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Mostrati 2001-2020 di 10000 Articoli:
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La questione istituzionale nell'Italia delle nuove Signorie
Il volume, frutto di una trentennale esperienza dell'autore in varie magistrature, si caratterizza per un aggiornato e non convenzionale studio dei lineamenti fondamentali del sistema istituzionale italiano e dei suoi problemi, prepotentemente emersi durante la gestione dell'emergenza sanitaria, sociale ed economica conseguente all'epidemia di coronavirus che ha caratterizzato l'intero 2020. La principale causa delle criticità che connotano e condizionano il funzionamento delle istituzioni e dell'amministrazione nel nostro Paese viene individuata nella eccessiva ed artificiosa dispersione di numerose competenze e funzioni pubbliche, aggravatasi dopo la riforma del titolo V della Costituzione, esito di una esasperata logica autonomistica affermatasi negli anni Novanta del secolo scorso non solo a livello territoriale ma anche funzionale. Ne consegue una severa analisi del sistema politico-amministrativo italiano, prigioniero di troppi particolarismi che lo condannano all'immobilismo e soffocano l'interesse pubblico generale, favorendo nel contempo il formarsi di nuove «signorie» a tal punto da rendere configurabile una vera e propria «Questione istituzionale». Il tutto accade nel mentre l'Unione Europea chiede garanzie sulla funzionalità ed affidabilità degli apparati pubblici italiani per concedere i finanziamenti previsti dal c.d. «Recovery fund». L'intento perseguito è quello di offrire non solo ai politici ed ai giuristi ma soprattutto ad un'ampia platea di lettori, verosimilmente disinformata e poco attenta alle vicende della «res publica», una bussola per orientarsi nella comprensione dell'evoluzione del nostro sistema istituzionale, dei suoi mali e dei possibili rimedi nella convinzione che, per una sorta di «eterogenesi dei fini», oltre venti anni di riforme, lungi dal «semplificare», hanno finito per appesantire il funzionamento delle Istituzioni pubbliche del nostro Paese, rafforzandone i deteriori aspetti burocratici ed un reticolo di privilegi non più tollerabili dalla collettività nazionale. -
La contrattualizzazione dei dati personali dei consumatori
Muovendo dal fenomeno della commercializzazione dei dati personali dei consumatori, il lavoro analizza i formanti giuridici che intersecano il tema a livello nazionale ed europeo. Lo sguardo è rivolto principalmente alla disciplina in materia di protezione dei dati personali e agli istituti privatistici che possono essere invocati dinanzi alla crescente patrimonializzazione dei dati. Il cuore dell'indagine è dedicato ai modi in cui lo statuto contrattuale consumeristico può combinarsi con il sistema di data protection. In tale contesto, la maggior parte delle riflessioni sono ispirate dai rapporti tra il regolamento (Ue) 2016/679, ossia il regolamento generale per la protezione dei dati, e la direttiva 2019/770/Ue, relativa ai contratti di fornitura di contenuti e servizi digitali. Quest'ultima, infatti, giuridicizzando lo scambio «servizi/contenuti digitali contro dati personali» apre le porte ad una nuova stagione del diritto contrattuale, deputato a fronteggiare le sfide del «capitalismo della sorveglianza». -
Titolarità e gestione nei rapporti fiduciari
I rapporti fiduciarî sono estremamente diffusi, soprattutto nell'àmbito dei rapporti familiari o di stretta amicizia, ma allo stesso tempo sono evanescenti, per la difficoltà di conoscere gli accordi esistenti, spesso improntati all'oralità, e di valutarne la rilevanza giuridica. Per evidenziare l'ubi consistam del fenomeno, il titolo dell'opera - «Titolarità e gestione nei rapporti fiduciarî» - pone due concetti in alternativa tra loro: da un lato, vi è la gestione attiva, tipicamente connessa ad un contratto di mandato. Dall'altro, vi è l'acquisto e la conservazione di una titolarità statica, posta in capo al fiduciario per conto del fiduciante. Una 'proprietà obbligatoria', che si realizza al fine di consentire al fiduciante di non comparire. Dopo aver individuato i tratti caratteristici dell'istituto, l'opera si sofferma sulle diverse fasi del rapporto fiduciario, distinguendo i due momenti dell'attribuzione del diritto reale e della promessa fiduciaria. È quest'ultima ad illuminare lo svolgimento del rapporto fino alla sua conclusione, data dal ri-trasferimento del bene al fiduciante: ulteriore atto negoziale solvendi causa, necessario per sanare lo squilibrio patrimoniale determinatosi con l'acquisto in capo al fiduciario. Se ciò non accade, la promessa fiduciaria, anziché essere mantenuta, risulterebbe tradita. -
