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Inverno
Dopo il successo di Autunno, il secondo titolo della sua tetralogia ispirata alle stagioni.rnrn“Guizzante, allegro, triste, generoso, un libro pieno di grazia.” - The GuardianrnrnrnrnUna vigilia di Natale in una maestosa e decadente villa in Cornovaglia. Quattro personaggi che in tre giorni di festa, mettono a confronto diverse generazioni, sensibilità, visioni del mondo e provando in qualche modo a convivere.rnrnSecondo capitolo della tetralogia che Ali Smith dedica alle stagioni, Inverno alterna riferimenti alla drammatica attualità contemporanea (la Brexit, Donald Trump, i cambiamenti climatici) e luminosi tocchi di realismo magico, intessendo le pagine di allusioni letterarie (da Dickens a Shakespeare). Uno sguardo intelligente e anticonvenzionale alla faticosa quotidianità e una scrittura che fa innamorare il lettore. -
Trance. Autobiografia di un lettore
Senza rinunciare a una prosa raffinata e avvolgente, in questo libro Alan Pauls ci appare non solo in veste di scrittore, ma come un lettore in stato di trance che trova nella scrittura l’occasione di continuare a leggere per sempre.rn«Pauls descrive un rapporto viscerale, fisico, un rituale antico quanto la lingua. Un atto che può essere solo esclusivo, ed è questa ""la sua perversione, il suo anacronismo, e anche la sua potenza"""". Forse l'unico specchio che l'umanità ha per guardarsi» - Jessica Chia, La Letturarn“Alan Pauls è la cosa migliore che poteva succedere alla letteratura argentina dopo Manuel Puig.” - Ricardo Pigliarnrn«Scopre molto presto che niente gli interessa più di leggere. Legge tutto quello che può, tutto quello che trova. Legge anche quello che non capisce» Così si apre Trance, il libro che Alan Pauls dedica alla lettura.rnrnAffidandosi alla terza persona, l’autore gioca con i generi creando un glossario – sull’esempio di Roland Barthes in Frammenti di un discorso amoroso – che è al tempo stesso di spunto romanzesco: la storia di una passione compulsiva, ostinata, smisurata. Per il narratore, leggere non è che un vizio, una pratica militante della quale non può fare a meno: a tutti gli effetti una dipendenza.rnrnOgni voce del glossario ci svela, in ordine alfabetico-sentimentale, una delle tante manie del lettore protagonista, o uno scrittore che gli sta particolarmente a cuore, o un libro che ha segnato irrimediabilmente il suo percorso: da Proust, a Bolaño, allo strutturalismo; dalla meraviglia di far innamorare una ragazza leggendole qualche pagina, alla passione per i viaggi in aereo dove – confinato per ore in uno spazio microscopico – l’autore trova il suo habitat naturale per dedicarsi alla lettura. Senza rinunciare a una prosa raffinata e avvolgente, in questo libro Alan Pauls ci appare non solo in veste di scrittore, ma come un lettore in stato di trance che trova nella scrittura l’occasione di continuare a leggere per sempre."" -
Acqua di mare
Acqua di mare, pubblicato per la prima volta nel 1998, è l’ultima opera di un grande scrittore da riscoprire: «un piccolo capolavoro», come lo ha definito il New York Times, una commedia delicata e commovente che SUR ripropone oggi in una nuova traduzione d’autore firmata da Tommaso Pincio.rn«Un palpitante romanzo di formazione che mescola al primo amore (o alla prima ossessione), un intenso rapporto padre-figlio» - Settern«Un libro devoto: fedele alla malinconia del primo amore perduto, alla spensieratezza dell'upper class nell'era kennediana, alla cattiveria dei ricordi che mai conoscono pietà» - Andrea Marcolongo, TuttoLibrirnEstate 1963. Mentre l’America vive gli ultimi scampoli di ottimismo e prosperità dell’era kennediana, il quindicenne Michael trascorre le vacanze con il padre e la madre nella villa di Bone Point, sulle rive dell’Atlantico. Il loro sereno ménage upper class viene però travolto dall’arrivo della signora Mertz e di sua figlia Zina, ospiti nella foresteria della casa; avvenenti e disinibite, le due donne conquistano fin dal primo istante le attenzioni del ragazzo e di suo padre Peter, scatenando le gelosie della madre e quelle di Melissa, figlia di amici di famiglia e innamorata a sua volta di Michael. In questo gioco erotico di specchi, che non risparmia nessuno – perfino Blackheart, il cane di Michael, sembra incapace di controllarsi quando è nelle vicinanze della cagnetta di Zina, Sonya, a lui sdegnosamente indifferente – il ragazzo conoscerà la prima delusione della sua adolescenza e vedrà messa a dura prova l’amicizia virile che lo lega al padre. -
