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Guida di Reggio Calabria. Percorsi narrati
"Guida di Reggio Calabria. Percorsi narrati"""" è un testo sui generis, non una vera e propria guida, non un saggio, piuttosto un """"itinerario ragionato"""", che mira a far conoscere non solo la città presente, quella distintamente visibile al turista o al cittadino, ma soprattutto ciò che di essa è andato perduto, interamente o in parte, ma che vale la pena di essere ricordato. In una terra teatro di colonizzazioni e scontri, in cui si sono alternati vincitori e vinti fin dai tempi più remoti, arte e cultura hanno avuto modo di fondersi in un incomparabile intreccio di sapere e tradizioni, di stili architettonici che hanno attinto dalle culture più disparate. Da questa consapevolezza nasce un sapiente lavoro sartoriale che intesse nozioni di letteratura, folklore, architettura, archeologia, dando vita a una narrazione che accompagna il lettore alla scoperta di miti, luoghi ed eventi che hanno lasciato un segno nella storia della città e della nazione. Guidato lungo le vie di Reggio, avrà modo di apprezzare a pieno ciò che si presenta ai suoi occhi, gli storici palazzi, le antiche chiese, ma anche di cogliere quanto non è percettibile a occhio nudo, la suggestione di un paesaggio che vive incastonato dentro una poesia, di un antico rudere che trattiene a sé un celebre passato, di un monumento che salda la memoria su un evento che andrà raccontato. Ad ogni passo, un'orma di ciò che è stato, in ogni via, un frammento di storia." -
Giojosa (Jonica). Catasto onciario 1741-1745. Atti preliminari, rivele, onciario, apprezzo
La scoperta dell'affascinante mondo che si può aprire su un tema storico, è strettamente legata a un'attenta lettura, a una sapiente interpretazione e comparazione degli antichi documenti ritrovati, che a quel tema siano attinenti. Solo in tal modo, forti di una buona conoscenza storiografica generale, si può entrare in epoche assai diverse dalla nostra e scoprirne le diverse componenti. I documenti definiti storici, ma avulsi da tale contesto, non sono altro che un arido segno del passato, mentre è solo attraverso la loro interpretazione critica che si riesce a dar vita alla ricostruzione storica di un tema prescelto. L'analisi dei documenti scritti è perciò la fase preliminare e imprescindibile di una ricerca storica, come si è cercato di mettere in pratica, pur con la consapevolezza che sempre si può far meglio, nella redazione del Catasto Onciario di Gioiosa, una indagine assai circoscritta sulla terra di Gioiosa nel Settecento. -
Cinquanta lettere a Mario La Cava
Le ""Cinquanta lettere"""" che il giornalista Domenico Zappone (Palmi 1911-1976) destinò a Mario La Cava, provengono dall'archivio dello scrittore di Bovalino dove il figlio Rocco custodisce il vasto patrimonio documentale del padre. Scritte in un arco di tempo che va dal 1950 al 1976, le lettere qui pubblicate rivelano il clima di cordialità che anima il rapporto tra i due intellettuali affratellati da una medesima passione: la scrittura; e danno conto, altresì, di una vicenda culturale ed umana che per molti tratti li accomuna nel difficile e tormentato rapporto con editori, direttori, redattori di riviste e giornali, ma anche in quelle che sono le difficoltà familiari e della vita quotidiana. Inoltre, queste lettere evidenziano inequivocabilmente la condizione di isolamento degli intellettuali meridionali che, lontani dal dinamismo culturale centro - urbano, pagano con un surplus di fatica lo svantaggio della perifericità che, fatalmente, trasforma il già difficile mestiere di scrivere, nel più difficile mestiere di vivere."" -
Reggio e i miti della Magna Grecia
I disegni presentati in questo volume sono rappresentazioni di un ""mito"""" ripensato, fatto di archetipi e visioni classiche che non hanno un tempo definito, che non privilegiano una temporalità e una fisicità legate al contingente. Sono un racconto, in cui le diverse interpretazione degli autori acquistano autonomia espressiva, diventando una collana di componimenti poetici che sembrano tendere ad una serialità tassonomica senza mai volerla raggiungere a pieno. Vengono elaborate sottili e raffinate sequenze di disegni in un febbrile laboratorio architettonico che indaga i linguaggi del mito dei luoghi della Magna Grecia. Reperti formali di credenze perdute, fanno capolino nelle immagini definite