Sfoglia il Catalogo feltrinelli010
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 441-460 di 10000 Articoli:
-
La notte negli occhi
Con la tensione di un giallo e con una prosa di grande suggestione, capace di rievocare i racconti del mistero e dell'avventura di Poe e Conrad, questo romanzo restituisce in maniera inedita una storia dimenticata di amore e odio, di ragione e follia.rnrn«Per chi ama le atmosfere di Conrad, Melville, e la psicoanalisi» - la StamparnBatavia, 1831. Dopo un lungo viaggio dall'Europa, un medico noto per la sua abilità di «cercatore di uomini» sbarca sull'isola di Giava. Il personaggio più influente della cultura europea - il Grand'uomo dello Stato prussiano, il filosofo G. W. F. Hegel - gli ha affidato un incarico delicato: rintracciare il figlio illegittimo e rinnegato, Ludwig Fischer. Cinque anni prima, dopo l'ennesima lite col padre, il ragazzo era fuggito arruolandosi nell'esercito coloniale olandese. Raggiunta Giava, però, aveva fatto perdere le proprie tracce, lasciando così nell'animo del genitore un rimorso insopportabile. Messosi sulle orme di Fischer, il medico-investigatore si ritrova presto nel cuore di un enigma che sfida la sua capacità di portare luce nel buio. La riuscita dell'impresa dipende dalle risposte che saprà dare a quesiti decisivi: che cosa nasconde la fuga del ragazzo? Chi è il misterioso compagno che sembra seguire come un'ombra i passi di Ludwig? E ancora: esiste qualche connessione fra il giovane reietto e il cruento assassinio di un ufficiale olandese avvenuto nella giungla giavanese? Ispirato a un episodio reale della vita di Hegel, ""La notte negli occhi"""" coinvolge il lettore in un viaggio che è al tempo stesso una discesa nelle oscurità dell'anima e della memoria. Con la tensione di un giallo e con una prosa di grande suggestione, capace di rievocare i racconti del mistero e dell'avventura di Poe e Conrad, questo romanzo restituisce in maniera inedita una storia dimenticata di amore e odio, di ragione e follia."" -
L' erede di Montezuma
«Io Cuauhtemoc, figlio di Ahuizotl, io Aquila-che-Cade, colui che parla, re di Tenotichlan, capo della Triplice Alleanza, imperatore, undicesimo e ultimo signore del Messico, capo degli uomini...». Chi parla è l'erede di Montezuma. Aspettando la morte per mano degli spagnoli, l'indomito re, nudo ma avvolto da una divina luce verde che è «pace e gioia», chiama a raccolta le forze e la memoria per narrare la sua vita e il dramma di cui è attore e testimone: il crollo della società azteca. Sfilano i ricordi: le durezze dell'infanzia e del collegio, le figure carismatiche della madre e del maestro; i sacerdoti e i potenti con le loro manovre, le feste e le solennità; l'eleganza delle vesti e degli ornamenti, lo splendore dei palazzi, dei templi, dei canali; le guerre «fiorite» e i sacrifici umani; le voci, i versi, le canzoni, le luci e le ombre, i foschi presagi e le crepe nell'edificio politico prima dell'arrivo dei bianchi, colpo di scena della storia. E si rincorrono le domande: perché tutto cade come un castello di carte sotto l'urto di un manipolo di barbari? È una fatale coincidenza quella dell'antica profezia che annunciava il ritorno degli dei esiliati da Oriente con lo sbarco degli Esseri - volgari, infidi, rapaci, affamati d'oro - sui lidi degli uomini? E la spettrale inerzia di Montezuma, «malato di Dio»? Era scritto, o c'è dell'altro? Nel suo volo d'addio l'Aquila azteca rivede ogni cosa al ralenti per cogliere i più fini frammenti dell'enigma, planando ad ali distese verso il tragico finale. Con L'erede di Montezuma, Coccioli adotta l'ottica dell'indigeno - geniale esperimento copernicano - squaderna zone inesplorate di un universo meraviglioso. Infondendo vita e poesia ai sedimenti inerti della tradizione storico-antropologica, svela a sorpresa il volto innocente della maestosa civiltà degli Aztechi. -
Il diritto di non emigrare
