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Regno senza grazia. «Oikos» e natura nell'era della tecnica
L'uomo, con l'ausilio della tecnica, ha trasformato se stesso in un'enorme bocca da sfamare, essere di sole fauci onnivore la cui immagine terrificante sembra uscita dalle fantasie di Pieter Bruegel. A fare le spese di questa ingordigia consumistica è un mondo-ambiente trasformato in una discarica a cielo aperto, da cui scaturiscono nuovi incubi popolati da ""ratti e paranoia"""". Il vampirismo, applicato alle risorse del pianeta già in forte contrazione, è il simbolo di un uomo ridotto a mero consumatore: un essere parassitario, orfano di mondo, dedito alla razzia di ogni bene offerto dalla natura naturans. Alcune immagini artistiche, da Michelangelo a C. D. Friedrich, possono insegnarci a ricollocarci con equilibrio nel mondo, evitando il delirio di Icaro - precursore dell'esistenza divenuta eccentrica dell'""""homo oeconomicus"""". Occorre riassettare la nostra casa comune, il Grande Essere, stando ben saldi al suolo. Non c'è molto tempo. E lo spazio, intasato dalle nostre scorie, è già compromesso."" -
Outis! Rivista di filosofia (post)europea (2012). Ediz. italiana e francese. Vol. 2: Dov'è Osama Bin Laden? Lo spettro del nemico.
La morte di Osama Bin Laden. il 2 maggio 2011, vittima in Pakistan di un agguato da parte di corpi speciali dei marines americani, segna un punto di non ritorno per il destino delle democrazie occidentali: il crimine diventa giustizia, il nemico è hors de l'humanité. Osama rappresenta però soltanto il caso più vivido della realizzazione di una giustizia divina democratica: la Kill list che ogni settimana il Presidente degli Stati Uniti consulta, per stabilire quale sospetto terrorista deve essere eliminato, con una sentenza inappellabile di vita o di morte, rivela che la sorte di Osama riguarda potenzialmente tutti. Chiunque può diventare il corpo spettrale del nemico. Il secondo numero di ""Outis!"""" interroga il senso della fine di Osama Bin Laden. Una fine, in realtà, senza fine: la sparizione del suo corpo serve a tenerne in piedi il fantasma. La comparsa pubblica di Osama. con 11 settembre, non era l'apparizione del fantasma del nemico che l'Occidente cercava dopo il crollo del comunismo di Stato tra il 1989-91? Osama è sempre stato uno spettro. La sua generazione, rende """"infinita"""" la guerra; senza limiti la democrazia: legale l'illegalità planetaria; ragionevole la giustizia del più forte. Rappresenta l'occasione di incarnare il dominio dell'incertezza che governa un pianeta ingovernabile e per questa ragione, almeno per alcuni, terrorizzante. La guerra al terrore, in fondo, non è altro che una guerra contro tutto ciò che non conosciamo. Contro il nulla. Contro la chance di dire no."" -
Dalla parte del nemico. Ausiliarie, delatrici e spie nella Repubblica sociale italiana (1943-1945)
Quello dell'ausiliaria è un archetipo femminile costruito dal fascismo repubblicano e confermato dalla successiva memorialistica. Ridurre a questa formula l'adesione femminile al nazifascismo ha portato da un lato alla cancellazione delle responsabilità individuali, depoliticizzando la scelta di servire la causa della RSI e dell'occupante tedesco, dall'altro, alla rimozione di un protagonismo femminile altro. Questo volume consente invece di uscire dal quadro compatto e monolitico che finora è stato dato del fascismo femminile di Salò, anche grazie a fonti inedite, come le carte provenienti dall'Ufficio di Controspionaggio dell'Office of Strategic Services. Ne emerge il ruolo per nulla marginale svolto dalle ausiliarie del Saf nei servizi informativi e negli apparati repressivi fascisti e tedeschi tanto da rendere nei fatti difficile operare una netta distinzione tra repubblichine e collaborazioniste. Emergono le storie e i racconti delle delatrici e delle spie, attive al di qua e al di là del confine nemico, responsabili dell'arresto, della deportazione, delle torture e della morte di partigiani, civili ed ebrei. Una scrittura intensa e una ricerca approfondita, che colma una lacuna nel panorama storiografico nazionale, gettando luce sul variegato fenomeno del collaborazionismo femminile nazifascista. -
Educare è narrare. Le teorie, le pratiche, la cura
