riduzioni positiviste - la riduzione del diritto a legge e della legge a strumento di potere - hanno per molto tempo oscurato. Questo dualismo si riflette per eccellenza nell’uso giudiziario della Costituzione, dove la componente di giustizia materiale del diritto si manifesta con evidenza. Il giudice non è dunque e non deve essere il puro tecnico delle leggi, ma un soggetto responsabile nei confronti della cultura del suo tempo. -
Il paesaggio come storia
Il libro ripercorre l’evoluzione dell’idea di paesaggio così come ha avuto luogo nella cultura occidentale. Nato nel tardo Medioevo all’interno delle arti figurative, alle soglie dell’età moderna il concetto assume una nuova dimensione scientifica, grazie all’incontro con le scienze del territorio, con l’archeologia e con l’antropologia nella cultura francese, inglese e tedesca. Negli ultimi decenni il paesaggio è stato oggetto di un’attenzione sempre maggiore ed è entrato nell’agenda politica e legislativa dell’Unione Europea: la riflessione dell’autore fa il punto della situazione e chiarisce che cosa debba essere oggi la storia del paesaggio. -
I miei mulini a vento. Il mezzogiorno e i diritti dei cittadini
Il problema del Mezzogiorno è «questione nazionale» non solo in termini di mancata unificazione economica del paese, ma anche in termini di questione istituzionale. I limiti di capacità di governance democratica costituiscono ostacoli tremendi per la definizione e attuazione di politiche meridionaliste efficaci. Questi ostacoli sono i «mulini a vento» contro i quali l'autore di queste pagine ha combattuto in tutta la sua carriera (dalla programmazione alla Corte dei conti, dal CER al CNEL, alla SVIMEZ] e con la sua attività di studioso. Gli scritti qui proposti delineano un vero e proprio piano d'azione per fare riemergere il Mezzogiorno, evidenziando in particolare la necessità di un intervento speciale modellato secondo lo schema di un grande Stato federale, capace di affrontare i maggiori problemi che interessano tutto il Sud: industrializzazione e ricerca tecnologica, logistica e trasporti, difesa del suolo, ciclo delle acque, rifiuti, aree metropolitane; l'importanza cruciale di restituire significatività, trasparenza ed equità al processo democratico del bilancio; l'urgenza di ricreare una capacità di governo dell'economia in termini di programmi e progetti, di utilizzazione trasparente e razionale del settore pubblico dell'economia, di ripresa di un dialogo costruttivo fra politica e forze sociali; l'esigenza di un nuovo Statuto del welfare, universale ma qualificato dal principio di sussidiarietà orizzontale; la necessità di un diritto delle amministrazioni pubbliche «paritetico» nei confronti della base sostanziale di ogni democrazia, fondata sui diritti soggettivi (civili e sociali) dei cittadini. -
Storie di giustizia riparativa. Il Sudafrica dall'apartheid alla riconciliazione
La Commissione per la verità e la riconciliazione, presieduta da Desmond Tutu, ha contribuito in modo significativo al consolidamento dell'assetto civile del nuovo Sudafrica, mostrando concretamente la possibilità del superamento dell'apartheid «sulla base della comprensione invece che della vendetta, della riparazione invece che della punizione, dell'ubuntu (cioè dell'abbraccio e della riconciliazione) invece che della vittimizzazione» (dalla Costituzione provvisoria sudafricana). Un'esperienza esemplare di giustizia riparativa, in cui le tradizioni locali sono state valorizzate in una prospettiva differente e complementare rispetto al tradizionale approccio punitivo ai comportamenti criminali. A vent'anni di distanza, il volume offre un bilancio di quel passaggio risultato decisivo per la pacificazione e democratizzazione del paese: delinea il percorso storico che condusse alla fine del regime dell'apartheid e alla nascita della Commissione; affronta questioni di rilevanza giuridica quali il nesso problematico fra riconciliazione e perdono, l'amnistia, la punibilità dell'incitamento all'odio; dà infine la parola a protagonisti e testimoni di primo piano della resistenza all'apartheid, dei lavori della Commissione e del lungo e faticoso percorso verso un nuovo Sudafrica. -
