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La caduta di Gondolin
Uno dei Tre Grandi Racconti dei Tempi Remoti, insieme a Beren e Lúthien e I figli di Húrin. Secondo Tolkien, La caduta di Gondolin è «il primo vero racconto di questo mondo immaginario». rnrn«Questa è una città di sentinella e di guardia, Gondolin su Amon Gwareth, dove tutti quelli che posseggono un cuore sincero possono essere liberi, ma nessuno è libero d'entrarvi se è sconosciuto.»rnrnGondolin è una città meravigliosa, con strade lastricate di pietra, rigogliosi giardini e alte torri di marmo bianco. La sua bellezza però è nascosta, in pochi sanno dove si trova perché la sua esistenza è minacciata da Morgoth, Demone dell'Ombra. A proteggere gli Elfi di Valinor che abitano la città c'è Ulmo, Signore delle Acque, che invia Tuor, eroe suo malgrado, da re Turgon per metterlo in guardia. Purtroppo però le forze del Male sono in agguato e sottoporranno la città elfica a un epico assedio: Morgoth scatena un immane esercito di orchi, draghi e Balrog che non lascia scampo. Tolkien stesso ha definito «La caduta di Gondolin» ""il primo vero racconto di questo mondo immaginario"""", che insieme a «Beren e Lúthien» e a «I figli di Húrin» è considerato uno dei tre Grandi Racconti dei Tempi Remoti."" -
Teorie di genere. Femminismi e semiotica
Femminile e maschile: è la cultura che fa il genere, è la lingua che fa la differenza.rnrnAi tempi del #MeToo, di ""Ni Una Menos"""", dei femminicidi e dei nuovi femminismi, è necessario tornare a riflettere sul genere. Non sulla cosiddetta e inesistente """"gender theory"""", lo spauracchio che è lecito chiamare reazionario, perché reagisce alla messa in questione degli stereotipi. Bensì è necessario riflettere sul modo in cui femminile e maschile sono culturalmente costruiti, nella lingua e dalla lingua, nei e dai diversi sistemi di significazione. Il femminismo, infatti, non è solo il movimento politico e sociale che ha già determinato importanti cambiamenti sia nella nostra vita che nella legislazione del nostro paese (mentre il costume e la politica nazionale sembrano piuttosto proporre regressioni). Il femminismo non si esaurisce nemmeno nella pur necessaria critica filosofica al cosiddetto patriarcato. Il femminismo è anche un pensiero teorico profondo e variegato sui processi attraverso cui il soggetto si costituisce in quanto sessuato. Si tratta di processi innanzitutto testuali, che interpellano perciò lo specifico sguardo della semiotica. Di tali processi questo volume offre una panoramica: riconosce ai testi (di letteratura, di cinema e tv, ma anche del web e dei social network) la rilevanza e l'attenzione di cui sono degni, per individuare e affinare gli strumenti teorici e analitici più utili per indagare le rappresentazioni di genere. Una nuova introduzione, alcuni capitoli aggiuntivi e un'accurata revisione e riscrittura integrano alla prima edizione di questo testo i necessari aggiornamenti teorici, tematici e bibliografici."" -
La somma di due
Pubblicato per la prima volta negli anni Novanta col titolo Sorelline, rielaborato per il palcoscenico da Marina Massironi e Nicoletta Fabbri per la regia di Elisabetta Ratti, questo dialogo a distanza torna in libreria condividendo con la versione teatrale il titolo, La somma di due: che non è una cifra, ma è la bolla entro cui Angelica e Carlotta galleggiano, giocano, piangono, ridono, restano se stesse, si salvano. Ancora per un po'.rnrnMi piacerebbe una morte rapida, e piuttosto signorile, se hai dei consigli tecnici, non esitare a mandarmeli. Angelica Blixen-Brontë.rnrnAngelica e Carlotta sono due sorelle ragazzine di famiglia borghese: solo che la famiglia si sta sciogliendo, e a farne le spese sono loro. Una con la madre, una con il padre, destinate a vivere in due città diverse, ricorrono alla scrittura (non è ancora tempo di telefonini) per restare vicine, tenere viva l'intimità, raccontarsi senza filtri gli adulti disordinati ed egoisti che dispongono di loro senza troppi scrupoli. E poiché a tutto si sopravvive, ne usciranno temprate, ironiche, amare, più crudeli, soprattutto forti di se stesse e di ciò che hanno in comune, ciò che le salva: uno sguardo spietato sul mondo e sugli adulti, che non sono lì per proteggere nessuno ma per cercare in qualche modo di cavarsela. Essere sorelle allora è il solo baluardo, la sola difesa dalle risse sentimentali dei grandi. -
