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Orsetto Ice e la terra che brucia
Il secondo volume della serie di Orsetto Ice porta i giovani lettori a scoprire un nuovo problema ecologico, quello degli incendi che devastano la flora e la fauna del nostro pianeta Il viaggio di Ice in direzione dell'ONU viene interrotto quando l'orsetto riceve una chiamata di aiuto dal Sud Africa. La mamma dell'elefantino Farfallino è stata presa prigioniera dai bracconieri. Al termine dell'avventura l'orsetto si imbarca in direzione del Brasile dove, trovatosi intrappolato in un terribile incendio nel cuore della foresta Amazzonica, è testimone degli effetti devastanti che il fuoco ha sugli animali e anche questa volta cercherà di portare il suo aiuto. Età di lettura: da 7 anni. -
Orsetto Ice e i il malvagio stregone
Osetto Ice si trova ad affrontare la marea nera causata da un versamento di petrolio. Arrivato sulle coste della Louisiana cerca, con l'aiuto di una bambina, di portare soccorso agli animali intrappolati sulle spiagge dal petrolio. Successivamente, dopo un lungo viaggio, il cucciolo arriva a New York e finalmente riesce a raccontare agli uomini tutto ciò che ha vissuto riportando loro non solo il grido d'aiuto degli orsi polari, ma anche quello degli altri animali e, più in generale, della Terra. Età di lettura: da 7 anni. -
L' arte del manifesto giapponese. Ediz. illustrata
Il volume più completo, finora mai realizzato, sul graphic design giapponese. Il volume vuole colmare una lacuna sulla storia del graphic design giapponese, quella relativa ai primi due decenni del nuovo millennio, raccontando da un lato il passato, con l'opera dei grandi maestri, e dall'altro esplorando nuovi nomi e tendenze. Il volume comprende 85 grafici e 756 poster. È il volume più completo sull'argomento, ma pubblicato finora. Si ritiene che i manifesti contemporanei giapponesi siano iniziati a metà degli anni '50, dopo la seconda guerra mondiale e dopo un periodo di depressione, post-militarismo e post-autarchia. La nuova modalità espressiva, in quegli anni, venne alimentata da stimoli provenienti dall'estero, ma reinterpreta anche temi e colori della tradizione, portandoli nella modernità. Dal dopoguerra, il Giappone ha visto una rapida evoluzione nelle arti: pittura, architettura, scultura, grafica, teatro, musica e cinema. Influenze, assimilazioni, trasformazioni, nuovi processi creativi hanno dato origine a una grande quantità di movimenti culturali e artistici. In questo dedalo di forme espressive, la grafica è diventata uno strumento prezioso per tracciare e seguire il filo della creatività nazionale. Dalla ""nascita"""" della grafica giapponese arrivando a Tokyo 2020, questo volume intende dare una visione ampia delle tendenze, dei cambiamenti estetici e della storia del design grafico in Giappone."" -
Qualche inverno prima. Iconografia delle stagioni
L'iconografia delle stagioni in tre momenti della storia dell'arte: l'Impero romano e il tardoantico, il Medioevo e il Rinascimento palladiano.Le Stagioni sono quattro: per ragioni astronomiche, per computo cronologico e meteorologico correnti. Quattro periodi in cui si ripartisce il percorso del Sole nell'Anno, scandito da quattro stationes. La dizione in lingua latina produce in italiano 'stazione' e 'stagione': la prima è diventata di banale uso pratico, mantenendo il significato di ""stare fermi""""; la seconda, pur esito di una corruzione fonetica 'volgare', produce un risultato più dolce e più 'elegante', sia nella pronuncia sia nel significato. Si parte dunque dal significato della parola per addentrarsi nel magico mondo delle stagioni. In questo volume Fernando Rigon Forte affronta il tema, complesso e affascinante, dell'iconografia delle stagioni in tre momenti precisi della storia dell'arte: l'impero romano e il tardo antico, il Medioevo e il Rinascimento. Un viaggio che parte dall'inverno che per gli occidentali (scriveva Teopompo) era Crono, il più lento, il più esterno dei sette pianeti: l'inverno era il Tempo stesso, al quale quale tutto si poteva ricondurre."" -
