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Mortali e immortali
Prose liriche, quelle di Stefano Duranti Poccetti, ricche di intuizioni fresche e originali, riflessioni e quesiti di stampo filosofico e esistenziale, che mettono sotto la lente di un sensitivo sguardo poetico l’esistenza – quella che sopravvive al suo possibile esaurirsi e quella che pare quasi una scintilla nella notte del tempo –, e che si dipanano con fluida armonia trovando sintesi e incisività proprio nella compassata compostezza che ne detta breve lunghezza e intrinseca eleganza: mai scevra di efficacia e spiccata vocazione verso le terre dello spirito in luogo di quelle di uno sterile materialismo. -
Apologia della sorte
Da questo affresco emerge un ritratto affascinante e complesso dell’esistenza, nel quale la “sorte”, il destino, il libero arbitrio, il caso, la scelta finiscono con il convivere, con l’intersecarsi, creando un perenne movimento in cui tutto diventa possibile, imprevedibilmente. Non v’è modo di anticipare quelli che saranno gli esiti della storia e della vita di ciascuno -sembra volerci dire l’autrice- e questa, forse, è l’unica certezza che la silloge propone al lettore. Nella raccolta non manca, peraltro, un’indagine accurata del nostro tempo, attraverso poemetti e liriche che raccontano l’uomo contemporaneo e l’epoca post-moderna, con la sua incolmabile solitudine che non si comprende se sia il prezzo da pagare per lo sviluppo della nostra “civiltà”, o se costituisca invece l’inevitabile “destino” della nostra specie. -
In risposta al silenzio
La poesia prova ad essere di tutti e nel farlo non strizza l'occhio a facili argomenti o a linguaggi primitivi. Lo fa restando poesia ma parlando di ognuno di noi. È il desiderio di uscire dal ghetto di un mondo poetico che si guarda l'ombelico e crede che sia l'ombelico del mondo. Non c'è perciò un solo registro perché non c'è un solo argomento e una sola voce declamante. Il piacere è anche divertirsi cambiando la forma. Alla fine saremo tutti l'anonima goccia d'acqua della poesia finale: felici del nostro, comunque unico, percorso. -
Mura amiche
"Mura amiche"""" è una silloge che racconta case, abitazioni, stanze, ambienti, mura, oggetti casalinghi, sia dal punto di vista più materiale che da quello più umano, legato agli interni di vita """"familiare"""". Si articola in sei sezioni: Camera oscura, Harri-Jasotze, Gli eredi del vento, I sensi lunghi, Oltremura e Casa d'altri e deriva il suo titolo da un gioco/riflessione sul luogo comune (calcistico e non solo) delle mura casalinghe da considerarsi amiche, in quanto favorevoli e foriere di good vibrations." -
La cura degli istanti
Questi versi sono dentro alla natura che raccontano e più la penetrano più si fanno veri. Si cammina con loro, scartando di lato una pozzanghera, ascoltando il vento che scompiglia una faggeta, fino a quando ci si accorge di incarnare l’istante in cui tutto viene collocato, in una assoluta dilatazione dei sensi: l’odore del sottobosco dopo la pioggia, il silenzio di certi pomeriggi d’agosto, la noia lenta dei cortili d’estate, la lucertola che risale il muro frettolosa. Non ci sopravviveranno gesta eroiche, solo scampoli di bellezza e meraviglia nascosti nelle cose di tutti i giorni. -
Terza persona interiore
In questo suo nuovo libro, Antonio Bux continua il suo personale controcanto poetico, elevando il corpo a corpo della parola, che si eleva e si perde, offrendo al lettore la propria interiorità, così come l’esternazione di un registro meramente tonale. Il risultato è un’anima perduta tra le ombre della pagina, l’eco di un fantasma che si specchia e si deforma, e i frammenti lirici sono ciò che rimane, l’alone di un vetro che in realtà è la poesia stessa, l’unico strumento che ha il poeta per dichiarare la propria esistenza. E se questa terza persona interiore non è altro che il rovescio della medaglia di una vita, la morte invece tace sibillina tra le parole, così come un amore indefinito e lontano è la patina sottile che permea l’intera raccolta. -
Granito e bauxite
Magmatico e resistente come il granito, questo libro prova a restituire un'immagine della vita come struttura complessa ma affascinante di dolori stratificati, ma necessari, compatti eppure liquidi, fluidi come la società in cui siamo immersi e che a sua volta ci plasma, ci sottopone ad un continuo mutamento. L'attitudine del poeta è quella di chi si aggrappa al ramo più alto della nave e combatte per non farsi trascinare via dalla tempesta: egli è come una pietra minerale, come la bauxite, e resta solo e immobile - per quanto possibile -, a gridare il suo spinoso inno alla vita. -
