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Sulla filosofia della scienza di Evandro Agazzi. Dalla probabilità e la logica matematica all'epistemologia realista
Evandro Agazzi rappresenta una delle più autorevoli e prestigiose voci filosofiche italiane a livello internazionale. La sua filosofia della scienza costituisce il fecondo nucleo critico a partire dal quale la sua stessa riflessione si è via via approfondita, giungendo a considerare ambiti sempre più articolati, spesso collocati ai confini tra differenti discipline (dalla logica matematica alla fisica quantistica, dalla bioetica all’analisi del senso comune, dall’operazionismo alla filosofia morale, etc.). La riflessione epistemologica di Agazzi ha avuto il merito e l’originalità di illustrare le ragioni del realismo, del pieno valore culturale delle tecnoscienze (e della stessa razionalità occidentale) e della funzione strategica dell’oggettività della conoscenza umana (declinata e studiata in differenti campi di ricerca). Per analizzare questi molteplici aspetti della sua ricerca epistemologica si sono interpellati diversi studiosi, intrecciando le riflessioni di noti pensatori come Emanuele Severino, Maria Luisa Dalla Chiara, Maurizio Ferraris e Massimo Pauri, con quelle di alcuni più giovani studiosi come Marco Buzzoni, Fabio Minazzi, Gino Tarozzi e Paolo Giannitrapani. Nel volume si offre anche, per la prima volta, una disamina della inedita tesi di laurea di Agazzi sulla probabilità e il probabile. Il volume è inoltre integrato da tutto il materiale connesso con il conferimento ad Agazzi, da parte dell’Università degli Studi dell’Insubria, della laurea honoris causa in Scienze e Tecniche della Comunicazione, dalla sua laudatio e dalla sua lectio doctoralis, nonché dalla schedatura della straordinaria Biblioteca d’Autore donata da Agazzi al Centro Internazionale Insubrico. -
Le radici della scelta. La vocazione per la professione medica
Il problema che qui viene affrontato è quello relativo alla scelta professionale del medico che è indissolubilmente legata alla sua vocazione. La filosofia va a toccare proprio le radici di tale vocazione, le quali si rivelano - forse un po' sorprendentemente, ma non casualmente - vicine alle proprie. La vocazione comune è quella di aiutare gli umani a vivere bene; la scelta professionale è ciò che conferisce capacità operativa alla realizzazione di questo scopo. I contributi che compaiono in questo libro vogliono quindi fornire un aiuto alla migliore comprensione del rapporto tra la scelta professionale e la vocazione di fondo in campo medico. La prima sezione (Vocazione e professione) getta uno sguardo di carattere generale sulla vocazione riconducendola alle sue radici esistenziali e antropologiche, e il pensiero filosofico viene applicato ai fenomeni storici e istituzionali che investono oggi il mondo medico. La seconda sezione (Cura di sé e cura di noi) propone alcune possibili risposte filosofiche alla domanda su come affrontare concretamente problemi così complessi. Il volume porta al centro dell'attenzione alcune testimonianze, narrate in prima persona dai medici, nelle quali vocazione e professione si intrecciano in maniera indissolubile. La vita reale è quindi il fil rouge che compone tra loro le diverse esperienze. -
L' antagonista necessario. La filosofia francese dell'abitudine da Montaigne a Deleuze
Il volume intende ricostruire una serie di mosse concettuali con cui il pensiero occidentale dalla modernità in poi ha affrontato il tema dell'abitudine, servendosi, volta a volta, quale banco di prova, dell'opera di un numero circoscritto di autori significativi. Per tale ricostruzione è stata effettuata un'opzione di campo: si è deciso di condurre l'indagine all'interno della filosofia francese in quanto la riflessione moderna e contemporanea sull'abitudine è impensabile senza il contributo di pensatori come Montaigne, Descartes e Pascal, tra il XVI e il XVII secolo, Maine de Biran e Ravaisson, tra la fine del XVIII e la prima metà del XIX, per giungere, nel corso del Novecento, dopo Bergson, a Merleau-Ponty, Ricoeur, Deleuze, tra gli altri. Il testo traccia un percorso in cui si assiste al dialogo della filosofia con altri saperi, in particolare con quelli delle scienze della natura, dalla fisiologia alla biologia e alla fisica, e con quelli delle scienze umane, dalla psicologia alla pedagogia e alla sociologia. -