Disincontri
L'ultima opera di narrativa di Cortázar.rn«Molti di questi racconti si dimostrano non solo brillanti esempi di un Cortázar al meglio della sua vena fantastica, ma anche fra i racconti politici più pregnanti scritti in spagnolo» – RobinsonrnrnCoincidenze, sogni, ricordi: di questo sono fatte le otto storie che compongono ""Disincontri"""", la raccolta che Cortázar ha pubblicato nel 1982, la sua ultima opera di narrativa. In queste pagine lo stile inconfondibile del genio anarchico della letteratura argentina è insieme gioco e riflessione su cosa significhi realmente raccontare. Così, le voci dei protagonisti e quella dell'autore si sovrappongono: c'è Cortázar, quello vero, che in una lettera all'attrice Glenda Jackson confessa il proprio timore di non saper più distinguere realtà e finzione. C'è un giovane che, nel mettersi a scrivere di Sara, il suo amore d'infanzia, finisce per rincontrarla davvero. C'è una scuola che di notte si trasforma in un luogo misterioso e sordido; c'è la boxe, dove il ring è metafora di attese e sconfitte. C'è un diario, paradossale, in cui l'autore-protagonista si dice incapace di descrivere Anabel, la donna per la quale traduce lettere e di cui viene fuori, invece, un ritratto vivissimo. Sono messaggi in bottiglia questi racconti, spontanei e misteriosi. Pubblicati in un volume a sé nella traduzione di Ilide Carmignani, sono chiavi per porte che non si aprono, puntuali come un contrattempo, familiari e spiazzanti come un déjà-vu. Che lo si legga da sempre o per la prima volta, l'incontro con Cortázar è sempre un «disincontro»."" -
Chi ama, odia
Un gioiello ritrovato, divertente e imprevedibile, scritto a quattro mani da due figure imprescindibili nel panorama letterario argentino.rn«Delizioso giallo scritto a quattro mani» - il Corrierern«Un mistero elegante: Agatha Christie in versione postmoderna» – Words Without Bordersrn«Il giallo serve qui per giocare col giallo, tra girandole di citazioni, cliché rovesciati, prese in giro manifeste, esercizi di stile. Un pastiche delizioso, mirabilmente scritto in coppia da una vera coppia, un gioco da tavolo con uso di letteratura, un gioiellino vintage di scuola borgesiana» - Tuttolibri rn«Chi ama, odia» è l'unico romanzo scritto a quattro mani da due figure imprescindibili nel panorama letterario argentino: Adolfo Bioy Casares e Silvina Ocampo. Una coppia al tempo stesso glamour e tormentata, una sorta di Scott e Zelda Fitzgerald latinoamericani, che ha dato forma alla scena letteraria di Buenos Aires dagli anni Trenta in poi. Una giovane traduttrice di romanzi gialli viene trovata morta nell'Hotel Central di una località di villeggiatura, Bosque del Mar, mentre l'albergo è completamente isolato a causa di una tempesta di sabbia. Giocando col genere poliziesco e con innumerevoli riferimenti letterari, gli autori costruiscono la classica trama in cui «l'assassino è tra di noi». Mentre un improvvisato investigatore – il medico omeopatico Humberto Huberman – si incarica delle indagini, i sospetti vengono fatti abilmente ricadere ora sull'uno ora sull'altro dei villeggianti. Divertente e imprevedibile, «Chi ama, odia» è un gioiello ritrovato, in cui, come racconta Francesca Lazzarato nella postfazione: «Bioy e Ocampo non solo scrivono in continuo dialogo tra loro, con le proprie letture, con l'invisibile e onnipresente Borges, ma non smettono di interpellare i lettori». -
Ascoltare il rumore. La riscoperta dell'analogico nell'era della musica digitale
