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La seconda mezzanotte
Un romanzo visionario. Un libro ambientato nel futuro e rivolto al futuro, a quella speranza di vita che sgorga solo nel senso della lotta.rnrn«""La seconda mezzanotte"""" è soprattutto il romanzo del dopo. Dopo che l'Occidente è diventato uno spazio cavo riempito dalla crudele efficienza cinese, dopo che un'onda ha travolto ogni difesa, spezzato vite, sogni e speranze» – Antonio Gnoli, la Repubblicarnrn2092. Venezia – ricostruita da una multinazionale di Pechino dopo una terribile tsunami – è la Las Vegas della decadenza europea. Una folla di nuovi ricchi vi accorre per concedersi ogni vizio e, soprattutto, per assistere alle lotte tra gladiatori in piazza San Marco trasformata in arena. Gli ultimi veneziani, ai quali è stato proibito di riprodursi, vivono confinati in un ghetto. In questo parco giochi orwelliano dominato dalla violenza e dalla lussuria ci sono due uomini in rivolta contro l'orgia del potere: il Maestro, guida dei nuovi gladiatori, e Spartaco, il suo allievo. L'antica via dei ribelli li condurrà alla città delle donne. Antonio Scurati torna all'ispirazione degli esordi con un romanzo visionario. Un'avventura epica che fa i conti con la nostra crisi narrando di uomini in marcia dentro e contro l'onda distruttrice della storia."" -
L' intervista 1989-2009
«Fare interviste è come un prolungamento dell'università, perché ognuna è come una lezione privata tenuta da una persona eccezionale, su un argomento differente.»rnrnAlain Elkann ci ha abituati, ormai da tempo, ai suoi eclettici e affascinanti appuntamenti con i più noti protagonisti del nostro tempo. Questa nuova edizione con le interviste più recenti aggiunge una galleria di ritratti sorprendenti, che in un unico e coinvolgente racconto ci parlano delle passioni, della carriera e degli amori di donne e uomini eccezionali. Premi Nobel per la letteratura come Mario Vargas Llosa e Toni Morrison, politici come Giulio Andreotti e Shimon Peres si alternano ai nomi più prestigiosi della moda internazionale – da Giorgio Armani a Valentino, da Miuccia Prada a Calvin Klein – a miti del cinema come Marcello Mastroianni, Sophia Loren e Brigitte Bardot e a registi come Paolo Sorrentino e Robert Wilson. Personalità della musica e dello spettacolo – da Luciano Pavarotti a Lucio Dalla a Roberto Bolle – si affiancano ad architetti di fama mondiale – da Renzo Piano a Zaha Hadid – e ad artisti come Maurizio Cattelan e Michelangelo Pistoletto – a maestri della fotografia come Helmut Newton e Richard Avedon, a grandi italiani come Alberto Moravia e Indro Montanelli. L’autore parla con loro delle loro vite, collezionando le migliori interviste dalla fine degli anni ottanta ai giorni nostri, e regala ai lettori un mondo di personaggi altrimenti irraggiungibili. -
Nonna Carla
Una meditazione sul fatto che la morte ci coglie comunuque impreparati, lasciando dietro di sé un vuoto che nemmeno il tempo riuscirà mai a colmare.rnrn«Un libro diverso dagli altri di Alain Elkan, più intimamente sofferto, che si offre al lettore con una sincerità senza ripari» – Raffaele La CapriarnrnUno dei libri più intimi di Alain Elkann. Una storia narrata sotto forma di diario che indaga, con amore e con pudore, la malattia e la morte della madre. Dalle avvisaglie del male all'esperienza traumatica del reparto di rianimazione fino ai momenti conclusivi del funerale, accompagnato dalle rituali preghiere ebraiche e improvvisamente interrotto dall'apparire inatteso della cuoca napoletana Rosa, che dice: ""Signora Carla, voi sì che siete stata un pezzo da novanta!"""" Nonna Carla riposerà per sempre a pochi passi dalla tomba