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Io scelgo la primavera
Isabella Serafini è un'artista di questa nostra epoca travagliata da sofisticazioni assurde, incontrollate, che si estranea da esse rivelando una voce arcaica, remota, classica. Possiamo confrontare i suoi versi a quelli di una stagione della poesia antica perché notiamo un inconscio ritorno, di livello profondo, alle aperte e spontanee emozioni dei poeti ""nuovi"""" d'epoca romana. Le incisive, passionali vibrazioni della poetessa si rivelano libere e, senza veli, non hanno la maschera artefatta dei poeti ermetici dei recenti anni; quelle vibrazioni sono la reale espressione della sua purezza d'animo e di mente, fuori dal nostro tempo. Dopo aver letto i suoi versi, si è toccati da tenera commozione per quegli impulsi che l'autrice dirige verso il pianeta dell'Amore, popolato da coloro che le sono vicinissimi, come i suoi due figli e la madre, alla quale dedica versi tenerissimi. E come i poeti antichi, la poetessa di Todi elogia le amicizie sincere e consolatorie, ed è profondamente devota alla natura e alle sue creature."" -
Re-birth. Purpureo
Ambientato tra l'Europa e gli Stati Uniti, per l'esattezza New York, ""Re-birth"""" primo capitolo della saga di Purpureo, non è altro che un mix tra destino, psiche, passioni e amore; la storia prende vita in un contesto fantasy-horror che rispetta i canoni tradizionali dell'essere vampiresco. Lo stile narrativo fuori dal comune, il linguaggio moderno con pizzichi rinascimentali, si adatta ad una storia il cui svolgimento è altalenante tra diversi secoli. """"Quando un morso incontra un sorriso"""" è la spiegazione più adatta a questo testo, in cui i climi cambiano dal tetro all'ironia a secondo di ogni personaggio, sottolineato dal concetto di dualismo che regna dalla notte dei tempi."" -
Sonorità liquide. Ediz. illustrata
Così come i generi artistici si nutrono di contaminazioni che rendono difficilmente catalogabili le opere nei vecchi cassetti del mondo dell'arte, così questo di Luciana Ricci Aliotta si allontana dal vecchio genere del catalogo, come siamo abituati ad intenderlo, per avvicinarsi maggiormente alla dimensione colta del libro. In linea con l'idea fondante della Collana Passeur, l'artista ci accompagna sul confine fra l'arte e le parole, alla ricerca di un nuovo rapporto sinestetico che, nella dicotomica forma che va assumendo pagina dopo pagina, si snoda in due narrazioni parallele... -
Giardino
Saper proporre la poesia, da un punto di vista critico quanto da quello espressivo è una meta che Alex Caselli persegue con l'eleganza e la riflessività ormai perdute nell'ossessione contemporanea del ""pieno"""". La ricerca del giovane autore nasce da quando come collaboratore dell'Annuario critico di Giorgio Manacorda e Paolo Febbraro, comincia a redigere una sua idea teorica sullo stato della poesia italiana e a formare una sua precisa coscienza del dire poetico unita a una profondità di sguardo sul mondo. Caselli è uno di quei rari giovani autori che identifica la scrittura in forma di comunicazione precisa e millimetrica. Poesia come urgenza dell'oggi e della sete di parole in grado di restituire armonia allo spazio vitale. Caselli sa del tumulto a cui è sottoposto il mondo dell'arte e fa un scelta precisa, esistere per distinzione."" -
Art Hotel Europa
Un hotel di Brno, l'Hotel Europa. Più di trenta artisti di varie nazionalità che si ritrovano a respirare l'atmosfera intrigante e sensuale della città morava, alla ricerca di suggestioni volte ad indagare un solo tema: l'accoglienza. Tra loro, direttori d'orchestra e sceneggiatori di una quotidianità alterata, Andrea Penzo e Cristina Fiore si muovono tra i corridoi dell'hotel, ex palazzo dei servizi segreti comunisti, scandendo le giornate, dando informazioni e consigli, registrando ogni minimo indizio che possa servire da detonatore creativo. La documentazione appassionata di un'esperienza lunga un mese, il luogo dove restano le tracce dei progetti degli artisti e del loro laboratorio mentale nel tempo sospeso della distanza. Le stanze della condivisione, gli echi delle difficoltà linguistiche, le emozioni forti dell'esperienza. Un libro particolare, una sorta di reality-book, mezza via tra un romanzo e un'esperienza visiva. La storia per immagini e parole di una ricerca affrontata da mille punti di vista, sviscerata e sofferta, sul poliedrico tema dell'accoglienza. -