Giovanni Nonnis. L'arte della reinvenzione del mito. Ediz. illustrata
«Quale artista meglio di Nonnis, come è stato giustamente notato, ha proposto nel secondo Novecento nuova arte sarda di genere anticlassico e planare, in piena coerenza storica con quella delineata da Maltese e Serra? Eccola, di nuovo, l'attualità di Nonnis proiettata in uno scenario ideale di arcaismo senza tempo che non disdegna l'uso della materia anomala o preziosa, in contrasto solo apparente con la ruvidità degli impaginati, quasi che il massimo della modernità non possa che coincidere con l'antico più remoto, l'originalità della proposta con la spersonalizzazione del discorso, l'ordine costituente dell'impianto visuale con l'imprevedibilità creativa dell'istinto. Ecco la risposta equilibrata a chi, fra gli anni sessanta e settanta, quelli in Sardegna del massimo slancio verso la modernità (Nonnis si è nel frattempo trasferito nella ""capitale"""" Cagliari, reduce da diversi viaggi di aggiornamento in Italia e all'estero), pretendeva scelte più radicali fra """"sardità"""" e """"italianità"""", tradizione e innovazione, localismo e internazionalismo, destinazione colta e popolare. L'anima estetica più autentica della Sardegna sta nella sua disponibilità a farsi decorazione potenzialmente infinita nelle manifestazioni come nelle varianti, arte non tanto per luoghi particolari, in questo senso eletti (la galleria, il museo), ma applicabile al quotidiano, così come già avevano capito, per esempio, i Melis. Chissà dove sarebbe potuto ancora arrivare, l'espressionismo antropologico di Giovanni Nonnis, se la storia, quella che lo riguardava più direttamente, non avesse deciso all'improvviso di voltargli le spalle. Presto, troppo presto.» (Vittorio Sgarbi)"" -
La sacra famiglia della Cascata di Ridolfo del Ghirlandaio. Ediz. illustrata
La Sacra Famiglia della Cascata, tavola inedita di Ridolfo del Ghirlandaio, costituisce una sorta di spartiacque tra due fasi e stili differenti che è possibile discernere nell'ambito della produzione artistica del pittore fiorentino e della sua bottega. Il volume è il frutto di indagini condotte da un gruppo interdisciplinare che comprende storici ed esperti dell'arte del Rinascimento, restauratori, studiosi del costume e della moda del Cinquecento e ricercatori del CNR di Perugia, Napoli e Firenze. La disamina delle risultanze ha permesso l'attribuzione del dipinto e la sua collocazione culturale e storica, oltre a illustrarne le fasi di esecuzione, identificando in questa tavola una traccia, di alto profilo artistico, di quella storia che portò i Medici a stabilire un asse politico-culturale tra Firenze e Roma. A eccezione, infatti, della brevissima parentesi di pontificato di Adriano VI (1522-1523), il predominio della potente famiglia di banchieri fiorentini sulle due città si concretizzò per circa un ventennio, a partire dal 1513 e sino al 1534, nel pontificato di Leone X prima e di Clemente VII poi. Al centro di questo progetto politico, che fece rivivere l'età dell'oro delle arti, delle tecniche e della cultura, ci fu il matrimonio tra Lorenzo il Magnifico e Clarice, rampolla dell'influente casata degli Orsini del ramo di Monterotondo. Seguendo le vicissitudini della tavola dipinta, si ripercorreranno gli anni in cui questa cittadina visse uno dei suoi massimi periodi di splendore, trovandosi coinvolta nelle vicende più significative del Rinascimento italiano, quasi fosse lei stessa l'anello nuziale che servì a unire Firenze e Roma. Grazie alla sua particolare posizione sullo scacchiere politico, Monterotondo vide arrivare numerose opere di straordinaria importanza e raffinatezza, come ad esempio il quadro di Ridolfo del Ghirlandaio di cui si narra la storia in questo volume. -
A.B.O. Theatron. L'arte o la vita-Art or life. Ediz. a colori
