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Breve storia del soggetto. Origine, sviluppo, dissoluzione
Nel titolo di questo volume compaiono due termini, soggetto e storia. È ragionevole domandarsi quale sia il legame che li unisce. Un interrogativo che racchiude una serie ulteriore di questioni: esiste qualcosa come una storia del soggetto? E poi: è decisivo per il soggetto avere una storia? E in terzo luogo: è più decisiva la storia del soggetto? -
Le radici della disuguaglianza. La potenza dei moderni
Lo spettro dell’individualismo di massa si aggira per il mondo – vecchie e nuove disuguaglianze si vengono profilando all’orizzonte di una globalizzazione nella quale i progetti collettivi appaiono sempre più contingenti e occasionali. Lo scenario politico in cui viviamo, del resto, sembra rispecchiare fedelmente i connotati di un modello d’uomo che, a fronte della propria fragilità identitaria, appare convinto di poter godere/consumare il mondo e se stesso, slegandosi da qualsiasi responsabilità pubblica che non sia emozionale e tendenzialmente priva di vincoli. L’uomo contemporaneo dà l’impressione di volersi liberare da qualsiasi sentimento di appartenenza comunitaria e di rifiutare con ogni mezzo il riconoscimento della propria finitezza costitutiva. Nella convinzione che, senza un’analisi adeguata dei presupposti storico-teorici della modernità, sia impossibile affrontare adeguatamente le sfide del presente, questo volume s’impegna pertanto in una genealogia dei percorsi che hanno condotto a tale fenomenologia. Attraverso la ricostruzione del rapporto uguaglianza/disuguaglianza in diversi grandi classici della modernità, inscritti in un percorso che va da Hobbes a Nietzsche, esso conduce sulla soglia di questioni decisive: che cos’è la “potenza” dei moderni e quali sono state le tappe decisive del suo sviluppo? Quali ragioni politico-antropologiche hanno condotto al populismo spoliticizzato? E dunque: in quale maniera è necessario coniugare oggi individualismo e comunità democratica? E soprattutto: qual è l’origine e il destino del loro rapporto? -
L'idealismo tedesco e dintorni. Dalle Leipziger Vorlesungen
Tra il 1951 e il 1956 Ernst Bloch tenne, all'Università di Lipsia, corsi di Storia della filosofia. Le lezioni, che risentono del clima politico del periodo, disegnano ""tracce"""" del suo pensiero di quegli anni per noi molto importanti. In questo volume sono raccolte quelle relative al postkantismo dove Bloch, con lo stile discorsivo ma incisivo proprio delle lezioni accademiche, affronta le problematiche del nascere dell'idealismo evidenziandone quegli aspetti densi di significato utopico che sono, per noi, la preziosa eredità di un pensiero che voleva il suo fulcro nella speranza e nell'utopia concreta. Un'indagine storica che ha contribuito alla nuova edizione del 1954 di """"Subjekt-Objekt. Erläuterungen zu Hegel"""" e all'elaborazione della sezione de """"Il principio speranza"""" dedicata alla filosofia della natura di Schelling. Queste lezioni offrono, inoltre, un quadro più ampio dell'idealismo di Fichte - che Bloch non aveva avuto modo di approfondire - mettendolo in relazione con la tradizione democratica dell'emancipazione e della dignità dell'uomo."" -
Una vita. Pensiero selvaggio e filosofia dell'intensità
Qual è l'eredità del pensiero di Gilles Deleuze? È possibile separare il suo vitalismo trascendentale dal naturalismo di Henri Bergson e Friedrich Nietzsche? Attraverso un dialogo serrato con questi autori, le avanguardie storiche, la biopolitica e l'arte contemporanea, il volume mette in scena il confronto tra un pensiero della vita selvaggio e una filosofia dell'intensità ancorata alla tradizione post-kantiana. -
Filosofia del tennis. Profilo ideologico del tennis moderno
In queste pagine si mette in relazione il tennis moderno niente meno che con la filosofia, provando a sostenere una analogia tra la condizione del soggetto moderno e la tecnica del tennis. Movimenti di pensiero e maestri della racchetta, gettati sotto una nuova luce, verranno posti a confronto con il solo desiderio di capirne di più di entrambi. Borg, Panatta, Spinoza, Nastase, Nietzsche, Lendl, Kant, ma anche Berlinguer e Reagan, sono solo alcuni dei personaggi che affollano questa storia parallela del tennis e delle ideologie della modernità. La filosofia entra direttamente in campo e diventa protagonista indiscussa, ponendosi come indispensabile chiave interpretativa di una determinata prassi umana. -
