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Il tempo e l'attesa
Nelle liriche di Pierluigi Gronchi colpisce la musicalità del dettato, il canto disteso, il ritmo e il respiro di un'anima pura. E su tutto una vena di melanconia pervasa di pensosa riflessione che placa nel verso piano e lineare l'intensità delle emozioni. L'attesa, intesa come vibrazione dell'ansia sottesa all'esistenza stessa, si trasfigura in sommessa osservazione del passare del tempo, spiragli su una realtà intravista più che posseduta, perché non si può trattenere ciò che continuamente si ridefinisce quale pennellata su pennellata come in un dipinto impressionista. L'esperienza, la memoria prima ancora di cristallizzarsi si abbandona sulla pagina, spazio ideale e reale in cui il Poeta raccoglie le inquietudini e trasforma la sofferenza in speranza. La poesia, in questo senso epifania dell'esistenza, si fa espressione della pluralità dei sensi che l'essere umano coglie nello scorrere del suo tempo e consente di rileggere il senso del nostro cammino restituendo a ogni passo il senso di un ritorno a se stessi. -
Le terre sognate
Il viaggio è memoria, racconto, affabulazione, percezione di realtà e di sogno, nascita, trasmigrazione di parole. Di rara intensità pittorico-espressionista le singole liriche che si ricompongono in una sorta di preludio visivo-musicale in cui la natura riesplode ogni volta in visioni interiorizzate. La modulazione ritmica dei versi precisa il senso musicale dell'intera composizione e ne riassorbe le tensioni, le apparenti interne lacerazioni. La poesia di Massimo Vecoli ci consegna un tempo reso eterno nell'attimo, nei singoli accadimenti, parole appena pronunciate a fior di labbra, in un monologo interiore di cui la vera chiave di lettura non è l'oggettività, il reale, ma il sogno, la musica del sogno. Per vivere pienamente la vita è necessaria la fascinazione del gioco linguistico e la fonica espressiva della poesia che ha, appunto, la stessa funzione di un sogno che si realizza, dove ogni parola esercita su quelle contigue una forza di attrazione irresistibile. Le terre sognate è una silloge composta da coordinate emozionali e razionali che si intrecciano in una relazione indissolubile e, talvolta, inconsapevole, attraverso un reticolato in versi di alto ed elegante livello stilistico e linguistico. -
Pietre e amarene
Le pietre -massicce, dure, taglienti- e le amarene -intense, agrodolci, rotonde- sono le due anime di questa silloge, che spazia tra tematiche intimiste e sociali, rivolge lo sguardo alla storia del recente passato così come agli eventi del presente, racconta la passione amorosa fotografandola sia nella potenza che i piccoli momenti di ogni giorno hanno, sia attingendo a immaginari favolistici e rarefatti che suscitano una gamma emozionale più impalpabile. Il coraggio dei singoli alle prese con difficoltà di vario genere, le patologie e le contraddizioni della società contemporanea, l'affascinante varietà delle dinamiche interiori, e poi i tracolli esistenziali, il disagio e i tentativi di superarlo, lo straordinario che si sprigiona nel quotidiano, il tutto nell'imprescindibilità di una contestualizzazione storica: su questi argomenti si soffermano le liriche della silloge: pietre scagliate per denunciare e offrire un punto di vista netto; amarene porte nella semplicità e nella particolarità del loro sapore. -
Quello di cui non vogliamo parlare
Una breve introduzione, il tempo dell'orazione funebre e poi il ritorno a casa, Quello di cui non vogliamo parlare si svolge tutto nell'arco di una mattinata, ma in realtà spazia, attraverso la memoria, lungo i quarant'anni della vita di una famiglia. Il funerale di un padre, regista e produttore, è l'occasione per un lungo flusso di coscienza che, apparentemente senza ordine, così come la marea si distende velocemente su di una spiaggia, tocca tutta una serie di temi difficili, che spesso cerchiamo di evitare, partendo prima di tutto da quello della morte: tanto la morte dei nostri cari quanto la paura della nostra morte. E poi le nostre fobie, la memoria e l'oblio, l'amore e la fine dell'amore, l'omosessualità e i pregiudizi, il ruolo della creatività e della fantasia nella nostra vita: ecco alcuni dei temi toccati che confluiscono come epifanie in una narrazione dal ritmo fluido e incalzante, all'interno della quale, verso la fine, si intrecciano brevi visioni poetiche e oniriche, i mondi fantastici. Un arco narrativo che si legge in un respiro come un unico verso. Un gesto coraggioso di verità a oltranza, che non risparmia per primo il suo autore. -
