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Museo Piranesi
Piranesi mercante d’arte e restauratore: la prima catalogazione delle opere d’arte che hanno fornito ispirazione alle sue celeberrime incisioni. rnOgni “pezzo” uscito dalla Bottega di Piranesi e oggi nei musei di tutto il mondo è illustrato in parallelo all’incisione cui diede ispirazione.rnrnGiovan Battista Piranesi (1720-1778) fu il più celebre incisore di tutti i tempi, noto per le sue Vedute di Roma. Ma si è scoperto che fu anche uno dei principali art-dealers, restauratori e rifacitori di sculture, vasi, candelabri, cippi e frammenti che venivano scavati o che lui stesso scavava nel ventre di Roma e poi collezionava nella sua casa-museo di Palazzo Tomati, prima di venderli ai nobili del Grand Tour.rnMolti cultori di Piranesi, osservando le sue incisioni si sono chiesti: inventava i pezzi antichi che compaiono nelle stampe oppure esistevano davvero? Il Museo Piranesi, frutto di una ricerca che si è protratta per più di vent’anni, risponde a questa domanda inventariando i pezzi passati dalla casa-museo dell’artista che esistono ancora in varie collezioni del mondo. rnIl Museo Piranesi è il primo censimento delle opere e frammenti antichi che furono scoperti, venduti, restaurati o assemblati da Giovan Battista e dal figlio Francesco. Sottopone all’attenzione, con apposite schede, quasi trecento marmi divisi per le loro attuali collocazioni, tratta di molti altri e analizza nascita e fortuna del “gusto Piranesi”.rnLe sedi pubbliche e private che custodiscono i marmi schedati sono 40. Il più consistente numero di pezzi si trova oggi al Museo Gustavo III di Stoccolma, ai Musei Vaticani di Roma e al British Museum di Londra. Molti si trovano in collezioni private inglesi, altri in Italia, Russia, Francia, Germania, Olanda, Polonia, Spagna… e Stati Uniti. Tra i pezzi schedati, circa duecento transitarono dalla casa-museo dei Piranesi e furono venduti senza essere mai stati incisi. Di contro, molte antichità che vediamo nelle sue stampe non passarono mai dal suo museo, ma sono pezzi celebri inseriti nelle sue pubblicazioni per aumentare il prestigio della sua collezione. -
Confesso che ho stonato
Dalla Piaf mangiauomini all'elogio della fisarmonica, dai legami tra calcio e musica all'omaggio a Sergio Endrigo, dai primi Festival di Sanremo imparati a memoria agli ultimi, serenamente trascurati: viaggio arbitrario per chi è totalmente, irrimediabilmente stonato e lo dichiara subito (l'autore), ma continua a sentire il fascino della canzone e a volte osa addirittura parlare di poesia. Con il rischio di essere criticato sia dai poeti sia dai cantautori, gente abbastanza permalosa. La difesa è già pronta: troppo amore. -
La morte di Cleopatra. Ediz. a colori
Il pittore barocco Guido Cagnacci dipinse nudi seducenti per clienti sofisticati. Cleopatra rappresentava una sfida allettante. Nota per i suoi sotterfugi sessuali, fu resa celebre dalla sua difesa dell'amante Antonio e dallo sprezzante rifiuto di sfilare come trofeo di guerra del vittorioso imperatore Ottaviano. Ma il suicidio con il veleno di un serpente fu una pena o un piacere? I saggi della scrittrice Lisa Hilton e della storica dell'arte Letizia Lodi gettano luce sulla sua bellezza e sulla sua ambiguità. La Pinacoteca di Brera, situata nel cuore di Milano, è uno dei musei più importanti d'Italia. Le sue collezioni ospitano capolavori di Bellini, Mantegna, Crivelli, Piero della Francesca, Raffaello, Bramante e Caravaggio. -
Storia della moda XVIII-XXI secolo
Nel corso degli ultimi tre secoli è nata la moda moderna. È uscita dalle corti e, accompagnando tutte le trasformazioni sociali di questi trecento anni, ha interessato un numero sempre maggiore di persone fino a diventare un fenomeno di massa, In questo lungo percorso si è data un'organizzazione professionale, produttiva e commerciale, anch'essa cresciuta e modificatasi nel corso del tempo: dalle marchandes de modes all'haute couture, fino alla confezione industriale. Contrariamente a quanto avveniva in precedenza, la moda moderna ha attribuito un ruolo preminente all'aspetto creativo. I couturier delle maison parigine e gli stilisti sono spesso stati gli interpreti del nuovo. Alcuni dei loro nomi sono