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Labirinto veneziano
Con ""Labirinto veneziano"""", Marina Gasparini Lagrange ci induce a meditare su ciò che noi effettivamente siamo; sul """"mistero"""" che la nostra persona - ben al di là di ogni apparenza - cela tra le sue intricate vie. È nostro compito, ci segnala l'autrice, spingerci oltre lo spazio fisiopsichico che ci trattiene e - affidandoci di volta in volta alla scalarità logica o al balzo emozionale incontrare finalmente noi stessi, quel """"mistero"""", che ci affascina e insieme ci sgomenta. L'esperienza del labirinto non può essere elusa dalla sensibilità umana. E l'autrice ce lo dimostra in questo suo viaggio """"veneziano"""" che conosce brevi soste, mai permanenze. Un viaggio che ci stimola all'interrogazione ininterrotta con esiti sorprendenti. Annota con precisione Marina Gasparini Lagrange: """"L'esperienza del labirinto è un errare tra le ombre con un fragile filo tra le mani"""". Quel """"fragile filo"""" a cui aggrapparsi lungo il tortuoso e tenebroso percorso è di volta in volta la poesia, la narrazione, l'arte, l'architettura... Ce lo indicano le figure reali, mitiche o immaginarie che l'autrice convoca nel suo libro: Piranesi, Tiziano e Marsia, Watteau e Pierrot, Rilke e Malte, Lotto e Guardi, Brodskij, Orfeo ed Euridice. Queste figure hanno il compito di rivelarci che tutto quello di cui abbiamo bisogno per essere liberi è dentro di noi."" -
Foreste, echi e immagini interiori
Il libro propone, con un linguaggio agile di facile comprensione, un'inedita e originale lettura della foresta attraverso l'analisi di documenti figurativi e brani letterari. Il bosco, con le emozioni così ambivalenti che evoca da sempre nell'immaginario collettivo, attraverso il testo e le immagini che in esso si rispecchiano, si trasforma e si dispiega in luogo d'elezione per una ricerca interiore articolata in più tappe. La possibilità sarà almeno duplice: percorrere la foresta in cerca di ciò che vi è oltre o, magari, scoprire che ad essere attraversata è la stessa immagine di sé, riflessa e scomposta, protetta e esposta... Lo stile evocativo dell'autrice, che intreccia le sue esperienze di psicologa junghiana e di storica dell'arte senza tecnicismi di linguaggio, stimola il lettore ad amplificare gli spunti che i dipinti e i brani letterari via via sollecitano e conferisce piena dignità alla dimensione immaginativa, senza tuttavia trascurare la rilevanza storico artistica delle opere d'arte citate. Con la prefazione di Augusto Romano. -
L' inganno di Proteo. La filosofia come arte delle muse
"Con """"L'inganno di Proteo"""", Romano Gasparotti ci invita a """"riscoprire l'essenza musaica della filosofia"""". Ovvero a fare esperienza delle questioni che """"una filosofia tornata nel grembo delle Muse"""" impone. Il discorso di Gasparotti richiede di andare ben oltre l'idea di una mera alleanza tra pensiero e arte: giunge a domandare alla filosofia di non negarsi all'esperienza poetica, facendo così appello a un filosofare """"musaico"""". Il riferimento a Heidegger e alla sua denuncia del pensiero oggettivante e calcolante, realizzatosi con il trionfo della tecnica, è evidente. Non meno espliciti sono i riferimenti a Husserl, il primo filosofo che nel pieno dell'epoca dei totalitarismi denuncia la """"krisis"""" della filosofia e delle scienze europee; a Severino, il pensatore che con lucidità mette in evidenza i danni provocati dalle astratte specializzazioni dei saperi scientifici sull'umanità; a Derrida, che denuncia la totale chiusura del nostro tempo alle leggi dell'ospitalità, alla pura eventualità dell'evento. L'uomo europeo, registra Gasparotti, fa la sua comparsa nella """"terra del tramonto"""" come un essere perennemente esposto all'errore e intimamente necessitato alla continua metamorfosi. Un essere che riconosce come suo archetipo proprio la figura di Proteo, il Vecchio del mare che sta all'inizio di tutto, caratterizzato dall'""""incertezza"""" e capace di diventare, secondo Omero, """"ogni cosa che in terra si muove"""". (dalla postfazione di Flavio Ermini)" -
