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Naxos. Rivista di storia, arti, narrazioni (2022). Vol. 2: Pasolini & Pound. Il corpo del poeta.
A 50 anni dalla morte di Ezra Pound (1972) e a cento dalla nascita di Pier Paolo Pasolini (1922), Naxos celebra due giganti che, grazie alla storica intervista Rai del 1968, hanno saldato vicendevolmente le prospettive personali. Entrambi liberi, entrambi martiri. Due uomini che hanno pagato con il dolore della carne una chiarezza di vedute destinata, oggi come allora, a produrre scandalo. Il poeta americano ha subìto l'umiliazione disumana della gabbia; il genio friulano ha lasciato questo mondo tra i misteri della cronaca più nera. Ma è lo stesso Pasolini a offrire gli strumenti d'indagine utili a individuare le medesime inquietudini dettate dal procedere della contemporaneità, un Pasolini che dichiara una sintonia che sfocia addirittura in una paradossale intesa meta-politica. Nell'incontro tra i due lo si può evincere dai saggi dei vari autori del presente numero di Naxos, la tensione tra destra e sinistra cede il passo ad altro senza produrre nuova ideologia. Inutile rievocare qui le reciproche provenienze, sono fin troppo note. Quello che interessa è altro: ribadire il principio che senza il corpo non vi è incontro e quindi relazione. Nemmeno tra poeti. Ma anche altro, che senza corpo non può esserci parola alcuna. -
Riflessioni sulla figura del maestro di karate
Per essere Maestro, non basta iniziare ad insegnare, né aver studiato per anni, né tanto meno aver semplicemente conseguito un attestato. La Via del docente richiede persistenti valutazioni: significa non solo seguire una vocazione, ma farla progredire in modo professionale, talvolta tangente al ruolo genitoriale, e intrecciarla con varie dinamiche sociali, mirando sempre a una metodologia il più possibile efficace e virtuosa. È un incessante processo evolutivo che coinvolge sia l'insegnante sia gli allievi. Un argomento complesso e delicato che è stato qui approfondito per favorire una coscienziosa e costruttiva riflessione al praticante di karate che intende intraprendere questo responsabile cammino. -
L' inferno delle ragazze
Tre indimenticabili protagoniste femminili, al contempo vittime e carnefici, per un'opera in tre atti scritta da uno degli autori più intriganti nel panorama letterario giapponese della prima metà del Novecento. Yumeno Kyu - saku trascina il lettore nell'inferno dei vivi mettendo in scena i tragici destini di un'infermiera affetta da pseudologia fantastica, di una giovane controllora innamorata di un autista dall'oscura fama di serial killer, e di una liceale assetata di vendetta contro il preside della sua scuola, macchiatosi di crimini inimmaginabili. -
La torre spettrale
Kodama Mitsuo, il protagonista di questa incalzante avventura nello stile che è il marchio di fabbrica di Edogawa Ranpo, eredita dallo zio una grande e vecchia casa che ha una strana torre dell'orologio la quale svetta sulle alture nei dintorni di Nagasaki. Su questa antica magione ruotano molte leggende e dicerie locali: fatti di sangue e di geniale follia, efferati omicidi e sterminati dedali sotterranei; durante una visita preliminare in vista dell'imminente trasloco, Mitsuo incontra, in modo del tutto imprevisto, una misteriosa figura femminile la quale finisce per cambiare il corso della sua vita e di chi gli sta attorno. A partire da qui si snoda la trama del libro, in un intreccio vivace e incalzante di avventura, investigazione e fantasia propri dello stile scorrevole e asciutto classico di Edogawa Ranpo. Al termine del volume vi è una postfazione che considera in profondità la complessa genesi dell'opera e i suoi significati meno apparenti. -
La crisi del mondo moderno
