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L' evangelo come mi è stato rivelato. Vol. 6: Capitoli 364-432.
"L'evangelo come mi è stato rivelato"""" è un'opera in 10 volumi che narra la nascita e l'infanzia della Vergine Maria e del figlio suo Gesù, i tre anni della vita pubblica di Gesù (che ne costituiscono la parte più ampia), la sua passione, morte, resurrezione e ascensione, i primordi della Chiesa e l'assunzione di Maria. L'opera descrive paesaggi, ambienti, persone, eventi, con la vivezza di una rappresentazione; presenta caratteri e situazioni, espone gioie e drammi con il sentimento di chi vi partecipa realmente; informa su caratteristiche ambientali, usanze, riti, culture. Questo sesto volume tratta del terzo anno della vita pubblica di Gesù." -
L' evangelo come mi è stato rivelato. Vol. 7: Capitoli 433-500.
"L'evangelo come mi è stato rivelato"""" è un'opera in 10 volumi che narra la nascita e l'infanzia della Vergine Maria e del figlio suo Gesù, i tre anni della vita pubblica di Gesù (che ne costituiscono la parte più ampia), la sua passione, morte, resurrezione e ascensione, i primordi della Chiesa e l'assunzione di Maria. L'opera descrive paesaggi, ambienti, persone, eventi, con la vivezza di una rappresentazione; presenta caratteri e situazioni, espone gioie e drammi con il sentimento di chi vi partecipa realmente; informa su caratteristiche ambientali, usanze, riti, culture. Questo settimo volume tratta del terzo anno della vita pubblica di Gesù." -
L' evangelo come mi è stato rivelato. Vol. 8: Capitoli 501-554.
[V'evangelo come mi è stato rivelato"" è un'opera in 10 volumi che narra la nascita e l'infanzia della Vergine Maria e del figlio suo Gesù, i tre anni della vita pubblica di Gesù (che ne costituiscono la parte più ampia), la sua passione, morte, resurrezione e ascensione, i primordi della Chiesa e l'assunzione di Maria. L'opera descrive paesaggi, ambienti, persone, eventi, con la vivezza di una rappresentazione; presenta caratteri e situazioni, espone gioie e drammi con il sentimento di chi vi partecipa realmente; informa su caratteristiche ambientali, usanze, riti, culture. Questo ottavo volume tratta del terzo anno della vita pubblica di Gesù e della preparazione alla Passione."" -
L' evangelo come mi è stato rivelato. Vol. 9: Capitoli 555-600.
"L'evangelo come mi è stato rivelato"""" è un'opera in 10 volumi che narra la nascita e l'infanzia della Vergine Maria e del figlio suo Gesù, i tre anni della vita pubblica di Gesù (che ne costituiscono la parte più ampia), la sua passione, morte, resurrezione e ascensione, i primordi della Chiesa e l'assunzione di Maria. L'opera descrive paesaggi, ambienti, persone, eventi, con la vivezza di una rappresentazione; presenta caratteri e situazioni, espone gioie e drammi con il sentimento di chi vi partecipa realmente; informa su caratteristiche ambientali, usanze, riti, culture. Questo nono volume tratta della preparazione alla passione di Gesù." -
L' evangelo come mi è stato rivelato. Vol. 10: Capitoli 601-652.
"L'evangelo come mi è stato rivelato"""" è un'opera in 10 volumi che narra la nascita e l'infanzia della Vergine Maria e del figlio suo Gesù, i tre anni della vita pubblica di Gesù (che ne costituiscono la parte più ampia), la sua passione, morte, resurrezione e ascensione, i primordi della Chiesa e l'assunzione di Maria. L'opera descrive paesaggi, ambienti, persone, eventi, con la vivezza di una rappresentazione; presenta caratteri e situazioni, espone gioie e drammi con il sentimento di chi vi partecipa realmente; informa su caratteristiche ambientali, usanze, riti, culture. Questo decimo volume tratta della Passione e morte di Gesù e della glorificazione di Gesù e Maria." -
Az evangélium ahogy nekem kinyilatkoztatott. Vol. 1: Elso kötet. 1-78. fejezet.