Del terrorismo come una delle belle arti. Storiette
Le vicende comiche e grottesche di un militante trotskista argentino, condannato a morte dai suoi ex compagni di partito, con sentenza ""da eseguirsi il giorno della rivoluzione"""". La folle avventura politica, esistenziale e nichilista dei membri dell'Armata rossa giapponese. La surreale compagnia di esaltati, anarchici, pazzoidi, bohémiens e filibustieri che si ritrova, negli anni Settanta, intorno alla redazione della rivista """"Agaragar"""". Ma anche scrittori e artisti come Moravia e Pasolini, surrealisti e situazionisti. In questi testi autobiografici, né interamente veri, né interamente falsi, Perniola rivela le radici esistenziali della propria filosofia, mostrando la sua stretta connessione con alcune vicende storiche, politiche, culturali ed umane a lui contemporanee. Le storiette si rifanno da un lato al genere letterario, a metà tra il serio e il faceto, praticato dagli antichi filosofi cinici, dall'altro ai setsuwa dei monaci giapponesi e si basano sulla premessa buddhista della non sostanzialità dell'io, non meno che sul rifiuto di una narrativa ingenua e popolare, ignara del carattere enigmatico e paradossale della scrittura letteraria. La loro tonalità emozionale è un misto di terrore e di ironia, che unisce lo stile dell'avanguardia al distacco estetico, usando indifferentemente registri realistici e surrealistici in una combinazione che appartiene alla logica del simulacro."" -
La comunità sconfessata
A più di trent'anni da ""La comunità inoperosa"""" (1983), Nancy torna sul tema della comunità muovendo da un'attenta esegesi de """"La comunità inconfessabile"""" (1983) di Maurice Blanchot. Ricostruendo gli eventi da cui scaturì questo dialogo a distanza, il saggio prolunga e rettifica alcune delle linee interpretative già emerse ne """"La comunità inoperosa"""". Attraverso un profondo lavoro di scavo, Nancy tenta ora di elucidare alcune questioni cruciali della scrittura e del pensiero politico di Blanchot che quest'ultimo aveva in parte """"sconfessato"""" con il suo libro sulla comunità. Ritornando sulla """"comunità degli amanti"""" e sull'interpretazione di Blanchot de """"La malattia della morte"""" di Marguerite Duras, Nancy analizza l'intricata rete di rimandi che si annoda tra le due scritture. Sullo sfondo del testo si staglia la figura di Georges Bataille all'origine del tracciato filosofico di Nancy e di Blanchot sulla comunità. In questo denso studio, Nancy mostra come la comunità, nonostante le sue aporie e i suoi disastri, sia esposta al ricorsivo mito della sua assenza e come essa si riveli come un'impossibile passione dell'Occidente sempre pronta a confessare, tra """"inoperosità"""" e segreto, l'inconfessabile tentazione dell'opera."" -
Cultura femminile
Il filo rosso dei saggi è la scoperta che ""non esiste una cultura asessuata"""". Un Simmel """"riformista"""" applica la sua ontologia dualistica del maschile e del femminile ai problemi della donna nel mondo moderno, rivolgendo l'attenzione ai loro aspetti sociali, politici, sessuali e psicologici. Simmel trova una lingua filosofica per la concretezza di una situazione storica. Ciò rivela i suoi meriti e i suoi limiti, ma soprattutto ne fonda l'attualità nel dibattito attuale, femminista e non, sulla condizione femminile, non priva di valore morale: """"Ogni volta che un uomo compra una donna, va perduto un pezzo del rispetto per l'umanità""""."" -
American horror story. Una cartografia postmoderna del gotico americano