del suo amico d'infanzia Primo Levi nel cimitero ebraico di Torino. Parallelamente, l'autore ricostruisce il rapporto con sua madre, donna dal carattere forte, ma con molte fragilità, dalla generosità inestinguibile. Nonna Carla era legata ai nipoti, a cui è dedicato il libro, da un rapporto felice, profondo e insostituibile. Sono ricordi che emergono in punta di penna, da una scrittura semplice, precisa, che mette in luce un senso di ribellione e di impotenza da parte di un figlio davanti alla malattia e alla scomparsa della madre. Queste pagine sono una meditazione sul fatto che la morte ci coglie comunque impreparati, lasciando dietro di sé un vuoto che nemmeno il tempo riuscirà mai a colmare."" -
Hotel Locarno
Un romanzo ambizioso e personale, un'intensa storia d'amore e un punto di vista originale su cosa siano la scrittura e la felicità.rnrn«Elkann con la sua proverbiale abilità ci racconta una storia, anzi tre, abilmente intrecciate che sfiorano un luogo senza tempo: il Locarno di Roma» – Giuseppe ScaraffiarnrnConvinto di aver perso la libertà e l'ispirazione, un autore riflette con il suo analista sul romanzo che vorrebbe scrivere. Il protagonista del romanzo è Michael Dufay, un celebre critico d'arte, infelice perché consapevole di non aver mai trovato la donna perfetta, da lui sempre rincorsa. Negli anni, ha lasciato scivolare la bellissima Gabriela, avventuriera argentina erotica e affascinante, e la moglie Daisy, dolce ma irrisolta nella sua ricerca del successo. Michael però non si arrende, ossessionato dal desiderio di un'ultima possibile felicità. E se la felicità fosse Gloria, una donna inglese che il destino gli invia come un messaggio in una bottiglia, sotto forma di un annuncio sulle pagine del ""Financial Times""""? L'annuncio suscita in Michael un sentimento dimenticato da tempo, ma lui sa di non avere più il coraggio di sbagliare. Svicola quindi, fuggendo verso Napoli, che si scoprirà risolutrice di un equivoco. Lì un colpo di teatro verrà a sparigliare le carte... Infine, l'autore del romanzo ritrova l'ispirazione, la storia è conclusa e l'analista comprende che il suo paziente lo ha aiutato, in un ribaltamento di ruoli, a mettere a fuoco i segreti della sua vita."" -
John Star
Chi non ha mai provato il desiderio di cambiare vita, sparire, eclissarsi da chiunque, perfino da se stesso?rnrn«Goldberg incarna una nuova moderna versione del mito dell'ebreo errante, dell'individuo capace di rinunciare a privilegi e status sociale pur di conquistare una nuova dimensione spirituale» – Mirella SerrirnrnSulla soglia della maturità, deluso da un'esistenza che gli sembra inutile, il protagonista di questo romanzo abbandona tutto: la città nella quale ha vissuto, i figli, la professione, persino il proprio volto. Prima destinazione il Brasile, dove in una clinica compiacente lo trasformeranno in un altro: John Star è infatti la sua nuova identità, vissuta in una New York fatta di pochi isolati, labirinto in cui si rincorrono coffee shop, solitudini e fantasie di evasioni impossibili. E lì che John Star ricomincia a vivere e dove, quasi a disprezzo del proprio passato, si mette a fare il taxista, come Robert De Niro in ""Taxi Driver"""", dove va a ballare stancamente, come John Travolta in """"Pulp Fiction"""", dove incontra molte donne che gli scivolano tutte tra le dita, per distrazione o indifferenza. Ed è in quelle notti passate a guardare le televendite, nei giorni trascorsi a girare a vuoto che, quasi per caso, scrive un romanzo. Di successo. La storia potrebbe ricominciare dal punto di partenza. Ma non è quello che vuole John Star. Così, il lettore riprende a fuggire con lui, tra colpi di scena, capitali del mondo e monasteri remoti. Alla ricerca di un centro perduto."" -
