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Etica, utilità, contratto
Cinque saggi per esplorare i nessi tra metaetica, utilitarismo, contrattualismo. -
La socialità della ragione. Scritti in onore di Luigi Ruggiu
Con questo volume amici e allievi di Luigi Ruggiu intendono rendere omaggio al collega e al maestro in occasione del suo congedo dall’insegnamento attivo presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Al suo magistero si sono formati moltiallievi di diverse generazioni e non casualmente i curatori appartengono a tre differenti fasi temporali della sua attività di professore. Il volume si articola in quattro sezioni nelle quali abbiamo voluto raccogliere i percorsi fondamentali degli studi sviluppati da Luigi Ruggiu per quasi mezzo secolo e sui quali abbiamo chiamato a contribuire, con la loro riflessione, studiosi di filosofia di differente orientamento. Le prime due sezioni corrispondono alle due grandi fasi storico-filosofiche sulle quali Ruggiu si è soffermato più intensamente: Aristotele e il pensiero antico e L’attualità di Hegel. Le sezioni terza e quarta individuano invece le due aree tematiche sulle quali più a lungo Ruggiu ha sviluppato la sua riflessione filosofica: Ontologia e temporalità, Comunità Economia e Società. -
Il mondo che appare. Storie di fenomeni
L’idea di fenomeno, così come è stato inteso da alcune correnti di pensiero (“parvenza ingannevole”, “effervescenza superficiale delle cose”, ecc.), presuppone una teoria della duplicazione del mondo. Da una parte il mondo ‘vero’ ed ‘oggettivo’ della scienza, la quale ci direbbe come stanno realmente le cose; dall’altro il mondo delle apparenze soggettive, transitorie ed irreali. Un mondo finto, falso, ‘estetizzato’ (di cui il cosiddetto ‘mondo dell’arte’ sarebbe una versione esemplare). Ma davvero ciò che colpisce i nostri sensi, ciò che è presente e sta di fronte a noi, che si lascia vedere, udire, toccare, ecc. sarebbe ingannevole e falso, mentre solo ciò che pensiamo ed elaboriamo in concetti sarebbe vero? Il libro, attraverso una storia rapida e parziale dell’idea di ‘fenomeno’, propone una decisa rivalutazione del mondo che appare, sulla base della convinzione che tutto ciò che è, e che costituisce il mondo, proprio in quanto è, deve anche apparire, o poter apparire. -
Lo spirito della politica. Letture di Montesquieu
Il nome e l’opera di Montesquieu paiono aver ormai acquisito, anche in Italia, una vasta risonanza. Ciò è indubbiamente un gran bene per tutti. Ma comporta anche svariati rischi, come in particolare una eccessiva semplificazione e banalizzazione del suo pensiero. Allo scopo di efficacemente scongiurare una simile evenienza – la peggiore che possa capitare a chi, come lui, ha condotto una vita intensamente “pensata” – il volume ripropone, per la prima volta tutti insieme, i più signifi cativi scritti sulle sue riflessioni apparsi negli ultimi decenni: a partire dai magistrali studi di Isaiah Berlin e di Raymond Aron, passando per le brillanti analisi di tre grandi protagonisti della cultura italiana del secolo scorso (Norberto Bobbio, Federico Chabod, Sergio Cotta) e concludendo con alcune celebri pagine di Jean Starobinski e di Hannah Arendt, quest’ultima la figura intellettuale contemporanea in assoluto più prossima (in tutti i sensi) all’autore dello Spirito delle leggi (1748). Il lettore, anche non specialista, ha così a disposizione la migliore ‘guida’ fino a questo momento mai apparsa sul più profondo anatomista del dispotismo che la storia della filosofia annoveri, nonché il teorico per eccellenza del principio della divisione dei poteri e di quello, indissolubilmente connesso, dell’autonomia della giustizia. -
Martin Heidegger. La provincia dell'uomo. Critica della civiltà e crisi dell'umanesimo (1927-1946)