La funzione del part-time: tempi della persona e vincoli di sistema
Il libro affronta il tema della funzione attribuita dal diritto positivo al lavoro a tempo parziale per verificare la coerenza della relativa disciplina rispetto al canovaccio del dibattito pubblico che esalta il carattere astrattamente polivalente di quel sotto-tipo contrattuale e celebra la convergenza su di esso tanto dell'interesse del lavoratore al work-life balance, quanto dell'esigenza di flessibilità organizzativa del datore di lavoro. Nella convinzione che una tale ricerca non possa prescindere da una riflessione più generale sul tempo della persona che lavora, si dedica dapprima attenzione alla relazione tra tempo e lavoro, osservata sia da una prospettiva di storia socio-giuridica del lavoro che dal punto di vista giuslavoristico. L'analisi prosegue ricostruendo il quadro dei vincoli di sistema in cui l'intervento del legislatore italiano in materia di part-time è costretto a muoversi e dal quale vengono tratti i principi di volontarietà e di programmabilità, valorizzati quali paradigmi interpretativi del contemperamento realizzato a livello normativo tra gli interessi contrapposti. -
Innovazione digitale e incidenza sul paradigma proprietario: notazioni sul fenomeno «copyleft»
Le nuove tecnologie, più che nel passato, entrano in modo profondo e differenziato nella vita umana, condizionandone lo sviluppo e amplificandone la stessa natura attraverso dispositivi elettronici, programmi informatici, macchine e software: i grandi benefici che le tecnologie prospettano e che vanno da una maggiore capacità di fruizione o accesso al bene a una maggiore capacità di produrre o creare, portano gli individui a raggiungere un potenziamento (multilivello) sia uti singuli che uti societates. Si ravvisa, allora, una sempre più stretta e crescente correlazione tra condizione umana e tecnologie emergenti, poiché la «tecnica» non rappresenta solo un modo per apprendere come si producano i beni e come si regolino le interrelazioni, ma, più intensamente, configura la via per conoscere in che maniera costruire le relazioni tra gli uomini e il mondo. Le tecnologie contemporanee spingono, così, verso la creazione di una sorta di tecno-immaginario che cerca di cogliere il significato profondo con cui l'individuo e le organizzazioni sociali si organizzano e si relazionano alla realtà esterna. L'era digitale, pertanto, per il suo carattere marcatamente tecnologico si potrebbe presentare come terreno fertile su cui valutare i concetti giuridici della tradizione, la loro effettiva portata e la loro dinamica evoluzione, in presenza di una realtà in costante evoluzione (c.d. future-proofing): è necessario avvicinarsi alle «nuove» figure giuridiche con il necessario grado di adattamento ai possibili repentini mutamenti che un mondo reso sempre più mobile e in costante cambiamento presenta, in modo tale da ricorrere a strumenti «omeostatici», perché capaci di adattarsi a uno scenario mutevole e non fronteggiabile con un rigido toolbox. Quello tratteggiato appare come il complesso banco di prova in cui il giurista contemporaneo è costretto a muoversi, seppur in chiave problematica, sorretto dall'idea di cogliere la reale valenza da attribuire, in un'epoca digitale, allo schema proprietario attraverso lo spettro del diritto d'autore, che, specie con riferimento al programma informatico libero o aperto con effetto copyleft, consente di cogliere una diversa prospettiva da cui leggere il presente apparato concettuale per vagliarne i tratti più complessi e valutare se le questioni che l'internet pone possano essere gestite nella cornice normativo-concettuale già esistente. -
Big Data. Rischi e tutele nel trattamento dei dati personali