Il Guerrin meschino
«Lui che oggi si sentiva un dubbio insidioso crescere nella mente: se il fine occulto del suo cercare fosse stato di non trovare...»rnrnSpettatore infantile dell'Opera dei pupi, poi garzone a bottega di un pittore di paladini, Gesualdo Bufalino si appassionò precocemente a duelli, incantesimi, amori che vedeva fiorire ogni giorno sugli sportelli dei carri e sugli ""scacchi"""" dei cartelloni. Lette le gesta di Guerrino il Meschino sulle pagine di un'edizione tascabile, ne fece il suo idolo di quegli anni. Qui il ragazzo di allora, nei panni di un anziano cantastorie dalla lingua arcaica e visionaria, guida il suo eroe di prova in prova, alla ricerca del padre ignoto e d'una lenta maturità, nelle intenzioni di un viaggio d'educazione travestito da fiaba cavalleresca. Viaggio e fiaba, però, si interrompono a metà, lasciando molti fili sospesi, sotto l'incalzare di un tempo che crede poco ai miracoli della finzione e all'amabile gioco delle parti cari alla convenzione romanzesca. Abbandonato dai suoi personaggi, all'autore non resta che arrendersi ai patemi del presente, agli scenari di cartapesta, alla """"mise en abîme"""" del suo cuore."" -
Il malpensante. Lunario dell'anno che fu
«Metà di me non sopporta l'altra e cerca alleati.»rnrnMalpensante è chi pensa male, tecnicamente parlando. Ma è soprattutto chi pensa il male e ne culla i nodi dentro di sé, senza risolversi a farne piazza pulita. Il titolo della presente raccolta sembra fare riferimento a entrambe le accezioni: al suo interno Gesualdo Bufalino ha raccolto aforismi, note, pensieri, goliarderie, malumori e umori, disposti a mo' di Barbanera retrospettivo e offerti al lettore. Uno zibaldone (o anche un diario travestito da libro sapienziale, un'opera dei pupi in bilico tra divertimento e passione) assai voluminoso in origine, da cui l'autore ha estratto solo le schegge con il guizzo di anticipi o riassunti delle sue più tenaci ossessioni, con la speranza che qualche lampo, sebbene livido e storto, si sprigioni dalle sue carte e induca un salutare sconcerto nel lettore benpensante. -
Finalmente ti scrivo
In un giorno qualsiasi davanti a un centinaio di lettere di Alberto Moravia sparpagliate sul letto, imparate ""quasi a memoria"""", ecco che, come scaturendo da una lenta e sotterranea maturazione, scatta nell’autrice di questo libro l’impulso a rispondere, a fare i conti con il passato.rn«Breve e intenso dialogo a distanza con suo marito Alberto Moravia, attraverso le lettere che il celebre scrittore scomparso nel 1990 le scriveva in ogni occasione» - Alberto Riva, Il Venerdìrnrnrnrnrn Da una parte un """"anziano romanziere"""", la sua fragilità, la sua travolgente passione e il suo timore di essere escluso dalla vitalità della compagna. Dall’altra, una donna """"scomoda"""", che ha esplorato dentro di sé e nei suoi riguardi con gli altri la struggente malinconia del vivere ma anche l’impulso prepotente ad accogliere ogni possibilità vitale. Dal caleidoscopio di incontri, fughe, conversazioni, sesso, amicizie, tradimenti, narrati sempre con una leggerezza in punta di penna, emerge alla fine una singola, emblematica frase di Alberto Moravia: """"Nessuno ti amerà mai come me"""". Carmen Llera, avventurandosi nelle pieghe del suo vissuto e mettendo a nudo se stessa con disarmante franchezza, ci offre una mappa del ricordo che non può condurre altro che a una trepidante domanda, che riassume il senso di una perdita incolmabile: """"Dove sei?"""""" -
Le regole degli amanti
