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Bluer. I confini dell'anima. Ediz. italiana e inglese
Una monografia dedicata al pittore e scultore Bluer, attivo dalla fine degli anni Novanta L'artista vanta oltre 100 mostre ed esposizioni in Italia e all'estero, dall'Australia al Brasile, oltre alla partecipazione alla 12esima Biennale di Venezia - Architettura e a numerosi eventi collaterali della 52esima Biennale di Venezia - Arte. -
Franco Francese. Inquietudini notturne
Figura tetragona e umbratile della Milano del secondo Novecento, il pittore Franco Francese (Milano, 1920-1996) è stato uno dei rappresentanti più alti di una linea espressionista dell'arte italiana. I coniugi Boschi Di Stefano avevano collezionato alcune sue opere degli anni giovanili, quando, vicino all'ambiente di Corrente, aveva attraversato una fase picassiana che si può apprezzare nelle sale della Casa Museo. Negli spazi della scuola di ceramica, invece, si racconta nella sua complessità il tormentato percorso artistico ed esistenziale di un pittore solitario ma attento a quanto accadeva attorno a lui, che si troverà in sintonia con le ricerche di una generazione di pittori più giovani, e che soprattutto piacerà molto ai poeti e agli uomini di lettere milanesi, da Mario De Micheli ed Emilio Tadini a Vittorio Sereni, fino a Giovanni Testori e a Dante Isella, di cui ricordiamo le importanti testimonianze. Allo stesso tempo, Francese è fra i pochi a capire precocemente la grandezza della pittura di Mario Sironi, che lo aiuterà a fare i conti con la lezione di Francis Bacon, della quale rimane traccia nelle figure anatomicamente sgraziate e animalesche (non a caso un suo importante ciclo di lavori si intitola La bestia addosso). Dal racconto della vita contadina, progressivamente, di ciclo pittorico in ciclo pittorico, il suo lavoro si concentra su interni chiusi e notturni, popolati di teschi che rimandano a una dimensione di crisi esistenziale. Egli ""non è mai, o quasi mai"""", scriveva Sereni, """"un artista gradevole. Ma subito dopo, abolendo d'un colpo ogni esca di piacevolezza, appassiona""""."" -
Leggere Corrente a Casa Museo Boschi Di Stefano. Nuovi studi su Corrente
La mostra ""Leggere Corrente a Casa Museo Boschi Di Stefano"""", realizzata in occasione degli ottant'anni di fondazione della rivista milanese, ha costituito un momento di riflessione su quello snodo importante delle vicende artistiche italiane, generalmente accreditato come elemento di transizione dal problematico decennio degli anni Trenta al periodo della Ricostruzione. Al progetto espositivo è seguito il convegno Nuovi studi su Corrente, le cui relazioni sono pubblicate in questo volume. I contributi raccolti hanno inteso superare indirizzi interpretativi scontati per lasciare spazio a una sempre maggiore articolazione della conoscenza che connette l'esperienza di Corrente ai temi del collezionismo, del mercato dell'arte, dell'editoria, delle politiche culturali, dell'architettura, della fotografia e della storiografia. Il volume vuole diffondere la conoscenza della collezione Boschi Di Stefano rendendo manifesto il ruolo del museo quale centro di ricerca aperto al sapere delle università, delle fondazioni e delle istituzioni culturali del territorio che trovano nello spazio pubblico il luogo per una condivisone libera e costruttiva del sapere."" -
La Collezione Panza. Villa Menafoglio Litta Panza Varese 2002-2020. Ediz. illustrata