Coloro che si pongono come obiettivi etici e politici la sostenibilità ambientale, l'equità e la solidarietà non dovrebbero compiere l'errore di ridurre la complessità dei problemi posti dalle migrazioni alla gestione dell'emergenza, e la gestione dell'emergenza alla contrapposizione tra accoglienza e respingimento dei migranti. Aiutare le persone in pericolo di vita è un obbligo morale prima ancora che giuridico, ma la solidarietà, che non consente di ignorare la sofferenza, non ne elimina le cause. Le sofferenze generate dalle migrazioni si riducono solo se si riducono i flussi migratori. E questi possono calare solo se diminuiscono l'iniquità sociale e l'insostenibilità ambientale che inducono, o costringono, i più indigenti a emigrare dai loro Paesi, in cui non riescono più a ricavare il necessario per vivere. Per chi è consapevole che le attuali migrazioni sono un'esigenza del modo di produzione industriale nella fase storica della globalizzazione, l'accoglienza è solo la prima tappa di un percorso politico che i Paesi di arrivo devono progettare di comune accordo con i Paesi di partenza dei flussi migratori, nella consapevolezza che quello occidentale non può costituire il modello di riferimento per i popoli poveri, perché, pur rappresentando il massimo risultato evolutivo raggiunto dalla storia, ha iniziato una rapida parabola involutiva, in cui sta trascinando tutta la specie umana. -
Liberi fino a quando? L'intelligenza artificiale, le fake news e il futuro della democrazia
Intelligenza artificiale, big data, machine learning, blockchain e molto altro: tutte queste tecnologie stanno avendo un impatto straordinario sulle nostre vite, trasformando il nostro stesso modo di stare al mondo e dotandoci di strumenti inimmaginabili fino a pochi anni fa. Ma il prezzo di questo vertiginoso sviluppo rischia di essere elevatissimo, se non saremo in grado di elaborare adeguate strategie di protezione: in ballo, infatti, c'è il futuro stesso delle nostre democrazie. Un esempio su tutti: il proliferare delle fake news, versione attuale dei metodi novecenteschi di manipolazione psicologica, di cui siamo tutti potenziali bersagli.Giancarlo Elia Valori, con grande competenza e capacità di analisi, unite alla sua ben nota libertà di pensiero, ci fornisce una mappa dettagliatissima per provare a orientarci in questo mondo tanto affascinante quanto insidioso, senza mai perdere di vista quelli che sono i valori e le conquiste fondamentali della nostra civiltà. -
Vivere da cristiani in un mondo non cristiano. L'esempio dei primi secoli
Nell'Occidente secolarizzato i cristiani sono una minoranza. Il loro ruolo è poi sempre meno rilevante in una società in cui i riferimenti antropologici e culturali al cristianesimo stanno ormai scomparendo. La radicalità e la rapidità di questo cambiamento provocano nei credenti reazioni disparate: c'è chi ne minimizza la portata, chi lo subisce con rassegnazione e chi ne ricava l'indicazione che il cristianesimo deve assimilarsi alla cultura dominante, nel segno dell'uscita e dell'apertura al mondo; altri, al contrario, coltivano forme di difesa nostalgica del passato e di chiusura alla realtà contemporanea, o puntano a costruire in ambiti ristretti esperienze di vita cristiana integrale che si pongano come microsocietà alternative al mondo circostante. Ciò che accomuna i sostenitori di queste opzioni così diverse è però la tentazione di concepirsi come gli ultimi cristiani: eredi di un passato, poco importa se da conservare oppure da abbandonare. In questo libro si sostiene un'altra tesi: il cristianesimo è per sua natura sempre iniziale e in questo senso l'esempio delle prime generazioni cristiane è paradigmatico per tutte quelle successive, compresa la nostra che deve reimparare a vedersi come una generazione di «primi cristiani». Quella di essere una minoranza creativa immersa in un ambiente