Alla fine degli anni Settanta Achille Bonito Oliva ha scardinato il sistema dell'arte concettuale d'avanguardia (che ha definito ""puritano"""") introducendo la Transavanguardia, il quarto movimento artistico italiano (dopo Futurismo, Metafisica e Arte povera) che nel XX secolo si è affermato internazionalmente. Ma è anche uno dei pochi ad aver saputo combinare una seria ricerca teorica ed espositiva con una presenza ironica e istrionica sui mezzi di comunicazione di massa, a partire dalla televisione, esprimendo un costante senso del proprio dovere al servizio della divulgazione pubblica. Attraverso la presentazione di una molteplicità di materiali d'archivio e una puntuale selezione di opere connesse ad alcune delle sue più importanti mostre dal 1970 al 2019 (incluse opere dalla collezione del Castello di Rivoli), """"A.B.O. Theatron. L'arte o la vita"""" intende celebrare l'importanza di Bonito Oliva per l'affermazione del ruolo del curatore nell'ambito dell'arte contemporanea, delineando il composito ritratto di un intellettuale propositivo ed espressivo, che ha superato le limitazioni delle strutture accademiche e ridefinito campi e strumenti d'indagine della curatela, divenendo una delle figure cardine della storia dell'arte del XX e XXI secolo."" -
L' arte di morire (e di vivere)
Attraverso l'arte e il pensiero filosofico, l'autrice Luisa Fantinel scandaglia l'universo legato alla rappresentazione della morte. Da almeno un secolo nella società occidentale il mistero della morte è stato progressivamente trasformato in un segreto. Per migliaia di anni, invece, nella storia dell'umanità la morte è stata pensata e rappresentata con forme che predisponevano al destino mortale, preparando con maggior equilibrio e naturalezza alla finitezza umana e al senso del limite. La società moderna è di recente entrata nuovamente in contatto, per la prima volta dopo le epidemie e le grandi guerre del passato, con sentimenti antichi: l'impotenza davanti alla morte, l'esistenza del limite, l'irrinunciabilità dei riti funebri che fino a poco fa sembravano svuotati di senso. Questo libro, frutto delle riflessioni nate dalle conferenze sull'""Arte di morire"""", muove dal presupposto che si possa imparare a morire, se non altro meglio di quanto oggi comunemente accade, e crede che esista un'arte che lo insegni, anzi che l'arte possa offrirci insostituibili suggerimenti, facendo riemergere dal profondo i simboli di cui abbiamo bisogno per ripensare tutto ciò. Una rassegna esplorata con una prospettiva integrata: storia dell'arte, iconologia, ma anche antropologia, psicanalisi, arte terapia ed esperienze personali. Per compiere questo viaggio con doverosa e possibile leggerezza, in un'epoca in cui siamo forse più sguarniti di sempre davanti alla prospettiva di morire."" -
Casa Verdi e i suoi tesori
L’opera mia più bella – come disse Giuseppe Verdi all’amico Giulio Monteverde, scultore genovese – è la casa di riposo da lui costruita per ospitare gli anziani addetti all’arte musicale, i quali per motivi diversi ad un certo punto della loro vita non hanno più la possibilità di mantenersi da soli. Per realizzare questo importante progetto, acquistò un terreno sito nella periferia della città di Milano e affidò il progetto di costruzione all’architetto Camillo Boito, fratello di Arrigo, librettista e grande amico suo. La casa venne costruita e finita secondo i programmi verso la fine del XIX secolo. Fu tuttavia aperta solo dopo la morte del fondatore per sua espressa volontà. La Casa è tuttora funzionante, dopo aver vissuto a lungo con gli introiti dei diritti d’autore che il Maestro le lasciò e con i frutti dei loro investimenti effettuati nel corso dei decenni, rafforzati periodicamente da lasciti e donazioni di persone che nella funzione della Casa continuanorna credere. La sua funzione fondamentale è ancora quella di ospitare musicisti che si trovano nelle condizioni ipotizzate dal fondatore; accanto a tale funzione, essa ne svolge un’altra ovvero valorizzare e consentire al numeroso pubblico di visitatori di ammirare larga parte dei cimeli verdiani. Tali cimeli sono sparsi un po’ in tutta la Casa e i più importanti di essi sono stati recentemente sistemati in un piccolo, ma interessante spazio espositivo che, insieme alla cosiddetta sala araba, al salone d’onore dove si svolgono i concerti, alla cappella con le sue belle vetrate e, ultima in ordine di elencazione ma non di importanza, alla cripta dove giacciono le salme di Giuseppe Verdi e Giuseppina Strepponi, rappresenta un patrimonio di grandissimo valore, ristrutturato anche per essere meglio apprezzato dal pubblico. I principali elementi di questo patrimonio sono stati raccolti, illustrati e descritti nel volume. -
