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Amor de terra lonhdana (Amur de paes luntan). Testo provenzale a fronte
C'è un'amicizia di vecchia data fra provenzali e dialettali. Marelli scrive nella lingua di Verano Brianza, una delle mille facce del milanes arius, il milanese del contado. La qualità orale della parola dialettale assume in Marelli la forma del poema drammatico o del testo teatrale vero e proprio. Le traduzioni da Jaufre Rudel costituiscono, però, un momento di pausa sul versante teatrale a favore di quello lirico strettamente inteso. Siamo di fronte a traduzioni d'autore, a testi che aspirano a una propria autonomia benché all'interno di un sostanziale rispetto dell'originale. Queste versioni brianzole ci costringono a vedere un aspetto dei provenzali che la tradizione dominante ha occultato, ovvero la loro concretezza materica e il loro realismo. Introduzione di Edoardo Zuccato. Testo italiano in appendice. -
Il trucco delle donne. Testo latino a fronte
Nel terzo libro dell'""Ars amandi"""", dedicato all'arte femminile della seduzione, Ovidio rimanda le sue lettrici alla consultazione di un'altra opera da lui composta: il libellum dei Medicamina faciei femineae, di cui oggi rimane un solo frammento di cento versi. In questo poemetto, Ovidio consacra i suoi distici all'esaltazione della bellezza femminile e alla cura di essa, ai raffinati espedienti e ai trucchi che permettono di tener desto l'amore. Il termine medicamina si riferisce appunto ai prodotti di bellezza, ai trucchi e ai preparati cosmetici che donne e fanciulle devono imparare a confezionare. Ma al di là delle ricette artigianali e dei consigli di bellezza, Ovidio si fa qui portavoce di una civiltà raffinata e colta, dedita alla cura dell'eleganza e alla ricercatezza delle forme, e questo manuale di arte cosmetica diventa specchio della ricca società augustea."" -
La filosofia della composizione. Testo inglese a fronte
Il saggio ""La filosofia della composizione"""" è apparso per la prima volta sul numero di aprile del """"Graham's American Monthly Magazine of Literature and Art"""" (1846), ma ancora oggi è spesso pubblicato in appendice ad altri racconti o raccolte dell'autore. Con questo breve saggio Poe esplicita la sua teoria sulla composizione con una critica verso gli scrittori che """"preferiscono dare a intendere che essi compongono in uno stato di splendida frenesia"""". Nel saggio, Poe sostiene di non comprendere il motivo per cui non sia ancora comparso, nel suo tempo, un articolo nel quale uno scrittore esponesse la propria tecnica di scrittura. Egli asserisce che la causa di ciò risieda nella vanità di molti scrittori, i quali vorrebbero far credere di riuscire a scrivere partendo da una """"estatica intuizione"""" - concetto inconcepibile per Poe -, nascondendo al pubblico tutto ciò che avviene davvero nella loro mente durante la composizione di un brano."" -
Viaggio in Italia. Testo francese a fronte
Solo una settimana per attraversare l'Italia settentrionale è poca cosa rispetto ai tre mesi che durerà complessivamente il viaggio e all'importanza dei luoghi da visitare. Il turismo verteva intorno alle grandi metropoli, Venezia, Firenze, Roma e Napoli, ed è rilevante che lo scrittore-turista abbia tratto, da ciò che doveva essere solo un mero approccio a Venezia, molto più di una semplice prefazione al suo soggiorno. Sebbene attraversi frettolosamente la Lombardia e il Veneto, Gautier è già pronto a ""fare in piena coscienza il mestiere di viaggiatore"""" e a trascrivere le sue impressioni in tanti feuilletons quante sono le tappe. I capitoli sposano i ritmi della diligenza o del treno, che diventa qui un nuovo referente letterario, decisamente assai moderno. Il tempo della narrazione è visibilmente regolato sul tempo del viaggio, il che ha, tra gli altri vantaggi, quello di ricavare per Milano, e in particolar modo per l'arrivo a Venezia, uno spazio privilegiato."" -