Beowulf. Con «Racconto meraviglioso»
«In ogni dove egli, per le sue imprese, fu il più famoso eroe, tra tutti i popoli dell'umanità.»rnrnLa traduzione in prosa di «Beowulf», poema epico tra i più noti della tradizione anglosassone, è stata una delle prime fatiche di Tolkien e una delle fonti della sua produzione letteraria. Egli ci presenta un giovane eroe dalla forza sovraumana che affronta mostri spaventosi, un drago che custodisce un antico tesoro e intrighi di potere degni di Shakespeare. «Beowulf», rimasto a lungo inedito e presentato ai lettori da Christopher, il figlio dell'autore, è corredato di un ricco apparato di note e accompagnato dal Racconto meraviglioso, in cui le vicende dell'eroe seguono lo stile di un racconto folclorico. In questa edizione troviamo anche i commenti dello stesso Tolkien estrapolati dalle sue conferenze sul tema a Oxford. Beowulf non è soltanto una “storia di draghi” o il racconto di una caccia al tesoro: è la porta che immette in un tempo antico, un'età dove elementi mitici, favolistici, leggende eroiche e fatti storici documentabili e datati si intersecano. -
La mia Australia
La storia di famiglia di Sally Morgan è il racconto di un popolo senza epica, un classico della letteratura aborigena: commovente, a tratti divertente e maestoso come gli spazi sconfinati del continente australiano. Sally dà avvio a un percorso di ricerca doloroso sulla sua discendenza lottando per superare i segreti a lungo taciuti dalla madre e dalla nonna fino alla scoperta della sua provenienza da una tribù di nativi aborigeni. Riprendendo la tradizione del racconto orale, l’autrice riesce a dar voce a un popolo brutalmente calpestato dall’uomo bianco nel silenzio e nell’indifferenza generale. Ma ""La mia Australia"""" (pubblicato nel 1987) è molto più di una testimonianza sulle radici famigliari e la storia dell’Australia. È “un libro scritto con il cuore” come l’ha definito Alice Walker, un messaggio d’amore per le radici spirituali e per un modo di vivere autentico e profondamente intenso."" -
Satyricon. Testo latino a fronte
Il «Satyricon» di Petronio, considerato con le «Metamorfosi» di Apuleio l'unico ""romanzo"""" della letteratura latina, si svolge tra i fasti e le miserie della Roma della prima età imperiale. Questa satira menippea, ovvero prosimetro narrativo ricco di digressioni di ogni tipo, contamina generi differenti (dall'erotico al picaresco al satirico) per narrare le avventure di Encolpio, giovane intellettuale vagabondo, del suo bellissimo efebo Gitone e di un variopinto stuolo di personaggi, tra cui spiccano l'arrogante Ascilto, il vizioso Eumolpo e l'arricchito Trimalchione, protagonista dell'episodio della celeberrima cena, che occupa la maggior parte dei frammenti pervenutici. L'opera ci è infatti giunta incompleta, ma riesce ugualmente a conservare la fantasia, la vivacità e l'intelligenza narrativa che ne fanno uno dei libri più belli e singolari della letteratura classica."" -
E Johnny prese il fucile
