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Storia di Roma. Libri 3-4. Lotte civili e conquiste militari. Testo latino a fronte
Dei 142 libri che componevano l'imponente ""Storia"""" di Livio ne sono pervenuti solo 35. Con stile maestoso e scorrevole il grande storico ripercorreva le vicende di Roma, dall'arrivo di Enea in Italia ai funerali di Druso, figliastro di Augusto (9 a.C.), con l'intento di fornire all'Urbe, nel momento culminante della sua potenza e della sua gloria, un'esposizione artisticamente valida del suo passato. Il successo della Storia liviana fu enorme fin dall'antichità, non solo per il suo valore storiografico quanto per la visione d'insieme, che vede quasi prevalere gli aspetti artistici, letterari e morali su quelli puramente storici. Dopo il racconto della leggendaria fondazione e dei successivi due secoli di monarchia (Libro I), si passa (già nel Libro II, e successivamente nel III e nel IV raccolti in questo volume, e ancora nel V) alla rievocazione del periodo repubblicano, delle guerre contro gli etruschi di Porsenna e i popoli confinanti, della nascita ed evoluzione del conflitto sociale tra plebe e patriziato, della redazione delle XII Tavole, della presa di Veio, fino alla tragica invasione gallica culminata nel grande incendio di Roma del 390 a.C."" -
Le avventure di Huckleberry Finn
Huck Finn non è semplicemente un sognatore ribelle dotato di una fervida immaginazione, come l'inseparabile amico Tom Sawyer; è un vero emarginato: figlio dell'ubriacone del villaggio, è ignorante, maleducato, bugiardo e insofferente della vita civile. Per sottrarsi al padre disgraziato e all'«educazione» della vedova Douglas, che lo vuole «civilizzare» da quando è stato affidato alle sue cure, si unisce a Jim, uno schiavo di colore in fuga dai suoi padroni verso uno stato abolizionista. A bordo di una zattera i due discendono lungo il Mississippi, vivendo una sorta di idillio fluviale, minacciato di continuo dalla violenza degli uomini e delle istituzioni. Concepito all'inizio come seguito del Tom Sawyer, Le avventure di Huckleberry Finn (1885) acquista man mano la fisionomia di opera autonoma, quasi un prototipo del romanzo on the road che tanta fortuna avrà nella letteratura americana, in cui l'avventura picaresca si trasforma in un viaggio di iniziazione alla ricerca di sé e della libertà dai condizionamenti sociali. Introduzione di Enzo Giachino. Prefazione e traduzione di Giovanni Baldi. -
La lettera scarlatta
La vicenda si svolge nella Boston puritana del sec. XVII. Hester Prinne ha preceduto nel Massachusetts il marito, un anziano scienziato, e ha avuto una figlia, Pearl, da una relazione illegittima. Viene messa alla gogna e condannata a portare sul petto la lettera A (adultera), ritagliata ""in un bel panno scarlatto"""". Rifiuta di dire il nome del suo amante, ma il marito, sotto falso nome, si mette alla ricerca dell'uomo. Riesce a scoprirlo: è il giovane revederendo Dimmesdale, che soffre moltissimo, ma, per orgoglio, non vuole confessare. Pressato dal marito di Hester alla fine confessa pubblicamente la sua colpa, ma stroncato dall'emozione, muore."" -
Nathan il Saggio. Testo tedesco a fronte
"Nathan il Saggio"""" (1779) è il capolavoro di Lessing e della letteratura teatrale dell'illuminismo tedesco. Prendendo spunto dalla leggenda dei tre anelli, questa fiaba didascalica mette in scena il dialogo tra un saggio e ricco mercante ebreo, Nathan, il sultano di Gerusalemme e un cavaliere templare: dapprima divisi dalle loro diverse fedi, i tre riconoscono infine come la vera religione sia solo quella che rende l'uomo migliore. Infrangendo spavaldamente i canoni del realismo, Lessing consegna al lettore moderno una delle lezioni più alte che un letterato abbia lasciato e quella di cui oggi l'umanità - sempre più in bilico tra la luce della ragione e l'ombra degli estremismi e delle ossessioni identitarie - ha maggiormente bisogno. Sta a ciascuno di noi farla rivivere, in sé e intorno a sé. Perché Nathan è il poema della tolleranza religiosa, anzi, della tolleranza tout court. Introduzione di Emilio Bonfatti Traduzione e note di Andrea Casalegno." -
