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Museo Statale Ermitage. La scultura italiana dal XIV al XVI secolo. Da Bernini a Canova. Catalogo della collezione. Ediz. illustrata
I capolavori di scultura del Seicento e Settecento dalle collezioni dell'Ermitage di San PietroburgornrnLa collezione di scultura italiana dell’Ermitage relativa al Seicento e Settecento, che conta oltre trecento opere tutte illustrate e analizzate in questo volume, può essere considerata una tra le più straordinarie raccolte di scultura barocca. Quanto alle opere di Antonio Canova, non esiste un altro museo al mondo che possa disporre di una scelta di gruppi, statue e busti altrettanto ricca e sublime. Oltre a presentare più di cento opere inedite, questo catalogo offre una panoramica degli artisti tra i più eccellenti e rappresentativi della scuola italiana, con particolari accenti su quella veneziana, romana e toscana. Spiccano fra tutti i capolavori di Gian Lorenzo Bernini, figura centrale che esercitò un’enorme influenza sui contemporanei e sui posteri, di Alessandro Algardi e di Antonio Canova, la cui attività conclude il Settecento e inaugura il nuovo secolo. -
Antonio Calderara. Ediz. italiana e inglese
"Vorrei dipingere il niente, quel niente che è il tutto, il silenzio, la luce, lo spazio. la geometria ridotta alla pura essenza del numero, quella geometria che più che la forma, esprime il valore del rapporto tra la forma e lo spazio che la determina."""" Un omaggio all'opera di un grande maestro della pittura aniconica." -
Pietro da Rimini. L'inverno della critica. Ediz. illustrata
Questo volume non vuole raccogliere l’intero scibile e le immagini che per qualche ragione sono connesse alla figura di Pietro da Rimini, ordinando il tutto in una struttura riconoscibile come una monografia storico artistica. Le pochissime notizie che si riferiscono a lui, il catalogo del tutto incerto nell’ambito delle attribuzioni e delle datazioni, non lo consentono. La pretesa di raccontare quel che davvero potrebbe essere accaduto a questa inafferrabile figura, come tenderebbe a fare una monografia, corrisponderebbe a una particolarissima ingenuità epistemologica, poiché ogni fatto artistico che riguarda Pietro da Rimini mostra caratteri evidentemente mutevoli se viene posto sotto la luce cangiante di uno sguardo che voglia tener conto sia delle voci che lo hanno discusso nel passato critico novecentesco, che delle motivazioni che dovrebbero guidare una riflessione circa la funzione della odierna storia dell’arte. L’ambizione di questo studio è invece quella di proporre un’immagine dialettica del pittore trecentesco e di consegnare gli strumenti con cui il lettore possa tracciare la propria immagine di Pietro, nel rispetto delle pochissime certezze che il passato ci ha consegnato e della pluralità delle voci che un’importante vicenda storiografica ha prodotto su di lui. Una riflessione sulla storia della critica filologica conduce alla percezione dell’odierna evanescenza di un pensiero riguardante qualità e consistenza poetica dell’opera d’arte nell’attuale comunità scientifica. Un evento inteso come l’effetto collaterale di una scelta che predilige osservazioni ritenute di natura più oggettiva; i risultati derivanti da tale preferenza si osservano nell’odierno catalogo di Pietro, colmato di opere di ogni specie qualitativa e poetica. Questo saggio sogna di portare il dibattito storico artistico a discutere la complessa relazione che inevitabilmente si instaura tra filologia e cultura politica. -
Carlo Ponzini. Architetture 2005-2015. Ediz. bilingue