A dieci anni dalla morte del noto collezionista Giuseppe Panza di Biumo e a vent'anni dall'apertura al pubblico della sua collezione a Villa Menafoglio Litta Panza, viene riproposto il volume ideato e costruito in prima persona dallo stesso Panza che racconta la collezione: oltre 150 opere di artisti americani, ispirate ai temi della luce e del colore, che convivono in armonia con gli ambienti antichi della Villa, gli arredi rinascimentali e le preziose raccolte di arte africana e precolombiana. Il volume di Panza - già edito da Skira - è ora accompagnato da un secondo volume in cofanetto che racconta l'evoluzione della Villa e della Collezione dal 2002 al 2020, i nuovi allestimenti, le nuove acquisizioni, le mostre più importanti dell'ultimo ventennio avvenute sotto la sapiente gestione del Fondo Ambiente Italiano. Sono presenti installazioni site specific di Robert Irwin, James Turrell e Robert Wilson, le spettacolari stanze luminose di Dan Flavin e il commovente tributo di Wim Wenders a Ground Zero. Un'ampia sezione fotografica è dedicata al secolare parco all'Italiana arricchito da installazioni d'arte ambientale. -
Il Lazzaretto di Verona. Storia di un monumento cittadino. Ediz. illustrata
Naturalisti, geografi, archeologi, storici delle istituzioni, della società e dell'economia, dell'arte, dell'architettura e della letteratura approfondiscono, analizzano e ricostruiscono, nella prima e unica pubblicazione finora integralmente dedicata al Lazzaretto di Verona, le vicende plurisecolari di un luogo e di un edificio che, seppur geograficamente marginali per necessità, sono da sempre al centro della memoria della città e ne hanno segnato l'identità. Non mancano sguardi comparativi ad altre realtà urbane, perché ovunque in Italia, come del resto in tutta Europa, le istituzioni civiche di assistenza sono al centro di relazioni politiche, sociali, religiose e in definitiva umane di cruciale importanza. Il volume nasce dall'iniziativa del FAI - Fondo per l'Ambiente Italiano nell'ambito dell'accordo di valorizzazione del complesso monumentale sottoscritto con il Comune di Verona nel 2014; l'avvio di un cantiere per la conoscenza del monumento ha coinvolto in un progetto di ricerca multidisciplinare, coordinato dall'Università di Verona, oltre venti studiosi. Un esperimento virtuoso di collaborazione tra istituzioni diverse per portare l'eccellenza della ricerca scientifica a beneficio del territorio. -
Villa Fogazzaro Roi. Visita alla casa di Oria tra storia e letteratura
Poche case possono vantare tanto affetto e dedizione come Villa Fogazzaro Roi. In quella che era la dimora materna lo scrittore vicentino Antonio Fogazzaro passò innumerevoli e gradevolissime estati, crebbe i suoi figli e ospitò amici e nipoti, ambientando proprio nelle sale della casa di Oria le vicende del suo intramontabile capolavoro, ""Piccolo mondo antico"""". Questa agile ma approfondita guida vi aprirà le porte di salotti, gallerie e biblioteche, conducendovi allo stesso tempo negli studi e nelle camere da letto, e ricostruendo, grazie a numerosi arredi e opere originari, l'appassionato mondo - tutt'altro che """"piccolo"""" - degli affetti e degli impegni letterari e civili dell'autore. Si scoprirà anche il valore del passaggio dei successori, tra i quali spicca la figura di Giuseppe """"Boso"""" Roi, che nel 2009 ha destinato la proprietà al FAI - Fondo per l'Ambiente Italiano in legato testamentario. Una volta varcata la soglia in uscita, una sezione del volume vi condurrà tra percorsi e monumenti del placido e variegato territorio locale, ancora miracolosamente preservato. La Guida presenta i contributi di Lucia Borromeo Dina, Emanuela Borio, Oscar Ganzina e Francesco Soletti. Villa Fogazzaro Roi è stata abitata dalle famiglie Barrera e Fogazzaro a partire dal XVIII secolo fino alla morte di Antonio Fogazzaro, avvenuta nel 1911. Passata in proprietà ai Roi, diretti discendenti dello scrittore, nel 2009 la dimora è stata lasciata come legato testamentario al FAI - Fondo Ambiente Italiano da Giuseppe Roi. Da allora il bene è aperto al pubblico grazie al lavoro della Fondazione, che regolarmente ne cura la conservazione e la valorizzazione."" -
De Chirico e la Metafisica. Ediz. a colori