Una splendida giornata
Il giovanissimo Tommaso Banti esordisce con un romanzo breve dai ritmi claustrofobici. Una narrazione intrisa di consapevole e misterica percezione della realtà. Uno stile già originale che attinge a piene mani dalla narrativa e dalla filmografia horror. Una splendida giornata è una sorta di mosaico grottesco in cui si susseguono episodi in apparenza paralleli che confluiscono ben presto in un sempre più evidente disegno d'insieme fatto di luoghi, di ambienti e di tematiche comuni. La storia si svolge, appunto, nel corso di una giornata, e alterna analisi psicologica dei vari personaggi a sequenze apocalittiche dal sapore splatter che, mano a mano che il tempo fluisce, li travolgono senza lasciar loro una via di fuga. Implacabilmente scandita dal progredire delle ore, si risolverà in un finale aperto che, come nel peggiore degli incubi, ripropone ancora una volta il gioco. -
Se un giorno ritornerete, sorridendo piangeremo
Raul Priori, detto il Tenebroso, è un giovane filosofo-filantropo che si nutre di classici greci e latini, dei filosofi che nei loro monologhi disquisivano sulle teorie dell'universo. Due donne regolano il suo sistema d'amore: Ludovica e Paola, la sua prediletta. Accade che una notte sogna una vita parallela in cui le due giovani incontrano un destino amaro e parallelo: Paola si ammala di SLA e Ludovica si lascia morire di inedia. Il Tenebroso, in realtà un giovane timido e dolcissimo, narra il sogno in un libro, con dovizia di particolari e riflessioni sul tema dell'amore, della morte e dell'abbandono. Enzo Di Gregorio adotta una sorta di flusso di coscienza per riversare su carta i demoni e le meraviglie di un mondo bizzarro e sincronico. E quando il Lettore, direttamente chiamato in causa nel corso della narrazione, si convince di avere compreso il dramma esistenziale di Raul e parteggia con lui contro medici meschini, avvocati cinici e destino avverso ecco che si accorge di essere stato incantato da un uso sapiente ed elegante delle parole. Una storia in cui il tutto e il suo contrario sono sostenuti da una medesima dialettica, da una medesima dichiarazione di intenti. Labile è il confine tra sogno e realtà. E un testamento spirituale può dare inizio alla storia piuttosto che determinarne la conclusione. Perché per usare le parole di Arthur Rimbaud ""Sappiamo donare ogni giorno tutta intera la nostra vita""""."" -
L' altra parte della luna
Sofia a seguito dell'abbandono da parte della compagna ripercorre tutta la sua vita in una sorta di flusso di coscienza, affidando l'elaborazione della perdita e del senso di vuoto e di solitudine che ne sono scaturiti alle parole. Parole da assaporare lentamente. Parole per ritrovarsi lungo un cammino accidentato e inquieto. Parole di un animo ferito e disorientato. Riflettendo sulla sua vita, sulle esperienze passate, sulle scelte fatte, Sofia si mette in discussione e nel farlo si confronta con il suo alter-ego: Albert, voce spudorata, ma intelligentemente ironica. Albert, che le appare attraverso lo specchio nel quale Sofia cerca i suoi stessi occhi, assume il ruolo di tutore, mentore e confidente. Albert/Sofia, Sofia/Albert sono il Giano bifronte, il volto in luce e in ombra della Luna, simbolo binario di vita e morte, infanzia e vecchiezza, sonno e veglia, respiro e immobilismo. Sofia e Albert sono il recto e il verso della stessa medaglia, ma con una differenza. Albert è la parte matura, un burbero benefico, Sofia è la parte spirituale rimasta infante, la bambina che si è persa, timorosa di diventare adulta. In queste due anime che albergano nello stesso petto, come diceva Goethe, vi sono le tracce di una sola anima, quella di una donna che sta raggiungendo se stessa in una e mille voci, nella spasmodica e struggente ricerca di un'infanzia perduta. -
Questa non te l'aspettavi, ispettore!