da un perimetro netto in un'atmosfera disincantata, in cui si alternano nuvole immerse in stupefacenti profondità, su cui si accavallano sagome di mura di fortificazioni poderose e turrite, dove si aprono diversificate immagini, spalancate come fauci in un Mediterraneo, culla del mito. Un racconto che ci trasporta lieve e senza scosse, tra Reggio e l'area dello Stretto, un racconto che diventa penetrante, che si avventura nella rappresentazione simbolica dei miti e dei guardiani dello Stretto, che scava nell'anima dei personaggi, delle figurazioni antropomorfe e nei volti che si esaltano in primi piani ieratici o in profili saettanti che si fanno carico di una responsabilità che li agghiaccia, fissandoli in una maschera divina e quasi universale. Un racconto scritto a quattro mani che ci trasporta dentro le onde dello Stretto che diventano una metafora globale che come un """"edificio"""" esposto alla contemplazione, racchiude una velata totalità."" -
Sulla mia vita. I vissuti, le amicizie, gli amori
La disabilità ""limiti reali o etica culturalmente retriva e codina""""? Questa è la questione fondante del libro. Ed è attraverso il racconto di avvenimenti reali, e di vita vissuta che si cerca di dipanare il filo di tutta la vicenda che concerne la vita dell'autore. Certamente la disabilità acclara e rende evidente nonché chiaro agli occhi di tutti """"inabilità e fragilità"""" proprie del soggetto disabile. Inabilità e fragilità che dovrebbero contrassegnare lo status e la vita di tutti gli uomini. Eppure talvolta non è così; difatti nella società si tende a individualizzare e a fare del disabile un esempio di difformità in assoluto. In assoluto, perché del disabile si evidenziano solo le fragilità, che culminano nello stereotipo culturale del più """"debole"""". In questo libro si cerca di narrare come ciò sia superficiale e privo di fondamento. Ovviamente, il disabile ha un vissuto più """"profondo"""" e impervio rispetto a quello che di solito volgarmente si definisce """"normodotato"""". Un percorso di accettazione e di comprensione di se stesso, che conferisce alla vita una maggiore galeropia ed acutezza visiva, che oltrepassa quei limiti apparentemente insormontabili. Ma il disabile come tutti ha una vita che va oltre i più insuperabili limiti. Il disabile vive e convive con gli amici e gli amori. E se fosse solamente un maledetto preconcetto o un pregiudizio retrivo la disabilità? Ovvero in altri termini, il problema è forse l'etica del mondo in cui per dirla heideggerianamente siamo """"gettati""""? Una cosa è certa Amor omnia vincit, ovvero l'amore vince su tutto, anche sulle più ardue e fosche vie della vita."" -
Un cuore in fondo al mare
Elena è una donna che ha conosciuto talmente da vicino le amarezze della vita da rimanere disillusa nonostante l'età ancora giovane. Ha subìto violenza dall'ex compagno, ha vissuto la delusione di un'esistenza che via via le ha spento il sorriso e l'unica ragione per andare avanti è il figlio Gioacchino, un adolescente buono e vivace che nonostante le ristrettezze economiche non abbandona il sogno di poter studiare per diventare un professionista. Soffriranno ancora molto insieme, ma forse, alla fine, ne varrà la pena. -
Da figlia a madre
"Costruita sul gioco, mai banale, degli affetti, è un'opera di memoria, di rievocazione autobiografica, di osservazione e celebrazione della realtà. Attraverso una registrazione attentissima degli aspetti più nascosti e più sensibili della quotidianità l'autrice arriva ad approfondire, pagina dopo pagina, a vicenda di sentimenti ed emozioni, quello che per molti di noi è solo il ripetersi giornaliero, la vita d'ogni giorno nei suoi aspetti più comuni e dimessi. Questo romanzo ha i modi di un realismo aneddotico che si nutre della coscienza critica della scrittrice che fa delle proprie esperienze di vita avventure introspettive e spirituali."""" (dalla prefazione di Ilda Tripodi)" -
Videmus nunc per speculum
