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Nato con la camicia. Ricordi di un bambino latitante, 1943-1945
La storia di questo libro ha avuto per i protagonisti un lieto fine. Sandrino e la sua famiglia si sono salvati dalle camere a gas e possono essere considerati quindi dei privilegiati. Le vicende che dovettero affrontare, piene di minacce e di insidie, avrebbero potuto avere ben altro epilogo, lo stesso che condusse molti ebrei a un viaggio senza ritorno. Il capriccio della sorte decise altrimenti ed essi furono risparmiati. Dovrebbero forse coprirsi il capo di cenere e vergognarsi per essere sopravvissuti? Probabilmente no, ma una domanda tormentosa non smette di far sentire la sua molesta presenza: “Che cos’avevano di diverso gli scampati da quelli che invece finirono nei campi di sterminio nazisti?”. -
Una filosofia marxista del linguaggio
La lingua come processo e pratica sociale variabile. Da questa prospettiva Lecercle intende delineare un diverso modo di considerare il linguaggio, che passa attraverso la critica dei presupposti della linguistica e della filosofia del linguaggio dominanti, in particolare nelle figure di Chomsky e Habermas. Ma passa anche attraverso la rivisitazione e la sistemazione del ricco materiale di un’altra linea di riflessione sul linguaggio, che va da Marx ed Engels fino a Deleuze e Guattari. L’obiettivo è l’elaborazione di una rete di concetti in grado di mettere in primo piano il carattere storico, sociale, materiale della prassi linguistica, rivendicandone la politicità e il suo sviluppo all’interno di rapporti di forza che segnano continuamente le sue forme e le sue funzioni. Il libro di Lecercle offre così un utile contributo al superamento del paradigma individualistico, sia nella linguistica sia nella rappresentazione del sociale. -
Il ritorno a Kant di Heidegger. La questione dell'essere e dell'uomo
Nel corso del suo pensiero Heidegger si è sempre confrontato con i filosofi della tradizione, ritenendo di poter porre la domanda sull’essere soltanto in modo storico. Il presente volume ripercorre le varie fasi del dialogo di Heidegger con Kant, pensatore che ha scorto nell’elaborazione della questione “Che cos’è l’uomo” il compito di una filosofia orientata ai fini ultimi della ragione. Convinto che la domanda sull’essere e la domanda sull’uomo costituiscano un’unica questione, Heidegger si rivolge a Kant per comprendere la temporalità come senso dell’essere. Se lo studio dei testi di questo pensatore lo induce ad assumere un’impostazione trascendentale che gli impedisce di cogliere l’essere stesso, interpretando i concetti kantiani di libertà e di parvenza Heidegger riesce ad attuare quella “svolta” che gli consente di pervenire alla verità dell’essere. Questa verità originaria, appellando storicamente il pensiero, offre all’uomo l’unica possibilità di divenire propriamente se stesso. -
Politica, religione, risorgimento. L'eredità di Antonio Rosmini in Svizzera
L’eredità di Antonio Rosmini in Svizzera è un aspetto del pensiero del filosofo di Rovereto ancora non molto valorizzato dalla critica, ma che costituisce un contributo importante per una più completa comprensione di alcuni passaggi cruciali del Risorgimento italiano. Il volume, dopo una messa a fuoco dei primi contatti di Rosmini con l’ambiente culturale e politico del Canton Ticino (concretizzatisi nella pubblicazione a Lugano delle Cinque Piaghe della Santa Chiesa nel 1848), mostra come il coinvolgimento di Rosmini con la realtà elvetica abbia riguardato non solo il Canton Ticino, ma la Svizzera in quanto tale. Anche attraverso il contributo che diede alla missione diplomatica di pacificazione religiosa dei Cantoni elvetici all’indomani della guerra del Sonderbund, Rosmini ebbe modo di mettere alla prova alcuni aspetti della sua proposta ecclesiologica e filosofico-politica, lasciando un’eredità che avrebbe influito, alla fine del secolo, sulla creazione della Diocesi di Lugano. -