Questo libro prova a spiegare il nostro rapporto con i suoni e con la tecnologia che li veicola. E allargando lo sguardo dalla musica ad altri ambiti della vita quotidiana, ci aiuta a riflettere, in modo critico e consapevole, sui limiti e i paradossi del mondo digitale in cui viviamo.rnrnNegli ultimi decenni il mondo della musica ha attraversato una rivoluzione. La tecnologia audio analogica, così fedele alla percezione dei sensi umani, è stata sostituita da quella digitale, che registra e riproduce il suono attraverso una codifica binaria di 0 e 1. I vinili sono stati rimpiazzati di volta in volta dai cd, dagli mp3, dai servizi di streaming; la musica è stata semplificata e resa più accessibile ed economica. Il segnale è stato distinto dal rumore. Ma chi decide cosa è segnale e cosa rumore? Non rischiamo di perdere, insieme a quel «rumore», altre informazioni e qualità fondamentali per comprendere ciò che ascoltiamo? Questo libro prova a spiegare il nostro rapporto con i suoni e con la tecnologia che li veicola, chiamando in causa princìpi di acustica, riflessioni sull'industria musicale e sui condizionamenti imposti agli artisti, episodi di storia della musica e descrizioni delle tecniche di registrazione. Ci accompagna in studio con Frank Sinatra e gli Oasis, ci mostra i meccanismi interni di un iPhone, ci trascina in piazza per vedere all'opera il «microfono umano» di Occupy Wall Street. Ma, allargando lo sguardo dalla musica ad altri ambiti della vita quotidiana – la lettura, la comunicazione, l'accesso all'informazione – ci aiuta anche a riflettere, in modo critico e consapevole, sui limiti e i paradossi del mondo digitale in cui viviamo. -
Il libro di Emma
Con la maturità e la grazia di chi si è lasciato la sofferenza alle spalle e senza mai perdere lo sguardo meravigliato dei bambini, Emma Reyes traccia a parole un delicato dipinto in cui la malinconia fa sorridere e la Colombia del passato sembra dietro l'angolo, come in un grande classico.rnrn«Stupefacente e incredibilmente poetico» – The New York Timesrn«Un memoir lucido e toccante» – RobinsonrnrnÈ una storia senza tempo quella di Emma Reyes, la pittrice colombiana la cui vivacità narrativa era tanto amata da García Márquez, che la incoraggiò a scrivere. Come senza tempo sono i ricordi d'infanzia: nelle ventitré lettere scritte dal 1969 al 1997 all'amico Germán Arciniegas, Emma racconta, con voce tenera, nostalgica e autoironica insieme, di quando era bambina. Di quando, con la sorella Helena, poco più grande e come lei figlia di una relazione illecita, viveva senza padre né madre in una stanzetta nella periferia di Bogotà e costruiva pupazzi di fango in una discarica, con i bambini del quartiere. Da lì a una casa coloniale, da una bottega del cioccolato a un teatro con una pianola, dalle cure brusche della Signorina María a quelle delle suore in un convento di clausura: il tutto tra abbandoni e scoperte, confondendo lavoro e gioco, squallore e poesia, preghiere e paure. La piccola Emma non sa nulla del mondo, ma ha un coloratissimo universo interiore di cui questo «memoir per corrispondenza», che torna in libreria in una nuova edizione, è testimonianza preziosa. -
Let's go (so we can get back). Una storia di dischi e discordie con i Wilco (e non solo)
Let’s Go (So We Can Get Back) è l’autobiografia di una rockstar atipica. Una storia di dischi e discordie con i Wilcorn(e non solo).rn «La versione di Jeff Tweedy – che dei Wilco è voce, anima, fondatore, autore – è un memoir onesto fino ai limiti della chiacchierata intima» – TuttolibrirnJeff Tweedy è la voce (e la testa) dei Wilco, uno dei gruppi più rappresentativi del rock alternativo esploso tra gli anni Novanta e i Duemila. Nato e cresciuto nel Midwest, incarna un ideale vagamente romantico dell'artista di provincia, che guarda con divertita lontananza il glamour dello star-system, e lo mostra tanto nel suo personaggio pubblico quanto nella musica e nei testi che scrive, malinconici e poetici ma animati sempre dal nonsense e da un originalissimo senso dell'ironia. Superata la soglia dei cinquant'anni,Tweedy sceglie di mettersi a nudo in un libro, soffermandosi sugli aspetti noti e meno noti della sua lunga