Sfoglia il Catalogo feltrinelli017
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 8181-8200 di 10000 Articoli:
-
Rime
Giovanni Della Casa fu un personaggio di primo piano della politica e della cultura del Cinquecento. Protagonista fra i principali della prima Controriforma, fu anche uno degli scrittori più importanti del secolo. Il suo trattatello incompiuto sulle buone maniere, il Galateo, fu uno dei libri italiani di maggior successo, letti e tradotti in tutta Europa. Fu anche un fine poeta in latino e in italiano. Le sue rime sono da considerarsi tra i testi più alti e più belli della poesia cinquecentesca insieme a quelle di Michelangelo. -
Il valore dell'incertezza. Filosofia e sociologia dell'informazione
Siamo la società più informata nella storia dell'umanità. Allora perché non ricordiamo quasi nulla di ciò che è accaduto nel mondo due anni fa? Possediamo un'enorme quantità di dati, ma allora perché sembra che non conosciamo quasi nulla? La risposta richiede un percorso, che parte dal pensiero antico e arriva alla definizione offerta da Claude Shannon nel 1948: ""l'informazione è la misura della libertà di scelta che si ha quando si sceglie un messaggio"""". Nasce qui la rivoluzione informatica in cui siamo immersi. Eppure, dopo un esordio brillante, la nozione di informazione si eclissa, perdendosi in una concezione quotidiana, abusata e frivola. Crediamo di avere informazioni nei nostri computer o nel nostro DNA. Crediamo di riceverne dalle nostre reti o dai nostri media. Ci sbagliamo. L'informazione non si immagazzina, non si trasmette, non viaggia. Non è qualcosa che si sposta e si archivia. è un'azione, propriamente una riduzione di incertezza. Letta in questa prospettiva, l'informazione si presenta come nuova categoria di analisi dei problemi filosofici, epistemologici e comunicativi. Intesa come azione di riduzione dell'incertezza, l'informazione spiega come sta cambiando il concetto di esperienza, come avviene la trasformazione digitale dei nostri media e, infine, come nasce un nuovo modello di comunicazione e di conoscenza."" -
Montesquieu e i suoi lettori
"Non vi è un solo evento rilevante, nella nostra storia recente, che non possa rientrare nello schema di intuizioni tracciato da Montesquieu"""" (Hannah Arendt). """"Erano apparsi Bacone, Galileo e Newton; dieci anni prima o dopo, doveva apparire Montesquieu"""" (Pellegrino Rossi). """"Montesquieu è un autore che pensa sempre, e fa pensare. È stato il più moderato e il più fine tra i philosophes. Lo prendo come mia guida, non come mio avversario"""" (Voltaire). """"L'amore per lo studio è in noi quasi l'unica passione eterna: tutte le altre ci abbandonano via via che la miserabile macchina che ce le fornisce si avvicina al proprio disfacimento. Bisogna crearsi una felicità che ci segua in tutte le età: la vita è così breve che non conta nulla una felicità che non duri quanto noi"""" (Montesquieu). """"La prosperità risiede nei costumi, non già nell'opulenza"""" (Montesquieu)." -
La costruzione dell'immaginario seriale contemporaneo. Eterotopie, personaggi, mondi
In alcune serie televisive conosciamo personaggi, vicende sociali, politiche e storiche che prendono vita in mondi assolutamente differenti, utopie localizzate in contro-spazi. Questo volume si propone di ragionare sulla scrittura e la costruzione di luoghi e personaggi dell'immaginario contemporaneo a partire da Mutino a True Blood, passando attraverso Battlestar Galactica, Bates Motel, Grimm, Person of Interest, Lost, Heroes, fino ad arrivare a The Walking Dead, Les Revenants, Game of Thrones. Mondi e figure indefinibili, a volte utopie, altre volte eterotopie: ""spazi differenti, luoghi altri, una specie di contestazione al contempo mitica e reale dello spazio in cui viviamo""""."" -
L' ombra di pólemos, i riflessi del bios. La prospettiva della cura a partire da Jan Patocka e Michel Foucault