Considerato il romanzo più sconvolgente sugli orrori della Prima guerra mondiale, E Johnny prese il fucile descrive, quasi materializza, la condizione di grande mutilato del soldato Joe: un uomo né morto né vivo, un sopravvissuto grazie ai progressi della chirurgia. Privo di arti e della possibilità di parlare, Joe sente che la mente è l'unico retaggio di umanità: e così nelle lunghissime ore di un tempo senza tempo rievoca il passato, le prime esperienze, l'amore, l'amicizia e la facilità con cui la guerra trascina gli uomini in una spirale di sofferenza e di morte. Pubblicato negli Stati Uniti nel 1939, alla vigilia del secondo conflitto mondiale, e insignito del National Book Award, E Johnny prese il fucile è un romanzo di pacifismo integrale diventato nel 1971 un film diretto dallo stesso Trumbo, tra i preferiti di François Truffaut. La voce di Joe, tutt'ora cristallina nella denuncia dell'inutilità della guerra – come scrive Goffredo Fofi nella Prefazione – è quella di un Lazzaro indomito e sarcastico: «Cantate cantate forte per me i vostri alleluia tutti i vostri alleluia per me perché io conosco la verità e voi no sciocchi. Sciocchi sciocchi sciocchi...» Un grande classico della letteratura anti-militarista americana, di grande attualità contro la stupidità della guerra dalla quale tutti, vincitori e vinti, escono sconfitti. -
Amori incompiuti
Poco più di un anno. Passeggiate, film, brevi partenze. Incontri casuali. Osservare tutto quanto si muove intorno, e accanto, senza condividerlo mai fino in fondo. Viaggi vagheggiati e mai intrapresi. Lo studio dell'ebraico. Nostalgie e improvvise felicità. E cinque uomini. Cinque tentativi d'amore. Cinque non-storie. Non concluse. Non finite. Non vissute. Forse mai nate. È l'incompiutezza la chiave di questo romanzo rarefatto, intessuto di voci, suggestioni, incontri. Mai appagato. Struggente. Essenziale, spoglio, completamente nudo. Come la vita, quando si ha il coraggio di viverla senza trucchi e false coperture, guardandola dritto negli occhi. (Ivan Cotroneo) -
Tango Masai. L'ultimo sultano
Tabora, nel cuore del Tanganica, è una città di grande fascino, porta dei grandi laghi dell'Africa orientale e crocevia del commercio di spezie, oro e schiavi. Qui all'inizio del Novecento arriva Tango Ferrer, un inglese la cui famiglia si è trasferita in Africa alla ricerca della tanzanite, una pietra preziosa quanto rara. La vita di Tango lo porterà a vendere la miniera paterna e a sposare la causa delle popolazioni autoctone contro le potenze coloniali. Cessando di essere per sempre Tango Ferrer e diventando per tutti Tango Masai, si unirà ai ribelli locali e deporrà, con un'azione fulminea e senza spargimenti di sangue, il dispotico e crudele sultano di Tabora. Ma quando il sultano bianco tenterà di instaurare un regime di libertà e democrazia riunendo un consiglio di anziani, le rivalità tribali e l'intervento delle truppe britanniche lo costringeranno a fare i conti con la realtà, e a inventarsi una fuga rocambolesca. -
Billard Blues
Un libro in tre atti con un comune denominatore: la colonna sonora e l’ambientazione in tre città iconiche. rnrn""Nei libri di Fermine di magia di tratta, e come una magia sono scritti"""". - Beniamino PlacidornrnChicago, anni trenta: in un fumoso locale dove suona un musicista nero di blues, Al Capone sfida il più grande giocatore di biliardo in circolazione e viene sconfitto. Tra gli spettatori un giovanissimo John Lee Hooker che trarrà un importante insegnamento di vita. New York, anni sessanta: al Jazz Bianco Max Coleman incanta con il suo sax tenore, spesso sotto l’effetto dell’alcol; tra la lite con un boss del contrabbando e il fugace incontro con la donna dei sogni deciderà di chiudere con la vita di prima. Las Vegas, anni ottanta: due giocatori professionisti di poker, Willcox e Davis Dam, giocheranno la partita della vita con un produttore cinematografico. Vinceranno in modo rocambolesco ma uno dei due dirà addio al poker."" -
Poesia dal futuro. Manifesto per un movimento di liberazione planetario
