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L' erbario dell'abbazia di Montevergine
Di competenza del monaco era non solo la raccolta delle erbe sulla montagna del partenio, ma anche la gestione e la cura di un'area all'interno delle mura del convento, il cosiddetto hortus simplicium o orto dei semplici, dove si coltivavano erbe officinali semplici e composte, dopo un'accurata selezione delle sementi. La medicina monastica è stata da sempre considerata parte del dovere religioso: la preparazione di tinture, tisane, unguenti, sciroppi ma anche bevande e liquori a scopo degustativo ancora oggi molto conosciuti. Con circa 700 specie, l'erbario benedettino - già richiamato nell'opera del 1592 ""Phytobasanos siue plantarum aliquot historia"""" del fine osservatore botanico Fabio Colonna - rappresenta una testimonianza unica di grande valore culturale."" -
Un' opera per il castello 2016
"Un'opera per il castello, concorso nato per sostenere la giovane arte italiana e giunto alla sesta edizione, quest'anno ha invitato i giovani artisti a confrontarsi sul tema """"Le forme dell'abitare. Convivenza e interazione"""". L'opera vincitrice, la cura di Chiara Coccorese - formatasi all'Accademia di Belle Arti di Napoli - si inserisce nell'ottica di trasformare in """"dimora"""" un luogo di osservazione militare proteso verso il paesaggio urbano, com'è la garitta sul lato sud dei camminamenti. L'artista, connotandola con una nuova pelle superficiale, aggiunge tutta l'intimità di un luogo domestico vissuto al femminile. Proiettato verso il paesaggio urbano, offre un ulteriore punto di vista aperto sulla grandiosità dell'orizzonte napoletano e riconferma uno dei possibili ruoli rigenerativi dell'ambiente svolti dell'arte contemporanea"""". (Anna Imponente)" -
La rete dei saperi nelle università napoletane da Federico II al duemila. Vol. 2
Ripensare all'università a Napoli partendo dalla storia della straordinaria ""Rete di Saperi"""" che si è stratificata in questa città negli ultimi otto secoli. Una rete fatta di contaminazioni continue, innovazioni improvvise, cooperazioni e conflitti. Partire da una attenta analisi del passato per progettare il futuro. Capire che, nell'epoca della globalizzazione, rappresentare le identità aiuta a costruire mappe e a condividere percorsi, aiuta a vivere nel mondo con la consapevolezza delle proprie radici. In un momento in cui il mezzogiorno è al bivio tra un riequilibrio dello storico divario e una inarrestabile deriva, abbiamo l'ambizione che Napoli torni ad essere una capitale culturale nel mondo globale. E lo sia partendo dalla sua storica università così come Federico II la volle. Luogo di formazione di una classe dirigente all'altezza delle sfide dei tempi e crocevia di popoli e culture diverse. Una dimensione quanto mai attuale e necessaria. (Dalla presentazione di Gaetano Manfredi e Arturo De Vivo)"" -
La rete dei saperi nelle università napoletane da Federico II al duemila. Vol. 3: Greco e latino. Storia. Culture orientali. Lingua e letteratura italiana. Linguistica, filologie, letterature e l...
«...Ripensare all'Università a Napoli partendo dalla storia della straordinaria rete di saper i che si è stratificata in questa città negli ultimi otto secoli. Una rete fatta di contaminazioni continue, innovazioni improvvise, cooperazioni e conflitti. Partire da una attenta analisi del passato per progettare il futuro. Capire che, nell'epoca della globalizzazione, rappresentare le identità aiuta a costruire mappe e a condividere percorsi, aiuta a vivere nel mondo con la consapevolezza delle proprie radici. In un momento in cui il mezzogiorno è al bivio tra un riequilibrio dello storico divario e una inarrestabile deriva, abbiamo ambizioso che Napoli torni ad essere una capitale culturale nel mondo globale. E lo sia partendo dalla sua storica Università così come Federico II la volle. Luogo di formazione di una classe dirigente all'altezza delle sfide dei tempi e crocevia di popoli e culture diverse. Una dimensione quanto mai attuale e necessaria.» (dalla presentazione di Gaetano Manfredi e Arturo de vivo). Il terzo volume è dedicato agli istituti del sapere di greco e latino, storia, culture orientali, lingua e letteratura italiana, linguistica, filologie, letterature e lingue. -
La rete dei saperi nelle università napoletane da Federico II al duemila. Vol. 4: Medicina e chirurgia, scienze agrarie e veterinarie, scienze.
