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Contesti del riconoscimento
Per Prima Modernità gli autori intendono una sorta di versione ""originaria"""" di un atteggiamento problematico nei confronti di fenomeni sociali e culturali che hanno rappresentato momenti di crisi evidente nello sviluppo della società occidentale, in particolare europea. Si è trattato del presentarsi inatteso di svolte critiche nella gestione della relazioni intersoggettive, della produzione intellettuale e delle concezioni dell'ordine politico, in più occasioni messo alla prova. Queste sono date da due conflitti mondiali, da almeno una rivoluzione sociale, da mutamenti dello stile di vita collettivo, e da un ripensamento generalizzato della funzione e delle modalità di alcune forme artistiche e del sapere. Sono state decisive, in questo senso, soprattutto la musica, la letteratura, le arti visive, ed una rinnovata considerazione del sapere scientifico, dei suoi sviluppi interni, e delle sue applicazioni tecnologiche. Gli autori intervengono offrendo testi interpretativi e di approfondimento delle tematiche sopra annunciate, riuscendo a comporre un quadro della modernità tra metà Ottocento e il secondo dopo guerra. La conclusione della crisi sembra abbia individuato un punto di svolta storico, che ha permesso una delimitazione e un ricompattamento nel senso della densità e della coerenza problematica di questi cento anni, un secolo dopo tutto non tanto breve."" -
Storia dello sviluppo economico medievale. L'Europa occidentale dalla fine dell'Impero Romano alla scoperta dell'America
L'autore affronta la storia dello sviluppo economico del Medioevo europeo occidentale con un lavoro a tutto campo che intercetta spesso la sociologia e la metodologia della ricerca storica. Il libro si rivolge essenzialmente agli studenti universitari di Storia, Filosofia, Lettere nonché ai docenti di scuola superiore ed ai ricercatori. In questo volume si esplora puntigliosamente e molto ampiamente il tema dello sviluppo economico medievale (e non della crescita, come si affretta l'autore a chiarire) con un rispetto particolare per lo svolgimento cronologico, in modo tale che ogni passaggio è consegnato ad una fase ben precisa della storia medievale. Tale attenzione risolve così uno degli ostacoli principali della didattica della storia economica medievale, quello dell'eccessiva ampiezza dell'arco cronologico nel quale quasi tutti gli studi specialistici trattano i vari aspetti delle trasformazioni economiche. In questo libro, invece, i fenomeni significativi, quali la disgregazione del sistema servile, la funzione economica del monachesimo, il mito del feudalesimo, la comparsa dei liberi Comuni, la ""Rivoluzione commerciale"""", le nascita delle banche, l'economia delle esplorazioni geografiche, età, sono collocati nell'appropriata genitura cronologica e spiegati con un rigore filologico che risponde alle due domande di fondo degli storici e degli economisti: """"Perché proprio lì ? Perché proprio allora ?""""."" -
Ontologia fondamentale e metaontologia. Una interpretazione di Heidegger a partire dal «Kantbuch»
Una rilettura del pensiero di Martin Heidegger che muove dalla sua interpretazione metafisica di Kant per giungere a formulare il continuo e necessario rovesciamento della fondazione ontologica in metaontologia. L'opera si concentra sul periodo tra gli anni '25 e '42, in cui la riflessione sulla possibilità e il significato di un'ontologia fondamentale è ancora centrale per Heidegger, e cerca di portare avanti il tentativo di uno sviluppo positivo della Dialettica trascendentale kantiana. Questo significa per Heidegger ricercare la controparte essenziale di una metaphysica generalis concepita come ontologia fondamentale, vale a dire reinterpretare il senso di una metaphysica specialis. Le nozioni essenziali di trascendenza, mondo e libertà vengono così ricomprese alla luce della lettura heideggeriana della Critica della ragion pura, intesa come luogo decisivo per spiegare la costante fondazione della metafisica ad opera dell'esserci. Sulla base di questo punto di vista privilegiato vengono illuminati i confronti di Heidegger con Nietzsche, Schelling, Leibniz e Platone, nel tentativo di delineare uno sviluppo del suo pensiero che non soltanto sia ancora metafisico ma insieme pratico, caratterizzato cioè da una metafisica duplice che disponga, nel suo rovesciamento in metaontologia, il piano dell'etica. -
La radura dell'arte. Conversazioni sull'immagine
Un dialogo sull’immagine, sull’arte, sulla bellezza, tra l’artista Giovanni Ferrario e il direttore del Museo Diocesano di Milano, Paolo Biscottini, che tentano di cogliere e disvelare il senso essenziale del rapporto tra l’arte e i concetti di spiritualità e sacralità: la percezione, la creazione e la comprensione delle cose, la natura dell’immagine, la museografia, i meccanismi del mondo culturale sono solo alcuni dei temi affrontati dai due autori. -
Kainos. Vol. 2: Malavita.