Un manifesto appassionato, un testo necessario nell'epoca dei populismi e del ripiegamento su se stessi.«Un radicale appello all'azione. La medicina perfetta per la malinconia di sinistra» – Alfonso Cuarón«Una visione trascinante, una necessità urgente, e alla nostra portata» – Noam ChomskyDov'è finita la democrazia? Come (ri)trovarla? Le grandi mobilitazioni del XX secolo non corrispondono più alla realtà del nostro mondo, e dall'inizio degli anni duemila nessuna ha avuto presa sulla marcia del mondo. È tempo di reinventare l'azione popolare e lo testimoniano le manifestazioni a cui oggi assistiamo in tutto il mondo, dal Cile a Hong Kong, dal movimento di Greta Thunberg alle Sardine nelle piazze italiane: ma per produrre un vero cambiamento dobbiamo prima andare oltre il nostro modo di pensare, oltre le frontiere, le identità nazionali e le narrazioni del passato per creare un nuovo modo di vivere insieme. Horvat ha scritto un manifesto appassionato, un testo necessario nell'epoca dei populismi e del ripiegamento su se stessi. -
Il libro dei gatti tuttofare
Eliot sostiene che ogni gatto deve avere tre nomi: un nome sensato, “a scopo familiare”, un nome più dignitoso che gli permetta di “mettere in mostra i baffi” e “mantenere la coda perpendicolare”, e infine “il Nome”, che solo il gatto può conoscere. Tra Pelastinco Rotella de’ Binario e Brunero, tra un Gattatràc e un Gattafascio, vedremo così sfilare gatti dai caratteri più disparati, ma nessuno arriva all'""evidenza luminosa di quel primo gatto accoccolato sulla soglia del libro” a contemplare il proprio Nome. Il libro che ha ispirato Cats, uno dei musical più amati di tutti i tempi."" -
L' uomo che amava i cani
«Sono lo stesso e sono un altro in ogni momento. Sono tutti e non sono nessuno, perché sono uno dei tanti, piccolissimo, nella lotta per un sogno.»«Padura è uno degli scrittori cubani di spicco e questo corposo romanzo può essere considerato il suo capolavoro; è un'acuta indagine a più livelli della storia del ventesimo secolo» – The Times«Costruito, seguendo la lezione di Vargas Llosa, con una complessa architettura quasi da cattedrale [...] il romanzo riesce a trasformare anche le figure secondarie in personaggi dalla psicologia complessa, con inquietudini, passioni e debolezze» – Bruno ArpaiaNei primi anni duemila Iván, aspirante scrittore e veterinario per necessità all'Avana, ricorda l'amicizia nata trent'anni prima con un uomo misterioso incontrato sulla spiaggia in compagnia di due levrieri russi. L'uomo che amava i cani gli rivela nel tempo segreti e dettagli sulla morte del politico e rivoluzionario russo Lev Trockij e sulla vita di Ramón Mercader, l'uomo che ha messo fine alla sua esistenza. Padura ci porta per mano alla scoperta di due uomini diversissimi accomunati dalla fede in un ideale e dalla determinazione a non rinunciarvi. Pagina dopo pagina si delinea la parabola umana e politica di Lev Trockij: da protagonista della Rivoluzione d'ottobre a comandante dell'Armata rossa fino all'espulsione dal Partito comunista sovietico e, in piena rotta di collisione con Stalin, al lungo e doloroso esilio prima dell'approdo in Messico nel 1937. Poi la morte per mano di Mercader, repubblicano in prima linea nella lotta al franchismo, che dopo la sconfitta rivoluzionaria diventerà un agente sovietico in attesa della missione in grado di riscattarlo. Un romanzo potente, scritto con stile asciutto e grande precisione storica, che ci riporta a eventi del nostro passato prossimo e con grande finezza psicologica getta luce sul fatto che spesso nel grande flusso della Storia si è al contempo vincitori e vinti, vittime e carnefici. -
Storie dell'anno Mille
Millemosche, cavaliere senza cavalcatura, è un mercenario disertore che gira alla ventura con due compagni dal nome eloquente, Pannocchia e Carestia, in un Medioevo in cui l’alternativa è morire di guerra o morire di fame. Animati da uno spirito epico e al tempo stesso comico questi tre cavalieri ne passano di tutti i colori: battaglie, digiuni interminabili, falsi miracoli, incontri con soldatagli e truffatori. In attesa di tempi migliori Millemosche, Pannocchia e Carestia cercano di sopravvivere con la saggezza di chi è abituato a difendersi dalle prevaricazioni dei più forti. Un capolavoro di umorismo e di antiretorica, un gioco narrativo nato dalla fervida immaginazione di due grandi scrittori. In occasione dei cent’anni dalla nascita di Tonino Guerra, un modo per ricordare la sua potenza inventiva. -