American Horror Story è la serie televisiva che dal 2011 sta tenendo inchiodati al piccolo schermo cultori del genere horror e appassionati dell'American Gothic. Quattro stagioni trasmesse finora, ognuna con trama, ambientazione e personaggi diversi, ma accomunate da una tonalità inconfondibilmente gotica, imbevuta di riferimenti ai libri e ai film che hanno reso il genere uno dei più amati e seguiti degli ultimi anni. Federico Boni esplicita temi, intrecci e nessi, mostrando come la serie TV ideata da Ryan Murphy e Brad Falchuk si presti a diventare una preziosa mappa per orientarsi tra le diverse declinazioni del gotico americano. Una ""cartografia postmoderna"""" per percorrere le polverose strade del Sud ed esplorare i demoni più cupi del nostro tempo."" -
L' uomo delle origini e la tarda cultura. Tesi e risultati filosofici
"Urmensch und Spätkultur """"è una delle opere più importanti di Arnold Gehlen e raccoglie le tesi e i risultati filosofici principali di ricerche svolte nell'arco di alcuni decenni. Scopo del volume è condurre un'analisi delle forme socioculturali dell'antichità, finalizzata alla elaborazione di """"concetti critici"""" non soggettivi, in grado di contribuire a spiegare il ruolo delle regole comunitarie e delle organizzazioni istituzionali nel percorso storico dell'umanità. Il metodo ha pretese di rigore e obiettività: si avvale dell'osservazione empirica, della contestualizzazione storico-archeologica e della preziosa collaborazione di diverse scienze. Si tratta di un libro di """"filosofia delle istituzioni"""" che, attraverso la ricostruzione delle forme arcaiche della convivenza sociale, da un lato giustifica l'applicabilità di categorie antropologiche basilari come quelle di """"azione"""" ed """"esonero"""", e dall'altra consente di far reagire il passato con il presente, evidenziando la distanza che separa il comportamento societario arcaico da quello contemporaneo." -
Brecht e il Piccolo teatro. Una questione di diritti
Se il rapporto privilegiato fra Bertolt Brecht e il Piccolo Teatro di Milano può dirsi un dato storicamente acquisito, non è altrettanto chiara la dinamica che portò ben presto il teatro diretto da Paolo Grassi e Giorgio Strehler a farsi mediatore (e assai più spesso barriera) fra gli aventi-diritto dei capolavori brechtiani e tutti gli altri teatri italiani. L'argomento è rimasto per anni nella nebbia, nonostante il ruolo cruciale esercitato da Brecht nello sviluppo del teatro italiano nel dopoguerra. Il saggio di Alberto Benedetto si occupa di far luce sulla complessa questione, incrociando un filologico lavoro di ricerca con un accurato inquadramento storico. Ed è l'occasione non solo per indagare su una delicata e al contempo tumultuosa battaglia di permessi attraverso la quale si riuscirà a ricostruire la politica di diffusione dell'opera brechtiana in Italia, ma è anche l'occasione per ripercorrere un mosaico di tattiche, veti incrociati, equivoci, rotture, alleanze e polemiche, di un sistema teatrale ancora allineato ai nastri di partenza. Introduzione di Sergio Escobar. Postfazione di Stefano Massini. -
La questione Stirner
I primi critici di Der Einzige und sein Eigentum (L'Unico e la sua proprietà) si concentrarono sulle due parole ""scandalose"""" del libro, l'""""Unico"""" e l'""""Egoista"""". Non seppero invece coglierne l'autentico nucleo etico e concettuale, l'Eigenheit, l'individualità propria ovvero la volontà dell'uomo libero, che ne è l'anima e la protagonista. Scaturisce da qui il fraintendimento di Stirner che permetterà agli anarchici russi di saccheggiarne il pensiero, e insieme comincia ad affermarsi la leggenda, assai duratura nell'immaginario della sinistra radicale, che ne fa il padre dell'anarcoindividualismo. Un fraintendimento, e un saccheggio, che ricordano da vicino l'operazione compiuta dal nazismo su Nietzsche."" -
Le rovine. Ossia meditazione sulle rivoluzioni degli imperi