L'opera dei Maestri del passato si caratterizzava per la capacità di registrare fenomeni urbani contemporanei attraverso la visione critica, che l'architetto deve necessariamente possedere, quando si pone di fronte al corpo storico della Città. Oggi non può esistere un solo ideale confronto con la storia: la realtà, e questa è una visione che Carlo Ponzini ha sempre presente nella sua composizione, impone di indagare, di registrare anche le laceranti compromissioni delle logiche insediative contemporanee, inventando nuovi paesaggi e introducendo il concetto di responsabilità. Carlo Ponzini ha rintracciato il filo della continuità con una scuola di cultura specifica come quella Milanese in un duplice spirito: archeologico, come conoscenza e confronto con il contesto storico, e artistico, come ricomposizione e reinterpretazione della storia dell'architettura e della storia dell'arte. Sono vari i livelli metodologici tramite i quali opera Ponzini: la costruzione di edifici residenziali, di villaggi e quartieri destinati ad abitazione familiare rappresenta l'attività di maggiore impegno del suo progetto architettonico. A questa si aggiungono lavori in cui la connessione tra il fiume, la città di Piacenza e i dintorni agricoli lascia emergere l'innamoramento, la relazione profonda con il territorio e con il luogo destinato a tali interventi. Qui l'architetto si pone in un'attenta posizione di osservazione e ascolto, per entrare in contatto con l'essenza di quel limitato frammento di terra sul quale è chiamato a intervenire. -
Bramantino e le arti nella Lombardia francese 1499-1525. Ediz. a colori
Il volume raccoglie gli atti del convegno di studi ""Bramantino e le arti nella Lombardia francese"""" tenutosi a Lugano il 6 e 7 novembre 2014, in occasione della mostra """"Bramantino. L'arte nuova del Rinascimento lombardo"""", presentata dal Museo Cantonale d'Arte dal 28 settembre 2014 all'11 gennaio 2015. I ventotto contributi di quelle giornate di studio sono qui raggruppati in quattro sezioni: la prima raccoglie interventi relativi alla personalità del Suardi e alla sua attività, con una particolare attenzione portata alle committenze e ai significati, spesso enigmatici, che le raffigurazioni del pittore comportano. II rapporto di Bartolomeo Suardi con l'architettura costruita e dipinta costituisce la seconda parte di questa raccolta. Anche in questo particolare settore, il profilo dell'artista è rimasto a lungo elusivo; gli interventi qui raccolti riscoprono questa specifica dimensione del modo di operare di Bramantino, colto trasgressore dei canoni adottati nella pratica contemporanea e ideatore, suggeritore più che architetto, di forme nuove. La terza sezione è focalizzata sugli aspetti tecnici delle opere di Bramantino e presenta il risultato di indagini tecniche e restauri compiuti in occasione della mostra luganese. Ad eccezione di Leonardo da Vinci, Bramantino è l'unico pittore tra quelli attivi a Milano tra Quattro e Cinquecento le cui opere sono state oggetto di ammirazione e di imitazione intorno e poco dopo la metà del secolo XVI. Su questo tema è organizzata la quarta parte del volume in cui emergono nuove figure di artisti e in cui sono proposte importanti acquisizioni per la storia di quella che potremmo definire in senso lato la """"fortuna"""" bramantiniana. Scritti di: Simone Amerigo, Paolo Bensì, Rossella Bernasconi, Gianni Bozzo, Roberto Buda, Stefania Buganza, Carlo Cairati, Lara Calderari, Odette D'Albo, Sara De Bernardis, Francesca de Luca, Francesco Frangi, Claudia Gaggetta, Corinna Tania Gallori, Jessica Gritti, Letizia Lodi, Isabella Marelli, Giovanni Meda Riquier, Mirko Moizi, Anna Monti, Valerio Mosso, Pier Luigi Mulas, Mauro Natale, Maria Luisa Paganin, Maria Cristina Passoni, Gianluca Poldi, Francesco Repishti, Charles Robertson, Stefano Setti, Cosmin Ungureanu, Marino Vigano."" -
I tesori della Fondazione Gianmaria Buccellati. Ediz. a colori