Del cielo e delle sue meraviglie e dell'inferno. Secondo quel che si è udito e veduto
"Va detto che non siamo alla presenza di un visionario qualunque, ma abbiamo di fronte un personaggio che si era fatto conoscere in un primo tempo per i suoi studi scientifici. Anche in tale campo fu autore prolifico: dalle opere a noi pervenute, sappiamo che si occupò di chimica, anatomia, matematica e imparò numerose lingue (undici secondo la tradizione), tanto che tra i suoi scritti figura un'Opera Philosophica et Mineralia del 1734, consacrata ai metalli. E accanto a queste pagine ricche di riferimenti razionali, eccone altre, come quelle ricordate, che rovesciano i medesimi. Lui stesso era diventato il garante delle sue visioni, di certezze che aveva potuto constatare. Come quando - siamo durante la contemplazione degli Arcani celesti - egli dichiara di essere uno spettatore, nel mondo o dimensione che dire si voglia degli Spiriti, dell''Ultimo Giudizio'. Con esso si inaugurava la 'dispensazione' della 'Nuova Gerusalemme' di cui aveva parlato l'Apocalisse."""" (dall'introduzione di Armando Torno)" -
Il diario di Emily Caroline Creaghe. Esploratrice
"Oltrepassato un fiume in secca, abbiamo proseguito fino alle due e, quando ormai disperavamo di trovare acqua, abbiamo scorto di fronte a noi, a una distanza di tre miglia, un fuoco acceso da neri (o meglio il fumo di un fuoco): siamo andati in quella direzione, ben sapendo che laddove c'erano negri, c'era anche acqua. Abbiamo raggiunto il falò e proprio mentre davamo un'occhiata nei dintorni, Favenc si è lanciato al galoppo e Crawford dietro di lui: avevano avvistato i negri.""""" -
Inversi panici (foglie del terzo millennio)
"La raccolta di Maurizio A. Molinari affronta il rapporto tra parola poetica e immagine, già esperito in precedenti progetti editoriali: il volume contiene quattordici fotografie in bianco e nero, scattate dallo stesso autore, elaborate in poesia visiva con parole e frasi sovrapposte, scritte in inglese o francese e a seguire, il testo poetico a fronte, in italiano e inglese. Il progetto si sviluppa in un sinergico e osmotico dialogo continuo tra immagini e parole dove le due forme simboliche interagiscono tra loro quasi a fondersi, pur nel rispetto della loro peculiarità e identità, senza che l'una mai prevarichi l'altra e, in qualche modo, ne stemperi il significato e il senso. Immagini in cui dominano alcuni elementi della natura come soggetti che raccontano, attraverso il loro esistere di per se stessi, la realtà e la verità del tempo, della storia, del mondo. Parole-chiave sovrapposte alle immagini, sintesi e ponte con il testo poetico. Perché noi siamo fatti di suoni, immagini, colori, odori ed è solo così che... """"Sentiero/ - sembra -/ è la casa"""". Per ognuno di noi, altro, uomo o donna, sempre e comunque."""" (dalla prefazione di Cristina Balzaretti)" -
Mezze verità
"Basterebbe il prologo, cos'è poesia, mi chiedo mentre passano le età, per comprendere la complessità - anche strutturale - di questo nuovo libro di Marco Balzano, uno dei pochi scrittori italiani che osino confrontarsi con la poesia, la narrativa e la saggistica letteraria, e lo facciano sentendosi ogni volta - con pienezza, e senza pregiudizi - poeti, narratori, saggisti. I temi del libro sono già tutti apparecchiati nello spazio minimo di queste due prime strofe: il tempo che passa - struggente e misterioso - con i suoi atti mancati, i suoi frantumi invisibili; la natura, leopardianamente matrigna, eppure così fascinosa, ineffabile nella sua dura, forse ironica indifferenza; il male del mondo, questa presenza inquietante che si sprigiona dalla bellezza stessa delle cose e di cui siamo spesso, pur nell'inconsapevolezza, responsabili; il senso stesso della poesia, sismografo della vita, dalla quale ci attenderemmo verità definitive, scolpite nella pietra, e che invece, proprio come la vita, sembra limitarsi soltanto a mezze verità, anzi - per restare alla variante, rispetto al titolo, del testo d'esordio - un'unica 'mezza verità'..."""" (dalla presentazione di Giancarlo Pontiggia)" -
