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Mostrati 1801-1820 di 10000 Articoli:
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Tempi antichi nel villaggio di Plodomasovo
"Il romanzo che oggi presentiamo al pubblico italiano occupa un posto a sé nella produzione leskoviana: storia e leggenda, favola e cronaca vi si fondono in un insieme armonioso e pittoresco. Trasportati nella Russia del secolo XVIII, noi veniamo a conoscere gli usi e costumi del tempo, le prepotenze e i soprusi dei bojardi, le rivolte delle bande armate di contadini che gettarono il terrore nelle campagne nel 1762-63. E in mezzo a questa efficacissima pittura di ambiente, è intessuta una trama gentile e piena di originalità"""". (dalla prefazione di Margherita Silvestri Lapenna)" -
Novantanove haiku. Testo giapponese a fronte
Ryokan è uno dei massimi poeti della letteratura giapponese e ci ha lasciato una vasta collezione di poesie, nella forma molto diverse dai modelli tradizionali, ma profonde e semplici nel contenuto. Egli viene giustamente chiamato ""il poeta dello Zen"""" perché chi legge le sue poesie può farsi un'idea della dottrina, della pratica e dei risultati dello Zen, i cui insegnamenti fondamentali si possono riassumere con le seguenti parole: meditazione, libertà interiore e compassione. La presente edizione comprende 99 haiku di Ryòkan con testo giapponese a fronte."" -
L' acerba
Considerato il capolavoro di Cecco d'Ascoli, ""L'Acerba"""" è un poema in sesta rima, rimasto incompiuto all'inizio del V canto dopo la condanna al rogo di Cecco """"per errori contro la fede"""". Raduna dati astronomici, astrologici, alchimistici e naturalistici, di origine per lo più araba, che Cecco contrappone alla """"falsa"""" scienza della Commedia dantesca e soprattutto all'esigenza totalizzante di derivazione tomistica, che quell'opera anima e pervade."" -
I Persiani. Testo greco a fronte
Della vasta produzione di Timoteo, che toccava i principali generi lirici, erano celebri soprattutto i ditirambi e i nòmoi citarodici, pezzi solistici eseguiti con l'accompagnamento della cetra; nel generale naufragio della sua produzione, un papiro scoperto nel 1902 ha restituito buona parte della sua opera più famosa, ""I Persiani"""", un nòmos in cui il carattere audacemente innovativo proprio del poeta dà vita a una straordinaria rievocazione della vittoria di Salamina del 480 a.C, rivissuta e riattualizzata in un'arte dai tratti sorprendentemente moderni e affascinanti, capace di coinvolgere emotivamente i lettori di oggi come gli ascoltatori di allora. Oltre ai Persiani, unico esempio superstite del genere, sono compresi in quest'edizione anche gli altri frammenti di Timoteo, dai quali si intravede la varietà di temi, toni e stili che era la caratteristica più tipica della sua arte."" -
Mahler sul lettino di Freud e altre storie
La maggior parte dei racconti qui pubblicati si occupa di musici, sorpresi in momenti di intimità o di gioia o di dolore o in occasione di incontri importanti. Alcune storie riguardano poeti o filosofi famosi. Ma è il racconto dedicato a Mahler ad aprire questa plaquette - fornendole anche il titolo per una buona ragione: quest'anno, 2011, si celebra il secolo della morte del popolare compositore. In un certo senso, questo ""Mahler sul lettino di Freud"""" costituisce il seguito ideale di """"Chopin a Palma di Maiorca"""". Anche questa volta si tratta, prevalentemente ma non soltanto, di elzeviri pubblicati, spesso in versione mutilata, su """"Via Sarfatti 25"""", il mensile dell'Università Bocconi."" -
I racconti fantastici di Liao
"I racconti fantastici di Liao"""" sono la più famosa raccolta cinese di racconti in lingua parlata. Pubblicati a stampa solo nel 1766, a cinquanta anni dalla morte dell'autore, sono una vera e propria enciclopedia della novellistica cinese: traendo ispirazione dal folclore popolare, dalle storie che la gente raccontava per strada, l'autore ridà vita a un genere fiabesco che si colloca nella migliore tradizione taoista cinese. In una fantastica coesistenza di realtà e sogno, di uomini e demoni, di vivi e morti, questa sorta di Decamerone orientale narra di spiriti, fiori che diventano donne, volpi fatate che compiono prodigi, di preti che fanno magie e filtri..." -