Giovanni Battista Rossi è un giovane ispettore genovese. Trent'anni circa, una mamma che lo accudisce con sollecitudine, un mentore affetto da emiplegia, un capo con la vocazione di stargli costantemente alle costole. E una giovane fidanzata, Elena, che ha deciso, malgrado i suoi mugugni, di fare la guida turistica e di partire alla volta dell'Uzbekistan. Mentre l'ispettore fa i conti con sospetti messaggi in cui Elena gli canta le lodi di un prestante collega di nome Keymal, il suo capo, al solito, lo convoca per affidargli un incarico abbastanza sui generis. Si tratta di infiltrarsi a un funerale per quella che viene definita una ispezione informale sì da accertare se c'è qualcosa di poco chiaro nel suicidio di un commerciante di biancheria intima. Rossi, in effetti, appura che ci sono elementi sospetti e si appresta a fare una relazione dettagliata al suo capo quando la fidanzata lo chiama da Bukhara dove è rimasta insieme al suo gruppo di turisti vittima di un presunto attentato terrorista e lo supplica di raggiungerla. Tra presunti suicidi e presunti attentati, come sempre è il capo di Rossi a stabilire le priorità inviando il giovane ispettore in missione con il compito di riportare a casa i turisti genovesi. Come al solito Rossi si troverà a far fronte a una situazione molto più complicata del previsto, senza sapere che sarà al suo rientro a Genova che lo aspetterà la prova più difficile. -
Un tesoro di ragazza
2024. La tecnologia ha influito su alcuni aspetti della realtà quotidiana. Enormi display ovunque per restare sempre connessi, tram e metro rigorosamente green, prime auto intelligenti a combattere lo smog e gli ingorghi perenni, driverless-car. In sostanza, però, la vita non è cambiata molto se non negli aspetti più esteriori, appunto. A Lubecca, un giovane scienziato di origini italiane sta segretamente lavorando a un progetto di meccatronica, nello specifico lo sviluppo delle funzioni autonome di un robot. Convinto di essere spiato, a corto di fondi per portare avanti quella che ritiene una scoperta rivoluzionaria, cerca avidamente una soluzione ai suoi problemi. A Roma, una anziana vedova, amorevolmente accudita da una giovane badante, è vittima dei raggiri del nipote sfaccendato, fin troppo ansioso di entrare in possesso dell'eredità. Nel corso di un'estate afosa la tranquillità del signorile quartiere romano, in cui abitano le due donne, sfuma a causa di una serie di omicidi destinati a mettere a dura prova le capacità del tenente Gargiulo, integerrimo poliziotto di origini siciliane. Tutti hanno qualcosa da nascondere e verità e giustizia appaiono mete indistinte quanto mai difficili da raggiungere. Un giallo breve, una storia in cui nulla si rivelerà essere come appare. -
Il matto con gli stivali
Franco Danzi, soprannominato Nero, commissario di polizia, dopo l'indagine sull'omicidio della bella Kim Chiu che lo aveva riportato da Roma a Ginepre, paese nel cuore della Maremma tra Piombino e San Vincenzo, si ferma a casa del padre, Gino, per partecipare al funerale dell'amico Leonardo Gnocchi, detto Legno. Gli ex compagni del magistrale, sebbene ognuno abbia preso la propria strada, sono ancora molto uniti e partecipano in gruppo alle esequie di Legno. Quasi in contemporanea al funerale, due eventi tragici segnano la cronaca di Ginepre: il primo è il decesso per affogamento, sulla spiaggia di Baratti, di un turista austriaco nel tentativo di salvare i suoi tre figli dalla furia delle onde; il secondo è l'omicidio dell'avvocato Marco Tavano, padre di Carla, detta Katia, che fa parte del gruppo degli amici di Nero. Eventi fortuiti indicano lei come parricida e costringono Nero a impegnarsi