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Essere contemporanei della fine del mondo. Saggi su Manlio Sgalambro
«Contemporanei della fine del mondo» è espressione che Sgalambro utilizza in più luoghi per definire la condizione degli esseri umani. Il fatto che il genere umano, nell'attimo, remoto eppure già da sempre attuale, della ""morte del sole"""", scomparirà nel suo insieme costituisce l'orizzonte costante del suo pensiero. A partire da questa incontrovertibile certezza, occorre avere il coraggio di una verità intollerabile: tutto è già da sempre destinato alla distruzione. Questa verità, che il filosofo Sgalambro assume con i toni sprezzanti dell'indignazione e della rabbia, ma anche con quelli più pacati, ma non meno aspri, del cinico disincanto, costringe a un radicale mutamento di prospettiva. Il pensiero, ultima roccaforte in cui trincerarsi, in tutte le sue declinazioni - la teologia, l'etica, la politica, l'estetica - deve trarne le dovute conseguenze. Confrontarsi con questa «filosofia del terrore», radicale fino all'estremismo, esacerbata fino al livore, comunque urtante, è quanto provano a fare i saggi raccolti in questo volume, tentando di mostrarne anche un ulteriore risvolto, quello di un disperato e inappagabile desiderio di assoluto."" -
Unde malum? L'enigma della distruttività umana
Dove si origina il Male? Perché noi umani siamo così spietati, crudeli, violenti? La tesi sostenuta in queste pagine è che la distruttività umana sia reattiva e non innata. La carenza di cure adeguate produce nel cucciolo d'uomo l'insorgere di meccanismi difensivi e reattivi (il sospetto paranoico, i meccanismi della pseudospeciazione e del capro espiatorio, la vulnerabilità al contagio psichico e alla regressione alla follia del branco) che sono la causa dei comportamenti aggressivi e distruttivi. Ma se aggressività e distruttività sono reattive è necessaria una vera e propria rivoluzione se vogliamo sopravvivere come specie e convivere in pace in una comunità planetaria capace di empatia, solidarietà e cooperazione, nel rispetto dei diritti di tutti i viventi. Una rivoluzione che parta dal riconoscimento dei diritti dell'infanzia. Dietro ogni crimine si cela una tragedia personale: riuscire a evitarla imparando a prenderci cura dei nostri cuccioli è il compito che ci attende. -
Ingratitudini
La morte, improvvisa e tragica del nipotino di dieci anni, induce la protagonista a riflettere sul proprio ruolo all'interno della sua famiglia d'origine, di cui con lucidità analizza le dinamiche e i sottili giochi al massacro. Scopre così con amarezza di non essere mai stata amata dalle sue due sorelle, le quali, accampando motivi ideali che di fatto nascondono invidia e ragioni economiche, chiudono ogni rapporto con lei e con la loro madre. Attonita e impotente, la donna assiste così allo sfascio di una famiglia tradizionale, alla quale rimpiange di aver dedicato molte ore della propria vita. -
Coscienza e realtà nella storia del cinema
In questa ricerca l'autore mette in gioco una variazione dell'orizzonte fenomenologico articolato nei precedenti volumi, prendendo in esame una vasta porzione della storia del cinema, assunta in base alla rilevanza delle opere considerate e a una serie di contingenze personali della fruizione. A partire da un interesse crescente che verte sul nesso tra cinema e filosofia, il saggio prende in esame i luoghi tematici del materialismo e dello spiritualismo, dell'astrazione, della metafisica e del surrealismo, dell'epos e dei caratteri della fabula, dell'immissione delle altre arti nel cinema e della relazione tra parola e immagine. Nell'intreccio di questi temi la problematica gnoseologica ed estetica del rapporto tra la coscienza e le condizioni reali, assume un senso peculiare legato in modo stringente alle indagini che l'autore ha dedicato alla dimensione dell'arte. -
