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La prima inchiesta di Maigret
E' il 15 aprile 1913. La polizia giudiziaria si chiama ancora Sureté e Jules Maigret, segretario del commissariato del quartiere Saint Georges, non sa che sta per cominciare la sua prima indagine. Ha 26 anni e l'aspetto di un adolescente segaligno, conosce a memoria il regolamento interno, è sposato da appena cinque mesi con una bella ragazzona piena di vitalità che ancora lo accompagna in ufficio ogni mattina e da quando è entrato nella polizia (circa 4 anni) è passato per le mansioni più umili. E adesso, all'una e mezzo di notte, gli arriva tra capo e collo un tizio in abito da sera che gli viene a raccontare di aver sentito le urla di una donna provenire dalla villa di un'importante famiglia appartenente all'alta società. Ora l'indagine è sua. -
L'altra parte. Un romanzo fantastico
Che cos'è Perla, la città artificiale in cui Alfred Kubin, grande disegnatore e maestro del fantastico, ha ambientato il suo unico romanzo? È un mosaico di ruderi, di antichità, di avanzi decrepiti e corrosi del passato, tratti dai più famosi angoli del mondo. Una quinta perfetta per la sua popolazione di nevrastenici e nostalgici in fuga dal proprio tempo – ma anche il dominio di un sovrano inafferrabile che tiene sotto il suo incantesimo uomini e cose, accomunandoli in un unico, allucinante disegno. Nato nel 1908 dalle visioni che tormentavano l'autore, e illustrato dal suo pennino febbrile, questo libro ha finito col sembrare, nei decenni, sempre meno un ordito di incubi e sempre più l'evocazione di un mondo che a poco a poco si sta svelando – e suona molto più plausibile se lo situiamo nell'epoca di «Blade Runner» che all'inizio del Novecento. -
Ka
«Chi è Ka?» si domanda l'immenso uccello Garuda, sprofondato tra le fronde dell'albero Rauhina, quando incontra questo nome alla fine di un inno dei Veda. Ka è il nome segreto di Prajapati, il Progenitore, colui che ha dato origine ai trentatré dèi e agli innumerevoli uomini. Presto gli dèi e gli uomini lo avrebbero trascurato, sino quasi a dimenticarlo. Ka significa «Chi?», ed è l'ultima domanda, che si pone quando tutte le altre sono state poste. Ma prima dovranno scorrere molti eoni, sorgere e dissolversi molti mondi, in una sequenza di vortici il cui occhio è Ka stesso. Così appaiono i Deva, gli dèi che si battono contro altri dèi, gli Asura, per conquistare il succo inebriante del soma; i Sette Veggenti, che osservano il corso del mondo dagli astri dell'Orsa Maggiore; e talvolta intervengono; Siva, Brahma, Visnu, con le loro vicende intrecciate, variate, riverberate di èra in èra; manifestazioni della Dea, come Sati e Parvati, congiunte a Siva in amori interminabili; il giovane Krsna e il suo corteo erotico di mandriane, le gopi; Krsna maturo, che sovranamente regge le sorti della funesta guerra fra cugini tramandata dal Mahabharata; e infine, già in mezzo al kaliyuga, l'«età del colpo perdente» in cui viviamo, si fa avanti un principe che abbandona la casa del padre e scopre una via della liberazione mai prima calcata: il Buddha. Nella mente si compie ciò che nella mente aveva avuto inizio; e che forse innanzitutto nella mente era avvenuto, per chi sa che «il mondo è come l'impressione che lascia il racconto di una storia», secondo le parole di un antico testo indiano. Per rispondere all'ultima domanda occorre attraversare tutte le storie. E per attraversare tutte le storie occorre porsi, come accadde a Garuda, la domanda su chi silenziosamente le ospita: Ka. -
Qohélet. Colui che prende la parola
Era il 1955, e nella sinagoga di Torino il giovane Guido Ceronetti, studioso principiante di ebraico bilbico, si applicava sotto la guida del rabbino, a ""una stentata versione interlineare"""" del rotolo detto nella Vulgata """"Ecclesiaste"""": il secondo dei libri sapienziali dell'Antico Testamento, redatto da un ignoto autore del III secolo e da alcuni interpreti attribuito a Salomone stesso; e dal rabbino imparò a dirne i versetti. Da allora, per quasi cinquant'anni, Ceronetti ha continuato a confrontarsi con questo grande """"poema ebraico"""". Oltre all'ultima versione, terminata nel 2001, questa edizione ci offre la prima, che risale al 1970; tra le due, l'amplissimo ventaglio delle riflessioni che hanno accompagnato il lavoro della traduzione."" -