Sentieri di rivoluzione. Politica e psicologia dei movimenti rivoluzionari dal XIX secolo al XXI secolo
L'approccio incrocia diverse discipline, segnatamente la ""storia del pensiero politico"""" e la """"psicologia del profondo"""". Sottende, inoltre, una concezione non materialistica, ossia non prevalentemente economico sociale, della storia. Secondo l'autore tramite il materialismo storico non sono stati infatti spiegati in modo esaustivo, e di conseguenza non sono neppure stati efficacemente affrontati politicamente, i movimenti fascisti o carismatici o populistici del XX secolo, né sono state o sono adeguatamente vagliate le sconfitte epocali subite dal socialismo e comunismo, né ha per ciò potuto venir compresa la persistenza o rinascita del capitalismo, e più in generale della civiltà detta borghese. Il libro propone invece una concezione della storia basata, sui connessi dinamismi inconsci: prevalentemente psicologico analitica. Tale concezione risulta incentrata sui grandi miti collettivi ancestrali, di volta in volta attivati dalla reazione psichica alle condizioni della vita. I miti collettivi, ossia presenti in modo prevalente negli individui attivi in una determinata epoca, determinerebbero il divenire collettivo (almeno """"in ultima istanza""""). Le idee rivoluzionarie sono qui studiate nelle loro espressioni dottrinarie fondamentali e nel loro svolgimento storico politico concreto, sia pure per linee di tendenza e per problemi, ma alla luce dei grandi sogni collettivi che le hanno alimentate."" -
La strada della betulla. Chi ci ha preceduti ci darà le ali
"La strada della betulla"""" è la storia di una morte, e al tempo stesso, nelle intenzioni dell'autrice, la storia della morte. Scritta in prosa e in versi -tecnicamente un prosimetro -, ricca di voci e di richiami alla grande tradizione letteraria e religiosa - da Omero a Rilke, da Dante a Nietzsche ai salmi, ai vangeli - la narrazione si allarga e si amplia a toccare significati universali di amore e di catarsi." -
Il principio di individuazione. Verso lo sviluppo della coscienza umana
"Principio d'individuazione"""" è un'espressione che in filosofia ha una storia lunga e insigne che va dal Medio Evo fino a Leibniz, Locke e Schopenhauer. La psicologia junghiana l'ha portato nel mondo contemporaneo, e lo ha inteso come un principio psichico che parla dell'innata tendenza umana a diventare differenziati e integrati, insomma, a diventare consapevoli del nostro fine di chi e di cosa siamo e di dove stiamo andando. Nella sua concisa e attuale descrizione del processo d'individuazione, Murray Stein inizia esponendone i due fondamentali movimenti per poi esaminare il ruolo centrale dell'esperienza numinosa, l'importanza cruciale dell'iniziazione e il peculiare spazio psichico necessario perché questo processo si svolga. Con l'aiuto di intuizioni psicologiche tratte dagli scritti di C.G. Jung, dai miti e dalle fiabe, e da anni di esperienza clinica, Murray Stein ci offre di questo dinamico processo che dura tutta la vita, una brillante descrizione che sarà utile sia ai clinici che al pubblico in generale. Come movimento verso un'ulteriore sviluppo della coscienza umana negli individui, nelle tradizioni culturali, e nelle arene internazionali dove le relazioni fra culture differenti sono diventate oggi un problema così pressante, la comprensione del principio d'individuazione ha rilevanza per studiosi e operatori in molti campi." -
La seconda nascita
