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Al servizio... Numana: si gioca! Le origini del tennis a Numana e Sirolo
«La passione per il tennis mi è entrata dentro quando da ""bardascio"""" vedevo giocare al circolo di mio padre, a Civitanova, Ghego Bianchini. Un tennista brillante. Sempre sorridente. Dentro e fuori dal rettangolo rosso. Iniziai a giocare a tennis sperando, un giorno, di poter assomigliare a lui sul campo». (Luca Sbrascini, Tecnico Federale F.I.T.) «Mi piace pensare di essere stato, assieme a mio padre, un protagonista delle origini del tennis di Numana e Sirolo. Ringrazio il Comune di Numana che mi ha conferito il riconoscimento di cittadino benemerito per meriti sportivi. Titolo che da tennista, ma ancor più da numanese, mi inorgoglisce. E onora!». (Ghego Bianchini)"" -
Un delitto (im)perfetto. Giustiziato con la ghigliottina un calzolaio fermano. Correva l'anno 1842
"La notizia del fatto di sangue si sparse per tutta la città e la gente visse momenti di vero panico. In effetti, c'era poco da stare tranquilli perché se ne andava in giro un personaggio che uccideva le persone... la popolazione era sgomenta... le mamme impedivano persino ai figlioli di uscire di casa.""""" -
Codice 4
La morte ha il suo codice: livello quattro. Una scia di omicidi sconvolge la cittadella ospedaliera di Ancona, specchio di una sanità in rapido sfacelo e di un capoluogo in perenne conflitto sociale. L'opinione pubblica, col fiato sospeso, segue gli sviluppi del caso sulle pagine dei quotidiani locali. In prima linea Carlo Galassi, nerista vecchio stampo, abile a tessere fili con le fonti quanto incapace di curare i rapporti umani. Il giornalista, mentre prova a rimettere in piedi un'esistenza disastrata, innesca una sfida con gli inquirenti sul fronte delle indagini. Tra macabri rinvenimenti, colossali bevute solitarie, odi e vendette professionali, nulla è come appare. -
La rivolta dei bersaglieri di Ancona e la sommossa popolare
Il volume è il catalogo della mostra realizzata dall'Istituto Gramsci Marche sulla rivolta dei bersaglieri di Ancona a distanza di 101 anni. Le ""giornate rosse"""" come furono definite, da Ancona si propagarono nei comuni limitrofi fino a estendersi poi ben oltre i confini regionali. Le proteste ovviamente avvennero in forme diverse ma tutte ebbero come punto di riferimento Ancona. Chi ha dimestichezza con la ricerca archivistica sa che nell'immergersi nella documentazione del periodo si ha spesso la sensazione di tornare indietro nel tempo, e di rivivere le vicende non con la prospettiva storica, ma con le incertezze, le insicurezze e di sicuro le contraddizioni su cosa e come le vicende accadranno, proprie di chi i fatti li sta """"vivendo"""". Per questo ritroviamo fra i documenti proposti anche ipotesi e ricostruzioni a volte contraddittorie, a volte incerte, perché era così che le informazioni arrivavano, momento per momento. Attraverso la riproduzione dei pannelli della mostra, il volume cerca di ricreare questo clima, questa """"contemporaneità"""", tramite le riproduzioni dei documenti originali dell'epoca, dei giornali, dei manifesti."" -
La famiglia di piazza Stamira. Una famiglia ebraica anconetana nei fatti del Novecento
I Sacerdoti, anconetani ebrei, attraversano le traversie del 900: il fascismo, le leggi antisemite, l'occupazione tedesca, la Shoah. Sara va in Palestina aderendo al progetto sionista, Enzo entra nella Resistenza, Vittorio fa il medico clandestino a Roma, Cesarina sfugge agli eccidi nazi-fascisti del Lago Maggiore. Quattro vite sincrone che narrano, da quattro diversi punti di vista che si intersecano, storie esemplari di italiani ebrei tra dittatura, guerra, persecuzione e fuga. E non mancano l'ironia, il witz, il racconto delle risorse che li hanno aiutati a resistere al dilagare del male. La narrazione si sviluppa con le loro parole integrate dai testi ricavati dalla grande mole di documentazione privata, epistolare e fotografica, passata con amore di generazione in generazione e ritrovata nei cassetti e nei bauli delle case. Sono quindi percorsi di memoria, testimonianze che non hanno la pretesa della completa veridicità storica, ma solo quella di poter essere contributo alla ricerca. E che soprattutto vogliono onorare il ricordo di quattro persone che ci hanno aiutati, con discrezione, a crescere e a formarci. -