Modi di deindividuazione. Il soggetto nella lirica italiana di fine Novecento
La riflessione sulle forme dell’io nella lirica di fine Novecento rappresenta uno dei nodi critici della poesia italiana contemporanea. Attraverso il confronto fra cinque autori significativi (De Angelis, Magrelli, Fiori, Anedda e Benedetti), il libro offre un’interpretazione generale della prima persona nella lirica alla luce del concetto di deindividuazione. A questa categoria appartengono fenomeni che riguardano sia la logica che sorregge il discorso poetico e i suoi temi, sia aspetti testuali specifici. L’analisi del soggetto dell’enunciazione consente dunque di ridefinire lo statuto di genere della lirica italiana contemporanea, per la quale l’io, da nucleo fondante del discorso, diventa un elemento da ricostruire e riconquistare. -
Insolita storia di Prospero Ferretti pittore
Prospero Ferretti (1836-1893), pittore di Reggio Emilia, fu volontario garibaldino nella Terza guerra d'indipendenza (1866) e poi prigioniero in Croazia. Nel 1872 partì per Calcutta dove soggiornò quattro anni come ritrattista di notabili inglesi e indiani. Frequentò la corte del viceré e alcuni rajah della famiglia Tagore. L'astronomo italiano Pietro Tacchini, in India per osservare il transito di Venere sul Sole (avvenuto nel 1874), fece stretta amicizia con lui. Nel 1878, il pittore Antonio Fontanesi lo chiamò in Giappone per essere sostituito nella Scuola di Belle Arti di Tokyo: Prospero vi insegnò due anni la pittura a olio, ancora sconosciuta nel paese. Tornato in Italia, conobbe Angelica Chierichini, una ragazza umbra, domestica a Roma presso la famiglia di Silvio d'Amico: si innamorò di lei, lui 50 anni, lei 20. Dopo aver insegnato disegno in diverse città d'Italia, approdò a Brescia trovando incarico stabile. Prospero e Angelica si sposarono ed ebbero tre figli. Nel 1893, recandosi a scuola, Prospero improvvisamente muorì per la strada, terminando la sua avventurosa vita. Angelica e Prospero furono bisnonni dell'autore. -
Scienza e fede a confronto. Ripensare il paradigma partendo dall'uomo
Il rapporto tra scienza, filosofia e teologia si è ormai solidificato nel confronto tra discipline diverse, che si possono incontrare o ignorare, o farsi anche la guerra. È giunto il momento di dire che questo paradigma non porta da nessuna parte, ma alimenta solo singole posizioni o fenomeni massmediatici. Cosa succederebbe se, ripercorrendo la nascita della scienza moderna e il contributo che ha dato al cambiamento dell'immagine dell'uomo, del mondo e di Dio, scoprissimo che le tre branche del sapere prima citate non fossero altro che modalità tramite cui l'uomo può conoscere, dare significato e forma alla sua stessa vita? L'uomo, con la pratica della sua esistenza, torna al centro del discorso aprendo nuove possibilità. Evitando di assumere per ovvie certe posizioni metodologiche, chiudere in anticipo i contorni di cos'è reale, restituire un'idea di umanità che mal sopporta frettolose riduzioni, compresa la legittimità di porre la domanda su Dio. -
L' umanità a un bivio. Il dilemma della sostenibilità a trent'anni da Rio de Janeiro
Un saggio di storia, teoria e critica dello sviluppo sostenibile che esamina successi e fallimenti a trent'anni dal primo summit di Rio de Janeiro sulle condizioni della Terra. Per la prima volta un libro sulla sostenibilità e sulla crisi ambientale prodotta dall'umanità ripercorre il pensiero ecologico formatosi dagli anni '50 del XX secolo, con approfondimenti multidisciplinari che si muovono fra storia, filosofia, geopolitica, studi culturali, scienze, economia, città insieme a cinema, letteratura e arti, per capire come fronteggiare la crisi climatica e le sue sfide - tra cui il Covid-19! - e come modificare radicalmente i nostri concetti di sviluppo, crescita, benessere e prosperità. Aspetti tecnici complessi come l'impronta ecologica, i Planetary boundaries e i servizi ecosistemici insieme a metodi analitici come l'intersezionalità, l'ecocritica e l'economia circolare sono trattati in modo semplificato ed accessibile ai non esperti. -
