Sfoglia il Catalogo feltrinelli017
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 9801-9820 di 10000 Articoli:
-
La logica della libertà
Cos'è la libertà del volere e dell'agire? In quali condizioni essa è possibile - se è possibile - e come può conciliarsi con la legalità del mondo naturale? Gli esseri umani sono liberi? Quale nesso intercorre tra libertà e responsabilità morale? Sono queste alcune delle domande attorno alle quali ruota, da secoli, la discussione sul libero arbitrio o, come spesso si preferisce dire oggi, sulla ""libertà metafisica"""". Questo libro, introdotto da un ampio saggio e da un'introduzione di Mario De Caro, raccoglie alcuni tra i più significativi contributi offerti a questo dibattito dalla filosofia anglosassone contemporanea: da Alfred J. Ayer a Peter F. Strawson, da Harry Frankfurt a Peter van Inwagen."" -
La dinamica della cura. Pulsione, rimozione, ripetizione
Questo libro è composto dalle trascrizioni di alcuni Seminari tenuti da Jean-Paul Hiltenbrand a Milano per gli allievi del Laboratorio freudiano e i soci dell'Associazione lacaniana. È la seconda raccolta dei suoi testi (il primo volume si intitolava, come i concetti trattati, Transfert, Oggetto a, Identificazione, et al./edizioni, Milano 2013) e contiene la ricchezza distillata di un importante lavoro teorico e di una lunga pratica clinica. Questa volta sono riesaminate la pulsione, la ripetizione e la rimozione, al cuore della dinamica della cura ma anche regolatrici, o sregolatrici, della nostra vita. Utilizzando aforismi e paradossi Hiltenbrand riprende le formulazioni di Freud, le accosta a quelle di Lacan, le anima con la sua clinica e l'analisi di brandelli di sociale, per mostrarne vitalità e attualità: versa vino nuovo nella vecchia botte freudiana che risulta perfettamente adeguata a contenerlo. -
La guerra che viene. Crisi, nazionalismi, guerra e mutazioni dell'immaginario politico
Nel corso dell'ultimo anno l'informazione mainstream e la narrazione politica istituzionale sembrano aver riscoperto il pericolo di un conflitto allargato su scala planetaria. Frutto di errori, problemi di governance oppure conseguenza della crisi economica e di promesse elettorali che non possono ancora essere mantenute, la spiegazione del conflitto è inscindibile da una struttura socio-economica che ha fatto della concorrenza più accanita e dello sfruttamento più spietato e virulento delle risorse umane e ambientali le uniche motivazioni reali della propria esistenza. Guerra che, nonostante le continue dichiarazioni di fedeltà ai trattati, non vede ancora delinearsi degli schieramenti precisi e che non vedrà in gioco soltanto blocchi militari e politico-economici facilmente riconoscibili (Russia, Stati Uniti, Cina, Europa), ma che proprio tra le pieghe delle alleanze e le contraddizioni con e tra le nuove potenze emergenti, quali Arabia Saudita, Turchia, Iran e Israele, avrà uno dei suoi principali motori. Prefazione di Valerio Evangelisti e postfazione di Gioacchino Toni. -
Rivalità sulla scena del parto. Medici e ostetriche a Napoli tra Ottocento e Novecento
Fino agli inizi dell'Ottocento il mondo delle professioni ha parlato un linguaggio esclusivamente maschile nel quale l'unico canale di accesso per le donne era rappresentato dall'ostetricia e dalla ginecologia. Nel corso del secolo questa situazione è stata, tuttavia, capovolta. Quello della levatrice, da mestiere esclusivamente al femminile, è diventato, allora, centro d'interesse del mondo medico. La realtà napoletana dell'Italia postunitaria, attraverso la documentazione dell'archivio dell'Annunziata, ha fatto emergere profili professionali e vicende di particolare interesse. È stato possibile ricostruire i percorsi umani e professionali di alcune levatrici, le loro posizioni nella gerarchia sanitaria e, infine, il rapporto con le partorienti. Tutto questo in un momento in cui, verso la fine del XIX secolo, in un clima di riassetto generale delle professioni, il rapporto tra medici e levatrici iniziava una nuova fase di collaborazione, configurando compiti, ruoli e identità differenti. -