"Le Rovine"""" è un importante documento dell'ultima fase dell'illuminismo francese, in cui Volney narra il suo imbattersi nella città di Palmira, in Siria, uno dei siti archeologici più belli e suggestivi del mondo che, grazie proprio a questo libro, diventa uno dei luoghi d'ispirazione del culto romantico delle rovine, sito oggi conquistato e minacciato dalle milizie islamiche dell'Isis. Volney medita sulla caducità umana che lo spettacolo dei ruderi di una così maestosa civiltà antica suscita in lui. Attraverso il dialogo con una sorta di spirito (il Genio delle rovine) sulla condizione dell'uomo nell'universo, egli espone una penetrante analisi sulle cause delle rivoluzioni e della rovina degli antichi stati che consente di illustrare il punto di vista rivoluzionario del popolo libero e legislatore, supportato anche da una lunga riflessione comparativa sui vari sistemi delle idee religiose dell'umanità, considerate come l'ultimo ostacolo al progresso della collettività. Il libro fu definito """"il testamento del XVIII secolo"""" ed ebbe fra i suoi lettori più appassionati il giovane Hegel. Il libro entusiasmò anche Napoleone: tra i motivi che lo spinsero a preparare la campagna d'Egitto ci fu la consapevolezza dell'imminente fine dell'Impero ottomano, testimoniata dalla decadenza delle civiltà precedenti." -
L' impresa mafiosa? Colletti bianchi e crimini di potere
Assumendo una prospettiva multidisciplinare e partendo dai risultati di una ricerca condotta sul campo tra il 2013 e il 2015, il volume esamina il complesso network delle relazioni interne ed esterne a due gruppi di imprese sequestrate e confiscate per infiltrazioni mafiose, osservandone i cambiamenti negli aspetti economici, finanziari, organizzativi e sociali sia nel periodo che precede il sequestro o la confisca, sia nel periodo in cui il provvedimento è in corso. L'elevato dinamismo che caratterizza i crimini messi in atto dagli imprenditori coinvolti e il contesto in cui avvengono rendono assimilabili, sotto molti punti di vista, i casi considerati alla cosiddetta criminalità dei colletti bianchi. Prendendo le mosse da questi fattori di contesto, il libro sottopone ad analisi il nebuloso costrutto di impresa mafiosa, che - invocato alla stregua di un vero e proprio principio unificatore - si rivela, alla prova dei fatti, un concetto dalle maglie troppo lasche, più utile alle necessità processuali e sanzionatone che alle esigenze analitiche della ricerca. -
La «solarità» nella pittura. Da Hopper alle nuove generazioni
L'arte visiva, dal secondo Novecento a oggi, assume un carattere conflittuale, tra astrattismo e realismo, tra concettuale e postmodemo,tra nostalgia classicista e violenza della provocazione fine a se stessa. In questo saggio si ipotizza l'esistenza di un percorso diverso, dove l'arte ritrova la sua pienezza e universalità nell'opera dei pittori proposti. Sono artisti isolati di diverse generazioni, che a partire da Hopper e Balthus - individuati come precursori - sono stati per lo più fraintesi dalla critica del loro tempo. Solo ora si stanno delineando le tracce di un cambiamento radicale, che vede l'arte ricominciare da capo da un fondamento estetico che Nicola Vitale, sin dal primo saggio ""Figura solare"""", mette in evidenza con chiarezza. Secondo l'autore esiste un senso dell'arte atemporale che non può che emergere dal lavoro stesso, da particolari tecniche in cui si conciliano elementi opposti. Come nell'arte greca arcaica, medievale, ma anche di culture esotiche, la semplice figura emerge da tensioni astratte che intensificano il campo visivo e danno vita alle immagini, cambiandone radicalmente il senso. È quella """"solarità"""" che, come la Claritas con cui i filosofi scolastici designavano lo splendore delle opere del loro tempo, richiede un esercizio di percezione che permetta di coglierne la qualità estetica fondamentale, e superare lo storicismo che ha dominato nel Novecento."" -
L'Atalante (Jean Vigo, 1934). Immagini del desiderio
