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Emilio Vedova. De America. Ediz. a colori
"È proprio dopo l'America... che certi pensieri mi incalzano nel profondo. Dopo l'America dove ho visto portato fino alle estreme conseguenze questo nostro mondo occidentale; dove ho visto fino ai suoi paradossi questa civiltà che è partita dall'Europa... Si parla tanto di questa pittura americana, ma dove la mettiamo la diaspora europea? Perché dovremmo essere noi i debitori? Ormai è tempo di dirlo: se gli europei hanno preso qualcosa dagli americani, è qualcosa che loro avevano già preso dall'Europa."""" Presentazione di Alfredo Bianchini." -
A perdita d'occhio. Visibilità e invisibilità nell'arte contemporanea
Lo sguardo come disciplina artistica e poeticarnrnUn modo di vedere, un vedere doppio… Una serie di appunti sulle questioni sollevate dal problema della “visione” attraverso le opere di un nucleo di artisti contemporanei. Un saggio che diventa indagine linguistica imprescindibile da quella visiva, essendo suo tema costante lo “sguardo”, il “guardare”. Parole e opere che interagiscono spingendo il lettore a farsi obbligatoriamente anche “osservatore”. rnSpesso, quanto accomuna questi autori – Fabio Mauri, Gino De Dominicis, Jannis Kounellis, Oscar Muñoz, Claudio Parmiggiani, On Kawara tra gli altri – è apparentemente un pretesto, uno strumento, un segnale. In realtà, a renderli vicini è una potente onnipotenza: far vedere quello che non c’è, far vedere un presagio, una memoria, un amore, un tempo, un disagio, tutte “cose” che non si vedono e tuttavia si sentono, si percepiscono, coinvolgono, inquietano, attraggono. rnrnCon un’introduzione di Franco “Bifo” Berardi e un testo di Filippo Timi. -
Nel cuore della terra. La Venta. 25 anni di esplorazione. Ediz. italiana e inglese
La straordinaria avventura dell’associazione La Venta: 25 anni di spedizioni nei luoghi più remoti e irraggiungibili del pianeta.rnrnOgni metro della superficie terrestre è stato mappato e fotografato dai satelliti, eppure esistono luoghi che è impossibile conoscere senza visitarli di persona. Il mondo sotterraneo si estende invisibile sotto di noi, all’interno delle montagne, ancora quasi del tutto inesplorato. Nel buio si celano pagine della storia geologica del pianeta e tessere del complesso mosaico culturale dell’umanità.rnIn venticinque anni l’Associazione La Venta ha esplorato grotte in tutto il mondo e ne ha indagato il legame con la superficie. rnDalle foreste tropicali del Messico e delle Filippine ai principali ghiacciai del mondo, dai remoti tepui dell’Amazzonia alle grotte dell’Uzbekistan e del Myanmar. Fino a luoghi che sembrano nati dalla fantasia di Jules Verne, come la grotta dei Cristalli Giganti di Naica.rnSplendide fotografie accompagnano i racconti dei protagonisti di questo lungo viaggio fatto di avventure, amicizie e successi, ma anche di grandi fatiche, rischi e fallimenti. Un’esplorazione geografica autentica. Nel cuore della Terra. -
Il giardino perduto
"Partita d'impulso, da sola, in una spedizione autunnale, colei che narra in prima persona entra di soppiatto in un altro giardino incantato, quello mitico della sua infanzia: un eden dal quale, ci dice, fu espulsa alla morte di suo padre. Ora, mentre si aggira di soppiatto per quei luoghi, badando a non farsi sorprendere, la clandestina incontra alcuni fantasmi del passato, o meglio, rievoca alcune figure della sua fanciullezza legate a esso: un nonno severo e atteggiato; un padre complice ma non disposto a compromessi; una comica istitutrice. Infine incontra, magica e inquietante presenza in carne e ossa, una bambinetta saccente e indipendente chiamata proprio Elizabeth..."""" (dalla prefazione di Masolino d'Amico)" -
Lei mi parla ancora