Martin Heidegger è sicuramente il filosofo che più di ogni altro ha affrontato in maniera radicale il problema di una ricomprensione dell’essenza dell’uomo che si lasci alle spalle la definizione metafisica di animal rationale. Il volume di Francesco Mora ha il merito di mettere in luce i passaggi chiave della critica demolitiva che dal 1927 al 1946 Heidegger elabora nei confronti dell’umanismo. Lontano tanto da una lettura antropologica quanto dalle interpretazioni ‘politiche’, il testo propone, attraverso una rigorosa contestualizzazione storico-filosofica e un serrato confronto con gli esponenti della cosiddetta rivoluzione conservatrice, un’originale ricostruzione teoretica del pensiero heideggeriano. La lettura ‘impolitica’ che emerge descrive Heidegger come un camminatore solitario, un Waldgänger della filosofia, che tuttavia, traccia le linee direttrici della nostra esistenza e del nostro pensare. Con le parole del filosofo si potrebbe dire che critica di ogni umanismo non significa sostenere l’inumanità, caratterizzante al contrario proprio quell’Uomo che vuole sapersi come l’animale dotato di ratio. -
Il Protagora. Vol. 15: Giovanni Vailati e Federico Enriques filosofi della scienza.
STUDI GIOVANNI VAILATI E FEDERIGO ENRIQUES FILOSOFI DELLA SCIENZAFabio Minazzi, Vailati e la filosofia della scienza Ivan Pozzoni, La «ragion moderata» di Giovanni Vailati tra conoscenza e azione Mario Quaranta, Vailati e Popper dopo l’eclissi dell’epistemologia Massimo Galuzzi, Il tentativo di Federigo Enriques Arcangelo Rossi, Sull’insegnamento dinamico nella riflessione di Federigo EnriquesINEDITIFabio Minazzi, Per il centenario della nascita di Giulio Preti (1911-1972) Giulio Preti, Notizie sull’operosità scientifica e sulla carriera didattica, a cura di Fabio Minazzi Appendice. Eugenio Garin, Gulio Preti Giulio Preti, Filosofare onestamente, andando là dove il pensiero ci porta. Lettere a Giovanni Gentile del 1938, a cura di Fabio Minazzi Giulio Preti, Ci terrei tanto a venire a Firenze Lettere ad Eugenio Garin (1953-1958), a cura di Fabio Minazzi Giulio Preti, Qui a Firenze si muore nel silenzio e nella solitudine. Lettere a Mario Dal Pra (1951-1971), a cura di Fabio MinazziNOTE E DISCUSSIONIUmberto Eco, Il problema filosofico delle strutture trascendentali a priori nella riflessione neoilluminista di Jean Petitot Fulvio Papi, La filosofia e la civiltà del denaro in crisi Rolando Bellini, Filosofarte 2011, ovvero sulla 54ma Biennale d’Arte di Venezia Marina Lazzari, Ricordo di Antonio ErbettaPROBLEMI DELLA SCUOLATiziano Tussi, Sul decreto-Brunetta nel mondo della scuolaCRONACHEBrigida Bonghi, Forms of intersubjectivity. A proposito di un recente seminario -
Finitezza e crisi del senso
Tocca al nostro tempo sperimentare una vertiginosa insecuritas, segnata dal disincanto riguardo a tanti idoli di stabilità costruiti utilizzando il nome di Dio o inneggiando al potere umano. Un vento di liberazione mette sotto accusa ogni ricorso a principi dal carattere prepotente-rassicurante, mentre si affaccia il serio dubbio di essere ormai “viandanti votati all’incertezza” (E. Morin). Soprattutto, però, riceve una nuova chance quella che, da sempre, è l’attitudine più preziosa e sofferta di cui è capace la finitezza umana. Ovvero la disponibilità a lasciarsi misurare da ciò che spiazza i nostri schemi e piani di controllo: il richiamo dell’assenza proveniente dall’enigma del mondo, dall’irruzione dei volti, dal possibile celato donarsi di Dio. Che ne è, in tutto ciò, della domanda di senso? Nel testo si vorrebbe tenere aperta una questione decisiva: “custodire la finitezza” (Heidegger) implica riconoscere sfondi di ricchezza ontologica, di verità e di bene che eccedono il piano del finito e per questo donano senso, cioè ospitalità e orientamento, al prodigio e alla responsabilità del nostro cammino? Oppure è la dimensione di un senso solo umano, fasciato di contingenza, alimentato dall’errare solidale e da speranze congetturali, a dover diventare la stella di riferimento per l’avventura esistenziale? Mettendo a fuoco le difficoltà di un percorso che intende respingere sia un modo oggettivante di imbrigliare l’infinito sia la chiusura in un soddisfatto finitismo, il lavoro sviluppa analisi intorno a posizioni di Heidegger, di Gadamer, di Apel, di Levinas, e affronta poi alcune versioni attuali di ermeneutica della finitezza: quelle proposte da S. Natoli, G. Vattimo, M. Ruggenini. -