L'evoluzione delle tecnologie per raccogliere dati, elaborarli, estrarre conoscenze predittive ed adottare decisioni correlate - riferita a fattispecie caratterizzate da grande quantità dei dati elaborati, dalla loro varietà e dalla velocità con cui muta continuamente la loro «combinazione» in vista delle finalità più varie (tutti caratteri che connotano il fenomeno dei c.d. Big Data) - pone problemi etico-sociali e giuridici di grande complessità (fra gli altri, l'individuazione dei soggetti che utilizzano i dati, i rischi connessi alla «profilazione» degli utenti, la tendenza al formarsi sul mercato di situazioni di oligopolio, l' accesso fraudolento e/o abusivo a dati sensibili, l' utilizzo di piattaforme di intelligenza artificiale per orientare comportamenti politici e sociali). A fronte all'ampiezza del processo di c.d. datafication si accentua - d'altra parte - e assume forme sempre più pervasive (ma anche difficili da individuare e contrastare) lo sfruttamento della debolezza strutturale degli utenti, spesso indotti, attraverso la promessa di ottenere gratuitamente l'accesso a «servizi» di vario genere, a consentire al trattamento dei propri dati, sistematicamente raccolti e poi «messi a disposizione» di operatori economici (ma non solo) che li utilizzeranno per gli scopi più vari. Muovendo da tali considerazioni, il volume analizza le nuove coordinate del trattamento dei dati personali, evidenziando in particolare i limiti di una protezione basata solo sull'acquisizione del consenso - a fronte dell'asimmetria di conoscenza, di consapevolezza e di potere fra i diversi attori di tale processo - e la necessità di un rafforzamento della tutela con interventi che - piuttosto che muoversi (solo) nella prospettiva del singolo atto - regolamentino e sottopongano a controllo l'attività complessiva delle piattaforme che raccolgono ed elaborano i Big Data. -
I rapporti contrattuali nell'economia della condivisione
Il settore dei trasporti e quello delle locazioni brevi mostrano più chiaramente gli effetti di una nuova circolazione dei beni, fondata sul c.d. accesso. L'uso condiviso - simultaneo o turnario - di un medesimo bene o servizio diviene il fine principale degli utenti della rete i quali, entrando in contatto per il tramite di una piattaforma di collaborazione, ne accettano le condizioni generali di utilizzo per la soddisfazione immediata di un bisogno contingente, in assenza di trasferimenti di proprietà. Molteplici e trasversali si rivelano, al contempo, gli interrogativi del giurista: responsabile, in prospettiva de iure condendo, di un bilanciamento fra istanze di innovazione e rispetto dell'assiologia ordinamentale. -
Realizzare il proprio potenziale con dignità e uguaglianza. L'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile
Il lavoro raccoglie una serie articolata di contributi di studiosi afferenti all'Ateno di Perugia. Il tema al centro della riflessione collettiva è quello dell'""Educazione allo sviluppo sostenibile"""" che si dipana attraverso letture che abbracciano i campi della pedagogia generale, sperimentale, speciale e della didattica. Il volume si articola in due parti, la prima dedicata ad esplorare i fondamenti teorico-culturali alla base dei temi trattati dall'Agenda 2030 con particolare riferimento all'obiettivo che si rivolge all'educazione. La seconda parte offre, sulla base della documentazione e legislazione nazionale ed internazionale più recente, un modello didattico condiviso entro il quale progettare ed implementare percorsi educativi e didattici centrati sui temi e gli obiettivi proposti dall'Agenda 2030. Centrale è il riferimento al Corso di Studio magistrale a Ciclo unico in Scienze della Formazione Primaria, che rappresenta un terreno fertile dal quale far nascere e crescere studenti, futuri insegnanti di scuola dell'infanzia e scuola primaria, capaci di portare avanti i principi e le azioni che sottendono una educazione allo sviluppo sostenibile. L'educazione è un atto di accompagnamento, di vicinanza, di crescita che l'insegnante quotidianamente svolge nell'esercizio della sua professione e professionalità. Affinché l'educazione allo sviluppo sostenibile diventi un atto quotidiano e trasversale al vivere scolastico la proposta è di formare adeguatamente gli insegnanti, aiutandoli a leggere e ri-leggere le loro progettazioni, le loro azioni collegiali, i loro rapporti con le famiglie, il territorio, etc., alla luce di traguardi condivisi, nell'ottica dello sviluppo sostenibile. Il volume offre riflessioni teoriche diversificate che sostanziano le soluzioni didattiche indirizzate agli insegnanti."" -
Un dialogo interdisciplinare sulla sanzione