Dopo i successi di Lungo l’argine del tempo e Non chiedere cosa sarà il futuro, in questa sorta di romanzo-elegia “Nino” Sgarbi racconta, in un delicato e appassionato dialogo a distanza, l’amore inesauribile per la sua sposa, compagna e anima di tutta una vita.rnrn“Hai sempre amato le attenzioni di Elisabetta. La tua voce cambiava quando parlavi al telefono con lei. Capivo chi era all’altro capo del filo dal tono che usavi. Quella dolcezza era riservata a lei. A Vittorio hai sempre parlato come parla un padre. A lei come una madre. A me come una donna. Possedevi il dono delle lingue. A ciascuno la sua. Nessuna mi aveva mai parlato così. Né nessun’altra l’ha mai fatto. Credo sia questa la cosa che mi ha fatto innamorare. La tua bellezza era l’esca, certo, ma è stata la tua testa a pescare nel mio cuore. Mai conosciuto una testa così. Lucida, vivida, fulminante. E io non sono mai stato tanto felice di aver abboccato a un amo. Un amore che vive anche adesso che tu non vivi più. Per questo il dolore è così grande. rn‘Finché morte non vi separi’ è una bugia. Il minimo sindacale. Un amore come il nostro arriva molto più in là. E il tuo lo sento anche da qui.”rnrnL’amore di Giuseppe Sgarbi per la moglie Rina, scomparsa un anno fa, è di quelli che non si trovano più. È stato un amore che ha dato pienezza, significato, profondità, valore e bellezza a una strada percorsa fianco a fianco negli anni, qui evocato in una “prosa piana, percorsa da echi e risonanze come ogni classicità” (Claudio Magris). -
All'inizio era il profumo. Storia personale, e universale, dei profumi
Il nostro senso più trascurato è anche il più potente. Viviamo in un intrico di odori e profumi che ci ammalia e ci spaventa, dalla nascita alla morte, scatenando passioni irresistibili e paure ataviche. Tra le avventure di un bambino che diventa uomo immerso negli odori, oggetti di studio appassionato, e la storia del rapporto tra l'umanità e i profumi, Aldo Nove ripercorre la sua scoperta di un mondo pieno di magia, per arrivare a studiarne la complessità e il fascino potente quanto misterioso: il profumo della pelle di nostra madre, quello dei fiori che svelano la meraviglia della natura, l'odore di un cane bagnato amico d'infanzia... il romanzo di ""formazione olfattiva"""" si intreccia alla Storia, in un viaggio che è al contempo personale e di tutti, nello stupore e nei segreti del mondo che si dischiude alla nostra esperienza."" -
Paolo Venini e la sua fornace. Ediz. a colori
Protagonista del vetro muranese del Novecento, Paolo Venini (1895-1959) con la sua appassionata attività, svolta nell'arco di quasi un quarantennio, ha contribuito in modo determinante alla vitalità dell'arte del fuoco, conseguendo risultati straordinari riconosciuti anche in ambito internazionale. Milanese, già socio della Cappellin Venini, nel 1925 fondò la vetreria V.S.M. Venini & C. avendo soci come Napoleone Martinuzzi e Francesco Zecchin, dai quali si separò nel 1932. Divenuto presidente della società, egli operò instancabilmente come grande regista e direttore della Venini fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1959. Nella definizione del catalogo della vetreria, egli intervenne anche come ideatore di nuove serie di vetri a metà degli anni trenta, ma in particolare nel corso degli anni cinquanta. Il volume, frutto di un'approfondita ricerca basata in prevalenza su materiale inedito proveniente dall'archivio storico Venini, illustra soprattutto quest'aspetto della sua attività attraverso la successione di circa trecento modelli. Per la maggior parte di essi Paolo Venini ricorse alle tecniche tradizionali muranesi di cui diede una raffinata e innovativa interpretazione grazie alla quale nacquero le serie Zanfirico reticello, Mosaico zanfirico, Mosaico multicolore ecc. e i coloratissimi vetri a murrine. Significativa fu inoltre l'influenza del design nordico che venne rivisitato in chiave muranese. Il volume documenta inoltre l'intervento degli autori che collaborarono con lui in maniera episodica tra gli anni trenta e gli anni cinquanta, chiamati dallo stesso Venini o giunti in maniera autonoma perché interessati al vetro e/o alla qualità del lavoro della fornace. -
