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La ricezione italiana di Fernando Pessoa. Tra mitizzazioni e appropriazioni (in)debite
Lo studio della ricezione di un autore fuori dai propri confini nazionali presuppone un'idea di letteratura come spazio non autosufficiente e dunque la concezione di letteratura 'nazionale' deve essere quella di un organismo che nella sua evoluzione ha saputo oltrepassare i propri confini (geografici, linguistici, culturali...) per commisurarsi con contesti letterari 'altri'. Il presente volume si interroga non solo sul valore e l'importanza - anche materiale - del contributo italiano alla costruzione del mito letterario pessoano, ma anche sulla rilevanza che ha rivestito il caso Pessoa nella cultura italiana. Quali sono i rapporti che gli studiosi e gli scrittori italiani hanno 'intrattenuto' con Fernando Pessoa e quanto il modello Pessoa ha contato per la nostra tradizione letteraria? Se si è concordi nel riconoscere il ruolo della letteratura in un sistema nazionale, ossia il ruolo definibile come ""metabolismo culturale"""", possiamo dunque comprendere come a tutt'oggi il contributo di uno dei maggiori intellettuali del secolo scorso risulti inesplorato."" -
Prima che il mondo fosse. Alle radici del decisionismo novecentesco
Il saggio si propone di tracciare, nel solco di un'analisi filologica, la genealogia del decisionismo novecentesco, inteso come la sistematizzazione teorica schmittiana di determinate tendenze filosofico-politiche che ponevano i concetti di ""volontà"""", """"decisione"""" e """"eccezione"""" al centro della pratica politica. Dalla Konservative Revolution messa in rapporto con le formulazioni di Georges Bataille, dalla filosofia della Controrivoluzione messa a paragone con Rousseau, fino alla riscoperta della patristica (dopo la sua dimenticanza nell'epoca della Controriforma) da parte dell'occultismo europeo, si intravede la genesi di una terza (e ultima) teologia politica: quella della sovranità apofatica."" -
La declusione della libertà. Per una cittadinanza senza nazione
Siamo alla fine degli Stati nazionali chiusi in un confine territoriale. All'economia dell'accumulazione capitalistica si è sostituita quella dell'inclusione del capitale umano. La libertà come la cittadinanza è ridotta a reddito d'inclusione. Il povero è ""pericoloso"""", """"disperato"""", fuori dal cerchio sociale. Il povero è sempre solo. Deve essere incluso o recluso o escluso. Non ci sono più le classi sociali rappresentate dai partiti. Quando ci si libera di un passato prossimo si rischia di ritornare al passato remoto in cerca di un'identità smarrita. Il bisogno di sentirsi popolo di nazione conduce al populismo dell'inclusione. Fuori è l'escluso, il clandestino, fuori è il pericolo, l'estraneo, l'inconcludente, non certificato, non masterizzato, non formattato. L'inclusione comporta l'esclusione e la reclusione. Come si può includere chi è recluso dentro l'inclusione? E come includere chi è escluso, sull'orlo della povertà, del niente? La società è lasciata al volontariato del """"terzo settore"""", come il """"terzo stato"""" che diede inizio ai diritti universali del mondo della vita. Nessuno è libero da solo, la libertà è fatta di legami. Il grado di libertà per ognuno si misura dalla qualità dei propri legami personali. Ci sono quelli che soffocano e imprigionano, ci sono quelli che invece lasciano liberi di respirare la gioia. Anche la libertà di un Paese si misura dalla qualità dei suoi legami sociali. La libertà è """"declusiva"""", chi è libero è """"declusore"""", ha le chiavi di ogni incontro, apre, allarga il cerchio del proprio cammino senza perdere il centro del raggio della vita in un dialogo corale."" -