I padri lontani
Non sono mai sicura dei miei gesti: non c'è accordo tra me e lo spazio che mi circonda! Quando mi muovo, devo districarmi da mille nodi invisibilirn«Su tutte le cose della sua vita Jarre posa lo stesso sguardo distaccato, straniante e lievemente ironico» - Marta BaroneUn racconto dalla forma autobiografica, che si snoda dal paese di origine dell'autrice, la Lettonia degli anni venti e trenta, alle valli valdesi, alla Torino dei giorni nostri, ma sottratto a ogni vagheggiamento nostalgico. Le figure e gli ambienti familiari - il padre elusivo e bellissimo, la madre colta e severa, la sorella, i nonni, la nuova famiglia che Marina si costruisce in Italia - sono sottoposti a un ferreo controllo prospettico che ne restituisce immagini oggettivate e precise. La voce narrante dialoga con se stessa, con le figure chiave della sua vita e con i lettori, affrontando con coraggio il passaggio dall'infanzia all'adolescenza e il rapporto con gli inaccessibili genitori, che forse solo in età adulta sembra riuscire a decifrare. -
Due settimane in un'altra città
«Da qualsiasi parte di arrivi in Italia, pensava, con qualsiasi mezzo, ti si solleva lo spirito e impari di nuovo ad apprezzare cose semplici come il colore, la pioggia e le forme che il vento crea nel cielo.»«Nel buon artigianato, nella mancanza di presunzione che lo contraddistingue, talvolta Shaw sfiora l'autentica grandezza: quella che con un certo sussiego definiamo arte» – Mario FortunatoDue settimane in un'altra città, quarto romanzo di Irwin Shaw, pubblicato nel 1960, narra la dolce vita di un regista in declino e di un attore in disarmo. Arrivando da Parigi a Roma, Jack Andrus, già celebre interprete cinematografico e ora funzionario della NATO, è accolto sulla porta dell'albergo con un pugno in faccia. E questo non è che un drammatico preavviso. Queste due settimane in un'altra città, esposte al calore di una società esplosiva, equivarranno per il protagonista a tutto il tempo di una vita e Roma lo metterà in crisi forse per sempre. Mentre un petroliere americano sperpera milioni nel cinema pur di sottrarli al fisco, mentre Robert Bresach, un giovane attore in ascesa, minaccia i rivali col coltello e li innaffia di champagne, Andrus vive la sua tumultuosa vacanza nello sfolgorante ma strambo mondo del cinema italiano anni cinquanta. Ancora una volta l'arte di Irwin Shaw risiede non tanto nei fatti raccontati, per quanto fortemente evocativi di un momento irripetibile del costume italiano, bensì nell'atmosfera, nei personaggi inquieti e complessi con cui il lettore entra in immediata sintonia. -
Il ricco e il povero
Una lettura asciutta e trascinante, un ritratto di famiglia nel mondo e, nelle parole di Mario Fortunato, un esempio di come “il romanzo è tuttora l’unico strumento affidabile di conoscenza che l’umanità abbia elaborato per riuscire a comprendere qualcosa di sé stessa.rn«Questo libro, così compiuto e così totale, appare non solo l'opera migliore di Irwin Shaw, ma anche uno degli affreschi più esaurienti dell'America e delle sue contraddizioni» - Daniele Del GiudicernrnAxel Jordache è un fornaio immigrato dalla Germania negli Stati Uniti: sposato con l’orfana Mary, passa la vita a lavorare senza risparmiarsi inseguendo l’illusione dell’agio modesto che otterrebbe se solo riuscisse ad aprire un piccolo ristorante tutto suo. Cosa che non accadrà. Siamo a Port Philip, sulle rive del fiume Hudson, non lontano da New York. Il sogno non può che scorrere nel sangue della prossima generazione, che cresce e desidera grandi cambiamenti mentre la seconda guerra mondiale sta per finire. Ciascuno dei tre giovani Jordache possiede la stessa avidità di vivere meglio e avere di più, ma ciascuno la declina a modo suo: Gretchen si lascia prendere da una storia con il suo capo e continuerà a inseguire l’amore attraverso due matrimoni; Tom, insolente e ribelle, trova i suoi compagni di strada nei bassifondi e il suo compimento in una carriera da pugile; l’ambizioso Rudolph disegna a freddo una carriera modellata sull’esempio del magnate locale, Teddy Boylan, e avrà il mondo in pugno. E intanto la Storia corre e preme là fuori, un quarto di secolo in cui accade di tutto. -