Scritto poco dopo la Prima guerra mondiale e ripubblicato appena dopo la Seconda, in anni lontanissimi, ma la lucidità della sua analisi rimane più attuale che mai, anzi, l'epoca contemporanea ha portato alle estreme conseguenze i problemi dai quali l'autore metteva in guardia: «La caratteristica più visibile dell'epoca moderna: bisogno di agitazione incessante, di continuo cambiamento, di velocità che aumenta senza sosta come quella con cui si svolgono gli avvenimenti stessi. È la dispersione nella molteplicità, e in una molteplicità che non è più unificata dalla coscienza di alcun principio superiore; è, nella vita corrente come nelle concezioni scientifiche, l'analisi spinta all'estremo, la frammentazione indefinita, una vera e propria disgregazione dell'attività umana a tutti i livelli in cui si può ancora attuare; da qui deriva l'inettitudine alla sintesi, l'impossibilità di qualsiasi concentrazione, così lampante agli occhi degli orientali. -
Consigli ai giovani scrittori
Come essere d’aiuto ai tanti giovani intellettuali, artisti, scrittori, che – in un sistema in cui tutto deve essere monetizzato e garantire un profitto, quale è quello dei tempi di Baudelaire – sono ormai a rischio? Charles Baudelaire, come scrive Anna Pensante nell’Introduzione, «è stato sempre consapevole della realtà del suo tempo, osservatore senza ipocrisie della società a cavallo della Seconda repubblica e fino alla fine del Secondo Impero (1852-1870), in cui lo sviluppo industriale, la trasformazione di Parigi, l’ascesa della borghesia di capitali e il predominio della finanza prefigurano le origini dell’odierno capitalismo». Lucido conoscitore delle leggi e delle logiche del sistema di produzione editoriale e culturale del suo tempo, nel quale gli aspiranti scrittori, giornalisti, poeti si moltiplicano e devono cercare di ritagliarsi uno spazio nell’industria culturale dell’epoca, Baudelaire scrive per loro, ma anche per se stesso, questi consigli e questi suggerimenti per meglio destreggiarsi e per non naufragare tra le molte situazioni di rischio e i molti inciampi: la gestione dei compensi, la reazione alle critiche e alle stroncature, il metodo di lavoro quotidiano, la prudenza e l’avvedutezza nei rapporti con le donne, le amanti, così come con i creditori. Un vademecum che non sente il peso del tempo ma che è di una grande attualità per chi pensa di intraprendere la dura vita dello scrittore. -
Chiesa e democrazia
Giovanni Spadolini intuì per primo, nel 1958, il cambio di rotta del neo eletto Papa Giovanni XXIII, il quale rispose al messaggio augurale di Olindo Malagodi, segretario nazionale del Partito Liberale, il Partito di Porta Pia, benedicendo il Risorgimento e affrancando la Chiesa dalle preoccupazioni del “potere temporale”. “Il Tevere è diventato più largo”, commentò Spadolini sulle colonne del quotidiano da lui diretto, Il Resto del Carlino, dando vita a un’espressione entrata nel lessico quotidiano, a significare i miglioramenti delle relazioni fra le due rive del Tevere, la sponda laica e quella cattolica. Ripercorrendo gli scontri (talvolta anche aspri come per il referendum sul divorzio e quello sull’aborto) e gli incontri fra Chiesa e Stato in Italia nel secondo dopoguerra, dopo il contrastato inserimento dei Patti Lateranensi nella Costituzione italiana, l’autore risponde agli interrogativi su quale e quanta continuità abbia avuto la “svolta” di Papa Giovanni XXIII fino alla revisione del Concordato, che egli stesso contribuì in modo determinante a realizzare. Il volume è sostanzialmente diviso in due parti: la prima, già pubblicata dallo stesso Spadolini precede gli ulteriori studi e approfondimenti presentati nella seconda parte, inedita e interessantissima, curata dal prof. Cosimo Ceccuti, che vede la luce solo con la presente pubblicazione. -
Rimproveri e lodi
Lodi e rimproveri richiedono abilità e competenze, la cui acquisizione è quanto significa essere adulti. Rimproverare è difficile e viene a volte frainteso con l’arrabbiarsi con i bambini. Strumenti come «Così non si fa» o «Devi fare così» non soltanto sono sovente inefficaci e non portano alcun miglioramento alla vita dei bambini, ma feriscono anche nello spirito, tanto chi rimprovera quanto chi è rimproverato. Un rimprovero mal posto può essere dannoso e gli adulti, se anche esprimono malcontento sulla via che i bambini hanno intrapreso in modo autonomo, spesso non conoscono le tecniche per intervenire con efficacia. Lodare, invece, è