A partire dalle riflessioni di Jan Patocka e dagli studi di Michel Foucault, il tema della cura - di sé, dell'anima, degli altri, del mondo - si annuncia in quanto forma di relazione etica. Nell'eclissi dei sistemi valoriali tradizionali, le ricerche sulla cura permetterebbero di delineare i vettori lungo i quali le prassi etiche che i singoli ingaggiano con se stessi entrano in rapporto con la politica, giungendo a riformulare i termini della responsabilità collettiva. Muovendo dalle nozioni di ""epimeleia tes psyches"""" (nel caso di Patocka) e di """"epimeleia heautou"""" (nel caso di Foucault), si indaga il significato del termine """"anima"""" nel contesto della fenomenologia asoggettiva di Patocka e il concetto di """"sé"""" presente nell'ultimo Foucault. La nozione foucaultiana di processo di soggettivazione suggerisce un terzo possibile correlato della cura: il """"bios"""" nel senso duplice di stile di esistenza e di orizzonte ontologico dell'essere in comune. Si profila così la possibilità di una cura del """"bios"""" che sia insieme """"legame di vita"""" e """"modo di vita""""."" -
Ma l'amor mio non muore! (Mario Caserini, 1913). La diva e l'arte di comporre lo spazio
"Ma l'amor mio non muore!"""" è uno dei film più rappresentativi del cinema muto italiano. Girato nel 1913 da Mario Caserini e interpretato dalla celebre attrice teatrale Lyda Borelli, segnò un'autentica svolta nella produzione cinematografica nazionale. In un momento eccezionale per l'evoluzione della settima arte - tra mutazioni del contesto produttivo, avvento del lungometraggio e uscita coeva di alcuni film destinati a diventare capisaldi della storia del cinema - il film di Caserini fu il primo esempio compiuto di """"diva film"""" e ottenne un successo tale da diventare un vero e proprio fenomeno di costume. Il modello della diva sofferente, divisa tra eros e sacrificio, la messa in scena in profondità di campo, il """"centramento alternativo"""" dello spettatore, la parola scritta come elemento narrativo, il ruolo del suono e della musica diegetica, sono solo alcuni degli elementi di un film che ha segnato in modo indelebile l'arte italiana su grande schermo." -
Dialettica di Nanni Balestrini. Dalla poesia elettronica al romanzo operaista
Un tòpos della critica vuole che la pubblicazione di ""Vogliamo tutto"""", nel 1971, costituisca una svolta rispetto alla precedente opera di Balestrini, avviatasi dieci anni prima con i """"Novissimi"""" e con l'esperimento informatico di """"Tape Mark I"""". Un lavoro iperformalista, ludico, anticomunicativo e disimpegnato avrebbe lasciato il campo a una letteratura più affabile e fruibile, assunti i caratteri dell'epica, dell'oralità e dell'impegno. Riconoscendo alla scrittura balestriniana un orizzonte estetico più ampio è forse possibile un'ipotesi alternativa. Si tratta di mettere a frutto gli studi sul rapporto tra una civiltà - i suoi modi di percezione e di pensiero e la tecnologia del linguaggio che gli è propria, e in particolare l'idea secondo cui l'uomo tipografico conosce con l'elettronica un'oralità di ritorno, ricalcando un ben noto rovesciamento dialettico. In effetti Balestrini attraversa gli anni Sessanta agendo lungo tre direttrici e mostrando -anche grazie a modelli quali Döblin o Brecht, e a interlocutori più o meno impliciti quali Pasolini, Vittorini o Calvino - come l'impegno possa scaturire dall'esasperazione del formalismo, l'oralità da una scrittura massimamente tipografica, e infine l'epica dalle tecnologie più avanzate del tardo capitalismo. Un'azione segnata dalla forza utopica e dalla tensione rivoluzionaria su cui """"Vogliamo tutto"""", con l'intera parabola che vi ha condotto, si regge."" -
Breviario per (i) Don Chisciotte. Taccuino di pedagogia della rivoluzione
In ragione della sua brevità può esser definito un instant book, sebbene non correlato ad un fatto di cronaca. Eppure alla ""cronaca"""" di ogni quotidianità risulta legato se lo si intende come laico breviario anti-lamentazione in un tempo di straripante cinismo, mentre profeti """"dissennatori"""" sentenziano che non ci resta che piangere e che l'impegno, l'etica, il decentramento sono imprese... donchisciottesche. E dunque: risemantizzare il senso dell'impresa e della visione di don Chisciotte - come da intuizione di Erri De Luca - è l'obiettivo principale del volume che è il Manifesto della """"Hope School"""" (la prima Scuola di Speranza italiana) fondata dall'autrice. Verso un realismo che non coincide con la perdita dell'immaginazione, una follia che non coincide con la rinuncia alla ragione, una crisi che non coincide con la sconfitta."" -