Il Cenacolo di Leonardo. Guida. Ediz. illustrata
«Il restauro del Cenacolo di Leonardo, compiuto tra il 1977 e il 1999, ha senza dubbio segnato una svolta nelle metodologie di restauro delle pitture murali e, forse, nella storia del restauro in generale. A dieci anni esatti dal suo compimento, il complesso lavoro di recupero della pittura, portato avanti tra mille difficoltà e ogni genere di problemi, da quello relativo al timore di avvicinarsi a un testo pittorico tanto famoso, a quello di conservare e 'restituire' un'opera che la storia ci aveva consegnato alterata e manomessa - al punto da non riconoscervi se non un''ombra' del perduto capolavoro di Leonardo - a quello, non ultimo, del suo rapporto con l'immagine che si era sedimentata da almeno un secolo nella coscienza e nel bagaglio visivo del pubblico, chiede oggi, nel 2009, di essere verificato nella sua tenuta e nei suoi risultati. L'apprezzamento della critica italiana e internazionale e il continuo ininterrotto afflusso del pubblico, che, da ogni parte del mondo, giunge ogni giorno a Milano per prendere visione di quella che rimane forse la pittura murale universalmente più celebre della storia dell'arte, corroborano nella convinzione che le Soprintendenze milanesi, insieme con l'Istituto Centrale per il Restauro e le diverse Istituzioni scientifiche internazionali che hanno fornito nel tempo la loro collaborazione e il loro supporto, abbiano preso, a far tempo dal 1977, decisioni corrette dal punto di vista conservativo ed estetico.» (dalla Premessa di P. C. Marani) -
Lying in between. Hellas 2016
I paesi che si affacciano sul Mediterraneo si trovano oggi ad affrontare un'emergenza senza precedenti, rappresentata da migliaia di profughi in fuga dal Medio Oriente e dall'Africa. I loro approdi, un tempo mete turistiche per eccellenza, sono diventati oggi l'emblema del divario esistente fra il mondo occidentale, intento a preservare se stesso, e un mondo altro, affacciato all'Europa e lacerato da guerre civili e di religione. Fondazione Fotografia Modena ha sempre sostenuto che un uso responsabile delle immagini può innescare riflessioni profonde sulla contemporaneità, mettere in discussione certezze e risvegliare le coscienze. Forte di questa convinzione, ha inviato a Idomeni - al confine fra Grecia e Macedonia - e sulle isole elleniche di Lesbos, Chios, Samos, Leros e Kos sette fotografi italiani: Antonio Biasiucci, Antonio Fortugno, Angelo Iannone, Filippo Luini, Francesco Mammarella, Simone Mizzotti e Francesco Radino. Caratterizzati da sensibilità e stili differenti, alcuni hanno optato per una narrazione diretta, altri hanno adottato uno stile maggiormente evocativo, altri ancora si sono orientati verso una rappresentazione concettuale. Un'installazione video a tre canali, realizzata da Fondazione Fotografia, affianca le loro opere e completa il racconto dell'esperienza. Come i profughi lasciati nel limbo dell'attesa, così i fotografi si sono trovati ""nel mezzo"""", in between, travolti dagli sguardi e dalle parole di chi è costretto a sostare nei campi d'accoglienza per periodi illimitati, in un'atmosfera logorante."" -
Non sparate sul pianista. Viaggio nel cinema western