Lo sguardo di Kafka. I dispositivi di visione e l'immagine nello spazio della scrittura
Con quali occhi è scritta la letteratura? Figure, paesaggi e architetture che si stagliano all’orizzonte dei testi ne definiscono certamente i contenuti, ma sono le istituzioni e gli apparati che veicolano le informazioni a modificare la percezione di quello stesso orizzonte. E quale luce lo illumina? A partire dalla definizione di “dispositivo” di Foucault e fondendo studi sui media, saggi di critica letteraria e di teoria della cultura, questo libro indaga il modo in cui le forme di trasmissione e fruizione dell’immagine nella Praga di inizio Novecento hanno modellato la scrittura di Kafka. Il percorso di analisi si snoda dai primi racconti fino al Castello, dove frammenti di dispositivo disseminati nello spazio narrativo kafkiano si ricombinano e si ricompongono nei gangli di un potere invisibile ma palpabile. E inesorabilmente pervasivo. -
Il carteggio Bellavitis-Tardy (1852-1880)
Il volume comprende 110 lettere che il matematico Giusto Bellavitis scrisse, tra il 1852 e il 1880, a Placido Tardy e una lettera di Tardy a Bellavitis del 12 luglio 1864. Oltre ad argomenti riguardanti l’evoluzione della matematica e della fisica del tempo, nelle lettere sono trattate questioni politiche, culturali e sociali, e sono riferite opinioni su questioni di vita quotidiana, riflessioni sulla mentalità e i costumi, sull’amicizia e gli affetti. I due matematici, figure rilevanti dell’ambiente accademico italiano, in rapporto scientifico con importanti studiosi europei, ebbero un ruolo significativo nella nascita della Scuola Italiana di Matematica della seconda metà dell’Ottocento. La loro corrispondenza, iniziata quando appartenevano l’uno all’Impero Austriaco e l’altro al Regno di Sardegna, consente allo storico e, in generale, al lettore di seguire gli sviluppi, le tensioni e le emozioni degli eventi risorgimentali. -
Nichilismo sacro comunità
La questione dell’Europa . Un’interrogazione etica e politica che, diversamente posta e sviluppata da Nietzsche e Heidegger, sollecita la nostra contemporaneità a ripensare il nihilismo articolandolo al pensiero della comunità e del sacro in una relazione che non sia più di mera contrapposizione o esclusione. Ciò che è in gioco, per noi, è la possibilità di rispondere alla domanda di un’identità europea che ha posto e continua a porre in grande imbarazzo politici, intellettuali, uomini di fede e di scienza nella misura in cui la necessità di un’intesa capace di risolvere conflitti e contrapposizioni sembra essere generata più che da una volontà disposta a incontrare-ascoltare gli altri, dalla caparbia egoità che sostiene e garantisce particolarismi individuali e collettivi. Questione spinosa ma urgente in una realtà politica, religiosa e culturale dove l’unità della politica economica mostra tutta la sua fragilità. In quest’ottica i saggi qui proposti sondano la fecondità che i termini sacro e comunità hanno – se sottratti al circolo del nihilismo reattivo – di arginare l’arroganza e l’intolleranza del Pensiero Unico, quella di un nihilismo che ha generato forme del pensare e dell’agire che hanno aperto nel secolo appena trascorso un vuoto di senso e di valori che, nell’estremismo violento di un’ideologia del terrore che grida «viva la morte», invera la fredda e lucida affermazione con cui Horkheimer e Adorno aprono Dialettica dell’illuminismo . -