come non mai per trovare il vero colpevole assistendo il commissario locale. In paese è tornato anche, nel frattempo, un faccendiere locale, tale Giovanni Bisleri detto Ferro, implicato in un caso di scorie radioattive e ricercato dalla polizia che si è deciso a tornare per organizzare l'evasione dal carcere delle Sughere di Livorno del suo giovane braccio destro Massimo Giacalone, soprannominato Han Solo, reo confesso di parecchi reati. Come se non bastasse, a complicare la situazione, quello che si era presentato come un sicuro incidente rivela aspetti poco chiari su cui è d'obbligo indagare. Marco Miele usa come pretesto la vicenda gialla per raccontare la storia di un gruppo di amici che faticano a diventare adulti. Fa da sfondo ancora una volta l'uso del dialetto livornese e un'ironia bonaria e simpaticamente birichina. -
Stivali blu
La vita spesso è ingiusta, perfida e fa male. Soprattutto quando Pietro si accorge che il proprio corpo non è come egli vorrebbe. La sua individualità, scialba e poco attraente, persa nel grigio dei giorni, vacilla sotto il disprezzo della gente e dei colleghi a lavoro. Inizia così un suo personale voyage à l'enfer del dolore che lo inabisserà nell'infinito delle notti dove si cela dietro a qualche nickname per illudersi di una parvenza di rapporti sociali. Stanco della sua misera esistenza nulla pare però potergli donare sollievo. Ha fame di vita. E per sopperire a questo bisogno si sfoga con il cibo mangiando fino a stare male. Anche Silvia spera che la sua vita possa cambiare. La famiglia la vorrebbe occupata nello studio del padre, immersa in una rassicurante routine, invece, lei ha necessità di un'impellente libertà per costruire il futuro con le proprie forze. Volontaria in un gattile che accoglie gatti randagi, guarda alla vita con occhi innocenti e puri. Accanto a loro si muovono Ciro e Anna. Lui, collega di Pietro e volontario al gattile, giovane napoletano alle prese con i propri tormenti interiori legati a una doppia dipendenza e a una relazione complicata. Lei, responsabile del gattile con alle spalle una sfortunata relazione sentimentale che l'ha segnata. Sarà proprio un'effrazione al gattile a dare il là a un susseguirsi di eventi drammatici che cambierà per sempre le esistenze di tutti. -
Un insolito grigio
Fabrizio Giuliani è un uomo di sessant'anni, anonimo e abitudinario, che vive in un signorile appartamento nel centro storico di Torino. La moglie lo ha lasciato cinque anni prima, lo stesso giorno in cui si presentava a casa con un gattino di cui avrebbe voluto farle dono. Oggi il gatto, cui non è riuscito a dare un nome, è il suo coinquilino. Un bel soriano grigio che lo osserva appartarsi e dedicarsi alla scrittura nei momenti in cui si sente più solo. Le lettere che Fabrizio scrive non raggiungono mai i destinatari, ma finiscono fra i giochi del gatto il quale le porta, all'insaputa dell'uomo, a un suo vicino di casa. A seguito di un acceso diverbio sul posto di lavoro, scatenatosi per difendere l'onore di una giovane stagista, Andrea, a cui si è molto affezionato, l'uomo decide di tornare al suo paese natale dove ritrova il cugino con cui ha un rapporto contraddittorio. Pur costretto a fare i conti con un difficile passato tra cui la morte del padre avvenuta in seguito a uno strano incidente, riscopre la voglia di vivere anche grazie ad Andrea che sempre di più gli appare come la figlia che non ha avuto. È proprio Andrea a dare finalmente non solo un nome ma anche un cognome al gatto: Grigio Insolito. Un inaspettato finale spariglia le carte in tavola e mostra sotto una luce diversa le più innocue manie. -
Simpatia