Il catalogo della mostra di Palazzo Blu a Pisa ripercorre tutte le tappe della prestigiosa carriera dell'artista e, pur dedicando un posto d'onore ai temi ed alle icone metafisiche (dalle Piazze d'Italia ai Manichini) non tralascia gli esordi böckliniani, né le stagioni romantiche e barocche né infine le riprese neometafisiche: proponendo un susseguirsi di capolavori che oggi è finalmente possibile ammirare per quel che sono, fuori dalle polemiche che per un lungo periodo hanno intorbidato le acque della ricezione complessiva della sua opera. Ripercorrendo il ciclico riaffiorare di temi e soggetti cari all'artista, da quello maggiore degli autoritratti alle nature morte, dai Bagni misteriosi, ai Mobili nella valle, la mostra intende dimostrare come, anche con la sottovaluta ricerca artistica successiva agli Venti, l'arte di Giorgio de Chirico assuma una sua ragion d'essere ed un rapporto di maggiore continuità rispetto agli esordi. Mantenendosi il più vicino possibile al suo indiscusso ideatore, la mostra si propone di testimoniare con l'ausilio di alcune importanti opere di Carrà, Savinio e de Pisis l'originalità della ricerca del gruppo di artisti che storicamente hanno dato vita alla cosiddetta arte metafisica e, in una prospettiva più allargata, di indagare l'effetto che l'elaborazione di questa poetica ha prodotto per periodi più e meno brevi sulla ricerca di maestri quali Morandi, Martini, Sironi, Casorati, Capogrossi. -
La forma del tempo. Ediz. illustrata
Il catalogo della mostra realizzata al Museo Poldi Pezzoli di Milano è il risultato di un prestigioso progetto di ricerca incentrato sul rapporto dell'Uomo col Tempo nella filosofia, nella scienza e nell'arte, dall'antichità alle soglie dell'età moderna mettendo in relazione l'iconografia del tempo con l'avanzamento tecnologico nella sua misurazione. Attraverso un percorso cronologico, dall'orologio solare a quello meccanico, dall'iconografia antica a quella rinascimentale, sono rappresentati preziosi orologi notturni italiani del Seicento in maggior parte provenienti da collezioni private, due orologi notturni del Museo Poldi Pezzoli, uno di Giovan Pietro Callin e l'altro di Wendelinus Hessler, l'originale contributo che l'Italia ha dato all'orologeria. Il volume intende dimostrare che se l'iconografia del Tempo nell'Umanesimo e nel Rinascimento si sviluppa a partire dalla filosofia e dalla letteratura, l'eccezionale fiorire di nuove iconografie che sbocciano nell'epoca Barocca è anche legata alla diffusione degli orologi come oggetti privati e come novità tecnologica che trasformò radicalmente la vita e le abitudini umane. -
Renzo Ferrari. Corona diary opere 2020
Sono ancora impresse nelle menti di tutti i primi annunci di pandemia provenienti dalla Cina che ci hanno raggiunti nei mesi di febbraio e marzo. Dando seguito a queste prime avvisaglie che molto velocemente si sono poi moltiplicate alle nostre latitudini, il pittore Renzo Ferrari ha realizzato una sequenza di opere quale diario quotidiano, condivise poi attraverso l'unico mezzo di comunicazione che ci era concesso, quello dei social media. Scegliendo tra le opere di un certo periodo limitatamente a marzo eaprile, il pittore Renzo Ferrari giunge poi alla produzione di un filmato, presentato a Poestate 2020 nell'edizione on-line e postato su Youtube. Questa esposizione è dunque dedicata ad una sequenza-diario di lavori eseguiti nel periodo di forzata reclusione conseguente al diffondersi della pandemia quale fenomeno globale. Molto e con forte empatia ha suggerito al pittore Renzo Ferrari la condizione coatta volontaria della poetessa americana di due secoli fa, Emily Dickinson, capace con linguaggio attualissimo di una catarsi poetica. Ciò ha favorito lo stimolo dell'immaginario individuale e collettivo del passato, attraverso iconografie della storia dell'arte tematizzati dal pittore, quali: plaga doctores, sabbat goyeschi, cavalieri della morte dell'affresco di Palermo e il racconto della febbre spagnola del secolo scorso raccontata dai nonni e impressa nella sua