La fine della morale. Genealogia, forme storiche e criticità dell'autodescrizione della società moderna
Perché una società che si vuole morale si scopre invece immorale, come rivelano i diffusi e ripetuti scandali di corruzione? È una questione che riguarda essenzialmente le singole coscienze o è principalmente una conseguenza della società stessa e del suo modo d'essere e di funzionare? L'economia, il potere politico, la scienza, l'educazione in che senso possono essere morali o immorali una volta che siano esercitati all'interno della legalità? E ancora, cos'è propriamente la morale sul piano storico-sociale? Perché, solo nella società moderna la morale diventa perfettamente simmetrica, vale cioè in egual misura per chi giudica e per chi è giudicato, mentre così non era nell'antichità e nelle società tradizionali della vecchia Europa? Queste sono alcune delle domande che questo libro si pone e a cui prova a dare una risposta tramite una particolare interpretazione sociologica della storia dell'Europa occidentale e del suo pensiero etico a partire dal XVII secolo. -
L' altro Croce. Un dialogo con i suoi interpreti
In questa opera l'autore interloquisce con studiosi nazionali e internazionali che hanno avuto modo di incontrare il pensiero di Benedetto Croce. Nella consapevolezza che ciò contribuirà ad allargare gli orizzonti ermeneutici, Postorino dialoga con intellettuali che provengono non solo da una cultura lato sensu crociana, ma anche da una visione progressista, marxista, liberale, azionista, cattolica, liberista ecc., perché l'intento è quello di far emergere analisi critiche, fuori dagli schemi e dalla scolastica, e al contempo offrire spazio a chi non si è misurato spesso pubblicamente con il più autorevole filosofo italiano del Novecento. -
Sguardo a levante. La politica culturale italiana sul patrimonio archeologico e monumentale del Dodecaneso 1912-1945
La politica culturale italiana sul patrimonio archeologico e monumentale del Dodecaneso ebbe avvio con l'Italia liberale, tra il 1912 e il 1913, subito dopo l'occupazione delle isole a seguito del conflitto italo-turco, proseguendo durante il fascismo e il secondo conflitto mondiale, fino alla occupazione tedesca del 1943. Questa ricerca ricostruisce i fatti che portarono all'istituzione della Missione archeologica italiana, alla realizzazione di grandi campagne di scavo e di restauro, alla creazione di musei e siti archeologici, alla nascita della Sovrintendenza di Rodi e dell'Istituto storico archeologico FERT. Interventi progressivamente segnati dalla funzionalizzazione a fini turistici e dall'utilizzo simbolico e ideologico dei monumenti per ragioni di propaganda al fine di evocare le gesta della Roma imperiale ed esaltare il regime. Dopo la presa delle isole da parte della Amministrazione militare britannica, nel 1945, e fino al passaggio di consegne con le autorità greche, in attuazione del Trattato di Pace del 1947, agli archeologi, architetti, restauratori, disegnatori, assistenti di scavo e agli altri dipendenti del servizio archeologico italiano non restò che collaborare con gli inglesi nella conta e nella parziale riparazione dei danni causati dalla guerra, prima di dover tornare definitivamente in patria, volgendo indietro lo sguardo a Levante. -
Leopardi e l'analogia. Una nuova lettura dello «Zibaldone». Nuova ediz.
