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Dolores Prato, il libro «impossibile». «Giù la piazza non c'è nessuno» attraverso le carte dell'archivio contemporaneo Bonsanti
La lettura dei materiali provenienti dagli stratificati e pluridecennali laboratori di scrittura di Dolores Prato, oggi conservati presso l'Archivio Contemporaneo Bonsanti di Firenze, consentono di indagare alcuni nuclei narrativi importanti di ""Giù la piazza non c'è nessuno"""", permettendo di risalire all'indietro nel tempo, dai primi progetti e abbozzi di romanzi dedicati all'infanzia, alle opere, ancora in parte inedite, della maturità dell'autrice. Al contempo, gettano luce sulle peculiarità e sulle costanti di un progetto di scrittura autobiografica ponderosissimo, benché letteralmente 'impossibile' da portare a compimento, di cui il libro su Treia doveva costituire appunto il tassello iniziale."" -
Tanto per cambiare. Paolo Fresu, Berchidda e altre storie di economia civile
Tanto per cambiare, girando l'Italia, si trovano progetti bellissimi. E dietro questi progetti ci sono persone che costruiscono mondi migliori attraverso un modo diverso di fare economia. C'è tanto per cambiare nella storia di Paolo Fresu e del ""suo"""" Festival Time in Jazz, che mostra come per immaginare un futuro ci sia bisogno di rendere possibile il cambiamento nel presente. Quel tanto che si ritrova nello splendido collage di economia civile costituito dai numerosi e coloriti aspetti del ben vivere: legami sociali, cultura, innovazione, sperimentazione, condivisione, conflitto, creatività e rispetto, presenti da Nord a Sud, da Milano a Palermo, dai paesi dell'Appennino a Riace o a Monticchiello in provincia di Siena. Dove è la cultura a colonizzare l'economia e non viceversa. Ed è la generosità a innescare il cambiamento, mentre il profitto non è considerato obiettivo plausibile, ma solo un vincolo per fare bene le cose. Prefazione di Paolo Fresu."" -
Nascita e morte di un quartiere medievale. Siena e il Borgo Nuovo di Santa Maria a cavallo della peste del 1348
Negli anni Venti e Trenta del Trecento più di novanta nuove abitazioni, una chiesa e alcune strutture per la produzione dei tessuti di lana invasero la valle retrostante il palazzo del Comune di Siena con una lottizzazione che accolse flussi di nuovi cittadini, soprattutto notai e qualche giudice. Il Borgo Nuovo di Santa Maria avrebbe dovuto dare nuova centralità del Campo, riequilibrando lo sbilanciamento dei pesi demografici della città e creando nuovi collegamenti stradali, interni ed esterni alle mura. L'area fu però abbandonata dopo pochi decenni, a cavallo delle grandi epidemie del Trecento, quando molti documenti segnalano il restringersi della città verso il suo centro, con il verde che prende il sopravvento negli spazi più vicini alle mura cancellando i segni delle abitazioni. Quella che ricostruiamo è dunque una storia esemplare che trasformò la valle da sede di un progetto generale di riorganizzazione e espansione urbana a luogo ""separato dal transito de le genti"""". Il fatto che al progetto del nuovo borgo non abbia corrisposto una centralità sullo spazio realmente edificato ne ha cambiato profondamente il senso, alterando l'equilibrio tra pieni e vuoti e mantenendo al Campo e al palazzo del Comune una centralità 'identitaria' che non corrisponde a una reale centralità rispetto al volume di costruito."" -
L'etica del giornalismo negli attuali scenari comunicativi
Gli odierni sviluppi delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione hanno non solo conseguenze significative sui nostri comportamenti quotidiani, ma producono anche trasformazioni importanti in varie professioni: anzitutto quelle legate proprio agli ambiti comunicativi. L'attività giornalistica è la prima a esserne interessata e a veder addirittura messo in questione il proprio ruolo. È necessario allora comprendere fino in fondo tali mutamenti e individuare nuovi criteri, accanto a quelli tradizionali, che consentano al giornalista di far bene il suo mestiere. Di questo si occupa l'etica del giornalismo negli attuali scenari comunicativi. -