I miti allo specchio. Riscritture femminili liberamente ispirate al mito
Mediatrici di questa narrazione senza limiti e confini sono mille personificazioni del femminile cristallizzatesi in figure mitologiche, in questi racconti liberate dalla maledizione della stereotipizzazione in archetipi creati dallo sguardo maschile. Quello sguardo che ne ha narrato le storie, rispecchiando in esse le proprie follie e passioni, come nel caso delle sirene portatrici di morte, di Circe incantatrice e ingannatrice, di Arianna povera e pazza per non rassegnarsi all’abbandono, di Elettra assetata di sangue. -
Inconscio del pensiero, inconscio del linguaggio. A partire dall'opera di Emanuele Severino
L'opera di Emanuele Severino svela l'inconscio dell'intero modo di pensare che l'ha preceduta, riassunto nella comune definizione di ""nichilismo"""", e si sospinge al di là del nichilismo proprio in quanto ne svela l'inconscio. Cosa fare allora dopo quest'opera, oltreché contemplarne la mirabile costruzione? Giungendo a pensare ciò che sino ad allora era stato impensabile, Severino ha spostato in avanti quello che era stato il confine del pensiero; ma c'è qualcosa che diviene visibile da questo nuovo confine? Qualcosa che può diventare pensabile solo spingendosi ancora al di là di questo pensiero, benché soltanto grazie a esso? Se tale opera si è spinta al di là del nichilismo svelandone l'inconscio, spingersi ancora più in là sarà possibile solo se si individuerà qualcosa di inconscio anche in essa, almeno in uno dei suoi termini-chiave."" -
Filippo Ghisolfi. Tipografo, editore e calcografo (Milano 1629-1669)
Filippo Ghisolfi è un tipografo e calcografo milanese, la cui attività copre un arco temporale di 40 anni, dal 1629 al 1669. Fin dagli esordi la sua bottega svolge molti lavori su commissione. Ai suoi torchi ricorrono numerosi colleghi, compreso Giovanni Battista Bidelli. La produzione analizzata in questi annali è ampia: i titoli sono indicativi delle tendenze e dei gusti della società e possono fornire indizi per ricostruire il clima culturale del tempo. Libri di pregio si affiancano a prodotti correnti: ciò che conta è la disponibilità economica del committente. È un eccellente artigiano che, dietro pagamento, mette a disposizione capacità e strumenti propri. Una conferma della perizia tecnica è data dall'attività calcografica: è nella stampa delle incisioni che rivela le migliori capacità. Lo dimostrano le numerose dispute di tesi o conclusiones, impegnativi manifesti di circa un metro, composti da due o tre lastre, in cui venivano articolati il testo e la parte figurativa. -
Dante a margine e le interrogazioni di Guido Morselli
"La citazione non è un estratto. La citazione è una cicala. Sua caratteristica è l'impossibilità di tacere. Afferratasi all'aria, non la molla più"""" (Mandel'stam). Fobantropo, riepilogo degli uomini, filologo dilettante: definizioni coniate da Guido Morselli per descrivere la sua condizione di lettore onnivoro e di intellettuale isolato rispetto a una società letteraria con la quale, a suo modo, aveva tentato di mettersi in contatto, raramente ricevendo risposta. A margine dei suoi libri, conservati alla biblioteca civica di Varese, Morselli appunta commenti sintetici come nel caso delle edizioni della Commedia e della Vita Nuova, riportati in fogli di varia dimensione conservati dentro ai volumi stessi mai studiati finora. Tracce di questa lettura si ritrovano facilmente nel Diario e nella narrativa dello scrittore lombardo, ma soprattutto alimentano le interrogazioni radicali nei saggi a carattere religioso di Fede e critica, solo parzialmente editi." -
Circe di spalle. Per una dimora del femminile