Illustrazioni originali di Giulio PeranzonirnrnL’epica storia del selvaggio West raccontata da uno dei più conosciuti musicisti jazz italiani. Attraverso gli occhi di un bambino degli anni ’50, un ragazzo degli anni ’60, un uomo degli anni ’70 si rivive l’epopea del “cinema per eccellenza”.rnrnIl cinema western è diventato sinonimo di cowboy, indiani, banditi, sceriffi, losers, desperados. Ma attraverso la sua etica, che esalta i valori della giustizia, dell’amicizia e del coraggio ha influenzato generazioni di spettatori che idealmente hanno cavalcato con John Wayne, difeso i poveri con “i magnifici sette”, lottato per salvare un amico come ne Il mucchio selvaggio perché “se si comincia insieme, si finisce insieme”… tra le avventure di un’esistenza dedicata non solo alla musica ma anche alla solidarietà e a viaggi avventurosi come i suoi eroi, Gaetano Liguori racconta la storia di una passione che ha accompagnato e ispirato tutta la sua vita. -
Bruno Rovesti. Pittore contadino celebre. Ediz. a colori
Pubblicata in occasione della mostra antologica dedicata a Bruno Rovesti (1907-1987), la monografia ripercorre attraverso 60 dipinti l'intero iter creativo di questo artista riconosciuto come uno degli esponenti più autentici della pittura naïf italiana. Il volume, che rappresenta la prima monografia dedicata all'artista, analizza l'aspetto più autentico dell'arte naïf di Rovesti. Davanti ai suoi dipinti si respira la sincerità di un uomo che cerca di raccontare e comprendere quello che se ne sta intorno a lui, o che vede in qualche parte del mondo, dove si è recato o che ha visitato nell'immaginario, per conquistarsi una propria identità e una propria visione dell'umana esistenza. Sulle sue tele scorrono persone, intente alle più varie occupazioni di lavoro o di svago, animali domestici, pesci, uccelli che volano nel cielo, case ed edifici, strade, ponti e piazze, alberi spogli che esibiscono le loro radici fuori dalla terra e tronchi tagliati come se fossero arti umani, ma anche, in tanti dipinti, una vegetazione lussureggiante che tutto assedia e che ovunque cresce, con gli stessi alberi che assumono le sembianze di fiori dai colori vivacissimi. Ciascun elemento del creato è trasfigurato e reso con una felicità tonale sorprendente; tutto appare, nei dipinti di Rovesti, disposto in una prospettiva peculiare e in una sorta di sorprendente, insistita ripartizione geometrica dello spazio, come se volesse padroneggiare, nella stessa struttura del quadro, una qualche tendenza al disordine insita nel reale. Le opere di Rovesti sono accompagnate, sul retro, oltre che dall'indicazione del prezzo di vendita (anche se è nota la ritrosia dell'artista a cedere una qualche sua opera, nonostante le accorate pressioni della moglie), da una fitta narrazione di ciò che lui ha inteso rappresentare in quel dipinto, intessuta di memorie e di rimandi che navigano senza sosta dentro il tempo e i luoghi: la lingua parlata dagli umili della Bassa, di straordinario interesse lessicale e immaginifico. -
Gli archivi digitali dei Gonzaga e la cultura letteraria in età moderna
Questo volume inaugura la collana diretta da Andrea Canova e Daniela Sogliani ""I Gonzaga digitali"""", che si propone di raccogliere studi pluridisciplinari sui documenti dell'Archivio Gonzaga trascritti nelle banche dati informatiche del Centro Internazionale d'Arte e di Cultura di Palazzo Te di Mantova. Il tema di questo primo volume è la cultura letteraria in età moderna, indagata nei suoi più vari riflessi a partire da notizie sinora malnote o completamente inedite, che permettono di illuminare meglio le esperienze biografiche e culturali di uomini di lettere che furono in contatto con i Gonzaga, tra cui poeti di prima grandezza (Torquato Tasso) e minori degni di considerazione (Muzio Manfredi), così come eruditi, italiani (Aldo Manuzio il Giovane, Traiano Boccalini) e stranieri (James Crichton, Stanislaw Niegoszewski). Le carte mantovane consentono