Entrare nel vuoto
Il vuoto di Bajec è una scelta ben determinata che genera una vita nuova anche se diversa dai canoni cogenti. L'occhio dell'autore riesce ad entrare nella vita degli altri senza fermarsi alle logiche vincenti dell'apparenza. I suoi istinti omicidi si fermano alla mente e vengono scaricati nella cartella: cancella. Mentre acquistano importanza la ricerca di un'identità - quella ebraica - in un primo tempo cercata nelle botteghe basse di ghetti e poi rimescolata in un intimo che non può essere obliterato. La natura è il secondo fine di questa ricerca che trova nella risposta di una lingua ibrida di origini e di appartenenze un approdo. Non vince un genere sull'altro, né uno schema. La vita percepita deve essere raccontata prosaica o lirica che sia. È questo l'approdo finale di Bajec: non c'è vita - di qualsiasi natura - se non nel racconto filtrato, dove attraverso la sua voce isolata, c'è un'eco del fatale isolamento di ognuno di noi. -
Tra fango e neve. Ediz. illustrata
C'è una sorta di meraviglia, un misto di stupore ed incanto. A guardare le opere di Milena Nicosia, la sensazione di una morbida ipnosi si allarga allo sguardo, parte da profondità infinite lì sul fondo delle tele, e di sovrapposizione in sovrapposizione, attraverso le trasparenze e poi l'opaco filtro di una posatura, si ripercuote fin sul filo d'aria fra il quadro e l'occhio. Nicosia lavora su una vertigine, sul fascino delle ombre e della luce incidente, lascia che la realtà imprima le sue tracce di polveri e terre, costruisca immagini e suggestioni con lo spessore lieve dei ricordi, con quello tenue e resistente delle emozioni. L'esperienza dell'artista si riversa a comporre elementi materiali e dell'immaginario, segni appartenenti ad una simbologia intima e soggettiva che è misura di archetipi familiari e contestuali, di modelli comportamentali e relazionali, di processi di maturazione e consapevolezza. È passione per la vita, desiderio di comprendere e cogliere il rilievo per ogni singolo istante vissuto, per tutti quelli da vivere. -
Le gradazioni del bianco
"Quella di Di Bella è davvero una lirica di mappature graduate, di pellicole e nervature: la metafora principale è una metafora della sottigliezza, della ramificazione, dunque della complessità... ma corporea. Ventosa e barocca insieme. Facile dire siciliana, sì, eppure, perché non dirlo? È una poesia, se posso usare una di quelle disinvolte familiarità che si permetteva Garboli, """"in camicia di lino"""". La poesia di un Quasimodo rinato dopo De Angelis, l'école du regard e il cinema sull'incomunicabilità. Però c'è poi un """"compromesso al centro"""" (di nuovo la Sicilia?): un certo tasso di cantato, descrittivo, narrativo, amabile. Eclettismo che può essere molto fecondo, e che forse spiega una particolare situazione (da paragonare a quella postermetica, per alcuni versi) della buona poesia italiana d'oggi."""" Matteo Marchesini" -
Visioni meccaniche
Un uomo che utilizza le passeggiate notturne come stimolo per una vita che non ha più nulla di personale. Il lavoro in fabbrica è il pretesto per dimenticare l'abuso di vizi incontrati nel rapporto con Napoli (città nella quale vive da poco), che gli concede continui mutamenti geo-sonori. Le metodicità della sua nuova vita strangola il fastidio d'inquietanti ricordi, che son diventati i reclami della sua coscienza. Così le persone ai margini della società, ai confini del buon senso, in una topografia delle perdizioni quotidiane, cornice della sua mondanità, diverranno visioni meccaniche di storie ingiuste, spinte in posti di privazioni e di umiliazioni. Storie che vengono dalla Siria, dall'Eritrea e dal passato di un genio, riconosciuto come tale solo dopo la sua morte. Queste visioni s'intrecciano alla realtà fatta di squallore e di meraviglia: simposi organizzati da un musicista (il Duca) pieno di vizi e di virtù, pronto a conceder con saggezza ogni tipo di degenerazione; un incontro con una donna, che pare rispettare la melodia e l'imprevedibilità del mare (Roberta). -