Perché la filosofia dovrebbe occuparsi di malavita? E perché una rivista come Kainós, che ha come obiettivo e cifra stilistica la riflessione su ciò che è nuovo o insolito, dovrebbe oggi pensarne la novità, e al contempo la stranezza? Non è forse la malavita qualcosa di antico, di consueto e familiare, e soprattutto di concettualmente impenetrabile, qualcosa che non si lascia investire dal pensiero senza ridursi (e ridurla) a divagazione folcloristica sul male di vivere? Al di sotto dell'imponente elaborazione mediatica e artistica del suo mito, quali categorie filosofiche chiama in causa la sua reale diffusione, e come se ne può analizzare l'esperienza? Grazie ad una polifonica genealogia del fenomeno malavitoso e della sua attuale globalizzazione, qui si prova a illuminare il versante governamentale e biopolitico del crimine, con particolare riguardo all'Italia. Nella società italiana contemporanea, la malavita sembra infatti la nuova, inquietante forma assunta dall'economia politica. Testi di: Max Horkheimer, Michel Foucault, Federico Varese, Roberto Terrosi, Isaia Sales, Massimo Canevacci, Gianvito Brindisi, Vincenzo Cuomo, Eleonora de Conciliis, Jean-Claude Lévêque, Giuseppe Russo. -
Socialmente pericolosi. Le storie di vita dei giovani nei quartieri spagnoli di Napoli
Chi sono i giovani di oggi? Quali sono le difficoltà che affrontano quotidianamente per costruire il loro futuro soprattutto nei quartieri al margine della società? Sociologi, educatori, psicologi oggi più che mai, in un momento storico di crisi economica e valoriale, li osservano e studiano. La questione giovanile è diventata sempre più complessa in quegli spazi urbani disagiati, dove la vita quotidiana agli occhi di tutti, richiede una gestione diversa e solo in pochi, sfuggendo, riescono a garantirsi un futuro migliore. Il volume presenta dopo una prima analisi del mondo giovanile, una ricerca qualitativa condotta dentro i Quartieri Spagnoli sui ""Socialmente Pericolosi"""" un gruppo di giovani che riesce attraverso la passione per il cinema e la creatività, a dimostrare di non essere un pericolo sociale. Sono Socialmente Pericolosi perché non si piegano al destino da camorristi. Fanno da scenario quotidiano alle loro esperienze di crescita, i quartieri della Napoli storica, cari all'analisi di Walter Benjamin e altri studiosi di scienze sociali."" -
Navigando l'inconscio. Scritti scelti
"Navigando l'inconscio"""" raccoglie articoli, saggi e riflessioni a cui Eugenio Gaburri ha lavorato per più di quarant'anni di attività professionale. La terapia di gruppo e l'istituzione psichiatrica, la nozione di campo, il ruolo del silenzio nell'analisi, la bugia e la verità, il panico e la città: sono alcuni dei temi affrontati con una competenza e un rigore senza pari, ispirati da un'umanità e un'esperienza della vita eccezionali. Introduzione di Claudi Neri." -
Ululare con i lupi. Conformismo e reverie
Ripercorrendo le opere sociali di Freud alla luce delle successive elaborazioni di Bion, Eugenio Gaburri e Laura Ambrosiano propongono un'idea di sviluppo radicato nell'incontro con l'altro, con la capacità sognante dell'oggetto di accogliere e contenere le emozioni che le esperienze suscitano nel soggetto emergente. Gli autori assumono l'esperienza del lutto come fondante i processi di separazione dai primi oggetti. La separazione ci mette di fronte al terrore della caducità, e il gruppo è lo spazio in cui si organizzano modi di elaborarla. Ma dal gruppo il soggetto deve poi emanciparsi, pur mantenendo una disponibilità a lasciarsi impregnare dalla cultura dominante. La funzione di rèverie è qui intesa come un'apertura intermittente della mente al ""contagio"""" da parte dell'altro. Una carenza di rèverie è alla base sia del conformismo come identificazione al gruppo (conformismo sociale), sia del conformismo in analisi (l'adesione acritica alle idee dei maestri o dell'istituzione psicoanalitica). Nascono così le """"ideologie-rifugio"""", il momento in cui anche gli orientamenti più pregnanti (ambientalismo, femminismo, pacifismo) vengono assunti come """"tane"""" dove trovare scampo dalla paura di sentire e di pensare. Da qui l'espressione freudiana """"ululare con i lupi"""", cioè conformarsi all'altro, eludendo la propria specificità e il proprio progetto di individuazione. Presentazione di Claudio Neri, postfazione di Dino Vallino."" -