storia, dall'esordio con gli Uncle Tupelo alla consacrazione con i Wilco, fino ai recenti progetti solisti. Spiega la genesi delle canzoni e il processo di lavorazione dei dischi; racconta relazioni professionali, amicizie e dolorosi allontanamenti; condivide curiose intuizioni sull'arbitrarietà del suo metodo creativo; descrive l'esperienza delle droghe e la lotta contro la dipendenza; riflette sull'importanza della famiglia rispetto a quella della carriera, prendendosi gioco degli stereotipi che circondano la figura del musicista e del «maschio» americano (senza mai risparmiare sé stesso). Fa tutto questo con acume e intelligenza, e strappando al lettore più di una risata. Selezionato da Rolling Stone e da Pitchfork come uno dei migliori libri di musica dell'anno, Let's Go (So We Can Get Back) è un memoir disincantato e toccante, uno sguardo personalissimo su cosa significa essere una rockstar nell'era della morte del rock. -
Kentuki
Samanta Schweblin apre uno squarcio nella narrazione del reale: con un immaginario paragonato a quelli di Shirley Jackson e David Lynch, l'autrice trasporta il lettore in un'atmosfera ipnotica, regalandoci una storia sorprendente e dal ritmo vertiginoso.rnrn«Non importa quanto tu ti senta al sicuro, la scrittura di Samanta Schweblin finirà per farti del male» – Jesse Ballrn«Amata e premiata, Schweblin sa maneggiare il fantastico con intelligente ferocia» – RobinsonrnBuenos Aires, interno giorno. Ma anche Zagabria, Pechino, Tel Aviv, Oaxaca: il fenomeno si diffonde in fretta, in ogni angolo del pianeta, giorno e notte. Si chiamano kentuki: tutti ne parlano, tutti desiderano ""avere"""" o """"essere"""" un kentuki. Topo, corvo, drago, coniglio: all'apparenza innocui e adorabili peluche che vagano per il salotto di casa, in realtà robottini con telecamere al posto degli occhi e rotelle ai piedi, collegati casualmente a un utente anonimo che potrebbe essere dovunque. Di innocuo, in effetti, hanno ben poco: scrutano, sbirciano, si muovono dentro la vita di un'altra persona. Così, una pensionata di Lima può seguire le giornate di un'adolescente tedesca, e gioire o preoccuparsi per lei; un ragazzino di Antigua può lanciarsi in un'avventura per le lande norvegesi, e vedere per la prima volta la neve; o ancora un padre fresco di divorzio può colmare il vuoto lasciato dall'ex moglie. Le possibilità sono infinite, e non sempre limpide: oltre a curiosità e tenerezza, il nuovo dispositivo scatena infatti forme inedite di voyeurismo e ossessione. Come i kentuki aprono una finestra sulla nostra quotidianità più intima, così Samanta Schweblin apre uno squarcio nella narrazione del reale: con un immaginario paragonato a quelli di Shirley Jackson e David Lynch, l'autrice trasporta il lettore in un'atmosfera ipnotica, regalandoci una storia sorprendente e dal ritmo vertiginoso."" -
Il colore viola
Originalissimo romanzo epistolare.rn«Il romanzo che ha segnato per sempre la letteratura afroamericana e non solo» – La Letturarn«Adoro l’urgenza della lingua di Alice Walker, il suo umorismo pungente, il continuo confronto con la spiritualità e la sessualità, i suoi ritratti di amicizie femminili, e l’ambizioso tentativo di colmare il divario tra l’Africa e i neri d’America» – Chimamanda Ngozi Adichiern«Un romanzo commovente fino alle lacrime» – La Provincia di Lecco e SondriornIl colore viola è la storia di due sorelle, Celie e Nettie, in fuga da un padre violento e da un passato di abusi. Mentre Celie, privata dei suoi figli, si ricostruisce a fatica una vita con un matrimonio combinato e una nuova famiglia caotica e bizzarra, di Nettie si perdono le tracce. Ma l’incontro con Shug Avery, la misteriosa cantante di blues di cui suo marito è innamorato da sempre, permetterà a Celie di fare una scoperta, e i legami di sangue torneranno a riannodarsi attraverso gli anni e i continenti.rnrnAl suo primo apparire, nel 1982, Il colore viola conquistò il pubblico e la critica americani per il candore con cui affrontava temi universali come il razzismo, la violenza di genere, la sessualità femminile, vincendo l’anno successivo il Premio Pulitzer e il National Book Award e ispirando uno dei film più amati di Steven Spielberg. Riletto oggi, questo originalissimo romanzo epistolare sorprende ancora per la freschezza linguistica e l’invenzione narrativa, per i suoi personaggi eccentrici e imperfetti, e per la disinvoltura con cui – sfidando le convenzioni letterarie – riesce a immergere una semplice saga familiare nei contorni drammatici della Storia e in quelli magici del mito. -