qualcosa di semplice, perché coincide con lo stato d’animo dell’adulto. Se però si fa un uso smodato delle lodi, si indebolisce l’indole dei bambini e li si porta a pensare che la vita sia semplice. Al giorno d’oggi sono tanti i bambini intossicati da troppe lodi che di conseguenza ignorano gli adulti e rifiutano qualsiasi imposizione. Questo libro sviluppa il tema dell’educazione dei bambini sulle basi della concezione seitai elaborata dall’Autore, proponendo una visione unitaria della loro psicologia e fisiologia, e riflettendo sul corretto atteggiamento educativo da parte dei genitori e degli educatori in genere. -
Pasolini e la tradizione
Negli scritti dei suoi ultimi anni di vita, tanto nelle poesie e nel teatro, quanto negli articoli giornalistici, Pasolini evoca ripetutamente il tema della «tradizione». Non è in realtà un tema nuovo, perché fin dalle splendide liriche della prima giovinezza egli aveva cantato il mondo tradizionale del Friuli, luogo di una regressione alle Origini in cui dialetto e religione si fondevano in una «rustica e cristiana purezza». Un sogno presto svanito a contatto con la dura realtà della storia. Dopo la contestazione giovanile del ’68 e quella che egli ha chiamato la «rivoluzione antropologica» italiana, anche un’altra tradizione gli è apparsa drammaticamente minacciata: quella della grande cultura umanistica borghese, della sua letteratura, della sua arte, del suo pensiero. Il saggio esamina la riflessione pasoliniana su questi aspetti della tradizione con riferimento soprattutto a due testi poetici fondamentali, la Poesia della tradizione, inclusa in Trasumanar e organizzar, e Saluto e augurio, una sorta di congedo o di testamento che chiude La nuova gioventù e che Pasolini definì profeticamente come la sua «ultima poesia in friulano»: un ritorno amaro e disperato ai temi e ai luoghi della giovinezza. Pur senza trascurare la problematicità di alcune posizioni dello scrittore, il saggio mette in luce anche l’attualità politica e culturale delle severe critiche da lui mosse nei confronti della sinistra italiana. -
Il leopardo che mangiava gli uomini
Arriva inaspettato, silenzioso e invisibile e semina morte. A ogni suo passaggio, un uomo, un bambino, o una donna è afferrato, trascinato via e sbranato nel più totale silenzio. Il leopardo di Rudraprayag è il terrore dell’intero distretto, l’incubo della notte di ogni villaggio. Per questo motivo, l’arrivo di Jim Corbett, preceduto dalla sua fama di esperto e infallibile cacciatore, chiamato dalle autorità coloniali della zona, è salutato con speranza e fiducia dagli abitanti, ormai prostrati dal terrore e dalla rassegnazione fatalistica. Non è frequente che un leopardo diventi un mangiatore di uomini. Infatti, benché si stenti a crederlo, è un animale saprofago e solo eventi eccezionali possono portarlo a questa “devianza” dalla sua natura. Ciononostante, il leopardo mangiatore di uomini di Rudraprayag dimostra un’abilità e una destrezza diaboliche nel rapire, uccidere e sbranare gli esseri umani, talvolta anche più grandi e pesanti di lui. Jim Corbett racconta qui la sua avventurosa caccia a questo divoratore di uomini. Nella quasi totale solitudine, potendo contare solo su sporadici e improvvisati aiuti, con pochi mezzi e armato, oltre che del suo fucile, di un’esperienza senza pari, inizia una serie di innumerevoli appostamenti, inseguimenti, allestimenti di trappole, in una sorta di duello a distanza, per la vita o per la morte, con il leopardo che rivela improvvisamente un’astuzia e una scaltrezza quasi incredibili. Vedrà morire altri essere umani, sbranati dalla belva sfuggita ai suoi appostamenti, e quando finalmente, alla vigilia del termine del suo mandato, quando tutti (e lui per primo) davano per fallita la sua missione, raggiunge lo scopo, è premiato, oltre che dalla soddisfazione personale, anche dalla imperitura e incondizionata gratitudine della popolazione locale che trasmetterà alle generazioni successive la venerazione per il sahib che li ha liberati dall’infernale leopardo. -
La luce, il vento, il sogno