inoltre di approfondire le vicende di alcuni libri appartenuti o offerti ai Gonzaga, sin dalla genesi di una loro parte a lungo trascurata eppure ricca di implicazioni politiche e sociali quale la dedica, con importanti sviluppi tanto per la storia del collezionismo e del commercio librario, quanto per quella dei complessi rapporti tra i letterati e le istituzioni nella realtà italiana d'antico regime. Preceduto dall'introduzione di Stefano Baia Curioni, il volume comprende i saggi di Andrea Canova, Luca Morlino, Paolo Procaccioli, Emilio Russo, Daniela Sogliani, Franco Tomasi."" -
Ed Atkins. Ediz. a colori
Attraverso i suoi inquietanti video, disegni e vasta pratica di scrittura, Ed Atkins (Oxford, Regno Unito, 1982) rimette in scena e riperforma le modalità con cui i linguaggi contemporanei della rappresentazione - dalla poesia del bathos all'animazione CGI - cercano di convogliare e restituire esperienze sensoriali e di forte potenza emotiva. Le opere di Atkins sono allo stesso tempo diagnosi perturbanti di un presente mediato dal digitale e assurde profezie di un tempo a venire. Scettico rispetto alle promesse della tecnologia, Atkins suggerisce la possibilità di recuperare la soggettività dell'individuo attraverso una beffa genuina dell'odio e dell'amore, nella sospensione di quel sentimentalismo isterico che pervade le vite disperate dei suoi surrogati. -
Giuliana Fresco. Ediz. italiana e inglese
Questi dipinti pongono in primo piano il valore dell’identità, della persona: come coscienza, emozione, memoria, testimonianza. Una mente che pensa, sente, riflette; un corpo che ama, respira, gioisce, soffre. Di fronte ad esso, l’immenso enigma della realtà: le infinite luci di un paesaggio insieme naturalistico e interiore, un paesaggio sempre trasfigurato dai vortici delle forme, dei segni, dei colori, come un incendio nella foresta. L’io incontra il mondo. Una coscienza si interroga sulle molteplici presenze della vita, della storia, del tempo. In realtà, i dipinti della Fresco ci parlano di un incontro, un dialogo, una fusione. Il diaframma della tela o della carta, per lei diviene la testimonianza, il simbolo più concreto e naturale della comunione tra mente e spazio, corpo e luce. Paolo Repetto, Come in uno specchio Giuliana Fresco nasce a Milano e, dopo aver vissuto a Genova, Parigi e Roma, si trasferisce a Londra, dove vive dal 1977 al 2005. Ritorna a Milano definitivamente nel 2006. Ha frequentato diverse scuole d’arte a Londra e a Roma. L’avere vissuto in tante città e tanti paesi diversi ha spogliato il suo lavoro di qualsiasi connotazione locale, conferendogli invece piuttosto un’impronta internazionale. Tuttavia, Londra ha rivestito per lei un’importanza speciale, perché è lì che ha individuato definitivamente la sua strada e l’impegno per l’arte è diventato per lei baricentro di vita. Nella capitale inglese ha assorbito la cultura pittorica britannica, dai classici a Bacon e Freud, pur conservando radici fortemente “classiche” e italiane, che spiegano per esempio il suo rapporto con l’antico e il riferimento, di tipo concettuale e non citazionistico, a grandi maestri che hanno segnato il suo lavoro fino a oggi. Gli anni fra il 1970 e il 1980 sono caratterizzati da un linguaggio figurativo, con numerosi ritratti e disegni di paesaggio. Dal 1980 al 1990 il lavoro di Giuliana Fresco acquista una natura intimista (scene d’interni, nature morte…).La pittura si fa più astratta, lasciando al colore il compito di creare un impatto intenso, espressionista, reso ancora più forte dall’uso del segno. Dal 1990 a oggi la sua arte è connotata da una ricerca costante, dove il sapere acquisito si sovrappone stratificandosi, concretezza e spiritualità si alternano a figure senza tempo e paesaggi di memoria, acquisendo risonanze musicali in cui il colore, come sempre, regna sovrano. -