"L'evangelo come mi è stato rivelato"""" è un'opera in 10 volumi che narra la nascita e l'infanzia della Vergine Maria e del figlio suo Gesù, i tre anni della vita pubblica di Gesù (che ne costituiscono la parte più ampia), la sua passione, morte, resurrezione e ascensione, i primordi della Chiesa e l'assunzione di Maria. L'opera descrive paesaggi, ambienti, persone, eventi, con la vivezza di una rappresentazione; presenta caratteri e situazioni, espone gioie e drammi con il sentimento di chi vi partecipa realmente; informa su caratteristiche ambientali, usanze, riti, culture. Questo primo volume tratta della nascita e vita di Maria e di Gesù e del primo anno della vita pubblica di Gesù." -
Valtorta and Ferri. Ediz. italiana, inglese, francese, tedesca, spagnola e portoghese
Pittore e scultore con studio in Roma, Lorenzo Ferri (1902-1975) produceva opere soprattutto d'arte sacra ed era studioso della Sindone. Grazie al P. Corrado M. Berti, dell'Ordine dei Servi di Maria, conobbe Maria Valtorta nel 1949 e insieme decisero di realizzare le illustrazioni per l'Opera. Alcune di queste furono eseguite dall'artista a Viareggio, accanto al letto della scrittrice e seguendo le sue istruzioni, altre a Roma, attraverso contatti epistolari. Furono così eseguiti ritratti di personaggi e varie scene di cronaca evangelica. Non è sicuro che Maria Valtorta abbia visto e approvato tutti i lavori di Lorenzo Ferri che illustrano l'opera scritta da lei. Per questo motivo essi vengono ora presentati in una pubblicazione a se stante, dopo vari tentativi di inserirli nell'Opera. -
I quaderni del 1943
"Ricòrdati che non sarai grande per le contemplazioni e le rivelazioni, ma per il tuo sacrificio. Le prime te le concede Iddio non per tuo merito ma per sua infinita bontà. Il secondo è fiore del tuo spirito ed è quello che ha merito agli occhi miei"""". (Gesù a Maria Valtorta il 26 dicembre 1943)" -
I quaderni del 1944
"Quando un artista si appresta a fare un'opera, si limita alle operazioni di sbozzatura se scultore, di schizzo se pittore, di innalzamento di muri se architetto? No. Dopo il grosso lavoro scende ai particolari. Sono questi molto più lunghi a compiersi che non lo sia il grosso lavoro. Ma sono quelli che creano il capolavoro... E così dovete fare voi con il capolavoro della vostra vita spirituale... E se nel grande insegnamento evangelico vi è di che dare salvezza alla vostra anima, nei tocchi più minuti vi è di che darvi la perfezione. I primi sono i comandi. Disubbidire a quelli vuol dire morire alla Vita. I secondi sono i consigli. Ubbidire a questi vuol dire avere sempre più sollecita santità e accostarsi sempre più alla Perfezione del Padre""""." -
I quaderni del 1945-1950
La buona volontà di amare il Signore! È stato il filo d'oro che ha brillato in tutte le mie azioni e le ha convogliate, dirette, impedite di straripare in sentieri dove il mio impulso, la mia ardenza di vita, avrebbero potuto portarle. Anche nel crepuscolo delle ore peggiori, in cui ero proprio una creatura di carne e sangue, ecco che il filo d'oro brillava e mi ricordava Dio e lo sguardo si alzava dalla Terra al Cielo. Uno sguardo sulle prime breve, poi sempre più lungo, finché si è allacciato per sempre, e l'assolo del divino Amore che mi diceva: ""Vieni a Me!"""" si è mutato in duetto in cui io pure ho detto: """"Vieni! Vieni nel dolore, vieni sempre, con tutto, ma vieni, vieni, vieni, mio solo Amore"""". E per raccorciare l'attesa e la distanza, seguendo, ora, il filo d'oro, correndo lungo di esso, mentre prima lo guardavo soltanto, sono andata, andata, senza chiedere, senza neppur pensare di poter giungere al mio stato di ora, ma solo perché volevo sempre più amare. (Maria Valtorta il 23 febbraio 1946)"" -
Lettere a Mons. Carinci
La presente raccolta riporta il testo delle lettere che Maria Valtorta aveva spedito a Monsignor Alfonso Carini, il quale a suo tempo le ha riconsegnate. -
Le più belle pagine scelte da Gaetano Salvemini