Rivelazioni. Ediz. illustrata
Il lungo percorso di Lydia Lorenzi trova una sua degna sintesi in questo volume che raccoglie parole e colori di un'artista la cui ricerca non si lascia sedurre dagli schematismi e dalle costrizioni stilistiche imposte dai dogmi del mercato dell'arte, ma si muove libera di esprimere se stessa, contaminandosi in continuazione pur senza mai cadere in facili accostamenti materici o cromatici. Lydia Lorenzi guarda in silenzio la natura, e se ne lascia attraversare interiorizzandola, in uno spazio in cui le forme e i colori vengono rielaborati, rinascendo liberi dagli schemi della quotidianità, per diventare assolutamente autonomi e senza vincoli concettuali. Così i contrasti di materiali e cromie sono figli delle emozioni. -
Il naufragio del Glorioso. Rist. anast. di Carlo de Luca, il Glorioso o il proletariato del mare. Napoli, 1878
Il drammatico racconto del naufragio (1873) del barco italiano ""Il Glorioso"""", costruito a Meta (NA), alla Marina di Alimuri, è preceduto da una discussione sulla penosa situazione della Cassa per gli Invalidi della Marina Mercantile e da una rara testimonianza sul famoso Caffè Fariello, presso la cappella degli Angeli Custodi, esclusivo ritrovo di comandanti e armatori metesi prima dell'apertura, nel 1890, della Casina dei Capitani."" -
Vicolo dei lavandai. Dialogo con-Conversation with Arnaldo Pomodoro. Ediz. bilingue
La chiusura degli spazi espositivi della Fondazione Pomodoro, in via Solari a Milano è la perdita, non solo per la città, ma per la cultura in generale, di un luogo che aveva un approccio intellettuale, nei confronti del rapporto attività-comunità, oggi ancora assai raro. ""Vicolo dei Lavandai"""" è un doveroso documento in forma cartacea di questo momento, perché le parole di Arnaldo Pomodoro e di Flaminio Gualdoni possano rimanere e diventare, per tutti, spunto di riflessione e di dibattito sulle potenzialità, ma anche sulle problematiche, con cui gli spazi espositivi contemporanei si devono confrontare. Il libro si conclude con una postfazione di Gino Fienga."" -
MAP13. Movimento artistico proattivo. Atto proattivo. Ediz. multilingue
Recenti studi scientifici dimostrano che il comportamento naturale dei fenomeni è non lineare, quindi caotico e praticamente impossibile da prevedere. Nello stesso tempo il caos ha un ordine che dà origine alla vita stessa. Dal concetto che tutto è in ogni cosa si muovono gli artisti del gruppo proattivo - Stefano Fanara, Eliana Re, Enzo Napolitano, Sergio Blatto - che con un rinnovato atteggiamento di ricerca e riscoperta delle cose sconosciute e misteriose all'interno e al di fuori di sé stessi, si dirigono alla scoperta delle proprie origini e verso l'essenza di ogni fenomeno o forma. -
In limbo
Nella mia stanza, in bagno in piedi davanti allo specchio, osservo il mio volto e mi chiedo chi sono. Cosa sto combinando. Quando succede vado avanti per un pezzo. Alla fine mi rispondo che sono uno fra tanti, che valgo quanto gli altri e che faccio quello che posso. È crudele: devo vivere la vita anche se non mi piace o mi piace a tratti o non mi piace per niente. Ma una cosa è certa: non sono giusto. Se fossi giusto avrei fatto di tutto per impedire al mio amico di andare in overdose. Lo avrei legato al letto e gli avrei impedito di assumere droghe finché non ne fosse venuto fuori. Invece ho fatto finta di niente. Se fossi giusto mi sarei fidato di Gioele dapprincipio. Non avrei messo in dubbio le sue capacità paranormali, mentre lui cercava di aiutarmi e per giunta senza chiedermi in cambio nulla. Se fossi giusto Angela non mi avrebbe abbandonato. Anche quando la riavrò tra le mie braccia (perché sono certo che andrà così) non me lo perdonerò mai. Sono fatto sbagliato. Ho la condanna di non riconoscere le persone che mi amano. Più ricevo attenzioni, più mi allontano da coloro i quali ne sono datori. E questo è quanto. -
Filo di pensiero. Dialogo sul mito con Laura Celentano