Il materiale umano
In un futuro prossimo, in cui Salvini diventa premier, lo scontro sociale si riaccende seguendo dinamiche conflittuali e ideologiche già conosciute in passato e si riaffaccia il terrorismo di matrice politica: in una notte di fine novembre, una militante delle Brigate Millennials per la Resistenza spara con una vecchia pistola di fabbricazione russa tre colpi contro un ragazzo, la cui colpa, secondo informazioni fornite da un fiancheggiatore del gruppo, sarebbe l'aver denunciato due attivisti delle BMR come i responsabili della morte di un uomo durante una manifestazione Trigger. Tuttavia, poche ore dopo l'attentato, l'informatore si suicida e la scoperta di vecchi attriti tra lui e la vittima dell'agguato, amici fin dai tempi dell'infanzia, getta un'ombra sul movimento intero e sulle vite dei protagonisti, che precipitano in un destino drammatico e farsesco insieme. -
Radici
La raccolta “Radici” affronta vari temi: il tema della terra d’origine come luogo a cui tendere e allo stesso tempo come fonte di conflitto e di disordine interiore e i temi collaterali dell’amore, della ricerca dell’ordine e della ricomposizione delle contraddizioni. -
Senza grammatica
«""Senza grammatica"""" è un libro apparentemente inattuale, che si allontana dal polo della mistificazione per abbracciare l’estremo opposto, cercando di fare, citando Saba, «poesia onesta». Non è un caso che torni la parola di stampo stilnovistico “cuore”; né che il verso più frequente sia l’endecasillabo. Eppure, nel tentativo di dialogare – onestamente – con la propria interiorità e con la tradizione, si scorge la consapevolezza dello smarrimento dell’io lirico. L’autenticità di quest’opera si intuisce dallo sforzo dell’autrice di posizionarsi tra un passato normato e un presente che abbatte e supera ogni possibilità di definizione. Così, chi scrive (come chi legge) rimane senza punti di riferimento, senza grammatica per l’appunto.»"" -
Pianeti di carne
«Nell’esausta pietraia che è la poesia del nuovo millennio, il tema è il canone, non più quale canone; la linea, non più quale linea poetica. Ritengo che esista una poesia nuova, oggi ancora non classificabile, né assoldabile ad una corrente lombarda, e neppure suggestivamente orfica. Così è questa poesia, fuori anche dalle coordinate che orientavano Jorge Luis Borges, né poesia di veglia, e neppure di sogno. È piuttosto vicina alla definizione che lui dette della musica, che non dice nulla e dice tutto. O ancora più efficacemente, questa poesia è un mondo in sé, inserito in un proprio sistema dinamico, alimentato dal calore che le parole hanno assorbito dal vissuto reale dell’autore.» -
Corpo profondo
Corpo profondo è una raccolta di poesie che intesse la storia del sonno e della veglia, portando sempre con sé il grande monito del Tempo. La gioia dell’incontro con la natura, che è culla e spinta eversiva, tocca la fragilità umana, che si fa pura ed umile proprio nella contemplazione estatica di un’Arcadia trasognata. Le tre sezioni in cui l’opera è divisa si dipanano in un “eterno ritorno”, dove ogni componimento risuona nell’altro, lo evoca, negandolo o arricchendolo di tinte più chiare. L’universo autobiografico che si condensa nel cuore della silloge trova approdo nella sua ultima apertura, dove il privato si illumina della vita d’Altri, che sia nel bosco d’infanzia, in un racconto del remoto passato o nella visione sfocata di un giorno futuro. -
Case matte
«Casa come luogo dell’identità e della parola. Ma casa anche come luogo di esclusione, “non casa” di chi non ha parola né identità. “Case matte” forse solo perché si tratta di case diverse dalle nostre, che all’interno nascondono una propria verità. Case in cui la silloge si propone di entrare per scoprire che questa verità condivide con la nostra i muri portanti di un’umanità sempre alla ricerca di sé stessa. Perché questa, in fondo, è la cifra della nostra cittadinanza, quel senso di perdita che sembra dividerci e invece più di ogni altro ci accomuna. In questo contesto, la parola poetica diventa grimaldello per scardinare e insieme chiave per affacciarsi su stanze dove tutto sembra comporsi all’improvviso in un’armonia inattesa, in cui “alto” e “basso” si sostengono a vicenda, nella forma sincopata dei versi come nel contenuto spesso sorprendente, in una musicalità latente sempre pronta a riaffiorare un attimo dopo la pronuncia.» -