Il tema della sanzione, trasversale a diversi settori dell'ordinamento, rappresenta un costante motivo di dialogo interdisciplinare. Una Convenzione pluriennale tra la Facoltà di Giurisprudenza di Trento e la Regione Autonoma Trentino-Alto Adige per la formazione permanente della giurisdizione di pace ha offerto l'occasione di tornare a riflettere sulla sanzione, nelle sue plurime forme, nell'ambito di un Convegno di cui questo volume raccoglie gli atti. La riflessione si è estesa ben oltre i confini di questa giurisdizione, per valutare l'adeguatezza dei meccanismi sanzionatori presenti nel nostro sistema giuridico, cogliendo le specificità dei settori considerati e le connessioni con l'ordinamento generale. I contributi raccolti nel libro spaziano dalla materia amministrativa, a quella civile e a quella penale, partendo dalle acquisizioni della giurisprudenza della Corte EDU, fino alle più recenti riforme - come quella che introdotto l'illecito civile punitivo - che hanno contribuito, anche nel nostro sistema, ad arricchire un quadro già molto complesso. -
La capacità contributiva nei Paesi euro-mediterranei
La ricerca mira a esaminare i criteri di ripartizione pro-quota delle spese pubbliche statuiti nelle Costituzioni dei Paesi del Bacino del Mediterraneo, al fine di ipotizzare la creazione di un sistema tributario globale basato su principi, criteri e presupposti comuni e omogenei a cui si coordinino i sistemi fiscali dei singoli Paesi. In tale prospettiva, il principio di capacità contributiva, quale criterio per commisurare il prelievo tributario che è generalmente accolto, anche se con locuzioni differenti, nei vari ordinamenti giuridici, è stato analizzato, congiuntamente a quello di uguaglianza e di solidarietà, allo scopo di verificare se sia ancora valido per definire sistemi fiscali equi, efficienti e, soprattutto, se possa garantire il rispetto dei diritti dell'uomo. Tale analisi diviene fondamentale in un contesto socio-politico-economico e giuridico eterogeneo quale quello del Bacino del Mediterraneo. -
Diritto penale e paradigma liberale
Diritto penale e paradigma liberale -
Dilemma etico del male minore e «ticking bomb» scenario
All'inizio del XXI secolo, anche sull'onda di clamorosi fatti di cronaca, si è fatta strada la convinzione che la tortura possa costituire uno strumento efficace per ottenere informazioni utili al fine di un contrasto vincente al terrorismo internazionale. Anche se la tortura è vietata in modo incondizionato da numerosi atti normativi internazionali, si è ugualmente ritenuto che essa possa essere ammessa in situazioni assolutamente eccezionali, facendo leva sulla concezione utilitaristica del sacrificio del male minore. La tesi qui sostenuta è che invece il divieto di torturare debba mantenere il proprio carattere assoluto in quanto fondamento della tutela della dignità umana, entità non soggetta a bilanciamento, che questo valga anche nei casi proposti come eccezionali, per la loro concreta impraticabilità e per l'incompatibilità con il sistema delle cause di non punibilità. -
Special investigations e comparabilità dagli U.S.A. all'America Latina
L'ordinamento statunitense ha conosciuto, sin dai suoi albori, le indagini speciali condotte sulle alte cariche politico-amministrative del potere esecutivo. La loro «specialità» era giustificata dalla circostanza che, tali inchieste, non erano condotte dalle Procure ordinarie, bensì da investigatori scelti outside the executive power. In eccezionale deroga al principio di separazione dei poteri, infatti, quando si doveva avviare un'inchiesta su persone afferenti a tale potere, dato atto che la Procura, negli Stati uniti, dipende dal potere esecutivo, si selezionava un procuratore speciale dall'elevata professionalità, ma terzo rispetto al Governo, altrimenti si sarebbe data l'impressione, in particolare all'opinione pubblica, che l'esecutivo stesse indagando su se stesso. Curiosamente, i caratteri distintivi di tali indagini si sono progressivamente formati, di indagine in indagine, a partire dal 1870, senza che il legislatore, né il Dipartimento della Giustizia le regolasse nel merito. Il loro campo di applicazione ed il relativo funzionamento, dunque, erano disciplinati unicamente dal decreto con il quale l'Attorney General nominava il procuratore speciale e gli attribuiva i poteri di indagine. Solo dopo lo scandalo Watergate, il Congresso ha regolato la materia con una legge ad hoc. Tuttavia, le indagini successive, pur se regolate da una legge, non hanno dato i risultati che ci si attendeva, al punto che tale disciplina è stata sostituita da una regolamentazione interna del Dipartimento della Giustizia. Attualmente, le indagini speciali sono regolate con norme molto simili a quelle che si erano formate in forza di convenzioni e consuetudini costituzionali sino alla regolamentazione del post - Watergate. Si osserva, inoltre, che le specifiche indagini sulle alte cariche politico - amministrative hanno avuto un peso ed un'importanza anche nella difficile transizione costituzionale di alcune forme di governo latinoamericane anche se, quivi, a dispetto dall'imitazione del modello presidenziale statunitense, l'organizzazione dell'ordine giudiziario ha seguito modelli diversi rispetto a quello degli USA. Tuttavia, una comparazione è possibile, sotto il profilo delle condizioni di fondo che hanno legittimato e rafforzato l'efficacia ed utilità di tali indagini. -