Pretense. A relativist account
Pretending is a puzzling activity. Why should we waste our time building up representations of an imaginary world when it would be better to acquire more information about the real one and avoid getting confused? Engaging in games of make believe, however, also means to be faced with new, possible situations, and thus to anticipate what could happen if something were the case, how we or other people could react, what decisions we should take, etc. In a word, pretense plays are a kind of gym, a space where children exercise themselves with unusual situations, in order to be ready to face with whatever life could present them. This book aims to offer an account of the architecture of the mind that is required in order to engage in and understand pretense, paying special attention to the nature of our imaginings, their power to motivate our actions, and the kinds of metarepresentational abilities that are required in order to keep our imaginary representations distinct from the representations of reality. If pretense is a uniquely human ability, understanding it means to understand what it is that makes us so peculiar. -
L' uomo nero. Materiali per una storia delle arti della modernità. Nuova serie. Vol. 7-8
Materiali per una storia delle arti della modernità N.S., anno VIII, n. 7-8, settembre 2011 Antonello Negri L’uomo nero va in edicola Arte, artisti e riviste Giovanna Ginex Scalarini incognito: testi, vignette e disegni per il “Corriere dei Piccoli” e “La Domenica del Corriere” Benedetta Spadaccini “Ars et Labor” e le altre riviste della Casa Editrice Ricordi Roberta Proserpio “Les Chroniques du Jour” (1925-1931) Roberta Prosapio “I Tessili Nuovi” e la propaganda Snia Viscosa dal 1934 al 1939 Marta Sironi Le fotografie di Giovanni Scheiwiller e le riviste degli anni Trenta Maria Giovanna Lanfranchi Milton Gendel e gli articoli degli anni Cinquanta per “Art News” Davide Colombo “Arti Visive” e Ann Salzman: un ponte tra Italia e America sulla scena artistica degli anni Cinquanta Roberto Mottadelli “Data” (1971-1978). Teoria e critica in una rivista milanese d’arte contemporanea Giulia Polizzotti “B?t. Arte oggi in Italia”. La rivista della “nuova-nuova avanguardia” Stella Succi “α∼βeta”, contenitore di arte Valentina Russo Giulio Paolini in Rai Elena Salza “TAU/MA” o Della Meraviglia Album Fuoritema Iconografie Erminio Caprotti Illustratori moderni di nove favole antiche. Una lettura grafica di La Fontaine Arte pubblica Marco Cavenago Le sculture di Benedetto Cacciatori nella chiesa parrocchiale di Gorgonzola (1819-1849) Arte e produzione industriale Anna Bianchi Antonio Boggeri, fotografia modernista e pubbicità Mostrare l’arte Laura Calvi Guido Le Noci “capitano dei commandos delle arti belle” Jacopo Galimberti Antonio Recalcati e il 1968. Alcune riflessioni intorno a una mostra Arte e scrittura Zeno Birolli “La sua scrittura...” scrive Boccioni a Roberto Longhi Luigi Ernesto Arrigoni Percorsi figurativi nelle illustrazioni letterarie di Renato Birolli Rarità e riscoperte Ana Gonçalves Magalhães Achille Funi nella collezione del MAC-USP Daniela Pacchiana Lina Arpesani e la vicenda della Vittoria fascista Silvia Vacca Il futurista Osvaldo Peruzzi nelle carte dell’Archivio di Stato di Milano Enzo Maiolino Una visita a Paulette Jourdain. Monte Carlo, 5 luglio 1969 Silvia Bignami, Paolo Rusconi Severini racconta Modigliani (con la partecipazione di Scheiwiller e Salmon) Luca Pietro Nicoletti “Buona notte Guttuso!” Uno scritto inedito di Vanni Scheiwiller su Dimitri Plescan Antonello Negri Rosee brecce Gli autori dell’Uomo nero -
Quaderno dell'Istituto di psicoterapia del bambino e dell'adolescente. Vol. 34: L'adulto di fronte all'adolescente.