Simone Micheli architecture since 1990
Simone Micheli, pluripremiato architetto di fama internazionale, celebra i trent'anni anni di attività professionale: un'analisi di ampio respiro sugli sviluppi presenti e futuri del suo fare progettuale, vere e proprie icone di architettura, interior design e product design. Il suo percorso, mai statico, ha attraversato i molteplici campi in cui la progettazione si articola: dall'architettura all'architettura degli interni, dal design al visual design passando per il ruolo centrale fin da subito attribuito alla comunicazione; le sue creazioni, sostenibili e sempre attente all'ambiente, sono connotate da forte identità ed unicità. ""Del mio percorso professionale non cambierei nulla, sono molto orgoglioso ed entusiasta del cammino fino ad ora fatto e delle opere che in questi 30 anni veramente intensi e densi di emozioni ho realizzato. I temi che guidano la mia attività si rinnovano continuamente, fin dagli esordi non ho mai lasciato che il mio pensiero si focalizzasse su un tipo di oggetto soltanto o su un unico agire architettonico. Ho sempre cercato di lavorare a 360° gradi, di tenere la mente aperta e di far sì che il mio fare progettuale spazi dalla definizione del più piccolo dettaglio fino alla realizzazione di grandi edifici e master plan. La vita è il risultato dell'addizione di tante componenti piccole quanto meravigliose, tutte fondamentali, tutte ugualmente perfette. Dal medesimo ideale sono ispirate le mie opere: unicum organici, iconiche opere al di fuori dello spazio-tempo consueto. Ogni nuovo progetto per me è una sfida affascinante, un'avventura da vivere con energia, un viaggio che lascia molti sedimenti nel mio animo e che non cessa di offrire al mio spirito nuovi modelli a cui dare forma viva."""" L'intento che da sempre guida la filosofia progettuale dell'architetto Micheli consiste nella volontà di creare luoghi """"altri"""" al di fuori dalle tradizionali consuetudini, in grado di soddisfare l'esigenza di benessere dell'uomo contemporaneo."" -
Painting is back. Anni Ottanta, la pittura in Italia. Ediz. illustrata
La mostra ""Il ritorno della pittura. Italia anni Ottanta"""" intende esplorare la pittura degli anni Ottanta in Italia, attraverso alcuni protagonisti emblematici di quegli anni e le loro operernIl catalogo, insieme alla mostra, propone uno sguardo meno disincantato e più attuale che presenti alle nuove generazioni il dirompente ritorno alla pittura che caratterizza l’arte italiana degli anni Ottanta. Un percorso lontano da intenti di esaustività per rivedere oggi non solo l’ironia, l’edonismo e il “desiderio della pittura” di quel decennio, ma anche per rileggerli come una risposta agli anni Settanta e un’anticipazione di quel nuovo interesse per la pittura che oggi attraversa il mondo dell’arte contemporanea.rnÈ un ritorno – rivoluzionario per l’epoca – alla pittura come figura e come materia, ma anche come terreno per una rinnovata libertà di citazione, per una personale riappropriazione della tradizione artistica del passato, con la volontà di superare il rigore, l’ortodossia concettuale e politica del decennio precedente. Per affrontare i temi del nuovo paesaggio visivo delineatosi in Italia, la selezione di oltre 50 dipinti, provenienti dalla Collezione Intesa Sanpaolo, da musei, fondazioni e collezioni private, propone un’ipotesi di dialogo e contrasto tra artisti dell’epoca: accostamenti al di fuori di movimenti ed etichette critiche, senza limitarsi alla presentazione delle correnti artistiche più note di quel periodo storico.rnIl volume è ricco di saggi critici, testimonianze e apparati iconografici che ricostruiscono il clima di un decennio e ripercorreranno gli sviluppi della pittura italiana dalla fine degli anni Settanta al 1990."" -