Sono qui raccolti in un unico volume tre libri di Aldo Giorgio Gargani, scritti tra il 1987 e il 1991 presso il Wissenschaftskolleg di Berlino: ""Sguardo e destino"""", """"L'altra storia"""", """"Il testo del tempo"""". Tale volume, con il nuovo titolo """"La seconda nascita"""", è stato ideato e progettato dallo stesso Gargani, pochi mesi prima della sua scomparsa, nel corso di diversi colloqui con Flavio Ermini. L'autore propone con questa sua opera un nuovo genere letterario che nasce dalla stretta connessione tra riflessione teorica ed esperienza esistenziale, dando vita così non solo a un nuovo modo di scrivere, ma anche a un nuovo modo di pensare: un modo di pensare che vuole condurre a una seconda nascita; un evento che richiede, come precisa lo stesso autore, un'altra storia, ovvero """"la narrazione di ciò che non è stato detto e non è stato fatto, ma che ha aleggiato sospeso sulle nostre parole e sulle nostre azioni, ed è tutta la storia che ci fa trepidare"""". Questo nuovo modo di pensare agisce nell'estrema vicinanza con ciò che maggiormente è sconosciuto: la nostra realtà, e indica che il destino degli uomini sopravviene da un tempo lontano, come lo sguardo non intenzionato dell'infanzia che da lontano si fa continuamente presente nei nostri gesti, nei nostri discorsi. """"La seconda nascita"""" muove un passo là dove le procedure linguistiche conosciute appaiono sempre più inadeguate a illuminare il destino degli uomini."" -
Oltre il cancro. Trasformare creativamente la malattia che temiamo di più
È possibile trasformare in modo creativo l'esperienza di una malattia difficile come il cancro, una malattia che evoca i nostri peggiori fantasmi e le nostre più intense paure? La risposta può essere affermativa, se sapremo comprendere il significato profondo che la malattia oncologica contiene in sé, cogliendone anche il suo valore di risorsa individuale e sociale. Impiegando alcuni strumenti della psicologia analitica junghiana l'autrice illustra, anche attraverso la propria storia di malattia, come si possa avvicinare la dimensione inconscia del cancro, dando ascolto alla richiesta di trasformazione e di rinnovamento che essa porta con sé. La costruzione di un rapporto attivo e consapevole con gli aspetti profondi della malattia oncologica dà forma alla possibilità pratica di partecipare ai processi di autocura presenti nella mente e nel corpo, facilita le spinte dell'organismo all'autoguarigione e il rinnovamento della personalità, trasformando così la propria esperienza di malattia in una risorsa per sé e per gli altri. Due narrazioni paradigmatiche - la storia di Giacobbe e il mito di Filottète propongono poi una lettura simbolica del cancro, ipotizzando che la malattia oncologica e l'esperienza della ""notte oscura del corpo"""" siano l'espressione dello scontro/incontro tra aspetti personali e transpersonali della psiche, tra l'Io e il Sé, tra le richieste della materia vivente e la capacità umana di dare loro ascolto."" -
Memoria e cecità. Letture, sconfinamenti
"Da quanti anni Riccardo Emmolo, l'autore malinconico e meditativo di """"Ombra e destino e altre poesie"""" (Moretti & Vitali 2002), una delle personalità più appartate e autentiche della nostra poesia, lavorava a questo libro di saggi? Forse da sempre, o almeno da quando, giovane studente appena trasferito dalla sua Sicilia a Firenze, aveva cominciato a riflettere sullo stato della nostra cultura e della nostra poesia. E vi aveva trovato formule (spesso pericolose), abbaglianti esposizioni di sapere; raramente verità persuasive. Da allora, molte cose sono mutate, ma Emmolo sembra rimasto fedele a quel suo assunto lontano, a quella sua giovanile pretesa di conciliare il rigore del pensiero con la bellezza sovrana di un verso. La sua poesia, intanto, si nutriva dello splendore aspro e fisico della sua terra: le gole dirupate di Cava d'Ispica, le valli iblee popolate di vitigni e di mandorli, di fichi, di odorosi aranceti, di gelsomini e di carrubi; le rive battute dalle onde d'Africa; il soffiare del vento, scandito sui versi della grande Ode al vento occidentale di Shelley. All'amore per la natura, che Emmolo sentiva - e sente - insidiata da una civiltà aridamente utilitaristica, si accompagnava una meditata, spesso aspra, vena civile. La stessa pazienza lucida e appassionata che troviamo nella sua poesia, la stessa sensibilità nutrita di una vocazione alla verità, ritroviamo ora in questo suo libro di saggi, in cui vengono raccolti quasi trent'anni di pensieri e di studi."""" (Paolo Lagazzi)" -