Antropologia della memoria. Il ricordo come fatto culturale
Negli ultimi quarant'anni la memoria è metaforicamente esplosa nella scena pubblica ed è diventata protagonista del dibattito quotidiano. Eppure, malgrado la moltiplicazione di ricerche, convegni e pubblicazioni, le scienze psicologiche, storiche, sociali e umanistiche stentano a trovare una visione interpretativa condivisa che dialoghi con le contemporanee culture del ricordo. In queste pagine Caterina Di Pasquale propone una genealogia del discorso scientifico sulla memoria a partire dalla fine dell'Ottocento. Ricostruisce i contributi delle scienze psicologiche e quelli delle discipline storico-sociali; racconta la nascita dei memory studies nel 2008 e i tentativi di definire un campo di studi multidisciplinare; ripercorre le retoriche, i luoghi comuni, gli stereotipi e i pregiudizi, i sottintesi che hanno condizionato tanto il discorso scientifico quanto quello comune. Oltrepassando le divisioni classiche tra memoria come meccanismo organico e memoria come dovere simbolico, tra memoria individuale e collettiva, memoria privata e pubblica, memoria narrativa e memoria del corpo, l'autrice propone una riflessione antropologica sul ricordare come pratica culturale «impura» e creativa. Una pratica che unisce patrimoni, commemorazioni, testimonianze, amnesie e rievocazioni, ma crea disordine tra i diversi tentativi di classificare realtà, esperienze, vissuti. -
Il Trentino e i trentini nella Grande Guerra. Nuove prospettive di ricerca
La prima guerra mondiale in Trentino è una storia carica di silenzi. A lungo, per gran parte del secolo scorso, i soli protagonisti legittimati a raccontarla erano state le poche centinaia di giovani borghesi che, allo scoppio del conflitto, avevano attraversato di nascosto la frontiera dell'allora Tirolo austriaco scegliendo di combattere nell'esercito italiano. Alle migliaia di uomini e donne di ogni età rimaste invece dentro i confini dell'Impero asburgico, le ricerche avevano dedicato uno sguardo appena superficiale o, spesso, quasi di fastidio. I saggi raccolti in questo volume (frutto di un progetto di ricerca coordinato dall'Istituto Storico Italo-Germanico della Fondazione Bruno Kessler e dal Dipartimento di Lettere e filosofia dell'Università di Trento), cercano di colmare questo vuoto. Alcuni lavori si concentrano sulle vicende dei 55.000 richiamati nella divisa dell'esercito asburgico durante l'estate del 1914, che furono i primi a subire le tragedie dell'apocalisse bellica. Spediti a combattere sul fronte galiziano, morirono a migliaia già nei primi mesi del conflitto, decimati tanto dai russi quanto dagli errori strategici dei comandi superiori. Le morti sul campo, la scarsità degli armamenti e del cibo, le vessazioni subite a opera degli ufficiali austro-ungheresi, non furono dimenticate. Se disertare fu per molti una tecnica naturale di sopravvivenza, per altri i mesi trascorsi nei campi di prigionia russa segnarono il graduale allontanamento dalla «patria» asburgica. Un secondo gruppo dei contributi racconta le vicende del fronte interno, poiché la guerra non distrusse e trasformò solo le vite dei soldati. A maggio del 1915, appena l'Italia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria circa 100.000 trentini - in prevalenza donne, vecchi, bambini - furono costretti a lasciare i loro paesi. L'esilio forzato fu altrettanto penoso e difficile da sopportare. Finita la guerra, trovarono ad accoglierli le loro case distrutte o, per i più fragili, qualche stanza di un ospedale psichiatrico dove elaborare faticosamente il trauma del ritorno. Niente, nel Trentino ora divenuto italiano, sarebbe stato come prima. -