indissolubilmente legati ai più importanti cambiamenti culturali e di stile di vita che si sono verificati dalla metà dell'Ottocento a oggi. A lungo essi sono stati i punti di riferimento fondamentali per l'intera industria della moda, ma soprattutto per il pubblico che si serviva nei loro atelier, che acquistava nelle loro boutique o che guardava i loro modelli sulle riviste per scegliere il guardaroba per la nuova stagione. La moda moderna è nata a Parigi e lì è rimasta per più di due secoli, ma nel corso del Novecento altri centri hanno saputo interpretare meglio o in modo più tempestivo i mutamenti in atto: New York, Firenze e Roma, Londra, Milano e poi ancora Parigi. -
Vita mia
La storica autobiografia di Consagra, ripubblicata nel contesto delle attività di studio e valorizzazione promosse dall’Archivio Pietro Consagra.rnrnPietro Consagra è uno sculture universalmente noto per l’originalità delle sue proposte, delle sue realizzazioni. Se è vero (nel senso in cui è vero) che ciò che conta è non l’uomo ma l’opera, non meno vero è che dietro ogni opera c’è un uomo in carne e ossa. L’uomo in carne e ossa Pietro Consagra vuole raccontare in queste pagine se stesso, quel che ha fatto visto vissuto, non tanto e non soltanto in quanto artista ma in quanto appunto uomo. Un uomo la cui esistenza è coincisa con una determinata epoca, si è intrecciata con determinate circostanze e occasioni, rispetto alle quali egli ha avuto queste e queste reazioni, tentato delle risposte, preso questa o quella posizione. Sicché non tanto e non solo un’“autobiografia d’artista” egli ci fornisce, ma un ripensamento dei propri casi per cercare di metterne in luce le connessioni, di indicarne con consapevolezza il senso o un presagio di senso. In un’esposizione assai sobria ma mai reticente, profilata con vigile ma non avaro controllo, Consagra ci dice la sua vita: Mazara del Vallo, suo luogo natio, l’infanzia e la giovinezza nella povertà e al tempo della guerra; la scoperta delle potenzialità d’arte che erano in lui, i primi disegni, le prime sculture, lo sbarco degli Alleati in Sicilia; il trasferimento a Roma nel ’44, la milizia nel Partito comunista nell’immediato dopoguerra, i sodalizi e le inimicizie, le propensioni e le idiosincrasie, le polemiche a proposito della questione (che coinvolgeva ben più che la mera sfera estetica) del “realismo” e dell’“astrattismo”; il distacco dal Pci e anzi dalla politica militante; il matrimonio con un’americana, i figli, il successivo venir meno della compagine famigliare; l’incontro con un’altra compagna e con una nuova comprensione del rapporto con la donna – e l’affermazione sua personale, intanto, nel contesto dell’arte internazionale, su su sino al 1980, alle acquisizioni (ma anche ai dubbi) che intessono una trama di rapporti e di attenzioni nel mondo e per il mondo di oggi. Nel lettore crediamo desteranno grande interesse, oltretutto, le pagine dedicate alla “politica culturale” nell’area della sinistra del primo dopoguerra. La ricostruzione di Consagra è la prima che – sine ira et studio – ne dia conto dall’interno non senza qualche sobrio ricorso a un’aneddotica che ci restituisce al vivo personaggi e situazioni di quell’epoca.rnUna scelta di fotografie e di disegni documenta momenti fondamentali della vita e della produzione di Consagra, e una compendiosa scheda finale addita le fasi e le ragioni della sua traiettoria d’artista. -
Turi Simeti. Grandi opere. Ediz. a colori
“Nel momento in cui uno dei più importanti musei d'arte contemporanea della Sicilia, e certamente tra quelli che in questo momento i distinguono in Italia per continuità dell'azione istituzionale, dedica una mostra all'opera di Turi Simeti, appare giunto il momento di tracciare, sia pure in modo sintetico, i profili distintivi dell'azione dell'artista di Alcamo e una riflessione critica specifica. La mostra, da me ordinata per lo più sulle opere dell'ultima decade e di grande formato, con ente di compiere considerazioni di carattere spaziale che integrano aspetti consolidati della produzione di Simeti i quali paiono inoltrarsi, con maggiore felicità e libertà, in quell'ambito che - a dirla con Arturo Martini - anela all'estensione dell'elaborato verso l'ambiente, piuttosto che contrarsi e definirsi in una conclusa oggettività.” -