La luce delle cose. Dialoghi tra maestro e allievo su fenomenologia, psicopatologia e stupore
La luce delle cose è quell'aura luminosa che appare intorno all'oggetto di studio, di cura e di ricerca, segnalandone così la trasformazione in fenomeno. Così si potrebbe definire il passaggio dell'oggetto di conoscenza - sia esso un oggetto fisico o un paziente, un ricordo, un'emozione - in fenomeno, il passaggio da alieno ad altro, da sintomo senza senso a esperienza comunicabile e quindi rimessa in moto nella pratica intersoggettiva della cura. Il Lorenzo Calvi che emerge dai dialoghi riportati in questo testo è una fi gura inedita: come colto di sorpresa nei suoi luoghi e nel suo mondo, sorge in queste dense pagine un ritratto inedito della personalità, delle conoscenze e del metodo, del calore e della tolleranza di cui Calvi è stato capace. Quelli raccolti in questo testo sono dialoghi aperti al mondo-della-vita, perle di esperienza clinica condensate in un incontro e in un passaggio tra generazioni, in un corpo a corpo lungo alcuni anni che si proietta in avanti come prezioso contributo di nozioni e stile per le prossime generazioni di clinici fenomenologicamente orientati. Presentazione di Giacomo Calvi. Prefazione di Federico Leoni. Postfazione di Gilberto Di Petta. -
Il fascino di Chora. Fortuna contemporanea di una intuizione platonica
Il volume analizza la sorprendente fortuna contemporanea della Chora, introdotta da Platone nel Timeo nel tentativo di superare un problematico e insoddisfacente dualismo. Riscoperta da Heidegger, diventata un'ossessione per Derrida e consacrata definitivamente da Kristeva, tale termine - come si analizza nella prima parte del volume - diventa luogo centrale di un significativo filone del pensiero filosofico contemporaneo, legato ai temi della differenza ontologica, della comprensione del soggetto umano, dei limiti del linguaggio e della razionalità, dell'inaccessibilità della totalità. ""Il fascino di Chora"""" travalica però i confini della filosofia per diventare stimolo fecondo per la riflessione teologica, la teoria architettonica e geografica, gli studi di genere - a questi temi è dedicata la seconda parte del volume. L'ultimo Platone emerge così in tutta la sua attualità: e se Chora fosse il nome antico del principio di indeterminazione di Heisenberg? Prefazione di Salvatore Natoli."" -
Donne e fantastico. Narrativa oltre i generi
Gotico, fantasy e fantascienza. Che cosa lega assieme le scrittrici che hanno lavorato sui temi del fantastico a partire dal ""Frankenstein"""" di Mary Shelley fino ai nostri giorni? Da tutte le connessioni rintracciabili nelle loro storie, i rimandi e i collegamenti, si ricava l'impressione di una imponente (e forse inconsapevole, ma è una delle domande su cui si sofferma il volume) tessitura work in progress. Tessitura che nel suo insieme ha contribuito a spostare sia l'immaginario sul ruolo e il posto delle donne nella nostra società (e alcuni trend della narrativa young adult lo dimostrano) sia a modificare il significato di alterità attraverso una interrogazione continua sul perturbante. Il fantastico per le scrittrici è stata un'immersione piena nel reale, per esplorarlo e scoprire qualcosa di più sulla natura del genere umano e mettere in luce significati nascosti e pensieri inespressi. Il fantastico sembra quindi essere diventato negli ultimi anni uno strumento efficacissimo per fare i conti con il reale, il tutto all'interno della grande tradizione della narrativa speculativa. Prefazione di Loredana Lipperini."" -
Geroglifici e cinema. Il film come «universale fantastico»