Sette racconti brevi volti a esplorare, utilizzando un registro stilistico e narrativo modulato, la differenza, intesa come capovolgimento della ripetizione di ruoli e tempi, come sostanza attiva e pulsante sotto le più variegate forme d'identità. L'altro si fa elemento essenziale per liberare dal vaso di Pandora, nelle recondite profondità dell'animo umano, l'universo emozionale di cui ogni individuo, in quanto tale, si fa portatore. Emblematico in tal senso, il racconto ""Prima colazione"""" strutturato in modo tale che il lettore ha la sensazione di cogliere al volo una conversazione al bar, un dialogo ai limiti del monologo tra il proprietario cieco e i suoi compagni di vecchia data, un sordo e un muto; si assiste a un processo dialettico di ricerca, durante il quale la debolezza si fa forza e la pena, frustrazione. Per altro verso molto interessante è il racconto """"Il regno dei Vuoti"""", apparentemente una favola della buonanotte che un nonno molto premuroso racconta al nipotino. In questo regno, posizione sociale e relativi privilegi derivano dal numero di facce di cui ognuno dispone, finzione e apparire sono viatici della potenza, è nelle bettole della decadente periferia che si possono ascoltare le tristi storie delle vittime dei Vuoti; la portata della differenza consiste nell'obiettivo del nonno ovvero non di illudere la nipotina per assicurarle un sonno incantato bensì quello di disilluderla, aiutandola a rimanere sveglia e vigile in futuro. Ai limiti estremi della tematica generale è il racconto """"Illudopatia"""" che affronta il problema attualissimo della ludopatia. Una vecchietta investe la gran parte della pensione nelle slot, si assiste in questo caso a un duplice processo, umanizzazione della macchina e disumanizzazione dell'anziana signora che non riuscendo più a distinguere il demoniaco apparecchio dalla nipote, perderà il senno cercando d'inserire, al posto delle monete, lumachelle..."" -
Le parole del silenzio
Robert è nato e cresciuto tra gli ultimi nella periferia londinese di Tottenham Hale dove suo padre, Tristan Harel, un marinaio mercantile francese, sindacalista dei marittimi legato all'ambiente anarchico, si è stabilito nascondendosi con la giovane sposa incinta, dopo essere stato accusato dell'omicidio di un gendarme durante gli scioperi e le occupazioni nel 1969 dei cantieri navali di Saint-Nazaire. Dopo poco tempo dall'arrivo in Inghilterra, Tristan è costretto a fuggire di nuovo, questa volta da solo, e Robert, che non è ancora nato, non lo conoscerà mai. La giovanissima madre, Catherine Vrac, muore suicida e al diciassettenne Robert resta solo un vecchio diario del padre, le cui ripetute letture negli anni alimenteranno la sua speranza di potersi ricongiungere un giorno con il genitore. Raggiunta una certa solidità economica, Robert matura l'idea di far trasportare le ceneri di sua madre nella sua città d'origine, Saint-Nazaire, e parte con l'intenzione di conoscere i suoi parenti e di rintracciare suo padre. Al suo arrivo, però, scopre con costernazione che nessuno si ricorda di suo padre. Chi era, dunque, Tristan Harel? Quali verità la madre gli ha taciuto? E, ancora, in che modo le strade dei suoi genitori si sono incrociate con quelle della dolce e inquieta Rose e del tormentato medico in pensione Alain Rodriguéz scomparso nello stesso periodo in cui i suoi genitori scappavano in Inghilterra? -
Lucifer's legacy. Attraverso i miei occhi