Il presente volume prevede e auspica che i saperi e le pratiche molteplici della tradizione narrativa, possano sempre più incontrarsi con quelli educativi. Narrare ed educare non sono infatti soltanto parole dall'evidente senso pedagogico. Sono esperienze che compaiono insieme tanto nella vita pubblica e privata, quanto nelle attività scolastiche, nei servizi educativi, di cura e terapeutici. Si presentano nei momenti più diversi dell'esistenza con continuità pressoché quotidiane, rendendoli unici e memorabili. Ogni giorno, ogni situazione interpersonale, possono diventare il tempo e il luogo giusto e propizio per imparare o per raccontare. Per scrivere di sé o degli altri, per proporre i linguaggi della parola, della scrittura, delle immagini. Per apprendere attraverso i racconti, per educare narrando; per scoprire che ognuno di noi esiste, lavora, pensa in quanto narratore e educatore. Educare è narrare è dunque un saggio originale, corale, scritto da studiosi che da anni ne sperimentano insieme l'incontro e le potenzialità. Con scritti di Elisabetta Biffi, Micaela Castiglioni, Emanuela Mancino. -
Il lavoro perduto e ritrovato
"Il lavoro perduto e ritrovato"""" è una riflessione interdisciplinare sulle tematiche del lavoro. Il tema della qualità umana del lavoro è posto al centro della narrazione, infatti nell'era del postglobal la vera ricchezza di un'azienda è il suo capitale umano, che merita di essere valorizzato sia attraverso lo sviluppo delle capacità e competenze di ciascuno, sia promuovendo un miglioramento complessivo della qualità della vita di tutti coloro che sono coinvolti nella vita dell'azienda." -
Philosophical news (2012). Vol. 4
Apre questo numero dedicato al tema delle “virtu?” l’intervista a Stanislaw Grygiel dal titolo “Prawda si? razem dochodzi i czeka!” (“La verità si aspetta e si raggiunge insieme!”); queste pagine costituiscono un invito ad un filosofare attento e appassionato. Segue il dialogo con Stanley Hauwerwas, professore presso la Duke Divinity School, il quale spiegando lo sviluppo del suo pensiero sulla base di diversi autori, quali Alasdair MacIntyre, John Howard Yoder, Karl Barth e Tommaso d’Aquino, propone una analisi approfondita della correlazione tra ragion pratica e le virtù. In esclusiva abbiamo scelto di includere per la prima volta in traduzione italiana il celebre saggio di Philippa Foot “Razionalità e virtù” e l’inedito “51 per cento” del “Mozart della Poesia” Wisawa Szymborska, premio Nobel per la letteratura nel 1996. Composto in onore della poetessa di recente mancata, è inoltre il contributo di Luca Bernardini dal titolo “L’ermeneutica dello stupore nella poesia di Wisawa Szymborska”. Molti sono gli autori che in questo numero analizzano il tema delle ‘virtù’ alla luce delle ultime ricerche tra cui: Michele Mangini, Margarita Mauri, Roger Pouivet, Giacomo Samek Lodovici, Nicoletta Scotti Muth, Linda Zagzebski. A conclusione presentiamo una ricca sezione di cronache di recenti convegni e testi di ultima pubblicazione; tra i contributors: Glenda Franchin, Paolo Valvo, Andrea Kimberley Hefti, Luca Pelliccioli, Paolo Monti, Ariberto Acerbi, Juan Jose Sanguineti, Angelo Campodonico, Gabriele De Anna, Francesco Calemi, Marco Damonte, Mario Micheletti, Ruggero D’Alessandro, Anna Rita Innocenzi, Michele Paolini Paoletti. -
Pyongyang, l'altra Corea
Questo diario di viaggio, pur non avendo la pretesa di dare un'immagine definitiva della Repubblica Popolare Democratica di Corea, ha il pregio di porre l'attenzione su una serie di dettagli a lungo trascurati. Tra questi, emergono il calore, la delicata curiosità verso gli stranieri, l'ospitalità e la fierezza del popolo coreano, le condizioni di vita semplici ma complessivamente dignitose, che stridono con la povertà che affligge invece vasti strati della società di tante nazioni considerate emergenti e con la descrizione del paese fatta dalla propaganda occidentale, così come l'armonia architettonica di Pyongyang, le strutture pubbliche funzionanti ed efficienti, la sensibilità ecologica del popolo. Davide Rossi ci ricorda l'importanza della complessità culturale del paesaggio geografico che non può essere a lungo mutilato e ridotto a una mera contrapposizione tra interessi geopolitici regionali. Il dialogo con chi è distante necessita piuttosto di attenzione a particolari e sfumature inusitati e di ascolto per le esigenze che uomini e donne lontani, ma simili a noi, cercano di comunicarci attraverso l'organizzazione di un altro modello sociale. Introduzione di Mario Scaini, postfazione di Flavio Pettinari. -