"Ripensare all'Università a Napoli partendo dalla storia della straordinaria rete di saperi che si è stratificata in questa città negli ultimi otto secoli. Una rete fatta di contaminazioni continue, innovazioni improvvise, cooperazioni e conflitti. Partire da una attenta analisi del passato per progettare il futuro. Capire che, nell'epoca della globalizzazione, rappresentare le identità aiuta a costruire mappe e a condividere percorsi, aiuta a vivere nel mondo con la consapevolezza delle proprie radici. In un momento in cui il mezzogiorno è al bivio tra un riequilibrio dello storico divario e una inarrestabile deriva, abbiamo l'ambizione che Napoli torni ad essere una capitale culturale nel mondo globale e lo sia partendo dalla sua storica università così come Federico II la volle. Luogo di formazione di una classe dirigente all'altezza delle sfide dei tempi e crocevia di popoli e culture diverse. Una dimensione quanto mai attuale e necessaria."""" [dalla presentazione del primo volume di Gaetano Manfredi e Arturo De Vivo]." -
Rosina Pignatelli. Vita di una principessa
Appassionata di musica e lettere, dotata di una cultura non comune per l'epoca, elegante nel portamento, di conversazione accattivante e dotata di fascino, Rosina Pignatelli - che in tenera età aveva sposato Diego Aragona Pignatelli Cortes, nipote ed erede del proprietario della cosiddetta casa Rothschild - accoglieva con modi raffinati e gentili i suoi illustri ospiti nella lussuosa e prestigiosa residenza, luogo di spicco nel mondo dell'aristocrazia napoletana a cavallo tra l'ottocento e il novecento. Il repertorio bibliografico, redatto da Cristina Liguori, offre numerosi spunti e curiosità: la trascrizione dei ventitré quaderni manoscritti conservati negli antichi armadi riportano i menù per i pranzi e i ricevimenti. Con meticolosa precisione, la principessa annota colazioni e pranzi di casa dal 15 febbraio 1914 al 16 gennaio 1952: le indicazioni scritte ai cuochi, le ricette dettagliate, il diario quasi maniacale degli ospiti, affinché non fossero ripetute le stesse pietanze, disegnano la storia del costume e del gusto. (Denise Maria Pagano) -
Le vite di Carlo di Borbone. Napoli, Spagna e America
Una visione complessiva, a cura degli studiosi italiani e spagnoli più autorevoli, della vita di Carlo di Borbone, sovrano, nel corso del secolo dei lumi, di Napoli, di Spagna, delle Americhe: un'indagine articolata, tra storia, politica, cultura, che mette in luce aspetti inediti della giovinezza di Carlo e del suo dominio sulle terre del 'nuovo mondo'. Figlio di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese, forte di una formazione di respiro europeo e delle esperienze regali plurali, Carlo lascerà un segno indelebile nella civiltà artistica e architettonica contemporanea, in Italia e nell'impero immenso ereditato dal padre. -
Evidence. A new state of art
"Il tempo della vita, del pensiero, delle visioni, di sedici artisti cinesi e sedici artisti italiani, tesse la trama di """"Evidence. A New State of Art"""", una mostra che vuole rappresentare una mappatura dell'arte attuale attraverso una strategia che mira a stabilire i rapporti di simmetria tra le ricerche dell'arte contemporanea in Italia e in Cina. Michelangelo Pistoletto, Giulio Paolini, Luigi Mainolfi, Liang Guan, Marisa Albanese, Eugenio Giliberti, Ma Kelu, Duan Zhengqu, Zhan Wang, Pierluigi Pusole, Botto & Bruno, Wang Shuye, Chen Giuzhi, Alberto di Fabio, Adrian Tranquilli, Paolo Grassino, Yin Chaoyang, Marzia Migliora, Ye Jianqing, Liu Bolin, Perino & Vele, Giuseppe Stampone, Li Hui, Domenico Antonio Mancini, Yang Xinguang, Elisa Strinna, Lu Song, Fabrizio Cotognini, Gi Lei, Liu Cong, Li Yan, Yu Linhan rappresentano figure fondamentali per un approccio fenomenologico allo studio del tempo, del luogo, e dell'identità dell'arte contemporanea cinese e italiana"""". (Alessandro Demma)" -