Esercizi di fantalinguistica. Ediz. italiana e tedesca
La miscellanea «Esercizi di fantalinguistica» è dedicata a Bruno Moretti per il suo sessantesimo compleanno. Raccoglie (pre)visioni semiserie circa lo scenario linguistico del lontano 2059 di colleghe e colleghi linguisti che, per amicizia per il festeggiato, hanno stimolato la loro fantasia, creando 25 contributi fantasiosi, riflessivi e umoristici. Il volume è suddiviso in quattro parti: nella prima parte sono assemblati contributi che trattano diversi scenari circa il futuro linguistico della Svizzera. Nella seconda parte, le previsioni linguistiche si spostano dal territorio elvetico a quello italiano. Nella terza parte gli autori affrontano l'impatto delle nuove tecnologie sulla comunicazione faccia a faccia e sulla lingua in generale. Il volume si conclude con una serie di contributi di vario carattere. -
Siamo nati da soli. Punk, rock e politica in Italia e in Gran Bretagna (1977-1984)
Negli anni Ottanta il punk era una forma d'arte, un simbolo globale di ribellione, una cultura musicale e giovanile: un fenomeno culturale complesso, che ha avuto importanti implicazioni politiche, tanto da diventare un nuovo circuito dell'attivismo giovanile e dell'impegno dopo il declino della ""stagione dei movimenti"""". Fondato su un ampio ventaglio di fonti, il libro analizza origini e sviluppi del punk e lo colloca nelle sue reti transnazionali di produzione e mobilitazione: quell'esperienza diventa un osservatorio capace di restituire in modo originale le più ampie trasformazioni culturali e politiche del tempo, con particolare attenzione al caso dell'Italia e della Gran Bretagna. Siamo nati da soli vuole in questo modo contribuire al rinnovamento delle cornici interpretative degli anni Ottanta, mettendo in discussione il senso comune sul decennio come """"tempo del riflusso"""", di """"fine"""" della politica, di """"trionfo"""" del privato e di """"scomparsa"""" dei giovani."" -
Vino, culture, lingue e linguaggi. Modelli di rappresentazione linguistici e semiotici: il caso dell'enogramma italiano e tedesco
L'esportazione di un prodotto marcatamente culturale quale il vino italiano in Germania impone la necessità di interrogarsi sulla ricezione dello stesso da parte della cultura di approdo. Il testo analizza le differenze culturali che intercorrono tra due collettività e tenta di individuare una modalità di misurazione di qualcosa di vago, qual è la cultura in alcuni suoi tratti. La ricerca focalizza la propria attenzione sui codici semiotici, legati al prodotto culturale vino e al suo abbigliamento, che contribuiscono a veicolare i valori identitari dei territori a cui il vino è legato. Ogni cultura si manifesta nei suoi prodotti intellettuali o di cultura materiale: il vino e il suo abbigliamento raccolgono e riprendono tratti culturali di appartenenza venendo anche a rafforzare simbolicamente l'identità di un territorio, un territorio inteso come luogo geografico, come forma di vita, come identità tramandata storicamente, come sede di valori visibili e vitali. -
Repertori linguistici degli italiani all'estero
Il volume analizza, da una prospettiva sociolinguistica, i repertori degli italiani residenti in alcune comunità migrate in Inghilterra e quello di chi, dopo un'esperienza migratoria in una di queste comunità, è ritornato nelle zone dell'esodo. Attraverso una descrizione delle caratteristiche fonetiche, morfologiche e sintattiche del dialetto e dell'italiano e un'analisi del contatto linguistico con l'inglese, il volume ricostruisce la posizione e lo spazio che ciascuna varietà ha nei repertori individuali e comunitari. -
Amore e cioccolato