Requiem per un sogno
Il romanzo di culto portato sul grande schermo da Darren Aronofsky.rnrn«Selby andrebbe considerato insieme a Philip Roth e Norman Mailer come uno dei grandi romanzieri americani» – The Guardianrn«Un libro potente» – TuttolibrirnNew York, anni Settanta. Sara Goldfarb è una vedova sola e infelice che passa le giornate davanti alla tv. Quando una telefonata pubblicitaria la illude di poter comparire in una trasmissione, ossessionata dall'idea di perdere peso comincia una terapia di pillole dimagranti a base di anfetamine che la renderà dipendente fino alla psicosi. Il figlio Harry insegue a sua volta un velleitario progetto di riscatto: insieme alla sua ragazza Marion, aspirante artista in crisi, e all'amico Tyrone, un giovane nero altrettanto sbandato, vuole acquistare un grosso quantitativo di eroina pura per rivenderla e risolvere per sempre i suoi problemi economici; i tre finiranno invece per iniettarsene sempre di più nelle vene. Con la musica sincopata e avvolgente della sua prosa, Hubert Selby Jr. accompagna i quattro personaggi prima in un'euforica marcia di speranza e poi in un'inesorabile discesa all'inferno, dipingendo la trasformazione del Sogno Americano in incubo sotto gli occhi di una società votata alla repressione e al cinismo. Pubblicato originariamente nel 1978, portato al cinema nel 2000 da Darren Aronofsky, ""Requiem per un sogno"""" è un romanzo che si imprime indelebilmente nel cuore del lettore: ci dimostra fino a che punto la grande letteratura può scavare nell'oscurità dell'esperienza umana."" -
I casi del commissario Croce
In questo libro, l'ultimo scritto prima di morire, lo scrittore argentino ripercorre la storia politica, civile e letteraria del suo Paese attraverso il commissario Croce.rnrn«Il commissario Croce è un detective indimenticabile, che resterà negli annali del genere poliziesco» – El Paísrn«L’aspetto che rende unicornquesto progetto letterario èrnche è stato interamente scrittornutilizzando Tobii» – Tuttolibrirn«Piglia raccogliernstorie poliziesche che sfidanornil lettore a individuare la chiavern(o le chiavi, talvolta più d’una) d’interpretazionernnascosta fra le piegherndi vicende a volte estremamenternrealistiche, altre surreali» – RobinsonrnrnrnrnNell'ultimo libro scritto prima di morire, Ricardo Piglia si diverte a ripercorrere in maniera originale la storia politica, civile e letteraria dell'Argentina. Lo fa inventandosi un outsider, il commissario Croce, già protagonista di Bersaglio notturno, che in questi dodici racconti vediamo in epoche e situazioni differenti, all'inizio della sua carriera o nei panni di un pensionato che non riesce a fare a meno di indagare. Ma sempre con accanto il cane Cuzco e i compagni di bevute dell'emporio dei Madariaga. I casi sono basati a volte su leggende metropolitane (come l'episodio in cui Croce deve sventare la diffusione di un film pomo interpretato da una giovanissima Evita Perón) a volte su fatti realmente accaduti, come le disavventure del marinaio jugoslavo Sandor Pesic che, non parlando una parola di spagnolo, non sa difendersi dall'ingiusta condanna per l'omicidio di una prostituta. Non c'è quasi mai un colpevole da smascherare o un delitto da punire: queste storie (in cui Piglia si diverte a far apparire alcuni dei suoi eroi letterari, da Borges a Conan Doyle all'Astrologo protagonista dei Sette pazzi di Arlt) sono divertenti intrecci fra il racconto poliziesco e l'apologo morale, tra la cronaca nera e le vicende passionali di provincia: godibili avventure che ci sfidano con lo humour e l'intelligenza del grande intrattenimento. -