memoria d'arte per la morte del pittore Austriaco Egon Schiele. Queste ""narrazioni"""" hanno scartato le evidenze fotografiche soprattutto sanitarie di quanto giornali e TV diffondevano circa il Coronavirus e attraverso delle """"metafore figurali"""" portano testimonianza di una memoria ancestrale a confronto con il terribile tempo presente, da sempre polarità imprescindibili del linguaggio in pittura di Renzo Ferrari. La pittura veicola soprattutto attraverso il colore una sorta di """"distanza catartica"""" dalla drammaticità degli eventi. La mostra esposta alla Galleria La Colomba offre una scelta, documentata anche dal catalogo edito da Skira, che comprende una sessantina di opere dai piccoli ai grandi formati, realizzate ad olio, acrilico e acquarello. Questa campionatura è una scelta parziale di una produzione molto più vasta e sperimentale che comprende anche dei teatrini."" -
Razionalismo emozionale per l'identità democratica nazionale 1945-1966. Eretici italiani dell'architettura razionalista
La guerra e la caduta del regime fascista sono una falsa cesura nei processi creativi dell'architettura italiana. Certo, gli avvenimenti furono tali da produrre una faglia negli orientamenti che si erano delineati a partire dalla seconda metà degli anni venti per poi affermarsi nel corso degli anni trenta e imporre come peculiare, nel panorama internazionale, il razionalismo italiano. Sin dagli anni quaranta le varie posizioni culturali assunte dai protagonisti e le loro stesse opere stanno a dimostrare il tentativo di ricondurre le particolari condizioni economiche e politiche del dopoguerra nel quadro dello sviluppo teorico e figurativo che precedeva la caduta del fascismo, e profittare di quelle condizioni per spogliare l'architettura dalle contraddizioni in cui era stata costretta durante il regime dovendo obbedire, o comunque reagire, alle strategie politiche imposte dai gerarchi, dal duce e dal potere esercitato dai vari accademici. -
Razionalismi esaltati nostalgici radicali 1967-1973. Eretici italiani dell'architettura razionalista
Le varie contaminazioni dell'ossatura sperimentate negli anni dopo la fine del conflitto bellico non fugano il dubbio che l'architettura italiana abbia intrapreso una generosa discesa nei territori della cultura tecnica e figurativa locale, artigiana e popolare, al fine di espiare la collisione prodottasi tra il razionalismo e il fascismo. Dopo che il razionalismo ""retorico"""" ha subito il processo di redenzione all'insegna di un realismo costruttivo e locale, all'inizio degli anni sessanta si assiste all'inattesa rinascita di alcune sue forme originarie che tutti ritenevano scomparse e relegate nelle pagine dei libri di storia di Zevi e Benevolo. Il riapparire di quelle forme attraversa la fase del giudizio critico di coloro che si erano allontanati da quelle origini perché compromesse con il regime. In certi casi il giudizio arriva ad attribuire un carattere fascista alla nuova razionalità, non cogliendo il moto ideale che sospinge gli autori di quella sorprendente mossa del cavallo da cui prende il via l'ultima fase novecentesca delle vicende del razionalismo italiano, quella del """"razionalismo esaltato"""". Soltanto un'assunzione critica del razionalismo, meditata in termini storici, critici e poetici, consente a Giorgio Grassi e Aldo Rossi di procedere oltre i vari realismi costruttivi e di inoltrarsi in quell'ultima fase."" -
Paladino a Piacenza. Ediz. illustrata