Mary, figlia del magnate Richard, è impegnata nel restaurare un grande, vecchio hotel a Mountain Rock, al confine tra Usa e Canada. Attende di essere raggiunta dal fidanzato italiano John. Intanto le sono vicini e lavorano con lei, allegramente e affettuosamente, gli amici July e Alan. Richard non approva l'iniziativa della figlia (che invece è stata aiutata dalla madre) e, soprattutto, non accetta come futuro genero John, a cui preferisce Steve, un giovane che si rivela perfido e pericoloso. Una volta giunto a Mountain Rock farà di tutto infatti per ingraziarsi Mary, ricorrendo persino a mezzi scorretti, per impedire a John di avvicinarla. -
Quaderno di bioetica. Riflessioni e divagazioni degli studenti dei corsi 2018-2019 sulle lezioni del prof. Francesco Giunta
La Bioetica è stata quasi un pretesto per discutere della vita, dell'esistenza, del dolore, della persona e molto di scienza e ricerca, ma più ancora ha permesso a tutti di affrontare dialetticamente l'incrocio di questi temi di vita con le etiche applicate. l'esercizio di analizzare casi clinici secondo le diverse linee di condotta bioetica riportava la classe sui principali temi etici e su questi ho facilitato l'espressione del pensiero di ognuno. Ho assistito a scambi di idee e di riflessioni mai piatte e sempre composte e sentite. Così preziose e franche risultavano queste discussioni che ho sollecitato tutti a scrivere le proprie posizioni: ho trovato una risposta costruttiva e sollecita, che mi ha stupito per la qualità complessiva. La raccolta di questi scritti è una bella evidenza della freschezza del loro pensare, della libertà del loro pensiero e dell'intelligenza dei temi della vita. -
To Marianeve. Fairy tales, smiles, wolves and princesses. Ediz. a colori
Ogni anno, la mattina di Natale, Marianeve trovava sotto l'albero un regalo particolare: una fiaba, nata dai suoi giochi. Scritta solo per lei dalla sua Nonna Lela. Ecco sette storie, popolate da animali della fattoria, principesse con i loro splendidi abiti, buffi personaggi e cappelli, animate da bellissimi disegni allegri e colorati. Ogni fiaba era un momento personale e unico nel quale nonna e nipotina potevano ritrovarsi. Anche gli amici di Marianeve amavano ascoltarne la lettura ed è appunto in questa prospettiva che si pubblicano ora queste storie, affinché portino un po' di quella felicità a tutti. Il ricavato del libro servirà a finanziare il Progetto ""Il sorriso di Marianeve"""", per la costruzione di una scuola materna a Wassera, nel Sud dell'Etiopia, promosso dal GMA-Gruppo Missioni Africa Onlus. Questo progetto, e questo piccolo libro, vogliono essere un segno concreto di speranza perché il meraviglioso sorriso di Marianeve torni a splendere sui visi di tanti bambini africani che avranno un luogo dove imparare a contare, a leggere e a scrivere. Età di lettura: da 4 anni."" -
L' omino di burro
Al reparto di Tossicologia Clinica, in una struttura ospedaliera dedicata che da anni si occupa di ogni tipo di dipendenza, sia da sostanze legali che illegali, lavora una collaudata équipe diretta dal professor Montecervo il quale, a coronamento di una lunga carriera, organizza un progetto per la dipendenza da gioco d'azzardo patologico. Accanto ai medici De Rossi e Perazzini, alla psicologa Merzi e al gruppo infermieristico, già protagonisti del precedente romanzo La ruggine non dorme mai, si aggiungono tre nuovi psicologi e uno psichiatra. Oltre ai consueti pazienti che frequentano il reparto per i più svariati casi di dipendenza da sostanze, si aggiungono i ludopatici con le loro problematiche di dipendenza dalle diverse forme di gioco: non solo da slot e videolottery, ma anche da siti finanziari e da giochi di ruolo. Le vicende umane narrate sono storie del tutto comuni, riscontrabili nelle esperienze dirette o indirette di molti e ambientate nella città di Ferrara, presa come simbolo di qualsiasi altra città italiana. -
«Tante cose da dire e da scrivere». Alba de Céspedes e il laboratorio creativo di «Prima e dopo» (1955)