«Hanno capito che cosa c'è di speciale nel loro amore: è che giocano, perciò fanno così sul serio.»«Yari Selvetella narra la storia dei due amanti attraverso i loro racconti, che si intrecciano come se fossero i diari di questa vita clandestina, erotica, di questo grande amore che ha deciso di essere palpitante e appassionante, rimanendo dentro la clandestinità» - Francesco Piccolo, la LetturaInnamorarsi da adulti è quasi sempre difficile. Quel sentimento irragionevole e luminoso espone al rischio del ridicolo, mette di fronte a scelte importanti. È quello che accade ai protagonisti di questo libro. Se, come scrive Javier Cercas, il romanzo è il genere delle domande, dal momento in cui si incontrano le vite di Iole e Sandro gravitano intorno a un solo interrogativo: come proteggere la felicità dell'amore dallo scorrere del tempo? Per superbia o per leggerezza, Iole e Sandro credono di avere una risposta da cui partire: sanno che cosa non vogliono. Desiderano fuggire la noia dell'epoca sazia di cui sono figli, non vogliono mettere in discussione i loro matrimoni, resi opachi dalla quotidianità ma illuminati da figli molto amati. Soli in mezzo al brusio del mondo, provano a immaginare un percorso che metta il loro sentimento al riparo dall'assuefazione, si impegnano a fare della loro coppia segreta il luogo di una continua ricerca e non un punto di arrivo. È intorno al sogno di un amore lieve che stringono un patto trentennale e definiscono un decalogo che li guidi, per sperimentare gli incanti dell'amore clandestino ma al tempo stesso vivere in pienezza alla luce del sole, con altri compagni, con i figli, lungo altre strade. Yari Selvetella mette in scena due protagonisti autentici, sconsiderati, in fondo egoisti, ritrae senza sconti la borghesia italiana di poche qualità sullo scorcio del nuovo millennio. Eppure attraverso le piccole miserie e le visionarie accensioni che segnano il percorso dei due amanti ci restituisce l'ardore di una donna e di un uomo animati da una profonda fede nelle parole, ci parla di un bisogno di intensità che ci commuove e ci riguarda, costruisce un'accorata indagine letteraria sulla possibilità di un grande amore oggi. -
Milano. Storia comica di una città tragica. I club, la malavita, il cabaret e la televisione
Milano è una città pratica, spesso brutale, e la sua praticità si riflette nell’umorismo dei milanesi: denti stretti e stoccata facile.rn«Un lavoro encomiabile. Di documentazione vera, quasi da giornalista d'inchiesta. Di personaggi o fatti descritti di cui ero anch'io a conoscenza, posso garantirvi la veridicità. E di cosa che non conoscevo mi ha incuriosito e divertito leggere, sapendo che per proprietà transitiva saranno altrettanto vere» - dalla prefazione di Claudio BisiornrnDai primi anni sessanta, all’indomani del piano Marshall e in pieno boom – quando il tipico panorama milanese era il profilo di una fabbrica oltre la nebbia, la città era il punto di arrivo di chi non aveva più speranze e l’imperativo era “produrre” – Milano ha alimentato la sua vena comica nei night club. Qui gli intrattenitori hanno importato il cabaret e negli anni lo hanno reso parte della storia della città. Qui è nato il Derby, che ha visto affermarsi grandi geni comici e ha dato un porto sicuro ad alcuni tra i più efferati malavitosi italiani. Da Jannacci ad Abatantuono, passando per Cochi e Renato, Teo Teocoli, Lella Costa, Aldo, Giovanni e Giacomo; dal seminterrato del Derby ai fasti dello Zelig; dai club alla televisione; dal cabaret alla stand-up comedy: una storia di vino, fabbriche, droga, poco di buono, nottate insonni e soprattutto comicità, attraverso più di trent’anni che hanno visto Milano cambiare, e con essa il suo modo di ridere. -
L' indicibile