"[...] Va detto in via preliminare che quella di Barberio è una poesia colta, che interpella perentoriamente e costantemente le capacità ermeneutiche del lettore, indotto a confrontarsi con l'ampia e variegata memoria mitico-letteraria e culturale che le è sottesa e ad orizzontarsi in complessi incroci intertestuali che testimoniano la singolare propensione dell'Autore per l'avventura intellettuale. [...] Poesia colta, si diceva, che attinge materia non solo dal repertorio intertestuale per dir così tradizionale, ma anche da forme creativo-espressive a buon titolo ormai entrate nell'immaginario contemporaneo, quali la narrativa fantasy, il fumetto, il videogame. Quanto al gusto citazionista più o meno esibito a seconda dei casi, va collegato evidentemente ad una ben nota tendenza del postmoderno e del post-postmoderno, alla quale va ascritta altresì la commistione dei più diversi stimoli ispirativi, peraltro assunti in una dimensione di originale rielaborazione"""". Dalla Prefazione di Francesca Neri." -
Parlami di felicità. Affetti, emozioni, sogni. Antologia di una vita in versi liberi
"Avviso ai lettori se vi aspettate versi che dicano cose magniloquenti o solenni, la vostra lettura finisce qui. Non grandi cose. Poesia «applicata», piuttosto. Non assoluta. Non sono poeta di vaglia o di cartello. Meglio, poeta che sbaglia. Una poesia, la mia, applicata alla vita. La mia. Una piccola antologia di cose vissute. Di persone conosciute ovvero persone che conosco e che continuerò a conoscere. Nella economia di queste poesie libere vi è un divenire irregolare, uno scorrere che non sempre rispetta la cronologia sebbene la prima poesia riporti la data e il luogo dove avvenne la stesura (un vezzo giovanile che ho lasciato tale e quale). La volontà, anzi necessità, sta nel confrontarsi con coloro che vorranno «leggermi» in questi versi. In questa radiografia della mia vita in forma di poesia. Applicata, appunto. Anche ai luoghi. Alle città. Ai quartieri. Alle trattorie. Alle osterie. Ai teatri. Alle stazioni. Non grandi cose. Piccole. Circostanziate. Raccontate col cuore in mano e la penna dispersa nello zaino. Tastiera e monitor. Monitor e tastiera. Ora anche col cellulare. Il verso, quando scappa, scappa! Altra necessità. Soppesare le frustrazioni della vita di tutti i giorni e applicarle in versi liberi trasformandole in entusiasmi (possibili). Il titolo e il sottotitolo indicano un programma preciso. Un atteggiamento, nei rapporti con gli altri, che potrebbe perfino risultare rivoluzionario. Una rivoluzione dettata dalla necessità quotidiana di essere presente dove è utile e necessario. Una parola. Una poesia. Una storia. Anche semplicemente un appuntamento. Anche semplicemente condividendo lo stesso tavolo e brindando con un buon rosso. Più di questo non so fare"""". Francesco Cento" -
Vocabolario bagaladese. Bagaladese-italiano, italiano-bagaladese
"Bagaladi ha una storia, soprattutto linguistica, degna di essere conosciuta e studiata. I bagaladesi ne prendano sempre più coscienza. Fanno parte di una comunità che ha elaborato nel corso dei secoli un linguaggio chiaro, ricco, significativo ed espressivo, non disgiunto da modelli di vita, regole comportamentali e modi di intendere, che la rendono speciale. Il concetto di comunità si fonda sull'assunto di comunione, che si realizza per mezzo della comunicazione. [...] Sin dai primordi l'uomo ha sempre cercato di comunicare. Tutti i popoli hanno sviluppato un linguaggio, dando un nome a tutte le cose visibili e invisibili. Hanno creato la parola. Bagaladi non è stata da meno. Ha creato 'a palora'. Questo è il primo segno della originalità e quindi della differenza del linguaggio bagaladese, che lo rende singolare. Nello stesso tempo circoscrive e identifica il bagaladese come parlato legato a una determinata area geografica e nel nostro caso nell'estrema punta della Calabria. Il bagaladese ha le sue specificità, ma condivide molto con i territori circostanti. Questo è un vantaggio notevole, perché permette agli abitanti del circondario di capirsi e quindi di interagire. La lingua è vita, è umanità, è pensiero. La lingua è tutto. L'uomo nella sua aspirazione a migliorare la qualità della vita è riuscito a risolvere un problema enorme. È stato capace di trasmettere il suo parlato non solo con chi veniva a contatto diretto. [...] Il presente lavoro riguarda soltanto l'elencazione delle parole e il loro rapporto con l'italiano. [...] Non riporta la sezione fonetica, perché fonetica e morfologia coincidono. Si parla come si scrive. [...] Quello compiuto da Francesco Romeo è stato un lavoro difficile. Ha acquistato benemerenze perché ha gettato le basi, per poter andare oltre. È stato un lavoro notevolissimo. Prendiamo atto che è stata fatta un'operazione di ricerca enorme."""" (dalla prefazione di Fortunato Mangiola)" -