L'Atalante è stato a lungo considerato il film più rappresentativo di Jean Vigo, l'opera conclusiva interpretata spesso come un film-testamento. Eppure, tutta la produzione di Vigo vive di una tensione primaverile e aurorale e il suo ultimo film rimane ancora oggi un'opera sfuggente, sintesi imperfetta di tensioni storiche, estetiche e figurative che in parte si rifanno alla cinematografia francese degli anni Venti e Trenta, ma in parte anticipano la germinazione delle nouvelles vagues internazionali a venire. Film manifesto della cinefilia di tutti i tempi, osannato e omaggiato da più generazioni di critici, cinefili e registi (da Bunuel a Truffaut, da Bertolucci a Tempie, da Kusturica a Carax, fino a Gondry e McQueen), L'Atalante vive di una unicità ed esemplarità costitutive, al crocevia fra momenti caratteristici della storia del cinema e differenti concezioni del mezzo cinematografico. Questo libro indaga tale singolarità, attraverso un approccio interdisciplinare che coniuga le esegesi storico-critiche accumulatesi negli anni con uno studio nuovo e circostanziato, senza trascurare gli strumenti dell'analisi storiografica. -
Cattivi. Cattivissimi. Cattivi? Sulle tracce di eroi criminali nelle narrazioni di genere. UK, USA, Italia
Questo volume prende le mosse dalle giornate di studi ""Criminal Hero - Le nuove forme del male nel poliziesco contemporaneo"""", organizzate dal CRC (Centro di Ricerca Coordinato) dell'Università degli Studi di Milano che porta lo stesso nome. Esso raccoglie la sfida di tracciare l'identikit di una serie di personaggi - più o meno cattivi - all'interno di produzioni letterarie e televisive ascrivibili per esteso al genere crime fiction. I contributi qui raccolti articolano una serie di riflessioni inedite che si propongono di delineare una nuova categoria di figure del poliziesco, nonché delle narrative che ne hanno appropriato trame e motivi: i cattivi, appunto. Le riflessioni si inseriscono, più in generale, nel complesso dibattito che si interroga da una parte sull'evoluzione e sulle contaminazioni delle narrative """"popolari"""", e dall'altra sull'ethos di queste nuove, indefinibili forme di (post)eroismo. La prospettiva internazionale e interdisciplinare stessa della raccolta intende svelare complessi ma necessari richiami intertestuali fra tradizioni letterarie geograficamente - e in alcuni casi anche storicamente - diverse (italiana, britannica e statunitense), che si intrecciano nella tessitura dei nuovi paradigmi del poliziesco contemporaneo. Sulla base di queste riflessioni, vogliamo proporre una serie di interrogativi con l'obiettivo di identificare percorsi di lettura e analisi critica intorno ai criminal heroes."" -
Psicodemocrazia. Quando l'irrazionalità condiziona il discorso pubblico
Viviamo in una democrazia dove la passione e il sentimento, l'istinto e la paura vengono evocati, sollecitati, utilizzati per la costruzione del consenso. Dalle predisposizioni latenti all'agenda-setting, dall'identificazione di partito al condizionamento dei media e delle televisioni, dalla centralità dell'immagine del leader al ricorrente utilizzo di euristiche e bias, sono tanti i fenomeni emotivi ed irrazionali che hanno un ruolo rilevante nell'influenzare le decisioni in democrazia. Si aprono quindi dubbi ed interrogativi: la democrazia è una buona forma di governo? La tecnocrazia può essere una valida alternativa? Il foro pubblico può essere il luogo dell'elaborazione razionale delle idee e del confronto argomentato? E ancora, com'è possibile fare in modo che le spinte irrazionali ed impulsive degli individui producano decisioni politiche il più possibile desiderabili? Le scienze cognitive e sperimentali entrano nella mente dei cittadini e dei politici, ne svelano i meccanismi più profondi e sorprendenti, ci aiutano a pensare la democrazia in maniera più consapevole. Prefazione di Angelo Panebianco. -
Lo Zibaldone di Ulisse. Con Benjamin Fondane al di là della storia (1924-1944)