Murat. Napoli e l'Europa
"Il murattismo appare, in prospettiva, una forma politica del mondo morale, proprio del liberalismo meridionale. Così visse nella coscienza di coloro che lo considerarono come un progetto politico volto, soprattutto dopo il 1848, a immaginare le condizioni di rifondazione di una monarchia nazionale e costituzionale capace di salvaguardare l'autonomia del Regno. Così visse in uomini - Omodeo, De Ruggiero, lo stesso Croce - che, molto più tardi, vi ritrovarono ragioni di studio del passato e speranze per il loro tormentato presente"""". (Luigi Mascilli Migliorini)" -
The shower. Tadashi Kawamata. Ediz. illustrata
"Il mio lavoro è sempre site specific. I luoghi, le loro storie, i loro abitanti, sono sempre il centro della mia ispirazione. Quando sono entrato per la prima volta nel chiostro di Santa Caterina a Formiello la prima cosa che mi ha colpito è stata la luce che arrivava dal tetto trasparente attraverso il quale noi possiamo vedere - dall'interno del chiostro - la cupola della chiesa a fianco"""". Tadashi Kawamata è un tessitore di materiali, perlopiù legno di scarto, e di relazioni umane. il processo di realizzazione delle sue installazioni, composte di solito da bancali, cassette di legno, tavole, listelli, cartoni, vecchie sedie e mobili dismessi, prevede in prima istanza il coinvolgimento delle persone del luogo prescelto per progetti che, modificando temporaneamente la percezione dell'ambiente, hanno un'incidenza sulla vita dell'intera comunità. (Demetrio Paparoni)" -
Il restauro di Palazzo dei Camerlenghi a Venezia
"In un ambito come Venezia assume grande rilevanza un importante progetto di restauro e di ammodernamento di un edificio di epoca rinascimentale, visto il suo inserimento urbanistico nel cuore pulsante della città lagunare, in uno degli scorci maggiormente ammirati di tutto il mondo. La pubblicazione dei risultati del restauro del Palazzo dei Camerlenghi, quale sede della corte dei conti di Venezia, condotto fra il 2012 e il 2017, non vuole essere esclusivamente la celebrazione della bellezza e unicità della fabbrica cinquecentesca oggetto di questo intervento, ma vuole bensì fornire uno strumento di conoscenza e divulgazione dei risultati ottenuti, oltre che la testimonianza del rigoroso lavoro svolto dal provveditorato interregionale alle opere pubbliche per il veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige"""". (Dalla presentazione di Francesco Sorrentino, responsabile del procedimento)" -
Roberto Capucci. Spettacolo onirico
Oltre un centinaio di costumi, l'idea di una messa in scena onirica dove protagonista non è più la figura femminile - musa d'elezione di Capucci - ma la maschera maschile. Un pianeta dove l'uomo, scardinando ogni stereotipo, indossa guardaroba estrosi degni della fauna esotica di un serraglio rinascimentale, delle grottesche visionarie concepite dalla fucina di Raffaello: un caleidoscopio di ibridazioni che rende maestoso ogni portamento, i costumi immaginari simili ai travestimenti estemporanei di un redivivo dionioso e del suo corteo camaleontico. -
Franco Dellerba. Percorsi