Bioetica e cura. L'alleanza terapeutica oggi
Il C.I.R.B. (Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica), cui aderiscono tutte le Università campane, è un organismo di ricerca nel quale - con metodo rigorosamente scientifico, grazie al concorso di qualificati cultori delle varie discipline interessate e in un clima di costante e costruttivo dialogo con i rappresentanti delle diverse posizioni culturali - è possibile delineare le trame di una serena e ponderata riflessione comune su tematiche che coinvolgono l'identità stessa della persona umana e il destino delle generazioni future. -
Fare e disfare il genere
Cosa resta del genere? Quali spazi per articolare criticamente un discorso sulla norma eterosessuale, sul femminismo, sulla parentela, sulle unioni tra persone dello stesso sesso, sul corpo, sull'identità di genere e i suoi presunti ""disturbi""""? E in che modo l'articolazione critica di un discorso sul genere sollecita, e veicola, motivi di ripensamento del riconoscimento intersoggettivo, dell'interdipendenza, della vulnerabilità, del desiderio - e dell'autodeterminazione? Questi i nodi trattati tra le pagine di Fare e disfare il genere, che costituisce la riflessione più matura - e vibrante - di Judith Butler sui temi che nei primi anni Novanta furono al centro del fondamentale, e tuttora discusso, Gender Trouble, caposaldo del femminismo contemporaneo e stella polare delle teorie queer. Si tratta, per molti aspetti, di una vera e propria riconsiderazione di quelle tesi iniziali: """"to do and undo one's gender"""", infatti, non significa considerare il genere solo nei termini di una performance che si può fare o disfare, recitare in modo più o meno consapevole, più o meno critico, o più o meno dissidente. Significa, piuttosto, soffermarsi sulla processualità del """"fare"""" e del """"disfare"""", individuale e collettiva, per cogliere in essa i tratti di una riconfigurazione costante dei parametri di intelligibilità del soggetto che il genere, incessantemente, produce."" -
Da Lamù a Kiss me Licia. Le dinamiche di coppia secondo l'animazione giapponese
Il vero amore deve rimanere segreto. Così insegna l'antico codice dei samurai. E così succede in alcuni celebri cartoni animati giapponesi che hanno formato uomini e donne di oggi. Ma con quali contraddizioni, nella società consumistica del godimento veloce e immediato? Da Lamù a Kiss me Licia, passando per È quasi magia Johnny e Cara dolce Kyoko, Enrico Cantino ci accompagna nel mondo delle timidezze adolescenziali, tra le decine e decine di episodi necessari agli innamorati di queste serie per dichiararsi. Tra la poesia del primo amore e un adagio anche nostrano da saggezza proverbiale, che vuole che i sentimenti veri prendano il loro tempo per sbocciare in tutto il loro splendore. -
Da Mimì Ayuhara a Oliver Hutton. Gli anime sportivi e lo spirito di squadra
Per i giovani giapponesi lo sport è una cosa seria, da eroi. Calciatori, pallavolisti, futuri campioni del baseball, compiono imprese sovraumane nei cartoni animati made in Japan. Dal tormentato Tommy Young all'anarchico Gigi la Trottola, passando per Mimi Ayuhara e Oliver Hutton, Enrico Cantino affronta a tutto tondo l'immaginario sportivo che sta segnando anche la nostra storia. Per i giapponesi, essere eroi dello sport significa emergere dall'omologazione. Ma i veri eroi sono al servizio di una causa comune. Che sia lo spirito di squadra o la salvezza dell'umanità, è solo questione di sfumature. -
Il castello