La bisbetica domata. Testo inglese a fronte
La vicenda di Petruccio, l'avventuriero veronese che sposa e riesce a soggiogare l'intrattabile Caterina, attirato soprattutto dalla sua ricca dote, è al centro di questo testo dalla comicità irresistibile, ricco di dialoghi arguti e spavaldi, resi con un linguaggio diretto e irriverente. La coppia dei due futuri sposi sa dispiegare una verve teatrale travolgente. Le loro liti furibonde, le loro diatribe, i loro diverbi fanno della Bisbetica domata una delle commedie più riuscite del repertorio shakespeariano. -
Poesie e prose. Testo francese a fronte
La parola è il fulcro attorno al quale ruota tutta l'opera di Mallarmé: una parola sensuale, evocatrice, densa di mistero e suggestioni, che allude più che descrivere, che annoda immagini e metafore in una lingua ricercata, al limite dell'oscurità, tesa fino a trasformarsi in partitura musicale nelle sperimentazioni più ardite, come la prosa ritmica diUn colpo di dadi non abolirà mai il caso (1897). Alla crisi del lirismo romantico, alla scoperta del Nulla, Mallarmé risponde con la sua visione del poeta demiurgo che aspira a riprodurre l'architettura dell'universo, con la ricerca ossessiva dell'opera totale, quel Libro ideale in cui ricostituire il mondo intero al quale dedicò per tutta la vita le sue migliori energie creative: una sfida estetica e metafisica alla legge del caso che governa l'esistenza e alle possibilità del linguaggio, vissuta tra ansia di esprimere l'assoluto e sentimento della propria inadeguatezza. Questo altissimo, sofferto concetto di arte è la grande eredità che il maudit Mallarmé ha consegnato al Novecento e che risuona in tante voci della poesia contemporanea, da Valéry agli ermetici. Introduzione e note di Valeria Ramacciotti. -
Giulio Cesare. Testo inglese a fronte
Con il ""Giulio Cesare"""", opera ch eprelude al periodo delle grandi tragedie, Shakespeare rivisita il conflitto esemplare e sempre attuale tra repubblica e impero, tra autoritarismo e democrazia, e magistralmente svela la dimensione teatrale delle politica, la sua retorica e la sua finzione. In questo dramma di carattere marcatamente politico ogni azione risulta inestricabilmente legata alla volontà di far prevalere le proprie opzioni ideologiche e alla conseguente necessità di persuadere il popolo per farlo aderire a esse. La storia si dispiega quindi come una grande arena della persuasione in cui la forza della parola, la simulazione e la dissimulazione forgiano i destini degli uomini."" -
Difesa di Archia-Difesa di Milone. Testo latino a fronte
L'operazione Pro Archia fu pronunciata da Cicerone nel 62 a.C. in favore dell'amico e maestro Licinio Archia, poeta siriaco incriminato di aver usurpato il titolo dicivis Romanus. Il grande oratore si muove qui nel proprio elemento: la prosa è distesa ed eloquente, la questione legale, sbrigata velocemente e con successo, lascia spazio a un appassionato elogio delle lettere e della poesia. Dieci anni dopo, l'orazione Pro Milone nella sua drammatica concitazione riflette invece uno degli snodi fondamentali della storia della tarda repubblica romana: il conflitto tra ottimati e populares. Diverso fu anche l'esito della vicenda giudiziaria: accusato di aver ucciso il capo della fazione opposta, Milone venne condannato all'esilio, e Cicerone, amico dell'imputato e ben noto partigiano del partito conservatore, persa la consueta sicurezza, riuscì a stento a finire la propria arringa, intimorito dalle grida degli avversari e dalla vista dei soldati armati schierati nel foro. Introduzione, traduzione e note di Annalaura Burlando Saggio critico di Mariangela Scarsi. -