Con questo libro salutiamo la nascita di una scrittrice, Gabriella De Fina, donna indomita e appassionata della vita. rn""Credo di aver sognato tutta la notte"""".""""Un sogno bello?""""""""Mi sembrava di volare, come se non ci fossero pareti.""""""""Dove sei andata?""""""""C'eri anche tu.""""""""Dove siamo andate?"""" dice Micaela sorridendo, su tutto di quel sogno.""""In un altro tempo.""""""""Quale tempo?""""""""Un tempo nostro, un tempo giusto.""""Due donne decidono di trascorrere una settimana insieme, in una casa di montagna immersa nel bosco, lasciandosi alle spalle i doveri, gli amori e anche un'altra presenza ingombrante nelle loro vite: la malattia. Sì, perché Micaela e Bianca si sono conosciute in ospedale, dove entrambe stanno curando il proprio tumore al seno. Ma per una settimana hanno deciso di vivere isolate da tutto, anche dal mondo """"dei sani"""": come se la loro condizione fosse la normalità. In questa atmosfera intima e un po' magica riusciranno a trovare le parole che normalmente sono tabù per chi è malato: per parlare del rapporto con chi si prende cura di loro, dei medici con le mani legate dai protocolli, dei sentimenti violentissimi che animano chi combatte per sopravvivere, dei farmaci dopanti, della sparizione degli amici, dei soldi, del sesso. Alle loro, misteriosa ma insistente, si unisce una voce amica eppure sempre pronta a discutere, a provocare: sembrerebbe una voce che abbia già compiuto il passo verso l'aldilà... Sarà forse grazie a lei che - durante sette giorni, come quelli della Creazione - Micaela e Bianca riusciranno dirsi l'indicibile."" -
Autobiografia di un perdigiorno
Più che un'autobiografia questo libro è un ritratto dell'artista da farabutto. L'unico ritratto sincero e spietato che un grande scrittore come Waugh poteva consegnarci.«Queste pagine che raccontano gli anni più divertenti, stravaganti e debosciati del giovane Evelyn rimangono esemplari nel loro genere. Viene da chiedersi come mai questo libro sia rimasto finora inedito in Italia» – Mario Fortunato«Un libro così, benché minore per natura e ambizioni, zeppo di tediose divagazioni genealogiche e di affettazioni decadenti, è quanto di meglio per farsi un'idea della vena straordinariamente proficua di uno dei massimi scrittori di lingua inglese e del suo piccolo mondo antico mai abbastanza rimpianto» - Alessandro Piperno, la LetturaPer i libri di Evelyn Waugh – il grande scrittore inglese di Ritorno a Brideshead, Declino e caduta e altri capolavori di eleganza e sense of humour – bisognerebbe inventare un genere diverso dal risvolto di copertina e mettere in guardia il lettore. Prendiamo questa Autobiografia di un perdigiorno (anno 1964) per la prima volta tradotta in italiano. Non aspettiamoci la solita autoglorificazione dello scrittore di mezz'età: Waugh ci accompagna prima a conoscere il suo albero genealogico zeppo di caratteracci e tipi bizzarri, poi passa a tratteggiare un padre vagamente ostile e una madre vagamente chioccia, ed ecco infine il giovane Evelyn così insicuro della propria vocazione letteraria e così malevolo verso se stesso da rasentare casomai l'autodiffamazione. Come scrive Mario Fortunato nella nota che introduce il volume, «la realtà per Waugh non è che la nostra fantasia ridotta ai minimi termini». Di conseguenza molti personaggi realmente esistiti – da Harold Acton a Anthony Powell, Nancy Mitford e tanti altri compagni a Oxford di una giovinezza scapestrata e parecchio alcolica, ripercorsa con divertimento e qualche nostalgia – assumono nomi fittizi e si trasformano in personaggi romanzeschi imprevedibili e capricciosi, dando vita a una girandola di situazioni degne della migliore letteratura umoristica del Novecento. Perciò in guardia, lettore: più che un'autobiografia questo libro è un ritratto dell'artista da farabutto. L'unico ritratto sincero e spietato che un grande scrittore come Waugh poteva consegnarci. -