"Il Castello"""", uno dei capolavori di Kafka, è un romanzo incompiuto. Questa edizione fa rivivere l'opera, integrando i passi cancellati che portano a nuove strade e nuove prospettive di lettura. In molte parti, infatti, la narrazione s'inverte. L'agrimensore K., protagonista e narratore, diventa un personaggio tra gli altri e il punto di vista prevalente diventa quello degli abitanti del borgo. Questo libro racchiude una preziosa panoramica su tutti i percorsi possibili nella rilettura e interpretazione di questo grande romanzo. L'enigma kafkiano si schiude a tutte le possibili dimensioni di un capolavoro che incarna la crisi della coscienza europea. Riuscendo a mettere insieme l'attenzione dell'edizione critica e la passione della lettrice, Barbara Di Noi offre un lavoro che si apre a nuove strade di ricerca, o semplicemente a nuove intuizioni di un'anima allo specchio. Postfazione di Franco Rella." -
La filosofia di David Sylvian. Incursioni nel rock postmoderno
David Sylvian visto come filosofo in accordo con lo spirito postmoderno, che invalida l'identità e la mantiene sul piano del non suono, nel tormentato rapporto io/altri. Se ne analizzano le opere, specie dell'ultimo periodo, i testi e lo stile di vita (Tao). Ne emerge il ritratto di un personaggio che si abbevera all'Oriente e all'Occidente, facendo della musica l'obiettivo di un percorso di autorealizzazione, che lo ha portato, gradualmente, a concepire una nuova visione dell'arrangiamento, sempre più spogliato dei suoi orpelli e capace di magnificare la voce, senza che questa, peraltro, sia debordante. Sylvian mostra a tutti noi come il silenzio possa diventare parte integrante e precipua della musica in direzione del nonsense o recupero della propria nudità esistenziale. -
La filosofia di John Cage. Per una politica dell'ascolto
A due anni dalle celebrazioni per il centenario della nascita e il ventennale della morte, si continua a parlare di John Cage (1912-1992), personaggio di assoluto rilievo nel panorama artistico-musicale internazionale, che si colloca - come ha scritto Richard Kostelanetz - tra le menti più radicali del Novecento. Ma Cage era più compositore che filosofo o più filosofo che compositore? In questo volume, non si focalizza (sol)tanto l'attenzione su questo quesito, ma si cercano di bilanciare le diverse chiavi interpretative, privilegiando però una lettura estetica (quindi, filosofica) del pensiero musicale cageano, inteso come banco di prova e, allo stesso tempo, come laboratorio sperimentale di alcune tra le idee che hanno segnato gli sviluppi delle arti nel XX secolo. -
Pittura, sperimentazione, scrittura. Da Blade Runner all'arte dello sparo
"... Perché devo star lì a disegnare, ad esempio, un ramo di pino quando posso ottenere la stessa cosa su carta o su legno usando lo sparo?"""": nell'intervista inedita (che qui per la prima volta si pubblica nella sua integrità) William Burroughs racconta le sue sperimentazioni tra scrittura e pittura. Questa intervista, infatti, fu realizzata in occasione di una sua mostra presso la Galleria Cleto Polcina di Roma dal titolo """"Dipinti shotgun e collages"""", opere che Burroughs esegue a partire dal 1987. Le riflessioni sull'arte definiscono le ispirazioni del suo percorso artistico in relazione alle tecniche del cut-up e del montaggio supportate in questa occasione dall'uso del colore sparato """"in vari modi"""" su tavole di legno con il fucile. Blade Runner di Burroughs e il film omonimo di Ridley Scott, la creazione del virus dell'Aids in laboratorio, la politica e la figura controversa (era il 1989) di Michail Gorbaciov sono alcuni dei temi toccati nella conversazione." -
Gli eleati, testimonianze e frammenti
Un classico della storia della filosofia, scritto da uno studioso che ha avuto un ruolo di primo piano nella Resistenza italiana al nazifascismo. Ucciso nella strage delle Fosse Ardeatine, Albertelli ebbe il tempo di dedicarsi a questo prezioso lavoro di presentazione del pensiero greco presocratico. Un'opera articolata e fondamentale, soprattutto data la nota povertà di fonti dirette. Gli scritti dell'antica Scuola di Elea sono arrivati infatti fino a noi in maniera incompleta. Albertelli mette qui insieme i frammenti originali dei filosofi e un'interpretazione autorevole dei contenuti, in un lavoro unico di storia del pensiero, animato da uno spirito etico saldo e sereno. -