Wittgenstein. Lo sguardo e il limite
«Non pensare, guarda!» è il richiamo esplicito delle Ricerche filosofiche di Ludwig Wittgenstein. L’attenzione al vedere, declinata in diverse prospettive, è però un elemento ricorrente nell’intera opera del filosofo viennese, un aspetto non sistematicamente indagato dalla critica, che in questo studio viene esaminato da ogni angolatura. La teoria raffigurativa del linguaggio e l’opposizione dire/mostrare, che caratterizzano il Tractatus Logico-Philosophicus, sono così messe a confronto con l’ottica fenomenologica degli anni successivi, con il metodo della rappresentazione sinottica, con il tema del vedere-come. Ne risulta un quadro complessivo che permette di leggere l’evoluzione del pensiero di Wittgenstein secondo un punto di vista particolare, cogliendo somiglianze impreviste, ma anche smascherando analogie solo apparenti. Proprio in quanto sguardo, la filosofia si rivela così un esercizio volto all’esplorazione dei limiti del linguaggio, del senso, della forma di vita. -
Le meraviglie della generazione. Voglie materne, nascite straordinarie e imposture nella storia della cultura e del pensiero medico (secoli XV e XIX)
Durante l’età moderna, aspettando le conoscenze in seguito acquisite attraverso lo sviluppo dell’embriologia sperimentale e più tardi della genetica, la somiglianza (o l’evidente dissomiglianza) fra genitori e figli, la determinazione del sesso del nascituro, le malformazioni congenite – dalle più leggere fino alle “mostruosità” – e i difetti della pelle, i nèi e le “voglie”, erano spiegati attraverso i desideri della madre rimasti insoddisfatti o i traumi da lei subiti durante la gravidanza. L’immaginazione materna è stata chiamata in causa fino alle soglie del secolo XIX per tutto ciò che poteva interessare la generazione, fornendo una spiegazione duttile e soddisfacente per le nascite irregolari ed eccezionali senza la quale non sarebbe rimasto che il ricorso al miracolo, all’intervento di forze occulte o a comportamenti colpevoli o innaturali delle madri. Tra parti eccezionali, trucchi da impostori e accuse di adulterio, il libro ripercorre la lunga storia dei poteri attribuiti all’immaginazione materna sulla conformazione del feto, in un intreccio dove la storia sociale e quella delle donne s’incontrano con la storia della cultura e del pensiero medico. -
Ricerche su inediti relativi al rapporto Sraffa-Wittgenstein
Lo studio e le riflessioni esposti nel presente lavoro prendono spunto dalla lettura dell’introduzione alle Ricerche filosofiche, dove Wittgenstein, citando Sraffa, riconosce verso quest’ultimo il merito di un incessante stimolo nei confronti del suo pensiero. Da più parti erano emersi indizi che portavano a quella che, all’inizio della ricerca, era poco più di un’ipotesi: l’influenza di Sraffa sul pensiero di Wittgenstein. La ricerca mira a fare chiarezza su questo rapporto intellettuale attraverso l’analisi dei testi e degli articoli attualmente disponibili, delle testimonianze orali e, soprattutto, della documentazione inedita recentemente ricomparsa, la quale si compone, in prevalenza, di alcune lettere manoscritte di Wittgenstein riconducibili ad un lasso di tempo che va dai primi anni trenta fino alla sua morte. -
Sulle orme di Winnicott