Grazia Varisco. Percorsi contemporanei 1957-2022
La monografia ripercorre sessant'anni di ricerca e di attività dell'artista milanese. Dalle prime ricerche di arte cinetica e programmata, il lavoro di Grazia Varisco ha una costante evoluzione nella sperimentazione di diverse tematiche che mettono in relazione spazio/tempo, caso/programma, presentate in differenti forme espressive non convenzionali. Pubblicato in occasione della mostra antologica milanese, Grazia Varisco. Percorsi contemporanei evidenzia la complessità della ricerca di un'artista protagonista della nostra modernità e costituisce un'occasione unica per una rivisitazione completa e approfondita del suo lavoro. Curata da Marco Meneguzzo, la monografia ripercorre sessant'anni attività di Grazia Varisco, documentando le tematiche di ricerca e sperimentazione svolte dall'artista a partire dagli anni Sessanta e presentando una ricca selezione di importanti opere dei vari periodi artistici: dalle Tavole Magnetiche (un invito al gioco attribuendo una funzione espressiva agli elementi in campo) alla riproposizione della storica mostra personale dell'artista alla Galleria Schwarz 1969 a Milano; dagli Schemi Luminosi Variabili ai Reticoli Frangibili, Mercuriali e Variabili + Quadrionda degli anni Sessanta alle esperienze delle Extrapagine, degli Spazi Potenziali, Meridiana e Gnomoni (in cui una riflessione verso l'essenziale, esalta il Caso come elemento di indagine che si insinua in tutte le occasioni); dalla proposta di essenzialità e semplificazione della forma degli anni Novanta alla ricerca degli anni 2000 che assume nuove forme sempre legate al cambiamento e alla ambiguità della percezione che coinvolge il visitatore, sollecitando una continua verifica tra Programma e Caso. Ne risulta un ritratto esaustivo di questa straordinaria interprete delle arti visive che ha ricevuto riconoscimenti internazionali e nazionali, tra cui il premio del presidente della Repubblica per la scultura e il titolo di ""Accademico di San Luca"""" nel 2008 e, negli anni più recenti, il premio A. Feltrinelli per le Arti Visive dell'Accademia dei Lincei nel 2018."" -
Ettore Modigliani. Atti del convegno
Il volume raccoglie gli atti del convegno svoltosi a Lucca in occasione degli ottant'anni dalla firma delle leggi razziali, e in memoria di quanti ne subirono le gravi conseguenze umane e lavorative, con l'intenzione di ripercorrere la carriera di Ettore Modigliani, storico dell'arte, direttore della Pinacoteca di Brera, soprintendente alle Belle Arti tra i più importanti del Novecento. Un soprintendente ""dimenticato"""" rispetto alla statura che ha avuto nell'amministrazione italiana del primo Cinquantennio del Novecento; una figura che finalmente trova un consistente contributo di conoscenza, grazie alla pubblicazione di questi Atti. """"Non si tratta di una riparazione, tardiva e inutile, anche se valida sul piano simbolico"""" scrive Emanuele Pellegrini """"bensì di un segno preciso del ruolo centrale degli studi umanistici e del dovere etico di tutti gli studiosi al fine di spingere più oltre possibile il limite dell'ignoranza."""" Direttore della Pinacoteca di Brera dal 1908 al 1935, soprintendente della Lombardia dal 1910 al 1935 e organizzatore della mostra più importante mai realizzata sull'arte antica italiana (a Londra nel 1930), Ettore Modigliani ha vissuto esaltanti momenti professionali, come l'esposizione a Brera della Gioconda di Leonardo da Vinci (1913), il recupero delle opere d'arte trafugate dall'Austria all'Italia (1920), il grande riordino della Pinacoteca Braidense (1925) e la fondazione dell'Associazione degli Amici di Brera (1926). Fu però costretto a subire il trasferimento a L'Aquila e l'espulsione dall'amministrazione pubblica per gli effetti delle infauste leggi razziali del 1938, che lo costrinsero nel 1943 a nascondersi tra i monti delle Marche per sopravvivere alle persecuzioni. Modigliani superò la catastrofe ed ebbe la soddisfazione di ritornare a Brera come ispettore incaricato nel 1945."" -