Evolutionism and religion. (Proceedings of the meeting in Florence, 19-21 november 2009)
The theory of evolution has been often used in the last decades as a weapon in the atheistic fight against religion. This is in way strange, since peaceful relations between evolutionism and religion had been quickly attained already in the nineteenth century, after a few initial but isolated polemics. Moreover, not only the “compatibility” of evolutionism and religion has been defended by many scholars on the ground of different arguments, but even theological perspectives explicitly “incorporating” evolution in a Christian worldview have been elaborated by such prominent figures as Drummond, Theilard de Chardin and Maritain. Yet a legal controversy lasted more than half a century in the courts of the USA has determined the revival of a dispute that has gradually acquired the overtones of an ideological confrontation. Therefore, an unbiased analysis of this issue appears of significant cultural importance, and two sister Academies (the International Academy of Philosophy of Science and the International Academy of Religious Sciences) have intended to propose a modest contribution to this analysis in a joint meeting devoted to the theme Evolutionism and Religion that took place in Florence in 2009. The papers published in the present book offer four different approaches to evolutionism: the scientific one, the philosophical-epistemological one, the cultural one and the religious one. Finally a concluding section deals with the controversial issue of the “Intelligent Design”. Through this separate analysis several ambiguities can be dissipated, and the correct, delimited and specific points of view from which evolution can be considered are clarified. Within each one of these approaches, concepts and principles regarding evolutionism receive distinct but legitimate meanings. Since distinction does not entail separation, however, the intellectual effort of correlating such approaches appears as an intellectual challenge of undeniable difficulty but also of great cultural importance. -
Ragion pratica e immaginazione. Percorsi etici tra logica, psicologia ed estetica
Il frequente ricorso all’immaginazione nell’attuale dibattito etico, sia in ambito continentale che analitico, risponde alle esigenze di arricchire la comprensione dei processi di valutazione e di articolare in modo più complesso le interazioni tra ragione e sensibilità nella formulazione dei giudizi morali. I saggi contenuti nel presente volume approfondiscono i principali nodi teorici che la valorizzazione delle funzioni immaginative comporta, attraverso la lettura di alcuni autori che hanno contribuito in modo significativo a tracciare le fondamentali coordinate di questo campo di ricerca. Il volume intende offrire un contributo alla riflessione sulle funzioni epistemologiche, psicologiche ed argomentative che la via immaginativa può offrire all’etica, interrogandosi sulle sue possibilità ed i suoi limiti. -
Dislocazione. Introduzione alla fenomenologia soggettiva di Jan Patocka
Dopo la fondazione della fenomenologia di Husserl e la modificazione ontologica di Heidegger, Jan Patocka si interroga sulla possibilità (e necessità) di una nuova fenomenologia che indaghi la realtà nella sua manifestazione. Negli anni settanta elabora la fenomenologia asoggettiva che, per indagare i principi della sfera fenomenica, disloca la soggettività da quel fondamento ultimo sul quale era stata posta. Che cosa accade nel momento in cui l'esistenza non si trova più là dove era prima? Al centro della riflessione della fenomenologia asoggettiva di Jan Patocka sta quindi, senza contraddizione, la soggettività e il suo senso d'essere. Uno dei maggiori contributi di questa ricerca sta nella concezione dinamica dell'esistenza; interrogandosi infatti sul ruolo della soggettività nella manifestazione e nella chiarezza del mondo è emerso il movimento originario della fenomenicità, da cui tutto ha origine e sviluppo. -
Globalizzazione e governance delle società multiculturali