La donna di Portonovo
Ritmo sostenuto, prosa scorrevole e appassionante, segreti talvolta nascosti in superficie, e poi desideri, frustrazioni, sconfitte e vittorie per questo brillante esordio narrativo che trae ispirazione nella lunga permanenza dell'autore ad Ancona, per motivi di lavoro. Dal suo alloggio con affaccio sul porto e dall'andirivieni delle navi, ha trovato lo spunto per questo originale giallo: un omicidio, attività illegali, misteri che annebbiano le verità ufficiali... Ma il romanzo è anche un viaggio nelle Marche e nelle bellezze del territorio, Ancona e Loreto in primis, così come nelle località della costiera amalfitana, quali Cetara e Positano. È proprio il continuo viaggiare dal Tirreno all'Adriatico, fino alle coste albanesi e greche, a costituire l'elemento caratterizzante di questo racconto. Il protagonista, un commissario di polizia sobrio, elegante, che nulla concede alle iperboli, conduce una personale e meticolosa indagine che ha il merito, non ovvio, di svolgersi in presa diretta sotto gli occhi del lettore. -
Libera impresa in ottimo stato
«Gli scritti raccolti in questo piccolo volume sono frutto della clausura imposta dal coronavirus. Fra aprile e luglio 2020 ho portato a temine un breve ma impegnativo saggio sulla storia dell'Iri, dal titolo 'La leggenda dello stato imprenditore'. Ragionando di storia economica (e dintorni) nei mesi della pandemia si compone invece di articoli pubblicati su FIRSTonline, a cui si aggiunge un articolo scritto per Storia e problemi contemporanei. Questo volumetto dovrebbe contare almeno su quindici lettori. Sono gli amici e i parenti ai quali inesorabilmente impongo l'esame di tutto ciò che scrivo, immaginando, senza alcun fondamento, che questa sia l'occupazione più importante della loro giornata. E pretendo anche di colpevolizzarli, se li trovo impreparati. Alla fine della quarantena ho pensato che fosse più agevole, per le mie ""vittime"""", disporre di un materiale meno frammentato e più ordinato.» (dalla Premessa dell'autore)"" -
L' altra tragedia non l'ho scritta. Diario di un prigioniero di guerra
Questo diario narra della cattura e della prigionia di un marinaio italiano dall'8 settembre 1943 fino alla libertà. Paura, angoscia, macerie, morte e, infine, la felicità della liberazione. Un viaggio e una riflessione di profonda sofferenza e umanità, per non perdere la memoria di un periodo terribile e confuso. E, come chiude il diario: ""L'altra tragedia non l'ho scritta""""."" -
Penso e ripenso. Breve «Zibaldone» di piccole reminescenze
"Dopo circa un secolo di tenace attività fisica e mentale, affiorano alla memoria tanti ricordi della vita passata che mi sembra sia durata quanto una sosta ad un """"passaggio a livello"""". Il declino di quella attività, e il disinteresse per le cose che riempirono la mia esistenza durante la quale annaspai sempre con fatica tra frangenti brutti e meno brutti, tra indescrivibili privazioni e sacrifici, mi avvertono che sta tutto per finire. Pensando e ripensando ho cercato di riferire qualcosa del mio passato che mi è affiorato ancora alla memoria e che ho ritenuto interessante. Nel ricordo di coloro che non ci sono più, abbraccio affettuosamente tutti della mia famiglia passata e di quella presente, ed i carissimi nipoti. Ringrazio sentitamente la Signora Valentina Conti per avermi consentito di pubblicare questi miei ricordi"""". (Francesco Misericordia)" -
La prima stagione che ricordo è l'inverno. Infanzia bellunese
L'autobiografia consiste di due parti, una in prosa e una in versi. Nasce dal desiderio dell'autrice di riunire le poesie, sparse nelle varie raccolte finora pubblicate, che hanno un riferimento alla città natale, partendo dall'assenza e dalla rimozione per ritrovare il filo di ricordi che assomigliano ad apparizioni. All'inizio c'è il Taccuino bellunese, che non a caso dà il nome all'antologia: si tratta di un poemetto, suddiviso in nove sequenze e sgorgato quasi sulla soglia del nuovo millennio, durante un passaggio esistenziale molto difficile. La poesia è ispirata dal ritorno nell'unico luogo dove in quel momento chi scrive può sentirsi a casa, le percezioni sono forti, improvvise, il paesaggio, gli incontri, i dettagli, tutto prende forma di visione. Una rinascita, il dono di una inaspettata energia per riprendere lentamente a vivere e a scrivere. Nell'attesa che i ricordi mutino in preghiera prendono corpo figure salvifiche, tra cui quella dell'angelo, e infine si fa strada una poesia religiosa nel senso etimologico più ampio... -