Gian Alberto Dell'Acqua. Ricordi di una lunga vita
L’arte fu il filo conduttore della vita di Gian Alberto Dell’Acqua, suo costante impegno professionale ma anche piacere e interesse personale Il “gentiluomo delle arti figurative”: questo era Gian Alberto Dell’Acqua per Paolo Grassi, che riassumeva in questa definizione alcuni degli aspetti salienti della sua personalità. La signorilità dei modi, la grande correttezza, la dedizione al lavoro inteso come servizio, la capacità di ascolto e di mediazione, sono tratti ben chiari nel ricordo di chi l’ha conosciuto. E anche il racconto della sua vita lunga e operosa, che Dell’Acqua aveva pensato di riservare ai suoi familiari ma che ora si aggiunge alle testimonianze con cui Brera ha voluto rendere omaggio ai suoi più grandi soprintendenti, conferma quelle doti che ne hanno resa indimenticabile la memoria. Dalla formazione alle esperienze della Biennale, dai viaggi alla ricchissima biblioteca dedicata alla passione per la filosofia, Dell’Acqua racconta la propria vita e analizza gli interventi più importanti fatti come soprintendente: le acquisizioni, che arricchirono la pinacoteca di opere specialmente lombarde - da Giovanni da Milano, al Cairo, al Cerano, al Procaccini - nonché lo straordinario acquisto dei Tarocchi di Bonifacio Bembo; e poi i tanti restauri condotti con il “mago” Pellicioli e con i molti restauratori di fiducia, da Ottemi della Rotta, a Mario Rossi, a Guido Fiume, incontrato – giovane partigiano – durante la guerra. Ricorda l’autorizzazione concessa alla chiesa di San Fedele di collocare su un altare dell’antico edificio tibaldiano la pala in ceramica policroma di Lucio Fontana. Altra importante iniziativa, destinata a mutare la fisionomia di Brera aprendola alla modernità, l’acquisto nel 1972 di Palazzo Citterio. Ma nel riandare a quegli anni ormai lontani, Dell’Acqua non dimentica i suoi diretti collaboratori, dall’economo all’archivista, alle dattilografe, agli allora giovani ispettori storici dell’arte, a tutti i quali riserva un pensiero. Un ricordo va anche ai suoi successori, al loro infaticabile lavoro ha caratterizzato la vita di Brera. -
Il valore della cultura. 22 esperti per nuove strategie
22 studiosi italiani e stranieri prendono in esame dieci processi strategici caratteristici delle organizzazioni culturali e, tramite esempi italiani e internazionali, forniscono una visione manageriale completamente rinnovata. La galassia delle istituzioni artistiche e culturali è costellata di innumerevoli esempi di collezioni museali straordinarie, prestigiosi cartelloni teatrali e siti archeologici di enorme interesse che tuttavia faticano a ottenere sul mercato il riconoscimento che meriterebbero. I ridotti flussi di visitatori, la scarsa quantità di biglietti paganti, i tempi limitati di permanenza, la poca notorietà sul mercato sono solo alcuni degli indicatori che evidenziano ritorni economici insoddisfacenti. Sono molte le organizzazioni culturali fragili dal punto di vista gestionale, tanto che la crisi innescata dalla pandemia Covid-19 in molti casi si è rivelata drammatica o irreversibile. Per risolvere questa fragilità tipicamente italiana è necessaria una profonda revisione dei processi gestionali: accanto a una competenza culturale fondamentale e solida, imprescindibile per guidare un museo, un sito archeologico o un teatro, sono necessarie anche competenze gestionali. -
Napoleone e Milano tra realtà e mito. L'immagine di Napoleone da liberatore a imperatore. Ediz. a colori