«La coscienza nazionale è come l'io degli ideologi, che si accorge di sé nell'urto del non io. Ella si svolse prima in coloro che avevano più bisogno di libertà negli studi, nei commerci, nei viaggi. Poi si destò mano mano, anche nei magistrati, ch'erano pure accuratamente spiati e trascelti a essere arnesi di obbedienza; nei sacerdoti, benché domati dall'episcopale superbia a tradurre anche l'evangelio in dottrina di servitù; nei contadini, benché tenuti dagli avari e gelosi padroni quanto più vicino si potesse alla natura di bestiami; per ultimo nei cortigiani medesimi, a cui le dovizie e la nobiltà non sembravano presidio alla dignità del vivere, ma diritto ad andare innanzi a tutti nella viltà. Questa mutazione degli animi era lenta, ma continua, universale, irreparabile a qualsiasi scaltrimento di polizia. Che anzi, dopo qualche tempo, cominciò ad accelerarsi, come certe velocità, in ragioni geometriche, mentre le forze morali del governo declinavano visibilmente, come la velocità dei proiettili da guerra. Intanto nel governo austriaco l'odio contro la nazionalità italiana si faceva più aspro e cavilloso. Gli spiaceva perfino il nome d'Italia; lo voleva dissimulato nei libri, cancellato nelle carte. E al contrario lo scolpiva viepiù nelle menti; lo chiamava sulle labbra; se lo vedeva scritto da mani notturne sulle muraglie delle città. Una indomita riluttanza serrava sempre più il fascio dei popoli italiani; era come la polve di platino che s'incorpora sotto il martello». (Carlo Cattaneo). Carlo CATTANEO (1801-1869) presiede un'area assai particolare della cultura e della storia italiana. Il molto citato e poco studiato protagonista del Risorgimento «perdente», federalista e democratico, apparteneva a una rara specie di intellettuale e scienziato sociale. Allievo e interprete di Gian Domenico Romagnosi, avvocato che mai esercitò, politico coerente e audace, trascinato ad una non amata politica più dal rigore morale che dalla eccezionalità degli eventi, creatore della rivista più moderna ed europea che l'Ottocento italiano abbia potuto vantare, quel «Repertorio mensile di studi applicati alla cultura e alla prosperità sociale» cui altri darà il nome di Politecnico, fu un grande studioso e al tempo stesso un acuto e partecipe testimone dell'economia e della società ottocentesche. Cattaneo attraversa il suo tempo con un'idea semplice e magnetica: il motto «scienza è forza», che riecheggia il Knowledge is power di Francis Bacon, costituisce il punto vero di raccordo di interessi e ricognizioni che spaziano in campi così diversi. Quello stesso motto attraversa anche la raccolta di testi scelta da Gaetano Salvemini e pubblicata nel 1922 presso l'editore Treves di Milano, in una prestigiosa e fortunata collana diretta da Ugo Ojetti, con un'introduzione che è a sua volta un piccolo classico della riflessione civile della nostra Italia.Un «fardello di stracci» - come il grande lombardo definiva la propria produzione con sincero e affatto ingiusto rammarico - in cui ritroviamo le strade ferrate e le monete, le città e le nazioni armate, la letteratura «non ciarliera» e la vita civile, le mentalità e le istituzioni, la scuola e la milizia, i «frammenti di storia universale» e l'avvento del... -
Il salotto, il circolo e il caffè. I luoghi della sociabilità nella Francia borghese (1810-1848)
Con questo libro Maurice Agulhon per primo dettò le regole per lo studio della sociabilità borghese ottocentesca, aprendo un filone di ricerche tra i più nuovi e fortunati della storiografia europea. Pubblicato nel 1977 come cahier delle «Annales e.s.c.» e divenuto ben presto un piccolo ma quasi introvabile classico della storiografia contemporanea, lo studio di Agulhon analizza le vocazioni associazionistiche della borghesia di primo Ottocento, rivelatrici sia delle inedite forme di uno scambio sociale collettivo, egualitario e pubblico, sia di una più generale «tensione» verso la democrazia. Sorto per la lettura dei giornali e il gioco delle carte, spesso identificato con il «caffè», egualitario ma rigorosamente maschile, il circolo ottocentesco diviene ben presto la forma più moderna e aperta della sociabilità borghese. Contrapposto al gerarchico salotto - fulcro della mondanità nobiliare d'Antico Regime fondato sulla disuguaglianza tra chi riceve e chi è ricevuto - il democratico circolo assunse ben presto pericolose valenze politiche che gli valsero le preoccupate, costanti attenzioni delle autorità di polizia.Un libro innovativo, ancor oggi di grande freschezza narrativa e originalità metodologica. Una «piccola storia» che rivela aspetti poco conosciuti e per molti versi sorprendenti della Francia ottocentesca: nella corsa verso la modernità le città periferiche dettano legge ad una capitale le cui classi medie sembrano ancora prigioniere di vischiose logiche imitative dei comportamenti e delle mentalità nobiliari. -
