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Che cos'è la metafisica?
La metafisica è lo scandalo della filosofia: da un lato essa investe i massimi problemi ed è dunque la ragione medesima in vista della quale gli uomini hanno cominciato a fare filosofia; dall'altro è indefinibile e il suo stesso oggetto, benchè vanamente cercato, resta una perenne fonte di aporie. Nel luglio del 1929 Heidegger tenne all'Università di Friburgo, dov'era tornato come successore di Husserl, una prolusione in cui mostra in che cosa consista l'essenza della metafisica e come essa affondi le sue radici nell'esistenza dell'uomo. Sospeso tra l'essere e il nulla, l'uomo esperisce, nello stato d'animo fondamentale dell'angoscia, una motivazione originaria a interrogarsi circa il senso delle cose. -
Maigret va dal coroner
L'Arizona è già il decimo stato e Tucson è solo l'ultima delle innumerevoli città piccole e grandi che il commissario Maigret attraversa, in compagnia dell'ufficiale dell'FBI incaricato di fargli da balia, nel corso del suo viaggio di studi americano. Questo viaggio gli consentirà di apprendere parecchie cose: dal funzionamento dei grammofoni meccanici a quello della giustizia americana; da come si viaggia sulle strade del deserto a come si conduce un interrogatorio. Apprenderà anche che se gli americani sono gentili con tutti e sorridono a tutti, poi la sera affogano in una bottiglia di wisky, e che a volte in una società civile e organizzata come quella americana, un delitto serve a ripristinare l'ordine costituito... -
I ribelli
Il romanzo racconta le vicissitudini e le avventure di un gruppo di ragazzi, ambientate nella tarda primavera del 1918, in una cittadina dell'Alta Ungheria lontana dal fronte, dove la vita, placida e sonnacchiosa in apparenza, è profondamente inquinata dalle venefiche esalazioni della guerra. Abbandonati a se stessi mentre i padri combattono chissà dove, i giovani in balìa dei demoni della loro ""rivolta contro l'utile e il pratico"""", dichiarano guerra al mondo degli adulti inventandosi giochi molto, troppo pericolosi. Un oscuro commediante, che diventa il loro mentore occulto coinvolgendoli nelle sue trame perverse, li trascinerà verso un epilogo tragico e inevitabile."" -
Madame du Deffand e il suo mondo
Madame du Deffand visse da libertina gli anni turbolenti della Reggenza; esercitò la potenza di grande salonnière nella Parigi della metà del Settecento; sostenne d'Alembert, fu amica di Voltaire, ma guardò con insofferenza agli illuministi come ""partito""""; si abbandonò, cieca e settantenne, alla passione per un uomo molto più giovane di lei. Esercitò le migliori virtù del suo secolo: il culto dell'intelligenza, la sovranità del gusto, il senso della naturalezza. Ma era, come scrisse Cioran, devastata dal """"flagello della lucidità"""", che le faceva percepire il nulla e il tedio che formano l'essenza del vivere. Edizione con un saggio di Marc Fumaroli."" -
Prima luce
"Prima luce"""" è un libro sulla morte, sulla morte della madre, anzitutto, e su quella di ciò che trascorre investendoci con un lascito di ardente e melanconica nostalgia. Un libro sul morire che s'insinua nella giornata di ciascuono di noi, e di riflesso un libro che canta la gratitudine per il dono della """"luce silenziosa del mattino su steli d'erba lucente"""", inimitabile come sa esserlo la collera di un dio o un miracolo che si rinnova. Testo originale a fronte." -
La donna che fuggì a cavallo
Una donna giovane e insoddisfatta lascia marito e figli e si avventura da sola sulle montagne messicane per incontrare gli indiani discendenti da Montezuma e dai re aztechi che le abitano e conoscere i loro dèi. Le basta imboccare un piccolo sentiero per inoltrarsi in un altro mondo, in un clima rarefatto e contagioso. Incontrerà i suoi indiani: sinuosi, insidiosi, femminei, feroci; spaventosamente impersonali e, come quel mondo, inumani. -
La quarta Vologda