Nel 1940-41, all'alba dell'entrata in guerra da parte di un Impero giapponese all'apice della sua espansione e aggressività, Nakajima Atsushi, appena trentenne e con ancora un anno e una manciata di mesi di vita davanti a sé, decide di tuffarsi in un mondo e in un'epoca lontani per raccontare le isole Samoa di fine Ottocento e gli ultimi anni di Robert Louis Stevenson che lì si era trasferito, anche lui poco prima di morire. Mondi ed epoche lontani, ma non troppo; le Isole Samoa sono terreno di sfruttamento coloniale da parte delle grandi potenze europee e degli Stati Uniti: anche lì c'è guerra, tracotanza, scontro di civiltà e sottomissione, un Altro che ci guarda e il cui sguardo non riusciamo a sostenere, preferendo rivolgerci alle minacce incombenti e al clima di ansietà per un futuro già troppo vicino e già così incerto. -
Ricordi d’un ottuagenario
Ritiratosi tra le montagne prospicenti Procaria, a partire dalla fine del 1944 – durante l’infuriare degli ultimi mesi di guerra – Vittorio Cian iniziò a riannodare i fili della sua lunga vita, iniziata in Veneto nel 1862 e terminata pochi anni dopo l’avvio della stesura delle memorie, nel 1951. Nascevano così, da questa personale e meticolosa esperienza meditativa, i Ricordi d’un ottuagenario, un documento intimo e al contempo uno spaccato della storia d’Italia, colta nel cruciale periodo di transizione dal lungo Ottocento al turbinio del secolo breve. Il manoscritto, conservato dal 1984 nell’archivio della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice grazie al lascito di Maria Luisa Cian Gazzera e qui riprodotto nella sua versione integrale, restituisce al lettore, unitamente al sotteso tratto psicologico, il peculiare punto di vista di un uomo legato ai valori ottocenteschi e, diviso tra l’accademia e la politica attiva, trovatosi a vivere da osservatore privilegiato tutti i passaggi chiave della prima metà del XX secolo: dall’emergere del nazionalismo alla Grande Guerra, dall’avvento del fascismo alle drammatiche conseguenze del declino seguito al secondo conflitto mondiale. -
Storia dei vampiri e degli spiriti malefici
Collin de Plancy in questa ""Storia dei Vampiri"""" ci presenta una accuratissima disamina e analisi dei vampiri e dei casi di vampirismo, veri o presunti che fossero, e nella sua prefazione afferma che «Se il vampirismo avesse qualche fondamento, si dovrebbe credere che Dio sia stato spodestato e che sia Satana a governare ora questo sfortunato mondo sublunare». Sul finire del Settecento e per tutto l’Ottocento, in particolare in Francia e Inghilterra, si sviluppò la ricerca quasi ossessiva delle forze dell’occulto, che coinvolse persone di ogni ceto sociale, portando alla produzione di molti testi che ancora oggi dominano e suscitano terrore, sia sui vampiri sia su personaggi “malefici” nati proprio in quel particolare momento storico culturale. Questo libro, pubblicato nel 1820 a Parigi solo un anno dopo The Vampyre di John Polidori e due anni dopo Frankenstein, or the modern Prometheus di Mary Shelley, anticipa di due secoli i moderni studi sul vampirismo e sulle “presenze” dell’occulto, oggi argomento totalmente sdoganato e di comune accettazione, ed è la base e il fondamento di tutti gli studi successivi. È singolare il fatto, osservato dallo stesso Plancy, che fosse stato proprio il secolo di Voltaire eCollin de Plancy in questa Storia dei Vampiri ci presenta una accuratissima disamina e analisi dei vampiri e dei casi di vampirismo, veri o presunti che fossero, e nella sua prefazione afferma che «Se il vampirismo avesse qualche fondamento, si dovrebbe credere che Dio sia stato spodestato e che sia Satana a governare ora questo sfortunato mondo sublunare». Sul finire del Settecento e per tutto l’Ottocento, in particolare in Francia e Inghilterra, si sviluppò la ricerca quasi ossessiva delle forze dell’occulto, che coinvolse persone di ogni ceto sociale, portando alla produzione di molti testi che ancora oggi dominano e suscitano terrore, sia sui vampiri sia su personaggi “malefici” nati proprio in quel particolare momento storico culturale. Questo libro, pubblicato nel 1820 a Parigi solo un anno dopo