Black blues
Una scrittura vivida e una trama serratissima per parlare di diritti e di giustizia in un romanzo che conferma Attica Locke come un'interprete del presente.«Un thriller superbo» – Los Angeles Times«Un linguaggio ricco e ammaliante» – New York Times«I romanzi di Attica Locke sono terribilmente vividi: il lettore respira insieme ai personaggi e cammina accanto a loro» – Seattle TimesIl Lago Caddo è un'imponente distesa d'acqua che si estende tra il Texas e la Louisiana. Come una creatura acquatica la sua sponda occidentale sembra dimenarsi in un reticolo di paludi, isolotti, bayous e canali che hanno osservato, accolto, nascosto, rubato le vite di chi è vissuto su quelle rive. Una sera d'inverno Levi King, nove anni, sta navigando da solo sul lago nella piccola barca del nonno. Ha fatto tardi da un amico e il sole ormai è tramontato, ma deve tornare a tutti i costi a casa, a Hopetown, prima che la madre si accorga della sua assenza. Ma non tornerà, né quella sera né il giorno dopo. I suoi genitori sono convinti che sia vivo e non vogliono arrendersi, ma il tempo passa e secondo loro la polizia non si sta impegnando nelle ricerche: il padre di Levi, Bill King, in carcere per omicidio – ha ucciso un uomo di colore ed è un membro della Fratellanza Ariana del Texas – decide di scrivere direttamente al Governatore dello Stato perché coinvolga i suoi uomini migliori nel caso. Ad affiancare la polizia locale viene quindi spedito Darren Mathews, Texas Ranger di colore che si è distinto per la brillante risoluzione di un caso poche settimane prima. Ma a Hopetown non basta un distintivo per mettere al sicuro un nero: in un clima di odio e intolleranza, Mathews si dedica all'indagine, che lo conduce nel passato della cittadina, al cuore della convivenza forzata tra nativi americani, schiavi liberati (o fuggiti) e la minoranza bianca che continua a dettare legge e si sente ancor più legittimata dal nuovo inquilino della Casa Bianca. Una scrittura vivida e una trama serratissima per parlare di diritti e di giustizia in un romanzo che conferma Attica Locke come un'interprete del presente. -
L'anno della scimmia
L'anno della scimmia è il 2016, l'anno lunare che porta con sé svolte inaspettate e passaggi esistenziali. Per Patti Smith diventa un anno di bilanci e separazioni.""Sentivo crepitare fuochi d'artificio a poche strade di distanza. L'anno della scimmia era cominciato e io non ero affatto sicura di come sarebbe stato"""".L'anno della scimmia è il 2016, l'anno lunare che porta con sé svolte inaspettate e passaggi esistenziali. Per Patti Smith diventa un anno di bilanci e separazioni. Mentre sullo sfondo si rincorrono le miserie della situazione politica americana, Sandy Pearlman, amatissimo mentore, è in ospedale, immerso in un sonno che preannuncia la morte; Sam Shepard, amico di una vita, arretra di fronte alla sla che si è già presa le sue mani; e lei sta per compiere settant'anni. Tra fotografie e frammenti onirici, pagine di diario e slanci poetici, incontri con personaggi reali e immaginari, i viaggi che scandiscono il 2016 diventano tappe di un percorso mistico, a tratti erratico, sempre intenso, sospeso tra sogno e realtà. Perché nell'anno della scimmia tutto è possibile."" -
Un mondo migliore. Ritratti