Ottavio Mazzonis. Le donne del Vangelo. La dignità della carità. Ediz. a colori
"L'interruzione delle avanguardie sarebbe stata probabilmente definitiva in tutto il secolo XX, se non ci avesse riportato a quella umana iconografia un maestro rigoroso ma non accademico, tradizionale ma non conservatore, come Ottavio Mazzonis. La bella sequenza di immagini presentate in questa occasione, dall'Annunciazione al Presepe, dalla Fuga in Egitto ai misteri del Rosario presso la chiesa di San Lorenzo a Cento, ci mostra un artista che non teme le regole dell'iconografia cristiana, ma le reinterpreta liberamente e originalmente nella continuità di un percorso arbitrariamente interrotto. Era inevitabile? No. Mazzonis lo dimostra. [...] l'esperienza di Mazzonis è sostanzialmente innovativa pur nel rispetto dell'iconografia tradizionale. E un percorso che continua e come un fiume arriva alla sua foce. Non c'è neppure animo polemico in Mazzonis. C'è un'inevitabile continuità che ha la stessa energia e durata della fede. [...] Mazzonis introduce la sua visione più originale, quella della Maddalena. Per lui, che ha affrontato anche il tema difficile dell'adultera, è semplicemente una donna, nella sua seduzione e nel suo fascino, nella sua vera e prossima condizione umana."""" (Vittorio Sgarbi)" -
Strutture complesse, libero pensiero. Teorie e progetti di Redesco Structural Engineering. Ediz. italiana e inglese
Una monografia dedicata all’opera, e al pensiero, di uno dei principali studi di ingegneria strutturale, celebre per i due grandi progetti italiani: la Torre Hadid a Milano e la nuova sede BNL a Roma.rnrnQuesto libro raccoglie un frammento del lavoro svolto negli ultimi due decenni. Nasce da un lato dall’esigenza di ancorare in un’opera compiuta l’insieme di pensieri e riflessioni sul progetto accumulati lungo il percorso, dall’altro dalla volontà di raccontare in piena libertà una visione dell’Ingegneria Strutturale che guarda al percorso che ancora ci resta da fare e che sento utile a una discussione più generale sul ruolo della nostra professione.rnSiamo quello che facciamo. Viviamo una professione che coniuga concretezza e immaginazione, che crea valore attraverso la profondità della conoscenza e il coraggio dell’invenzione.rnIn un’epoca nella quale l’immediatezza dell’informazione è basata sul web, affidare alcune riflessioni alla forma scritta, per sua natura meno immediata ma al tempo stesso più profonda, è una scelta consapevole. rnMauro E. Giuliani -
Novecento italiano Una storia. Ediz. a colori
Un racconto attraente e documentato della vicenda artistica del novecento che sottolinea l'importanza di un ""secolo italiano"""" inserito con autorità nella compagine internazionale attraverso uno scambio costante di rapporti e rimandi. A cominciare dall'avventura del futurismo e dalla sua dialettica con il cubismo, fino ai polemici ma fecondi contatti di de Chirico con il surrealismo, dalle comuni riflessioni scaturite dalla tragedia della prima guerra mondiale fino all'esplodere vitale di nuovi linguaggi nel secondo dopoguerra, in relazione con la cultura d'oltreoceano. Una serie di artisti, ovviamente selezionati, viste le dimensioni della rassegna, illumina, con presenze tutte indispensabili, una storia che ha il non trascurabile pregio di innestarsi su un terreno ricchissimo quale è quello della nostra tradizione. Presentazioni di Giovanni Ardizzone, Francesco Forgione, Francesca Maria Corrao e Alessandro Nicosia."" -
Manet . Ediz. a colori
"Ah, scusate, vi credevo colossale, e cercavo da ogni parte un viso stravolto e patibolare."""" In """"Manet al Salon"""" del 1866, Zola racconta l'aneddoto sintomatico della meraviglia di un giornalista cui viene presentato il pittore, """"che sta seduto con modestia e occupa uno spazio piccolo piccolo"""". Il cliché che si era costituito nell'immaginario comune, dopo gli scandali suscitati da """"Le déjeuner sur l'herbe"""", i dipinti religiosi e """"Olympia"""", era appunto quello di una specie di reietto della società, di uomo tormentato e addirittura pericoloso. Al contrario, Manet non aveva mai rinnegato la sua estrazione alto borghese e, come dimostra la scelta di restare sei anni