L'installazione dell'artista Mimmo Paladino, con la curatela di Flavio Arensi e Eugenio Gazzola, trova spazio nel cuore di Piacenza, in quella piazza dei Cavalli che è luogo simbolo della città, in un confronto diretto con le statue equestri di Alessandro e Ranuccio Farnese realizzate dal maestro Francesco Mochi nei primi decenni del XVII secolo. La piazza dei Cavalli è caratterizzata da una stratificazione di epoche e di stili artistico-architettonici e proprio qui, tra i due gruppi scultorei mochiani, si concentra l'intervento che Mimmo Paladino ha pensato per la città. Un'opera densa di simboli, ""un'apparizione fugace che non cerca il dialogo con il passato o con altri autori ma che assembla gli ingredienti per realizzare un'architettura, ossia l'arte di formare spazi fruibili ai fini dei bisogni umani"""". Disposti su una base quadrata di 12 metri per lato, con un'altezza di 170 centimetri, diciotto parziali cavalli si stagliano dal disegno geometrico, che non è solamente un basamento, ma struttura linguistica portante da leggere insieme a tutti gli altri elementi. Nel catalogo che accompagna e descrive l'installazione di Mimmo Paladino, sono presenti i seguenti saggi: Classico e contemporaneo di Massimo Toscani; Piacenza """"crocevia di culture"""" di Patrizia Barbieri; Apparizioni di Flavio Arensi; La mossa del cavallo. Monumento equestre e microcosmo urbano di Marcello Spigaroli; La lunga marcia di Piacenza verso l'arte del nostro tempo di Eugenio Gazzola e Giorgio Milani; Un profilo biografico di Mimmo Paladino di Eugenio Gazzola. Completano la pubblicazione le sezioni fotografiche: Paladino a Piacenza, Allestimento Piazza Cavalli, Recupero restauro. Le fotografie pubblicate nel catalogo sono opera di Lorenzo Palmieri."" -
Daniele Sigalot. A portrait of everyone, everywhere. Ediz. italiana e inglese
«Non ho mai voluto essere un artista. È stato un incidente, ci sono praticamente caduto nel mondo dell'arte. Ma invece che uscirne subito ho cominciato a scavare, e ormai son così in fondo che per trovar l'uscita mi conviene continuare a scavare.» -
Sergio Dangelo. Ancora e sempre
Il quinto volume della collana ""Visti da vicino"""", curata dalla direzione della Casa Museo Boschi Di Stefano, che ha come fine di far conoscere i tesori nascosti che la collezione conserva, presenta uno degli autori più rappresentativi delle vicende dell'arte italiana e internazionale del secondo dopoguerra: Sergio Dangelo. Artista eclettico, che fin da giovane si accosta al surrealismo, protagonista dei gruppi di ricerca vicini all'informale europeo degli anni cinquanta, Dangelo è raccontato in una mostra che ha raccolto circa quaranta delle oltre settanta sue opere, eseguite fra i primi anni cinquanta e la fine dei sessanta, presenti nella raccolta Boschi Dì Stefano, tutte schedate in una pubblicazione che costituisce un altro tassello di rilievo nella costruzione del catalogo complessivo della collezione. L'esposizione """"Sergio Dangelo. Ancora e sempre"""" mostra i diversi volti di un artista che ha saputo agire sul piano dell'invenzione, del gesto, del racconto, con una inesauribile vena creativa."" -
Mantova. Splendore dei Gonzaga
Dal 1328 al 1707 la città di Mantova fu governata dalla famiglia dei Gonzaga. E, con i suoi quasi quattro secoli di storia, il casato gonzaghesco si configura come la più longeva signoria nel panorama storico italiano. Nel lungo corso della loro avventura dinastica, i Gonzaga disseminarono il territorio sottoposto al loro dominio di castelli, ville e palazzi. Ed è soprattutto grazie ai Gonzaga che la stessa città di Mantova divenne una delle capitali del Rinascimento italiano, assumendo l'aspetto che ancora oggi la contraddistingue. Nel corso dei secoli la corte dei Gonzaga richiamò a Mantova figure chiave dell'arte e della cultura del tempo. Qui Vittorino da Feltre fondò la sua celebre scuola, la Ca' Zoiosa. Qui lavorarono ai progetti di importanti edifici Leon Battista Alberti e Giulio Romano. Qui impugnarono il pennello pittori del calibro di Pisanello, Andrea Mantegna, Correggio e Rubens. Qui andò in scena per la prima volta la più antica opera lirica che si conservi, La Fabula de Orpbeo di Claudio Monteverdi. E oltre a richiamare a sé grandi pittori e architetti, investiti del ruolo di artisti di corte, attraverso l'esercizio del collezionismo i signori di Mantova