Il volume presenta un secolo di arte orafa della maison attraverso i gioielli della Fondazione Gianmaria Buccellati: capolavori di oreficeria e di argenteria disegnati da Mario e Gianmaria Buccellati, due tra i nomi più significativi del panorama orafo mondiale, eredi della illustre tradizione italiana. La collezione della Fondazione è costituita da una varietà ineguagliabile di gioielli unici, oggetti ornamentali e disegni preparatori originali a firma di Mario e Gianmaria Buccellati, che esprimono l'incredibile abilità nell'applicare le tecniche orafe antiche e la profonda conoscenza delle diverse espressioni artistiche da cui trarre ispirazione. La Fondazione presenta un secolo di produzione creativa di alta oreficeria e rappresenta un esempio straordinario di cultura d'impresa che ha portato la capacità artigiana del XX secolo a misurarsi con gli antichi maestri rinascimentali. Il libro comprende i saggi di Riccardo Gennaioli (Gianmaria Buccellati ""gioielliere immaginifico""""; Mario Buccellati """"orafo eccellentissimo""""), Rodolfo Bargelli (Disegni straordinari), Pier Luigi Sacco (Rinascimento perduto, Rinascimento ritrovato: la lezione di metodo di Gianmaria Buccellati), Chiara Tinonin (Una vita per la bellezza, la vita di Gianmaria Buccellati), Larry French (La bellezza dell'imperfezione), oltre al catalogo e regesto delle opere."" -
Il mistero Arnolfini. Indagine su un dipinto di Van Eyck
L'occhio clinico di un medico scrittore svela i misteri di uno dei massimi capolavori pittorici di tutti i tempi.rnI misteri storici, iconografici e tecnici ""nascosti"""" sotto la perfezione del capolavoro di Van Eyck.«Nel quadro appeso alla parete della stanza numero 56 della NationalrnGallery di Londra ci sono un uomo, una donna e un mistero. """"I coniugi Arnolfini"""" di Jan Van Eyck nascondono uno degli enigmi meglio custoditi dalla storia dell'arte. Hanno alimentato più di un secolo e mezzo di teorie da far impallidire Dan Brown. Fino all'ultima: «In quella scena è rappresentata l'apparizionerndi un fantasma» - Dario Pappalardo, La RepubblicaIl Ritratto dei coniugi Arnolfini dipinto da Jan van Eyck nel 1434 è il celeberrimo oggetto di questa indagine, un’opera che chiunque abbia visto non può più dimenticare. rnAmata e ammirata nei secoli, protagonista di innumerevoli studi, cela tuttavia un mistero, un significato nascosto, che continua a sfuggire anche allo sguardo più attento. Chi sono l’uomo e la donna al centro del dipinto? Soprattutto, che cosa stanno facendo?rnIl mercante lucchese Niccolò Arnolfini, che si è creduto vi fosse raffigurato assieme alla prima moglie, negli altri suoi ritratti coevi non mostra alcuna somiglianza fisica con questo dipinto. Il primo documento che ne parla cita il quadro come Hernoul-le-Fin avec sa femme: all’epoca Saint Hernoul è il patrono dei cornuti.rnPerché il cagnolino, simbolo di fedeltà coniugale, non è riflesso dallo specchio che, come un occhio di verità, ci fissa dal muro alle spalle dei protagonisti? Perché un’unica candela è rimasta accesa sul lampadario, in pieno giorno, mentre le altre sono spente? È forse un indizio di morte? Quali altri segreti nasconde questo dipinto straordinario e affascinante?rnL’occhio clinico dell’autore, che è medico e scrittore, analizza tutti i dettagli per condurci alla scoperta dei misteri di uno dei massimi capolavori di tutti i tempi."" -
La collezione Gelman: arte messicana del XX secolo. Frida Kahlo, Diego Rivera, Rufino Tamayo, Marfa Izquierdo, David Alfaro Siqueiros, Angel Zarraga