Proleterka
"Proleterka"""" è il nome di una nave. Attraccata a Venezia, aspetta di portare in Grecia un gruppo di rispettabili turisti di lingua tedesca. Gli ultimi a salire sono un signore che zoppica lievemente e sua figlia non ancora sedicenne, appena arrivata dal collegio. Tra padre e figlia c'è un'estraneità totale, e insieme un legame che risale a un tempo remoto oscuro, che sembra precedere le loro esistenze. In quel viaggio, la figlia vorrebbe conoscere qualcosa di più di quella persona inverosimilmente ignota dagli """"occhi chiari e gelidi, innaturali"""". Ma soprattutto desidera scoprire quell'altra cosa ignota che è la vita stesa, sino allora favoleggiata dal recinto di un collegio." -
Nove saggi danteschi
Di Dante, come di tanti altri scrittori, Borges si è dimostrato capace di dirci ciò che altrove non troveremmo, ma soprattutto di dircelo partendo da presupposti e da angolature a lui solo accessibili. Orientata - come accenna il prologo - da una sorta di ""innocenza"""", la sua lettura muove infatti da dettagli, suggestioni, spunti immaginativi per proporre, attraverso molteplici riferimenti letterari, congetture spesso eccentriche e punti di vista esclusivi e personali."" -
Fuga e fine di Joseph Roth - ricordi
In questa testimonianza, come già il titolo lascia intravedere, il biografato vi campeggia nei panni del più complesso tra tutti i personaggi nello stesso Joseph Roth. Non di rado è un Roth insolente e ingrato, geniale e un po' impostore, ora aggressivo ora vulnerabile, infantile e lucidissimo nei suoi giudizi sull'epoca, i contemporanei e la letteratura. Vediamo evocate l'infanzia e l'adolescenza di Roth, i suoi amori e le frequentazioni femminili, le discussioni al caffè con Stefan Zweig, Kesten, Musil, l'apprendistato da alcolista, l'idiosincrasia per psichiatri e psicologi, gli anni parigini dissoluti e distruttivi, l'irrompere del delirio e delle sconnessioni mentali. -
Anatomia dell'immagine
Molto si parla, e si è parlato, del corpo negli ultimi decenni. Ma era rimasto sinora destinato a una circolazione esoterica questo breve trattato di Hans Bellmer, il pittore che seppe immettere nel surrealismo una carica demoniaca che traeva le sue origini dal primo Romanticismo tedesco. Fin dagli anni Trenta, quando inventò la sua perversa Bambola, Bellmer fu un teorico e uno sperimentatore estremo del corpo. La presenza anatomica del sesso, i rudimenti di una metafisica del voyeur, la capacità delle membra di trasformarsi in una serie di doppi allucinatori: sono temi e tracce di questo scritto che a sua volta si sdoppia in una serie di disegni, quasi a mostrarci la violenta scossa a tutta la nostra percezione che le teorie esposte dall'autore comportano. -
«Loro»
Frutto della tarda fioritura kiplinghiana - fioritura come offuscata e relegata in secondo piano dall'eccesso di notorietà procurata allo scrittore dalle sue opere maggiori - questi racconti non mancheranno di sorprendere e sconcertare molti lettori: giocati su una mostruosa tastiera di riferimenti, bagnati di malinconia immortale, spaziano dal Sudafrica che non ha ancora conosciuto la guerra boera all'Antiochia dei primi martiri cristiani, dal Medioevo monastico alle trincee della Grande Guerra. -
L' esoterismo di Dante
Dopo aver esaminato analogie e corrispondenze con gli ordini cavallereschi, il rosicrucianesimo, l'ermetismo e l'Islam suggerite in passato da studiosi e occultisti, Guénon procede a una geometrica esposizione del simbolismo insito in alcuni temi cruciali della ""Commedia"""": i tre mondi, i numeri, il tempo. Ecco allora che l'Inferno appare come ricapitolazione degli stati che precedono logicamente lo stato umano e manifestazione delle possibilità di ordine inferiore che l'essere porta ancora in sé, il Purgatorio come prolungamento dello stato umano, che viene così condotto alla pienezza della sua espansione e il Paradiso come ascesa agli stati superiori dell'essere."" -