Alba de Céspedes (1911-1997), autrice italo-cubana e intellettuale di grande significatività, protagonista della scena editoriale italiana e internazionale a partire dagli anni Trenta, è stata a lungo esiliata dal panorama editoriale e quasi del tutto dimenticata. Negli ultimi decenni è stato effettuato un importante recupero e le sue opere sono diventate il tema di numerosissimi studi critici, approfondimenti e dibattiti. Poco però è stato scritto sul romanzo breve Prima e dopo (1955), la cui ultima ristampa risale al 1977 e che ha un ruolo centrale nella definizione della poetica della scrittrice, tanto in relazione alle prove precedenti quanto alle successive. La sua storia editoriale è strettamente connessa a quella di altre due opere dell'autrice: La sposa, sinora ritenuta inedita, e Invito a pranzo (1955). Le tre opere sono il focus delle pagine di questo libro, frutto di anni di ricerche presso la Fondazione Alberto e Arnoldo Mondadori. -
Qui. Mappare e connettere il potenziale dei territori per generare economia civile
"Qui"""" può essere considerato un manuale per il lavoro sul campo che propone un metodo di lavoro attraverso una ritrovata capacità e volontà di lettura del territorio. Tramite quello che abbiamo chiamato """"Design sul potenziale dei contesti territoriali"""" si propone un modo innovativo per promuovere un processo generativo di sviluppo socio ambientale locale. Si rivolge a operatori sociali, attivisti ambientali, operatori della cultura, funzionari e amministratori degli Enti Locali, assistenti sociali, innovatori, rigeneratori di luoghi e contesti, giovani che lavorano o vogliono lavorare all'interno del paradigma culturale, economico e sociale dell'economia civile, collaborativo. Un mondo variegato quindi fatto da figure tradizionali e figure ancora in cerca di una loro definizione (che forse non ci sarà mai). """"Qui"""" è il piccolo risultato del girovagare per l'Italia da alcuni anni dove incontri, pratiche, esperienze, nuovi attori, luoghi sono stati ascoltati, visti e osservati attraverso occhi da operatori di sviluppo socio-ambientale ma che hanno utilizzato però quelle particolari lenti che rendono quello stesso sguardo doverosamente innovativo. E soprattutto la prosecuzione in una logica di approfondimento e affinamento del metodo del percorso de """"i distretti dell'economia civile"""" generati e implementati da Legambiente attraverso il suo Ufficio nazionale Economia Civile." -
Siena e i suoi personaggi nei secoli. Vol. 3
«La morte del salico Enrico V, avvenuta il 23 maggio 1125 a Utrecht, lasciò l’Impero nel caos, non avendo avuto eredi maschi dalla moglie Matilde d’Inghilterra, ma solo la figlia illegittima Berta. La lotta per la successione vide opposte la famiglia degli Staufen di Svevia, signori del castello di Waiblingen (in antico Wibeling, da cui proviene il vocabolo ‘ghibellino’), e i Welfen di Baviera, da cui deriva il termine ‘guelfo’. Fu allora, tra gli anni venti e quaranta del XII secolo, che ebbero origine i nomi dei due partiti, i quali, secondo una consolidata tradizione, risuonarono per la prima volta come gridi di battaglia (‘Hye Welff!’; ‘Hye Waiblingen!’) sotto le mura di Weinsberg, roccaforte della resistenza dei duchi di Baviera, assediata dall’imperatore svevo Corrado III nel 1140. Con l’ascesa al trono di Federico I Barbarossa (1155), la lotta tra guelfi e ghibellini si spogliò del carattere di competizione legata alle particolari condizioni dell’ambiente politico germanico, per trasformarsi in un conflitto fra i due massimi poteri dell’epoca, Papato e Impero. Ciò rafforzò e rese sempre più netta la divisione tra la pars Imperii e la pars Ecclesiae, come verranno comunemente indicate nelle cronache e negli atti fino ai tempi di Federico II, mentre mai si parlerà di guelfi e ghibellini. Alla morte di quest’ultimo, però, la disputa scoppiata per la successione al Regno di Sicilia accentuò ancor più lo scontro, tanto da “costringere” vari Comuni, specie toscani, a parteggiare per l’una o l’altra parte, appiccicandosi “etichette politiche” impensabili fino a pochi anni prima, e costruendo una coerente ragnatela di alleanze e solidarietà. Da allora i due vocaboli comparvero sempre più sovente nei documenti, e dopo il 1260 verranno enfatizzati dalle cancellerie papali e angioine a fini esclusivamente propagandistici. Con i guelfi indicati