Il rischio contrattuale nella vendita. Dalla proprietà al mercato
A differenza della vendita del codice civile che si svolge nella logica della proprietà, la vendita della Convenzione internazionale di Vienna e quella europea dei beni di consumo si articolano nella logica del mercato. Già nell'impianto del codice del 1942, tuttavia, la tradizionale rilevanza della logica proprietaria nell'allocazione del rischio contrattuale andava a intrecciarsi con le istanze dell'economia di mercato, che reclamavano tutele coerenti con una economia attiva, cosicché le novità introdotte dalla legislazione successiva non si presentano del tutto sconosciute al nostro ordinamento, ma piuttosto traiettorie già presenti nel sistema da reinterpretare in una prospettiva evolutiva. Il lavoro è volto a comprendere ratio e portata delle regole sul rischio nella vendita e a metterle a sistema, delineando i criteri normativi inderogabili di operatività e gli spazi dell'autonomia privata di deroga. -
Trattato di diritto dell'arbitrato. Vol. 13: arbitrato negli investimenti internazionali, L'.
L'ISDS costituisce un fondamentale strumento di protezione degli investimenti internazionali, considerati i limiti dell'azione diplomatica, dell'arbitrato interstatale e del ricorso alle corti domestiche dello Stato ospite. Il volume affronta organicamente l'intera materia, esaminandone le concrete problematiche e senza trascurare le incertezze che sul futuro dell'arbitrato negli investimenti si stanno addensando. In linea con le caratteristiche del Trattato, l'opera si avvale del contributo di autori di diversa esperienza e formazione, dunque idonei a cogliere ogni aspetto del tema. -
L' Unione Europea tra destino comune e crisi permanente. Profili di teoria del diritto
Che il progetto della ever closer union, d'una progressiva e sempre più intensa integrazione, sia oggi in affanno lo testimoniano i tanti volti della crisi, politica, economica e giuridica, che affligge la vita dell'Unione Europea. È questo l'ambito tematico del libro, che ha l'obiettivo di mettere in luce, e problematizzare, la tensione tra il «destino comune» degli Stati europei e lo stato di «crisi permanente» che involge l'UE. Questo volume è allora un tentativo di esaminare criticamente il discorso sull'integrazione, sulle istituzioni sovranazionali e sull'ordine giuridico ed economico europeo, in una prospettiva in primo luogo giusfilosofica, nonché di contribuire al dibattito sulle criticità dell'Unione Europea, che la pandemia da Covid-19 ha drammaticamente riattualizzato. -
Pretesa di progresso. Sull'evoluzione nel diritto
Questo saggio è un tentativo di riconsiderare la nozione di evoluzione del diritto alla luce di una prospettiva normativa, non funzionale o funzionalistica. Il discorso sull'evoluzione del diritto viene così sganciato da qualsiasi ancoramento in una Weltanschauung finalistica della storia, ovvero in una cosmologia darwiniana, oppure ancora in una teoria sistemica od autopoietica per cui il fenomeno giuridico sarebbe il progressivo svolgimento di accresciuta complessità. L'evoluzione del diritto è piuttosto interpretata e studiata come modificazione (e progressione e miglioramento) puntuale, molecolare - se si vuole -, tra due specifiche coordinate temporali. A tal fine nessuna grande teoria è messa in gioco; non si presuppone alcuna teleologia interna alla natura umana né alla storia della società. Non c'è «immanenza del divenire» né «destino dell'Essere», né tantomeno «Provvidenza», nelle vicissitudini della storia al di là di ciò che in essa apportano i soggetti coinvolti. La storia non garantisce la razionalità e le virtù del diritto. L'evoluzione emerge piuttosto nella «pretesa di progresso» che può identificarsi come condizione pragmatica di validità del discorso e dell'atto giuridico. La filosofia della storia del diritto, se c'è, risiede non in una narrativa di epoche e stadi che si susseguono secondo un piano generale, bensì nel fatto modesto, nondimeno denso di implicazioni normative, che l'uso e l'applicazione della norma giuridica si dà con pretesa di giustizia ed in un orizzonte di speranza. -