Doso la polvere
I sogni, annuncia l'autrice nell'impavida poesia d'apertura, lei li ha uccisi tutti 'con una lancia sola'. Non così la memoria: a questa concede dei ritorni, perché la memoria, a differenza di sogni, si lascia tenere a freno, si lascia dosare. Anna abita a Venezia, la città cinta da un filo rosso, la città 'monile' che si può rendere solo con l'ossimoro di 'realtà immaginata' e si va a piedi. Andare, andare a piedi: è un leitmotiv della raccolta. Passi, tanti passi: lei potrebbe raccontare la propria storia tenendosi a questa semplice unità di misura. Una storia non solo veneziana, perché troviamo Anna anche a Parigi, anche a Siviglia. È il nostro nomadismo d'oggi. Ricordiamo che lei è da anni un'appassionata fotografa. Fotografia rigorosamente in bianco e nero, e non è un caso: anche nelle sue poesie non sparge colori. La speranza come rumore risibile, aleatorio: è solo un esempio del felice rinominare le cose comuni a metà strada fra percezione e invenzione, di cui consiste la lingua poetica dell'autrice. Rime e assonanze sono ritorni ovvero implicite ripetizioni, e anche di queste Anna fa un uso parco. Più proprie le sono le anafore che riprendono interi sintagmi e, in tanto disincanto, sembrano cercare (vedi Vi guardo) un cantabile, quasi una nenia che plachi le implacabili dissonanze del desiderio: in vita volevo dormire, e se da morta vorrò invece essere viva?"" (Dalla prefazione di Anna Maria Carpi)"" -
Sulla stupidità. Testo tedesco a fronte
Questo saggio di Musil, che si considera uno dei suoi più importanti, in Italia è apparso per la prima volta sulla rivista ""Carte segrete"""" (4, 1967, trad. di A. Rendi), e nasce come conferenza: Musil la tenne a Vienna nella primavera del '37, su invito della Federazione Austriaca del Lavoro, un anno prima dell'occupazione nazista dell'Austria che lo indusse, avendo lui una moglie ebrea, a emigrare in Svizzera. """"Della stupidità"""", dice Musil in questo saggio, non si ama in genere parlare, la gente è sorpresa quando sente che """"qualcuno in cui aveva riposto fiducia"""" ha deciso di """"evocare questo mostro"""", e difatti pochissimi ci hanno provato. Introduzione di Anna Maria Carpi."" -
Ancestrale
"Collocare ora, a distanza di oltre mezzo secolo, la poesia di Goliarda Sapienza nel panorama poetico italiano del Novecento non è impossibile, ed è ciò che cercheremo di fare. Ma non senza aver prima avvisato il lettore del fatto che Goliarda Sapienza ha sempre vissuto non inquadrata in un panorama letterario. [...] Sapienza non ha mai cercato un panorama letterario di cui far parte: Sapienza scriveva e basta. Le conferme o le delusioni, più le seconde delle prime purtroppo, hanno segnato fortemente il suo percorso di scrittrice, ma non per questo è scesa mai a patti con un pubblico o con un critico. La sua autonomia letteraria è ammirevole, molto più ammirevole se si pensa a quanto le sia costata. Ma se sul fronte della sua produzione in prosa oramai, e per fortuna, la sua storia e le sue opere sono note a molto pubblico anche al di fuori dell'Italia, sulla produzione poetica ancora c'è tutto da dire. E il dire pensiamo sia molto, per una molteplicità di fattori che chi ama la sua opera conosce bene."""" Prefazione di Angelo Pellegrino. Postfazione di Anna Toscano." -
Il ciclismo nel delitto