In questo libro Salamov ripercorre l'epoca della sua infanzia e formazione a Vologda, città del Nord nivea e cupoliforme, densa di significati sovrapposti nella storia russa - primo fra tutti quello di essere stata città-simbolo dei confinati politici sotto gli zar. Con naturalezza, cercando di mantenere sempre la ""percezione giovanile degli eventi"""" e oscillando nel tempo come seguisse il """"mugghiante dondolio dello sciamano"""" (e di ascendenze sciamaniche era la sua famiglia), Salamov è riuscito a mescolare la corrente della sua vita al turbinoso flusso dela storia russa, senza mai distaccarsi dal tono fondamentale della sua opera."" -
Il monaciello di Napoli. Il fantasma
Monaciello, scugnizzo malinconico e dispettoso è il protagonista del primo racconto di questo volume, mentre il Fantasma servizievole e triste, che non è altro che la morte, ci accompagna nel secondo racconto. Sono ""povere creature inimmaginabili"""": l'ombroso spiritello del primo racconto vive """"in un piccolo armadio dalla serratura guasta, dalle porte malferme, fra cataste di panni scuri e penne verdi di pappagallo"""", mentre del secondo enigmatico fantasma """"abbagliante era il suo sorriso in fondo agli occhi di tenebra"""". Attraverso la voce accorata e dolente della Ortese, si avverte l'eco di nostalgie mai sopite, di dolcezze negate e di figure angeliche e lunari, scontrose e carezzevoli."" -
L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello
Scelto da IBS per la Libreria ideale. ""Si deve incominciare a perdere la memoria, anche solo brandelli di ricordi, per capire che in essa consiste la nostra vita. Senza memoria, la vita non è vita. La nostra memoria è la nostra coerenza, la nostra ragione, il nostro sentimento, persino il nostro agire. Senza di essa non siamo nulla.""""rnrn«È un libro che vorrei consigliare a tutti: medici e malati, lettori di romanzi e di poesia, cultori di psicologia e di metafisica, vagabondi e sedentari, realisti e fantastici. La prima musa di Sacks è la meraviglia per la molteplicità dell'universo.» - Pietro CitatirnrnOliver Sacks è un neurologo, ma il suo rapporto con la neurologia è simile a quello di Groddeck con la psicoanalisi. Perciò Sacks è anche molte altre cose: «Mi sento infatti medico e naturalista al tempo stesso; mi interessano in pari misura le malattie e le persone; e forse anche sono insieme, benché in modo insoddisfacente, un teorico e un drammaturgo, sono attratto dall’aspetto romanzesco non meno che da quello scientifico, e li vedo continuamente entrambi nella condizione umana, non ultima in quella che è la condizione umana per eccellenza, la malattia: gli animali si ammalano, ma solo l’uomo cade radicalmente in preda alla malattia». E anche questo va aggiunto: Sacks è uno scrittore con il quale i lettori stabiliscono un rapporto di tenace affezione, come fosse il medico che tutti hanno sognato e mai incontrato, quell’uomo che appartiene insieme alla scienza e alla malattia, che sa far parlare la malattia, che la vive ogni volta in tutta la sua pena e però la trasforma in un «intrattenimento da Mille e una notte». Questo libro, che si presenta come una serie di casi clinici, è un frammento di tali Mille e una notte – e ciò può aiutare a spiegare perché abbia raggiunto negli Stati Uniti un pubblico vastissimo. Nella maggior parte, questi casi – ma Sacks li chiama anche «storie o fiabe» – fanno parte dell’esperienza dell’autore. Così, un giorno, Sacks si è trovato dinanzi «l’uomo che scambiò sua moglie per un cappello» e «il marinaio perduto». Si presentavano come persone normali: l’uno illustre insegnante di musica, l’altro vigoroso uomo di mare. Ma in questi esseri si apriva una voragine invisibile: avevano perduto un pezzo della vita, qualcosa di costitutivo del sé. Il musicista carezza distrattamente i parchimetri credendo che siano teste di bambini. Il marinaio non può neppure essere ipnotizzato perché non ricorda le parole dette dall’ipnotizzatore un attimo prima. Che cosa vive, se non sa nulla di ciò che ha appena vissuto? rn Rispetto alla normalità, che è troppo complessa per essere capita, e tende a opacizzarsi nell’esperienza comune, tutti i «deficit» o gli eccessi di funzione, come li chiama la neurologia, sono squarci di luce, improvvisa trasparenza di processi che si tessono nel «telaio incantato» del cervello. Ma queste storie terribili e appassionanti tendono a rimanere imprigionate nei manuali. Sacks è il mago benefico che le riscatta, e per pura capacità di identificazione con la sofferenza,... -