Il ventaglio di Lady Windermere-L'importanza di essere Fedele-Salomé
Una delle più belle commedie ""leggere"""" del teatro mondiale: così scrive Guido Almansi a proposito di """"L'importanza di essere Fedele"""". Leggera per levità di stile, e tuttavia graffiante sul piano della critica morale e sociale. Ma lo spirito sferzante di Oscar Wilde attraversa tutte e tre le commedie raccolte in questo volume, capolavori di parodia nei quali, attraverso la porta del riso, entra subdolamente il più nero scetticismo. La loro carica anarchica, rivoluzionaria, estremista, si unisce a una capacità straordinaria di ritrarre la società inglese di fine Ottocento nella sua palese contraddittorietà, mostrando come anche il più rigido conformismo possa candidamente tradursi nel più scandaloso anticonformismo e come l'ubiquità della menzogna renda implausibile la verità."" -
Enrico IV. Parte seconda
La prima parte di ""Enrico IV"""" lascia un'impressione di vitalità esuberante, di ardimento individuale (nei personaggi) e creativo (nell'autore). Tutt'altra impressione suscita la """"Parte Seconda"""", che ha la stessa lunghezza di quella precedente, lo stesso numero di scene e la stessa struttura animata dagli stessi protagonisti. La differenza è che è rimasto un solo giovane, Hal, assente dal campo di battaglia, e i padri che si sono rattrappiti. Inoltre Shakespeare introduce altri due personaggi entrambi in là con gli anni: il Primo Giudice e il giudice di campagna Robert Shallow."" -
L'esclusa
"L'esclusa"""" (1901) segna l'approdo di Pirandello al romanzo. Pur vivendo ancora della sensibilità naturalistica dell'epoca, a cominciare dal tema dell'adulterio, tra i più frequentati dalla letteratura del secondo Ottocento, l'opera è già permeata del gusto del grottesco che avrà importanti sviluppi nella narrativa e nel teatro successivi. La vicenda di Marta, sposa ingiustamente accusata di tradimento, ripudiata dal marito, emarginata dalla famiglia e dalla collettività e poi perdonata quando l'adulterio viene realmente consumato, offre a Pirandello il pretesto per far emergere gli aspetti assurdi, contraddittori della vita, e denunciare i pregiudizi moralistici di una società abituata ad appellarsi ad astratti valori di facciata. Il gioco ambiguo del paradosso, caratteristico della filosofia pirandelliana, introduce nello sviluppo narrativo una circolarità che inganna le aspettative del lettore e riconduce la storia al suo inizio: come se nulla fosse successo. Ma la scommessa dell'autore è anche un'altra: sfiorare il tragico e rischiare il melodramma mantenendo gli occhi asciutti dell'umorista." -
Con gli occhi chiusi
Scritto al più tardi nel 1913, ma pubblicato solo nel 1919, ""Con gli occhi chiusi"""" è il racconto di una promessa di felicità irrealizzata e brutalmente tradita, la storia di una proprietà in rovina e di un amore sventurato, quello tra Pietro, giovane debole e insicuro, onesto ma ingenuo che finisce vinto dagli uomini e dalle cose, e Ghisola, figura di donna magnificamente ritratta nell'ambiguità dell'affetto e dell'inganno. La cecità cui il titolo allude, metafora del rifiuto di una visione atroce e intollerabile, non è solo del protagonista ma di tutti i personaggi, nessuno dei quali sa uscire dalla propria sofferenza e aprire gli occhi sulla realtà degli altri. Pioniere nel sondare le zone oscure della psiche umana, Tozzi compone una intensa ricognizione del profondo e della nevrosi ricca di suggestioni autobiografiche, con una narrazione asciutta, essenziale, a tratti violenta, illuminata da un vigoroso lirismo capace di cogliere la pena e l'angoscia del vivere. Introduzione e note di Giuseppe Nicoletti."" -