Verso la realizzazione delle microcittà di Roma
Verso la realizzazione delle microcittà di Roma è una riflessione sulla struttura urbana di Roma, tesa a rimettere in discussione l’attuale modello centro-periferia.rnrnRiconoscere l’importanza demografica delle periferie e l’esistenza delle microcittà è una riforma di politica urbana fondamentale per trasformare gli attuali frammenti periferici, di cui si compone la città contemporanea di Roma, in centri urbani potenzialmente autonomi e in comunità in grado di decidere il loro futuro, rompendo la ghettizzazione e la tendenza della città a creare esclusioni e cul-de-sac.rnRiformare gli attuali Municipi, dotando ciascuna microcittà di una progressiva autonomia di gestione urbana, è un antidoto ai fondamentalismi e alla rabbia sociale, dettati da un senso di esclusione dalle scelte.rnIl modello proposto per la città contemporanea di Roma, per le nove città del Grande Raccordo Anulare, è un programma urbano in grado di assorbire i movimenti socio-politici in atto, di rimescolare gerarchie sociali e territoriali che diventano sempre più dure, di consentire una migrazione concettuale da una dimensione di marginalità a una di nuova centralità. -
Antonio Ligabue a Roma. Ediz. illustrata
Espulso dalla Svizzera – era nato a Zurigo nel 1899, da madre italiana emigrata e da padre ignoto – Antonio Ligabue approda nel 1919 a Gualtieri, luogo di origine dell’uomo che l’ha legittimato, dandogli il proprio cognome, Laccabue (che poi Antonio muterà in Ligabue).rnrnL’infanzia e l’adolescenza sono segnate dall’abbandono (a soli nove mesi di età viene affidato dalla madre a un’altra famiglia), dall’emarginazione (pessimi sono i risultati scolastici, anche se già rivela passione e talento per il disegno di animali) e dall’insofferenza verso il mondo che lo circonda – tuttavia, lui sempre ricorderà il Paese natale come la patria perduta, rappresentata in molti dipinti. A Gualtieri Antonio è “straniero in terra straniera”: non conosce nessuno, parla solo il tedesco, non sa dove potere mangiare e dormire; la stessa madre adottiva, che subito ne chiede il rimpatrio, scrive che “vive come un animale”: si rifugia nella golena del Po, dove lavora come “scariolante”. L’argilla nei pressi del fiume è il materiale con cui modella le sculture; verso la fine degli anni venti inizia a dipingere, incoraggiato e apprezzato da rari estimatori, tra i quali Marino Mazzacurati, ma spesso circondato da ostilità e derisione. Per anni, è costretto a barattare suoi dipinti per un piatto di minestra o per un rifugio in una stalla o in un fienile; lui tuttavia si considera un artista di valore, pur costretto a subire, tra il 1937 e il 1945, tre ricoveri all’Ospedale Psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia. Cresce intanto l’interesse per la sua opera visionaria: nel 1955 si tiene la prima mostra personale a Gonzaga; nel 1961 un’esposizione a Roma, alla Galleria La Barcaccia, ne segna la consacrazione nazionale (“il caso Ligabue”), suscitando l’ammirazione e l’interesse di appassionati, critici e storici dell’arte, che certo non si affievoliscono dopo la morte, nel 1965. rnA cinquantacinque anni dalla prima mostra romana, l’esposizione antologica nel Complesso del Vittoriano presenta oltre cento opere accuratamente selezionate (alcune mai esposte in precedenza) tra dipinti, sculture, disegni e incisioni, e conferma, al di là delle fuorvianti definizioni di naïf o di artista segnato dalla follia, il fascino di questo “espressionista tragico” di valore europeo, nella cui opera spira il vento del moderno. -
Collezione Giuseppe Iannaccone. Ediz. italiana e inglese. Vol. 1: Italia 1920-1945. Una nuova figurazione e il racconto del sé.