Ebreo di San Pietroburgo, Jacques Gelman ( 1909-1986) arriva in Messico nel 1938, e costruisce la propria fortuna come produttore cinematografico di film comici. Sposa nel 1941 un'altra emigrata europea, la morava Natasha Zahalkaha (1911-1998), che Jacques fa ritrarre nel 1943 dal pittore più importante del paese, leader culturale e politico: Diego Rivera. Il pittore esalta l'esotica bellezza di Natasha circondata da un mare di calle, e quello sarà il primo di una serie di ritratti che la coppia commissionerà ai pittori in voga nel paese — RufinoTamayo, Ángel Zárraga, Frida Kahlo —, ma soprattutto è l'inizio di un'avventura collezionistica. Una parte della loro collezione, quella dedicata ai grandi artisti europei del XX secolo, oggi è a New York, al Metropolitan Museum of Art; mentre è rimasto in Messico il nucleo di opere dei pittori messicani, costituito da un insieme consistente di opere di Diego Rivera (1886-1957) e soprattutto di Frida Kahlo (1907-1954). E Frida, dunque, la protagonista di questo volume in cui sono presentate nuove indagini volte a raccontare la sua affermazione artistica — dovuta prima ad André Bretón e poi all'intera intellighenzia messicana —, un cammino che la trasformerà da ""vivace señora Rivera"""" a eroina culturale del Messico, a icona del cinema e della moda. Oltre dunque a essere un'artista che ha costruito un corpus pittorico attraverso il proprio corpus fisico, solo Frida Kahlo è riuscita a fare della propria immagine e di un costume etnico un manifesto identitario e ideologico, così forte da essere ancora oggi fonte di ispirazione per i più grandi stilisti: da Lacroix a Gaultier, da Ferré a Marras, da Curiel aValentino, tutti riuniti per la prima volta a raccontare la loro """"pasión por Frida""""."" -
Storie d'amore
Quindici grandi amori della storia, del mito e della fantasia sono qui raccontati da alcuni tra i più importanti nomi della letteratura italiana del Novecento. rnrnTesti di Antonio Baldini, Giorgio Bassani, Maria Bellonci, rnMassimo Bontempelli, Giuseppe Dessì, Piero Gadda Conti, rnAdriano Grande, Francesco Jovine, Elsa Morante, Guglielmo Petroni, Alberto Spaini, Cesare Spellanzon, Bonaventura Tecchi, rnPietro Paolo Trompeo, Diego Valeri.rnrnrnrnrnrnStorie drammatiche o a lieto fine, passioni ricambiate o contrastate, come gli intrighi ferraresi di Ludovico Ariosto e Alessandra Benucci narrati da Giorgio Bassani; il rapporto di Catullo e Lesbia raccontato da Elsa Morante; il mito di Ero e Leandro nelle parole di Massimo Bontempelli, e ancora Maria Bellonci su Julie de Lespinasse e Jacques de Guibert… I grandi protagonisti e le eroine della storia e della letteratura, da George Sand a Stendhal, a Napoleone, a Cavour, e la poesia sublime, tragica o idilliaca delle loro passioni più celebri. -
Attorno a Caravaggio. Una questione di attribuzione. Terzo dialogo
"Attorno a Caravaggio"""" propone una serie di comparazioni tra dipinti, alcuni di identico soggetto, mai visti assieme e vuol essere anche un laboratorio e un'occasione di scambio e ricerca su Caravaggio, artista che continua a porre questioni cruciali agli storici dell'arte arrivando ad appassionare allo stesso tempo il grande pubblico. Si tratta quindi di un confronto con finalità scientifiche e conoscitive, attraverso cui s'intende sottoporre all'attenzione di visitatori e studiosi alcuni problemi di attribuzione relativi alle opere esposte per l'occasione. Il volume propone un confronto tra la Cena in Emmaus di Brera e cinque dipinti con attribuzioni a Caravaggio variamente accolte, contestate o assegnate ad altri pittori suoi contemporanei. Il confronto provocatorio tra questi dipinti è il terzo di una serie di dialoghi pittorici in programma alla Pinacoteca di Brera, che condurranno al riallestimento di tutte le trentotto sale del museo entro il 2018. Il naturalismo radicale di Caravaggio univa all'osservazione degli aspetti fisici un uso del chiaroscuro drammatico, quasi teatrale, caratterizzato dal passaggio dalla luce all'ombra. I temi religiosi di Caravaggio erano spesso tratti dai canoni della Controriforma cattolica, in particolare le sue versioni della storia di Giuditta e Oloferne, che narra la decapitazione del generale assiro tratta dal Libro di Giuditta, non accolta nella Bibbia ebraica e ritenuta apocrifa dai protestanti. Il