Mari. Saperi geografici e immaginario letterario
Il mare, entità geografica e culturale che si oppone alla terraferma, ha nutrito l'immaginario europeo ed extraeuropeo nel passato e continua a essere una presenza cruciale nel mondo contemporaneo ""globalizzato"""". In quanto luogo di passaggio privilegiato, nello stesso tempo centro e periferia, il mare è oggetto di rappresentazioni e di interpretazioni ricorrenti anche fortemente differenziate. Nel volume vengono raccolti saggi che proseguono le riflessioni interdisciplinari già sviluppate sulle isole e sui fiumi nella collana Trinidad, muovendosi in ambito geografico e turistico e secondo prospettive letterarie che coprono aree linguistiche e temporali diverse."" -
Un sogno in scena. Come rappresentare l'«Edipo re» di Sofocle
L'""Edipo Re"""" di Sofocle mette in scena in modo originale e forse sperimentale due dei reati più indicibili che la cultura umana possa immaginare, il parricidio e l'incesto. L'analisi qui proposta giunge alla conclusione che questo dramma è come se raccontasse, in contemporanea, due versioni della stessa storia criminosa, una apparente, secondo la quale tutto avvenne senza sapere, e una nascosta, secondo la quale molti sapevano quello che facevano, ma omertosamente fingevano di non sapere. La prima versione, quella tradizionale innocentista, è ambigua e incoerente; la seconda versione, invece, qui chiamata anamórfica perché si trova nascosta dentro la precedente, è dotata di una coerenza di metalivello, o coerenza dell'incoerenza. Il contesto drammaturgico ipotizzato per la realizzazione di una tale opera è quello onirico: tutta la pièce si svolge come un sogno. Il testo dell'Edipo Re"""", da sempre riconosciuto come ricco di ambiguità e di incoerenze, ma da sempre considerato solo nella sua versione apparente, trova così la sua più profonda ragion d'essere teatrale. Per cogliere gli aspetti che Sofocle ha occultato """"nel"""" testo, però, il dramma va analizzato in modo impregiudicato, libero dai condizionamenti edificanti dell'interpretazione tradizionale, a partire da quelli aristotelici presenti nella """"Poetica""""."" -
Hybris. I limiti dell'uomo tra acque, cieli e terre
La parola ""hybris"""" significa violenza, oltraggio, arroganza: è una parola degli uomini e indica la violazione di un limite, di una misura, di fronte agli dei, agli altri uomini, di fronte alla natura. È la violazione di un """"kosmos"""" e di una armonia, una assenza di consapevolezza e di responsabilità. È avanzare in equilibrio su un filo fragile con la superbia e la sventatezza che lo possono spezzare. """"Hybris"""", allora, tra gli entusiasmi della tecnologia e le inquietudini ecologiche diviene una parola adatta per il nostro presente, ne avvertiamo sempre più le conseguenze in ogni nostra azione, sempre più forte il pericolo per la nostra stessa esistenza. È forse buona cosa pensarci. Ne discutiamo in questo libro unendo in maniera inconsueta le parole dei classici antichi e i pensieri della scienza moderna, per cercare di comprendere, a partire dall'idea di Prometeo che ha donato agli uomini il fuoco, le lettere e i numeri, se v'è ancora qualche equilibrio possibile tra la nostra """"hybris"""" e il mondo che ci circonda."" -
Sguardo, corpo, violenza. Sade e il cinema
Il cinema analizzato in questo libro si costruisce attorno alle due interdizioni che secondo André Bazin sanciscono i limiti della rappresentazione cinematografica, ovvero la morte e la piccola morte, l'orgasmo. L'universo letterario e biografico di D. A. F. De Sade costringe i registi che vi si avvicinano - nomi fondamentali nella storia del cinema quali Luis Buñuel e Pier Paolo Pasolini e outsider quali Peter Brook e Jesús Franco - a muoversi sui terreni dell'osceno, del proibito e dell'irrappresentabile. L'analisi dei testi produce una costellazione in cui ogni film dialoga con le altre pellicole, con l'opera di Sade nel suo complesso, con la letteratura critica su Sade e infine con spazi che fungono da cassa di risonanza per gli echi prodotti dai film. Nel bicentenario della morte (1814-2014) Sade dimostra di essere ancora un ""prossimo nostro"""", un autore che continua a far capolino dall'oscurità in cui è costretto e si costringe."" -