"Quando esordisce nella seconda metà degli anni settanta sulla scena barese, Franco Dellerba si muove in un contesto denso di contraddizioni, in un territorio periferico dell'arte che però aveva già registrato alcune significative esperienze... Il suo primario riferimento, sin dalla seconda metà degli anni settanta, è la Puglia, naturalmente, non in un'accezione stereotipata, legata magari al paesaggio ancestrale delle murge o degli uliveti, Dellerba osservava il contesto antropologico, sociale, storico e architettonico in cui operava. Entusiasta delle ricerche di Ernesto De Martino, sul fronte degli studi antropologici, o di un Mario Cresci, sul fronte della fotografia di ricerca, si può considerare un artista concettuale, per la sua capacità ineffabile di spaziare, di osservare, di far proprie determinate istanze, e di confrontarsi con differenti artisti conosciuti lungo il suo percorso, da Sol Lewitt ad Alighiero Boetti"""". (Dalla presentazione di Lorenzo Madaro)." -
Lucia Ausilio. Dalla terra al cielo
Enormi teste bucano il terreno e si ergono prepotenti verso l'alto. Visi primordiali cresciuti forse ad altre latitudini che invadono uno spazio-tempo non loro, cercando un posto nella contemporaneità e sollecitando nuove prese di coscienza. Sono teste di progenitori, o forse di figure venute da un futuro lontano che in qualche modo si ricollega, nella magia della circolarità temporale, all'infanzia dell'umanità, quando il semplice guardare verso l'alto ci distingueva dalle bestie, ci apriva le porte del sogno, dell'emozione interiore. Attraverso la scultura, anche la forma-oggetto del bacino diventa per Lucia Ausilio un centro dell'energia, punto di snodo e di connessione tra alto e basso, tra radicamento al suolo e posizione eretta. Il bacino si fa coppa per contenere energie vitali, perché in questo luogo preciso del corpo converga tutto ciò che arriva all'uomo e da lui possa ripartire: la forza fisica e quella spirituale. -
La parola alle cose. Sentieri e scritture della natura morta (1922-1972)
"Se intorno alla metà del secolo scorso si è ripreso ad affrontare la pittura di natura morta con adesione meticolosa e, spesso, appassionata, non si può dire altrettanto per le lingue adibite a questo tema di gradimento universale e, insieme, di così ardua decifrazione. Il nostro esame di alcune scritture, prevalentemente moderne, sulla pittura di genere dal '600 al '900, nasce da quest'assunto; oltreché da vari pretesti. Uno è stato metter mano a uno spicchio della biblioteca di un conoscitore come Raffaello Causa (1923-1984)"""" (Stefano Causa). Di Raffaello Causa viene riproposto in chiusura il saggio """"La natura morta a Napoli nel Sei e nel Settecento"""" pubblicato nel 1972 per la """"Storia di Napoli""""." -
L' immagine invisibile. La tomba del tuffatore. Nel cinquantesimo dalla scoperta. Catalogo della mostra (Paestum, 3 giugno-7 ottobre 2018). Ediz. illustrata
"Che succede se un'immagine dipinta 2.500 anni fa per non essere più vista irrompe in una tradizione moderna antichistica e classicista per la quale essere comprensibile essenzialmente vuol dire essere visibile? Che ne fa una cultura come la nostra, per la quale è vero quello che è evidente e visibile, di un'immagine che è stata realizzata sulle pareti interne di una tomba a cassa, ermeticamente chiusa durante il primo quarto del V secolo avanti Cristo? La mostra racconta 300 anni di scoperte archeologiche e riletture dell'antico che spiegano perché, oggi come oggi, la tomba del tuffatore non si spiega. In una specie di 'archeologia dell'archeologia', il percorso di oggetti archeologici e opere moderne vuole illustrare il bagaglio scientifico, culturale, artistico e ideologico che ha fatto sì che dopo 50 anni dalla scoperta della tomba la questione del significato è ancora aperta."""" (dalla prefazione di Gabriel Zuchtriegel)" -