Religione antica
Quando il giovane Nietzsche pubblicò La nascita della tragedia, subito la corporazione dei grecisti si risentì – e Wilamowitz lo attaccò con un pamphlet feroce. Aveva buone ragioni, perché quel testo di Nietzsche minacciava tutto l’assetto degli studi classici. Ma una vera risposta a Wilamowitz sarebbe venuta solo nel corso del Novecento, dall’opera di Kerényi. Sin dagli inizi degli anni Trenta, e poi attraverso il dialogo e la collaborazione con Jung e Thomas Mann, Kerényi sviluppò una visione della grecità che permetteva di risalire alle origini di quella che egli chiamò mitopoiesi e mostrava come una rete possente di simboli innervasse ogni aspetto della vita greca. Se c’è un libro dove questa visione si presenta nelle sue più svariate sfaccettature – ciascuna delle quali corrisponde a un aspetto delle molteplici ricerche di Kerényi –, è proprio Religione antica, apparso per la prima volta nel 1940 e nella sua edizione definitiva nel 1971. Non è un trattato né un’opera sistematica, ma un felice tentativo di illuminare eventi e categorie indispensabili per accedere al mondo classico, come già si può desumere dal titolo di alcuni capitoli: «Che cos’è mitologia?», «L’essenza della festa», «Uomo e dio secondo Omero ed Esiodo», «Uomo e dio nella concezione romana», «La sacralità del pasto», «Il mito dell’areté», «Che cos’è il tempio greco?». E ogni volta Kerényi ci addita la via regale per avvicinarsi a questi temi. -
Il principio antropico
L'ipotesi del ""principio antropico"""" venne proposta da Barrow e Tipler in questo libro apparso negli Stati Uniti nel 1986. Secondo questa teoria tutto ruota intorno a un nucleo ineludibile: se non si presentassero un numero allarmante di straordinarie coincidenze nella forma delle leggi fisiche e nei valori delle costanti di natura, la biochimica, la vita e la vita intelligente non sarebbero possibili. Non solo un universo preso a caso non consentirebbe la vita, ma non vi sarebbero possibili neppure gli oggetti astronomici comuni e la materia ordinaria. Muovendo da questa constatazione si giunge alla conclusione che vi sia una necessità, e il principio antropico debole, che si arresta al riconoscimento dei fatti, evolve in quello forte."" -
La verità su Bébé Donge
"Bébé! Che idea chiamarlo Bébé!"""": sono passati dieci anni dal suo matrimonio e Francois Donge non è ancora riuscito ad abituarsi a quel ridicolo soprannome che tutti hanno sempre usato per sua moglie. E nessuno, e tanto meno lui, avrebbe potuto immaginare che una domenica d'estate, servendo il caffè nel magnifico giardino della loro villa in campagna, proprio quell'essere immateriale, di squsita eleganza, avrebbe versato nella tazzina del marito una dose mortale di arsenico. Bébé Donge in prigione! Inimmaginabile: eppure eccola avviarsi verso il carcere, tranquilla e disinvolta. E Francois avrà tutto il tempo, durante la degenza in ospedale e nel corso del processo, per interrogarsi su quel gesto apparentemente inesplicabile." -
Il sartorello coraggioso
Un sartorello sedeva al suo tavolo e cuciva di buona lena, dando di tanto in tanto con gran gusto un morso a una mela matura. Ma il profumo zuccherino della mela finì per attirare anche nugoli di mosche che, dopo aver ronzato un po' all'intorno, vi si posarono sopra. Prese un pezzo di stoffa e menò un colpo alla mela. Quando scostò il panno, c'erano sette mosche spiaccicate. Età di lettura: da 7 anni. -
L'identità