Una vita d'uomo non si racconta, né si scrive: libro mai terminato, che dovrei rifare all'infinito. Non è una biografia, né una vita immaginaria: ogni dettaglio si fonda su un documento o su una testimonianza. L'esame dei manoscritti permette di cogliere sul vivo un pensiero in continuo movimento, di trovare i punti di congiunzione tra poesia e filosofia. Le migliaia di fogli sui quali le poesie prendono forma di volta in volta sono più eloquenti delle pagine di un diario personale. Il racconto inizia nel 1924, nel momento in cui Fondane arriva a Parigi, e si estende ai venti anni della sua esistenza, dedicando particolare attenzione al periodo compreso tra il 1940 e il 1944. Ho utilizzato tutte le forme narrative: primo piano, rallentatore, effetto di accelerazione, flash-back e anticipazione. Per tentare di cogliere un viso d'uomo, il professore che sono stata abbandona il suo bagaglio erudito di appunti e di riferimenti. E se il lettore può essere sorpreso dall'intrusione di un ""io"""", di una prima persona singolare, è perché dietro questa storia si nasconde un altro racconto, quello di una bambina che si ritrovò, all'età di due anni, sulle strade dell'esodo. Non potremmo avere degli appuntamenti nel passato? E questo libro non potrebbe essere, a suo modo, una lacrima che accresce la massa d'acqua dell'Atlantico?"" -
Ivan Mosca. L'uomo, l'artista, l'iniziato
"Ivan Mosca - il Fratello Ivan Mosca - era uomo dagli interessi poliedrici: una sorta di 'intellettuale rinascimentale', trasposto nella modernità. Come l'intellettuale rinascimentale condivideva l'amore per la natura trasfigurata nella straordinaria passione per la pittura di cui sarà, nel panorama novecentesco, una importante figura: come si evince dalle molte (e prestigiose) mostre, dai giudizi di importanti critici - basta pensare alle parole di Eugenio d'Ors - e dai numerosi suoi dipinti, ospitati da musei e raccolte d'arte, pubbliche e private. Ma lo connotava - sempre in senso rinascimentale - la curiosità del viaggiatore, l'interesse per la ricerca, la cura nella scelta della parola e l'introspezione del Philosophus naturalis..."""" Prefazione di Stefano Bisi e Claudio Bonvecchio." -
Neuroviventi. Politica del cervello e controllo dei corpi
La ricerca dell'essenza umana è una storia di separazioni: psiche, mente, anima e, più di recente, DNA e connettoma. Ma separare una componente per stabilire un'identità non è mai un'operazione politicamente neutrale. Il sogno di definire una volta per tutte l'essenza umana rivive oggi nell'incubo lombrosiano del controllo preventivo anche farmacologico delle presunte inclinazioni innate di comportamento irrimediabilmente positive o negative, dai bambini superdotati ai criminali. A queste forme di governance della vita, questo libro oppone la capacità del pensiero di distinguere senza necessariamente separare, di immaginare e prendersi cura senza riprodurre o eliminare. L'idea che l'umano è non identico e replicabile, ma ""di-viduo"""" in sé e con gli altri."" -
Irreligioni. L'invenzione del sacro al tempo del consumismo
Le ""irreligioni"""" sono un fenomeno emergente all'interno del panorama della spiritualità contemporanea. Questo termine è un neologismo coniato per qualificare il campo delle religioni secolari, le nuove forme di sincretismo che coniugano una tradizione religiosa con una o più sfere della vita sociale. L'esperienza del sacro, nel caso delle religioni secolari, si contamina con il mondo della vita quotidiana, dell'economia e del marketing, della scienza e della tecnologia, dell'arte e della cultura popolare, dello sport e delle medicine alternative. Da questa relazione dialettica sul confine con il mondo profano, le irreligioni mostrano il carattere profondamente innovativo dell'esperienza spirituale che, ancora nella nostra epoca secolarizzata, è in grado di costituirsi come una delle più vivaci fonti dell'invenzione culturale. Il libro propone un'esplorazione delle variegate e spesso poco conosciute espressioni di questo tipo di spiritualità, alla ricerca delle """"analogie creative"""" grazie alle quali gli uomini e le donne del XXI secolo riscoprono le vie che portano al sacro.""