La vita è un cocktail
Amori, rancori, solitudini, abbandoni e tante altre storie si affollano al bancone dei bar di tutto il mondo. Narrazioni raccolte solo dalle orecchie disincantate dei barman. D'altronde, chi non ha un cocktail preferito? Chi non ha una memoria legata al gusto del gin o della vodka? Può essere una passione nascosta, un amante segreto, o semplicemente le confidenze di un'amica: parole per sempre legate a quel preciso sapore. -
Di senso comune. Scritti per «Alias» (2010-2020)
Difficile è orientarsi in una produzione dominata dalla letteratura di intrattenimento e in generale dagli interessi di mercato ma ancora più difficile è riconoscere il valore di opere messe ai margini dalla stessa logica che esalta solo quanto è già acclamato, previsto, scontato. Viceversa Massimo Raffaeli ha sempre lavorato sugli stereotipi e sugli idola tribus della comunità dei lettori cui come critico militante sente di appartenere. Di senso comune propone infatti una antologia di suoi articoli e di saggi brevi apparsi nello scorso decennio in ""Alias"""", storico supplemento del quotidiano """"il manifesto"""", e qui da Svevo a Fortini e Pasolini, da Flaubert a Bernard Malamud e Modiano, un intero campionario della letteratura moderna e contemporanea sfila sotto la lente di un critico che va al dunque dei libri che legge e il cui stile si caratterizza per essenzialità, chiarezza e per una inconsueta eleganza."" -
La chiusura del cerchio
Linguaggio scarno, per quanto possibile ridotto all'essenziale. Come premere il tasto ""invio"""" sul computer per visualizzare senza tante parole. Anche perché la storia è molto semplice, è quella di un uomo che scopre di avere un cancro, come ogni giorno capita a tanti. La quotidianità del male, tra i silenzi della speranza e la voce dell'amore. Ho scritto quello che il cancro mi ha impresso. Come se una Nemesi o un odio intangibile ogni momento segnassero contro, per distruggere anche la mia memoria. Perché peggio dell'ira di chi ha subito un torto, peggio della maledizione dei poveri, è aspettare impotente, vedendo chiaro quale sarà la mia fine. """"Ogni riga o ruga è lì dove deve stare, perché il volto rivela con grazia impudica chi siamo stati e chi saremo: funamboli in equilibrio su un filo sospeso tra cielo e terra. E anche se il filo ondeggia paurosamente, noi galleggiamo lì sopra. Questo è il limite, e questa è la nostra forza. Perché l'equilibrio è sempre un miracolo."""""" -
Anarchici e repubblicani. Idilli nella città sovversiva
Questo libro non intende essere una storia del movimento anarchico o del partito repubblicano, bensì cogliere i momenti in cui le vicende dell'uno si sono intrecciate con quelle dell'altro. In molti casi si è venuto a creare un rapporto di assonanza e di ispirazioni ideali che ha legato i loro rappresentanti. Ovviamente non tutti allo stesso modo. Vi è anche chi ne è rimasto immune, ma la maggior parte di essi ha vissuto il rapporto come un legame ideale, composto da espressioni affettive o di rancore da amante tradito. Terreno privilegiato della narrazione è quello di Ancona, la città che a lungo è stata considerata, e non a torto, una delle capitali del sovversivismo italiano. La città dove sono passati gli anarchici più in vista, da Malatesta a Fabbri, e i repubblicani più rappresentativi, da Nenni a Pergoli, da Zuccarini a quel Marinelli, personaggio controverso, su cui si concentra l'appendice del libro. Si è passati dai momenti ""gloriosi"""" della Settimana rossa al passaggio dalle aspirazioni rivoluzionarie alla difficile sopravvivenza al fascismo, fino al declino dei propri destini, mantenuti in vita dalla comune battaglia al comunismo."" -
Il Comune alle donne. Le dodici sindache del 1946