Troilo e Cressida. Testo inglese a fronte
Opera di sorprendente modernità e complessità, ""Troilo e Cressida - scrive Francesco Binni - è un capolavoro davvero caleidoscopico, insieme affresco cavalleresco e grande farsa caricaturale: tragedia che getta una luce spietata sul mondo dell'epica e che dalla scintilla provocata dal connubio shakespeariano di tragico e comico, sviluppa un discorso organicamente moderno sulle peripezie di un'identità che tuttora ci sfugge, e non solo sul piano discorsivo""""."" -
Anfitrione-Bacchidi-Menecmi. Testo latino a fronte
Sono qui raccolte tre commedie, probabilmente coeve e risalenti alla prima metà del II secolo a.C., giocate sul tema del doppio, sull'equivoco che può scaturire dalla presenza in scena di due personaggi simili e intercambiabili. Nell'Anfitrione, tragicommedia di inquietante ambiguità, Giove e Mercurio prendono i sembianti, con malizia e cattiveria, del protagonista e del suo schiavo, per vincere il pudore dell'amata di turno. Le Bacchidi sono una piacevole scatola a sorpresa, un gioco effervescente imperniato sull'inganno ordito da una coppia di sorelle. I Menecmi sono il prototipo della classica “commedia dei gemelli”, separati alla nascita e involontariamente rivali, fino alla liberatoria agnizione finale. In ogni caso il gioco degli equivoci è solo un pretesto: è lavis comica esplicita e prepotente di Plauto a fare di questi testi veri e propri capolavori del teatro antico. -
Uno, nessuno e centomila
In ""Uno, nessuno e centomila"""" «c'è la sintesi completa di quello che ho fatto e che farò» ebbe a dichiarare Pirandello. In effetti questo romanzo, che raccoglie gli sviluppi della sua opera drammatica ma che avrebbe potuto esserne il proemio, ha assunto nel tempo un significato insieme conclusivo e inaugurale. La parabola di Vitangelo Moscarda, che guardandosi allo specchio scopre la differenza tra l'immagine di sé che ha sempre coltivato e quella che gli altri ne hanno, per nulla unanime, anzi molteplice e frammentata, può essere considerata la più tipica delle storie pirandelliane. Immaturo e inconcludente, infantile e vanesio, Moscarda è un moderno antieroe del romanzo del Novecento: appartiene alla fitta discendenza del dostoevskijano «uomo del sottosuolo», è parente stretto dello Zeno Cosini di Svevo, e gemello di Mattia Pascal. Lo sgomento intollerabile che egli prova di fronte all'esperienza del suo io frantumato e cangiante lo condurrà all'isolamento e alla follia ma anche alla scoperta dell'infinita libertà di chi, senza nome e senza ricordi, muore e rinasce a ogni istante."" -
Don Giovanni o Il convito di pietra. Testo francese a fronte
Don Giovanni è forse la commedia più controversa ed enigmatica di Molière: presentata nel 1665, fu subito ritirata dal cartellone con l'accusa di empietà. Il celebre personaggio, che all'epoca di Molière era già entrato nella leggenda attraverso il Burlador de Sevilla di Tirso de Molina, vi è ritratto non solo come «gentiluomo malvagio e falso devoto», ma anche come un modello d'ipocrisia. Don Giovanni è Tartufo che, smessi i panni del credente, rivive sotto le spoglie dell'ateo. Egli non sfida il cielo con gesti clamorosi, ma pensa solo a ciò che può procurargli piacere e a questo fine è disposto, come Tartufo, a qualunque compromesso. Non ha la vitalità prorompente del seduttore mozartiano, non incarna l'eros del mondo: è cupo, triste e senza Dio, sprofondato in una solitudine senza redenzione. Con Don Giovanni Molière mette tra parentesi la metafisica e scrive una pura opera di teatro, luogo di gioco e di illusioni in cui, come in una fiaba, il meraviglioso prende il posto del trascendente. -
Maschere nude: Enrico IV-Diana e la Tuda