I geroglifici egizi, valorizzati dall'estetica fin dalle sue origini settecentesche, sono considerati, nell'età dei Lumi, la lingua muta della sensazione, una sorta di Characteristica universalis che, dopo aver attirato l'interesse, tra gli altri, di Leibniz, diventa la metafora del parlare per immagini: i ""geroglifici espressivi"""" di cui scrive Diderot, peraltro rifacendosi anche a Bacone, accomunano la lingua dei sordomuti all'arte teatrale """"del gesto"""". Due secoli dopo, """"arte geroglifica"""" è definito il cinema delle origini, ancora concepito come teatro filmato, dove l'enfasi espressionistica della recitazione comunica secondo il principio del rebus, che sta alla base anche della lingua geroglifica: lo scrive Abel Gance, lo esemplifica Chaplin, lo teorizzano, tra gli altri, Balázs e Ejzenstein. Ma v'è di più. Il film è una sorta di """"universale fantastico"""", direbbe Vico, che in questo si ispirava proprio ai geroglifici, traducendo concetti astratti in immagini concrete, il cui significato, tuttavia, non è spesso manifesto. Il film, infatti, è, come vuole Kracauer, un """"geroglifico visibile"""", che illustra in filigrana i cambiamenti ancora invisibili di una realtà storico-politica che va saputa, smascherata e denunciata. È un simbolo, proprio alla maniera ermetica, nel quale si celano le """"disposizioni psicologiche"""" di un popolo: anche nei film d'evasione del periodo classico si può intravedere ciò che sarebbe accaduto durante il nazismo."" -
Una libbra di carne. La crisi del debito pubblico e il patto fra le generazioni
L'Italia vive nell'ombra di un debito pubblico le cui origini risalgono a quasi mezzo secolo fa e che oggi rappresenta il problema di politica economica: un problema economico, in quanto sottrae risorse alla crescita ed è un elemento di vulnerabilità finanziaria, e un problema politico, in quanto questa vulnerabilità condiziona l'esercizio stesso della democrazia. Il debito pubblico solleva una questione di legittimità, poiché viene meno l'identità tra chi contrae l'obbligo e chi ne risponde: i governi che deliberano la spesa in disavanzo impegnano le risorse delle generazioni future senza il loro consenso. Il testo propone un'analisi interdisciplinare degli aspetti economici, politici ed etici del debito e sostiene la necessità di un patto che, ponendo vincoli istituzionali alla condotta della finanza pubblica, garantisca la giustizia intergenerazionale e tenga aperto l'orizzonte del futuro. -
Essere e non. Cura e sapere di sé attraverso le pratiche teatrali
Dedicato agli insegnanti e ai frequentanti di laboratori teatrali non professionali, ""Essere e non"""" è un manuale adatto ad accompagnare e chiarificare anche il lavoro dei professori impegnati nella gestione di corsi interni agli istituti scolastici. Si tratta dell'elaborazione di un apparato di criteri di conduzione finalizzato al benessere di quanti, grazie agli strumenti dell'arte scenica, vengono guidati a un più profondo contatto con se stessi e all'acquisizione di consapevolezza nelle relazioni con gli altri, con la società, con la natura. Una materia composita e delicata che solleva domande e produce dilemmi esistenziali ed etici. Perciò, a tale apparato di criteri l'autrice ha attribuito il nome di antropoteatrosofia, conio nel quale il teatro è l'elemento di mezzo tra l'uomo e la sua sapienza e con il quale si prova a dar conto di un sistema in cui il """"sapere di sé"""" equivalga a una """"cura di sé"""" secondo i principi dell'epimèleia heautoù propri della filosofia ellenistica."" -
Specchi scomodi. Etnografia delle migrazioni forzate nel Libano contemporaneo
Questo libro offre una lettura sociologica dei flussi dei rifugiati verso il Libano e dell'impatto sociale degli aiuti umanitari su comunità locali e migranti. Il punto di partenza è il racconto etnografico di quattro donne reduci da violenze politiche e migrazione forzata: Souhà, Iman, 'Alia e Amal. Analizzando lo sfollamento interno nella periferia meridionale di Beirut, causato dalla guerra del luglio 2006 tra Libano e Israele, il libro si focalizza sui residenti locali e sui rifugiati palestinesi e iracheni per poi esaminare la gestione della crisi siriana nel Libano settentrionale, dove l'ospitalità locale viene istituzionalizzata dalle agenzie umanitarie. L'autrice identifica così gli ""specchi scomodi"""", ovvero la continuità che lega indissolubilmente non solo quattro vite apparentemente scollegate l'una dall'altra e quindi quattro processi storici, ma anche le strategie quotidiane di sopravvivenza economica ed emotiva di diversi gruppi sociali."" -