ostile è stata infatti la condizione normale dei cristiani almeno per tutti i primi tre secoli della loro storia. Lungi dal farsi assimilare dalla cultura dominante o al contrario dal chiudersi ad ogni rapporto con essa per salvaguardare la propria purezza identitaria, essi seppero esprimere una straordinaria capacità di relazione con la cultura del mondo greco-romano, basata sulla pratica del giudizio (krisis) e del «retto uso» (chrêsis) dei suoi contenuti. La loro presenza nella società, in questo modo, divenne sempre più significativa, pur restando numericamente assai ridotta e priva di garanzie giuridiche e politiche. Dalla conoscenza di quel processo storico possono dunque venire preziosi spunti di riflessione. Il libro ne presenta alcuni, soffermandosi in particolare su quattro aspetti del rapporto dei cristiani con la società romana: la giustizia, la scuola, l'economia e il sistema degli spettacoli. Prefazione del Card. Massimo Camisasca. -
Apologia di un matematico
Godfrey H. Hardy scrisse questa apologia nel 1940, quando era ormai al termine della sua carriera. L'intento che lo animava non era né didascalico né accademico. Voleva piuttosto tessere un elogio e una difesa della sua disciplina, ragionando in particolare sulla sua utilità e la sua bellezza. Se la prima è la naturale finalità della matematica applicata, la seconda è la qualità intrinseca di quella che Hardy definisce «vera matematica», quella pura, scevra di ricadute immediate sulla nostra vita quotidiana. Benché apparentemente più astratta, essa è capace di affascinarci come la grande musica o la poesia. Per Hardy la matematica è sinonimo di creatività: alcuni teoremi sono opere d'arte, in grado di sopravvivere per millenni, e l'autore ce ne offre illuminanti esempi. In questo senso, l'Apologia si spinge oltre i tradizionali confini della scienza, spaziando dagli scacchi al cricket e alla filosofia, tanto che uno scrittore come Graham Greene arriverà a definirla una «delle migliori rappresentazioni di cosa significhi essere un artista creativo». Prefazione di Marco Malvaldi. -
Pensieri villani sull'Italia e altri paesi
Nel 1867 la nave da crociera Quaker City, partita da New York, toccò i principali porti del Mediterraneo e consentì ai suoi benestanti passeggeri di visitare luoghi lontani, tra i quali Parigi, l'Italia, la Terra Santa. Tra loro, un giovane Mark Twain scrisse una serie di testi che, al suo ritorno, raccolse in un libro di viaggio. Il giudizio che Twain esprime sull'Europa è pungente, ma a tratti sicuramente veritiero: l'Italia, ad esempio, è caratterizzata da una profonda arretratezza economica e il paragone con la Francia, che lo scrittore descrive florida e potente, fa emergere le radici di un gap culturale e tecnologico che ancora adesso intravediamo. Sicuramente non siamo ancora di fronte allo scrittore maturo di capolavori del calibro di Le avventure di Tom Sawyer e Le avventure di Huckleberry Finn, ma la genuinità del testo - non privo di osservazioni molto «politicamente scorrette» - ripaga dei suoi difetti giovanili e di alcuni toni troppo aspri e netti. -
Thich Nhat Hanh. La felicità della Piena Consapevolezza
A pochi chilometri da Bordeaux vive un monaco vietnamita che è una delle voci più alte della spiritualità di ogni tempo: Thich Nhat Hanh. Qui, nel 1982, ha fondato il Villaggio dei Pruni, una vera e propria oasi buddhista accessibile a tutti, così come accessibili appaiono, leggendo i suoi testi, una religione e una concezione del mondo molto lontane dall'Occidente. Ma non è il fascino dell'esotico a sedurre chi arriva in questo luogo. Come il lettore constaterà attraverso il racconto degli autori - osservatori dall'interno della quotidianità dei monaci e delle monache che risiedono al Villaggio dei Pruni e le testimonianze dei partecipanti ai ritiri che vi si tengono, ciò che colpisce, e magari disorienta, è la semplicità