La tortura, la violenza, la traumatizzazione, l’abuso sessuale, l’omicidio, l’infanticidio e qualunque forma di violazione dei confini psicologici o fisici dell’altro inevitabilmente avviluppano, invadono, sovvertono l’ordine atteso delle situazioni, le leggi morali che fondano il vivere comune, il rapporto intimo con l’umanità che è iscritta in ognuno di noi, provocando forti reazioni nella coscienza individuale e collettiva. Questa raccolta di seminari ed esperienze è un approfondimento che si anima, dialoga, interroga e lotta con e contro l’idea di un determinismo della psiche e della violenza, tentando di circoscrivere criticamente il pensiero comune e le teorie rigide che descrivono l’uomo come una vittima inerme in balia delle sue angosce, dei suoi circuiti psicopatologici, dei suoi agiti. -
Sensibilia. Ediz. bilingue. Vol. 4: Il dolore-The pain.
Che cos’è il dolore? C’è un solo tipo di dolore o ce ne sono molti? Il dolore psichico è diverso dal dolore fisico? Come lo si può curare? È possibile, ed è giusto, fare a meno del dolore? Si può comprendere il dolore altrui? Lo si può condividere? Quali sono e quali sono stati i modi per rappresentarlo? E quali i modi per dirlo, per comunicarlo e per esprimerlo? Di tali interrogativi, tra gli altri, si nutre la discussione condotta dal quarto ciclo annuale e interdisciplinare del seminario permanente Sensibilia. Colloquium on Perception and Experience , di cui questo volume raccoglie gli atti. Facendo leva sulle specificità disciplinari e sulle suggestive diversità metodologiche, sulla varietà dei modi di definire, concettualizzare, analizzare il dolore, e soprattutto sulla sovrapposizione e sul fecondo sconfinamento semantico che vive la nozione attraversando ambiti tanto differenti (filosofia, medicina, psicologia, storia dell’arte, letteratura, linguistica, antropologia, cinema, ecc.), Sensibilia ha cercato non solo di valorizzare le eventuali divergenze o analogie, ma anche di individuare le ragioni della parziale rimozione di una condizione psicofisica ed esistenziale tanto ubiqua quanto relativamente poco indagata. Saggi di: Brunella Antomarini, Luca Bortolotti, Dario Cecchi, Alessia Cervini, Felice Cimatti, Gilberto Corbellini e Elisabetta Sirgiovanni, Stefano Cracolici, Maria Giuseppina Di Monte, Michele Di Monte, Francesca Dragotto, Elio Franzini, Tonino Griffero, Alessandro Ialenti, Micaela Latini, C. Bruna Mancini, Marcello Massenzio, Maddalena Mazzocut-Mis, Carmela Morabito e Gloria Galloni, Alessandro Fabrizio Sabato, Antonio Somaini, Francesco Sorce. Numeri precedenti: Sensibilia 1, Potere delle immagini? A cura di Tonino Griffero e Michele Di Monte Sensibilia 2, Vincoli/Constraints A cura di Michele Di Monte e Manrica Rotili Sensibilia 3, Spazio fisico/Spazio vissuto A cura di Michele Di Monte e Manrica Rotili -
La questione del dire. Saggi di ermeneutica di Graziano Ripanti
Nato come gesto di riconoscimento del lavoro accademico svolto, questo testo ha poi preso le sembianze di un bilancio filosofico sullo stato attuale della moderna filosofia ermeneutica. Molte sono le sollecitazioni che il lettore vi potrà trovare per soddisfare la propria curiosità culturale sia rispetto alla cura del linguaggio ordinario, sia nei confronti del piano pratico della riflessione. -
L' estetizzazione del quotidiano. Dall'arts and crafts all'art design