Di cosa tratta lo ""Zibaldone""""? Questo libro propone una nuova lettura del pensiero di Giacomo Leopardi fondata sull'idea che il suo testo principale tratti di analogie tra le cose, e lo faccia per mezzo di analogie. Questa nuova lettura prende come punto di partenza l'analisi di alcune occorrenze esplicite del termine analogia nel testo, e di qui arriva a mostrare come la struttura di molti altri pensieri di Leopardi presupponga, a diversi livelli, proprio l'analogia. Essa compare infatti nello Zibaldone sia esplicitamente che, soprattutto, implicitamente: una sua definizione analitica consente di distinguerne due aspetti principali, uno retorico e uno logico, e di comprendere quanto entrambi gli aspetti siano cruciali per lo sviluppo dei pensieri di Leopardi. Qui si mostra in fine come sia la forma retorica che quella logica dell'analogia abbiano un ruolo fondamentale nei meccanismi più interni del suo stile filosofico, per esempio determinando la fine o l'inizio di un pensiero. Seguire questo percorso significa così non solo comprendere meglio aspetti specifici dello """"Zibaldone"""", ma anche avvicinarsi alla mente del suo autore e aprire un discorso sugli usi possibili dell'analogia, condotto con e attraverso le parole di Giacomo Leopardi."" -
La poetica della virtù. Comunicazione e rappresentazione del potere in Italia tra Sette e Ottocento
Cosa significa dire virtù? In realtà, non contano le tante possibili accezioni, ma piuttosto le sue funzioni in quanto chiave di volta su cui far poggiare l'edificio comunicativo. La virtù è onnipresente e si riaffaccia nei temi più disparati: dal linguaggio della massoneria alle teorie medico-pedagogiche del giacobino Giovanni Rasori, dalla tradizione moderna di Plutarco alla rappresentazione di Napoleone, dalle poesie di Tommaso Crudeli alle meditazioni di Pietro Verri. Una pervasività e una pluralità che continuano a suscitare domande e interrogativi circa le sue funzioni. Questo volume nasce dall'idea che per indagare il concetto di virtù tra Sette e Ottocento è necessario, prima di tutto, tracciare una storia di come lo si comunica e lo si rappresenta, di come trova incarnazione nei modelli positivi dei 'grandi uomini', di come si lega alla questione del potere e della sua definizione. Si tratta di una storia della comunicazione, e di una storia della comunicazione politica in particolare, nella quale assume rilevanza, accanto ai contenuti, anche la forma scelta per diffondere il proprio messaggio. Ne emerge una profonda continuità tra Sette e Ottocento, in cui il momento rivoluzionario agisce non come cesura ma piuttosto come filtro. Il concetto di virtù mantiene una connotazione positiva e non perde di autorevolezza. Coloro che lo incarnano continuano a essere eroi dotati di caratteri eccezionali, di quella stessa fibra morale - o costanza - dell'Enea metastasiano; anche se non devono più necessariamente avere il sangue blu o l'obiettivo della sola felicità pubblica, ma piuttosto quello della difesa dei diritti e della repubblica. -
Breve storia dell'«esistenzialismo». Seguita da Kafka e Kierkegaard, un commento
Jean Wahl, secondo Deleuze, ha fortemente «scosso» la filosofia francese con la sua «impressionante» opera di anticipatore di nuove tendenze. Il suo contributo alla diffusione della filosofia dell'esistenza in Francia e stato fondamentale, eppure Wahl rifiutava di essere considerato un esistenzialista. Nel pieno della vivace temperie culturale della Francia del secondo dopoguerra, Wahl tenne nel 1946 la conferenza ""Petite histoire de l'«existentialisme»"""", che viene qui proposta in traduzione italiana, insieme alla """"Discussione"""" che ne segui (animata, tra gli altri, da Berdjaev, Koyré, Lévinas, Marcel) e a """"Kafka e Kierkegaard, un commento"""". Cosa si intende per esistenza? E per esistenzialismo? Sartre, Heidegger, Jaspers, Marcel, sono esistenzialisti? Le origini delle grandi filosofie (Platone, Cartesio, Kant) non si trovano forse all'interno di riflessioni esistenziali? È possibile una filosofia dell'esistenza legata anche alla speranza? Un'istantanea delle posizioni del tempo ma anche una testimonianza attuale di come la filosofia comporti la costante discussione delle proprie categorie. Partendo dalle origini del lungo itinerario di Wahl e mostrando i limiti del cliché «esistenzialista» che ancora pesa sulla sua filosofia, Andrea Di Miele ci aiuta a riscoprire il tratto peculiare di Wahl filosofo e filosofo dell'esistenza."" -