presso Couture, nonostante lo disapprovasse, aveva ogni intenzione di conquistare il successo all'interno del sistema ufficiale dell'arte. La determinazione nel presentarsi per tutta la vita alla giuria del Salon, il rifiuto di unirsi al gruppo dei realisti e, in seguito, di esporre con gli amici impressionisti, indicano come egli fosse l'esatto contrario di un dissidente, o di un sobillatore. Manet era peraltro ben conscio del proprio ruolo di innovatore e voleva anzi esplicitamente imprimere una svolta alla pittura francese, ma non aveva alcuna intenzione di farlo rinnegando la tradizione."""" (dal saggio di Federica Armiraglio)" -
1927. Il ritorno in Italia. Salvatore Ferragamo e la cultura visiva del Novecento. Catalogo della mostra (Firenze, 19 maggio 2017-2 maggio 2018). Ediz. a colori
L’avventura creativa di Salvatore Ferragamo, in occasione dei 90 anni dal ritorno in Italia del fondatore del celebre marchio, simbolo del Made in Italy.rnrnNel 2017 ricorrono novant'anni dal ritorno di Salvatore Ferragamo in Italia, nel 1927, dopo dodici anni trascorsi negli Stati Uniti. In occasione di questo anniversario, il Museo Salvatore Ferragamo ha ideato un progetto espositivo che si apre a una panoramica sull'Italia degli anni venti, decennio al quale oggi guardiamo come una vera fucina di idee e di sperimentazioni condotte con mente aperta e scevra da pregiudizi o condizionamenti ideologici. Ferragamo scelse di stabilirsi a Firenze in virtù della sua riconosciuta centralità nella geografia del gusto e dello stile nazionali in un momento storico scandito da molti ritorni: ritorno all'ordine, al mestiere, alla grande tradizione nazionale. La mostra narra proprio di questo attraversamento nella cultura del tempo, sviluppandolo per capitoli come un romanzo di formazione. Fil rouge del percorso espositivo curato da Carlo Sisi è il viaggio in transatlantico che Ferragamo compie per tornare in Italia, inteso come metafora del suo itinerario mentale attraverso la cultura visiva dell'Italia degli anni venti, da cui estrae le tematiche e le opere che influenzarono, in maniera diretta o indiretta, la sua officina poetica; senza trascurare nessuno degli aspetti culturali e sociali che contraddistinsero la rinascita civile del primo dopoguerra, alla vigilia dell'autoritaria affermazione del regime fascista. -
Splendore a Shanghai
Tra gli anni Venti e Trenta Doremì, giovane pianista di provincia, improvvisa colonne sonore dal vivo in un piccolo cinema di paese, mescolando la formazione classica alla sua istintiva propensione al jazz e al varietà angloamericano. L'incontro con il conte Paolini e l'inaspettato ingaggio per un concerto in Estremo Oriente daranno una svolta decisiva alla sua vita, fino all'arrivo in una Shanghai internazionale e all'avanguardia, sullo sfondo della guerra civile e dell'incipiente conflitto contro il Giappone. -
La Menorà. Culto, storia e mito. Ediz. italiana e inglese
"[...] Giunsi fino a Genserico e gli offrii somme enormi. Mi ascoltò accigliato, raspando la terra con il piede. Allora il senno mi abbandonò, insistetti, vantai il candelabro che era appartenuto al tempio di Salomone e che Tito aveva portato da Jeruschalajim come la gemma del suo trionfo. Allora soltanto il barbaro comprese quel che aveva acquistato e rise insolente: 'Non ho bisogno del vostro oro. Ne ho raccolto tanto in Roma da lastricarne le mie stalle e da incastonare pietre preziose negli zoccoli dei miei cavalli. Ma se questo candelabro è davvero il candelabro di Salomone, non lo darò a nessun prezzo. Poiché Tito lo ha fatto portare a Roma in trionfo dinanzi a sé, sarà portato dinanzi a me nel mio trionfo su Roma [...].""""' (Stefan Zweig, Il candelabro sepolto)" -
Lia Bosch. Athanatos. Ediz. a colori
Nell'interpretazione creativa di Lia Bosch tessuti e colori, ricami e intarsi, abiti e accessori sprigionano lo straordinario valore espressivo e simbolico della moda. Da una ricerca che affonda le radici nella millenaria tradizione partenopea emergono, grazie a un'artigianalità preziosa, costumi che portano nomi antichi ed evocativi e che rimandano a miti e leggende legati alla figura femminile e alla cultura napoletana: Parthenope e Mater Matuta, Janara e le Muse. Per l'ideazione dei suoi costumi Lia Bosch attinge all'archeologia e all'arte, all'astrologia e all'alchimia, alla magia e alla ritualità, e attraverso un linguaggio iconico ed emotivo offre una visione metaforica di valori complessi e misteriosi, un'intimità inconscia e profondissima. Attraverso i testi di Flaminio Gualdoni, Daniela Ciancio e Maria Canella, il volume narra di una femminilità arcaica che in queste creazioni si fa simbolo e si dispiega in un racconto universale di trasformazione e rinascita. -