La complessità della figura di Circe continua a interrogare. Qui si sceglie di ascoltarla e di reagire tenendola non di fronte ma sguincia, in modo da registrare, più che domande e risposte, un campo di tensioni. Teso - tra invidia, ammirazione, polemica - è il campo della disputa tra Circe e Atena, avversario interno quanto esterno. Disputa che mostra la difficoltà del percorso della soggettività femminile, alle prese sia con l'immaginario che la definisce che con quello che la anima. A riflettere su questo percorso vengono convocati J. Joyce, V. Woolf, M. Atwood, M. Cunningham, N. Ginzburg; la filosofa E. Pulcini e la psicoanalista M.C. Barducci. A riflettere sull'anno trascorso con Circe - sospeso, ricco di altrove, di altrimenti - come metafora del tempo analitico, viene convocato lo stesso Odisseo, che però narra ai Feaci un'altra storia. -
«L'età di Whitman» e l'esilio. L'America inedita di Paolo Milano
Raffinato critico dell’“Espresso”, Paolo Milano è stato uno dei più influenti interpreti dell’esilio italiano durante e dopo il fascismo. La sua vicenda intellettuale, soprattutto durante la permanenza negli Stati Uniti (1939-1955), attraversa nodi cruciali del Novecento: dalla fuga dall’Italia delle leggi razziali alla partecipazione ai gruppi antifascisti all’estero e allo “Europe-America Group” sorto nel dopoguerra a New York per ripensare in termini progressisti il dialogo transatlantico. “L’età di Whitman” e l’esilio intende colmare il vuoto in Italia sulla sua figura, a partire dall’analisi critica e dalla proposta antologica delle conferenze sulla letteratura americana presentate a Roma nel 1949-1950 e titolate “L’età di Whitman”. Muovendo da classici come Melville, Thoreau, Hawthorne ed Emerson, Milano articola un’interpretazione controcorrente dell’America del dopoguerra, tra l’utopismo delle origini e il mercantilismo della nuova società tecnologica. -
L' oltraggio d'una minima stella rugginosa. Viaggio nella poesia di Bartolo Cataffi
Questo saggio si prefigge di approfondire l'intero corpus poetico di Bartolo Cattafi, tra i maggiori esponenti della letteratura italiana del secondo Novecento - già presente nella celebre antologia Quarta generazione curata da Piero Chiara e Luciano Erba - indagandone dettagliatamente le minuterie testuali delle principali liriche presenti in ciascuna raccolta, dagli esordi con Nel centro della mano, fino ai postumi Segni, nell'intento di scovare una vena ""barocca"""" quasi naturalmente insita in liriche assai cesellate da analogismi arditi, da una visionarietà quasi orfica e, al contempo, razionalissima, strutturata grazie all'accostamento di elementi disparati che creano abissali scarti, fulminei lampi di pensiero, estrose immagini che infine approdano a concetti lucidi e originalissimi negli esiti."" -
Il pensiero monologico. Personaggio e vita psichica in Volponi, Morante e Pasolini
La rappresentazione della vita psichica è stata l'obiettivo mimetico del romanzo modernista e il campo privilegiato delle sue sperimentazioni. Il pensiero monologico prende le mosse da questo presupposto per comprendere cosa sia avvenuto dopo la svolta interiore del modernismo storico. È possibile, guardando oltre Auerbach, parlare di una mimesis dell'autocoscienza? La risposta a questa domanda viene qui cercata attraverso l'analisi di tre dei più importanti libri italiani scritti fra gli anni Sessanta e Ottanta: Corporale (1974) di Paolo Volponi, Aracoeli (1982) di Elsa Morante e Petrolio (1972-1975) di Pier Paolo Pasolini. Soffermandosi sulle voci monologanti dei protagonisti di questi testi e sul tipo di identità di cui si fanno corrispettivo, lo studio dell'antropologia incontra quello delle forme e il personaggio romanzesco diventa il medium per indagare quel singolare tipo di racconto composto interamente dai pensieri di un personaggio: la forma-monologo. -