Il volume discute problematiche connesse alla convivenza tra culture distinte che operano all'interno di stati nazionali sempre più interconnessi e attraversati da crescenti flussi migratori. Anche se molti dei contributi provengono da filosofi politici, queste problematiche sono indagate da una prospettiva multidisciplinare. La riflessione spazia dall'ambito normativo alla discussione di casi empirici; dalla giustificazione di specifiche soluzioni e sistemi di valore all'analisi critica delle concezioni e delle politiche multiculturali dominanti; dal confronto diretto con i dibattiti attuali allo studio genealogico delle categorie concettuali ricorrenti in questi dibattiti. I fili conduttori attorno ai quali si articola la conversazione sono tre. Il primo riguarda gli obiettivi conseguiti, e i limiti evidenziati, dal multiculturalismo liberale come il paradigma dominante: quello cioè che ha orientato la riflessione e influenzato le legislazioni nazionali, transnazionali e internazionali. Un secondo tema che emerge dal testo riguarda la complessità dei problemi che il multiculturalismo solleva e le difficoltà cui vanno incontro tutti i tentativi di elaborare un paradigma alternativo. Risulta perciò comprensibile l'atteggiamento di quanti attribuiscono maggiore rilevanza ai tentativi di comprendere il mondo piuttosto che di regolarlo. -
La storia incompiuta e la sua fine
Due giovani che si amano e intendono passare tutta la vita insieme. Sarebbe una storia normale, quasi banale, se non fosse che i due vivono in Germania orientale, dove un amore innocente può diventare un affare di stato. Il racconto, scritto nel 1975, diventò sin dall'inizio un caso politico, anche perché la storia non era affatto inventata. Il regime temeva proprio questo intreccio di verità e poesia, tanto da vietarne stampa e diffusione fino al 1988. Nel frattempo, però, nell'altra Germania, La Storia incompiuta e la sua fine era diventato uno dei classici della letteratura contemporanea. -
Le vite della porta accanto. Pensiero selvaggio e vitalismo trascendentale
“Sì, avete capito bene, dell’esistenza. Del senso ultimo della vita. Di cosa stiamo a fare su questo mondo. Mi raccontava che in queste lunghe tratte da San Francisco a Los Angeles per tre volte alla settimana, andata e ritorno, ci pensava e ripensava spesso al significato dell’esistenza. E anche lui, come me, non riusciva a darsi una risposta. E non riusciva neanche a darsi pace. Come me. Esattamente come me. Spesso molti di noi pensano che determinati argomenti siano patrimonio solo dei ricchi borghesi e dei salottieri annoiati. E invece non è così. Anche gli autisti dei bus si interrogano sui perché e i percome dell’esistenza. Anche se loro, a differenza dei primi, ci riflettono mentre stanno seduti otto o dieci ore di fila su un sedile aggrappati al volante di un pullman”. Fabrizio Marchi è nato a Roma il 09/11/1958. Si è laureato in Scienze Politiche e in Filosofia. Giornalista Pubblicista, si occupa di comunicazione, relazioni istituzionali e politica internazionale. Per Mimesis edizioni è autore del discusso saggio Le donne: una rivoluzione mai nata e del romanzo Non ero il solo , 2010. -
Mitopie tecnopolitiche. Stato-nazione, impero e globalizzazione
Lo Stato-nazione è oggi un relitto del passato, un progetto politico che il XX secolo ha consumato e distrutto. Esso sopravvive come il frammento di un’epoca gloriosa, in cui gli Stati europei dominavano incontrastati un mondo di cui erano il naturale centro gravitazionale. Nuove forme di potere e di organizzazione sociale emergono tra le pieghe della globalizzazione e della civiltà tecnologica, condannando all’estinzione ciò che ancora resta della macchine statuale moderna. Analogamente nuove identità individuali e collettive sorgono tra le macerie dell’individualismo borghese, sgretolando inesorabilmente il mito e l’immagine della nazione. Il destino antropologico e politico del nostro pianeta sembra così sospeso tra un passato che tarda a scomparire e un futuro incerto dove, all’ombra delle nuove tecnologie, si affermano gli stili di vita, le categorie mentali e i sistemi biopolitici che forgeranno il prossimo millennio. -
L' ecologia profonda. Lineamenti per una nuova visione del mondo