Seguire le orme di un vagabondo come Winnicott nel suo percorso teorico e clinico non è certo facile ma sicuramente affascinante e stimolante. L’orma imprime una traccia che suggerisce una presenza e un’assenza, una direzione non sempre lineare che lascia sospesi nell’incertezza ma che al contempo consente libertà di scelta. Errare, dunque, essere vivi, essere veri, andare alla ricerca di quel luogo delle origini in cui ritrovare l’esperienza originaria di esserci: queste sono le orme che Winnicott ha lasciato e che gli autori hanno cercato di seguire attraverso l’analisi di alcuni suoi temi teorici fondamentali e di numerosi casi clinici. Particolare attenzione viene posta alla relazione terapeutica con l’adolescente. Winnicott, pur non avendo trattato in modo sistematico il tema dell’adolescenza, attraverso il resoconto dei suoi casi offre preziosispunti teorici che aiutano a mettere a fuoco il suo specifico stile terapeutico. -
Per una relazionalità interculturale. Prospettive interdisciplinari
Questo volume propone un ampio spettro di analisi della prospettiva interculturale con indirizzi interdisciplinari tra filosofia e pedagogia. La pluralità di approcci alla ricerca interculturale spazia dall’idea di cittadinanza alla relazione tra evoluzione culturale e sviluppo ontogenetico; dalla ideologia della integrazione alle politiche di immigrazione; dalla attenzione alla identità delle minoranze ai concetti di temporalità, normatività, interculturalità e transculturalità. Questi approcci si concretizzano in progetti formativi di integrazione interculturale focalizzati sulle categorie di differenza e di incontro, coniugando pedagogia e filosofia per una società interculturale che affronti, tra le altre, le problematiche connesse agli studi di genere e alla educazione degli adulti. Si aprono così molteplici spazi nel dialogo interculturale, sottolineando una identità che si muove tra le prospettive di autori diversi e si aggiorna nella reticolarità del presente, costantemente mediata dalla dimensione linguistica e corporea. Questi ambiti di ricerca radicano la comunicazione interculturale nella situatività dei contesti – in particolare, attraverso la divulgazione scientifica, la multimedialità, l’individuazione di competenze negli ambiti formativi, sociali, politici e giuridici – e compongono in modo sinergico la attuale complessità e dinamicità del quadro interpretativo che definisce oggi la relazionalità interculturale. -
La storia attraverso gli esempi. Protagonisti e interpretazioni del mondogreco in Plutarco
Per la poliedricità dei suoi interessi Plutarco (ca. 45-120 d.C.) si presta a molteplici letture e indagini critiche. Il volume intende offrire un contributo a un’analisi combinata delle Vite parallele e dei Moralia che miri a cogliere la visione storica dell’autore, e nella fattispecie la sua interpretazione del passato greco, anche tenendo presente la necessità di rapportarlo alla sua epoca e di riattualizzarlo. -
Tra ragione e fede. Interventi buddisti
Secondo l’insegnamento del monaco giapponese Nichiren Daishonin (1222-1282), lo spirito del Buddismo non vive al di fuori della realtà, si trova piuttosto in mezzo a essa, tra le sofferenze, le contraddizioni, i limiti e i problemi di noi persone comuni, delle nostre famiglie, della nostra comunità e della società nel suo insieme. L’impegno attivo in favore del dialogo tra i popoli per la pace, la cultura e l’educazione coltivato da Daisaku Ikeda ed abbracciato dalla Soka Gakkai trova fondamento in questa visione. La riforma spirituale del singolo individuo può generare un’onda di cambiamento globale. Si tratta di una formula eterna, valida sempre, anche in tempi di incertezza, ingiustizia, indifferenza e disumanità quali sono i nostri. Perché il Budda è l’uomo. Perché l’uomo è il portatore di tutte le soluzioni, l’unico diretto responsabile del proprio destino, del destino delle generazioni future e dello stesso futuro della Terra. -
Silenzio all'opera. Roland Barthes e Maurice Blanchot