Libertà immanente e determinismo del tempo
"Per enunciare semplicemente quel che significa 'profano' direi che l''umano' è questa meditazione che riconosce come solo principio di verità il Tempo. Questa trasformazione culturale radicale avviene lungo il secolo dei 'Lumi', i periodi precedenti non solo ignorano questa idea ma, anzi, se ne distolgono - invito a riportarsi alla 'Troisième méditation' di Cartesio -, il tempo non può essere il principio dal quale si spiegherebbe l'umano. Questo secolo dei 'Lumi' si emancipa infatti da una dominazione della cultura religiosa quando invece il XVII secolo rimane religioso (cosa sarebbe una riflessione sulle scienze del XVII secolo che volesse separare il religioso dal non religioso?). Tale separazione si realizza invece nel XVIII secolo, una cultura, in questo, 'profana', si sviluppa, si espande, s'impone infine su vasti settori della società che vede diventare l''umano' in particolare, e il 'vivente' in generale, la costruzione astratta anti religiosa per eccellenza. Per raccogliere tutto ciò in una semplice formula: il Tempo caccia Dio.""""" -
La cura incompiuta. Viaggio attraverso l'arte della guarigione
Un lungo sentiero può anche non risultare tortuoso. Non interrompersi, bensì procedere, com'è nel destino di chi si imbatta nell'epifania del Male o, peggio, perda il proprio orientamento nel luogo comune di una falsa battaglia. E così, da una acquisita prospettiva olistica, visitare le differenti culture dell'Universo, le loro epoche originarie, il loro pensiero formativo, rileva di un'osservazione entro cui coabitano l'approccio scientifico, le evidenze del linguaggio e la sintesi filosofica. Questo il senso del riprendere un viaggio, tuttora incompiuto, lungo il quale la Cura e la Malattia, finalmente, non appaiano più nemici. -
Per la rinascita di un pensiero critico contemporaneo. Il contributo degli antichi
C'è oggi nella cultura occidentale un silenzio che urla: quello degli intellettuali che hanno rinunciato al loro ruolo. Il pensiero critico appare appiattito sui luoghi comuni e sul dibattito politico immediato. Sembra scomparsa una riflessione teorica capace di affrontare la complessità dei problemi, di compiere analisi di lungo periodo, di cogliere le potenzialità e i pericoli insiti nell'attuale situazione, in sintesi, di analizzare ""razionalmente"""" le tante questioni da troppo tempo rinviate. Questo volume riafferma la necessità di un pensiero che voglia conoscere criticamente la realtà, mostrando la ricchezza del contributo che gli antichi greci hanno offerto. Si può e si deve utilizzare il sapere antico per riflettere sul mondo contemporaneo. Si tratta di mettere in opera quell'atteggiamento critico che è la cifra della filosofia fin dalle sue origini: essa nasce dalla meraviglia, dalla sorpresa, dalla coscienza dell'instabilità che spinge a uscire dal recinto del noto per addentrarsi senza esitazioni nell'ignoto, recuperando il valore dell'approccio razionale."" -
Virtù costituzionali
L'evocazione dei valori è una costante nelle più recenti rappresentazioni del costituzionalismo. essi, infatti, esprimono l'attitudine delle moderne carte costituzionali a incidere sui rapporti sociali tracciando itinerari di trasformazione orientati da concezioni ideali condivise dai consociati. Siffatti valori si attuano attraverso decisioni politiche, a cominciare dalle leggi. ma non basta. in un frangente, quale quello attuale, in cui la legittimazione democratica dei pubblici poteri è costantemente messa alla prova da un sempre più marcato scollamento tra governanti e consociati (la cosiddetta crisi del rappresentato), occorre stimolare comportamenti degli attori istituzionali autenticamente coerenti con tali valori. è giunto, così, il momento di (ri)scoprire, anche nella materia costituzionale, le virtù, quali ""buoni abiti di condotta"""", per promuovere un armonioso, forte, puntuale inveramento dei valori costituzionali. ed è alla scoperta di questa inedita dimensione che si muove la ricerca raccontata in questo libro. una ricerca che ci vede tutti partecipi: anzi, responsabilmente protagonisti."" -