dell'esistenza che vi viene condotta. ""Innanzitutto bisogna imparare a respirare"""" afferma Thich Nhat Hanh. E dal respiro consapevole, cuore di tutto il suo insegnamento, si snoda un percorso spirituale che coinvolge ogni momento della giornata: dai pasti alla meditazione, dal lavoro alle relazioni interpersonali. Ogni gesto è importante se vissuto nel momento presente. Uomini e donne di diverse nazionalità e di diverse religioni ci narrano il modo in cui vivono giorno dopo giorno la Piena Consapevolezza. Le loro parole, appassionate e spontanee, esprimono tutta la forza di un pensiero più che mai attuale in un periodo funestato dall'intolleranza religiosa."" -
La mia fede
In questa brillante raccolta di saggi, G. K. Chesterton analizza, con la sua ironia colta e pungente, i mali del suo e del nostro tempo: l’individualismo, il materialismo, il relativismo, l’edonismo, il consumismo, oltre a una rassegnata disperazione che sembra invadere l’animo dell’uomo, ormai privo di valori, fede e religione. Secondo l’autore esiste un solo antidoto per questo smarrimento etico, per le aberrazioni del comunismo, le intemperanze del capitalismo, le distorsioni dell’agnosticismo, l’esasperato modernismo e giovanilismo, la mania dei culti spiritici e le mode fuggevoli e insignificanti: è la Parola di Gesù, unica fonte di vita vera. E la Chiesa cattolica è l’ultimo baluardo rimasto a difesa dell’uomo comune, normale ma non banale, alla ricerca della propria felicità in questo e nell’altro mondo. Della Chiesa Chesterton riconosce gli errori, anche gravi, ma sottolinea l’importanza e il valore del suo messaggio, che ha attraversato i secoli e che ancora oggi è vivo e presente in mezzo a noi. I giudizi dello scrittore, così come gli argomenti che affronta, in particolare quelli riguardanti la famiglia, appaiono davvero di una sconcertante attualità; egli si fa portavoce di una fede convinta, alla quale ha aderito con la ragione e con il cuore e che ha una portata e un valore universali. -
Ritorno al centro
Immaginiamo una ruota, con i raggi e, al centro, il mozzo. I raggi sono le religioni storiche, limitate e influenzate dal contesto culturale e sociale in cui sorgono. Il mozzo è la fonte da cui esse scaturiscono: la Verità, unica ed eterna. Le prime sono rivelazioni imperfette e relative della seconda, che, manifestandosi nel mondo, si riflette nella natura finita e molteplice di quest'ultimo. In Ritorno al Centro, Bede Griffiths mette a confronto le principali tradizioni religiose dell'Occidente e dell'Oriente - l'ebraismo, il cristianesimo, l'induismo, il buddhismo, l'islam -, e ne esamina i contenuti fondamentali con l'obiettivo di segnalarci il mistero ultimo che si cela dietro la dimensione del particolare e del contingente e di indicarci la via per rientrare in contatto con l'Uno. Questa capacità di trascendere, di andare oltre, è presente in ciascuno di noi. Il nostro essere, come la religione, è duplice: finito e determinato da un lato, eterno e assoluto dall'altro. Attraverso la pratica del silenzio e dell'ascolto di noi stessi, della preghiera e della meditazione, possiamo accedere a quell'interiorità che è lo spazio nel quale Dio si rivela. -
Le storie del negozio di bambole
Trentenne e appena licenziata dall'agenzia pubblicitaria per cui lavorava, Mio eredita dal nonno il piccolo negozio Tamasaka, specializzato nella riparazione di bambole e pupazzi. Nella sua nuova attività è affiancata dal giovane Tominaga, figlio viziato di una ricca famiglia, e dal misterioso Shimura, artigiano capace di aggiustare quasi ogni genere di modello. Grazie al loro aiuto, Mio assicura al negozio un futuro. Sempre più clienti si presentano fiduciosi nel piccolo atelier, attirati da quello che promette, ossia di poter riparare anche le bambole che «sembrano senza speranza». Nei sei racconti che compongono il libro, collegati tra loro in modo da formare una sorta di romanzo, Mio e i suoi due dipendenti non si limitano a occuparsi delle riparazioni, che richiedono ricerche e indagini approfondite per poter essere fatte a regola d'arte, ma ricostruiscono con sensibilità le ragioni per cui bambole e peluches sono preziosi per i loro proprietari. Grazie alla sua capacità narrativa e alla profondità del suo sguardo, Tsuhara Yasumi fa emergere in queste pagine gli esseri umani in tutta la loro complessità, con i loro lati più intimi e inconfessabili e il vissuto talvolta drammatico che li ha segnati per sempre. -