Questo primo volume dedicato alla Collezione Giuseppe Iannaccone raccoglie le opere realizzate dal 1920 al 1945, acquistate e scelte personalmente dal collezionista, fino al 30 novembre 2016. La collezione è stata creata con l'intento di formare un gruppo omogeneo di opere il cui criterio essenziale rispecchiasse il corso degli avvenimenti artistici dagli anni Venti alla metà degli anni Quaranta al di fuori dei canoni di Novecento e del ritorno all'ordine. La prima parte del libro è dedicata al collezionista, alla sua personale visione della storia dell'arte che ha prodotto un racconto il più fedele possibile della vita e delle scelte che hanno caratterizzato questa straordinaria collezione. Il testo di Flavio Fergonzi ci introduce ai venticinque anni che interessano la collezione e analizza dodici temi critici per l'arte italiana; seguono i saggi degli studiosi che hanno letto, studiato e indagato la collezione analizzando minuziosamente le vicende culturali e storico-artistiche degli anni dal 1920 al 1945. Il volume è completato dalle schede delle opere e da una ricca sezione di apparati composta da cronologia storico-critica, riferita all'arco temporale 1920-1945, dal regesto delle opere e delle mostre e dalla bibliografia. -
Lucio Fontana. Catalogo ragionato delle sculture ceramiche. Ediz. illustrata
Il Catalogo ragionato delle sculture ceramiche di Lucio Fontana rappresenta oggi la più completa e avanzata pubblicazione riguardante questo suo fondamentale ambito di ricerca e produzione. Frutto di un progetto condiviso con Enrico Crispolti, curatore dell'intera collana dei Cataloghi ragionati del Maestro, questo imponente volume è curato da Luca Massimo Barbero - eminente studioso dell'artista e già curatore del Catalogo ragionato delle opere su carta - in collaborazione con Silvia Ardemagni e Maria Villa della Fondazione Lucio Fontana. Strumento di studio essenziale e aggiornato, il Catalogo raccoglie gli esiti dell'attento lavoro di archiviazione e documentazione svolto dalla Fondazione in oltre cinquant'anni di attività e presenta un nucleo di circa 2000 opere ceramiche realizzate tra il 1929-30 e il 1966. Ordinate tematicamente e cronologicamente all'interno dei due ""emisferi"""" formali tra cui idealmente oscilla la straordinaria produzione fontaniana di sculture in terra, il linguaggio Figurativo e il linguaggio Spaziale, le opere sono corredate da schede che offrono un preciso approfondimento bibliografico ed espositivo. Pagina dopo pagina emerge l'ampissima creatività dell'artista costellata da sperimentazioni che nella ceramica trovano un medium ideale per testare e mettere in pratica la relazione tra forma, colore, materia e spazio. Il volume include un ampio e analitico saggio di Luca Massimo Barbero, una puntuale ricognizione che per la prima volta evidenzia e mette a fuoco l'eccezionale capacità inventiva fontaniana, così come il suo ruolo da protagonista nell'arte contemporanea del XX secolo. Per l'occasione, oltre agli approfondimenti bibliografici, sono state affrontate nuove ricerche e studi relativi alla biografia dell'autore. Luca Massimo Barbero (Torino, 1963) Curatore e storico d'arte è direttore dell'Istituto di Storia dell'Arte della Fondazione Giorgio Cini e consulente scientifico della Fondazione Lucio Fontana. Dedica da tempo i suoi studi ed approfondimenti all'arte italiana ed internazionale del Secondo dopoguerra di cui ha curato numerose esposizioni e pubblicazioni per le maggiori istituzione museali internazionali. Oltre agli approfondimenti sul movimento dello Spazialismo cura importanti esposizioni e studi dedicati a Lucio Fontana, tra le altre, nel 2006 la mostra Lucio Fontana Venezia/NewYork alla Peggy Guggenheim di Venezia e successivamente nello stesso anno, a The Solomon R. Guggenheim Museum di New York. È il curatore, in collaborazione con la Fondazione Lucio Fontana del Catalogo ragionato delle opere su carta, edito da Skira (2013), del volume Lucio Fontana e gli Spaziali, Fonti e documenti per le gallerie Cardazzo edito da Marsilio Editori (2020) e delle mostre Lucio Fontana. Walking the Space: Spatial Environments, 1948-1968 (Hauser&Wirth Los Angeles, 2020) e Lucio Fontana. Sculpture (Hauser&Wirth New York, 2022), entrambe in collaborazione con la Fondazione Lucio Fontana."" -