Derrida tra le fenomenologie: 1953-1967. La differenza e il trascendentale
Nonostante Jacques Derrida sia da molti considerato un classico della filosofia della seconda metà del Novecento, pochi sono stati finora gli sforzi atti a ricostruire, ""filologicamente"""" oltre che speculativamente, gli sviluppi del suo pensiero negli anni che vanno dal 1953 al 1967. La presente ricerca si prefigge di ripercorrere questo tratto dell'iter intellettuale derridiano prestando particolare attenzione al confronto con la fenomenologia, tanto husserliana quanto heideggeriana: l'obiettivo è mostrare, testualmente e teoreticamente, come Derrida rimanga un pensatore di tipo """"trascendentale"""", convinto cioè della sua inaggirabilità per qualsiasi discorso che voglia articolare, in un orizzonte di senso, le """"differenze"""" e il loro irrefragabile accadere."" -
Dialoghi con i non umani
Negli ultimi anni l'antropologia culturale ha rafforzato il suo interesse per le relazioni tra umani e non umani, facendone uno dei temi privilegiati della riflessione teorica e della rappresentazione etnografica. Il dialogo tra umani e non umani permette di ridiscutere l'antropocentrismo, di apprezzare altre forme di umanità e di cogliere le sfide concettuali che emergono da visioni del mondo radicalmente opposte al naturalismo occidentale. I saggi qui inclusi illustrano alcuni aspetti di questa corrente di studi, in gran parte sulla base di etnografie (Papua Nuova Guinea, Congo, India, Alaska, Perù, Ghana), facendo riferimento alle relazioni degli esseri umani con la flora, la fauna e la tecnologia e focalizzando l'attenzione sui sistemi di pensiero, sulle pratiche, sull'esperienza del suono e sulla musica. -
Patologie dell'esperienza. La filosofia di Günther Anders fra contingenza e tecnica
Questo studio ruota attorno all'approfondimento delle categorie di ""esperienza"""" e di """"contingenza"""" nella filosofia di Günther Anders (1902-1992), mostrando in quale misura esse - nonostante le numerose """"cesure"""" che lo stesso autore ha individuato all'interno del suo pensiero - siano da considerare un elemento di unione di tutta la sua produzione intellettuale. Tali categorie vengono declinate in relazione alle diverse fasi del pensiero di Anders e alle rispettive discipline cui egli approda progressivamente nel corso della sua formazione filosofica, vale a dire la fenomenologia, l'antropologia filosofica, l'esistenzialismo e infine l'etica della tecnica, offrendo un rinnovato ritratto di uno dei più profondi e stimolanti critici della civiltà tecnica."" -
Camminare, pensare, immaginare... Tempi, modi e luoghi dello stare e dell'andare
Camminare è un'azione semplice che apre alla complessità del vivere. In questo libro accompagniamo il lettore lungo i crinali dei significati che assume questa pratica, spesso considerata elementare. Proponiamo di riflettere sul camminare non solo come semplice mezzo di locomozione, ma come esercizio di trasformazione di sé, che ci permette di scoprire il nostro modo di stare in relazione con il contesto e con noi stessi nella forma più semplice, facilitando e stimolando la nostra innata capacità di immaginare e, quindi, di generare paesaggi che arricchiscono la nostra esperienza. Nella società contemporanea, contrassegnata da una presenza distante e da spostamenti sempre più rapidi da un punto all'altro del pianeta, riproporre l'andare lento del camminare a piedi diventa un'opportunità per riappropriarsi di quelle facoltà corporee, spirituali, emotive, cognitive e relazionali che permettono di riconnettersi a se stessi e aprono al mondo, alla propria storia. -
Università in democrazia. Habermas e la sfera della comunicazione accademica