Il “salto filosofico” tra l’Estetica della ricezione e la sua attualizzazione sottoforma di ciò che si è inteso chiamare “estetizzazione del quotidiano” è affidato, seppur provvisoriamente, al concetto di art design, in sé affatto controverso ma, si ritiene, sufficientemente attuale, puntuale e descrittivo. Partendo dalla considerazione secondo la quale le Avanguardie sono nate in contrapposizione all’Estetismo e hanno ascritto al proprio ambito la tendenza scientifica a “scomporre per capire”, si è giunti alla conclusione che tale processo abbia dato vita a forme artistiche sempre più specializzate, parziali e “decifrabili per necessità”. Ma abbandonare il piacere per la comprensione razionale presupponeva un eudemonismo che, tra le sue vittime sacrificali, contò la connessione tra arte e vita. Una volta percorso il cammino della scomposizione razionale delle varie parti dell’opera, non è stato più possibile ricomporre l’unitarietà iniziale e quindi recuperare il senso di pacificazione individuato, ai tempi, nel concetto di grande stile. Tuttavia è possibile ipotizzare una lettura positiva di tale scomposizione: una lettura catartica in virtù della quale l’arte può tornare ciclicamente al proprio ruolo vitale e comunicante, proprio perché purificata dallo sforzo analitico da tutti gli elementi di impurità e dalle incrostazioni che, nel corso dei secoli, ne hanno indebolito il nucleo originario. In ultima istanza, la soluzione per fuoriuscire dal problema kantiano dell’esemplarità teorica di una forma che è invece vivente, e come tale refrattaria al teorema, potrebbe consistere nel ricondurre l’arte all’interno del flusso della volontà e della vita, e solo così, contestualizzandola, concederle di farsi-da-parte in senso compiuto come l’Estetismo intuì, e di ricreare così quelle divisioni e quelle incomprensibili diversità senza le quali non vi è altro destino per la forma, se non la dispersione. -
Congetture e approssimazione. Forme del sapere in Aristotele
Si chiedeva Carlo Ginzburg in un celebre saggio della fine degli anni settanta: “Può un paradigma indiziario essere rigoroso?”. Questo libro tenta di dare una risposta a questa domanda a partire da un’analisi dei testi aristotelici. In particolare cerca di mettere a fuoco una nozione centrale ma ancora poco tematizzata nelle opere di Aristotele, il per lo più, la modalità del contingente che è regolare e al tempo stesso variabile, e che caratterizza la maggior parte delle realtà con cui viene a contatto l’essere umano. Di fronte a ciò che è per lo più, la forma di conoscenza più adeguata è la congettura, che si presenta come una modalità conoscitiva rigorosa, seppur fallibile, proprio perché adeguata al suo oggetto. Questo libro cerca di mostrare come la posizione aristotelica nei confronti del sapere congetturale e del ruolo dell’errore nella conoscenza umana rappresenti una risorsa teorica assai attuale, in grado di fornirci, inevitabilmente, anche una visione complessiva dell’idea aristotelica di uomo. Chi riesce a tenere insieme regolarità ed eccezione, chi sa dar conto della natura per lo più delle realtà tipicamente umane, sostiene Aristotele, è un uomo eccellente, pur essendo in ogni momento egli stesso soggetto alla possibilità dell’errore, o forse proprio per questo. -
Metropolitania. Aspetti e forme di vita delle città postmoderne