Nella primavera del 1946, alla vigilia del Referendum istituzionale, in un'Italia ancora devastata dalle macerie della guerra, si dispiega la campagna elettorale per le elezioni amministrative, che vedono per la prima volta le donne esercitare diritto di voto attivo e passivo. L'Autrice ricostruisce diversi aspetti dell'ampia opera di pedagogia politica, finalizzata alla formazione della cittadina, promossa dai partiti e dalle associazioni femminili. Sulla base di fonti d'archivio, vengono delineati i profili biografici delle sindache e il loro operato, lasciando emergere inediti tasselli sul frammentato mosaico delle dodici ""prime cittadine""""."" -
Competenza. Riflessioni su formazione e apprendimento
«La competenza è materia complessa, da maneggiare con cura, al fine di evitare sia di farne un feticcio, sia, al contrario, di banalizzarne l'utilità. Nel volume si esaminano alcune sfide che si trova oggi ad affrontare e si propongono spunti di riflessione su possibili percorsi di innovazione dei processi di formazione, apprendimento e consolidamento delle competenze». -
Giuseppe Bornaccini. Un musicista anconetano dell'Ottocento
Sullo sfondo delle vicende storico-sociali di Ancona, la biografia del compositore Giuseppe Bornaccini, che si prolunga per gran parte dell'Ottocento, consente di percorrere due itinerari paralleli: quello riguardante la grande storia del melodramma e quello delle vicissitudini di un maestro di musica, dalla sua formazione al tormentato inserimento nel mondo del lavoro fino ai dolorosi fatti esistenziali. Emerge una vita affrontata inizialmente con l'entusiasmo della giovinezza e dei trionfi del palcoscenico, cui seguì una fase dedicata con successo all'insegnamento, più consono al suo carattere schivo, forse insicuro in un mondo difficile e sempre più agguerrito, che richiedeva determinazione, perseveranza e sempre nuove alleanze e conoscenze. Sicuramente, su tutti i casi della vita del musicista anconetano ha dominato l'amore per la musica, che gli ha consentito di conseguire importanti riconoscimenti e di superare le numerose prove che hanno reso dura la sua esistenza. Un'esistenza ricca di colpi di scena e capace di suscitare suggestive ipotesi. -
Senza di loro
La recente esperienza globale della pandemia ha messo in evidenza quanto la moderna società sia vulnerabile, vuoi per cause accidentali, sanitarie e non, vuoi per altre meno...fortuite. Questo libro prova a immaginare gli impatti sociali, economici, umani che una tale eventualità potrebbe generare nella popolazione. -
La poesia delle Marche. Il Novecento e oltre
Nel labirinto dell'ultimo trentennio, dentro l'attuale società ""liquida"""", questa antologia offre un consuntivo storicamente solido collegandosi al precedente lavoro dell'autore del '98. Carlo Bo, a tal proposito, ha scritto: """"Se si facesse in ogni regione d'Italia il lavoro che Garufi ha fatto per le Marche, avremmo una storia della letteratura contemporanea più ricca e più completa"""". Questa opera, oggi, rappresenta il passo successivo e decisivo per comprendere l'attività letteraria delle Marche a partire dalla metà del Novecento fino ai nostri giorni. Lo snodo è fondamentale per chiarire le eventuali variabili (di lingua, di stile o tematiche) che attraversano la """"vecchia"""" generazione nei confronti di quella nata negli anni sessanta e oltre, fino agli esordienti o """"novissimi"""". La materia presa in esame rivela questioni inedite come la rivoluzione industriale """"leggera"""", internet e dintorni, e dunque la metamorfosi della """"lingua generale"""" che risulta standardizzata nel suo riflesso specifico che è il canone poetico. Pur nel caos e nell'arcipelago della """"frammentazione"""" e della """"velocità"""" affiora decisamente una immagine complessiva della poesia marchigiana unitaria e salda."" -
Per un itinerario nordico nella Provincia di Pesaro e Urbino. Tracce di artisti fiamminghi, olandesi e tedeschi tra Quattrocento e Settecento
«Ranieri Varese riteneva l'insegnamento di Storia dell'arte fiamminga e olandese imprescindibile a Urbino, luogo segnato da importanti passaggi di artisti nordici, i cui esiti si avvertono nell'opera di straordinari pittori italiani, come Piero della Francesca. Gli Sforza a Pesaro, con van der Weyden, Federico da Montefeltro e Ottaviano Ubaldini della Carda a Urbino, con van Eyck e Giusto di Gand, hanno introdotto nel territorio una passione per l'arte d'oltralpe destinata a permanere». (dalla Prefazione di Francesca Bottacin)