All'alba del Sessantotto, in una fase storica caratterizzata dalle rivendicazioni studentesche e dal boom economico, le riflessioni sull'istruzione superiore e sulla democrazia sviluppate da Jürgen Habermas costituiscono uno stimolante laboratorio di discussione sulle trasformazioni dell'università di massa. Obiettivo del volume è collocare la lezione dell'intellettuale tedesco nella cornice più ampia della sociologia dello spazio accademico e del riformismo universitario avviato dal Processo di Bologna. Le indicazioni di Habermas possono ispirare una riflessione critica sull'Università come officina dinamica del sapere, compiendo un percorso arricchito dai contribuiti di importanti pensatori (da Weber a Derrida, passando per Vico, Adorno, Bourdieu, Luhmann, Parsons). In primo piano si staglia la riflessione socio-comunicativa sull'infrastruttura della sfera pubblica e, in particolare, sulla configurazione dello spazio accademico, sullo sfondo delle innovazioni culturali e simboliche del nostro tempo. -
Tutta la gioia possibile. Saggi su Giorgio Manganelli
L'interpretazione critica dell'opera di Manganelli è assestata abbastanza stabilmente sulle categorie che l'autore stesso ha usato centinaia di volte per definire la sua idea di letteratura: menzogna, maschera, nulla, finzione. I saggi di questo volume, senza negare affatto la validità di quel quadro, vogliono costruire una strada di lettura diversa. Unendo il rigore dell'analisi con la quanto mai necessaria libertà di movimento e di pensiero, qui si cerca di rinvenire, o di costruire (e insomma: di inventare) un Manganelli che scrive nel nome di una pratica attiva della potenza e della gioia. -
La voce mediatizzata
Questa raccolta di saggi nasce dalla convergenza di studiosi di diverse discipline - sociologia, estetica, letterature comparate, studi sul teatro, filmologia, musicologia - attorno a un tema trasversale e nel contempo circoscritto: la mediazione tecnologica della voce. La voce non è uno strumento, qualcosa di esterno a me, un oggetto altro da me. La voce sono io, io stesso che risuono, è il soggetto in forma sonora. Se proprio si vuole intendere la voce come uno strumento, al pari di un violino o un sintetizzatore, allora la voce è lo strumento naturale per eccellenza. Tuttavia, la voce è anche lo strumento più facilmente sottoposto a ogni tipo di mediazione tecnologica e culturale. Così come un volto umano o un gesto corporeo, la voce conserva sempre un fondo irriducibile di realtà naturale, non protesica. Mentre un violino o un sintetizzatore sono oggetti parimenti artificiali, la voce tecnologica è inesauribilmente ibrida, anfibia. Il fuoco specifico della ricerca è dunque la mediazione tecnologica di un oggetto irriducibilmente non-tecnologico. -
Moda, metropoli e modernità
Questo volume si propone di analizzare la nascita e l'evoluzione della moda nel nuovo scenario delle grandi capitali, dall'Ottocento ai nostri giorni, dalla Parigi di Baudelaire, dei passages, dei grandi magazzini, ma anche della femme fatale e del dandy, sino alle città fluide della contemporaneità, dall'immaginario della metropoli come archetipo di modernità alle trasformazioni dell'era digitale, dai luoghi ai non luoghi della geografia virtuale. Il tema viene indagato da interpreti e saperi diversi, in una prospettiva multidisciplinare dove la letteratura si intreccia con l'arte, l'estetica, la storia, la comunicazione, la sociologia, il giornalismo e il management per esplorare attraverso un inedito metodo polifonico il complesso rapporto tra moda, metropoli, mutazioni della sensibilità e rappresentazioni dell'io. -
Frammenti di sipario
Tratteggiare il limite tra tragedia, commedia, dramma e melodramma è il filo rosso che collega ogni capitolo di questo volume: da Voltaire, che colora il passaggio dalla tragedia al dramma, a Victor Hugo, che mette in scena una peculiare idea di teatro antimelodrammatico; da Victorien Sardou, che spinge ai vertici il melodramma, alla commedia di Eduardo, fino a Romeo Castellucci, che disegna una forma del tutto rinnovata di tragedia. Un percorso attraverso le evoluzioni del teatro, le sue riforme, le sue poetiche e i suoi protagonisti.