I famelici. Sacrifici, espedienti e intrepide prodezze di gente comune, e di noi che siamo venuti dopo
Davide D’Urso indaga nel microcosmo dei legami familiari per realizzare un affresco lucido e partecipe del Paese, raccontandoci chi eravamo e cosa siamo diventati.rnrnMio padre ha passato la vita a realizzare i suoi sogni, io passo il tempo a difendere quel poco che ho costruito dall'incertezza di questi annirn«I Famelici riesce a partorire, in prima persona, una storia di formazione, una confessione costruita attorno alla figura cruciale di un padre settantenne» - Orazio Labbate, RobinsonrnrnIl protagonista di questa storia è un settantenne di straordinaria vitalità, un uomo di successo. Sacrifici ne ha fatti tanti ma la congiuntura più favorevole nella quale poteva sperare di imbattersi – gli euforici e dissoluti anni ottanta – e una famelica volontà di affermarsi gli hanno permesso di sfuggire al destino da subalterno a cui sembrava condannato. L’altro protagonista di queste pagine – la voce narrante – è un giovane uomo cauto e pensoso. Era convinto che la laurea gli avrebbe garantito un futuro luminoso, invece il suo sogno – e quello di un’intera generazione – si è rivelato ben presto un’illusione e oggi, diviso tra lavori e amori precari, è costretto a ridimensionare le aspettative. Ma senza piangersi addosso. A dispetto dei cliché che lo vorrebbero fragile e spaesato, resiste. Forse grazie a una dose d’ironia partenopea capace di stemperarne il disincanto. Non è tutto. C’è un legame inscindibile tra i due uomini: sono padre e figlio, e questa è la storia del loro scontro. E forse quella di una possibile riconciliazione. Il racconto procede per istantanee, schegge di uno specchio infranto nel quale tutti ritroviamo un pezzo di noi. I riti, le parole, lo stile di una famiglia guidata da un acceso desiderio di riscatto compongono il mosaico dei tic e delle idiosincrasie dell’Italietta piccoloborghese novecentesca. Evocandole una per una, il figlio narratore riordina le tessere di questo passato con occhi nuovi, più indulgenti, capaci di riconoscere a chi lo ha preceduto lo slancio, l’abnegazione, un’innata gioia di vivere. Due uomini radicalmente diversi. Il primo, passionale e tenace, ha ottenuto tutto dalla vita. L'altro - diviso tra lavori provvisori e amori precari, il sogno mai realizzato di aprire una libreria e la scrittura come unica via di fuga - sembra il perfetto emblema dei tempi che stiamo vivendo. Sono un padre e un figlio. E questo complica le cose. Due generazioni a confronto, ma un'unica classe sociale: quella piccola borghesia di provincia oggi in crisi, tradita dallo stesso benessere che ha inseguito per anni. Forse, la chiave per superare lo stallo in cui versa il loro rapporto è guardare la vita da una diversa angolazione, fino a superare la corrucciata idea dell'altro sulla quale sembrano entrambi abbarbicati. Riuscirà il sentimento della famiglia, delle radici a favorire un incontro dopo tanti conflitti? Riusciranno il figlio e il padre a fare i conti con il ginepraio di rimorsi, rancori e silenzi che sono le loro esistenze? -
La voce della quercia