Il 15 maggio 1796 l'esercito francese comandato dal generale Napoleone Bonaparte entra a Milano. Tra alterne fortune (con l'interregno austriaco del 1799-1800) il generale corso plasmerà il destino della città fino al 1814, data della sua abdicazione. Nell'arco di un solo ventennio Napoleone ha influenzato Milano con un'intensità e con un fervore mai visti prima. Arrivato come liberatore nel 1796, carico degli ideali della Rivoluzione, si trasforma in seguito in imperatore, deludendo con questa svolta i molti che avevano in visto in lui il promotore della diffusione in Lombardia dei principi repubblicani ma anche consolidando - attraverso il suo potere - il buongoverno, le strutture e l'amministrazione della città. L'arte e la costruzione dell'immagine di se stesso sono stati aspetti centrali della sua presenza a Milano, durante la quale la rilevanza e l'attenzione verso la pittura, l'architettura, l'urbanistica sono state un elemento costante. Senza alcuna esagerazione, si può affermare che Milano sia la città dell'Impero dove l'influenza di Napoleone sia stata maggiore, e dove il suo ricordo è tuttora percepibile. -
Cantiere navale Vittoria. L'arte di navigare il mare e il tempo. Ediz. italiana e inglese
Attraverso le principali imbarcazioni realizzate nel cantiere di Adria, il libro racconta la storia delle quattro generazioni della famiglia Duò che guida il cantiere da quasi 100 anni.Dalle barche in legno per i pescatori della laguna sino ai più moderni incrociatori della marina militare passando per i vaporetti di Venezia e le navi della Guardia di Finanza il volume si snoda tra dettagli tecnici, aneddoti familiari e grandi immagini spettacolari. Il volume racconterà anche il futuro del cantiere che vede il knowhow della nautica militare impiegato al servizio di un nuovo progetto: Vittoria Yachts. Dove l’estrema attenzione ai dettagli e la precisione figli di decenni di commesse militari e civili fanno sì che questo nuovo brand possa distinguersi nel panorama del luxury mondiale, realizzando imbarcazioni innovative e uniche, sempre nel rispetto delle richieste dell’armatore e dagli altissimi standard qualitativi. L’apparato iconografico è realizzato dal fotografo Alessandro Puccinelli mentre la curatela del volume e dei testi è del noto autore Luca Masia (firma della rubrica Paesi e Paesaggi di Striscia la Notizia). -
Giuliana Balice. Una geometria inquieta. Ediz. illustrata
La monografia presenta l'opera completa di Giuliana Balice (Napoli, 1931), partendo dagli esordi negli anni Cinquanta con la presa di distanza dalla raffigurazione naturalistica per arrivare, nel decennio successivo, al radicale trapasso che trasforma la varietà delle percezioni (soprattutto la differenza delle profondità delle forme in un dato spazio) nella struttura ripetuta e costante di precise entità formali. A partire dal 1974 l'istanza geometrica e il richiamo della pratica collegata alla pittura tornano in evidenza con le Costruzioni immaginarie, opere in cui il disegno e il rilievo si fondono in un unicum tenuto insieme dall'energia di una comune e continua matrice espressiva. Il progetto di una praticabilità materiale dello spazio continua a rimanere un impegno costante che procede insieme all'esigenza di armonizzare preventivamente le forme ""pure"""" a una praticabilità spaziale la cui percezione, senza questo controllo, resterebbe disordinata e confusa da fattori esterni. Su questa via dell'impostazione di una corretta percezione visiva dello spazio attraverso il filtro della forma, si svolgono le ricerche di Giuliana Balice di fine anni novanta e dei primi anni duemila. Una maturità espressiva realizzata attraverso il collage e il costante impiego di materiali (acciaio e alluminio, metacrilato e plexiglas, legno verniciato) che permettono di verificare come le intuizioni e le pratiche giovanili dell'artista abbiano mantenuto una coerenza formale e poetica concentrata sull'esigenza primaria di rapportare l'eleganza e la compiutezza del lavoro grafico con la proiezione volumetrica delle realizzazioni oggettuali e plastiche sullo spazio ambientale. Negli anni duemila Giuliana Balice si concentra sulla perfettibilità di organismi grafici distantissimi dalla naturalità, ma concepiti per coltivare il privilegio di un dialogo in grado di cucire una possibile totalità tra creatività e mondo, esistenza e forma. Una ricapitolazione visiva del percorso creativo di Giuliana Balice conferma, in estrema sintesi, una elaborazione del paradigma geometrico in termini sostanzialmente primari, di linguaggio empirico ma assumibile dentro il rigore di una forma pura che non prescinde mai dallo spazio nel quale si andrà a collocare, e dunque studiata per un dialogo sempre possibile con l'altro da sé."" -