La terza missione degli accademici italiani
In Italia ci si è finora scarsamente interrogati sul contributo che gli accademici e le università danno ai processi di innovazione economica e sociale. Al tema è stata dedicata una ricerca i cui risultati sono presentati in due volumi. In questo primo volume è approfondito il ruolo degli accademici, nel secondo - di prossima pubblicazione col titolo «Università e innovazione. Il contributo degli atenei italiani allo sviluppo regionale» - quello degli atenei come organizzazioni. L'indagine che è al centro del presente volume ha coinvolto circa cinquemila accademici e rappresenta l'impegno di ricerca più consistente e approfondito su tale fenomeno. Argomento centrale è la «terza missione» svolta dai docenti universitari, accanto ai compiti tradizionali costituiti dalla didattica e dalla ricerca. Si tratta di quell'insieme di attività che conducono alla valorizzazione commerciale della ricerca scientifica attraverso i brevetti, la creazione di imprese accademiche (spin-off), la ricerca svolta in collaborazione con le imprese o su commissione di aziende esterne. Ma sono anche considerati altri tipi di attività che caratterizzano l'impegno sociale e «pubblico» degli accademici fuori dalle mura delle università: dalla divulgazione dei risultati raggiunti dalla scienza al contributo alla soluzione di problemi sociali e politici rilevanti. Questo studio mostra dunque una dimensione importante e trascurata del ruolo degli accademici in Italia: una trama di relazioni e attività da conoscere meglio per governarle e valorizzarle efficacemente. -
Il dilemma del riordino. Unioni e fusioni dei comuni italiani
Le unioni e fusioni di comuni sono strumenti di riordino territoriale utilizzati in molti paesi, Italia compresa. Soprattutto in anni di crisi e di austerity, l'aumento delle dimensioni degli enti locali (e la diminuzione del loro numero) sembra aver evidenziato un'inconciliabilità: quella tra la capacità di tali enti di fornire efficacemente i servizi fondamentali ai cittadini, e i principi di democrazia locale e prossimità. Il volume tenta di spiegare come, per superare questo dilemma, sia opportuno considerare una serie di variabili e fattori che danno conto della complessità e della multidimensionalità del riordino territoriale. Policy-makers e amministratori nazionali e locali possono trarre conoscenze e spunti pratici dall'analisi proposta nel volume e dall'individuazione di alcune dimensioni analitiche e indicatori, utilizzabili sia come strumenti descrittivi e valutativi, sia come criteri guida al momento di affrontare decisioni di riordino che coinvolgono unioni e fusioni municipali. -
Una cooperativa di latte fra Puglia e Basilicata. Storia di produttori Granarolo
Per una cooperativa di latte con un marchio caratteristico come Granarolo, l'approdo degli anni '80-90 nell'Italia meridionale, fra Puglia e Basilicata, non fu privo di rischi imprenditoriali. «Si trattava, infatti, di tessere rapporti di reciproca comprensione tra il modello socialmente solidale della cooperazione emiliana con l'atavica diffidenza verso collegamenti associativi che interferissero con il secolare individualismo, di cui si alimentava la mentalità collettiva dell'area» (scrive Angelo Varni nella Prefazione). Il volume, dando conto di una ricerca che si è svolta all'interno del Dipartimento di Storia culture e civiltà dell'Università di Bologna, racconta il viaggio di integrazione fra queste due realtà, emiliana e pugliese. Al centro le storie dei produttori locali, dagli anni '50 ai giorni nostri: capaci di fare impresa in un ambiente di estrema durezza, ma deboli di protagonismo nella modernizzazione più generale, dunque in ritardo nell'emancipazione da un ruolo subalterno. Nell'impatto con la punta più avanzata della cooperazione emiliana, la lontananza culturale fra i due mondi diventa un'opportunità di innovazione: all'interno di un sistema di credibilità e reputazione che genera fiducia, sulla base di accorgimenti contrattuali e transazioni economiche, nascono reti relazionali favorevoli alla collaborazione associativa, dimostrando la duttilità di un modello, quello cooperativo, che ne esce rafforzato. -