Stella distante
Stella distante è una chicca per gli appassionati e insieme un graphic novel poetico e originale, che saprà catapultare nel potente universo di Bolaño anche chi vi si affaccia per la prima volta.rnrn«Una lettera d'amore a Roberto Bolaño» – El Paísrnrn«Stella distante» è un libro chiave nell'opera di Roberto Bolaño: scritto «sotto dettatura dei suoi sogni e dei suoi incubi», è la storia che ci introduce alle atmosfere dei «Detective selvaggi», nonché il testo in cui fa la sua prima apparizione Arturo Belano, indimenticabile alter ego dello scrittore cileno. In questo adattamento, scritto da Javier Fernández e illustrato da Fanny Marín, riviviamo la storia di Alberto Ruiz-Tagle – altrimenti conosciuto come Carlos Wieder –, poeta autodidatta, pilota e feroce assassino negli anni del Cile di Pinochet. La vita segreta di Wieder, trascorsa in fuga tra Europa e America Latina, costellata di apparizioni in riviste destroidi e ""snuff movies"""", viene ricostruita tassello dopo tassello da due detective improvvisati, Bibiano O'Ryan e un giovanissimo Belano. La forza della prosa di Bolaño emerge immutata in questo fumetto, delicato e dal ritmo incalzante. I disegni in bianco e nero plasmano alla perfezione le ombre che l'autore cileno riuscì a ritrarre nella sua letteratura, trasportandoci in un'atmosfera poliziesca di rara forza e vitalità."" -
A me puoi dirlo
Un romanzo che ci mette di fronte a domande profonde e attuali sul nostro rapporto con il corpo, l'altro, l'identità e l'accoglienza.«L'opera di Catherine Lacey si colloca nell'ala più provocatoria della letteratura americana di oggi, e finora ""A me puoi dirlo"""" è il suo romanzo più acuto e penetrante» – The Times Literary Supplement«Per chi ama la letteratura che mette in discussione i parametri convenzionali di cos'è un personaggio e come va sviluppato, questo è un libro da non perdere. Fra gli scrittori si parlerà per anni del modo brillante in cui riesce a scardinare certi preconcetti sull'identità del personaggio e la credibilità del narratore» – Los Angeles Review of Books«Uno splendido romanzo, scritto benissimo e piacevolmente conciso. Non sottolineerò mai abbastanza quanto sia dolce, rapido e avvincente nel suo procedere, e con quanta raffinatezza sia cesellata la prosa ad ogni pagina» – Lionel Shiver, The Financial Times«Romanzo che attinge contemporaneamente al pozzo profondo della fantascienza e della letteratura gotica del Sud degli Stati Uniti [...], """"A me puoi dirlo"""" riesce a non apparire derivativo grazie alla forza della sua prosa, apparentemente semplice ma lirica [...] Una bellissima meditazione sulla natura dell'identità, del peccato e della comunità che dovrebbe attirare più lettori verso l'opera di questa magnifica scrittrice» – Chicago Review of BooksIn un paesino di provincia arriva una persona sconosciuta. Gli abitanti la trovano addormentata sulla panca di una chiesa, dove si è fermata a cercare riparo durante la notte. Ha un'età giovane ma indefinita, la pelle di un colore diverso dalla loro, e a prima vista è impossibile stabilire di che sesso sia. Capisce la loro lingua, ma si rifiuta di parlare e raccontare la sua storia. La comunità, unita da una forte fede religiosa, si dichiara pronta ad accoglierla: ma sarà in grado di farlo davvero? Nei sei giorni successivi (quelli che precedono l'annuale «Festival del perdono», una tradizionale cerimonia di catarsi collettiva), gli abitanti del paese tenteranno in tutti i modi di fare i conti con questa figura inerme ed enigmatica che li lascia continuamente in scacco, e finiranno per essere loro a mettere a nudo i propri sentimenti più profondi, le proprie paure, le proprie ipocrisie. Sfuggendo alle ipotetiche «verità» di tanta narrativa autobiografica, uno dei migliori talenti della nuova narrativa americana scrive un romanzo breve fantasioso e provocatorio che ci mette di fronte a domande profonde: siamo capaci di accogliere l'altro senza farlo rientrare nelle nostre categorie di interpretazione del mondo? È possibile relazionarci fra esseri umani prescindendo dalle caratteristiche corporee? È più facile aprirci con chi non ci mette di fronte un'identità precostituita?"" -