Franca Ghitti. Ediz. italiana e inglese
La monografia presenta una selezione di oltre sessanta sculture realizzate dall‘artista dal 1964 al 2011La scultura di Franca Ghitti insegna la ricerca di alfabeti che non si trovano nei libri, il valore dei materiali di scarto, il significato del gesto anonimo e disadorno, la diversità delle forme che sembrano uguali. Insegna che le mani sanno quello che la mente non capisce, mentre il linguaggio dei segni custodisce qualcosa che le parole non registrano.rnQuello di Franca Ghitti è un mondo complesso, un crogiolo di esperienze occidentali e primitive, di arte e architettura, di ripetizione e differenza. La sua scultura è sempre un disegno di mappe, una collezione di segni: non cerca il volume, il modellato, la massa, ma la superficie, la tavola, la pagina. rnFranca Ghitti era nata nel 1932 a Erbanno, in Valle Camonica. La “Valle”, come lei l’ha sempre chiamata, per questa artista non è solo il luogo di nascita e di formazione, ma anche una terra d’elezione che diventa il cuore della sua geografia mentale. La Valle Camonica, infatti, con i suoi segni e le sue tradizioni, la sua storia e la sua preistoria, i suoi utensili e il suo artigianato, è sempre rimasta uno dei motivi di ispirazione fondamentali della scultura di questa artista, suggerendole una nozione di tempo non limitata al presente, e insieme offrendole un vocabolario di linee e di forme e insegnandole il linguaggio dell’essenzialità e della concretezza. -
L' origine della natura morta in Italia. Caravaggio e il Maestro di Hartford. Ediz. a colori
Uno dei capitoli più affascinanti della storia dell’arte italiana riguarda la nascita del soggetto della natura morta che avvenne nel frizzante clima culturale romano dell’ultimo decennio del XVI secolo. rnrnLa rivoluzione iconografica e concettuale della natura morta nella pittura italiana si deve a Caravaggio che, intorno al 1597-1598, dipinse a Roma la celeberrima Canestra conservata alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano.rnL’opera sancisce di fatto la nascita del nuovo genere della natura morta, inteso quale rappresentazione fedele e oggettiva di un brano di natura completamente svincolato dalla figura umana. Per la prima volta le umili “cose di natura” assurgono al ruolo di protagoniste della rappresentazione pittorica, dal momento che per il Merisi non esisteva distinzione tra “pittura alta” di historia e “inferior pittura”.rnSe Caravaggio licenziò l’archetipo della natura morta italiana, il Maestro di Hartford (pittore attivo nella cerchia del Cavalier d’Arpino che sicuramente vide e si ispirò alle opere del genio lombardo) si guadagnò un ruolo chiave per la diffusione della nuova iconografia, essendo il più antico specialista di still life attivo a Roma tra XVI e XVII secolo. Oltre ai due capolavori della Galleria Borghese, alla tela eponima del Wadsworth Atheneum Museum of Art di Hartford e all’Allegoria della Primavera (ultimata da Carlo Saraceni), il volume che accompagna la straordinaria mostra romana riunisce altri quattro dipinti del Maestro di Hartford, rinnovando l’appassionante giallo del mondo dell’arte legato a questo misterioso pittore. Attraverso le opere di artisti che, da un lato seguirono la lezione del Maestro di Hartford, dall’altro frequentarono l’Accademia di pittura dal vero, viene quindi indagato come nel secondo decennio del ’600 le nature morte fossero sempre più ricercate dal collezionismo privato, tanto che si venne a creare un vero e proprio mercato.