Andato in scena per la prima volta il 24 febbraio 1922, l'Enrico IV ebbe un successo immediato e segnò la definitiva affermazione di Pirandello come grande autore drammatico. Nella vicenda del gentiluomo che, in seguito a una caduta da cavallo durante una rievocazione in costume, crede di essere il grande imperatore di Germania Enrico IV e, una volta rinsavito, continua a simulare la follia per ridere di chi ancora lo ritiene pazzo, confluiscono molte delle ossessioni pirandelliane con una tensione e una solennità che non sono ancora maniera: il motivo della maschera ovvero l'immagine costruita con cui ogni individuo si presenta al mondo e a cui si attiene fino alla totale identificazione; il gusto della finzione e della messinscena; il contrasto tra l'essere e l'apparire che sconfinano l'uno nell'altro. Diana e la Tuda (1927), l'altra opera del drammaturgo raccolta in questo volume, affronta il tema dell'artista che non si fa scrupolo di sacrificare colei che è la sua musa e modella alle proprie velleità creative. Tuda incarna il rapporto tra Vita e Forma che il finale tragico della pièce ricondurrà a quello tra vita e morte. Introduzione di Nino Borsellino. Prefazione e note di Raffaele Morabito. -
La natura. Testo latino a fronte
Nel De rerum natura, pubblicato postumo da Cicerone intorno al 53 a.C., Lucrezio consegna alla posterità una fedele esposizione del materialismo epicureo, fonte essenziale per la riscoperta di questa dottrina a partire dal Quattrocento. Spaziando dall'infinitesimo all'infinito, il poeta ripercorre nei termini della fisica atomistica la genesi dell'universo e la storia dell'umanità. Ma soprattutto canta il coraggio intellettuale di Epicuro e la sua filosofia liberatrice, capace di emancipare l'uomo da desideri vani, false superstizioni, paure infondate, prime fra tutte l'angoscia della morte e il timore degli dei. Il poema si apre con una invocazione a Venere, simbolo della voluptas, l'energia genitrice che pervade la natura, e si chiude con la descrizione della peste di Atene: vita e morte sono i due poli dialettici non solo della realtà, ma anche della poetica di Lucrezio che sottopone la materia filosofica a una forte tensione emotiva e immaginativa. Filtrato da una dolente coscienza della condizione umana, il razionalismo epicureo assume in Lucrezio accenti drammatici, specchio dei suoi tormenti di genio solitario della letteratura latina. -
Bartleby, lo scrivano-Benito Cereno
La varietà delle esperienze e l'acuta percezione delle realtà storiche, la profondità del dramma morale che egli visse e la grandiosità fantastica, la complessità psicologica, la ricchezza epica con cui lo mise in scena, fanno di Melville uno dei protagonisti della letteratura moderna. Potenti raffigurazioni dei dilemmi dinanzi a cui dovrebbe fermarsi ogni umano giudizio, ""Bartleby"""" e """"Benito Cereno"""" sono racconti incentrati su figure quotidiane, antieroiche, che rivelano un disinteresse sempre più profondo per l'avventura: per questi esseri frustrati, inerti dinanzi al """"muro"""" della realtà, la maturità è silenzio."" -
Un reietto delle isole
La narrativa conradiana degli esordi, a cui appartiene ""Un reietto delle isole"""", è basata sulle esperienze dirette della vita marinara che lo scrittore condusse in gioventù. Questi romanzi vennero letti inizialmente, dai contemporanei, come storie esotico-romantiche. Ma le opere di Conrad nascondono una dimensione coloniale. La trilogia a cui appartiene questo libro presenta una curiosa combinazione di schemi tipici del romanzo popolare e di analisi anti-romantiche e disperate della corruzione morale. Nel romanzo, l'impresa coloniale britannica diventa metafora della violazione, sventurato passaggio verso il buio delle follia da cui è impossibile fare ritorno.""