Carte private. Taccuini, carteggi e documenti autografi tra otto e novecento. Atti del Convegno (Bergamo, 26-28 febbraio 2009)
Senza pretendere di dare risposte certe ai quesiti di risolvere i problemi che si affacciano a chi è impegnato nella ricerca di base e nella valorizzazione di carte private e archivi recenti dell'Otto e del Novecento, i contributi raccolti in questo volume di Atti provvedono ad allargare l'orizzonte e a dar conto di importanti scoperte e di lavori in corso, restituendo di volta in volta un quadro di riferimento al valore delle carte. La pratica e l'esperienza diretta sul campo li segna e li collega in modo inconfondibile. I diciannove saggi che compongono il volume, la cui plausibilità e forza sta proprio nella diversità dei contributi e delle situazioni descritte, possono essere percorsi da angolature e lungo traiettorie tanto diverse da richiedere una scansione attenta dei differenti livelli di interessi e competenze, che vanno dal lavoro filologico sulla consistenza e lo stato delle carte allo studio sui valori stilistici, documentari e storico-critici. Ma casi esemplari (Leopardi, Carducci, Saba, Montale, Palazzeschi, Marin, Luzi, Contini) e testimonianze minori (l'Archivio di famiglia Volpi-Oprandi, il manoscritto Marenzi o il Fondo Agostino Cameroni) servono tutti a ribadire come un passaggio obbligato lo studio delle 'carte private' per la comprensione dei fatti e degli autori. -
Il secondo bene. Saggio sul compito terreno dei mortali
"La nostra è una contiguità alla dispersione e all'orrore, dove dare figura alla caduta è dare figura a se stessi, scoprire la propria autentica identità. Questo incessante movimento - verso la dissipazione e verso noi stessi - è l'essenza del nostro compito terreno."""" E una delle frasi conclusive del libro di Ermini su cui va posta la massima attenzione. Impossibile avere esperienza della morte, che sarebbe il compimento dell'esperienza umana, che si compie appunto quando non è più possibile esperire. Forse, per averne una sorta di figura, dobbiamo cercare altrove, forse in questi frammenti di morte che sperimentiamo per esempio quando siamo esiliati sul confine tra la veglia e il sonno. I pensieri si slabbrano, sembrano uscire da noi in lembi, che scivolano in una buia palude, o in lancinanti frammenti, in schegge che feriscono la coscienza fino ad annullarla in una sorta di malattia. Ci si aggrappa a un ricordo, e il ricordo sfugge e ci si dimentica persino di aver per un attimo ricordato. Si cerca di comporre la geografia di ciò che nel buio ci sta intorno, e tutto si confonde in una sorta di agglomerato di sensazioni strane. Si invoca il sonno che sprofondi il tutto, e nello stesso tempo in cui lo si invoca sentiamo che si casca nel sonno, si sprofonda appunto in esso, come in un abisso. E proprio su questo bordo siamo trattenuti. È la condizione umana." -
Ti parlo
"Poeta parco ed essenziale, che scrive solo quando ne sente l'urgenza e la necessità, Riccardo Emmolo, l'autore di """"Ombra e destino e altre poesie"""" (2002), è venuto componendo in questi anni un libro, al confine tra lirica e narrazione, a volte scanzonato, irriverente, perfino comico e clownesco, a volte amoroso e appassionato, ma anche crudo, tagliente, inquietante, soprattutto quando affronta temi rari in poesia come la malattia, l'afasia, la crudeltà. Il libro si dà come un intreccio di voci che invocano, interrogano, dialogano: a volte scontrandosi con il silenzio, che è sempre il silenzio dell'anima, quando è resa muta dal dolore, quando si affaccia sul mondo in cerca di un senso, di una risposta al male - almeno apparente - delle cose. La spoglia