raccolsero nei loro palazzi un'enorme quantità di capolavori, comprendenti opere di Michelangelo, Raffaello, Leonardo da Vinci, Tiziano, Caravaggio, Lorenzo Lotto, Perugino, Guido Reni, Tintoretto, Veronese e molti altri. Insieme a questi capolavori, una gran quantità di antichità greco-romane trovò dimora negli interni delle corti gonzaghesche, dando ulteriore lustro al casato. Per quanto la maggior parte di questi tesori non si trovi più in città (i Gonzaga in bancarotta furono costretti a vendere quasi l'intera collezione al re d'Inghilterra nel 1627), a Mantova è ancora possibile ammirare il riverbero degli splendori della loro corte. Fra i principali lasciti gonzagheschi figurano infatti il Palazzo Ducale, residenza ufficiale della dinastia, e Palazzo Te, villa suburbana eletta a luogo di piaceri dal casato. Gli ambienti sontuosi, i soffitti dorati, le pareti affrescate, i ricercati apparati decorativi e i lussureggianti giardini di questi monumentali edifici, entrambi oggi musei, perpetuano il mito e la fama di una delle più importanti dinastie del Rinascimento italiano. -
I Giganti-The Giants Palazzo Te. Ediz. illustrata
L'ambiente più singolare e suggestivo di Palazzo Te è sicuramente la camera dei Giganti, con i suoi dieci metri di altezza e quasi dieci di larghezza, spigoli smussati e affreschi che ricoprono tutte le superfici murarie sino al pavimento. La camera è un topos nella letteratura artistica e nella letteratura di viaggio ed è ritenuta l'esperimento pittorico più ardito della storia dell'arte moderna. L'invenzione e la decorazione della camera dei Giganti sono sicuramente l'apice dell'impegno profuso da Giulio Pippi de' Iannuzzi - detto Giulio Romano, allievo prediletto di Raffaello - e dalla sua équipe nella realizzazione di Palazzo Te. Gli affreschi narrano la storia della caduta dei giganti, desunta dalle Metamorfosi di Ovidio. Il mito descrive l'assalto tentato dai violenti abitatori della terra alla sede degli dei. Per raggiungere l'altezza del monte Olimpo, i giganti sovrappongono le montagne di Pelio e Ossa con l'intenzione di scalarlo. Il grandioso affresco della volta ritrae il momento successivo, in cui Giove lascia il suo trono e si unisce agli dei sconvolti che gli fanno da corona. L'impresa non va a buon fine: scagliando le sue folgori, Giove fa crollare la torre di massi che, rovinando, trascina con sé i ribelli seppellendoli sotto enormi macigni. -
Gianni Dova. La prima stagione. Ediz. illustrata
opere di Gianni Dova (1925-1991) conservate nella raccolta Boschi Di Stefano sono concreta testimonianza di quale profondo rapporto abbia legato, sin dagli anni quaranta del Novecento, la coppia di intelligenti collezionisti e il giovane ma già promettente pittore, romano di nascita e milanese di formazione. Sin dal 1945 infatti, per una decina di anni l'ingegner Boschi e la moglie Marieda Di Stefano hanno sistematicamente acquistato opere dell'artista, raccogliendo un importante nucleo di lavori intorno ai quali è costruita questa mostra, che restituisce i caratteri della prima stagione di Dova, dagli anni della formazione, compiutasi tra il modello picassiano e l'ispirazione concretista, sino al momento della conquista di un linguaggio personale, in cui l'immagine si forma liberamente dal tessuto pittorico, lasciando emergere quelle suggestioni di marca surreale che animeranno i suoi modi maturi. -
Donne di Casa Boschi. Letture semiotiche