Il silenzio non è detto. Frammenti da una poetica
Questo è un taccuino, un ""taqwin"""", che in arabo significa """"corretta disposizione, ordine giusto"""". E l'ordine di questo taccuino è la scrittura stessa nel tempo del suo disporsi lungo le righe, man mano che accade e manifesta un senso. È così anche un luogo dove appoggiare una riflessione in forma di parole, l'attimo stesso in cui le parole vengono trovate dalla scrittura che rappresenta uno dei modi del nostro stare dentro al mondo, cercando appunto di dargli un senso. È un taccuino che si sfila dalla tasca all'occorrenza, per fermare la volatilità di un'intuizione, la volubilità di una sensazione, o l'incominciarsi di un pensiero ancora. Ma è anche un taccuino tenuto sempre aperto, pronto per accogliere la scrittura che via via va facendosi lungo i paesaggi del silenzio, giorno per giorno, senza una meta precisa, senza nessun'altra conclusione che non sia lo stare dentro al taccuino stesso."" -
I paesaggi del silenzio
L'immaginazione ci permette, a volte, d'intuire o di scoprire l'ordine nascosto di una lingua universale che la natura stessa modella e articola attorno a noi. È una lingua soggetta al molteplice e al mutevole, nonché intrisa di miti e simboli, tra i dati della morfologia del territorio, della storia e della cultura. Nella mobilità del nostro sguardo e del nostro sentire osserviamo le cose svolgersi attraverso sequenze di segni e rappresentazioni che ci accompagnano e ci corrispondono. Proviamo allora la sensazione di vivere un'esperienza ricca di figure, forme, metafore. Possiamo anzi dire di essere coinvolti, piacevolmente coinvolti in questa estasi della percezione. Così accade quando un angolo di paesaggio, prima non valorizzato ai nostri occhi, conquista il nostro sguardo e ci porta a pensare di essere, noi stessi, osservati da ciò che stavamo contemplando. Scopriamo di partecipare a una trasformazione: gli alberi, la collina, la valle, le montagne, i campi, tutto ciò che compone il paesaggio alla mia vista si è fatto più vicino per una specie di fusione, di atto d'amore, d'incanto, Io mi vedo e sono ovunque. La lontananza è sparita in una vicinanza. La percezione, grazie a un dèmone del silenzio, non è mutata in una descrizione, ma in un'illuminazione. -
Della rappresentazione
A più di vent'anni dalla sua morte, gli scritti di Louis Marin - intellettuale di fama internazionale, ma ancora poco conosciuto in Italia - conservano intatta la loro attualità, e costituiscono un punto di riferimento per chi si occupa di visivo, e non solo. La sua formazione filosofica e storico-artistica, coniugata e fatta proficuamente interagire con la semiotica francese di matrice strutturale e generativa, ha portato a un'originale riflessione teorica sulla rappresentazione, di cui questa raccolta di saggi è un'evidente testimonianza. Ma che cosa intende Marin con rappresentazione? Per lo studioso francese, l'immagine si ""presenta rappresentando"""", vale a dire, che non solo dà a vedere qualcosa, ma nel contempo costituisce l'osservatore come sguardo, iscrivendo al suo interno le marche della propria ricezione. Il lettore troverà qui convocati, di volta in volta, testi visivi, letterari, filosofici in un intreccio prolifico di andata e ritorno con la teoria che mai si fossilizza in una rigida teorizzazione, ma è sempre in """"ascolto"""" della singolarità e peculiarità dei quadri analizzati. Non è un caso che gli scritti di Marin - specie all'estero - siano ancora al centro dell'attenzione: il suo lavoro, infatti, si iscrive a pieno titolo nella tradizione della Scienza dell'immagine (Bildwissenschaft), branca della Scienza dell'arte (Kunstwissenschaft) che, alla fine dell'Ottocento, ha rivoluzionato i paradigmi della storiografia dell'arte.""