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La natura che tutto pervade. Gli ultimi insegnamenti
Tulku Urgyen Rinpoche, nato nel Tibet orientale 1920, è stato un famoso maestro buddhista vajrayana del ventesimo secolo. Studioso e praticante delle scuole tibetane Kagyu e Nyungma, era il detentore di importanti insegnamenti dzogchen e di 'terma' risalenti al guru Padmasambhava. Si distingueva per le sue profonde realizzazioni meditative e per lo stile d'insegnamento chiaro e conciso, capace di condensare in parole semplici, di immediata rilevanza per lo stato d'animo presente dell'ascoltatore, le sottigliezze della filosofia buddhista. -
Ascoltare il dolore. Scritti
Il volume è testimonianza del lungo e difficile viaggio che l'autore percorre per dare un senso al dolore psichico. Un viaggio che dalle mortificazioni e umiliazioni delle esperienze precoci, dalle ferite che alimentano vissuti estremamente angosciosi e perfino mostruosi e disumanizzanti, per cui l'individuo ha perso o alterato il ""progetto vitale"""" dei suoi vissuti affettivi, cerca una via verso """"l'umanizzazione della mostruosità"""". Un viaggio quindi nei meandri più nascosti del dolore per imparare ad ascoltare ma anche a trasmettere quell'unicità imprescindibile dell'essere umano."" -
Aprire la mano del pensiero. I fondamenti della pratica zen
"Ho avuto molti grandi satori e molti piccoli satori, ma posso assicurarvi che non valgono un fico secco"""". Per chi crede che sedersi in zazen abbia senso soltanto in vista del meritato ottenimento del satori, dell'illuminazione, o per lo meno della salute fisica, queste parole di Sawaki Roshi non lasciano spazio a dubbi: lo zazen non mira a conseguire qualcosa, in realtà, come dice Uchiyama Roshi, non serve a nulla. È uno stato, non un mezzo. Non c'è nulla in cui credere, nulla da aspettarsi, eppure questa semplice pratica del tornare continuamente alla postura corretta, abbandonando i pensieri via via che si manifestano, ci fa assaporare la vera natura della vita, il sé universale che costituisce il nostro essere." -
Verso la realizzazione del sé
Paramahansa Yogananda, l'autore dell'Autobiografia di uno Yogi, profonde, in questa nuova antologia, illuminanti consigli a tutti coloro che cercano di capire meglio se stessi e il vero scopo della propria vita. Per comprendere tutte le complessità dell'esistenza umana offre un'ampia e universale prospettiva, spalancando di fronte a noi una visione lungimirante di chi siamo e di dove andiamo. Per ogni domanda o punto cruciale del sentiero, egli suggerisce una risposta che ci aiuta a compiere le scelte giuste. Ci invita anche a considerare le insidie e gli ostacoli che incontriamo non come impedimenti al nostro progresso ma come un aspetto significativo dell'avventura della vita, aiutandoci così a diventare più forti e più saggi. -
L' insegnamento zen di Bodhidharma
Bodhidharma, il ""barbaro venuto dall'Occidente""""', è una delle figure più famose dello zen, che riconosce in lui il primo patriarca cinese e il ventottesimo patriarca indiano, in un lignaggio ininterrotto che risale al Buddha. Giunto in Cina nel quinto secolo, vi diffuse un insegnamento scarno ed essenziale che, negando ogni utilità alle pratiche ascetiche e devozionali, sottolineava l'importanza della contemplazione della mente. Questo volume raccoglie i suoi quattro discorsi principali che illuminano di una luce nuova la pratica buddhista."" -
La scrittura cinese
Il lettore che si avvicini alla scrittura cinese si troverà di fronte a un rapporto tra lingua scritta e lingua parlata che non ha niente a che fare con quello delle scritture alfabetiche. Gli ideogrammi (in cinese zi) infatti corrispondono allo stesso tempo a un suono e a un concetto. In cinese la conoscenza dei caratteri va dunque di pari passo a quella delle parole che trascrivono. Accanto alla Grammatica del cinese, pubblicata trent'anni fa e recentemente ristampata e aggiornata, questo volume della stessa autrice esamina la scrittura cinese nella sua triplice dimensione storica, linguistica e grafica e costituisce uno strumento complementare per uno sguardo introduttivo alla lingua. -
Racconti yoga e zen