"Queste humanae litterae, dice Cicerone, sono anche il nostro conforto: nobiscum peregrinantur, rusticantur. Ci accompagnano sempre, indipendentemente dalla possibilità di letture. Qualche volta le letture per gli antichi erano qualcosa di più fastidioso, con quei grossi rotoli di papiro che era così difficile srotolare... ...e quindi le humanae litterae uno se le portava soprattutto dentro."""" (Prefazione di Vincenzo Aiello)" -
Gattosacco e i conigli geometrigli
Alla continua ricerca del gattosacco, il protagonista (il cacciatore della prima avventura: ""La cattura del gattosacco"""") si ritrova nel bel mezzo di una lezione un pò stramba dove tre conigli geometrigli discutono di numeri e forme. Età di lettura: da 6 anni."" -
Con-fine art magazine. International art magazine. (In) comunicabilità 2. Codici. Ediz. multilingue. Vol. 26
Non è sempre necessario davvero capire che cosa un'opera d'arte significhi. A volte basterebbe semplicemente disporsi a sentire, cercare l'empatia con l'espressione del significante, per non avere più la necessità di tradurre in parole quel significato sotteso. L'arte contemporanea è una fabbrica di traduttori di codici impossibili che cercano di mettersi tra noi e lei, utilizzando spesso chiavi false, per decifrare messaggi che talvolta non esistono, aprendo porte di stanze sbagliate e vuote che cercano disperatamente di riempire con fragili suppellettili rubate qua e là, in giro per questa casa in cui prima o poi tutti entriamo: la critica. -
Oltre il sentire. Ediz. illustrata
Doriana Freschi dipinge da sempre. La sua pittura, chiara e diretta, contiene messaggi poetici che trovano spunto nei soggetti più dissimili: da un cesto di frutta, a un bambino, da un paesaggio ad un sogno, realtà diverse che vengono tradotte in arte attraverso un linguaggio che parte da un figurativo 'classico' fino ad arrivare a toccare dei punti di surrealismo puro. Ma tutto sempre all'insegna del colore che riesce ad esprimere quei sentimenti di bellezza elaborati interiormente dall'artista e di cui si fa testimone e interprete nei confronti del mondo. Un colore materico e pieno che porta alla ribalta sensazioni forti, talvolta drammatiche ma sempre intimamente vissute e quindi coinvolgenti, capaci di trascinare l'osservatore nei luoghi lontani della sua poesia. -
Percorsi. Ediz. illustrata
La difficile selezione fra le centinaia di opere che compongono la corposa produzione di Bianca Brancati Carlevani trova in questo volume la sintesi attraverso un percorso ideale, che ci guida fra i diversi approcci che, nel corso di tanti anni di lavoro, hanno caratterizzato il lavoro di questa artista catanese. La linearità della visione del mondo è una cifra costante, che lega tempere, grafiche, olii e collages in un percorso quanto mai coerente e segnato dalla serietà della ricerca e dalla minuziosità dell'indagine artistica. La ricorrente attenzione al segno e alla verifica formale allontanano ben presto l'artista dalla necessità figurativa, per indagare ancora più a fondo le problematiche spaziali in un susseguirsi di scelte e soluzioni del tutto originali che sintetizzano con decisione la sua poetica: l'eleganza dell'essenzialità. -
Codamozza
"Codamozza"""" unisce la fabula ad un linguaggio fantasioso e cartavetroso, per riportarci il nostro vissuto quotidiano pubblico, che il cinismo dei media ci manifesta senza il candore di un possibile cambiamento. Un campo di sorci sorto in una Scampia, dove vivono i derelitti di questa storia senza speranze né sogni, nasconde la vita in corso di una Napoli reale ottenebrata dal potere. Saggese disegna con la storia dei due sorci amici-divisi - ma per quanto? - la parabola-apologo di una società disgregata, la nostra, che solo nella controluce di una vicenda animale - come in una striscia di 'Lupo Alberto' - può essere compresa. Si serve dei suoi amati animali che predilige perché rappresentano forse ai suoi occhi degli amici-sentinelle che ricordano a noi umani le nostre-loro fragilità, l'importanza di una solidarietà non dettata solo da debolezza, e la grammatica fisio-cognitiva della sofferenza, che noi abbiamo dimenticato. Fa questo servendosi di una lingua che usa le screziature di dialetto per magnificare l'espressività della parola: saporita e indicativa di un cammino per tutti noi. """"Perché al niente preferisco il dolore"""" (W. Faulkner)."