Eros-Ethos-Logos: tre dimensioni, una persona
La persona è un ente-in-relazione. Tale concetto è il filo rosso che attraversa questo saggio, in cui la persona è presentata come una tri-unità inscindibile costituita dall'eros, dall'ethos e dal logos e che si inscrive in una visione personalista esistenziale che si rivolge alla bioetica, alla sessuologia, alla filosofia, alla psicologia e alla teologia, con relative implicazioni anche in ambito educativo e terapeutico, secondo una concezione del sapere complessa e interdisciplinare. Tale concezione è in linea con l'idea di promuovere una definizione anti-riduzionista dell'essere umano, provando a tracciare in tal senso un possibile itinerarium antropologicum. Un itinerario consapevole dell'impossibilità di pronunciare una parola definitiva sulla persona, nelle cui profondità più insondabili ci si può provare a immergere solo rispettando quel mysterium di cui è portatrice e in cui risiede la sua irripetibile apparizione sulla scena del mondo e la sua meravigliosa pluridimensionale unicità. -
Sequestri. La trattativa Stato-'ndrangheta
"Venti anni dopo la pubblicazione del mio 'Sequestri' agli editori di Città del Sole è venuta l'[...] idea di ripubblicare quel mio saggio [...] e di far capire ai lettori di oggi cosa è stato questo nostro Paese e cosa siano stati soprattutto pezzi di questa Italia in anni bui, tragici, che hanno finito con il segnare in maniera più o meno definitiva l'immagine stessa della regione, al di fuori dei propri confini e al di là stesso dell'Italia... Questa rilettura, a mente fredda e lontana dagli echi della cronaca di quei giorni, settimane, mesi così serrati, serve anche per cercare di capire quanto di poco chiaro vi sia stato e ancora oggi vi sia nella gestione di tanti sequestri, soprattutto in Calabria. Una sorta di trattativa Stato-'ndrangheta che precedette quella più famosa tra Stato e Cosa Nostra, più o meno nello stesso periodo? Il dibattito è aperto, come vedremo."""" (dall'introduzione)" -
Venezia siamo stati noi
"Jop racconta di un popolo giovane e sconnesso che viveva un tempo a Venezia, con una libertà ben radicata in una terra che promette solo lo scherzo grandioso di essere al mondo e di poterlo godere, due cose che sono un fatto e un diritto."""" (dalla prefazione di Furio Colombo)" -
Fuori posto. Catalogo mostra d'arte
"Fuori posto sono i giovani in questo tempo che celebra il culto della giovinezza, ma non ama i giovani. Fuori posto è chi non li ama perché non sa misurarsi con il futuro. Chi misura tutto è l'uomo, ma chi sono i giovani? In una società consapevole che ha cura di sé i giovani hanno al massimo vent'anni, perché essere giovani non è una posizione anagrafica, ma neanche una condizione perenne, una circostanza imposta da condizioni sociali, è un momento del nostro sviluppo che ci appartiene e che pretende di essere vissuto degnamente per dare un significato alla nostra esistenza. Perché ciò accada è necessario che i giovani possano trovare un proprio posto per fare e per sbagliare, trovare un senso alla misura. Il nostro compito è osservarli con attenzione, comprende le loro idee, i loro sogni, conoscere la loro posizione, stare al nostro posto. Le figure che animano le loro opere suggeriscono identità che non si danno compiutamente e sembrano ritrarsi allo sguardo in attesa di giudizio. In questa indefinita sospensione attendiamo il compimento dei racconti fin dove saprà spingersi la profondità dei loro sguardi per ristabilire una nuova alleanza e dare maggiore forza alla loro voce, perché tutto possa ritrovare il proprio posto"""". Francesco Benedetti" -
Arnoldo. La storia semplice di un uomo che ha inventato il futuro
Arnoldo Gasser ha inventato il futuro, perché il futuro ha sempre fatto parte della sua esistenza, un tracciato che l'imprenditore nato ad Appiano ha percorso con decisa irruenza e anche, se si vuole, con quel pizzico di sregolatezza che, in fondo, è tipica degli uomini geniali. Gli inventori del futuro. Un uomo proiettato costantemente al domani, ma con i piedi ben piantati in quelle radici tirolesi dove tradizione, usi e costumi, tramandati di generazione in generazione, rappresentavano e rappresentano per Arnoldo una identità fondamentale. -
Arnold. Die einfache Geschichte eines Mannes, der die Zukunft erfunden hat