The Vampyre di John Polidori e due anni dopo Frankenstein, or the modern Prometheus di Mary Shelley, anticipa di due secoli i moderni studi sul vampirismo e sulle “presenze” dell’occulto, oggi argomento totalmente sdoganato e di comune accettazione, ed è la base e il fondamento di tutti gli studi successivi. È singolare il fatto, osservato dallo stesso Plancy, che fosse stato proprio il secolo di Voltaire e degli enciclopedisti a registrare il maggior numero di racconti sui vampiri. Ciò, tuttavia, non dovrebbe stupire, in quanto, come già enunciava Edmund Burke, con la sua teoria del delightful horror – proprio nel XVIII secolo – ciò che suscita terrore può nondimeno affascinare, come dimostra il fortunato filone dell’horror, dal primo romanzo gotico del Walpole a oggi."" -
Poesie
Queste poesie di Mao Zedong sono una “ri-scoperta”, dal momento che da quasi 50 anni non vengono ristampate né tradotte in Italia nonostante la notorietà a livello mondiale del loro autore. Le poesie raccolte in questo volume furono composte tra il 1925 e il 1965. Le prime diciotto furono pubblicate per la prima volta nel 1957 sulla rivista “Shi Kan” alle quali seguirono via via le altre, e in tempi brevissimi comparvero traduzioni in tutte le lingue. Eppure, il Presidente Mao tutto ciò non lo avrebbe voluto, ufficialmente perché, come da sempre ha fatto ogni cinese di elevata cultura, aveva composto le poesie seguendo metri e schemi prosodici della migliore tradizione antica. Non avrebbe voluto correre il rischio di fornire un modello così superato ai giovani concittadini che, a suo avviso, avevano invece il dovere di esplorare percorsi nuovi per aprirsi alla modernità e per traghettare la Cina nel mondo contemporaneo. Probabilmente l’iniziale diniego dell’autore nasceva anche dal fatto che non aveva mai considerato le sue composizioni poetiche come “scritti ufficiali”, ma piuttosto come personali espressioni dei propri pensieri e delle emozioni più intime. C’è tutto Mao in queste poesie: gli ideali politici, i sentimenti più profondi, l’entusiasmo per i successi, le speranze per le sorti del popolo, le nostalgie malinconiche, i ricordi… Comprensibile la sua ritrosia nel renderle di pubblico dominio. Questa nuova traduzione condotta sul testo originale cinese e l’Introduzione di Oliviero Diliberto – che impreziosisce il volume fornendo una dettagliata panoramica di tutte le traduzioni italiane delle Poesie del Grande Timoniere – ci offrono la possibilità di ricordare la figura di Mao Zedong, riscoprendo e mettendo in luce, al di là del personaggio politico, l’uomo e il poeta. -
Edgar Allan Poe. La sua vita e le sue opere
Nel 1847 Charles Baudelaire scopre Edgar Allan Poe: è una folgorazione. Ne diverrà il traduttore e primo vero divulgatore in tutta Europa tanto da scrivere in una lettera «Occorre cioè desidero che Edgar Allan Poe, che non è gran cosa in America, diventi un grande uomo per la Francia». Nel 1852, tre anni esatti dopo la tragica fine di Poe, pubblicando su la “Revue de Paris” il saggio che qui viene proposto in una nuova traduzione, il ventunenne Charles Baudelaire manifesta apertamente tutto il suo entusiasmo per la scoperta del grande poeta americano. Fin da questo primo articolo traspare una vera e propria profonda immedesimazione con Poe, come se Baudelaire avesse trovato in lui, finalmente, «un artista da poter chiamare mon semblable, mon frère…», come scrive Anna Pensante nell’Introduzione. Cosa accomuna i due grandi poeti? Sono entrambi attratti dall’occulto e dal bizzarro, sono devastati da una profonda solitudine e attratti dai paradisi artificiali, sono ossessionati dalla morte e provano repulsione per la poesia moralizzatrice. Entrambi hanno vissuto anni travagliati, hanno conosciuto la povertà, l’alcol, gli amori infelici, l’ostilità della famiglia; hanno dovuto lottare per affermarsi, per far riconoscere il loro genio e sono stati sottovalutati. Infine - ma Baudelaire allora non poteva certamente immaginarlo – hanno entrambi avuto un fine vita tragico e denso di sofferenza. -
L' evangelo come mi è stato rivelato. Vol. 1: Capitoli 1-78.