All'alba di un mondo nuovo in cui la civiltà come noi la conosciamo si è destabilizzata, vampiri, licantropi e maghi organizzati in congreghe convivono con gli umani ignari delle lotte di potere che agitano le razze immortali. In particolare, lord Novak, capo della fazione dei licantropi, complotta contro il principe Vlad che sovraintende l'organizzazione dei Guardiani. Nell'ombra si muove anche un'altra organizzazione che risponde a lord Aurelius, leggendario vampiro centenario. In questo clima di intrighi e passioni la giovane vampira Rose Salinger, capitano dell'unità anticrimini paranormali, dà la caccia a uno spietato killer, risultato forse di una manipolazione genetica. Chi si cela e perché dietro a tale esperimento? Mentre Rose viene addestrata da Aurelius in persona in vista di un prossimo e inevitabile scontro tra le razze immortali, un altro vampiro in compagnia di un mago bianco partono alla ricerca di una spada magica capace di contrastare perfino i poteri di Vlad. -
La notte ha i tuoi occhi
Sergio Accardi lavora come guardia notturna presso una società privata. Ha richiesto di svolgere le sue mansioni solo durante le ore notturne a causa di una forte fotosensibilità, che gli rende difficile esporsi alla luce del sole e lo obbliga a condurre una vita con pochi contatti sociali. Una notte, mentre si trova solo, piantonato davanti al deposito di un vecchio magazzino viene avvertito dai colleghi della centrale di alcuni movimenti sospetti all'interno dell'edificio, identificati dalle telecamere. È così che recatosi per scrupolo anche sul retro dell'edificio, tra l'erba umida della notte estiva, inciampa in qualcosa. Si tratta del corpo senza vita della giovane Alice Zamboni, poco più che adolescente. Da quel momento la vita del protagonista cambia. Avverte il bisogno di conoscere Alice, di scoprire la verità sulla sua morte. Decide così di condurre una sua personale indagine, parallela a quella ufficiale della polizia, nel corso della quale si imbatte nella migliore amica di Alice, Lara, anche lei in pericolo di vita che gli rivela i retroscena di un grosso giro di prostituzione minorile di alto borgo in cui entrambe erano rimaste coinvolte. Sergio, miracolosamente, inizia a tollerare la luce del giorno e ad apprezzarne l'esperienza ma allo stesso tempo si trova a dovere fronteggiare una insolita paura della notte, che lo costringe a prendere dei calmanti. Nel suo percorso verso la verità, Sergio dovrà confrontarsi con personaggi grotteschi e luoghi degradati fino a degradare e corrompere sé stesso. -
Il patto terapeutico
Il protagonista si muove quasi fuori dal mondo reale, per rifugiarsi in una realtà parallela, in un dentro riflessivo, molto più vero delle vicende quotidiane che lui, quasi in uno stato allucinatorio, attraversa: in sintesi, gli eventi sono filtrati dal suo inconscio e il risultato di questa alchimia è il venir fuori della sua sincera realtà. Questo è il motivo che giustifica l'assenza di un ordine cronologico convenzionale. Il protagonista, un giovane avvocato, ha appena iniziato a seguire una terapia psicoanalitica quando viene informato che lo studio legale per cui lavora ha intenzione di mandarlo a Milano per uno stage della durata di qualche mese. Il terapeuta allora gli consiglia di tenere un diario sul quale appunterà tutto ciò che gli succede di modo che, una volta rientrato, sarà materiale su cui incardinare la ripresa delle sedute di psicoterapia: un diario che fungerà da trampolino per scandagliare al meglio le dinamiche mentali e comportamentali del paziente. Questo l'espediente letterario da cui si innesca la storia, che si presenta come una libera compilazione, una stesura senza censure né limiti, un luogo non luogo in cui prenderanno forma eventi, riflessioni, sogni, incontri, personaggi, fatti reali o più frequentemente eventi interiori: la vita interiore, infatti, prevale sulla vita vissuta in queste pagine, essendo un racconto di eventi psichici, di descrizioni degli effetti che la quotidianità produce dentro la personalità del protagonista. -