Sono brevi racconti tratti da varie fonti: tradizioni spirituali indiane e giapponesi, leggende popolari, annali dei monasteri, e ancora trasmissioni orali ed esperienze personali di pratica dell'autore. Hanno un carattere in comune: come la pietra focaia e l'acciarino, possono accendere una scintilla nella mente del lettore, una scintilla che, se alimentata con cura e attenzione, darà luogo alla luce intensa della comprensione. Da leggere molto lentamente, frase per frase, parola per parola, alla ricerca del significato più profondo. -
Libertà inattesa
In questi discorsi Achaan Munindo ci fa partecipi dei suoi primi anni come monaco in Tailandia, del suo rapporto col suo primo insegnante, Achaan Tate e degli insegnamenti da lui ricevuti. Passa poi al tema della traduzione rispettosa degli insegnamenti e della forma della tradizione ereditata in qualcosa di significativo e di efficace. E questo un compito che, come spiega nel discorso intitolato ""Siamo tutti traduttori"""", dobbiamo affrontare individualmente se vogliamo ricevere dei reali benefici dalla nostra pratica. Nel suo personale sforzo, Achaan Munindo rimane fedele alle istruzioni sulla consapevolezza ricevute dal suo primo insegnante: """"comprendere la differenza tra il cuore e l'attività del cuore""""."" -
Il nettare dell'immortalità. Ultimi insegnamenti
"Siate e basta, non fate nulla, nulla deve essere fatto. Solo allora il vostro dimenarvi avrà fine"""". L'insegnamento di Nisargadatta, che il lettore ha assorbito in """"Io sono Quello"""", viene ulteriormente approfondito in questa nuova raccolta di dialoghi con i tanti visitatori che si affollavano alla sua presenza. Tema centrale di questi discorsi è la """"trascendenza"""", l'""""andare oltre"""", e il processo che alla trascendenza conduce. Tale processo si articola in due fasi: dapprima l'osservazione di sé e la comprensione del proprio funzionamento, per giungere alla coscienza dell'""""io sono"""" rompendo la falsa identificazione con il corpo; in seguito la trascendenza della coscienza universale stessa, per tornare a essere ciò che si è sempre stati: la """"fonte"""", l'""""assoluto"""", 'Quello'." -
Come liberare la mente. Tara la liberatrice
Tara è l'incarnazione femminile dell'illuminazione. Per secoli i praticanti si sono rivolti a questa benevola e amata divinità per ricevere protezione nel pericolo esteriore e interiore, che fosse il fuoco di un incendio o il fuoco della rabbia e dell'arroganza. Secondo un'antica leggenda Tara era una principessa che, per compassione verso tutti gli esseri senzienti, fece voto di divenire un Buddha in un corpo femminile per condurre ogni singola creatura sul sentiero dell'illuminazione. Secondo un'altra leggenda, Tara nacque da una lacrima di Avalokiteshvara, addolorato perché non riusciva a svuotare l'inferno dai poveri ignoranti condannati a soffrirne le pene. Ancora, dal punto di vista spirituale, Tara è una manifestazione o un'incarnazione di qualità illuminate, un'emanazione di virtù quali l'amore, la compassione, la gioia, l'equanimità, la generosità, la saggezza, la concentrazione, e così via. Tra le diverse forme di Tara, distinguibili per colore, attributi e postura fisica, questo libro descrive la pratica della Tara verde, colei che elimina gli ostacoli e porta al successo. Come emanazione di beatitudine e vacuità, Tara ci ispira a prendere coscienza del nostro potenziale e a generare le sue qualità in noi stessi. -
Il taoismo. Una tradizione ininterrotta
Gli ultimi quarant'anni del ventesimo secolo hanno visto una fioritura senza precedenti per quantità e qualità, di studi specifici sugli aspetti più vari del taoismo, soprattutto perché alcuni centri di ricerca cinesi, francesi e anglofoni hanno iniziato una nuova esplorazione dell'immenso canone taoista, il repertorio delle fonti, un terreno quasi vergine la cui conoscenza era, fino ad allora, scarsissima e limitata a un numero estremamente esiguo di testi, dai quali era stata tradizionalmente ricavata la visione storico-filosofica dominante. Il graduale accumularsi di queste ricerche, tutte innovative, nell'insieme ha prodotto un cambiamento spettacolare nella visione del taoismo, un'autentica rivoluzione delle prospettive fondamentali tradizionali che imponeva un riesame globale dell'intera materia. Russell Kirkland, che ha ampiamente contribuito per più di vent'anni a questa nuova stagione di studi, si è assunto il compito di sottoporli a un esame sistematico allo scopo di ridisegnare un quadro ampio, una nuova mappa che ci rivela un immagine completamente diversa e sorprendente di quel multiforme movimento di pensiero e di pratica sociale che viene denominato taoismo. -