Voci della critica letteraria e filosofica ancora oggi ineludibili per profondità delle rispettive riflessioni, molteplicità dei temi affrontati e qualità dello stile, Roland Barthes e Maurice Blanchot hanno entrambi scandagliato la letteratura e la cultura nel segno del silenzio: contrappunto della positività delle parole e della scrittura sul quale queste stesse si fondano e dal quale, anche quando insediate, continuano a essere minacciate e promesse, corroborate e svuotate. Dopo un’Introduzione che ricostruisce il dialogo intertestuale diretto fra i due autori, il volume s’inoltra nei sentieri da loro percorsi indipendentemente, sia pure all’insegna di una congenialità intercettabile nella condivisa aspirazione al neutro. Ecco così Barthes alle prese con la “possibilità” del romanzo che mai scriverà; con l’affiorare del segno, tramite l’esordio, dal nulla verbale; con l’indichiarabile amoroso, tradito tuttavia dal corpus; con la traccia scritturale o fotografica contro l’anonimato della morte. E Blanchot alle prese col suo ritiro dal mondo delle lettere; con la discontinuità del frammento romantico, a rischio di recupero nella sintesi dell’aforisma; col diritto della letteratura a uccidere la realtà e a esser tentata di morire essa stessa, per provare la propria verità errante. -
Filosofia e antropologia del ritratto
Quando vediamo un ritratto pensiamo di vedere un individuo, sembra ovvio, tuttavia esso non è presente in tutte le culture e in tutte le epoche. Perché? Esistono poi pratiche affini come dipinti e sculture di facce inventate, maschere, caricature, camuffamenti o anche opposte come il tatuaggio o la plastica facciale. Che connessione hanno queste pratiche con la questione della definizione dell’individuo? Dell’individuo infatti il ritratto ci propone una rappresentazione identificante e in questo senso esso costituisce anche il modello della rappresentazione. La questione del ritratto allora viene pensata qui come l’intersezione di quella dell’individuo (da Aristotele a Simondon) con quella della rappresentazione (Stoichita, Belting, etc) di cui si segue la fenomenologia in un viaggio tra culture e periodi storici diversi nel quale si cerca di rintracciare i contorni che delimitano l’esistenza di questa pratica figurativa. -
Incroci simbolici
Solo l’anima disarmata, di fronte a se stessa e alle cose, esiste veramente. In un mondo dominato dalle immagini che fine hanno fatto le immagini? Che cos’è un’immagine? Abbiamo il diritto di chiamare così quelle che proliferano nel mare virtuale che dagli schermi ci sommerge e distrae? Se esse fossero un’altra cosa, appartenessero ad altro Al silenzio, alla nuvola che passa lenta e maestosa sopra di noi. Al miracolo del cielo stellato. Bisogna credere alla forza misteriosa del linguaggio per amare la natura e difenderla nella sua interezza (vita-morte, visibile-invisibile). In questo romanzo un gatto virgiliano che viene dalla terra degli angeli e uno strano centauro, camminano insieme. All’inferno e in paradiso. Sulla Terra. Questi tre luoghi sono forse stati, percezioni diverse, di un unico luogo. È necessario coltivare un’anima forte per fare fronte ai giorni che viviamo e a quelli che verranno. La vera resistenza comincia nell’interiorità. “Ma per camminare dentro il bosco l’uomo deve scendere dal palco, abbandonarlo. Deve diventare partigiano della terra”. -
Philosophical news (2012). Vol. 3: Giudizio e autorità
Talvolta si percepisce una sorta di discrepanza tra il giudizio pronunciato dall’individuo e l’ordine sociale in cui riversa la sua creatività umana in riferimento ad una autorità. La conseguenza è che la società non è più considerata come l’ambito in cui l’individuo stesso matura una sua fioritura. Ma che cosa significa giudicare? Quale è il nesso del giudizio con l’autorità? È questo un riferimento obbligato, necessario? A fronte di tali interrogativi, proponiamo in esclusiva l’intervista a Martha Nussbaum, docente di Diritto ed Etica presso la University of Chicago, e il saggio di Roger Scruton, Arte, bellezza e giudizio. Molti sono inoltre gli interventi volti a fornire una analisi dettagliata del rapporto giudizio-autorità da un punto di vista filosofico, giuridico e politico. Tra i contributors: Stefano Biancu, Gabriele De Anna, Andrea Favaro, Lucio Giuliodori, Sante Maletta, John Milbank, Riccardo Pozzo, José María Torralba, Neil Turnbull. -