Omero
Se il pubblico più vasto ha conosciuto Pasquali per la serie delle ""Pagine stravaganti"""", è bene ricordarsi di questo studioso anche per un saggio su Omero, scritto per la Treccani di Giovanni Gentile. Sovente qualcuno lo ricorda come un profilo esemplare che resiste all'incalzare degli studi e delle ipotesi. Certo, la bibliografia sul sommo poeta greco si arricchisce ogni giorno, ma quanto ha lasciato su tale argomento un Pasquali ormai maturo ha in sé qualcosa che non tramonta. Riproponiamo queste pagine, così come le ha scritte, senza alcun aggiornamento bibliografico. Quello che si perde in aggiornamento lo si guadagna in lettura."" -
Poesie. Testo tedesco a fronte
Dice Giaime Pintori: ""La scelta delle poesie è libera. Non ho voluto dare ai lettori un compendio dell'opera di Rilke; ho voluto raccogliere quello che per me, in un particolare momento o in una particolare circostanza, è stato scoperta e occasione di poesia. La traduzione è libera: notizia forse inutile per chi sa che ogni traduzione è libera per natura. In alcuni casi è arbitraria e se al lettore non piacerà mi esporrò a eventuali condanne"""". Invece no. Giaime Pintor, con questo lavoro, ci ha regalato una preziosità davvero unica e rara."" -
Bébert il gatto di Louis-Ferdinand Celine
"Un gatto è l'incantesimo stesso, la delicatezza nell'onda..."""" dichiarava Louis-Ferdinand Céline. E Bébert, grosso ed elegante gatto tigrato dalla straordinaria intelligenza, tanto ingordo e brontolone quanto fedele, non era un gatto ordinario. Abbandonato dal suo primo padrone, l'attore di cinema Le Vigan, dopo lungo vagare in Montmartre, al momento dell'occupazione, viene raccolto da Celine e da sua moglie e condividerà le loro peregrinazioni, le loro avventure, la loro miseria, il loro esilio. Céline ne ha fatto uno degli eroi dei suoi ultimi romanzi - quelle cronache allucinate della Germania sconfitta -, e uno dei gatti più famosi della letteratura francese." -
Discorso sulla licantropia o della trasformazione degli uomini in lupi. Testo francese a fronte
Il ""Discorso sulla licantropia"""" di Jean Beauvoys de Chauvincourt risale al 1599. L'opera, anche se oggi si crede che il """"loup-garou"""" sia soltanto un'invenzione del cinema, resta un documento insostituibile per capire le credenze sul """"lupo-umano"""" agli inizi dell'era moderna. Beauvoys de Chauvincourt ci restituisce quel che il suo tempo credeva del licantropo, rivelando ancestrali credenze ai suoi contemporanei, soggetti a una forma di ossessione collettiva. A noi, semplicemente, ricorda le trasformazioni a cui sono soggetti gli uomini: anche nell'era della tecnologia più avanzata esse avvengono e ogni giorno lo constatiamo. Il """"loup-garou"""" modificava la propria natura, noi diventiamo altri lupi per i nostri simili. Un tempo si azzannava, oggi si colpisce per sopravvivere: è questa la regola che ci insegnano i tempi di crisi."" -
Se l'anziano possa far politica. Testo greco a fronte
Far politica è un'arte sopraffina: richiede competenza, capacità di persuasione e molte altre qualità positive, ma soprattutto un equilibrio psichico che trovi le sue basi su un'esperienza di vita, né breve né di piccolo momento. Tale è il messaggio che Plutarco comunica nel suo ""Se l'anziano possa far politica"""", uno dei saggi meno conosciuti tra i suoi """"Moralia"""". Superfluo sottolineare l'attualità dell'operetta plutarchea che per la saggezza ivi espressa si può considerare senza tempo."" -
La Collatio Laureationis. Manifesto dell'Umanesimo europeo. Testo latino a fronte
Questo commento alla ""Collatio Laureationis"""" ci fa conoscere un documento prezioso: la dotta dissertazione che il Petrarca tenne in Campidoglio in occasione della sua """"laureatio"""", cioè dell'incoronazione con alloro in riconoscimento della sua grandezza di Poeta. Era il giorno di Pasqua del 1341. Nella """"Collatio"""" il Petrarca ringrazia i suoi protettori, primo fra tutti il Re Roberto d'Angiò, e il popolo romano per l'onore che gli viene fatto e parla della bellezza della poesia che diventa l'unica salvezza per l'uomo in tempi tristi e meschini."" -