Il seminario. Libro XXIII. Il sinthomo 1975-1976. Testo stabilito da Jacques-Alain Miller
Questo volume presenta il testo del Seminario XXIII, tenuto neI 1975-1976 e redatto come tutti i Seminari di Lacan da Jacques-Alain Miller. Fin dagli inizi del suo insegnamento, Lacan tentò di rendere conto della scoperta di Freud: l'inconscio. Che vuoi dire l'inconscio freudiano secondo Lacan? Vuoi dire che c'e un sapere che funziona e che agita un soggetto sebbene egli non ne sappia nulla. Le formazioni dell'inconscio, come i sogni, i lapsus, gli atti mancati e i sintomi stessi, mettono in luce un pensiero funzionante secondo una logica che rivela un desiderio erratico, spesso inconfessato e inconfessabile. Inconscio, appunto. Lacan si volgeva verso i linguisti, gli strutturalisti, i letterati, i poeti perché potessero offrire degli strumenti per chiarire ed esemplificare questo strano funzionamento che egli sintetizzò nell'aforisma: l'inconscio è strutturato ""come"""" un linguaggio. In questo Seminario, come in tutti quelli tenuti alla fine della sua vita, Lacan è su tutt'altra lunghezza d'onda. Alla ribalta non è più ciò che funziona come un linguaggio, ma ciò che non funziona, che è la definizione lacaniana del """"reale"""" in psicoanalisi e che non è il reale della scienza. Alla ribalta non è più il simbolico, ma il reale. Così il sintomo stesso è visto da Lacan sotto un'altra angolatura. Da metafora del soggetto, diventa qualcosa che permette al soggetto un raccordo che gli consente di tenere insieme quella triade che costituisce l'essere parlante: l'immaginario, il simbolico e il reale."" -
Pezzi staccati. Introduzione al seminario XXIII. «Il sinthomo»
In questo libro Jacques-Alain Miller fa da guida al lettore che si accosta all'ultimo insegnamento di Lacan. Sicuramente il più arduo. Il libro XXIII del Seminario di Lacan, intitolato ""Le sinthome"""" - antica grafia del termine sintomo - e infatti, come tutti gli ultimi seminari, completamente diverso dai precedenti. Perché? Almeno per due motivi. Primo: perché Lacan nell'ultimo periodo del suo insegnamento capovolge letteralmente la sua impostazione teorica sull'inconscio. Mentre prima l'accento era posto sull'assioma che l'inconscio è strutturato come un linguaggio, ora Lacan mette l'accento sulla disgiunzione tra il senso e il reale, tra la verità e il godimento. L'accento non è quindi posto sul sistema significante, sul grande Altro, sul linguaggio, ma sul godimento, che è quel reale che si presenta clinicamente come impossibile da sopportare e logicamente come senza senso. Addirittura il significante stesso non serve più alla comunicazione o al senso, ma si rivela essere al servizio del godimento, come prova l'opera di Joyce, soprattutto """"Finnegans Wake"""". Inoltre questo seminario presenta in modo del tutto diverso la triade che aveva guidato Lacan fin dagli inizi del suo insegnamento l'immaginario, il simbolico e il reale - e con cui aveva riorganizzato la teoria e l'esperienza della psicoanalisi."" -
Il risveglio. Gli ultimi insegnamenti
Tulku Urgyen Rinpoche, nato nel Tibet orientale nel 1920, è stato un famoso maestro buddhista vajrayana del ventesimo secolo. Studioso e praticante delle scuole tibetane Kagyu e Nyingma, era il detentore di importanti insegnamenti dzogchen e di terma risalenti al guru Padmasambhava. Si distingueva per le sue profonde realizzazioni meditative e per lo stile d'insegnamento chiaro e conciso, capace di condensare in parole semplici le sottigliezze della filosofia buddista. Tulku Urgyen Rinpoche è mancato il 13 febbraio 1996 al suo eremo Nagi Gompa. -
Il Requiem di Mozart. La storia, i documenti, la partitura