Dante e Napoleone. Miti fondativi nella cultura bresciana di primo Ottocento. Ediz. a colori
Nella vita culturale e politica dell'Italia dell'Ottocento Dante e Napoleone ebbero un ruolo centrale. Ruolo che per Bonaparte, una volta uscito di scena e soprattutto dopo la sua morte, così come avvenuto per Alighieri, si è ammantato di valori ideali, assurgendo alla dimensione del mito. Come sempre quando ciò accade, il fenomeno dice più sull'epoca che sugli stessi personaggi. Nella Brescia neoclassica e romantica il culto per queste due personalità e per le idealità che esse incarnavano è testimoniato dalle collezioni che si vennero costituendo in quegli anni, in particolare da quella di Paolo Tosio. Egli, nel raccogliere nel suo palazzo la loro memoria, non costruì solo un proprio personale pantheon, ma assegnò alla sua casa una funzione civile, selezionando e coltivando l'immaginario simbolico di cui dovevano nutrirsi i contemporanei. In occasione dei settecento anni dalla morte di Dante e dei duecento da quella di Napoleone, il volume vuole quindi illustrare il ruolo rivestito a Brescia da queste due figure emblematiche nel processo di elaborazione dell'identità culturale europea. Nel catalogo i testi di Sergio Onger, ""Dante e Napoleone. Mito ed eroe""""; Roberta D'Adda, """"Il mito di Dante nella collezione Tosio""""; Fernando Mazzocca, """"Appiani per Brescia""""; Bernardo Falconi, """"Gigola pittore della corte napoleonica""""; Bernardo Falconi, """"Napoleone nella collezione Tosio""""; Luciano Faverzani, """"Medaglie napoleoniche nella collezione Tosio""""; Angelo Brumana, """"Dante nelle biblioteche bresciane dell'Ottocento""""; Valerio Terraroli, """"Dante e Napoleone nel Vittoriale degli Italiani: il mito e Gabriele D'Annunzio""""."" -
Dynamic brand. The new methodology of brand communication. Ediz. italiana e inglese
Questo libro nasce dalla passione per il design e racconta la storia personale (condivisa nel tempo con molte altre persone) di Emanuele Cappelli, ma soprattutto presenta il metodo del Dynamic Brand come approccio alla comunicazione integrata contemporanea. Un metodo che è cresciuto con il suo fondatore e con Cappelli Design, con l'essere vivi e curiosi, sperimentali, perdenti e vincenti. La vocazione del Dynamic brand è vivere il design nella sua accezione culturale e la sua metodologia presentata in questo libro è la chiave dello sviluppo dei progetti di comunicazione dello studio. Dynamic Brand racconta come i nuovi media hanno cambiato il modo di comunicare il brand per aziende e istituzioni. Attraverso un percorso tra case study e una road map del metodo di progettazione, il lettore si trova immerso in una dimensione in cui design e strategia si fondono dando vita a sistemi di identità aziendali capaci di creare relazioni autentiche con le persone. Un racconto umano, quello dello sviluppo del Dynamic Brand, che si lega anche alla storia di Cappelli Identity Design, mediante le voci di Emanuele Cappelli, designer e fondatore dello Studio, e del suo team. Fondata a Roma nel 2010 da Emanuele Cappelli, attuale CEO e direttore creativo, Cappelli Identity Design è uno studio di design e marketing strategico che opera in tutto il mondo e recentemente ha aperto una nuova sede in Torino all'interno dell'hub di innovazione OGR Tech. Grazie ai due dipartimenti di Design e Strategia - due visioni che lavorano in parallelo, influenzandosi e interagendo tra loro continuamente - realizzano progetti che vanno dall'identità di brand allo sviluppo di strategie di marketing e comunicazione integrata.