La tentazione del deserto. Testo francese a fronte
Dal deserto delle città e delle anime legate alla materia e al potere evanescente, a quello dell'esistenza e del mondo. Dal deserto, attraversando il Maghreb verso l'Ahaggar, la Mauritania e poi oltre. Dal deserto di sabbia a quello di pietre, dall'Africa all'America del Nord. Dagli oceani di neve del Canada, deserti delle megalopoli e deserto del freddo, ai deserti multipli degli Stati Uniti, attraverso il Texas, il Nuovo Messico e il Deserto Mohave. E poi di nuovo, viaggi nell'immaginario e la scrittura, nel deserto dei deserti: il cuore umano dove l'essere e la parola rinascono. Non ci resta che il deserto? Al di là della città e delle sue illusioni, il viaggio forse ce lo dirà. Ma, come ricorda Adonis, ""Nel deserto della lingua, la scrittura è un'ombra dove ci si ripara"""". Questa raccolta è il terzo volume della trilogia """"Meurtres et fraternitésOmicidi e fratellanze"""", inaugurata con """"La gorge tranchée du soleil""""La gola tagliata del sole"""" (2007), seguita da """"Le retour des damné""""Il ritorno dei dannati"""" (2009)."" -
La filosofia della composizione. Testo inglese a fronte
Il saggio ""La filosofia della composizione"""" è apparso per la prima volta sul numero di aprile del """"Graham's American Monthly Magazine of Literature and Art"""" (1846), ma ancora oggi è spesso pubblicato in appendice ad altri racconti o raccolte dell'autore. Con questo breve saggio Poe esplicita la sua teoria sulla composizione con una critica verso gli scrittori che """"preferiscono dare a intendere che essi compongono in uno stato di splendida frenesia"""". Nel saggio, Poe sostiene di non comprendere il motivo per cui non sia ancora comparso, nel suo tempo, un articolo nel quale uno scrittore esponesse la propria tecnica di scrittura. Egli asserisce che la causa di ciò risieda nella vanità di molti scrittori, i quali vorrebbero far credere di riuscire a scrivere partendo da una """"estatica intuizione"""" - concetto inconcepibile per Poe -, nascondendo al pubblico tutto ciò che avviene davvero nella loro mente durante la composizione di un brano."" -
Del cielo e delle sue meraviglie e dell'inferno. Secondo quel che si è udito e veduto
"Va detto che non siamo alla presenza di un visionario qualunque, ma abbiamo di fronte un personaggio che si era fatto conoscere in un primo tempo per i suoi studi scientifici. Anche in tale campo fu autore prolifico: dalle opere a noi pervenute, sappiamo che si occupò di chimica, anatomia, matematica e imparò numerose lingue (undici secondo la tradizione), tanto che tra i suoi scritti figura un'Opera Philosophica et Mineralia del 1734, consacrata ai metalli. E accanto a queste pagine ricche di riferimenti razionali, eccone altre, come quelle ricordate, che rovesciano i medesimi. Lui stesso era diventato il garante delle sue visioni, di certezze che aveva potuto constatare. Come quando - siamo durante la contemplazione degli Arcani celesti - egli dichiara di essere uno spettatore, nel mondo o dimensione che dire si voglia degli Spiriti, dell''Ultimo Giudizio'. Con esso si inaugurava la 'dispensazione' della 'Nuova Gerusalemme' di cui aveva parlato l'Apocalisse."""" (dall'introduzione di Armando Torno)" -
Ancestrale
"Collocare ora, a distanza di oltre mezzo secolo, la poesia di Goliarda Sapienza nel panorama poetico italiano del Novecento non è impossibile, ed è ciò che cercheremo di fare. Ma non senza aver prima avvisato il lettore del fatto che Goliarda Sapienza ha sempre vissuto non inquadrata in un panorama letterario. [...] Sapienza non ha mai cercato un panorama letterario di cui far parte: Sapienza scriveva e basta. Le conferme o le delusioni, più le seconde delle prime purtroppo, hanno segnato fortemente il suo percorso di scrittrice, ma non per questo è scesa mai a patti con un pubblico o con un critico. La sua autonomia letteraria è ammirevole, molto più ammirevole se si pensa a quanto le sia costata. Ma se sul fronte della sua produzione in prosa oramai, e per fortuna, la sua storia e le sue opere sono note a molto pubblico anche al di fuori dell'Italia, sulla produzione poetica ancora c'è tutto da dire. E il dire pensiamo sia molto, per una molteplicità di fattori che chi ama la sua opera conosce bene."""" Prefazione di Angelo Pellegrino. Postfazione di Anna Toscano." -