Soglie. Per una nuova teoria dello spazio
Un concetto come quello di soglia, che definisce il rapporto tra interno ed esterno non in termini oppositivi (dentro o fuori) bensì di complementarietà (dentro e fuori), può risultare decisivo per pensare la relazione tra proprio ed estraneo, tra le diverse culture e all’interno della nostra stessa civiltà occidentale, al di là della logica dirimente dell’inclusione/ esclusione. Il libro si propone di analizzare i “luoghi” e gli “spazi” della contemporaneità (e non solo), che si presentano come “soglie” o come “spazi intermedi”, dove si confrontano – e si confondono – linguaggi e culture diverse. Un’ulteriore tipologia spaziale a essere presa in considerazione è quella di “eterotopia”: “spazi altri” che si aggiungono e talvolta si sovrappongono alla topologia tradizionale, ma sempre mantenendo una propria topografia. Un approccio di tal genere, “spaziale” e “topografico”, che vuole indicare prima di tutto un “metodo”, consente di tagliare trasversalmente ambiti culturali e disciplinari. Non è affatto un caso, quindi, che molti contributi di questo volume abbiano individuato nello “spazio urbano” – della città, della metropoli o della post-metropoli che dir si voglia – la dimensione dove soglie, spazi intermedi ed eterotopie si esperiscono paradigmaticamente. Il tema viene dunque trattato nei suoi fondamenti teorici e nelle sue icone, sull’esempio di pensatori ritenutiesemplari e sulla base di eterotopie a loro volta significative sia in senso storico-culturale sia in senso puramente teorico.Saggi di: Borsò, Donà, Duque, Finazzi Agrò, Gentili, Giaccaria, Guerra, Jennings, Kajon, Matassi, Meazza, Minca, Montani, Müller-Funk, Nuselovici/Nouss, Poggi, Ponzi, Vighi,Waldenfels, Witte. -
Mobilitazione globale. Tecnica violenza libertà in Ernst Junger
«È sufficiente osservare lo spettacolo della nostra vita nel suo esuberante dispiegarsi e nella sua disciplina implacabile, con le sue aree produttive fumanti e scintillanti di luci, con la fisica e la metafisica del suo traffico, i suoi motori, aeroplani e metropoli brulicanti di gente, per intuire che qui non c’è un solo atomo che non sia al lavoro, e che questo processo delirante è in profondità, il nostro destino. La Mobilitazione totale non è una misura da eseguire, ma qualcosa che si compie da sé, essa è, in guerra come in pace, l’espressione della legge misteriosa e inesorabile a cui ci consegna l’età delle masse e delle macchine. Succede allora che ogni singola vita tende sempre più indiscutibilmente alla condizione del Lavoratore, e che alle guerre dei cavalieri, dei re e dei cittadini succedano le guerre dei lavoratori, guerre della cui struttura razionale e della cui implacabilità il primo grande conflitto del XX secolo ci ha già dato un’idea». Così scriveva Jünger nel 1930, anno di pubblicazione della prima edizione de La mobilitazione totale. Questa visione del mondo sembrerebbe appartenere a un’epoca ormai lontana, consegnata al secolo dei totalitarismi e delle guerre mondiali. Eppure la mobilitazione totale – in una sua versione globale – con l’annullamento del confine tra pace e guerra, la normalizzazione della violenza e la riduzione di ogni cosa – uomo compreso – alle categorie della mera dimensione lavorativa, si impone come una chiave interpretativa sempre più essenziale per comprendere a fondo fenomeni quali l’assenza di senso nel “progresso” tecnico, la normalizzazione del rischio e la crisi della politica. Convizione degli studiosi che hanno collaborato alla stesura del presente volume è che tornare alla mobilitazione totale e riuscire a leggere il senso di questa immagine jüngeriana incentrata sull’assorbimento del lavoro nella violenza, sia un passo necessario per riuscire a porsi in contatto con la crisi della democrazia e per pensare a vie di uscita possibili. -