"L'evangelo come mi è stato rivelato"""" è un'opera in 10 volumi che narra la nascita e l'infanzia della Vergine Maria e del figlio suo Gesù, i tre anni della vita pubblica di Gesù (che ne costituiscono la parte più ampia), la sua passione, morte, resurrezione e ascensione, i primordi della Chiesa e l'assunzione di Maria. L'opera descrive paesaggi, ambienti, persone, eventi, con la vivezza di una rappresentazione; presenta caratteri e situazioni, espone gioie e drammi con il sentimento di chi vi partecipa realmente; informa su caratteristiche ambientali, usanze, riti, culture. Questo primo volume tratta della nascita e vita di Maria e di Gesù e del primo anno della vita pubblica di Gesù." -
L' evangelo come mi è stato rivelato. Vol. 2: Capitoli 79-159.
"L'evangelo come mi è stato rivelato"""" è un'opera in 10 volumi che narra la nascita e l'infanzia della Vergine Maria e del figlio suo Gesù, i tre anni della vita pubblica di Gesù (che ne costituiscono la parte più ampia), la sua passione, morte, resurrezione e ascensione, i primordi della Chiesa e l'assunzione di Maria. L'opera descrive paesaggi, ambienti, persone, eventi, con la vivezza di una rappresentazione; presenta caratteri e situazioni, espone gioie e drammi con il sentimento di chi vi partecipa realmente; informa su caratteristiche ambientali, usanze, riti, culture. Questo secondo volume tratta dei due primi anni della vita pubblica di Gesù." -
L' evangelo come mi è stato rivelato. Vol. 3: Capitoli 160-225.
"L'evangelo come mi è stato rivelato"""" è un'opera in 10 volumi che narra la nascita e l'infanzia della Vergine Maria e del figlio suo Gesù, i tre anni della vita pubblica di Gesù (che ne costituiscono la parte più ampia), la sua passione, morte, resurrezione e ascensione, i primordi della Chiesa e l'assunzione di Maria. L'opera descrive paesaggi, ambienti, persone, eventi, con la vivezza di una rappresentazione; presenta caratteri e situazioni, espone gioie e drammi con il sentimento di chi vi partecipa realmente; informa su caratteristiche ambientali, usanze, riti, culture. Questo terzo volume tratta del secondo anno della vita pubblica di Gesù." -
L' evangelo come mi è stato rivelato. Vol. 4: Capitolo 226-295.
"L'evangelo come mi è stato rivelato"""" è un'opera in 10 volumi che narra la nascita e l'infanzia della Vergine Maria e del figlio suo Gesù, i tre anni della vita pubblica di Gesù (che ne costituiscono la parte più ampia), la sua passione, morte, resurrezione e ascensione, i primordi della Chiesa e l'assunzione di Maria. L'opera descrive paesaggi, ambienti, persone, eventi, con la vivezza di una rappresentazione; presenta caratteri e situazioni, espone gioie e drammi con il sentimento di chi vi partecipa realmente; informa su caratteristiche ambientali, usanze, riti, culture. Questo quarto capitolo tratta del secondo anno della vita di Gesù." -
L' evangelo come mi è stato rivelato. Vol. 5: Capitoli 296-363.
"L'evangelo come mi è stato rivelato"""" è un'opera in 10 volumi che narra la nascita e l'infanzia della Vergine Maria e del figlio suo Gesù, i tre anni della vita pubblica di Gesù (che ne costituiscono la parte più ampia), la sua passione, morte, resurrezione e ascensione, i primordi della Chiesa e l'assunzione di Maria. L'opera descrive paesaggi, ambienti, persone, eventi, con la vivezza di una rappresentazione; presenta caratteri e situazioni, espone gioie e drammi con il sentimento di chi vi partecipa realmente; informa su caratteristiche ambientali, usanze, riti, culture. Questo quinto volume tratta del secondo e terzo anno della vita pubblica di Gesù."