La vie au-delà de la biopolitique-La vita oltre la biopolitica. Ediz. italiana, inglese e francese
Quale rapporto si instaura tra politica e vita? L'approccio della biopolitica esaurisce ogni possibilità di concettualizzare in disgiunzione i due termini polari dell'esistenza umana? È possibile sfuggire al rapporto predativo e minoritario che risolve la polarità rinchiudendola lungo un asse gerarchico? Gli interventi qui raccolti si muovono lungo questa soglia di apertura che muove dalla ricerca biopolitica, segnata fra l'altro dai testi di Foucault, Agamben, Esposito, per sforzarsi di oltrepassare verso una dimensione che trattenga il nesso genealogico, ma respingendo la tentazione di dipenderne sino a pervenire ad una forclusione di una vita che sfugga alla cattura politica e di una politica la cui sorte fatale sembrerebbe quella di destinare la vita. Una linea di fuga appena sperimentata in questi interventi è quella dell'animalità quale risorsa culturale e concettuale in grado, forse, di ispirare una tensione da amplificare sino a lasciarla risuonare come flebile segnale di un pensare altrimenti. -
Rapporto confidenziale. Percorsi tra cinema e arti visive
Solitamente ci si limita a citare la presenza di opere d'arte nel cinema e di immagini cinematografiche nell'arte, come se tanto bastasse per definire una sorta di categoria immaginaria di ""film d'arte"""", o di arte che si rifa al cinema. Ma la realtà è alquanto diversa. Lo studio trasversale del cinema in rapporto alle arti visive insegna che il cinema non è più pensabile al di fuori delle arti - e che, reciprocamente, le arti contemporanee costituiscono un insieme linguisticamente complesso di cui fanno parte non solo pittura e scultura, ma anche video, installazione, memoria cinematografica. È in tal senso che fra cinema e arte si è venuto a creare, per riprendere il titolo di un celebre film di Orson Welles, un atipico """"rapporto confidenziale""""."" -
Lacan e le politiche dell'inconscio. Clinica dell'immaginario contemporaneo
L'immaginario contemporaneo ci provoca a pensare nuovamente molte delle categorie moderne con le quali siamo abituati a leggere e interpretare il nostro vivere in comune. Il pensiero filosofico francese col quale Lacan era in contatto negli anni '60/70 ci ha consegnato strumenti, concetti e prospettive che forse soltanto oggi mostrano tutta la loro portata. Il volume mostra l'estrema fecondità di tale tradizione, ripensata attraverso la lente clinica della psicoanalisi lacaniana. Si apre così uno spazio inedito di resistenza per indagare criticamente lo statuto politico dell'inconscio e le configurazioni che questo assume nell'attuale deriva tecnico-mediatica del capitalismo. -
Misura di sé tra virtù e malafede. Lessici e materiali per un discorso in frammenti
Ognuno di noi nella vita avrà sentito rivolgersi la classica espressionerimprovero: «Questo da te non me lo sarei mai aspettato?». Ciò sta ad indicare che, nella percezione dell’altro, siamo dati una volta per tutte. Noi avvertiamo, invece, la permanente latenza di possibili scelte nuove e dirompenti. Non vogliamo, insomma, rappresentare un’icona immobile nell’immaginario altrui. Però il problema non si risolve nell’annullare la nozione e la percezione di un nostro «sé»: senza di esse non potremmo mai operare scelte basate su un minimo di continuità e coerenza, che sono pure necessarie per costituirci in unità di persona. Si tratta di mettere in conto che il sé è in permanente divenire, perché la realtà, il contesto, gli eventi chiedono integrazioni, crescite, tagli. Allora abbiamo la consapevolezza del sé, di essere un sé. Ma cos’è il «sé» di cui ognuno di noi dovrebbe o vorrebbe avere misura? E con quali categorie misurarlo? Ed è possibile questa misurazione che ci permetterebbe di evitare sopravalutazioni o sottovalutazioni di quello che “siamo” o potremmo essere? -
Identità in dialogo. La liberté des mers