Individualismo e indifferenza nelle relazioni interpersonali; distanza fisica e spirituale dalla natura; progressiva e costante occupazione della natura circostante; eccesso di offerte e opportunità di ogni genere, che rende improbabile l’approfondimento di qualsiasi conoscenza o esperienza; drastiche separazioni e differenze crescenti di condizione materiale tra le diverse classi e gruppi sociali; insicurezza reale e, insieme, senso immaginario di insicurezza creato ad arte dalle forze economico-sociali dominanti; soddisfacimento delle esigenze, sia pure spesso alienate, solo degli umani, anzi solo di certi umani, e non anche, in particolare, di soggetti (umani e non umani) che vivono una condizione di debolezza e fragilità, come, fra gli altri, animali, bambini, immigrati, nuovi poveri. Questi aspetti, insieme ad altri, tutti egualmente tipici della città postmoderna, vengono presi in esame nei saggi raccolti in questo volume dedicato al luogo (la città, appunto, e soprattutto la metropoli) nel quale massimamente le società postmoderne hanno dispiegato i propri tratti più caratteristici: narcisismo, edonismo, chiusura dell’orizzonte temporale sul presente, instabilità e fluttuazione dell’identità individuale, superamento del problema del “senso” dell’esistenza e della storia, frammentazione e precarietà dei rapporti affettivi e, in genere, interpersonali e sociali, così come dei rapporti di lavoro. Nello stesso tempo, il volume dà conto di processi e movimenti di carattere politico-sociale, etico e culturale che, nella città postmoderna, particolarmente negli ultimi anni, si sono sviluppati in controtendenza rispetto agli orientamenti prevalenti, lasciando per essa intravedere nuove, per quanto difficili, possibilità di definizione. -
Orme sull'acqua, orme nella terra. Temi di natura e di metodo in archeologia
L’ispirazione del passato seguita a mantenere una propria ragion d’essere nel campo delle scienze umane: attraverso una selezione di questioni di metodo desunte dal grande corpus tematico delle discipline archeologiche, con occasionali incursioni in ambiti affini e paralleli, il volume accoglie una serie di nozioni classiche e non classiche sui percorsi teorici e pratici dell’archeologia e a proposito delle sue geneaologie e delle sue finalità naturali. Un itinerario condotto a mosaico nell’attualità della speculazione teorica: digressioni strumentali nelle suggestioni dell’etnologia e riferimenti ad alcune figure significative degli studi antichistici offrono spunti per una riflessione sul ruolo vitale dei temi che incrociano le vie sulle quali l’uomo moderno mira a ricostruire la propria essenza nella tensione retrospettiva verso l’antico. -
Parlando con Benedetto. Quaderni del convivio
Parlando con Benedetto è un dialogo interiore, che ha preso inizio durante un breve soggiorno in un convento benedettino. Il cammino di meditazione e di ricerca di Dio che si svolge attraverso di esso è tuttavia del tutto al di fuori di un ambito confessionale ed è invece aperto a un intenso rapporto con le più libere idee, al contatto con la natura e soprattutto all’incontro con un Sé in cui sempre di più si riconosce il nostro raggiante sole interiore. Un cammino che era iniziato con una posizione indipendente e critica verso le comuni credenze religiose approda così al centro della verità e della vita, in cui il Sé si identifica nel Cristo. Con il libro prende inizio la collana dei Quaderni del Convivio, in cui sono raccolte le registrazioni dei seminari condotti da Mazzucconi sul tema centrale dell’uomo, compiendo così l’esperienza di un pensiero live, partecipato, che segue naturalmente alla maturazione interiore vissuta in questo libro.