Una e diversa. L'Europa di Denis de Rougemont
Nell'antagonismo tra le differenti componenti spirituali, morali, ideali che hanno animato la storia d'Europa, Denis de Rougemont (1906-1985) individua la cifra della sua unità culturale. Ma la contraddizione non è solo il segreto dell'Europa e il motore stesso della sua evoluzione: è il punto di riferimento della sua unione politica, che deve dunque tradurre nella sua formula e nelle sue istituzioni le stesse tensioni costitutive che la abitano e la definiscono. L'unione nella diversità è dunque per il filosofo svizzero la regola di un nuovo ordine politico europeo fondato sul superamento delle categorie politiche stato-centriche, sull'esaltazione della complessità e la pluralità delle appartenenze. La comunità e non lo Stato, la persona libera e responsabile, e non l'individuo isolato o il cittadino perso nella collettività, sono i pilastri di un'Europa federale che egli immagina costruirsi dal basso, attraversando le frontiere nazionali, per fondarsi sulla vivacità di regioni pensate come federazioni di comuni uniti attorno ad antiche o nuove esigenze amministrative, economiche, ecologiche, partecipative o culturali. -
La ragione contro la paura. Religione e violenza
Prevedibile conseguenza dei fatti di cronaca che da lungo tempo affollano le colonne dei nostri quotidiani e indirizzano i palinsesti televisivi è un mercato editoriale invaso da titoli che insistono in varia misura sul fenomeno del ""fondamentalismo islamico"""". Raramente essi offrono una più generale e neutrale analisi teoretica del nodo religione e violenza, che sia in grado di costituire un presidio critico per la questione definita da tale sintagma. Mentre interroga le dinamiche del presente, questo libro si sottrae alle potenti suggestioni della cronaca e non ne è irrimediabilmente fagocitato. Con un linguaggio rigoroso ma accessibile esso si propone di interrogare nella sua struttura concettuale questo controverso intreccio, spogliandolo dei luoghi comuni che alimentano l'opinione media corrente e sottoponendolo, nella sua integralità e generalità, al vaglio della ragione filosofica in un articolato sforzo di comprensione. È dalla prospettiva della filosofia della religione che qui viene dunque inquadrato un tema per così dire carsico, che necessita di essere decifrato nella sua grammatica e non solo descritto nelle sue più epidermiche, e necessariamente parziali, evidenze. Prefazione di Mauro Pesce."" -
Socializzazione politica e potere quotidiano. Riflessioni teoriche e ricerca sul campo
La socializzazione politica come processo dinamico e permanente, latente e manifesto, interattivo e multidirezionale. L'identità politica come parte dell'identità sociale, la costruzione e la re-invenzione della politica. La socializzazione politica che dall'idea di mera trasmissione si trasforma, nelle teorie più recenti, in costruzione di codice simbolico e rappresentazioni del mondo, fattore di transazione all'interno di gruppi molteplici. La dimensione empirica nel testo si intreccia a quella teorica presentando alcuni casi studio realizzati nella città di Palermo. Il volume può rappresentare sia uno strumento didattico utile per gli studenti dei corsi di area sociologica e politologica, sia un contributo per ricercatori che desiderino avere un quadro sintetico sul tema e qualche spunto per indagini future. -
Incontri
Sono qui raccolti saggi scritti negli ultimi tempi, ma che riflettono interessi vivi da sempre nella vita culturale dell'autore: ""L'idiota"""" di Dostoevskij, """"Il processo"""" di Kafka visto nel suo confronto con l'omonimo film di Orson Welles; le problematiche emerse dalla riflessione sulla Shoah; i tratti grotteschi e utopici presenti nell'universo verdiano. Nell'ultima parte sono stati affrontati il tema della comprensione e del religioso nel pensiero di Antonio Banfi e, all'interno della Scuola di Milano da lui fondata, per brevi tratti si sono prese in considerazione le figure di Vittorio Sereni, di Giulio Preti e di Ermanno Migliorini. Soprattutto si è concentrata l'attenzione sulla personalità di Antonia Pozzi, vista in alcune sue poesie (tra cui """"Don Chisciotte"""") e nei suoi travagliati rapporti col mondo banfiano."" -
Cultura tedesca (2017). Vol. 53: Weimar. L'età di Goethe (Dicembre).