Il cielo e la terra
Scritto a Firenze fra il 1948 e il 1949, e pubblicato da Vallecchi nel 1950, ""Il cielo e la terra"""" dimostra una preoccupazione metafisica che fece evocare i nomi di Kierkegaard, Léon Bloy, Bernanos. Ma sbaglierebbe chi volesse rinchiudere questa opera (e tutto ciò che l'autore ha scritto) dentro confini troppo definiti. La storia di don Ardito Piccardi, destinata a continuare in un romanzo successivo, """"La pietra bianca"""", è soprattutto un'esplorazione notturna nel cuore dell'uomo, attraversato da forze più grandi di lui, di cui a volte è il docile strumento, e più spesso lo sconvolto e smarrito ribelle. Episodi come quello della ragazzetta indemoniata o dell'allucinante «sfida di Dio» sulla pianura coperta di neve, e personaggi inquieti e drammatici come il giovane omosessuale suicida, l'editore Giuliano Fanti, o il capitano tedesco, fanno di questa vicenda un romanzo appassionante e profondo che ha superato la prova del tempo e che si può considerare un classico della nostra letteratura."" -
Deep web. Vizi privati e pubbliche virtù della navigazione in rete
Si sente parlare sempre più spesso di deep web, dark net, bitcoin e criptovalute, ma quasi mai ci capita di ascoltare qualcuno che abbia provato a capire a cosa questi termini rimandino davvero. Questo libro nasce dalla volontà di fare chiarezza su uno dei fenomeni più misteriosi dell'informatica moderna: un mondo in cui non sembrano vigere le ordinarie leggi dello Stato, in cui la vendita di merci illegali è di casa ed è possibile addirittura assoldare degli assassini, ma in cui, parallelamente, operano e agiscono anche coloro che utilizzano questo strumento per difendere il diritto alla libertà di parola, combattere le dittature e sconfiggere le censure. Il deep web e le dark net rappresentano, molto più della Rete che conosciamo, lo specchio fedele della nostra realtà. -
Ti amo perché tengo a me. Quando amare l'altro migliora sé stessi
Amare qualcuno può costituire un'occasione per migliorare sé stessi, arricchendo la propria personalità di aspetti che già le appartengono, ma che si scoprono solo nella relazione con l'altro. È questo il messaggio centrale di ""Ti amo perché tengo a me"""", che Massimo Bartoletti illustra attraverso il racconto di storie reali, analizzando i vari aspetti del rapporto con il partner e i figli e sfatando i principali luoghi comuni sull'amore. Oltre a spiegare la natura e le dinamiche della dipendenza affettiva, l'autore dedica particolare attenzione agli effetti psicologici della fine di una relazione e ai problemi che nascono nel caso di coppie con bambini (in appendice offre preziosi consigli su come comunicare ai figli la separazione). Nelle relazioni affettive sono in gioco la nostra vita e la nostra felicità: affrontare le proprie insicurezze, lavorando su sé stessi, significa superare il principale ostacolo tra noi e l'amore."" -
Cristiani e buddhisti. Rivelazione e illuminazione