«Ammesso che la vita di ciascuno, al netto dei tanti tempi morti, sia una specie di romanzo, sono soprattutto gli incontri a renderne interessante la trama.»rnrn«... guarda da un'ora all'altra / come cambiano i colori: di grigio in verde, di verde / in freschissimo azzurro.» Questi versi di Vittorio Sereni (da «Un posto di vacanza», in «Stella variabile», 1981), racchiudono l'incanto di un luogo speciale: Bocca di Magra, che fu meta della villeggiatura estiva di un gruppo di scrittori, poeti, funzionari editoriali che hanno segnato il nostro secondo Novecento. È in larga parte qui che Silvia Sereni, figlia di Vittorio, sceglie di evocarli, consegnandoci ricordi brevi e intensi, tutti scritti ""in levare"""" eppure pieni di affetto, che restituiscono luoghi e personaggi in una luce vivissima. Da Fruttero & Lucentini a del Buono, da Isella a Pontiggia, da Gillo Dorfles con la moglie Lalla a Raboni che abitava al settimo del condominio di via Paravia dove i Sereni occupavano il secondo, da Laura Grimaldi al trio di Pippo, Vito e Donatella, amici nonché collaboratori di Vittorini: attraverso queste pagine ci accorgiamo che erano donne e uomini in cerca di bellezza, in cammino verso un mondo migliore; e ne proviamo un'acuta nostalgia. Accompagnano il testo alcuni ritratti pieni di vitalità tracciati da Giovanna Sereni, sorella di Silvia."" -
Taccuino di una donna timida
«È incredibile il numero delle cose tangibili che l'immaginazione ci nasconde, inferiore però sempre a quello delle cose più interessanti, non evidenti, che scopre.»rnrn«La delicatezza, il pudore, la sensibilità in persona» – Giuseppe PrezzolinirnrnTra il 1955 e il 1965 Orsola Nemi raccoglie bozzetti, pensieri e poemetti che documentano una vita trascorsa in grandi case zeppe di libri e di gatti, aperte su giardini e orizzonti nei quali la fantasia ha spazio per correre ed esprimersi. Curiosa, sempre incantata dalla natura, osserva avvenimenti del mondo vegetale e animale, che paragona a quello degli uomini e su cui fa riflessioni profonde; e insieme nota e annota i grandi avvenimenti mondiali facendoli suoi, commentandoli e interpretandoli. Che sia trasognata o caustica, lieve o lancinante, sceglie sempre una lingua meditata e preziosa per consegnare agli occhi dei lettori, lei, donna timida, una visione del mondo che di timido non ha nulla. -
I giorni innocenti della guerra. Nuova ediz.
Vincitore del Premio Mondello e Super Mondello 2007rnrn«Si può anche immaginare questo romanzo come uno splendido film, o come un mosaico: tutte le sue tessere compongono un quadro che ricorda i dipinti di David Hockney, e così quella raccontata è una Seconda guerra mondiale senza la solita epopea, ma con tutti i momenti tristi, felici, eccitanti e tragici della vita, restituiti da una scrittura asciutta e accurata» – Frankfurter Allgemeine ZeitungrnrnCentro Italia, alla vigilia del secondo conflitto mondiale. La vita di un gruppo di ragazzi e ragazze si trova nel pieno di quella che presto diventerà una guerra civile. Fra loro c'è Stefano Portelli, avvocato di belle speranze con la testa gonfia di utopie innamorato di Eleonora. E c'è la cognata Nina, legata in segreto a Sergio, capo partigiano quasi adolescente. Altre esistenze corrono parallele, incrociandosi poi in maniera imprevista: quella di Alastair Ormiston, pilota inglese della RAF, che adora i libri di Virginia Woolf e sogna il compagno ideale. E quella di Edna, l'amica del cuore che, in una Londra bombardata dai nazisti, scopre se stessa e la felicità. Se queste vite si incroceranno in maniera imprevista, rimescolando le carte della grande Storia, sarà per opera di un destino che le supera, bruciandole in un falò dove tutto si consuma – gioia e dolore insieme. -
Noi tre