La politica tra verità e immaginazione
La politica ha sempre avuto un rapporto travagliato con la verità. Per un verso la menzogna è stata uno strumento utilizzato senza remore da governanti, monarchi, imperatori, ministri, leader di movimenti – così come la guerra è stata fino agli anni Venti del XX secolo uno strumento normale della politica. Per un altro verso, la politica “alta”, che mobilita le persone e ottiene disponibilità a versare lacrime e sangue, ha sempre attinto alla forza della verità – della verità che rifulge non solo contro la falsità, ma anche contro la “mezza verità” del compromesso, dell’accordo, della mediazione. E’ ancora possibile oggi preservare questo rapporto privilegiato con una verità “indisponibile”, non riducibile alla convergenza fra posizioni diverse e coniugarlo con una visione democratica dell’ordinamento politico? Anche l’immaginazione entra in un rapporto complesso con la politica. La politica è sempre in contrapposizione alla “mera immaginazione”: comporta una presa sulla realtà che i “sognatori” non possiedono. Ma la politica che convince, attrae e muove le persone non può non fare appello all’immaginazione e al suo prefigurare qualcosa che trascende l’esistente. Vision è il nome con cui questo attingere al potere dell’immaginazione è conosciuto nel tempo in cui la democrazia, da opzione fra molte, è divenuta un orizzonte imprescindibile. -
Il potere della comparazione. Un gioco sociologico
Questo libro cerca di offrire una prospettiva inedita sul processo di soggettivazione umano concepito come risultato dell’attività comparativa tra gli individui, da cui dipendono anche l’attività di misurazione della natura e la produzione delle forme ideali (cioè la scienza e la stessa filosofia): se l’uomo è l’animale che (si) confronta, la comparazione intraspecifica costituisce la condotta relazionale attraverso cui emerge la nostra psichicità differenziata e si costruisce la realtà sociale, elaborando il confronto in forme sempre più stratificate e complesse. Dopo aver chiarito cosa intende con ‘sociologia filosofica’ e in cosa consiste la peculiarità del suo sguardo, l’autrice prova ad esercitare il potere della comparazione, ossia ad applicare ironicamente alla nostra cultura il quadro concettuale proposto nel primo capitolo. Il gioco si svolge in due tempi o livelli: nel primo, che è anche il più semplice, le tracce del confronto tra superiori e inferiori vengono rinvenute in alcuni termini o luoghi esemplari del pensiero occidentale; la complessità aumenta nel secondo, dove si analizzano i processi di costruzione sociale dell’identità utilizzando in modo eterodosso la semiologia, l’antropologia e, ovviamente, la sociologia. Lo scopo è quello di ricaricare ‘a martello’ la genealogia nietzscheana: un gioco politico, più che teorico, concepito come premessa e promessa di emancipazione da ciò che Foucault chiamava ‘potere pastorale’ – il quale nasconde, oggi come ieri, una (presunta) forma di superiorità comparativa. -
Etica, genio e sublime in Kant
La prima parte verte sul tema dell’attualità dell’etica kantiana e su alcune sue recenti interpretazioni; la seconda riguarda considerazioni sul genio e sul sublime in Kant, in alcune sue fonti e alcuni sviluppi in Schiller e Schopenhauer. Dalle ricerche emerge come il sentimento morale rappresenti il punto di riferimento per la fondazione del valore a priori del sublime estetico e della genialità.