Vi sono situazioni in cui per un istante non riconosciamo chi ci sta accanto, in cui l’identità dell’altro si cancella, mentre, di riflesso, dubitiamo della nostra. Questo avviene anche all’interno di una coppia – anzi, soprattutto in una coppia, perché chi ama teme sopra ogni altra cosa di «perdere di vista» l’essere amato. Con la sua arte stupefacente della dilatazione e variazione dell’attimo significativo, Kundera ha fatto di questa situazione, con il vago senso di panico che ad essa si accompagna, il tessuto stesso del suo nuovo romanzo. Qui la brevità si congiunge all’intensità e un istante di smarrimento segna l’avvio di una vicenda labirintica nel corso della quale il lettore sarà costretto a varcare più volte la frontiera fra il reale e l’irreale – o fra ciò che accade nel mondo esterno e ciò che una mente elabora in solitudine. Soltanto Kundera, fra gli scrittori di oggi, poteva riuscire a trasformare una percezione così segreta e sconcertante in materia romanzesca e a farne uno dei suoi libri più alti, dolorosi e illuminanti. E infine, a sorpresa, un romanzo d’amore. Questa edizione dell’Identità è la prima al mondo. -
Destino
I protagonisti di questo libro sono una frase e 72 ore. La frase, ipnotica quanto spietata, è quella che annuncia a Chris Burton, giornalista inglese da anni trapiantato in Italia, il suicidio del figlio schizofrenico. Le 72 ore sono quelle immediatamente successive, spese da Burton nel tentativo di ricomporre le schegge di una mente sconvolta dal lutto e i brandelli di un'Italia non meno frantumata. Dopo aver passato anni a riflettere sulla prevedibilità, Burton si trova urtato da qualcosa di imprevisto e orribile. E di conseguenza dalla rocciosa parola - destino - che d'ora innanzi racchiuderà la sua vicenda. -
Le più belle pagine scelte da Italo Calvino
Dopo aver setacciato le raccolte pubblicate da Landolfi nell'arco di oltre quarant'anni (da ""Dialogo dei massimi sistemi"""" del 1937 a """"Del meno"""" del 1978), Calvino scelse da ultimo 53 testi. Organizzati in sette sezioni che corrispondono ad altrettanti spunti critici essi consentono di cogliere in tutte le sue sfaccettature un'opera che ha sul lettore l'effetto """"d'unghia che stride contro un vetro, o d'una carezza contropelo, o d'una associazione di idee che si vorrebbe scacciare subito dalla mente"""". Insomma: il vero Landolfi, quello che """"preferisce lasciare nell'opera qualcosa di non risolto, un margine d'ombra e di rischio: il Landolfi che sperpera le sue puntate d'un colpo e le ritira bruscamente dal tavolo con gesto allucinato del giocatore""""."" -
Maigret al Picratt's
E' notte fonda a Pigalle, e l'insegna rossa del Paicratt's, dove approdano clienti che giocano lì la loro ultima carta, si riflette sul selciato come una chiazza di sangue. Poi anche quella si spegne. Una donna dal passo malfermo entra nel vicino commissariato di Rue de La Rochefoucauld. E' pesantemente truccata e sotto il finto visone indossa un abito di raso nero. Ha lo sguardo di una bambina ansiosa. E' una delle spogliarelliste del Picratt's. Dice di aver sentito due clienti che complottavano l'assassinio di una contessa piena di gioelli. Ma la mattina dopo ritratta. Poche ore dopo viene trovata strangolata nel suo appartamento. E quando anche una contessa morfinomane e decaduta viene assassinata, per Maigret è giunto il momento di indagare. -
Romanzi. Vol. 1
Non sempre i tempi che scandiscono la fortuna pubblica di uno scrittore coincidono con quelli della sua officina segreta, basti pensare a Morselli, morto suicida la notte del 31 luglio 1973, quando i lettori cominciavano a conoscerlo e ad amarlo. Oggi Adelphi propone una raccolta dei suoi romanzi per imparare a riscoprire e ad apprezzare questo scrittore. -
Convertire Casaubon
Seguendo le sotterranee vicende della ""Biblioteca"""" di Fozio e degli uomini che l'hanno desiderata e inseguita, Canfora ci conduce, nel cinquantennio che separa il Concilio di Trento dalla vigilia della guerra dei Trent'anni, da Venezia alla corte papale, da Toledo ad Augusta ad Anversa. Incontriamo così Diego Harte de Mendoza, ambasciatore di Carlo V a Venezia; il gesuita Juan de Mariana; Isacco Casaubon, la penna più affilata dei riformati; André Schott, le cui peregrinazioni disegnano la traiettoria di un'occulta missione. Ma protagonista è anche la Compagnia di Gesù, di cui vediamo affiorare le trame più segrete: riconquistare l'élite intellettuale; promuovere la censura, senza rinunciare a violarla; scegliere gli uomini in funzione dei fini.""