Una storia gotica, che viaggia tra leggende locali e un presente attraversato dall'orrore, con un finale da mozzare il fiato.«Autenticamente e meravigliosamente disturbante» – Roddy Doyle«Hurley si è creato una sua nicchia come brillante scrittore gotico» – Observer«Un trionfo di inquietudine» – Mail on Sunday«Uno degli scrittori più interessanti dell'horror contemporaneo» – Independent«Una lettura mozzafiato, perfetta per una notte buia» – HeraldNon sempre quel che cerchi è anche quel che trovi.Richard e Juliette devono affrontare il dolore più grande che due genitori possano provare: la morte improvvisa di Ewan, cinque anni. Starve Acre, la loro casa al confine con la brughiera, da cuore di una nuova famiglia è diventata un nodo di dolorosi ricordi. Juliette è convinta che Ewan sia ancora con loro, in qualche forma, e cerca l'aiuto di un gruppo di occultisti per parlare con lui. Richard invece si concentra sul campo di fronte a casa, il campo dove Ewan amava giocare da solo, e avvia gli scavi alla ricerca dei resti di una quercia antica e maledetta. Che nesso c'è fra il passato remoto di quel luogo, teatro di forme di sommaria e brutale giustizia, la strana malattia che si è portata via Ewan, e la sua propensione alla violenza? La terra rivoltata darà forse le sue risposte, ma non saranno quelle che ci si aspetta. -
M. L'uomo della provvidenza
Il cammino di M. Il figlio del secolo – caso letterario di assoluta originalità ma anche occasione di una inedita riaccensione dell'autocoscienza nazionale – prosegue qui in modo sorprendente, sollevando il velo dell'oblio su persone e fatti di capitale importanza e sperimentando un intreccio ancor più ardito tra narrazione e fonti dell'epoca.rnrnrn«Con questo secondo volume Scurati prosegue la sua notevole impresa di rendere le vicissitudini del fascismo e di Mussolini oggetto di letteratura» - Massimo Recalcati, La Repubblicarn«Il secondo volume del romanzo sul Duce di Antonio Scurati m'è parso ancora più avvincente del primo» - Corrado Augias, il Venerdìrnrnrnrnrnrn«Una prosa del genere nella produzione letteraria corrente, curata con potenti antibiotici, è da medaglia al valore» - Antonio D'Orrico, la LetturaAll'alba del 1925 il più giovane presidente del Consiglio d'Italia e del mondo, l'uomo che si è addossato la colpa dell'omicidio di Matteotti come se fosse un merito, giace riverso nel suo pulcioso appartamento-alcova. Benito Mussolini, il ""figlio del secolo"""" che nel 1919, rovinosamente sconfitto alle elezioni, sedeva nell'ufficio del Popolo d'Italia pronto a fronteggiare i suoi nemici, adesso, vincitore su tutti i fronti, sembra in punto di morte a causa di un'ulcera che lo azzanna da dentro. Così si apre il secondo tempo della sciagurata epopea del fascismo narrato da Scurati con la costruzione e lo stile del romanzo. M. non è più raccontato da dentro perché diventa un'entità distante, """"una crisalide del potere che si trasforma nella farfalla di una solitudine assoluta"""". Attorno a lui gli antichi camerati si sbranano tra loro come una muta di cani. Il Duce invece diventa ipermetrope, vuole misurarsi solo con le cose lontane, con la grande Storia. A dirimere le beghe tra i gerarchi mette Augusto Turati, tragico nel suo tentativo di rettitudine; dimentica ogni riconoscenza verso Margherita Sarfatti; cerca di placare gli ardori della figlia Edda dandola in sposa a Galeazzo Ciano; affida a Badoglio e Graziani l'impresa africana, celebrata dalla retorica dell'immensità delle dune ma combattuta nella realtà come la più sporca delle guerre, fino all'orrore dei gas e dei campi di concentramento. Il cammino di M. Il figlio del secolo – caso letterario di assoluta originalità ma anche occasione di una inedita riaccensione dell'autocoscienza nazionale – prosegue qui in modo sorprendente, sollevando il velo dell'oblio su persone e fatti di capitale importanza e sperimentando un intreccio ancor più ardito tra narrazione e fonti dell'epoca. Fino al 1932, decennale della rivoluzione: quando M. fa innalzare l'impressionante, spettrale sacrario dei martiri fascisti, e più che onorare lutti passati sembra presagire ecatombi future.""