modo migliore per verificare un'attribuzione è disporre i dipinti fianco a fianco, in un dialogo che offre un'opportunità rara, eccezionale sia per gli storici dell'arte sia per il pubblico. Un museo, ormai, non si assume alcuna responsabilità in merito alle attribuzioni fornite dai prestatori, siano essi pubblici o privati, ma serve come un laboratorio pubblico. La Giuditta di Tolosa è attribuita dal proprietario a Caravaggio, mentre la copia è assegnata a Louis Finson. Un Finson firmato è dunque affiancato da una copia dell'originale perduto. La via per giungere alla certezza di un'attribuzione è complessa e piena di dibattiti tra esperti già molto prima che un'opera entri nel museo; e anche allora, una nuova ricerca può modificare un'attribuzione. Caravaggio è un artista che ha fatto discutere i suoi contemporanei e fa discutere ancora oggi." -
Francesco Somaini. Uno scultore per la città. New York 1967-1976. Ediz. illustrata
Il volume ripercorre un'importante stagione dell'attività dello scultore lombardo (1926-2005), già protagonista del concretismo e dell'informale europeo, relativamente all'approfondimento del rapporto tra arte, architettura e contesto urbano, con particolare riferimento alla città di New York, assunta a emblema della metropoli moderna. Si tratta di una ricerca in cui Somaini è un pioniere in Italia e in Europa sotto il profilo sia teorico che progettuale, condotta in una logica di superamento delle precedenti esperienze di ""integrazione delle arti"""" innescato dal contatto con la cultura e l'architettura americana fin dal 1960, data della sua prima personale a New York, e dalla realizzazione di sculture monumentali per le città di Atlanta, Baltimora e Rochester, inaugurate nel 1970. Somaini affida le proprie idee progettuali a una raccolta di disegni pubblicati in Urgenza nella città (Milano 1972) e a una serie di """"archi-sculture"""" di grande forza immaginativa, come le Carnificazioni di un'architettura della metà degli anni settanta. Completano la ricerca i coevi fotomontaggi con i quali l'artista presenta, in forma di esemplificazione e con una consistenza visiva di forte emotività icastica, le sue proposte di intervento plastico urbano. Pubblicata in occasione della mostra alla Triennale di Milano, la monografia presenta i testi di Giulio Carlo Argan, Beatrice Borromeo Aiazzi, Enrico Crispolti, Fulvio Irace, Fabio G. Porta Trezzi, Francesco Somaini, Luisa Somaini, oltre al catalogo e alle schede delle opere."" -
Antonio Sant'Elia. Il futuro della città. Ediz. a colori
“In questa mostra in Triennale, tornano a essere esposte a Milano le famose tavole futuriste di Antonio Sant'Elia (1888-1916) della Città Nuova - che nel 1914 esordirono nella mostra di Nuove Tendenze in via Agnello. La retrospettiva si completa nel considerevole corpus di disegni, studi, bozzetti in cui l'architetto comasco vaticinò la città del futuro e il Manifesto dell'architettura futurista. Nel tentativo di contestualizzare quelle visioni, la mostra esplora i luoghi reali della città milanese, industriale e tecnologica, di quell'inizio secolo in divenire, che costituirono fonte di suggestione per il giovane Sant'Elia, in quel radicale rinnovamento e interesse per i nuovi paesaggi urbani, in cui si muovono anche Boccioni, della città che sale) e Sironi.” -
SAI 70 1945-2015. Una storia, un ricordo, un progetto