In caso di disgrazia
"Il sottoscritto, Lucien Gobillot, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali..."""" No, non è così che bisognava cominciare: così si cominciano i testamenti. Già. Ma allora, perché scrivere quella specie di memoriale? Per chi? """"In caso di disgrazia. Nell'eventualità che le cose finissero male"""". E come altro sarebbe potuta finire quella storia? Era cominciata un anno prima, quando Yvette, quella puttanella insieme cinica e fragile, furba e innocente, era andata a chiedergli di assumere la sua difesa, la sua e quella dell'amica con la quale aveva tentato di rapinare un orefice riuscendo solo a mandarne la moglie all'ospedale..." -
Lettere al figlio 1750-1752
Pari del regno, gentiluomo di camera del principe di Galles, viceré d'Irlanda e ambasciatore all'Aia, Philip Dormer Stanhope, quarto conte di Chestefield (1694-1773), non passa alla storia per le sue virtù politiche e diplomatiche, bensì per il suo poderoso epistolario, e in particolare per la lettere da lui indirizzate al figlio Philip sin da quando questi ha solo cinque anni. Lo scopo di una così lunga e intensa corrispondenza è di trasformare quell'unico erede - per di più illegittimo e quindi lontano - in un perfetto aristocratico, munito perciò di quelle doti di cultura, di gusto e di comportamento che il padre ritiene essenziali a tal fine. -
Inquisizioni
In ""Inquisizioni"""" Borges privilegia autori e motivi legati alla cultura argentina - sul versante della cultura avanguardistica come su quello dell'ispirazione popolareggiante - e sullo sfondo si staglia il controverso rapporto che lega lo scrittore alla letteratura spagnola e all'eredità barocca in particolare, ma non mancano i segni di una capacità precoce, spesso folgorante, di misurarsi con le grandi questioni letterarie e culturali: basti pensare al saggio sull'""""Ulisse"""" di Joyce, probabilmente il primo apparso in America Latina o a quello su Sir Thomas Browne, dove Borges disegna un autoritratto in fieri."" -
Del mangiare carne. Trattati sugli animali
Il mangiare carne non è la condizione naturale dell'umanità, ma un passaggio traumatico nella sua storia. Con esso l'uomo, animale predato, passava dalla parte dei predatori. Ciò implicava vivere della regolare uccisione di animali, questi primi dèi. La questione era però anche religiosa, e come tale venne elaborata in antichi riti, come i Bouphonia ateniesi. Ma questo si desume anche da un importantissimo testo di Plutarco, ""Del mangiare carne"""", fondato sulla tesi che la dieta carnea vada contro natura. Letto accanto agli altri due trattatelli qui pubblicati, questo testo documenta la profonda conoscenza e comprensione del mondo animale che caratterizza l'antichità classica e che Plutarco sembra compendiare nelle sue pagine."" -
L' origine delle lingue
A poco più di 100 anni da quando la Società di Linguistica di Parigi mise ufficialmente fine alle discussioni, spesso stravaganti, in materia, l'ipotesi di un'origine unica del linguaggio, di una lingua madre cui far risalire i vari ceppi linguistici e la babele di idiomi dei popoli del mondo è tornata al centro dell'interesse. Al punto che oggi quella screditata congettura appare la più fondata e ricca di sviluppi come dimostra questo libro. -
Félicie
Se ne sarebbe ricordato in seguito di quell'attimo, e non sempre con piacere. Per anni, in certe ridenti mattine di primavera, i colleghi dei Quai des Orfèvres avrebbero conservato l'abitudine di rivolgersi a lui con un misto di serietà e di ironia: ""Senti Maigret"""" """"Che c'è?"""" """"C'è Félicie!"""". E allora lui la rivedeva, sottile, con i suoi vestiti chiassosi, i grandi occhi color nontiscordardimé, il naso impertinente, e il cappello poi, quel terrificante cappellino rosso piazzato in cima alla testa con una lunga penna verde cangiante infilzata come una freccia. """"C'è Félicie!"""". Il commissario sbuffava. Lo sapevano tutti che Maigret si metteva a sbuffare come un orso quando qualcuno gli ricordava Félicie."" -