Storia dell'inquietudine. Metafore del destino dall'Odissea alla guerra del Golfo
Odissea, catastrofe e apocalisse sono parole del nostro linguaggio quotidiano, che hanno un denominatore comune: implicano tutte l'idea di uno sviluppo inquieto verso un futuro segnato. Che si trattasse all'origine del nome legato alle vicende dell'eroe omerico, o di un termine della drammaturgia greca allusivo di un sovvertimento finale, o ancora di una parola di ascendenza evangelica destinata a indicare la fine del mondo e del tempo, in ciascuna di esse persiste soprattutto l'idea di uno svolgimento contrastato e di un fatale destino.Ma quelle parole non hanno avuto sempre lo stesso valore. Il loro significato attuale ha origini molto recenti e si è venuto precisando a mano a mano che si è ampliato a dimensioni planetarie lo scenario della sofferenza e della paura. Fino a qualche generazione addietro, l'angoscia e il timore di un uomo o di una donna avevano un orizzonte familiare: vicino, caldo, consueto. Nel nostro quotidiano Occidente, invece, i mezzi di comunicazione offrono a ognuno, con l'inesorabilità del tempo reale, lo spettacolo di ingiustizie, violenze, sofferenze e atrocità di ogni tipo; laddove la morte personale, variamente esorcizzata, è rimossa dal nostro immaginario quotidiano. Sono le sventure collettive, le atrocità di fatti tragici, e tanto più evocati quanto più tragicamente ridondanti, a riempire le nostre vite: l'odissea della Iugoslavia; la catastrofe del comunismo; l'apocalisse di Cernobyl.Di queste tre parole il libro di Augusto Placanica rivisita la storia nel tempo; anzi la preistoria, rispetto a un oggi così lontano dalle origini. Il loro antico significato letterale, la loro specifica valenza, vengono descritti nel corso di una vicenda bimillenaria che solo di recente ha conosciuto l'enfasi della metafora, che solo negli ultimi decenni si è fatta specchio del nostro collettivo turbamento. -
Civiltà ebraica. L'esperienza storica degli ebrei in una prospettiva comparativa
L'enigma più grande della civiltà ebraica risiede, paradossalmente, nella sua stessa sopravvivenza a dispetto di esilio, discriminazione e sterminio. Un enigma che il libro di Eisenstadt illumina con forza, in una prospettiva scientifica che diviene anche alta lezione umana e politica: lì dove esorta a pensare l'esperienza storica ebraica come storia di una civiltà, e non solo di un popolo, o di un gruppo religioso, etnico o nazionale. Ricorrendo con leggerezza e maestria allo strumento disciplinare più raffinato della sociologia storica, l'analisi comparativa, Eisenstadt ricostruisce anzitutto le caratteristiche fondamentali della civiltà ebraica nei suoi periodi formativi del Primo e Secondo Tempio e del lungo esilio medievale, per soffermarsi poi diffusamente sul periodo moderno, quando i rapporti tra gli Ebrei e le società «ospiti» mutano radicalmente. Il libro svela così i differenti percorsi di «incorporazione» degli Ebrei non solo nelle società europee, ma anche in quella americana: una «società ideologica di coloni» per tanti versi simile a quella di Israele, a cui sono dedicate pagine illuminanti. Eisenstadt analizza infine sia i movimenti nazionali ebraici, e in particolare quello sionista, sia le caratteristiche strutturali dell'odierna società israeliana e della sua cultura politica, dando ragione della cruciale eterogeneità della vita ebraica moderna, sostenuta dalla «esistenza simultanea di tutti questi modelli diversi di esperienza storica». Sta in ciò, come scrive David Meghnagi nella prefazione, una delle ragioni principali «del fascino dell'Ebraismo e dell'inquietudine che suscita per il suo essere allo stesso tempo dentro e fuori, lontano e prossimo, così da rappresentare nell'immaginario collettivo occidentale e cristiano un fantasma delle origini». -
Bambini