Cadere
Con una prosa chirurgica ma lirica e avvolgente, Álvarez ci regala un grande romanzo d'esordio, che racconta Cuba con il passo di un classico, come non l'abbiamo mai vista.«Un romanzo splendido e doloroso, capace di raccontare l'indicibile» – Alejandro ZambraQuesta è la storia di una famiglia: c'è un figlio che non crede nella rivoluzione; c'è un padre che si aggrappa a un sogno ormai sfumato, e cita Che Guevara ogni volta che può; c'è una madre che cade, si ritrova a terra in preda alle convulsioni, e vede la vita sfuggirle dalle mani; c'è una figlia che fa di tutto per tirare avanti, anche se questo vuol dire cedere all'inganno. Ci sono crepe dappertutto, dentro casa e dentro ognuno di loro. C'è una Cuba polverosa, splendida e dolente. Sono quattro le voci che si alternano con estrema naturalezza in questo romanzo, quattro versioni di una stessa storia, una per ogni membro della famiglia. Quattro storie che vanno apparentemente in direzioni diverse, pur raccontando lo stesso percorso. Un'unità che si sfalda, quella della famiglia, e fa da contr'altare all'unità del paese, al sogno per un futuro migliore, alle promesse tanto attese e mai mantenute, comuni a un'intera generazione. -
Un certo Lucas
Né raccolta di racconti né romanzo, né opera di miscellanea né saggio. Un libro senza un inizio, senza una fine, senza una trama e senza regole popolato da gatti che sono telefoni, pesciolini d’oro che scorrono nelle vene, idre a cui mozzare le teste, consigli per cacciare crepuscoli e veleno per topi usato per combattere i refusi.rnUn certo Lucas è una collezione di racconti e micronarrazioni, uno sguardo sulla vita quotidiana di Lucas – eccentrico alter ego di Julio Cortázar – e al tempo stesso uno spunto da cui partire per raccontare esperienze al limite dell’assurdo, o le idee dell’autore argentino sull’arte, la musica e la letteratura, per riflettere sui momenti di malinconia e insofferenza, o semplicemente ricordare l’odore di sigarette e talco profumato di una donna. Che descriva un ristorante su rotaie, un ricovero in ospedale o la fine di una storia d’amore, la prosa di Cortázar è sempre ammaliante, giocosa e ironica: un vero e proprio antidoto contro la magniloquenza e la solennità.rnUn certo Lucas è una collezione di micronarrazioni e bozzetti, un'incursione nella vita quotidiana di un personaggio immaginario ed eccentrico: le sue esperienze di vita, gli amici, le idee sull'arte e la letteratura, gli amori, le malinconie e le insofferenze. -
E l'asina vide l'angelo
Con la sua prosa visionaria e biblica, le sue atmosfere grottesche, le sue tinte lunari e ostinatamente dark, E l’asina vide l’angelo è il romanzo che ha rivelato al mondo il talento letterario di Nick Cave; pubblicato originariamente nel 1989, e divenuto negli anni uno dei più ricercati e sotterranei libri di culto della generazione X, viene oggi riproposto nel testo integrale della prima edizione, in una nuovissima traduzione italiana.rnSud degli Stati Uniti, anni Quaranta. Nell'isolata valle di Ukulore vive una comunità di fanatici religiosi, la cui cieca devozione sembra soltanto attirare le ire e i castighi di un Dio crudele. Ai margini della loro cittadina, tra i fumi delle paludi e le sterminate piantagioni di canna, si nasconde Euchrid Eucrow: un ragazzino muto, nato da una vedova alcolizzata e un allucinato cacciatore di ratti e serpenti. Sarà proprio Euchrid, il reietto, il diverso, che dalla sua baracca muoverà una guerra solitaria contro la setta, misteriosamente guidato da un angelo e dall'apparizione di Beth, la bambina divina. -
Ricordo e non ricordo. Racconti scelti