Arnoldo Gasser ha inventato il futuro, perché il futuro ha sempre fatto parte della sua esistenza, un tracciato che l'imprenditore nato ad Appiano ha percorso con decisa irruenza e anche, se si vuole, con quel pizzico di sregolatezza che, in fondo, è tipica degli uomini geniali. Gli inventori del futuro. Un uomo proiettato costantemente al domani, ma con i piedi ben piantati in quelle radici tirolesi dove tradizione, usi e costumi, tramandati di generazione in generazione, rappresentavano e rappresentano per Arnoldo una identità fondamentale. -
Dolce incanto
È una raccolta di idee, storie, poesie, favole e schizzi autobiografici e costituisce una riflessione che il maestro compie sul suo ricchissimo mondo dell'arte. Un cantastorie diverso da ogni altro ancorato alla sua missione: comunicare la verità, la bellezza dell'universo e il grande dono della vita. Nelle pagine di questo libro, racconto momenti vissuti, storie, favole, riflessioni che hanno affollato la mia mente. E tutto questo si è reso possibile grazie a un sogno reale. -
Sensazioni. Raccolta poetica
Immagini sublimi catturano lo sguardo del lettore nelle pagine di Sensazioni ma sono le parole ""scivolo per tuffarsi nei sogni"""" atte a """"scoprire l'essenza dell'essere"""". Per Antonio Pileggi è due il numero perfetto come gli occhi, i binari, le mani che cullano un bimbo, due anziani lungo il viale, come i mari che lambiscono le coste calabre lo Jonio e il Tirreno, sulle cui acque il poeta ci fa ammirare albe e tramonti nelle splendide fotografie per poi raccontarceli nei suoi versi. Non mancano i ricordi della nonna, dell'adorato padre, figure di un cammino apparentemente interrotto che mira a essere ripreso in quella dimensione d'Infinito ove """"il mondo dell'Io e il mondo reale si fondono"""" ove il cuore e la mente, la terra e il mare, il cielo e la terra, il sogno e la realtà, il romanzo e la poesia s'incontrano per ripetere a un figlio, a un uomo, a un poeta un'esortazione """"sii forte"""". Traiamo dalla raccolta poetica un un insegnamento che supera le sensazioni per diventare punto fermo imprescindibile, una frase scritta non sulla sabbia o affidata al vento ma incisa nel cuore a lettere di fuoco. Perché lì resti per sempre. Come queste poesie che vogliono restare, fermarsi, """"custodite in uno scrigno, preservate dal tempo, per viaggiare oltre il domani"""". Dalla Prefazione di Daniela Rabia"" -
Una università per Reggio Calabria
"Scorrendo le pagine del racconto di Aldo due aspetti emergono evidenti, vale a dire che la vicenda si svolge in un tempo lungo e che è fortemente segnata dalla sua intensa e continua attività nel seguire i lavori di costruzione della nuova sede universitaria a Feo di Vito. Il tempo copre gli anni che vanno dal compimento dei suoi studi liceali alla fine degli anni cinquanta fino al 2012, un tempo che a partire dalla metà degli anni ottanta si intreccia con la mia presenza nell'Università di Reggio Calabria... Lo scenario di fondo di queste vicende comuni è stata dunque l'Università di Reggio Calabria che, come Aldo racconta, una volta diventato Rettore ho voluto che si chiamasse Mediterranea, e così da allora è conosciuta... Certamente la svolta decisiva fu la mia elezione a Rettore nel 1999. Ero stato sollecitato a candidarmi dal Rettore uscente Rosario Pietropaolo e con il suo sostegno ottenni una larga maggioranza... Pietropaolo era stato un ottimo Rettore al quale si deve in larga misura il decisivo avanzamento nella costruzione delle nuove sedi dell'Università... Tuttavia non potevo assicurare la continuità con la sua gestione, per la semplice ragione che avevo un'altra idea di cosa dovesse essere la nostra università, un'idea che avevo espresso chiaramente nel programma elettorale che avevo presentato e che si basava su due capisaldi: trasformare l'università da luogo periferico dell'Europa in luogo centrale del Mediterraneo e riannodare i rapporti con la città e le sue istituzioni..."""" Dalla Prefazione di Alessandro Bianchi." -
Goccia di pece
"Le poesie di Sestito, scritte in un linguaggio semplice, sono ricche di riferimenti intertestuali e rimandano a una sapienza primigenia, dove l'eleganza del verso e il piacere della lettura si accompagnano a una introspezione nella quale le domande che l'uomo neolitico si poneva osservando i corpi celesti si radicano nel pensiero dell'uomo moderno, ancora irrisolti, e agiscono in chi li legge come un caleidoscopio, trasformando la banalità del quotidiano in un epifanico spettro di colori""""."