«La conversazione sulla natura di Dio imboccò allora meandri vaghi, perché, essendo lui stesso un uccello, e per di più trasparente, Dio non sapeva fare altro che cantare e i suoi poteri si limitavano alle chiacchiere.Marco, Luna e Chicca scivolarono insieme nel sonno, sui letti di gommapiuma poggiati a terra, i capelli umidi forse per aver troppo pensato, urtandosi nei sogni, qualcuno rovesciandosi finiva con i piedi sul cuscino. Così fino all'indomani mattina.Dio è un uccello trasparente». Una giovane edicolante romana, Giovanna, grande passione per i bambini e vocazione di maestra d'asilo, riesce finalmente a fare ciò che ha sempre desiderato, viene chiamata a insegnare in una scuola materna del centro. La sua solitudine si riempie della vita e delle storie dei piccoli protagonisti di questo libro.Ma la comparsa di un topo altera irrimediabilmente il panorama idilliaco e la tranquillità piccolo-borghese del microcosmo scolastico. La scuola chiude, la vita di mamme e di bambini si confonde, la storia di Giovanna-ragazza normale che ama i bambini si carica di contraddizioni. Anche il «vero grande amore» di Giovanna sboccia e appassisce nel corso di un anno scolastico particolare. Anche di questo, come degli altri, dirà «mi copriva di fiori... mi sembrava di essere un cimitero».Un miracolo di grazia e di equilibrio, ha scritto «Le Monde» a proposito di Bambini. Sei capitoli per sei protagonisti grandi e piccoli, intorno a cui si dipana una Roma verissima eppure «fabulosa», su cui si posa con grande ironia e tenerezza lo sguardo di Visage. La logica spiazzante dei bambini, la freschezza delle loro parole, il rovesciamento delle prospettive rimbalzano contro il muro di gomma e di banalità degli adulti, mettendone a nudo lo smarrimento. -
L' evoluzione umana. Vol. 1: La scimmia e il cacciatore. Interpretazioni, modelli sociali e complessità nell'Evoluzione umana.
La nostra storia evolutiva affonda le sue radici in un lontano passato, in cui, tra gli otto e i cinque milioni di anni fa, fecero la loro comparsa i primi ominidi. Che cosa è possibile ricostruire di questa lunga storia? Di alcuni suoi protagonisti, grazie ai numerosi ritrovamenti di fossili, è possibile ricostruire almeno in parte l'aspetto fisico, mentre le nuove tecniche molecolari ci dicono sempre di più sul complesso quadro che ne regolava i rapporti genetici e la successione evolutiva. Ma nelle pieghe delle più avanzate ricerche attorno alle nostre origini, altri temi entrano prepotentemente in campo: in particolare la possibilità di ricostruire, sia pure parzialmente, le antiche modalità di vita, i modelli di socialità originaria propri della nostra specie.Un compito difficile in cui il lavoro di Francesca Giusti si avventura con sicurezza disciplinare e limpidezza di stile, proponendo i termini di un dibattito che coinvolge vari ambiti scientifici e si dimostra spesso intricato e complesso, ma sempre appassionante. Dati e interpretazioni provenienti dagli studi sui primati non umani, dalla biologia e dall'ecologia evolutiva, dall'archeologia preistorica, dagli studi sulle popolazioni moderne di cacciatori-raccoglitori si confrontano e si contrappongono in un quadro in continuo movimento, dove le certezze sono poche, dove sempre più viene meno la possibilità di ricomporre uno scenario definito e rassicurante per le nostre origini, ma dove piccoli frammenti di conoscenza si vanno continuamente aggiungendo al nostro sapere e ci permettono di affrontare in termini naturalistici e scientifici, ma non per questo riduttivi, la nostra storia evolutiva. -
L' erba è veramente verde? Wittgenstein e la modalità della certezza
«""In primavera i prati si tingono di verde"""": il bambino palermitano di periferia legge con stento la frase del sussidiario e si ferma perplesso. Riflette e poi si chiede: """"Ma come fanno? I prati a primavera li verniciano?"""".Per il bambino di Palermo dove ben spesso prato si riferisce a una spianata desolata di detriti perennemente grigiastra e polverosa, come la frase del sussidiario, anche la frase che dà titolo a questo libro ha un senso necessariamente spiazzante: l'erba è verde o non è verde? Nella sua Lebensform, nell'intreccio dei suoi trainings, l'erba, semplicemente, non c'è. E i prati possono essere verdi solo se ne viene appaltata la tinteggiatura ad apposite ditte specializzate. I bambini di Palermo sono bravissimi nel mettere in crisi le sedimentazioni delle banalità degli adulti, quelle banalità che nell'insieme diciamo """"senso comune"""". Se le loro domande, invece di spegnerle, le ascoltiamo (come Wittgenstein seppe fare), ci avviamo sulla via della critica del linguaggio e della