Apprendisti mistici: Padre Pio e Ludwig Wittgenstein
Come si diventa mistici? Per rispondere alla domanda questo libro paragona due casi opposti, eppure legati da molte analogie: quella del filosofo Ludwig Wittgenstein e del frate cappuccino Pio da Pietrelcina. Lontani per estrazione sociale, ambiente culturale e convinzioni religiose, i due svilupparono un'interpretazione mistica del mondo della propria esperienza negli anni della formazione reagendo in tal modo a una crisi del senso della propria esperienza quotidiana, al problema della teodicea, al periodico assentarsi di Dio. Soffermandosi sul dolore, la malattia e l'angoscia come caratterizzazione spirituale del percorso di entrambi, il loro corpo diviene così un laboratorio d'esperienza del divino; laddove la scrittura si fa strumento di indagine e di costruzione del senso del sacro. -
Il diritto del clima
Il presente volume è il frutto dell'attenzione degli autori per l'ambiente e il clima, nonché il risultato di una proficua condivisione tra scienza e diritto per il buon governo dei cambiamenti climatici. A tal proposito, se da ultimo il Rapporto dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) del marzo 2022 ci ha ancora una volta imposto di dimezzare le emissioni di CO2 entro il 2030, ben prima una ragazzina, Greta Thunberg, girando il mondo ci ha ricordato, nel segno di una emergente responsabilità verso le generazioni future, che nessuno è mai troppo piccolo per fare la differenza in tale campo. Si spera, pertanto, che la scienza favorisca la riduzione dei consumi energetici aumentando la produzione di energia pulita e che il diritto solleciti norme appropriate per scongiurare la gravità della minaccia climatica. Il libro illustra le ragioni dirette a favorire questo connubio disciplinare, nell'ottica di sviluppare specifiche tassonomie giuridico-scientifiche da porre a fondamento di un auspicabile nuovo diritto del clima. -
Quadrilogia. La differenza non indifferente-Elogio dell'infunzionale-Fuori luogo-In altre parole
Le espressioni ""fuori luogo"""", """"infunzionale"""", """"differenza non indifferente"""" e """"altre parole"""", presenti nei titoli delle quattro parti di questo testo, sono già per se stesse indicative di un topos che risuona evidentemente come u-topos, utopico. Potrebbe essere diversamente in un mondo in cui di """"mondiale"""" ci sono state due guerre - e in questi giorni se ne paventa un'altra -; dove di """"globale"""" c'è la globalizzazione e la concorrenza spietata a livello planetario; dove si indica come """"innovativo"""" il prodotto che sul mercato è """"distruttivo"""" del prodotto similare precedente; dove di pan-, di totale, c'è tutt'ora, dal 2019, la pandemia e c'è, ormai da tanto tempo, il complementare disastro ambientale dovuto all'""""antropizzazione"""" del pianeta?"" -
Il clan Nabokov. Quando l'erede è il traduttore
Cosa ne sarebbe stato di Nabokov senza la moglie? L'intransigente scrittore, traduttore controcorrente e fascinoso professore aveva bisogno di Vera Nabokov. Quando incontra la futura sposa, è un uomo a pezzi: ""So di essere noioso e sgradevole, intriso di letteratura... Ma ti amo"""", le scrive. L'amorosa moglie lo sprona severa e fiduciosa affinché dia il meglio di sé: ne rilegge, corregge e traduce l'opera. A lui le luci della ribalta che lei controlla dietro le quinte. Finché, un bel giorno, la coppia invidiata da tutti dà alla luce l'unico adorato figlio, Dmitri. Dopo qualche indugio, l'erede entrerà a far parte del clan, garantendo la successione del prospero impero. Il clan Nabokov è un saggio biografico che, partendo dalla traduzione, caposaldo dell'opera nabokoviana, si avventura alla scoperta di terre inesplorate attraverso lingue e paesi, vite e letterature. Si conclude in Italia, sull'ultimo dei Nabokov, il figlio che cresce """"all'ombra del grande albero"""" e tanto somiglia a un personaggio nabokoviano.""