Studi economico-giuridici. Vol. 62/2: 2009-2020
Scritti di: Cristiano Cicero, Bruno Concas, Valentina Corona, Silvia Corso, Andrea Deffenu, David Durisotto, Riccardo Fercia, Silvia Izzo, Franck Laffaille, Victoria Lambropoulos, Piera Loi, Federico Onnis Cugia, Massimiliano Piras, Stefania Puddu, Marianna Rinaldo, Francesco Sitzia, Luca Sitzia. -
La responsabilità del produttore alimentare per danni da obesità
La diffusione dell'obesità nei paesi occidentali, con conseguente aumento dei rischi per la salute delle persone, ha posto il problema dell'individuazione di strumenti atti a contrastare il fenomeno. Negli Stati Uniti, l'esperienza delle azioni intentate nei confronti delle multinazionali del cibo ha indotto i produttori ad immettere sul mercato alimenti più salutari e ad educare i consumatori. Il trapianto del modello della fast food litigation in Italia deve, tuttavia, fare i conti con le peculiarità del nostro sistema di responsabilità civile. Appurato che la commercializzazione di alimenti nocivi è riconducibile al paradigma della responsabilità del produttore, occorre dissipare i dubbi circa la prova del difetto e del nesso eziologico, nonché indagare la rilevanza dell'assunzione del rischio da parte del consumatore come causa di esclusione della responsabilità. Valutando l'opportunità di rimettere la regolazione dell'obesità alla legislazione o al contenzioso, emerge la natura polifunzionale della responsabilità civile, idonea a realizzare non soltanto funzioni compensative, ma anche punitive, deterrenti ed educative, incentivando l'adozione di misure di sicurezza e qualità e orientando i consumatori verso scelte più consapevoli. -
Il controllo sui magistrati. Vigilanza ministeriale, C.S.M., procedimento disciplinare e garanzie costituzionali
Il recente procedimento disciplinare a carico di un ex componente togato del C.S.M., conclusosi in primo grado con sentenza della Sezione disciplinare che ne ha disposto la rimozione dalla magistratura, ma anche il successivo pronunciamento del plenum del C.S.M., che ha dichiarato la cessazione dalla carica, a seguito di collocamento a riposo per raggiunti limiti di età, di uno dei suoi membri togati più in vista, nonché l'esito delle ultime elezioni del comitato direttivo centrale dell'A.N.M., sono tutti episodi che hanno acceso i riflettori su alcune questioni tecnico-giuridiche di grande interesse, senz'altro note, ma non sempre oggetto di specifica attenzione da parte della dottrina gius-pubblicistica: il «correntismo» nella magistratura, ossia la presenza e l'influenza di «partiti in toga» (Ainis) nell'attività «associativa» dell'A.N.M., ed in quella di rilievo costituzionale del C.S.M. e della sua Sezione disciplinare; i rischi di «isolazionismo» o di «separatezza» dell'«ordine» giudiziario dall'ordinamento giuridico democratico e unitario repubblicano e, soprattutto, dalla stessa sovranità popolare; il timore, già avvertito dai Costituenti nel 1947, che la magistratura potesse divenire, progressivamente, «un corpo chiuso, una corporazione, un mandarinato» (Ruini), arroccata in una «torre d'avorio» (Persico). Lo studio prende le mosse dall'analisi critica della potestà di vigilanza del Ministro della Giustizia, prosegue con una riflessione, sempre critica, sulla natura di «giudice» e di «giudice speciale» della Sezione disciplinare del C.S.M., provando a chiarire, in via preliminare, la posizione costituzionale, la natura giuridica e la funzione dello stesso C.S.M., che tende sempre di più a caratterizzarsi quale organo «di indirizzo politico», tramite l'uso di «auto-attribuiti» e precari poteri para-normativi. Gli esiti dell'indagine conducono a dubitare della pretesa «configurazione giurisdizionale» del procedimento disciplinare, che sembra realizzare, in realtà, una forma di autodichia «impropria», ovvero l'esercizio di un potere disciplinare «dei magistrati sui magistrati», parzialmente «incontrollato» o, al contrario, significativamente «auto-controllato», che finisce per accentuare quei rischi di «autoreferenzialità» dell'«ordine» giudiziario, già segnalati dai Costituenti, inconciliabili con l'ordinamento democratico ed unitario repubblicano e con lo stesso concetto di Stato di diritto, quale aspetto essenziale dello Stato democratico-pluralista, per la garanzia dei diritti fondamentali.