Per secoli i contatti fra cristianesimo e buddhismo sono stati sporadici. Le distanze geografiche e culturali hanno infatti drasticamente limitato le occasioni di incontro. Soltanto in tempi recenti, grazie all'opera di diversi studiosi di ambo le parti, ha cominciato a diffondersi un certo interesse, non solo accademico, ad approfondire la relazione esistente fra questi due centri mondiali del pensiero teologico e filosofico. In questo libro, che fa dell'analisi breve ma puntuale la sua forza, Ermis Segatti mette a confronto il cristianesimo e il buddhismo, analizzandone in particolare due aspetti fondanti: i concetti di rivelazione e illuminazione. Ripercorrendo la vita del Buddha, in particolare gli episodi che ne segnano il percorso verso il «risveglio», e passando in rassegna le «quattro nobili verità», cardine della sua predicazione, Segatti dimostra come l'illuminazione sia un concetto estraneo alle religioni rivelate. Allo stesso modo, la concezione di un dio creatore, propria di cristianesimo ed ebraismo, non è concepibile nella visione del mondo e delle sue origini che caratterizza le varie scuole buddhiste. La tesi di questo libro è che la simbiosi non è la strada da percorrere per rendere più saldi e fruttuosi i reciproci rapporti: il punto da cui partire è piuttosto il riconoscimento delle rispettive peculiarità. -
Disobbedienza civile
Se in altri suoi libri Thoreau ci conquista soprattutto per la sua capacità empatica di immergersi nella natura, in Disobbedienza civile siamo di fronte al filosofo engagé, al pensatore che, parola dopo parola, metafora dopo metafora, organizza le sue teorie con grande finezza e assoluta intransigenza, costringendo il lettore a riflettere sul posto che occupa all'interno di uno Stato, nel suo caso quello americano, ricco al pari di molti altri di contraddizioni e incoerenze. In questo scritto del 1849, destinato a una lunga fortuna, la questione del rapporto tra Stato/comunità e individuo è affrontata a diversi livelli. Thoreau non può tacere il problema americano della schiavitù («Neppure per un istante posso riconoscere come mio governo un'organizzazione politica che è anche un governo schiavista»), ma la questione di fondo che pone è più generale e investe il rapporto del cittadino con qualunque Stato e in qualunque tempo: per il filosofo una legge ingiusta è una forma di violenza alla quale ci si deve ribellare, in modo pubblico e non violento. Proprio per questo Disobbedienza civile può essere considerato l'atto di nascita di quella forma di lotta politica che è la resistenza passiva. -
Henri Nouwen. La sua vita, il suo pensiero
Sono in tanti, nel mondo, a considerare Henri Nouwen (1932-1996) come il proprio maestro spirituale. La ragione di un’influenza così vasta risiede forse nella sua determinazione a fare esperienza diretta della sofferenza di uomini e donne, spronati e persuasi a compiere insieme a lui un viaggio attraverso il mistero del Vangelo, la solitudine, il dolore, la ricerca di senso nella vita e la condivisione con i poveri. La sua stessa esistenza è stata un arduo cammino, segnato dalla depressione, dalla lotta fra sentimenti contrastanti (la ricerca di intimità umana, l’amore per la vita comunitaria, il bisogno di solitudine) e dal desiderio mai soddisfatto di raggiungere il cuore dell’esperienza cristiana facendo della propria vita un dono per gli altri. Nei suoi oltre cinquanta libri – tutti salutati da grande successo e costantemente ristampati – si riflettono del resto molte esperienze vissute in prima persona. La sua attività di studioso fu molto intensa e lo vide fra l’altro insegnare in università prestigiose come Yale e Harvard. Non vi è però dubbio che le esperienze più significative furono quelle che lo portarono a condividere la vita degli «ultimi», in particolare i dieci anni trascorsi in Canada presso l’Arche, la comunità fondata da Jean Vanier e dedicata alle persone con handicap. In un periodo in cui il mondo cattolico sembra attraversato da una forte ansia di rigenerazione e di rinnovamento, la parabola di Henri Nouwen può rappresentare per molti, se non per tutti, un’importante fonte di stimoli e suggestioni e un esigente termine di paragone. -
Aprire il cuore alla verità. Tredici sermoni scelti da lui stesso. Nuova ediz.