Lettere sul Vangelo secondo Tommaso. Manrico risponde a Paolo sui detti memorabili del maestro Gesù
In questo testo è raccolto l'intero carteggio intercorso tra Manrico Murzi e Paolo Bianchi, relativo al Vangelo secondo Tommaso. Questo Vangelo, vicino alla fonte orale e tra i più antichi se non il più antico, non è, come gli altri, un elevato racconto con cenni biografici, bensì un insieme di annotazioni delle cose dette da Gesù: aforismi, chiarimenti, brevi parabole. Non vi sono accenni a miracoli, a morte e resurrezione, né al ruolo messianico: qui Gesù è maestro spirituale che, proferendo parola, feconda e libera lo spirito di chi la recepisce, porgendovi orecchio con fiducia e abbandono. Introduzione di Daniele Garrone. -
I territori del terrore e dell'alterità
Il XXI secolo in Occidente nasce sotto il segno del terrore e dell'alterità. Queste due figure sembrano essere il prisma da cui si irradia ogni interpretazione del contemporaneo. Roger Bartra ci offre una lettura antropologica ai problemi attuali generati dalla paura dell'altro e dalla radicalizzazione della difesa delle identità etniche, religiose e nazionali, alla base del terrorismo. Il relativismo antropologico può giustificare gli agghiaccianti episodi dell'11 marzo 2004 di Madrid e dell'11 settembre 2001 di New York? È davvero necessario accogliere e rispettare espressioni religiose e politiche intolleranti? E ancora, le frontiere sono un territorio di fertilità e scambio o una barriera da presidiare? L'antropologo messicano esamina alcuni dei problemi più rilevanti che caratterizzano le nostre società postmoderne: gli effetti dei processi migratori nel tempo della globalizzazione, i crescenti fenomeni di intolleranza e le reti immaginarie del potere che da un lato privilegiano e legittimano l'assimilazione a una norma sempre più standardizzata e condivisa, dall'altro discriminano le diverse forme di alterità, di classe, di etnia, di religione. In queste pagine il lettore troverà uno spazio di riflessione su alcune delle questioni più attuali che affliggono la contemporaneità e, insieme, un affresco dei ""dilemmi dell'Occidente postmoderno"""", capace di riconfigurare l'immagine dell'altro e scompaginare la paura... Introduzione di Edoardo Balletta."" -
Prima che sia domani. Padri, figli, un'alleanza per ripartire
Negli ultimi anni il dibattito sulla figura del figlio e sui rapporti fra generazioni ha registrato una ipertrofia di teorie e posizioni. Il bisogno di parlarne sembra correlato direttamente alla gravità della questione giovanile e della situazione italiana. Ma la crisi economica è l'occasione che obbliga a trovare soluzioni concrete e percorribili. Spetta precisamente ai padri smettere di scaricare costi impossibili sul futuro, sostenere la generazione dei figli dando loro fiducia, accettare tutti i rischi e le potenzialità insite nel passaggio dell'ereditare. Spetta invece ai figli superare il disorientamento in cui troppo spesso sono immersi, proporre una nuova visione del mondo e un rinnovato paradigma sociale ed economico, farsi carico delle responsabilità di costruire il proprio destino. Cercando finalmente di capire che padri e figli condividono un formidabile interesse comune: il futuro del luogo in cui vivono. -
Ermeneutica, etica, filosofia della storia
L'ermeneutica filosofica di Gadamer rappresenta senza dubbio uno dei capisaldi del pensiero contemporaneo. Come tutte le concezioni filosofiche di portata generale, anch'essa si presenta come una costruzione estremamente complessa e ramificata, mirando ad abbracciare la sfera del mondo della vita, in tutte le sue dimensioni, a partire dal concetto di ""comprendere"""". I saggi qui raccolti, """"Sulla possibilità di un'etica filosofica"""", """"Causalità nella storia?"""" e """"Sulla pianificazione del futuro"""", risalgono a una fase particolarmente proficua della produzione gadameriana, quella immediatamente successiva alla pubblicazione del suo capolavoro """"Verità e metodo"""". Essi mostrano come, accanto all'estetica, all'ontologia, alla filosofia del linguaggio, alla teoria delle scienze umane, all'interpretazione delle filosofie del passato e alla riflessione filosofica sulla medicina, anche l'etica e la filosofia della storia abbiano rappresentato dei campi importanti, anzi decisivi, in cui il pensiero ermeneutico di Gadamer si è esercitato in modo originale e produttivo."" -