Nel saggio che qui presentiamo, uscito sulla ""Nuova Antologia"""" nel 1900, l'autore dell' """"Uomo delinquente"""" argomenta con dovizia di particolari la pericolosità sociale della bicicletta. Essa infatti aumenta le cifre e le cause della criminalità; agevola le fughe e gli alibi di coloro che violano la legge; è motivo frequentissimo di furto e di appropriazioni indebite; può infine condurre anche all'omicidio. Pure legandola alle attività criminali, però, Lombroso non può mancare di sottolineare nell'ultima parte di questo breve scritto anche le qualità indiscutibili della bicicletta. Concludendo, egli infatti, scrive: """"E se una satira arguta ha voluto mostrarci il """"cicloanthropos"""" dell'avvenire come curvo, colle braccia atrofiche, e la schiena gibbosa, io amo invece poter dire che il """"cicloanthropos"""" del secolo Ventesimo soffrirà meno di nervi, sarà più robusto di muscoli dell'uomo del secolo ora trascorso. E così certamente per uno o due mali che il biciclo ci provoca, saranno dieci i beni che ci recherà in dono"""". In appendice bibliografia degli scritti di Cesare Lombroso."" -
Lettera alla presidentessa. Testo francese a fronte
Scritta nel 1850, ma pubblicata postuma quarant'anni dopo, questa famosa lettera a Madame Sabatier (chiamata ""Presidentessa"""" dagli amici) fu lo scandalo e la delizia clandestina dei salotti alla moda del """"demi-monde"""" parigino. Diario di viaggio all'insegna del sesso, quest'epistola proietta il lettore in un universo popolato da efebi, ruffiani, prostitute, dove tutto è eccessivo, apocalittico, mostruoso ed esilarante."" -
La filosofia dell'autorità
Arrivato all'ultima pagina della ""Filosofia dell'autorità"""", infatti, il lettore non verrà assalito dalla tentazione dell'antipolitica, né tantomeno proverà attrazione per scorciatoie autoritarie o populiste. Semmai, sentirà un grande richiamo alla responsabilità individuale. Del resto, per Rensi, """"non esiste il popolo, ma i cittadini"""". La libertà, ci ricorda il filosofo non è che un compromesso. E """"il compromesso tra libertà e autorità realizzato nel regime borghese"""" scrive Rensi, """"rappresenta ancora il male minore"""". Del resto, ne era convinto perfino Winston Churchill: """"La democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre che sono state sperimentate finora"""". Introduzione di Paolo Beltramin"" -
Gli ultimi giorni di P. B. Shelley. Con nuovi documenti
Guido Biagi ripercorre la triste fine del poeta e l'immenso dolore provato dalla moglie alla sua scomparsa. Nel 1818, in uno stato di salute pessimo, Shelley, con la moglie e i due figli, si spostò in Italia. La sua ultima residenza fu a Villa Magni a San Terenzo, nel Comune di Lerici (La Spezia). L'8 luglio 1822 Shelley annegò in una tempesta mentre era a bordo della sua nuova goletta, l'Ariel, di ritorno da Pisa e Livorno. Il vascello non si capovolse ma affondò. Il corpo di Shelley fu spinto sulla riva dalle onde per essere dieci giorni dopo ritrovato e poi cremato sulla spiaggia di Viareggio. Il cuore venne poi estratto intatto dalla pira in cui era arso il corpo durante il funerale, e custodito da Mary Shelley. Toccante e commovente il resoconto di questi ultimi giorni che ci restituisce Biagi. Interessanti i nuovi documenti collocati nella seconda parte del libro e raccolti negli Archivi di Firenze, Lucca e Livorno, in cui nuove informazioni permettono di fare luce su fatti ancora oggi incerti e confusi. Presentazione di M. G. Malfatti Angelantoni. -
Haiku e scritti scelti. Testo giapponese a fronte
Il volume, ricco e composito, propone al lettore settantasette haiku, che rappresentano il meglio della produzione di Akutagawa, e un racconto storico tra i più interessanti dell'autore, inedito in italiano, dal titolo ""II campo desolato"""", che descrive la morte di Basho prendendola come spunto per una riflessione del rapporto tra vita e arte. L'introduzione al volume espone la particolarità della produzione poetica di Akutagawa e il suo rapporto con il resto della sua opera."" -
Conservale tu memoria mia... Testo greco a fronte