necessità dei titoli; le interrogazioni che tagliano, con la loro carica metafisica, la trama ordinata dei pensieri, svelandone la fragilità; le sospese meditazioni sul sentimento del tempo; le fiondanti immagini dell'adolescenza sciclitana, con le sue storie lucenti e crudeli, le sue figure remote, eppure indelebili; gli impietosi rendiconti della vita, che l'animo severo accoglie come sentenze definitive; le invocazioni ai cieli; il gioco ambiguo dei pronomi, delle identità che si ritrovano e si perdono; e poi di nuovo voci, che tentano un muto dialogo; voci familiari; misteriosi messaggi d'amore; la lingua gergale che s'intrude, impastandosi, nella lingua più illustre della nostra tradizione, inasprendola."""" (Giancarlo Pontiggia)" -
Il canto di Saffo. Musicalità e pensiero mitico nei lirici greci
Questo saggio è nato intorno al lavoro, che da anni l'autrice conduce, di interpretare i testi dei lirici greci per tradurli in uno spettacolo che fonde poesia, musica e danza. Tutto si muove intorno al modo di comunicare nel mondo antico fortemente permeato di immagini magico-mitologiche. Per questi motivi, l'autrice ha dato ampio spazio a magia e mito, come elementi ineludibili del discorso poetico e del mondo complesso che permea la creazione dei versi, illuminati da questa segreta fascinazione. Circola in essi un humus misterioso in cui alita la parola svincolata apparentemente da finalità pratiche, legata a una dimensione oracolare, in cui le stesse metafore scaturiscono da una sorta di attitudine vaticinante e scandiscono un autentico scarto dalla realtà, non solo di tipo verbale. L'intento della Cinti è quello di mostrare come sia necessario ancora oggi, anzi più che mai oggi, disvelare questi tesori del passato, restituendo loro vita corporea e anima vocale. Centrale è il recupero della lingua e quindi della antica civiltà ellenica come viva e vibrante attraverso il corpo-strumento della voce che interpreta ed anima i suoni ricreandone la magia. È un modo per compiere un recupero integrale di quel mondo, da cui tutti sono affascinati per la dimensione artistico-visiva ma che pochissimi possono fruire in quella dell'ascolto e del recupero fonico-musicale. Senza contare come la lingua ellenica, essendo il substrato di molte lingue, neolatine e non, appartiene all'occidente... -
La ricerca interiore. Psicologia e religione
"La ricerca interiore. Psicologia e religione"""" (Insearch. Psychology and Religion), ha la sua origine in alcune conferenze tenute su invito di sacerdoti interessati alla psicologia analitica e al counseling pastorale, ma nel suo successivo sviluppo il libro ha preso un più ampio respiro, perché ha trovato il suo punto d'aggancio, al di là degli approcci specialistici, nella ricerca dell'anima e nella fede nella sua realtà, e in cosa comporti trovare una connessione vivente con la propria realtà psichica. La qual cosa, per Hillman, riguarda lo specifico contributo della psicologia analitica e dell'esperienza analitica all'esperienza spirituale e al counseling ad essa riferito. Ne risulta così una vera e propria introduzione al senso profondo della pratica analitica condotta nello spirito junghiano; di essa fa riconoscere i passaggi cruciali e il metodo con una semplicità e una incisività che di rado si sono viste anche in opere più direttamente rivolte a questo scopo. Il libro è anche una sottile risposta a quelle teologie della morte di Dio che si diffusero negli anni sessanta lasciando una lunga scia tuttora presente." -
Atque. Corpo-linguaggio