Il C.I.R.B. (Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica), cui aderiscono tutte le università napoletane, è un organismo di ricerca nel quale - con metodo rigorosamente scientifico, grazie al concorso di qualificati cultori delle varie discipline interessate e in un clima di costante e costruttivo dialogo con i rappresentanti delle diverse posizioni culturali - è possibile delineare le trame di una serena e ponderata riflessione comune su tematiche che coinvolgono l'identità stessa della persona umana e il destino delle generazioni future. -
A testa in giù. Per un'ontologia della vita in comune
"A testa in giù. Per un'ontologia della vita in comune"""" ci offre un breve e serrato percorso filosofico. """"La scienza - scrive René Schérer nella sua prefazione - vi costeggia il mito in una genesi del senso entro cui si profilano le primizie di un'Estetica generale"""". Al di là del sapere di una scena governata dal potere stabilizzante dei suoi punti di vista, Jean Soldini avvista il quantum di energia strutturante e destrutturante che è l'uomo potentia della persona. L'uomo con le sue risonanze entro complessi di sonorità generate da una moltitudine di enti, di corpi che non cessano di divenire ciò che sono in virtù di un conatus, di una forza orientante che è già interezza della forma e che, simultaneamente, è tendenza alla forma a partire da se stessa. Il saper essere uomo non deve comportare solo il saper fare una persona col suo pensiero determinante, individuante, ma anche il saper riattingere all'uomo anonimo come le nuvole, le montagne, i mari, gli animali, ripensando a una bella espressione di Jean Arp. Ragione a-personale e personale, indeterminatezza pensante e ragione determinante, individuante. Ci vogliono entrambe per deviare da una fisicità anestetizzata, interamente contratta nell'immediatezza mercantile tardocapitalista col suo edonismo indispensabile alla sopportazione di una vita comune." -
Tempo al tempo. Riflessione corale sul concetto di tempo
Tempo come sfuggente entità fisica. Tempo come epoca. I 117 autori di questo libro offrono una riflessione su come il tempo influisce nel settore di ricerca o lavoro di ciascuno di loro. Preso un libro impegnato, il lettore di oggi spesso si annoia a partire dalla terza pagina. Questo libro impegnato è composto da tanti saggi brevissimi. Finito uno si andrà avanti. Come con le pericolosissime scatole di cioccolatini, come con le liquirizie. Saggi in forma di saggio, articolo, manifesto, novella, dramma, poesia, autobiografia, test, musica, glossario, intervista. Giro del giorno in 117 mondi, il volume è prezioso anche in quanto gli autori, fra di loro o con i lettori, troverebbero difficilmente spunti di dialogo - tanto distanti ed eterogenei sono i loro approcci. Sorprendenti i risultati, perché chi opera veramente in un settore spesso non ne ha una visione romantica come chi lo immagina dall'esterno. Posizioni e stili sono stati assolutamente conservati nella forma originaria, per nulla togliere alla varietà e alla complessità di questa specie di Antologia di Spoon River scritta però da tante persone ben vive. -
Punti principali della metafisica
Gli Hauptpunkte der Metaphysik, pubblicati per la prima volta nel 1806, in un’edizione fuori commercio e poi, in seconda edizione, nel 1808, costituiscono una sorta di manifesto programmatico del realismo critico herbartiano e della sua battaglia contro l’Idealismo. La brevità di questo libriccino non deve infatti trarre in inganno. Nonostante la sua concisione e laconicità, che non concedono nulla al lettore, esso presenta un’esposizione ormai matura e completa dei punti principali della metafisica herbartiana. Col suo caratteristico stile essenziale e tagliente, sorretto da grande rigore metodologico, Herbart analizza puntualmente alcuni dei problemi metafisici che sono tornati prepotentemente al centro del dibattito filosofico contemporaneo. Dibattito che avrebbe tutto da guadagnare dalla conoscenza di questo pensatore ormai quasi dimenticato. -
Grammatica dell'interno