La saggezza del danzatore
"La Sagesse du Danseur"""" è stato pubblicato in Francia nel 2011 dall'editore Jean-Claude Béhar all'interno della Collana """"Saggezza di un mestiere"""": e se la pratica di un mestiere fosse anche un percorso iniziatico, un cammino verso la conoscenza di sé e del mondo? La saggezza del danzatore è un libro di danza scritto da un danzatore che, di pagina in pagina, si apre a un pubblico trasversale, non solo di addetti ai lavori, ma di tutti coloro capaci di entrare nelle pieghe delle parole. Leggerlo è un'esperienza corporea prima che mentale. Scritto nel """"fiore"""" della vecchiaia, commuove per la capacità di trattare con candore e profondità ogni argomento affrontato. I ricordi del bambino e le riflessioni dell'adulto si succedono uno dopo l'altro, senza sosta, con un soffio lungo e ritmato, con silenzi e accelerazioni, con veemenza e con delicatezza. Un'occasione non solo per conoscere umanamente Dominique Dupuy, il suo essere danzatore, ma anche per accogliere una visione più ampia della danza, la sua trasmissibilità e pedagogia. È possibile, attraverso queste pagine, immaginare Dupuy all'opera. Perché, come egli dice, """"si danza per essere guardati""""." -
L' anima e la danza
La vita è una donna che danza. Così afferma Socrate, in questo dialogo del poeta che, dall'alleanza indefinibile di suono e senso, crea la musica per un corpo in continua trasformazione vitale. Paul Valéry arriva alla danza dalle parole. Quando danza si fa l'unico nome possibile per la ""poiesi"""", il gesto creatore diviene ritmo e materia inedita della carne. Danza è il suo continuo rinnovamento che accoglie il battito del cuore, del tempo e delle cose sempre ancora da amare."" -
Brian Eno. Filosofia per non musicisti
Brian Eno come filosofo e pensatore il cui influsso si estende nei campi più ampi, dalla metafisica all'estetica, dall'etica alla narrazione. Definibile ""non musicista"""" per la sua concezione taoista della vita, aliena dal fare presuntivo e dall'interventismo, vicina anche all'estetica zen del wabi-sabi. La tecnica della registrazione come opera d'arte."" -
Palloni politici. Una storia dei mondiali di calcio 1930-2010
"Palloni politici"""" è la storia di partite imprevedibili, di slanci generosi, di subdole macchinazioni, di pesanti intromissioni, di uomini purtroppo dimenticati, seppure di grande umanità. Davide Rossi racconta chi ha avuto coraggio e chi non ne ha avuto, chi amava giocare senza guardare il mondo fuori dallo stadio e chi si sentiva prima cittadino e poi calciatore. Ecco allora una breve storia dei mondiali di calcio, non """"la"""" storia dei mondiali, ma un racconto che confonde volutamente fatti politici, imprese sportive, considerazioni tecniche e tattiche. In queste pagine si incontra un terribile allenatore nazista, un capitano che lascia la nazionale argentina per non stringere la mano ai generali golpisti, un marocchino nel '58 e un mozambicano nel '66 che diventano capocannonieri dei mondiali, anche se la prima squadra africana si qualificherà solo nel 1970, dopo la fuggevole apparizione dell'Egitto nel 1934. E ancora, l'imbarazzo degli azzurri che giocano nel 1969 una partita eliminatoria con una squadra che """"non esiste"""", perché il governo italiano non riconosce quella nazione, dittatori che vogliono vincere a tutti i costi e presidenti come Nelson Mandela, che riconoscono nello sport la capacità di promuovere valori universali e positivi. Pier Paolo Pasolini ricordava che, nonostante tutto, il calcio è l'ultima rappresentazione sacra, l'ultimo rito collettivo. I mondiali di calcio confondono da sempre sport e politica... Introduzione di Emilio Sabatino."