Lo Sci Accademico Italiano taglia nel 2015 il prestigioso traguardo dei settant'anni di attività. Un traguardo importante, che testimonia il valore del sodalizio nel panorama degli sport invernali italiani. Grazie a una visione illuminata, capace di compenetrare la dimensione agonistica con quella didattica, lo Sci Accademico Italiano opera in sei differenti città (Bolzano, Milano, Napoli, Roma, Trieste e Vicenza), dando voce al movimento universitario, facendo crescere i giovani grazie alla capacità di fare squadra, selezionando un team Nazionale che è la migliore espressione del talento e contribuisce alla costruzione dei campioni del futuro. Fondato nel 1945, da Giuliano Babini, olimpionico e campione Italiano, il SAI ha come principale attività lo sci agonistico universitario e cittadino a livello nazionale e internazionale. Per primo in Italia, grazie a Ada Marchelli e Rolly Marchi, ha avviato lo sci giovanile, creando le Squadre ""Giovani e Cuccioli"""". I migliori atleti e atlete del SAI formano la Squadra Nazionale dello Sci Accademico Italiano. Essi hanno, nel corso degli anni, portato vittorie e prestigio allo sci italiano, con partecipazione e affermazioni a Olimpiadi, Universiadi, Campionati Italiani Assoluti, Universitari e Cittadini, e nel Circuito Internazionale per sciatori universitari e cittadini. Progetto editoriale di Paolo Agliardi, Nanni Ceschi e Beba Schranz, questo volume racconta una storia che sintetizza passione, coraggio e capacità. Settanta anni di tradizione raccontati attraverso protagonisti indimenticabili e pagine indelebili di sci e di vita, ispirate ai valori che rappresentano l'irrinunciabile punto di riferimento dello sport."" -
Max Coppeta. Piogge sintetiche. Ediz. italiana e inglese
Fortemente legato a un gusto di stampo cinetico dove l'attuale lascia il posto al fattuale, Max Coppeta (Sarno, 1980) disegna un'atmosfera visiva che assume la luce come ingrediente totalizzante, come collante privilegiato tra l'opera e il contesto che la ospita, tra la fissità dell'oggetto e il movimento prodotto dall'inevitabile mormorio del getto luminoso. Questo volume raccoglie il lavoro di un decennio che vede l'artista impegnato in un progetto plurivoco dove spazio, tempo, attese, situazioni concave e convesse mirano a far esplodere l'opera nell'ambiente e invitano lo spettatore a muovere l'inanimato, a trovare l'angolazione privilegiata di plastiche vitree e acquose che evocano luoghi, ambienti, stati d'animo. -
Francesco Ghittoni tra Fattori e Morandi. Ediz. a colori
Ripercorrere per la seconda volta le piste di Ferdinando Arisi mi lusinga e insieme mi inquieta. Era accaduto dodici anni fa con Gaspare Landi, primo pittore neoclassico italiano, sempre piacentino, sempre in Palazzo Galli. Arisi aveva l'età di mio padre, e questo potrebbe far pensare che il mio gusto è datato, come qualcuno crede, nella mia refrattaria disponibilità a talune espressioni del contemporaneo che anche Arisi avrebbe guardato con o petto e circospezione. Ma questa volta siamo nell'ambito del gusto di suo nonno, come indicano i tempi della vita e dell'opera di Francesco Ghittoni, il più dimenticato dei pittori della sua generazione. Arisi ha con Ghittoni un rapporto affettivo, quasi una parentela. 00 è un critico che studia un artista, e ci tiene a ricordarlo: ""Ghittoni, che non amava i critici, spero vorrà tener conto, dall'Aldilà, delle mie 'intenzioni' come io ho tenuto conto delle sue"""". Siamo nel 1983. Arisi insegue Ghittoni dal 1965. Prepara l'utile catalogo per la mostra della galleria Il Gotico di Piacenza."" -
Sant'Ambrous. Il dolce salotto di Milano. Ediz. italiana e inglese
Nel 1936 nasce lo storico caffè pasticceria Sant Ambroeus, uno dei luoghi simbolo della città, cuore del quadrilatero chic di Milano. Maria Canella, storica del costume e della moda, ne ricostruisce vicende e protagonisti, svelando la ricetta di questo successo. Dopo aver firmato le storie dei circoli milanesi, l'autrice delinea un ritratto della clientela che da ottant'anni celebra i suoi riti con le creazioni di Sant Ambroeus, offrendo un'immagine inedita della società meneghina che trova in questo ""dolce salotto"""" l'equilibrio perfetto fra gusto e piacere, tradizione ed eleganza."" -
Wael Shawky. Ediz. a colori