Mario Valentino. Una storia tra moda, design e arte
65 anni di storia del celebre marchio, sinonimo di eccellenza nel campo della pelletteria Made in Italy.rnrnFondata nel 1952 a Napoli (dove ancora oggi si trova la sede operativa), la Mario Valentino è un marchio leader nel settore della pelletteria, storico produttore di calzature, accessori e abbigliamento. La sua storia risale agli inizi del Novecento, quando dal padre di Mario, Vincenzo, un artigiano di altissimo livello professionale, vennero confezionate le prime scarpe col marchio ""Valentino"""", apprezzate dalla casa regnante, dall'aristocrazia locale e da celebri dive internazionali. Nella sua piccola fabbrica nel cuore di Napoli, il figlio Mario apprende i segreti per creare scarpe su misura leggere e raffinate, e nell'immediato dopoguerra intraprende una strada autonoma, avviando un primo laboratorio in proprio. Dopo i successi sulle passerelle romane e le conferme negli Stati Uniti, all'alba degli anni settanta il suo calzaturificio si converte in una vera e propria impresa; è allora che, sull'onda della popolarità e delle competenze raggiunte, la produzione si estende anche al prêt-à-porter, ambito nel quale la sapienza artigianale conciaria si combina alle regole dell'alta sartoria e la pelle assume fisionomie inedite. Dagli ultimi anni sessanta a tutti gli ottanta, top model come Verushka e Ashley Richardson contribuiscono al successo del marchio e fotografi come Robert Mapplethorpe, Richard Avedon, Mimmo Jodice, Helmut Newton e molti altri incoronano la filosofia del design di Mario Valentino come vera forma d'arte. Il libro, attraverso la lettura del prezioso patrimonio documentario raccolto nel suo archivio e sullo sfondo delle fasi salienti della storia della moda, ne ricostruisce l'intensa e straordinaria avventura, col fine ultimo di restituire a questo """"napoletano illuminato"""" il debito contratto nei confronti della sua terra d'origine e di delineare quella """"parte non ancora scritta"""" che ha recitato con sapiente spirito creativo nel complesso coro dell'imprenditoria """"made in Italy""""."" -
Jean-Michel Basquiat. New York City. Opere dalla Mugrabi Collection. Ediz. a colori
"Come diventare Re? Prima di tutto crederci. È un requisito fondamentale per chi ha un obiettivo così ambizioso e il giovane Jean-Michel sembra avere già le idee chiare in proposito. A diciassette anni, al suo rientro in famiglia dopo l'ennesima fuga da casa, dice al padre: """"Papà un giorno diventerò molto, molto famoso"""". Questo l'imperativo per il giovane Basquiat che, conosciuto come Samo sulla scena newyorkese degli anni ottanta, a diciannove anni, è già un fenomeno. Perseguire l'obiettivo di avere successo inizialmente per lui è un vero lavoro, ogni suo gesto considerato dai più spontaneo e incontenibile appartiene a un disegno più ampio. La necessità di ottenere quel riconoscimento che nel privato, nella sua storia familiare, sente di non aver avuto è il pungolo che per tutta la sua breve esistenza lo spinge a creare. La sua ambizione, il suo talento, la sua energia di lì a poco saranno intercettati da un sistema del mercato dell'arte che sta per entrare in una nuova era."""" (Gianni Mercurio)" -
Marcello Mascherini e Padova. Ediz. illustrata