L'incarico di comporre una messa funebre era certamente un fatto ordinario per un compositore vivente nel 1791. Se però il compositore è un Mozart, se il committente (disposto peraltro a pagare senza discussioni una cifra non da poco) rimane segreto, servendosi di un messaggero, se poco dopo la commessa sopravviene una malattia, se la malattia si rivela mortale, se pertanto questa diventa l'ultima opera del compositore e se addirittura egli non riesce a terminarla prima di una morte le cui cause la medicina di quel tempo non è in grado di chiarire, allora una commissione del genere si carica di significati sinistri che possono scatenare, e di fatto scatenano una proliferazione di leggende che tuttora colorano con la loro luce, o la loro ombra, questo Requiem. Se poi si aggiunge a tutto ciò la necessità economica, per la vedova, di far concludere l'opera in gran segreto (non sia mai il committente respinga la merce e addirittura richieda indietro l'anticipo) e di spacciarla per integralmente autentica fino al limite della menzogna, e oltre, eccoci in possesso di tutti gli elementi per comprendere come mai storici e musicologi abbiano dovuto caricarsi di un secolare lavoro di sbroglio e di indagine durato fino ai giorni nostri. -
Vergogna e gelosia. Tumulti segreti
Non è facile ammettere né la vergogna né la gelosia. Entrambe pervadono la vita umana, esercitando un terrore segreto e un controllo dall'interno. La vergogna affiora nella ridda dei rapporti umani, nelle incomprensioni, negli errori di percezione e di giudizio, nell'assenza di empatia, nella solitudine e nella delusione. La gelosia è invece figlia della percezione che esiste un altro (che sia l'altro edipico, o magari un fratello o una sorella) che può riuscire nel rapporto in cui noi abbiamo fallito. Nel setting analitico e psicoterapeutico la situazione è satura di vergogna potenziale. La ragione è duplice. Primo, l'informazione emotiva da comunicare ha carattere squisitamente privato, e quindi potenzialmente vergognoso. Secondo, le possibilità di incomprensione, mancata comunicazione e scarsa empatia sono molteplici. Un'altra ragione per cui evitiamo di menzionare la vergogna è che è particolarmente contagiosa. Sentirne parlare la evoca, seppure solo in forma leggera e sottile. Ma la situazione sta radicalmente cambiando. Psicoanalisti, psicologi evolutivi, studiosi di scienze sociali e delle neuroscienze si dedicano oggi in maniera significativa alla comprensione della vergogna. Un nuovo campo di particolare interesse, con notevoli collegamenti potenziali alla psicoanalisi, è quello della psicologia evoluzionistica, che studia come una prospettiva neodarwinista faccia luce su aspetti del comportamento e delle emozioni che sarebbero altrimenti oscuri. -
La cura del bambino autistico
L'Antenne 110 è un centro terapeutico fondato nel 1973 a Bruxelles per operare con i bambini autistici e psicotici alla luce delle teorie di Freud e Lacan. Lo straordinario impatto che questo tipo di intervento ha avuto sia sul contesto sociale sia sulla pratica clinica ha favorito la nascita di vari centri analoghi in Europa, come l'Antenna 112, struttura istituita a Venezia dall'autore. Le psicosi infantili sono caratterizzate da una grande diffidenza verso il mondo esterno, diffidenza che nell'autismo può essere visibile fin dai primi mesi di vita e spingere il bambino a crearsi un mondo ""senza fare ricorso a nessun altro che a se stesso. Le ipotesi di una genesi organica dell'autismo non sono giunte a precisarla se non come una maggiore """"fragilità"""" riscontrabile a livello statistico in questi soggetti. Rimane da spiegare perché la stragrande maggioranza di persone affette da una qualunque sindrome organica, chiamata in causa per l'autismo, non sia affatto autistica né psicotica. Con l'ipotesi dell'organogenesi la distinzione tra autismo e altre forme di malattie con tratti autistici non ha più senso. Il risultato è una vera e propria """"epidemia di autismo"""", cioè l'aumento di casi accertati del mille per cento in pochi anni. L'Antenna 112 si impegna a sostenere questi bambini senza forzarli. Essi esigono un """"Altro"""" che li garantisca, una guardia del corpo a difesa della loro soggettività, un """"Altro"""" poco muscoloso, che sia curioso e creativo nei confronti di bambini così disarmati, ma così forti."" -
Psicologia della dipendenza dal lavoro. «Work addiction» e «workaholics»