Vengono distinti due tipi di ecologia: una ""ecologia di superficie"""" che recepisce le idee correnti in materia, cioè la necessità di evitare gli inquinamenti e salvare le specie animali e vegetali, in quanto utili all'uomo; una """"ecologia profonda"""" che intacca il concetto di progresso e le idee-guida della civiltà industriale, che hanno portato all'attuale modo di vivere e quindi ai dramma ecologico. Solo con il passaggio a una filosofia compatibile con il secondo tipo di ecologia, spesso presente nelle culture tradizionali, si possono ottenere risultati a lunga scadenza. Nel quadro di pensiero dell'ecologia profonda, vengono accennate alcune questioni filosofiche di fondo, come il libero arbitrio, l'evoluzione, la posizione della nostra specie in Natura, la fine delle certezze. Come azione concreta, viene proposta la diffusione dell'ecologia profonda, nella speranza che il mutamento di pensiero sia così rapido da evitare fenomeni gravi e traumatici per tutta la Terra."" -
Architettura vs. Nichilismo
Per uscire dal nichilismo, la malattia menomante dell'epoca (a cui non sfuggono gli architetti dello Starsystem), non basta analizzarlo. Sopratutto quando esso si coniuga non solo con il cinismo e le mafie, ma anche con il provincialismo e le miserie del cuore e della mente. Occorre attraversarlo, imparando anche a combatterlo con le sue armi. Dopo la ""crisi del fondamento"""" l'architettura, una filosofia a cui oggi mancano i filosofi, sembra desiderare una nuova vita, acquisendo un ruolo strategico antinichilista, relazionandosi al mondo, alla città, al paesaggio, alla vita e alle altre grandezze della realtà in cui si delineano gli orizzonti di senso del proprio agire progettuale. A questi riconduce il libro attraversando, anche con la letteratura, il cinema, il teatro e la pittura, gli spazi di crisi di un """"nichilismo vissuto"""" a cui l'architettura risponde entrando nel vuoto. O, meglio ancora, costruendolo come uno spazio della vita, a cui dare senso con i fenomeni del grande nel piccolo."" -
Aggressività. Un'indagine polifonica
La parola ""aggressività"""" ha assunto un rilievo speciale, sia dal punto di vista culturale sia da quello esistenziale. Questo riconoscimento rende possibile proporre una molteplicità di contributi di natura differente e giustificarne il reciproco accostamento. Molteplicità e varietà diventano anzi indispensabili quando si voglia affrontare un tema del genere, e rappresentano un atto di riverenza verso l'unità profonda e innegabile del vivere individuale, sociale e storico."" -
Biopolitica e sovranità. Concetti e pratiche di governo alle soglie della modernità
Quali relazioni intercorrono tra il discorso teologico-politico della sovranità e le pratiche governamentali della biopolitica? Alle soglie della modernità politica occidentale, sovranità e biopolitica, pur appartenendo a paradigmi differenti, interagiscono oscillando tra l'individuo e la popolazione. L'individuo come dimensione della soggettività politica moderna, ma anche corpo, oggetto delle pratiche disciplinari; la popolazione come oggetto della biopolitica, ma anche soggetto unitario, egualitario e omogeneo della nazione. Nella fase aurorale del Moderno, i processi di soggettivazione si innescano in un movimento di scissione e ricomposizione, articolato sul nesso vita-potere, che scorre tra il corpo della nazione e i corpi della nazione, tra il modello conservativo del discorso giuridico-politico e il modello produttivo del discorso biopolitico-disciplinare. Il libro rintraccia, attraverso alcune letture di testi classici del pensiero politico moderno, una serie di sintomi e di epifanie dell'interazione tra potere sovrano e poteri governamentali. -
Generazione Goldrake. L'animazione giapponese e le culture giovanili degli anni Ottanta
Il libro esamina la storia e l'estetica del disegno animato giapponese degli anni Ottanta. La metodologia di studio che viene applicata è di tipo pragmatico, cioè attenta alla relazione istituita dall'animazione giapponese con un pubblico sempre più internazionale composto in prevalenza da adolescenti. Si desidera esaminare in particolare il funzionamento delle serie giapponesi a disegni animati sul piano semiotico e i meccanismi di natura psicologica che esse sono capaci di attivare nello spettatore. L'indagine portata avanti tiene soprattutto conto degli ampi e significativi fenomeni sociali e culturali che condizionano il rapporto al contempo comunicativo e affettivo stabilito dalle serie animate nipponiche con il proprio pubblico. Questi fenomeni riguardano l'universo giovanile e l'intera società nipponica degli anni Ottanta. Prefazione di Marcello Ghilardi. -
Giovanni Vailati. Epistemologo e maestro