come valorosi difensori della Chiesa e i ghibellini quasi come eretici. Non c’è dubbio, quindi, che nel Duecento i termini ‘guelfismo’ e ‘ghibellinismo’ assunsero un carattere diverso rispetto al secolo precedente, soprattutto in Toscana, dove a partire dagli anni venti-trenta lo scontro tra Papato e Impero si era particolarmente radicalizzato. Sarebbe fuorviante, infatti, sostenere che essi abbiano mantenuto nel tempo il medesimo significato o gli sia stato attribuito un valore universale e valido per sempre. Perché i guelfi e i ghibellini non furono mai due veri “partiti”, ma piuttosto forme di aggregazione che alimentarono la dialettica politica sia a livello intracomunale che intercomunale. Dopo la metà del XIII secolo, ad esempio, essere ghibellino poteva significare al contempo sostenere l’Impero, o piuttosto gli Svevi, oppure essere un acceso nemico di Carlo d’Angiò.» (Roberto Cresti) -
Il giornalista e la legge. Manuale pratico. Gli elementi di diritto necessari per evitare trappole e insidie nella vita professionale quotidiana
La diffamazione (sui media tradizionali e sul web), la deontologia e i procedimenti disciplinari, la rettifica, il diritto all'oblio, il segreto professionale, la privacy, la tutela dei minori, i doveri degli uffici stampa, il diritto d'autore: sono tante le macchie d'olio sulle quali quotidianamente i giornalisti, costretti a un ritmo sempre più frenetico, rischiano di scivolare. Questo volume, con i vari capitoli tematici e i ""Piccoli consigli fra amici""""finali, vuole essere un prontuario pratico ed essenziale per aiutare i colleghi a orientarsi fra i dubbi più diffusi."" -
Controcorrente. Un viaggio nel cambiamento della Toscana
Per molti giovani nascere al sud significa essere messi di fronte alla scelta obbligata di andare a cercare il futuro altrove. Antonio Mazzeo è stato uno di questi e il suo viaggio ""controcorrente"""" lo ha portato a Pisa prima da studente universitario, poi da imprenditore e infine da politico. Tra voglia di cambiamento e resistenze, soddisfazioni e delusioni, questo libro racconta una idea di Toscana che, ben salda sui valori della sua storia e della sua tradizione, sappia innovarsi per guardare al presente ma soprattutto al futuro: dal lavoro all'ambiente, dalla sanità alle infrastrutture, dalla sicurezza all'innovazione sono tante le sfide iniziate in questi anni che chiedono ora di essere portare a compimento. Prefazione di Simona Bonafè."" -
Raccontare e conoscere. Paradigmi del sapere nelle forme narrative
«La questione del contenuto conoscitivo dispensato dalla letteratura rimanda, prima di tutto, ai dispositivi formali del discorso. Quanto scrive Frank Salaün a proposito di Prévost ha un'applicabilità generale: ""...il pensiero dell'autore si esprime non a colpi di tesi e di argomenti, ma attraverso la strutturazione stessa del racconto e l'orchestrazione di alcuni temi che sono anche delle domande"""". Il che non significa che il testo letterario, insieme alle """"forme"""", non esibisca anche dei """"contenuti"""" - sempre problematici e quasi sempre in polemica con i valori ufficiali -, ma solo che il """"sapere"""" di un testo letterario non può prescindere dal lavoro di rappresentazione svolto dalle sue strutture narrative, descrittive e riflessive. Certamente la letteratura, sul piano semantico, può """"insegnare"""" delle cose, può fornire elementi per smascherare, demistificare, denunciare, distinguere. E quasi sempre lo fa, quando è buona letteratura. Dal punto di vista di cosa la letteratura può darci come incremento di conoscenza, almeno nella concezione moderna, resta valido l'assunto secondo cui l'opera letteraria esprime un punto di vista peculiare, nuovo, assolutamente soggettivo (gli occhiali di Proust) e come tale ci obbliga a rivedere il nostro punto di vista più o meno sclerotizzato sul mondo. È in fondo la nozione sklovskijana di straniamento che permette di interrompere una routine percettiva...» (Gianni Iotti)"" -
Antonello da Messina. Ediz. a colori