Prima della sua conversione al cattolicesimo, avvenuta nell'ottobre del 1845, John Henry Newman era parroco anglicano presso la chiesa di St Mary a Oxford ed era considerato il predicatore più dotato del suo tempo. Questa raccolta di quelli che lui stesso considerava i suoi migliori sermoni rappresenta l'introduzione più efficace al suo insegnamento. Qual è il segreto del persistente richiamo esercitato dagli scritti di Newman? Forse risiede nel modo fresco, persuasivo e incredibilmente vivace con cui ci presenta il cristianesimo. Penetra a fondo nelle pieghe delle verità e dei grandi temi che si propone di indagare (l'obbedienza alla Legge di Dio, l'autenticità della professione di fede, l'importanza dell'amore e della carità ecc.), senza il timore di assumere posizioni scomode o difficili, e anzi imboccando con decisione e lucidità le vie che conducono al cuore di ogni argomento. E poi continua a incantarci perché ci sollecita a non dare un fiacco assenso a una serie di enunciazioni astratte, ma a cercare un vivido incontro con un insieme di realtà concrete, che conquistano tutta la nostra persona e a cui ci chiede di aderire senza esitazioni o incertezze, nella sostanza e non solo nella forma. -
Uomini in fuga
«L'indicibile orrore» dell'alcolismo e il ritorno alla gioia di una vita liberata sono l'oggetto di questo libro di Carlo Coccioli. Mosso da un'urgenza personale di esplorare l'insospettabile universo degli «uomini in fuga» - fuga nell'alcol e dall'alcol -, per tre anni lo scrittore presenzia, nei panni dell'osservatore interessato, alle riunioni dei gruppi messicani di Alcolisti Anonimi, dove uomini e donne di ogni età, provenienza ed estrazione sociale, raccontano con spietata sincerità ai loro compagni il proprio labirintico itinerario di dolore, abiezione, successi, speranze e ricadute. Sono storie indimenticabili nella loro individualità e autenticità, ma del tutto simili nella sostanza, perché fenomeni di uno stesso autolesionismo assoluto. In questi malati sembra abitare una sorta di doppio feroce, che molti di loro sentono come una presenza aliena; e contro questo «Altro» nulla possono gli approcci convenzionali e gli appelli alla forza di volontà: perché la guarigione da una tale patologia del corpo e della mente richiede un potere superiore che trascende l'individuo. Solo la comunità dei propri simili e la religiosa osservanza dei Dodici Passi possono restituire e conservare al malato salute e dignità. Viaggio agli inferi e messaggio di speranza, ""Uomini in fuga"""" unisce il pathos di un romanzo alla forza di verità di un'indagine antropologica contagiosamente simpatetica sulla dipendenza, e ci consegna una chiave per aiutare il prossimo e noi stessi."" -
Budda e il suo glorioso mondo
Orientarsi nella selva proliferante del buddismo può essere un'impresa disperata per i non addetti ai lavori: ci si può smarrire facilmente nell'intrico di paradossi, metafore, metamorfosi e figure apparentemente aliene. Ma ecco il Budda di Carlo Coccioli venirci in soccorso. Con la sua mano magistrale, lo scrittore tesse un grandioso affresco della vita e del pensiero del Budda Sakyamuni, sullo sfondo, pullulante di dei, dell'India di cinquecento anni prima di Cristo: con la sua sterminata cultura - che abbraccia mondo classico e orientale, lingue morte e vive, scienze e religioni antiche e moderne -, e il linguaggio chiaro e preciso, mai pedante, stana da ogni piega significati riposti. Senza mai perdere di vista, nel sinuoso svelamento delle connessioni vitali tra buddismo originario e Occidente, la stella polare della compassione che brilla alta sopra le diverse declinazioni religiose dei temi del dolore e della morte. Se il solo mezzo per dare un senso all'esistenza è sentire profondamente la sorte degli altri esseri, adoperandosi per portar loro sollievo nella sofferenza, la compassione rappresenta la sostanza universale del messaggio di Budda. Un messaggio che, va ricordato, Coccioli non ha trovato sull'onda di qualche moda passeggera, ma ha cercato tutta la vita lungo un'interminabile via crucis spirituale, per farlo proprio e infine restituirlo in un quadro di maestosa complessità.