Nel panorama delle dipendenze patologiche, crescente attenzione ricevono oggi quelle che sono denominate nuove dipendenze, in cui il comportamento abusante non costituisce un'attività illegale. La dipendenza dal lavoro risulta una delle più attuali e pericolose dipendenze individuate: quella che ha per oggetto un'attività che è parte integrante del normale svolgimento della vita quotidiana di una persona. Piuttosto che un'attività, il lavoro diventa uno stato d'animo, una via di fuga che libera la persona dall'esperire emozioni, responsabilità, intimità nei confronti degli altri. Con questo volume gli autori si propongono di indagare un fenomeno ancora poco conosciuto, che si presenta complesso e ambivalente. A partire dalla definizione terminologica, si procede verso un inquadramento teorico della dipendenza dal lavoro e verso l'individuazione delle sue caratteristiche, della sua evoluzione e dei suoi effetti sull'individuo e sulle sue relazioni. Viene delineata quindi la figura del ""workaholic"""", e ne vengono presentate le principali tipologie. Non vengono analizzate solo le componenti individuali, ma il contesto più ampio in cui il soggetto è inserito: la famiglia e l'ambiente professionale in cui il workaholic vive. Viene infine affrontata la questione dell'intervento su questa nuova forma di dipendenza patologica: dal trattamento individuale all'individuazione di tecniche e strategie a livello preventivo."" -
Il corpo cosciente. La disciplina del movimento autentico
La disciplina del Movimento autentico affonda le sue radici nella danza intesa come strumento terapeutico, e in particolare nella Danza-Movimento Terapia, nata negli Stati Uniti intorno agli anni quaranta del secolo scorso come modalità di approccio relazionale alla persona. E negli anni cinquanta che Mary Withehouse, di formazione psicoanalitica junghiana, sviluppa per prima le tecniche di immaginazione attiva attraverso la nozione di ""movimento autentico"""" il movimento proprio di ciascun individuo che nell'attività spontanea di improvvisazione dà accesso agli strati più profondi dello psichismo. Il lavoro attuale della Adler prende le mosse dall'esperienza della Whitehouse e dalle ricerche di John Weir nel campo delle relazioni interpersonali e della teoria psicodinamica. La disciplina del Movimento autentico nasce dalla sfida di mettere insieme il sapere corporeo della danza con l'esperienza della psicoanalisi. E caratterizzata da un rigoroso setting contenitivo nel quale si rende possibile la regressione a stati di coscienza alterati, che riportano in superficie memorie corporee non direttamente accessibili al verbale: ciò che si propone è qualcosa di per sé inspiegabile, l'esperienza diretta attraverso il movimento corporeo."" -
Ora sta a voi. La pratica dell'autoriflessione nel sentiero buddhista
L'autoriflessione è la pratica, il sentiero, l'atteggiamento mentale che caratterizza tutte le tradizioni spirituali che derivano dall'insegnamento del Buddha. Richiede il coraggio di esaminare con attenzione tutti i pensieri e le emozioni che sorgono di continuo nella mente, compresi i dubbi, le insicurezze, le tendenze egocentriche, le reazioni abituali che sembrano contraddire la sua natura illuminata e farsi beffe della pratica spirituale più assidua. È un paziente autoesame, un osservare e testimoniare ogni moto mentale senza accettare ciò che è positivo e rifiutare ciò che è negativo, senza formulare giudizi, senza attribuirgli troppo significato o troppa importanza: semplicemente, lasciar essere ogni pensiero, accettare ogni emozione, lasciare andare e venire ogni evento mentale senza intervenire. Può essere doloroso confrontarsi con gli aspetti meno elevati della mente, con un io che non abbandona mai le sue pretese e le sue lusinghe, ma è indispensabile se non si vuole che la pratica spirituale sia solo un ennesimo passatempo scisso dalla vita quotidiana e incapace di un reale cambiamento. Il segreto, come sempre, è non prendersi troppo sul serio. Dzigar Kongtrül Rinpoche cita le parole del Buddha: ""Vi ho mostrato la via per la liberazione. Ora liberarvi dipende da voi"""" e le fa sue, esortando i discepoli e i lettori a prendere in mano la propria vita, a esaminare la loro mente e la loro esperienza perché, se non se ne assumono la responsabilità, nemmeno i buddha potranno cambiarle.""