Il tema di questo libro è il linguaggio assunto nella sua intrinseca relazione col corpo, per cui è ciò che contrassegna e intercetta le nostre esperienze del mondo e gran parte delle nostre prestazioni cognitive e performative, e non solo. La prima parte analizza i modi del linguaggio sia, in generale, nelle nostre pratiche quotidiane sia, nello specifico, nelle pratiche psicoterapeutiche. Strettamente connessa con le riflessioni sui modi del linguaggio e del suo intreccio con la sensibilità, la seconda parte riflette sulle variazioni, potenzialmente infinite, dei problemi con i quali il pensiero è sempre più stimolato a confrontarsi quando ha da affrontare la questione della percezione. Ancora più fondamentalmente si pensa il nesso sistematico Corpo-Linguaggio. La terza parte indaga la sensibilità e il linguaggio ruotando esplicitamente intorno al pensiero di Helmuth Plessner che pone il linguaggio in una linea di confine che fondamentalmente coincide con la quota psichica, dove il soggetto - attraverso intuizioni ""precisabili"""" - si """"accorge"""" della dimensione psichica in quanto carattere interindividuale dell'esperienza degli oggetti. Ruota intorno al pensiero di Paul Valéry e in particolare al rapporto del linguaggio con la sensibilità e le emozioni. Ruota, infine, intorno alla teoria della percezione di Wilfred Sellars che rende conto di quell'incongruenza che, tra sensibilità e linguaggio, già Jung intravedeva nell'Ulisse di Joyce."" -
Il ruggito del Grillo. Cronaca semiseria del comico tribuno
Chi è davvero Beppe Grillo? Un giullare, un predicatore, l'ultimo demagogo dell'antipolitica? Questo libro offre un'illuminante ricostruzione delle origini della carriera del comico più amato e odiato negli ultimi trent'anni, esiliato dalla televisione italiana e poi sceso in campo con la forza di uno tsunami. Grillo è il signore del paradosso. A partire dal suo ruolo bifronte di comico-tribuno, i paradossi, le contraddizioni, i nodi sciolti e non sciolti della sua personalità sono tanti. Accusato di ogni genere di colpa, dalla demagogia al populismo, dal qualunquismo allo sfascismo, la guerra con l'informazione ufficiale, da entrambe le parti, è stata aspra e senza risparmio di colpi. Ma l'ostracismo delle televisioni e dei giornali hanno davvero lasciato capire chi fosse Grillo e cosa volesse e vuole ancore dire? Che cosa ne sarebbe stato del comico genovese senza la rivoluzione del web e l'incontro con Casaleggio? Questo libro fa un po' di chiarezza e tenta di offrire più risposte, senza pregiudizi né empatie, senza liquidazioni né ovazioni. Mostrando, ad esempio, come le idee e le battaglie di Grillo siano troppo spesso state eclissate sotto i fasci di una luce violenta che, del Savonarola di Genova, avrebbe messo in risalto solo i modi, le forme, la mimica selvaggia. -
Nelle pagine dell'anima
Un vero scrittore non rinnega mai sé stesso, lavora in continuazione all'unico libro nel quale, di titolo in titolo, è destinato a riconoscersi. In questo senso ""Nelle pagine dell'anima"""" è il libro di un vero scrittore, anzi: di una vera scrittrice. Ed è, ancora una volta, un libro nel segno di Beatrice, colei che accompagna e che rende ragione. Chi conosce l'opera narrativa di Bianca Garavelli sa bene che, anche quando il riferimento non è esplicito, la donna amata da Dante è una presenza irrinunciabile, motore e nel contempo punto di approdo della vicenda. Con una differenza importante: mentre nella Commedia Beatrice è l'altro da sé, la perfetta differenza alla quale il viandante ultraterreno cerca inutilmente di adeguarsi, per Bianca Garavelli l'identità di genere con """"la Beatrice"""" apre scenari inattesi, anche sul versante critico. Ecco dunque che le recensioni, le note e le interviste raccolte in questo volume possono essere interpretate come tappe in un cammino di scoperta di sé e della propria personalità letteraria. Non casuale, in questa prospettiva, è la centralità rivestita dalla figura di Maria Corti, che per Bianca è stata maestra di letteratura, e di letteratura come atto di comprensione del mondo mediante una strumentazione variegata e cangiante. Pagina dopo pagina, andando alla ricerca della propria dimensione di Beatrice, Bianca porta davvero allo scoperto la sua anima di scrittrice e, come piace a lei, di """"letterata""""."" -