Gli esercizi di lettura proposti da Ugo Volli inquesto volume arricchiscono di un altro capitolo il progetto ""Visti da vicino"""", la collana dedicata allo studio di alcune opere della collezione di Casa Museo Boschi di Stefano. Una selezione di ritratti a soggetto femminile di significativi artisti (Alberto Savinio, Mario Sironi, Massimo Campigli, Piero Marussig), realizzati nella prima metà nel Novecento, è sottoposta al lavoro di analisi di carattere semiologico in una proposta di lettura assolutamente inedita. Come tutti gli oggetti fisici o sociali anche le opere d'arte possono essere studiate da diversi punti di vista e a diverse scale. I risultati delle ricerche che si fanno su di esse dipendono dalle domande poste e dai metodi impiegati. Per quanto riguarda l'arte, oltre alla sua storia autonoma, che ne chiarisce (in modi molto diversi secondo le epoche e gli autori) le dinamiche interne, è facile elencare altre discipline che ne chiariscono aspetti diversi, dalla sua """"storia sociale"""", alla psicologia, dall'economia e dalla sociologia dell'arte all'iconologia, dalla storia delle tecniche all'antropologia. Il punto di vista e la metodologia che si applica in questo libro è dunque quello della semiotica, che non nega affatto gli altri approcci, ma vi aggiunge le sue domande specifiche. La questione principale che si pone la semiotica parte dal fatto che le opere d'arte ci appaiono sensate, anzi particolarmente ricche di senso; esse sono inoltre caratterizzate dalla loro forma espressiva. La domanda semiotica chiede dunque come la forma espressiva di ogni singola opera determini il suo senso."" -
La collezione Rosella e Carlo Nesi. Un amore infinito. Ediz. italiana e inglese
Ciò che ha portato Rosella e Carlo Nesi a dedicare la loro vita a ricercare e a collezionare opere d'arte moderna e contemporanea scaturisce da un trasporto emotivo capace di superare ogni barriera. Un sentimento che li ha accomunati e che ha fatto di loro due complici che condividono lo stesso obiettivo e lo stesso trasporto. Quando si chiede loro cosa li abbia spinti a intraprendere questa strada, Rosella e Carlo usano termini come ""passione"""", """"amore"""" e """"desiderio"""", che sono gli stessi che si impiegano in un codice amoroso. Questo volume si presenta come uno strumento di ricerca che, oltre a fornire una testimonianza dell'operato dei Nesi e a dare un senso compiuto alla loro collezione, permette al lettore di allargare la prospettiva fino a comprendere la scena storica e culturale in cui ha preso vita e forma la loro raccolta d'arte. Da un progetto di Germano Celant."" -
Mario Pinton. Gioielli, sculture, poesia-Jewels, sculptures, poetry. Ediz. illustrata
In occasione del centenario della nascita di Mario Pinton, artista e intellettuale padovano, l'Associazione Amici del Selvatico propone al Comune di Padova la realizzazione di una Mostra a lui dedicata che permetta di illustrarne, non solo agli addetti ai lavori ma anche al grande pubblico, la valenza artistica e teorica, la dimensione internazionale e come il suo pensiero seppe dare nel nostro Paese una svolta radicale al concetto tradizionale di gioiello. ""In Mario Pinton il lavoro artistico ha seguito un percorso originale, ha superato la tradizione recuperando i saperi antichi, usando l'oro, che è il simbolo delle trasformazioni continue. Alle forme elaborate e splendenti egli oppone superfici sofferte, i segni dell'utensile, la sbavatura della fusione. La sua ricerca è organicamente legata con l'attività scolastica che lo ha fatto diventare capostipite indiscusso in quanto ideatore di un nuovo modo di intendere l'oreficeria che da Padova si è irradiato in Europa, intrecciando il gioiello con l'arte contemporanea e con le sue incessanti sperimentazioni. La """"sua"""" scuola, fondata saldamente su una semplicità quasi ascetica, su pazienza, tenacia e apertura così grandi da riconoscere la reciprocità nel dare e nell'avere degli allievi, ha lasciato un segno indelebile sul quale si dovrà ancora riflettere, tante sono le sementi diffuse. La figura di Mario Pinton sarà protagonista del museo padovano del gioiello, di cui si auspica l'apertura in un prossimo futuro, in parallelo con la monumentale sede storica del """"Selvatico"""" in largo Meneghetti, restituita alla sua rinnovata funzione educativa e culturale."""" (Elio Armano Presidente """"Amici del Selvatico"""")""