Nostalgia, adolescenza, disillusione, scoperta di sé, dell’amore e del tradimento, il passare del tempo e delle stagioni della vita sono gli ingredienti della scrittura di José Emilio Pacheco, uno dei più grandi scrittori messicani di sempre. rn«Ricordo e non ricordo: che anno era quello? C’erano già i supermercati ma non la televisione, soltanto la radio…»rnPacheco dà il meglio nel passo breve del racconto e della novella, e questo libro raccoglie i suoi più importanti testi narrativi: storie ironiche e delicate che includono la novella più famosa dell’autore, «Le battaglie nel deserto», accanto a racconti tradotti per la prima volta in italiano.rnrnChe abbiano per protagonisti ragazzini perdutamente innamorati di donne mature, o adulti in crisi coniugale, questi racconti attingono a volte alla mitologia classica (il mito di Perseo serve da spunto per raccontare le schermaglie di gelosia tra Isabel e Firmín), più spesso a una personale, intima mitologia dell’autore, in cui l’età dell’innocenza è la chiave di lettura attraverso cui raccontare il presente, e la ragione non sempre basta a districarci fra le difficoltà della vita. -
Oreo
Originalissima rivisitazione del mito di Teseo in chiave pop e fumettistica, Oreo è un libro che, come i migliori romanzi postmoderni, interroga e sfida a ogni pagina l’intelligenza del lettore. rn“Uno dei romanzi più intelligenti che abbia mai letto. Ho riso a ogni pagina.” -rnPaul AusterrnOreo è il classico biscotto americano a due colori: nero fuori, bianco dentro. Ma è anche il soprannome di Christine, l'eroina di questo romanzo, nata dall'improbabile (e presto naufragato) matrimonio tra una madre nera e un padre ebreo. È per ritrovare le tracce di quest'ultimo, sparito senza spiegazioni anni prima, che l'adolescente Christine lascia Philadelphia alla volta di New York. Seguendo una labile scia di indizi, affronterà prova dopo prova una metropoli popolata da personaggi grotteschi - nani e truffatori, ruffiani e fattucchiere - tenendo a bada ogni pericolo con le uniche armi che ha: il cervello affilato e la lingua svelta (senza disdegnare un tocco di arti marziali). Originalissima rivisitazione del mito di Teseo in chiave pop e fumettistica, ""Oreo"""" è un libro che, come i migliori romanzi postmoderni, interroga e sfida a ogni pagina l'intelligenza del lettore. Con il suo spirito femminista e ribelle, la sua garbata satira del meticciato culturale e l'inesauribile vena linguistica, che mescola con disinvoltura lo yiddish e il vernacolo dei neri, i giochi di parole e i puri e semplici neologismi, questa perla ritrovata degli anni Settanta conserva intatta la comicità sofisticata e la fantasia straripante di un'opera letteraria fuori da qualsiasi schema."" -
La sottrazione
Tra scene che ricordano l’immaginazione visionaria di Bolaño e Donoso, e un viaggiorntra i fantasmi della storia cilena – sulla scia di Nona Fernández –, l’autrice intesse un romanzo di rara forza ed empatia, abitato da personaggi indelebili, unendo mirabilmente un’amara ironia e una brillante ricerca sul potere della memoria.rn“Un romanzo d’esordio che lascia il lettore con la voglia di leggerne ancora.” - Kirkus Reviewsrnelipe e Iquela, entrambi figli di ex militanti cileni, sono uniti indissolubilmente dalla storia di resistenza dei genitori, che incombe su di loro come uno spettro impossibile da scacciare. Lui è ossessionato dalle immagini di cadaveri che gli appaiono in ogni angolo della città; lei, traduttrice, è chiusa in una solitudine fatta di parole scritte, mai abbastanza precise da essere davvero affidabili. In un solo giorno, due eventi turbano la loro vita: si svegliano in una Santiago avvolta in un manto di cenere, per scoprire che l’amica d’infanzia Paloma è appena tornata in Cile, dopo anni e senza preavviso. Cosa ha spinto Paloma a tornare? E perché? Ben presto, i tre si ritrovano protagonisti di un surreale road trip attraverso le Ande, che riporterà a galla un passato difficile da affrontare: la militanza, i tradimenti, le sparizioni, gli anni di lontananza, l’attrazione mai confessata. Tra scene che ricordano l’immaginazione visionaria di Bolaño e Donoso, e un viaggiorntra i fantasmi della storia cilena – sulla scia di Nona Fernández –, l’autrice intesse un romanzo di rara forza ed empatia, abitato da personaggi indelebili, unendo mirabilmente un’amara ironia e una brillante ricerca sul potere della memoria.