Epifanie del quotidiano. Veli e bagliori nella poesia italiana contemporanea
Non ci sono che i poeti, talvolta, ad aprirci gli occhi sui piccoli miracoli della realtà quotidiana. Quelle epifanie che lacerano il velo delle cose che ci circondano, la cortina delle abitudini, e illuminano l'esperienza con lampi improvvisi di significato. Dopo le grandi epifanie di Proust e di Joyce, capaci di gettare fasci di luce metafisica sull'esistenza dell'uomo moderno, ritroviamo qui più umilmente piccole rivelazioni, tracce di senso, fuggevoli bagliori, che trapelano nel tessuto dei gesti quotidiani, nel grigiore dei paesaggi urbani, tra le stesse pareti dei nostri appartamenti. È un filone della poesia italiana contemporanea, che questo libro - nato dalla viva esperienza di un cenacolo letterario milanese - racconta attraverso tredici saggi su altrettanti poeti, accomunati da questo sguardo 'doppio', che legge nella realtà di ogni giorno una sorta di trascendenza minimale, una luccicanza epifanica che rinvia ad altro, a ciò che è dietro la semplice visione. Ma per cogliere questa sommersa radiosità epifanica, nella lirica contemporanea, il libro suggerisce e sviluppa un approccio critico nuovo, ermeneutico ed empatico, metamorfico e narrativo, che superi le fredde griglie del formalismo strutturale e stabilisca tra critica e testo un circolo virtuoso, dove il testo venga vissuto come soggetto e non semplicemente oggetto di analisi. -
Derrida e il dono del tempo
Nel mondo dell'Amministrazione globale il tempo calcolatorio pretende di essere tutto il tempo. Tanto che il suo dono, nell'età del dominio dell'Economico, appare impossibile. C'è invece un resto del tempo. Ed è questo a essere seducente per il pensiero. Questo resto è ciò per cui si scrive. Si scrive per sfuggire all'astrattezza del tempo che manca se stesso a causa della sua estrema disciplinarizzazione. È necessario, come fa Agostino, immergere il proprio pennino contemporaneamente nel sangue antico e nel presente. Così s'intravvede un tempo pieno, il miracolo del dono reciproco di tempo e scrittura, di identità e di differenza. Perciò la filosofia e la letteratura, secondo Derrida, hanno da dire qualcosa: per la forma del loro camminare nelle vie della mancanza, del loro affidarsi all'altro. Si scrive per resistere, e resistenza è allevare i sentimenti, dare loro il nome e narrarli. Nel coraggio della scrittura si possono scoprire le chiavi per entrare nelle cripte dell'esistenza, nel destino di segni aperto all'ulteriorità e al portento del tempo, -
Voci di confine. Il limite e la scrittura
"A Delfi, quando Apollo si rivolge a colui che visita il suo tempio intimandogli: """"Conosci te stesso!"""", ciò significa: considera che sei un uomo e non dimenticare i limiti imposti al genere umano. Ed è proprio a questi limiti - e alle loro figure e alle loro traduzioni - che Lucio Saviani dedica """"Voci di confine"""". Le figure del limite (la soglia, il labirinto, lo specchio, lo sguardo, la trasparenza, l'altro, la definizione...) e le sue traduzioni (l'intervallo, l'intermittenza, la sospensione, la crisi, la frattura, il confine...) si richiamano vicendevolmente in questo libro attraverso le """"voci"""" di una scrittura di confine che si muove tra diversi stili e generi, incrocia più discipline, si espone a gradi diversi di lettura. Pensare, scrivere, vivere al limite significa confrontarsi col senso dell'impossibile, rappresentare ciò che non può essere rappresentato: l'essere uomo dell'uomo. Pensare, scrivere, vivere al limite. Siamo qui: proprio dove finisce l'apporto della coscienza. Siamo nell'inabitualità. Qui, le frasi che lo straniero pronuncia rivolgendosi a noi non sono pronunciate per noi. Dev'esserne profondamente consapevole Saviani se nell'incipit che pone alla fine dell'opera scrive: """"Pronunciata, la frase non pronuncia che i suoi limiti, e in questo limite del suo dire non può essere detta. Io mi sono già tradito."""" (dal saggio di Flavio Ermini)"