certezza.Secondo quanto qui mostra assai bene Cristina Baccillieri, l'esito di questa via non è lo scetticismo, come Moore e altri hanno paventato, ma è un rinnovato incontro con le modalità della certezza. Essa non sta in un fondamento psicologico o esistenziale (che a sua volta richiederebbe di trovare un suo fondamento), ma sta nella effettiva enunciazione all'interno di una pratica, di tecniche finalizzate ed efficaci.Così Cristina Baccillieri ci aiuta a liberare la lettura di Wittgenstein da ogni pregiudiziale antiscientifica. La sua radicale messa in discussione di un Ordine, di una Ragione Ultima, è la via per dare riconoscimento effettivo a ciò che effettivamente costruiamo e che ci serve a fare, a sopravvivere e a vivere: gli ordini, le ragioni». (Dalla prefazione di Tullio De Mauro)."" -
Uno schermo contro il razzismo. Per una politica dei diritti utili
Questo libro sostiene una tesi forte, ovvero che la limpida e non ipocrita codifica dei diritti e dei doveri degli immigrati possa costituire uno dei più validi schermi contro il razzismo. Se persino lo stato incorpora nelle sue leggi il disprezzo per gli stranieri poveri e le loro differenti culture, anche l'uomo della strada si sentirà nel giusto a fare lo stesso. Al contrario, si abbassano i rischi di razzismo quando si garantiscono diritti che attribuiscano dignità agli immigrati e ne impediscano lo scivolamento verso quelle condizioni di abbrutimento sociale che favorirebbero sia i comportamenti asociali degli immigrati che il disprezzo dei nazionali. Ma non tutti i diritti vanno bene, alcuni possono generare astio e forse ribellione: grazie anche alle testimonianze raccolte tra i responsabili del «governo» dell'immigrazione, nei partiti come nei sindacati e nella pubblica amministrazione, Giovanna Zincone traccia la mappa dei diritti utili e mette in guardia su quelli controproducenti. -
La favola del cavallo morto ovvero la rivoluzione industriale rivisitata
«Per loro fortuna i paesi continentali che decisero di seguire l'esempio della Gran Bretagna non potevano leggere la New Economic History. Quindi non ritennero di star seguendo la strada giusta, o persino di far meglio della Gran Bretagna, e cioè che importazioni a basso costo, alta cucina e paesaggi pittoreschi potessero rappresentare una compensazione adeguata per salari e redditi più bassi». L'interpretazione della rivoluzione industriale come di un mutamento epocale nella storia del genere umano è, per la New Economic History, un'immagine superata, paragonabile al cavallo della favola, il quale «non voleva rassegnarsi a tirare le cuoia». Nessuna rivoluzione avrebbe proiettato l'umanità in un mondo interamente nuovo, arrampicato lungo le scale di una crescita capace, per la prima volta nella storia, di autoalimentarsi sotto il versante sia tecnologico che finanziario. Ma il cavallo è vivo più che mai, scalcia e risponde. E fa valere le sue ragioni in difesa della discontinuità e contro risultati e metodi di una New Economic History che, con le sue rarefatte manipolazioni statistiche, allontana dalla reale complessità della storia e, tutta concentrata nella ricerca del fattore essenziale, irride al lavoro di quegli storici che sono «lieti di trovare più di una causa», per il semplice motivo che «una buona ragione è sufficiente, ma due sono anche meglio». Le costruzioni cliometriche volte a negare la potenza del mutamento avvenuto sono ingegnose ma temerarie: si fondano su una varietà di assunzioni teoriche, spesso implicite, che modellano - distorcono - la realtà secondo le esigenze del calcolo, combinando dati provenienti da fonti diverse, messi assieme in tempi diversi con scopi diversi; producono dati «in un contesto statico» che non considera le interazioni che hanno luogo all'interno del cambiamento.Un saggio esemplare e di rara forza persuasiva, in cui l'eccezionale erudizione e la dimestichezza disciplinare si coniugano con un gusto ora sornione ora sarcastico della controversia scientifica. Una lezione di metodo che ripercorre le tappe dell'intero dibattito storico-economico sulla rivoluzione industriale, per scaricare la propria energia polemica contro la visione cliometrica dei fatti storici e, senza accontentarsi di confutarla, ricerca le ragioni profonde del revisionismo storiografico che «vuol fare del terremoto un tremito».