L' ignoranza
Un uomo e una donna si incontrano per caso mentre tornano al loro paese natale, che hanno abbandonato vent'anni prima scegliendo la via dell'esilio. Riusciranno a riannodare i fili di una strana storia d'amore, appena iniziata e subito inghiottita dalla palude stigia della storia? Il fatto è che dopo una così lunga assenza ""i loro ricordi non si assomigliano"""". Crediamo che i nostri ricordi coincidano con quelli di chi abbiamo amato, crediamo di avere vissuto la medesima esperienza, ma è solo un'illusione. D'altro canto, che può fare la nostra memoria, quella memoria che del passato non ricorda che una """"insignificante minuscola particella""""? Viviamo sprofondati in un immenso oblio e ci rifiutiamo di saperlo."" -
Una storia comune
"Guai a un mondo in cui le creature vanno dietro al proprio cuore"""" dice la madre del protagonista di questo romanzo, ed è chiaro che il matrimonio cui destina suo figlio non sarà esattamente un gesto di ossequio nei confronti di una passione soverchiante. D'altronde, a Szybusz, shetl galiziano votato al commercio e al culto della prosperità economica, sarebbe stupefacente il contrario. Poi però non si può pretendere che il marito si accenda di passione per la moglie, né che nelle sue passeggiate solitarie stia lontano dalla casa della donna di cui da sempre è innamorato. Né si può evitare che il primogenito nasca come avvolto da una pellicola di indifferenza." -
Teoria e storia della storiografia
Nel dicembre del 1909 l'editore tedesco Mohr chiese a Croce di scrivere una sorta di ""manuale di Filosofia della storia"""". Commessa stravagante, se rivolta a un autore secondo il quale """"un volume di Filosofia della storia non si può fare in niun modo; o almeno, non si può fare da me, che nego radicalmente la filosofia della storia"""". E singolare risultato, questo """"Teoria e storia della storiografia"""", che richiede quasi otto anni di lavoro, e si legge oggi come il libro che più di ogni altro scandaglia, e illumina, la tesi forse più celebre di Croce: """"Ogni vera storia è storia contemporanea""""."" -
I segreti della creazione. Un capitolo del libro cabbalistico «Zohar»
C'è un cuore nella Cabbala: è lo ""Zohar"""", il libro dello Splendore, un immenso e rapsodico commento alla """"Torah"""" nato sul finire del XIII secolo in ristretti circoli cabbalistici castigliani e destinato a imporsi come opera canonica di indiscussa autorità a fianco della """"Bibbia"""" e del """"Talmud"""". E c'è un cuore nello """"Zohar"""": il capitolo dedicato alla creazione, chiuso nella lucentezza dei suoi 17 versetti e delle relative chiose. Poprio questo capitolo è stato tradotto, introdotto e commentato da Gershom Scholem, il quale non trascura di esporre il drammatico racconto """"preliminare"""" delle dieci sefiroth o """"sfere"""" della divinità, le prime tre nascoste nell'insondabile nulla del """"senza fondo"""", le altre sette legate ai giorni della creazione."" -
E allora siamo andati via
C'è una famiglia che si sposta dal Texas al Michigan, portando con sé la bara dell'ultimo nato e cercando di barattare, lungo il cammino, gli oggetti di cui la macchina è stipata. Ci sono gli esterni che sceglierebbe David Lynch dovendo rigirare, oggi, ""Furore"""": statali polverose, villaggi fantasma, fattorie con le porte che sbattono, sinistre, nel vento. E ci sono due bambini, che con pochissime parole raccontano, alternandosi, una storia in apparenza elementare. Ma subito le strofe di questa filastrocca metallica e stridente si trasportano in un paesaggio allucinato, che non sappiamo più se sia l'America profonda, la Terra dei Morti, o un qualche terrificante stadio intermedio fra i due.""