Un rapporto duraturo, solido, una relazione profonda fu quella tra Marcello Mascherini - uno dei più noti scultori italiani del novecento - e la città del santo. Fondamentali le opere realizzate dall'artista a partire dal 1940 per l'università patavina, cantiere presso il quale era stato chiamato su segnalazione di Gio Ponti insieme, tra gli altri, ad Arturo Martini, Massimo Campigli, Filippo de Pisis, Gino Severini. Sono questi gli anni della piena consacrazione artistica di Mascherini, dopo la sala personale dedicatagli alla Biennale di Venezia del 1938 e il Premio unico dell'Accademia d'Italia destinato alla scultura. Una trattazione specifica in catalogo è riservata alla presenza di Mascherini alle rassegne artistiche padovane, a partire dalla giovanile partecipazione alla ""V Esposizione d'Arte delle Venezie"""" in Palazzo della Ragione, per approfondire poi con particolare attenzione le opere esposte nel secondo dopoguerra alle """"Biennali d'Arte Triveneta"""" e alla """"Biennale del Bronzetto"""". Alle rassegne padovane Mascherini si presenta con un linguaggio più intimo, esibendo anche la propria identità regionale: ribadire e definire il legame tra Trieste a Padova e, in questo contesto, il ruolo dei giuliani nel quadro più ampio dei """"popoli veneti"""", era proprio l'obiettivo delle mostre del sindacato. Un ulteriore spazio è dedicato a un aspetto meno noto della produzione dello scultore e al suo sodalizio con l'artista dello smalto Paolo De Poli: insieme pensano alla creazione delle opere per la decorazione delle sale interne di alcune delle più importanti navi italiane dell'epoca."" -
Kokocinski. La vita e la maschera: da Pulcinella al clown. Ediz. a colori
Artista visionario dalla cangiante personalità - pittore, scultore, scenografo, alchimista del gesto, architetto dell'anima - Alessandro Kokocinski combina gli spunti del fantastico russo con quelli del realismo sudamericano, mescola la tradizione pittorica italiana e spagnola ai monumenti del teatro popolare napoletano. Sotto un tendone da circo sempre vivo, ecco un carosello di opere polimateriche ispirate alle metamorfosi della Maschera: sculture, pitture, installazioni, disegni, filmati, versi poetici, libri d'artista. Un assalto di uomini rotti, un canto sciancato, un colore pentecostale acceso di lapilli dal ritmo tragico. Ma anche un volo angelico dai riflessi felici e iridescenti catapultati verso il cielo; un volume sottile esaltato dalla dimensione funambolica dell'arte circense, un graduale affettivo colmo di sentimento. Tra Vita e Sogno. Memoria, Umanità. -
LR100. Rinascente. Stories of innovation. Ediz. a colori
"Lo schema dei grandi magazzini trova la sua origine molto probabilmente nelle esposizioni universali, inaugurate nel1851 dalla Great Exhibition tenutasi a Londra, che proponevano un'architettura sperimentale in ferro, adatta per spazi espositivi grandiosi, e presentavano nella società desiderosa di novità dell'Europa del secondo Ottocento un sistema di relazioni finalizzato a portare il bello e il moderno nella quotidianità anche grazie alla positiva produzione industriale meccanizzata. Questo mondo di esposizioni universali e questa cultura ci sono significativamente rappresentati non solo da Zola, ma anche da Baudelaire (Le Cygne, 1860), che vede la società del tempo attraverso il filtro della nuova città, vera protagonista dei suoi testi, e dalle sue sollecitazioni, dominate dal fascino della moda, da lui interpretata come la spinta vivificante della donna moderna.""""" -
Architettura, arte e natura in Brianza
"La Brianza è il paese più delizioso di tutta l'Italia, per la placidezza dei suoi fiumi, per la moltitudine dei suoi laghi, ed offre il rezzo dei boschi, la verdura dei prati, il mormorio delle acque, e quella felice stravaganza che mette la natura ne' suoi assortimenti."""" Con queste parole lo scrittore francese Stendhal descriveva agli inizi del l'Ottocento la terra briantea. Area di intreccio tra arte, architettura e natura, la Brianza sin dai tempi dell'impero romano ha ricoperto un ruolo fondamentale nella storia e ha goduto di un grandissimo interesse, grazie alla sua posizione strategica e favorevole; l'abbondanza di acqua e zone verdi ne ha fatto un luogo di elezione durante i secoli passati. La ricchezza della sua vicenda storica ha come naturale conseguenza l'ininterrotta ricchezza e varietà di quella architettonica e artistica: dalle antiche basiliche romaniche alle chiese rinascimentali, dagli oratori ai castelli, per giungere alla """"stagione"""" delle ville, spettacolari residenze che diventano luoghi capaci di generare stupore e continue sorprese dal Quattrocento fino ai giorni nostri, in un continuum di bellezza. Prefazione di Philippe Daverio."