La filosofia dell'autorità
Arrivato all'ultima pagina della ""Filosofia dell'autorità"""", infatti, il lettore non verrà assalito dalla tentazione dell'antipolitica, né tantomeno proverà attrazione per scorciatoie autoritarie o populiste. Semmai, sentirà un grande richiamo alla responsabilità individuale. Del resto, per Rensi, """"non esiste il popolo, ma i cittadini"""". La libertà, ci ricorda il filosofo non è che un compromesso. E """"il compromesso tra libertà e autorità realizzato nel regime borghese"""" scrive Rensi, """"rappresenta ancora il male minore"""". Del resto, ne era convinto perfino Winston Churchill: """"La democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre che sono state sperimentate finora"""". Introduzione di Paolo Beltramin"" -
Gli ultimi giorni di P. B. Shelley. Con nuovi documenti
Guido Biagi ripercorre la triste fine del poeta e l'immenso dolore provato dalla moglie alla sua scomparsa. Nel 1818, in uno stato di salute pessimo, Shelley, con la moglie e i due figli, si spostò in Italia. La sua ultima residenza fu a Villa Magni a San Terenzo, nel Comune di Lerici (La Spezia). L'8 luglio 1822 Shelley annegò in una tempesta mentre era a bordo della sua nuova goletta, l'Ariel, di ritorno da Pisa e Livorno. Il vascello non si capovolse ma affondò. Il corpo di Shelley fu spinto sulla riva dalle onde per essere dieci giorni dopo ritrovato e poi cremato sulla spiaggia di Viareggio. Il cuore venne poi estratto intatto dalla pira in cui era arso il corpo durante il funerale, e custodito da Mary Shelley. Toccante e commovente il resoconto di questi ultimi giorni che ci restituisce Biagi. Interessanti i nuovi documenti collocati nella seconda parte del libro e raccolti negli Archivi di Firenze, Lucca e Livorno, in cui nuove informazioni permettono di fare luce su fatti ancora oggi incerti e confusi. Presentazione di M. G. Malfatti Angelantoni. -
Haiku e scritti scelti. Testo giapponese a fronte
Il volume, ricco e composito, propone al lettore settantasette haiku, che rappresentano il meglio della produzione di Akutagawa, e un racconto storico tra i più interessanti dell'autore, inedito in italiano, dal titolo ""II campo desolato"""", che descrive la morte di Basho prendendola come spunto per una riflessione del rapporto tra vita e arte. L'introduzione al volume espone la particolarità della produzione poetica di Akutagawa e il suo rapporto con il resto della sua opera."" -
Lettera a Cristina di Lorena. Sui rapporti tra l'autorità della scrittura e la libertà della scienza
La Lettera a Cristina di Lorena è una delle cosiddette ""lettere copernicane"""", ossia quelle scritte da Galilei per difendere il sistema copernicano e per chiarire la sua concezione della scienza. Le lettere sono quattro: una a padre Benedetto Castelli, due a monsignor Pietro Dini, una alla granduchessa madre Cristina di Lorena. Convinto della correttezza della cosmologia copernicana, Galileo naturalmente era ben consapevole che questa non si accordava con diverse affermazioni della Bibbia e dei Padri della Chiesa, che attestavano invece una concezione geocentrica dell'Universo. Galileo crede di poter risolvere il problema rovesciando la soluzione allora corrente: la teoria copernicana è vera, sono le Scritture a essere state scritte senza corrispondenza con la realtà, utilizzando un linguaggio che esprime un modello utile e comprensibile all'uomo. Tali lettere, pertanto, destarono preoccupazione negli ambienti conservatori per le idee innovative e per il carattere polemico e l'ardimento con cui lo scienziato consigliò che alcuni passi delle Sacre Scritture venissero reinterpretati alla luce del sistema copernicano. In appendice le lettere a padre Castelli e a monsignor Dini. Con una nota di Giovanni Gentile.""