La storia di tre ragazzi che venivano dalla provincia con il sogno di diventare scrittori.rnrn«Fuori da ogni iperbole, ""Noi tre"""" è uno dei più bei romanzi pubblicati in Italia in questi anni. La storia, scritta sotto forma di memoir, racconta l'amicizia tra fortunato, Pier Vittorio Tondelli e Filippo Betto. Ma la cosa più importante del libro è la narrazione dell'amore in assenza di chi si ama» – Wlodek Goldkornrnrn«Noi tre» è la storia di Pier Vittorio Tondelli, di Filippo Betto e dell'autore di questo romanzo – tre ragazzi che venivano dalla provincia con il sogno di diventare scrittori: """"consideravano la letteratura la loro principale ragion d'essere"""" e poiché avevano quasi tutto in comune, """"si amarono come ci si ama da ragazzi, senza remore morali né pietà"""". L'Italia è quella degli anni ottanta del secolo scorso: l'""""Italia da bere"""" che dissipò se stessa nell'ubriacatura del consumismo, ma anche una nazione che finalmente si affacciava alla modernità. Pier, Filippo e Mario erano giovani, liberi e alla fine persero tutto. Pier incontra subito la notorietà, pagandola a caro prezzo. Filippo è il più giovane e ha il distacco dei fratelli minori, ma l'inquietudine lo divora. Mario, che dei tre si direbbe il più forte, è tuttavia il meno sicuro di sé. La pubblicazione dei loro libri scandisce l'ingresso nel mondo adulto. Ma alla soglia dell'età matura Pier se ne va per colpa dell'aids. Poi tocca a Filippo, nella maniera contraddittoria che è stata la cifra della sua vita. Così Mario, rimasto solo, per anni si interroga se raccontare la storia della loro meravigliosa giovinezza, e che cosa ne penserebbero gli altri due. «Noi tre» è la riposta a tale domanda."" -
La donna leopardo
Un romanzo più moraviano che mai per la selvaggia ambientazione in Africa, che nella sua asprezza non perdona nulla a chi vi si avventura disattento, per i personaggi, tipici romani borghesi semicolti, per le atmosfere morbose e per il tema principale, una condizione emotiva irrisolta.rnrn«L'amore come lo intendeva letterariamente Moravia: una metafora del difficile e spesso insondabile rapporto tra le persone» – Enzo SicilianornrnUn giornalista che deve realizzare un reportage e sua moglie partono per il Gabon. Con loro il direttore del giornale, per il quale la donna prova una dichiarata attrazione. La relazione clandestina che ne sfocia mette alla prova i limiti umani psicologici e morali di tutti i personaggi. È la storia, volutamente priva di soluzione, di un tradimento amoroso, di una sofferenza voyeuristica e di una dolente incapacità di comprensione, e segna uno dei punti più alti della meditazione esistenziale di Moravia: la vita non si conosce e noi non la conosciamo. Pubblicato postumo nel 1991, «La donna leopardo» è quello che Cecchi definiva ""il Moravia migliore"""", quello dei romanzi a respiro breve, come «Agostino«, «La disubbidienza», «L'amore coniugale»."" -
L' altra metà di Parigi. La rive droite
Quando si pensa a Parigi, si pensa sempre alla Rive Gauche e alla bohème di Montparnasse. Tra il 1919 e il 1939, però, il centro artistico, letterario e mondano della Ville Lumière era la dimenticata Rive Droite: lì c’erano il Palais Royal e il Louvre, l’Opéra e la Bibliothèque Nationale, i grandi boulevard con i loro lussuosi caffè, gli Champs-Élysées con i ritrovi, i teatri e i cinematografi, il Faubourg Saint-Honoré, i grandi alberghi e i negozi alla moda, i quartieri dell’alta borghesia dove si svolgeva la vita mondana, le periferie e Montmartre. Lì vivevano ""révolté"""" come André Breton e Céline, esuli e diseredati come Marina Cvetaeva e Henry Miller, ma anche altoborghesi come Proust e Gide, viveur come Francis Scott Fitzgerald e Jean Cocteau. Su una cosa sola tutti gli artisti, poveri o ricchi, erano d’accordo: si poteva vivere soltanto a Parigi.""