Stabilitas regni. Stabilitas regni Percezione del tempo e durata dell'azione politica nell'età degli Ottoni
Stabilitas regni e stabilitas imperii sono espressioni attestate in centinaia di diplomi merovingi, carolingi, ottoniani e salici (secc. VII-XI): esse indicano uno dei concetti politicoreligiosi più rilevanti dell'alto e del pieno medioevo. Ripetutamente, infatti, i re chiesero ai chierici e ai monaci di pregare pro stabilitate regni (o imperii), mostrando come loro preoccupazione centrale fosse la stabilità nel tempo dell'ordinamento politico. A quali significati antropologico-religiosi alludeva questa ""stabilità nel tempo"""" del regno e dell'impero e quali erano le sue implicazioni in termini istituzionali? Questo libro cerca di rispondere a tali interrogativi, scegliendo come contesto di indagine l'età degli Ottoni (936-1024), quando un accentuato sperimentalismo politico rese ancora più urgente l'esigenza di una stabilità continuamente ambita e mai definitivamente realizzata. L'indagine condotta si muove su due piani. Per un verso, l'aspirazione alla stabilità del regno è contestualizzata alla luce delle percezioni del tempo e degli schemi di teologia della storia diffusi nella cultura ottoniana; per un altro verso, sono analizzate le ripercussioni politico-pratiche di questa idea, attraverso una verifica della durata e della progettualità dell'azione dei re ottoniani, quindi della capacità o incapacità delle prassi di governo di incidere stabilmente nel tempo."" -
Il welfare aziendale. Una prospettiva giuridica
Fenomeno finora poco indagato dalla comunità giuridica, il welfarernaziendale è oggetto di un crescente interesse da parte delle imprese erndei lavoratori e costituisce una delle più rilevanti novità nel campo dellernpolitiche retributive del personale. Di recente la legislazione èrnintervenuta a suo sostegno, nel quadro di un rinnovato sviluppo dellernrelazioni industriali: diversamente dal passato, i piani di welfarernagevolati fiscalmente possono essere stabiliti dalla contrattazionerncollettiva aziendale, e non più soltanto dall’iniziativa unilaterale delrndatore di lavoro. Si delineano così scenari inediti per la contrattazionerndi secondo livello, che si pone come strumento privilegiato perrnl’introduzione e l’implementazione delle misure di welfare aziendale.rnContemporaneamente sono state gettate le basi normative per crearernuno stretto legame con la retribuzione di produttività, poiché gli accordirncollettivi a livello aziendale o territoriale possono prevedere larnconvertibilità di questa quota della retribuzione premiale in prestazionirndi welfare aziendale. Questo volume, che si avvale dell’apporto dirngiuslavoristi e di esperti di relazioni industriali, prende le mosse darnun’analisi interdisciplinare del welfare aziendale, per poi approfondirne irnprofili giuridici e presentare una ricognizione critica di alcune importantirnesperienze. -
Programmazione integrata e performance. Gestione manageriale per il miglioramento dei servizi nelle università
Gli atenei possono diventare performanti nella loro organizzazione tecnico amministrativa? Se sì, come si può ottenere tale risultato, tutt'altro che scontato in organizzazioni complesse quali sono le università? In seguito all'approvazione della legge 240/2010, nelle organizzazioni universitarie la figura del direttore generale ha sostituito quella del direttore amministrativo, spostando l'attenzione su una dimensione più manageriale e meno concentrata sui tecnicismi giuridici. Si è quindi aperta una nuova fase per le università. L'ANVUR - Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca - ha spinto a predisporre un piano integrato che, partendo dalle strategie di ateneo, costruisca una programmazione declinata su performance, anticorruzione e trasparenza, per migliorare le procedure di lavoro e agevolare il raggiungimento degli obiettivi. In questi anni il sistema universitario ha vissuto una forte spinta alla competitività, che ha portato al conseguimento di performance di buon livello nonostante una significativa riduzione del personale. L'implementazione della riforma universitaria è andata di pari passo con la riforma complessiva della pubblica amministrazione dettata dai ministeri Brunetta e Madia, e la costituzione dell'ANAC - Autorità nazionale anticorruzione - ha portato nel nostro paese un'attenzione molto forte ai comportamenti dei singoli, in chiave di lotta alla corruzione e di azioni trasparenti, che hanno investito le organizzazioni nel loro complesso. La necessità di avviare un percorso di stretta relazione fra performance, anticorruzione e trasparenza ha caratterizzato in questa fase le università pubbliche. Un processo virtuoso che sta coinvolgendo gli atenei italiani, e di cui questo volume dà conto, facendo riferimento anche a sperimentazioni messe in atto per garantire la crescita qualitativa e quantitativa dei servizi. Prefazione di Enrico Periti. -
La vita e i giorni. Sulla vecchiaia
Vincitore del Premio Letterario “Della Resistenza” Città di Omegna 2019rnrnTerra sconosciuta in cui ci inoltriamo lentamente, paese aspro da attraversare e da conquistare, la vecchiaia ha le sue grandi ombre, le sue insidie e le sue fragilità, ma non va separata dalla vita: fa parte del cammino dell'esistenza e ha le sue chances. È il tempo di piantare alberi per chi verrà. Vecchiaia è arte del vivere, che possiamo in larga parte costruire, a partire dalla nostra consapevolezza, dalle nostre scelte, dalla qualità della convivenza che coltiviamo insieme agli altri, mai senza gli altri, giorno dopo giorno. È un prepararsi a lasciare la presa, ad accettare l'incompiuto, ad allentare il controllo sul mondo e sulle cose. Nell'inesorabile faccia a faccia con il corpo che progressivamente ci tradisce, Enzo Bianchi invita tutti noi ad accogliere questo tempo della vita pieno, senza nulla concedere a una malinconica nostalgia del futuro, ma anzi trovando qui l'occasione preziosa di un generoso atto di fiducia verso le nuove generazioni. -
La via della seta. Una storia millenaria tra Oriente e Occidente
Una strada, o meglio una rete di strade, un fascio di percorsi terrestri e marittimi hanno spostato nel corso dei secoli uomini, merci e conoscenze dall'estremità orientale dell'Asia sino al Mediterraneo e all'Europa. Romantica e recente, l'espressione «via della seta» restituisce il senso di un mondo vasto, attraversato fin dai tempi antichi da guerre e conflitti ma animato anche dal fervore di scambi commerciali, culturali e politici. Fra montagne e altipiani per questotammino sono transitati spezie, animali, ceramiche, cobalto, carta, e naturalmente la seta. Alessandria, Chang'an, Samarcanda, Bukhara, Baghdad, Istanbul: sono alcune delle tappe di un viaggio millenario che giunge fin dentro al nostro presente. Perché la via della seta non è solo un racconto del passato, ma ha a che fare con il nostro futuro globale. -
Regole e caso
Solo un groviglio di casualità a anche una direzione, un progetto? È la domanda che ci poniamo tutti guardando agli eventi della nostra vira. Il senso della eterna dialettica fra ordine e caso lo mette bene in scena Jackson Pollock. Quegli spruzzi di colore sono caduti casualmente a sono intenzionali e vogliono esprimere qualcosa? Azzardiamo una risposta: come nel quadro Number 1A, la vita si gioca su un terreno di mezzo, nel quale alle nostre intenzioni razionali si sovrappone continuamente il caos delle innumerevoli possibilità. Ma alla fine il puzzle si compone e ciò che è accaduto si rivela sempre anche destino.