Lo scopo di questo saggio – in intima consonanza con quanto Wittgenstein ha lasciato trasparire, in filigrana, dalle sue riflessioni filosofiche – non è solo quello di chiarire i concetti filosofici in uso nella tradizione filosofica occidentale, ma anche quello, come in una seduta psicoanalitica, di smascherare gli errori categoriali sottesi ad un uso improprio degli stessi: imparare ad usare parole come “dolore”, “ricordo”, “pensiero” richiede l’affinamento di un particolare modo di vedere le cose piuttosto che l’utilizzo di un metodo sistematico che carpisca la struttura segreta del reale. Filosofare è quindi più un’attività di superficie che di scavo. La sintomatologia che accompagna l’investigazione filosofica del mentale dunque non va ricondotta a profondità su cui far luce allo scopo di misurare la portata veritativa dei risultati filosofici via via conseguiti. Ludwig Wittgenstein ha mostrato il modo in cui uscire da quelle trappole concettuali fondate su presunti fatti metafisici o metapsicologici. Se, nell’analisi del mentale, si ipostatizzano le distinzioni interno/interno e superficie/profondità, allora è inevitabile la caduta in confusioni ed errori grammaticali. -
Il farsi della scrittura
In questo libro, la scrittura viene mostrata in movimento, nell'atto del suo farsi. I testi della prima parte riguardano opere narrative di Maurice Blanchot, Claude Simon e Pascal Quignard. Più imprevista è la presenza, nella stessa sezione, di uno studio su Roland Barthes, del quale però si prende in esame il progetto di scrivere un romanzo. La seconda parte del volume è incentrata invece sul rapporto fra letteratura e filosofia, ed assume come punti di riferimento ancora Blanchot (considerato stavolta per le sue opere teoriche) e Jacques Derrida. Vediamo quest'ultimo nelle vesti di lettore di due grandi autori novecenteschi, Joyce e Artaud, ma anche impegnato a sognare un'opera sul tema della circoncisione. Non è un caso se, in vari saggi del volume, l'attenzione viene rivolta, oltre che alle opere compiute, al processo stesso dello scrivere, inteso nella sua materialità grafica e nelle correzioni e ripensamenti a cui dà luogo. La scrittura, infatti, tende di per sé a non raggiungere mai totalmente il proprio scopo, configurandosi come una ricerca illimitata, che mira sempre a qualcosa di più rispetto a quanto le è dato di conseguire. -
La sentenza di Isacco. Come dire la verità senza essere realisti
Isacco Israeli il Vecchio, ripreso da Tommaso d'Aquino, scriveva che la verità è 'ad aequatio intellectus et rei , cioè, essenzialmente, corrispondenza alla realtà. L'idea di base, che sembra di puro buon senso e risale almeno ad Aristotele, ha rappresentato, nella storia della filosofia seguente, il paradigma per eccellenza della teoria realista della verità. Parecchi secoli dopo, un giovane logico di Varsavia, Alfred Tarski, pubblica un denso saggio sul concetto di verità del linguaggio delle scienze deduttive che, secondo alcuni filosofi (tra cui, ad esempio, Karl Popper), riabiliterebbe l'idea della verità ""assoluta"""" intesa come corrispondenza ai fatti: un'idea che sembra accolta oggi fiduciosamente da chiunque la comprenda. Questo libro si chiede se la definizione per certi versi analitica della verità come adeguatezza alle """"cose come stanno"""", una definizione sulla quale chiunque potrà essere d'accordo, debba necessariamente condurre alla tesi metafisica dell'adaequatio e se per """"dire la verità"""" dobbiamo obbligatoriamente essere realisti."" -
Kant e l'irrazionale
Perché le spiegazioni scientifiche non esauriscono il nostro bisogno di risposte? Come si comprendono la bellezza, il sublime e la vita? In che senso è ineluttabile la domanda sull'esistenza di Dio? Oltre e al di là della rassegnazione teoretica della Critica della ragion pura, Kant non smette di interrogarsi su questioni di portata universale e arriva nella Critica del Giudizio a un punto di svolta per il pensiero occidentale. -
Conversione dello sguardo e modalità della visione in Heinrich Von Kleist
Nella sua breve vita, Heinrich von Kleist (1777-1811) ha conosciuto alcuni dei cambiamenti più radicali della storia europea. La sua scrittura esplora senza riserve la fragilità dell'esperienza umana in tempi di crisi, aprendosi all'esperimento di uno sguardo frammentario e mutevole sul mondo. Lontano dall'idea che la letteratura possa rappresentare la storia e proteggere in tal modo il lettore dalla vertigine di un futuro opaco, Kleist stupisce con un equilibrio sempre imprevedibile tra realismo e utopia, incanto e disincanto. I saggi qui raccolti indagano l'originalità di questo sguardo tra arte e politica, storia e letteratura, sullo sfondo delle domande che l'autore pone al suo tempo e che anche nel Novecento tedesco non smettono più di riecheggiare.