"Cultura tedesca"""" è una rivista semestrale, diretta da Marino Freschi, dedicata alla civiltà letteraria di lingua tedesca. Con un comitato scientifico composto da studiosi di fama internazionale, la rivista articola ogni numero in una seziona monografica." -
Il soggetto «barrato». Per una psicopedagogia di orientamento lacaniano
Questo libro propone il tentativo di ospitare all'interno dello statuto epistemologico delle discipline pedagogiche alcuni elementi dell'opera di Jacques Lacan, psicoanalista francese che non ha mai dedicato in maniera esplicita lavori programmatici a tali discipline, ma il cui sistema di pensiero possiede un gradiente profondamente pedagogico. Seguendo questa idea, tutto l'insegnamento di Lacan potrebbe essere pensato come una grande teoria del soggetto e dei processi di soggettivazione, ossia dei modi e dei dispositivi attraverso i quali si produce la formazione dell'uomo. Così come il soggetto della pedagogia, il soggetto lacaniano è il prodotto degli incontri che si fanno nel corso della vita: è costitutivamente fabbricato dalla parola dell'altro e determinato per sempre dalla divisione tra la struttura linguistica e culturale, in cui è immerso da prima di nascere, e il proprio irriducibile mondo interiore. La soggettività, per Lacan, non può ricucire la scissione tra il pensiero e l'essere perché essa stessa coincide con tale scissione, come una cicatrice che mantiene uniti due lembi di tessuto, mostrandone, però, la divisione. In questo senso, una psicopedagogia di orientamento lacaniano aspira ad aprire un ragionamento su come l'urgenza del carattere singolare e irripetibile della formazione possa essere letto con l'aiuto di strumenti psicodinamici che hanno fondamentalmente a che fare con alcuni dei tratti caratteristici di tale teoria del soggetto. -
Norme morali. Tentativo di sistematizzazione
Il profilo di Maria Ossowska (1896-1974) è indubbiamente tra i più interessanti della cosiddetta età aurea della filosofia polacca. Inizia il suo percorso nell’alveo della filosofia analitica, all’interno della Scuola di Leopoli e Varsavia in dialogo con il Circolo di Vienna. Differenzia però ben presto il suo itinerario dalla filosofia della scienza e del linguaggio, compiendo la sua formazione tra Parigi e Oxford, impegnandosi nel “creare ponti” tra scienze naturali e scienze umane e focalizzando la sua attenzione sulla storia delle idee morali e delle forme culturali occidentali. Realizza tale intento attraversando sia la chiusura delle università polacche durante l’occupazione nazista sia l’allontanamento dall’insegnamento universitario subìto nel periodo staliniano. La novità del suo approccio teorico resta consegnata alla capacità di far interagire la sociologia della cultura con una teoresi morale all’incrocio tra approccio analitico e continentale. A tale compito dedicherà un numero rilevante di scritti, sviluppando un percorso scientifico originale e particolarmente articolato. Norme morali, la prima opera della filosofa tradotta in italiano, giunge a coronare tale percorso. Si tratta di un tentativo di sistematizzazione dell’universo dell’agire – e delle norme che lo dovrebbero presiedere –, dettato da un approccio funzionalistico che sa unire orientamenti provenienti da differenti matrici teoriche e riecheggia l’ambizione alla completezza tipica della trattatistica classica. Si procede dall’analisi della dimensione individuale del giudizio valutativo e delle relative norme a tutela dell’individualità – dall’esistenza biologica alla dignità, dall’indipendenza alla privacy – verso la trattazione della dimensione etico-sociale – dalla fiducia alla gestione dei conflitti e della convivenza – per giungere alla promozione delle norme a supporto e “integrazione” del valore morale della persona in comunità – dalla modestia al rispetto, alla laboriosità individuale. Il complesso teorico così elaborato restituisce al lettore un itinerario di grande respiro, condotto con efficacia stilistica e considerevole sensibilità per l’analisi di casi concreti.