Di Antonello si fa presto a sgombrare il campo da infelici illusioni: di lui non si sa praticamente niente. Ma non niente nel senso della trovata retorica per poi stupire i lettori con giochi pirotecnici; no, niente nel senso di (quasi) niente. Non conosciamo la sua data di nascita (1430? Forse), e neppure il giorno della sua morte. Sappiamo, da una notazione quasi marginale di un umanista, che fu a Napoli, ma non conosciamo quando vi arrivò e quanto vi stette. Le chiese napoletane non ci restituiscono opere di lui sicure, e gli archivi tacciono. Non conobbe mai, in vita e negli anni immediatamente successivi, il beneficio della biografia, e il plutarchismo cinquecentesco si fermò sostanzialmente al pur nobilissimo Vasari, che però, quando parlava di non toscani, sapete tutti come andava a finire: un poco di storia, un poco d'invenzione. Del resto per tutti, o quasi, Antonello sarà colui che porterà in Italia la tecnica della pittura ad olio, imparata nelle Fiandre da Jan van Eyck, e se questi morì troppo presto per insegnare alcunché al Nostro, il particolare parve del tutto ininfluente. Nelle Fiandre probabilmente non andò mai, e forse neppure nella Francia del sud, ma il fascino dell'enigma è intrigante, e in campo storiografico si tende spesso a far di tutto per far tornare tutto. Noi ci siamo accontentati di far finta di nulla. Poco prima di morire fece anche un fruttuoso viaggio a Venezia, dove secondo qualche tardo biografo si distinse anche per le sue robuste doti amatorie, ma anche in questo caso non sappiamo quando e come. Abbiamo solo un paio di testimonianze, e ce le teniamo strette, anche perché dovrebbero dirci che fece pure in tempo, prima di tornare a Messina, ad andare a Milano, da quel bel tipo di Galeazzo Maria Sforza, grande amante delle arti, ma anche dei modi spicci, talvolta molto spicci. Ma anche dei suoi soggiorni messinesi finiamo con non sapere molto. Sì, qualche documento esiste, e ci dice qualcosa sulla famiglia, e su quello che dipingeva, ma sono pochissime cose, e poi si tratta di freddi documenti notarili, senza palpiti né indugi sugli aspetti di colore che a noi tanto servirebbero. A causa del terribile terremoto di Messina del 1908, che tutto distrusse, non c'è poi neppure la speranza di saperne di più, e questo è tutto. Non fece affreschi, o almeno non ne esistono testimonianze. Fece in compenso molti ritratti, di qualità in genere strabiliante, ma se il dibattito sull'identità della Gioconda di Leonardo vi appassiona, è perché non avete mai fatto mente locale alle identità dei ritratti di Antonello. Sono uomini, di questo siam sicuri, ma non sappiamo chi fossero, e neppure quale professione svolgessero. A volte esiste almeno il sollievo di un data scritta di suo proprio pugno, accanto alla firma in latino. Poi basta. Non possediamo una lettera scritta da Antonello, neppure di banale notazione di vita...» (Stefano Renzoni) -
Santa Caterina d'Alessandria a Pisa. Le tre età di una chiesa. Ediz. illustrata
Oggetto di culto sin dai tempi più antichi, Santa Caterina d'Alessandria è stata la titolare a Pisa prima di una piccola chiesa oggi scomparsa, poi della grande chiesa che tuttora ammiriamo. Quest'ultima conta oggi quasi otto secoli di vita intensissima, che due avvenimenti epocali - l'incendio del 1650 e la soppressione del relativo convento domenicano nel 1784 - hanno scandito in tre distinte ma egualmente gloriose età. Il libro che qui si presenta indaga questa lunga, sofferta vicenda attraverso gli strumenti propri della ricerca storica ed artistica, giovandosi del contributo di un folto manipolo di studiosi variamente orientati. Al di là della chiesa di pietra si profilano così le numerose generazioni che la hanno animata nel tempo, con tutti gli alti e bassi che caratterizzano questa come altre analoghe esperienze. Ne risulta uno straordinario spaccato della società pisana dal tredicesimo al ventesimo secolo, uno spaccato che non riguarda solo il passato ma coinvolge da presso anche il presente e lo stesso futuro, alle cui scelte è affidata un'eredità tanto preziosa.