Fra gli artisti contemporanei più affermati del mondo arabo, Wael Shawky (Alessandria d'Egitto, 1971) indaga la storia, le sue interpretazioni e il modo in cui il passato influenza il presente. Questo catalogo è dedicato alla sua ricerca sulla storia delle Crociate raccontatata dal punto di vista degli arabi, tema per il quale l'artista ha creato ambienti,.film, sculture e disegni. Le opere di Shawky gettano una nuova luce sulle radici di alcune delle gravi crisi culturali e sociopolitiche odierne. Realizzato in occasione della mostra personale al Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea, questo catalogo include un nuovo progetto d'artista sviluppato nella forma di disegni in dialogo con il saggio di Heinrich von Kleist ""Sul teatro di marionette"""" (1810), nuovi contributi critici di Carolyn Christov-Bakargiev, Laura U. Marks e una conversazione di Marcella Beccaria con l'artista. Oltre a materiali d'archivio relativi alla produzione filmica del ciclo """"Cabaret Crusades"""" di Shawky, per la prima volta il catalogo presenta una cronologia scientifica delle mostre e relative opere ad oggi realizzate dall'artista."" -
Essere design. Caimi Brevetti. Ediz. a colori
Quasi settant’anni di storia di una delle principali realtà produttive europee design-oriented nel settore dell’arredamento e dei complementi d’arredo.rnrnrnCaimi Brevetti “è design”: fin dall’inizio, nel 1949, il suo fondatore Renato Caimi ha pensato che progettare senza tutelare l’invenzione non fosse sufficiente per “fare cose belle e utili”.rnDa allora, attraverso una progressiva evoluzione industriale che ha coinvolto tutti gli aspetti strategici di un’azienda tipica del Made in Italy, la Caimi Brevetti rappresenta, con i quattro figli di Renato, Gianni, Renzo, Franco e Giorgio, un modello-riferimento di come, appunto, il design sia diventato da linguaggio degli oggetti a elemento strutturale e fondativo di un intero processo produttivo.rnAnche attraverso le fotografie di Raoul Iacometti, quale filo conduttore, il volume racconta questa storia, mettendo al centro i protagonisti, a partire dalle persone, dal territorio e da tutti i progettisti che non solo hanno collaborato e collaborano con l’azienda, ma costituiscono lo sguardo sul mondo, perché per disegnare bene è necessario partire dall’ascolto, e poi cercare d’interpretarlo.rnPerché, come dice Gillo Dorfles, “brevettare significa proprio questo, essere all’altezza del proprio tempo, senza fughe in avanti, di cui non conosciamo, oggi, ancora gli effetti”. -
Fantasmi urbani. Ediz. illustrata
C'è un paesaggio urbano di cui ci accorgiamo soltanto quando muore, o rischia di farlo. Una città di piccole quinte, di muri scrostati, di scritte sberciate, di crepe che si allargano sulle pareti, ognuno dei quali però custodisce un tassello del senso e della nostra memoria. Questo volume raccoglie micro-narrazioni che insieme possono fare un romanzo. Fantasmi urbani, con una intangibilità un po' spettrale, ma testimoni di un percorso culturale e di intrattenimento che tutti noi ricordiamo con grande nostalgia. Chi dice che un cinema decadente non può essere considerato emblema di bellezza? -
Guttuso. La forza delle cose. Ediz. a colori
"Nella pittura di Renato Guttuso la natura morta è un genere praticato senza interruzioni nell'intero arco della sua attività. Insieme ai quadri di figura e ai paesaggi, essa si configura come genere dai precisi caratteri iconografici e formali che esemplarmente raccontano anche la sua vicenda stilistica, le trasformazioni degli specifici caratteri pittorici del suo linguaggio. In tutte le sue nature morte è forte ed esplicito quel rapportarsi con le """"cose"""" - anche le più elementari e semplici, ma sempre legate a una programmatica esperienza di """"realtà"""" - che della poetica dell'artista è evidente e dichiarata costante"""". (Antonello Negri)."