Lungo il cammino
Tutto ha inizio a Viareggio nell'estate Duemiladodici. Un narratore divertito e partecipe, che svelerà la sua identità solo alla fine della storia, racconta le avventure-disavventure di Francesco, sedicenne alle prese con la brusca fine di un'amicizia con la ragazza di cui pensa di essere innamorato. È luglio, l'estate viareggina vive il suo massimo splendore e Francesco stanco di restare in casa a piangersi addosso, una sera accetta di uscire con un suo compagno di classe che, a sua insaputa, ha invitato anche due ragazze. L'uscita segna una svolta nella vita di Francesco, grazie soprattutto al legame che si crea con una delle ragazze, Martina, la quale anima la quotidianità di Francesco con i suoi problemi in primis quelli che ruotano intorno alle sue amicizie. Con il trascorrere dei mesi, le gioie e le delusioni si alternano come le stagioni e così tra feste e compleanni, corsi di Carnevale e assemblee di istituto, perché la vita non si può mettere in pausa, Francesco cerca quell'equilibrio a cui ognuno di noi aspira. -
Silvestra folia
Fabio Dri esordisce con una silloge di racconti concepita come una sorta di composizione musicale, in cui due ostinati dal ritmo serrato ribadiscono i concetti e il file rouge che sottende all'intera raccolta. Il mondo progredisce, la tecnologia avviluppa ogni aspetto della vita dell'uomo il quale tende ad allontanarsi da ogni entità divina per ripiegare sulla scienza come unica depositaria di verità assoluta, diviene schiavo della Rete, una realtà in cui si può essere finalmente ciò che gli altri vogliono, mantenendosi in contatto con tutti, senza nulla dover spartire con loro né essere costretti a conoscerli davvero: un mondo in cui ogni accenno all'unicità è bandito. In città le persone restano incastrate nella materialità dei palazzi di vetro, ignare di cosa sia una vita. Indaffarate e ipnotizzate dalle vetrine tutte uguali, dai corpi seminudi delle donne, dalle belle auto e dai cellulari ultimo modello. Dimentiche della fatica del lavoro a mani nude nel fango, dell'odore delle stagioni, della stessa voglia di giocare di quando eravamo bambini, delle relazioni autentiche. Dimentiche dell'amore, dell'amicizia. Nei suoi racconti Fabio Dri mette in risalto la ribellione di una natura schiavizzata nei confronti della tecnica e dell'uomo. Il punto di partenza rimane la purezza della vita rurale, contrapposta alla scelleratezza della vita cittadina ingannatrice, fondata sui suoi falsi idoli materiali. La ricerca di Dio e dell'amore per una donna o per un amico sono ciò a cui aspirano tutti i personaggi dei racconti e ciò a cui aspira, del resto, ognuno di noi. -
In utile
"Leggere le poesie di Ilaria Cipriani è come bere, o meglio gustare, un vino di qualità, forte, invecchiato al punto giusto, da servire in un calice trasparente per valorizzarne la cromia, da assaporare lentamente, a piccoli sorsi, per apprezzarne le molteplici sfumature di odore, di sapore, di colore... Guai a berlo tutto d'un fiato! Guai a perdere l'intensità del suo profumo variamente speziato, il gusto severo e complesso dal finale imprevedibile, dolce e persistente! Poesia inebriante, complessa, ricca di corpo, poesia dove le parole hanno il potere, proprio come i sorsi di un buon vino, di far dialogare i sensi, di esaltarli, di cambiarne i ruoli tradizionali. Poesia come un frutto sapiente di parole selezionate da vitigni autoctoni, esperienza sinestetica da servire alla giusta temperatura emotiva."""" (dalla prefazione di Alberta Stefanini)"