The invisible image. The tomb of the diver. Catalogo della mostra (Paestum, 3 giugno-7 ottobre 2018)
Che succede se un'immagine dipinta 2.500 anni fa per non essere più vista irrompe in una tradizione moderna antichistica e classicista per la quale essere comprensibile essenzialmente vuol dire essere visibile? Che ne fa una cultura come la nostra, per la quale è vero quello che è evidente e visibile, di un'immagine che è stata realizzata sulle pareti interne di una tomba a cassa, ermeticamente chiusa durante il primo quarto del V secolo avanti Cristo? La mostra racconta 300 anni di scoperte archeologiche e riletture dell'antico che spiegano perché, oggi come oggi, la tomba del tuffatore non si spiega. In una specie di ""archeologia dell'archeologia"""", il percorso di oggetti archeologici e opere moderne vuole illustrare il bagaglio scientifico, culturale, artistico e ideologico che ha fatto sì che dopo 50 anni dalla scoperta della tomba la questione del significato è ancora aperta. (dalla prefazione di Gabriel Zuchtriegel)"" -
Dalle gioie degli etruschi. Un dialogo contemporaneo. Ediz. illustrata
Sette grandi tappeti di lana e seta annodati a mano, realizzati in nepal, propongono temi e rituali della vita quotidiana degli etruschi, rivisitati attraverso gli occhi di Linde Burkhardt, artista e designer contemporanea. Accostate a reperti del museo archeologico nazionale - ospitato nei sotterranei del complesso monumentale di Santa Maria della Scala - le creazioni della Burkhardt creano una sorta di dialogo nel tempo attraverso un linguaggio contemporaneo. I temi che l'artista ripercorre e reinterpreta - il convivio, la danza, la ritualità, la divinazione, la figura femminile - trovano rimandi e assonanze precise e puntuali negli originali etruschi che li accompagnano, creando un costante contrappunto fra passato e presente, ma determinando anche un'atmosfera di esplorazione della cultura etrusca, dei significati, delle pratiche, dei costumi, dei legami con altre culture, quella greca in particolare. -
Carlo Sellitto 1580-1614
Risultato di indagini archivistiche minuziose e di una campagna di documentazione fotografica capillare, tra Campania, Basilicata e Puglia, la monografia riporta all'attenzione della critica e del pubblico la figura di Carlo Sellitto, protagonista - assieme a Battistello Caracciolo - del rinnovamento in chiave caravaggesca della pittura a Napoli nel primo Seicento, animatore di una delle principali botteghe artistiche attive in città, in rapporto con i maggiori esponenti dell'aristocrazia del regno. Un bilancio aggiornato degli studi sul naturalismo meridionale, attraverso il riesame di nodi fondamentali, il recupero di opere finora trascurate e la riclassificazione dei manufatti più noti: la fortuna dei modelli di Caravaggio, il ruolo degli altri artisti ""forestieri"""" e la loro mediazione, la resistenza delle tradizioni figurative locali."" -
Paestum. Dal cantiere al tempio. Guida al sito archeologico
"A Paestum esistevano tante di queste """"abitazioni"""" divine, come anche nelle altre città greche intorno al Mediterraneo. Il Tempio di Nettuno è solo quello meglio conservato. Accanto ad esso sorge la cosiddetta Basilica, il più antico dei tre grandi edifici dorici di Paestum (560-520 a.C. circa). Più a nord, oltre il foro di età romana che sorge sul terreno riservato all'antica agorà (mercato, piazza, dove nell'epoca greca si tenevano le assemblee e altri incontri), una piccola collinetta è coronata dal Tempio di Athena - l'unico di cui si conosce con certezza la divinità destinataria del culto..."""". (Gabriel Zuchtriegel)."