Come in un romanzo. Viaggio nella libroterapia
«Questo libro è nato quasi per caso, da una idea dei partecipanti al gruppo “storico” che conduco da diversi anni a Pesaro. Un viaggio nel mondo della Libroterapia, metodologia che utilizza la lettura come complemento al processo terapeutico: dalle sue origini alle sue applicazioni. Leggere ci dà la possibilità di emozionarci, di comprendere meglio noi stessi e gli altri da diversi punti di vista. Dalle letture fatte in questi anni sono emersi vissuti rielaborati e condivisi in gruppo dai quali sono nati degli scritti, a sfondo autobiografico, raccolti in questo libro, ognuno ispirato dalla lettura di un romanzo. Ricordando le parole di Camilleri in Tiresia. Persona e personaggio diventano la stessa cosa.» -
Corpi sommi
«""Corpi sommi"""" sono quei corpi che intraprendono le vie dell’essere lungo le linee della dismisura: l’elusione delle nozze, l’espatrio, la macchia sono già metafisica; l’epica non inizia che alla velocità della luce. Ma il mondo a venire s’insinua fin dentro ai racconti di montagna, e le grandi masse premono nelle metamorfosi del linguaggio. Tornare dalla rarefazione elementale farà l’amicizia paranoide e la filosofia isterica, una lingua di carta di fronte all’anomia dei fenomeni.»"" -
Un'orchidea selvaggia
"Un’orchidea selvaggia"""" è una silloge di ventisette poesie tutte di carattere amoroso, a parte la prima commemorativa dedicata al padre scomparso. Narrano d’un amore primaverile agli albori che si consacrerà a stagione inoltrata. Si esprimono con versi levigati e sono anche un viatico verso la vita interiore di Marco Galvagni, una sorta di lente d’ingrandimento sul suo mondo attraverso una riserva di simboli che ne fanno scaturire pregnanti metafore." -
Non è più ieri
“Non è più ieri” è un viaggio di dieci anni, il tempo che un'adolescente impiega per trasformarsi in una giovane donna. Gli occhi dell'adolescente colgono realtà sociali dolorose, ingiuste, a volte inspiegabili, che una forza sola può caricare di significato: l'amore in tutte le sue forme. L'amore per la nonna, l'amore per la propria città, l'amore per un uomo confluiscono nell'amore per la vita stessa, che è cammino, cambiamento e scoperta. La raccolta si compone di due sollogi: ""I versi di Canosa"""" e """"In ogni angolo di strada"""" ovvero la realtà e il sogno. I versi liberi, scarni e le metafore audaci si compongono in poesie brevi e brevissime senza titolo in quanto sono frammenti di una storia universale: l'approdo faticoso nell'età adulta."" -
Fiducia e spreco
Un'appassionante passeggiata lungo sentieri interdisciplinari poco battuti, alla scoperta del significato nascosto di due parole, fiducia e spreco, che forse meglio di altre permettono di cogliere il filo rosso delle nostre società. -
Apollo
Questo è un viaggio. Viaggio nella modernità, nel fluire delle emozioni, nate da luoghi, persone, momenti dei nostri tempi, attraverso però un fluire di sensazioni d'altri tempi: vocaboli, accostamenti, suoni, ricercatezza formale estrema che anima un periodare sciolto, armonico e accattivante. Come afferma il giovane autore, ogni tappa del viaggio è nata da un ""bisogno dell'animo, parto asessuato dello spirito"""", sulle vie già segnate da altri grandi poeti, scultori, semplici familiari o artisti del passato, e da luoghi, sacri, eterni, immortali o quotidiani, naturali."" -
Postmoderni
postmoderni, con la p minuscola, è una raccolta di poesie sparse scritte in periodi diversi della vita, accomunate tuttavia da tratti stilistici e temi interni: il contemporaneo o meglio (peggio?) il postmoderno; la solitudine; la rete virtuale e la rete reale; le relazioni; l'incomunicabilità; la sintesi e l'analisi; lo scavo psicologico e il volo pindarico; lo scarto surreale; l'essenziale e il superfluo. postmoderni tritura la poesia del Novecento e, fedele al suo titolo, cerca di offrirne una rilettura, o forse semplicemente una riproposizione, consapevole che l'atto poetico o è scomparso o si è moltiplicato all'infinito, di nuovo scomparendo. postmoderni si nutre anche di cinema e dei suoi immaginari; delle sue visioni e dei suoi incubi. Nondimeno, postmoderni vuole anche e ancora essere un atto di (r)esistenza: perpetuare cioè un certo senso morale proprio, se vogliamo, della poesia classica. Anche se, intendiamoci, molto probabilmente ceci n'est pas de la poésie.