Che senso può mai avere la domanda «dove sta il vento quando non soffia?». Ponendosi simili questioni Giovanni Vailati non solo sottolinea la centralità filosofica dell’analisi del significato, ma afferma anche come sia nostro dovere saper vivisezionare i concetti, onde liberarci dalla loro tirannia. Per Vailati i concetti espressi nel linguaggio non devono infatti essere i nostri padroni, ma devono tornare a servirci per fare chiarezza nel nostro pensiero. Vailati torna così alla radicalità filosofica della domanda socratica: ma di cosa stiamo parlando? Ma introduce anche ad un orizzonte epistemologico-critico che sarà quello teorizzato da esponenti del neopositivismo come Moritz Schlick o Rudolf Carnap. Tuttavia Vailati condivide anche - con tutta la tradizione del positivismo e del neopositivismo - una sorta di «acidità zitellare» (G. Preti) nei confronti della lezione kantiana. Così linguaggi e significati rischiano nella sua riflessione di ridursi anche a schemi vuoti, incapaci di spiegare l’oggettività della conoscenza umana. In questa prospettiva storico-critica lo studio della lezione epistemologica vailatiana diventa allora la preziosa e straordinaria cartina di tornasole per meglio intendere la stessa storia della cultura filosofica italiana, nei suoi punti di forza (à la Vailati), ma anche nelle sue intrinseche debolezze filosofiche (ancora, à la Vailati). Entro questo complesso contesto teorico Vailati non ha poi mai smesso di presentarsi, pur tacitamente, come un autentico Maestro socratico della scuola italiana, configurando il profilo, affatto anomalo, di un docente delle scuole medie superiori che ha saputo sempre insegnare nelle sue classi come un intellettuale di sicuro respiro europeo ed internazionale. Il che costituisce, ancor oggi, una lezione, culturale e civile invero memorabile, sia per l’università, sia per la scuola italiana che sembrano aver perso di vista proprio questo afflato socratico, invero sempre decisivo. Anche l’importante inedito vailatiano sull’insegnamento medio della filosofia, che chiude il volume, non fa che confermare, in chiaroscuro, questa prospettiva critica. -
Individuo, lavoro, storia. Il concetto di lavoro in Lukàcs
Il concetto di lavoro è una presenza costante nello sviluppo del pensiero di Lukács, il filosofo ungherese che è uno dei più importanti filosofi del Novecento. Infranca sostiene che dalle opere giovanili esistenzialistiche fino alle grandi opere sistematiche della vecchiaia, ispirate al marxismo occidentale, Lukács ha sempre concentrato la sua riflessione sulla capacità dell’uomo di trasformare la realtà nella quale vive quotidianamente. Secondo Lukács, il lavoro umano influenza fortemente l’arte, la politica, l’etica, il linguaggio, la scienza e la conoscenza. Hegel e Marx sono stati i punti di riferimento storico-filosofici a cui Lukács si è ispirato. Questo libro appare finalmente nella lingua originale dopo le edizioni in spagnolo e portoghese. -
Conoscenza ed errore. Abbozzi per una psicologia della ricerca
L'epistemologia di Mach è stata a lungo considerata sia da grandi scienziati (Planck, Einstein), sia da filosofi e politici di rilievo (Popper, Lenin). L'espressione di un empirismo induttivistico ingenuo e di un sensismo fenomenistico simile all'idealismo di Berkeley. La critica recente ha contestato la fondatezza di questa interpretazione tradizionale ridefinendo l'immagine di Mach in profondità. Nell'opera qui riproposta, un vero e proprio classico della filosofia della scienza dal quale hanno attinto estimatori e detrattori. Mach si cimenta in un'analisi dell'impresa scientifica libera da sistematizzazioni affrettate e da arcaici filosofemi. Il quadro delineato, ricco di vividi esempi, sottolinea con uguale forza tanto il ruolo dell'esperienza e delle procedure induttive quanto quello del pensiero razionale e dell'intuizione creatrice, tanto il valore dell'acquisizione conoscitiva quanto quello dell'errore fruttuoso. Nella cornice generale del suo ""scetticismo incorruttibile"""" e antimetafisico, Mach dà il massimo rilievo alla ricognizione storico-critica del significato delle ipotesi e delle teorie e agli aspetti economico-biologici delle leggi e del mutamento scientifici. Né mancano osservazioni di grande attualità sull'insegnamento delle scienze, i rapporti tra lavoro intellettuale e lavoro manuale, i pericoli di un dissennato sfruttamento delle risorse energetiche del nostro pianeta.""