"È un grande evento che Giulio Cesare Maggi abbia deciso di fare un omaggio a Konstandinos Kavafis. La scelta delle poesie è stata particolare. Kavafis ha scritto molto nel solco della tradizione classica, e le poesie di questa antologia riflettono soprattutto questa parte del suo lavoro poetico (...). In queste poesie si riconosce uno sforzo di paganesimo che dev'essere riuscito abbastanza dolce a un poeta intimamente in urto con la Chiesa ortodossa per la sua bisessualità. Degli argomenti trattati, certo, noi ben poco comprenderemmo se Maggi non ce ne spiegasse in un certo dettaglio il background, storico o mitologico. La scelta che ha compiuto Maggi fra le poesie di Kavafis ci apre molte chiavi. È un dono che Maggi ci fa, come ce ne ha fatti molti altri. Spero che tutti lo adibiremo a buon uso."""" (dalla presentazione di Paolo Brera)" -
Lettere scritte da donna di senno e di spirito per ammaestramento del suo amante
Nelle dodici lettere inviate all'amante, più giovane e meno esperto della vita, una donna colta e raffinata ci offre un gustoso affresco di costumi settecenteschi. Al suo ingenuo lettore l'autrice racconta i più reconditi segreti del mondo femminile, svelandogli, con un pizzico di malizia, tutti i trucchi che il gentil sesso escogita per ingannare e irretire gli uomini. Le lettere, pubblicate a Venezia nel 1764, non sono firmate. Dell'autrice conosciamo dunque solo ciò che lei dice di se stessa. Introduzione di Chicca Gagliardo. -
La donna «tipo tre»
Indovinello: non ama perdere tempo dietro le faccende domestiche, è concentrata sul lavoro, considera l'uomo in generale un ""invertebrato"""", il marito come il """"due di briscola"""". Chi è? """"La donna del nostro tempo"""", sembra la scontata risposta. Sbagliato: è la donna degli anni Venti, raccontata da un uomo, Umberto Notari, in un curioso e divertente saggio del 1929. La donna """"tipo tre"""" è colei che si è lasciata alle spalle la tradizionale """"tipo uno"""", dedita solo alla famiglia, e la """"tipo due"""", usata soltanto per i piaceri della carne. È la donna economicamente indipendente, che sente di avere il mondo in mano. Una figura affascinante, volubile, straordinariamente attuale. Ma fino a che punto? Perché, comunque, con la rivoluzione sessuale e le lotte sociali di cose ne sono cambiate. Oppure no? La risposta agli uomini di oggi: parlano quattro scrittori, Raul Montanari, Gaetano Cappelli, Alessandro Gennari, Carlo Lucarelli, e il gruppo Elio e le Storie Tese. Punti di vista maschili che analizzano pregi e difetti della donna del nuovo millennio: la """"tipo quattro"""". Presentazione di Chicca Gagliardo."" -
Lettera a Cristina di Lorena. Sui rapporti tra l'autorità della scrittura e la libertà della scienza
La Lettera a Cristina di Lorena è una delle cosiddette ""lettere copernicane"""", ossia quelle scritte da Galilei per difendere il sistema copernicano e per chiarire la sua concezione della scienza. Le lettere sono quattro: una a padre Benedetto Castelli, due a monsignor Pietro Dini, una alla granduchessa madre Cristina di Lorena. Convinto della correttezza della cosmologia copernicana, Galileo naturalmente era ben consapevole che questa non si accordava con diverse affermazioni della Bibbia e dei Padri della Chiesa, che attestavano invece una concezione geocentrica dell'Universo. Galileo crede di poter risolvere il problema rovesciando la soluzione allora corrente: la teoria copernicana è vera, sono le Scritture a essere state scritte senza corrispondenza con la realtà, utilizzando un linguaggio che esprime un modello utile e comprensibile all'uomo. Tali lettere, pertanto, destarono preoccupazione negli ambienti conservatori per le idee innovative e per il carattere polemico e l'ardimento con cui lo scienziato consigliò che alcuni passi delle Sacre Scritture venissero reinterpretati alla luce del sistema copernicano. In appendice le lettere a padre Castelli e a monsignor Dini. Con una nota di Giovanni Gentile.""