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La Collezione Feroldi Antonisi De Rosa. Tra indagini archeologiche e ricerche di un'identità culturale nella Civita Castellana postunitaria. Ediz. illustrata
La collezione di antichità archeologiche della famiglia Feroldi Antonisi De Rosa, raccolta nel corso del Settecento e dell'Ottocento nel territorio intorno al centro urbano di Civita Castellana, fu ceduta allo Stato nel 1912. L'autrice del volume, con un paziente lavoro di ""spigolature archivistiche"""", è riuscita ad accertare che i materiali venduti allo Stato sono attualmente distribuiti tra il Forte Sangallo, i depositi del Museo nazionale etrusco di villa Giulia e quelli della Soprintendenza archeologica per l'Abruzzo a Chieti. Qui si presenta il catalogo della totalità degli oggetti della collezione, composta da oltre settecento pezzi, la cui datazione spazia almeno dall'VIII secolo a. C. alla piena epoca imperiale romana e la cui analisi vuole essere anche una base di partenza per nuove ricerche riguardanti Falerii Veteres e il suo territorio."" -
La collezione Feroldi Antonisi De Rosa. Tra indagini archeologiche e ricerca di un'identità culturale nella Civita Castellana postunitaria. Ediz. illustrata
La collezione di antichità archeologiche della famiglia Feroldi Antonisi De Rosa, raccolta nel corso del Settecento e dell'Ottocento nel territorio intorno al centro urbano di Civita Castellana, fu ceduta allo Stato nel 1912. L'autrice del volume, con un paziente lavoro di 'spigolature archivistiche', è riuscita ad accertare che i materiali venduti allo Stato sono attualmente distribuiti tra il Forte Sangallo, i depositi del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e quelli della Soprintendenza Archeologica per l'Abruzzo a Chieti. Qui si presenta il catalogo della totalità degli oggetti della collezione, composta da oltre settecento pezzi, la cui datazione spazia almeno dall'VIII secolo a.C. alla piena epoca imperiale romana e la cui analisi vuole essere anche una base di partenza per nuove ricerche riguardanti Falerii Veteres e il suo territorio. -
Alcune poesie di Ripano Eupilino
"È ragionevole aspettarsi che l'opera giovanile d'un autore manifesti, nella ricerca di accenti propri, soluzioni formali e stilistiche oscillanti tra i richiami d'una tradizione esemplare e le proposte dei contemporanei, tra lusinghe d'una sperimentazione innovativa ed esercizi poetici personali, nati da cultura, sensibilità e gusto formatisi in esperienze ancor brevi di scuola e di vita. Anche la scelta del genere nel quale l'artista pensa di esprimere i contenuti a lui più congeniali appare dubbiosa fino a quando egli non ha maturato una chiara coscienza del senso e della funzione della propria arte. Alcune poesie di Ripano Eupilino non contraddicono tale realtà, ma ritraggono un'immagine del loro poeta già netta nei tratti essenziali. Si pensi alle mai smentite fonti poetiche dal mondo greco e dalla latinità presenti nella raccolta: Mosco, Anacreonte, Catullo, Orazio, Giovenale. Pure la forza dell'indignazione morale e la riprensione dei vizi sociali e culturali, che saranno nutrimento degli scritti pariniani e che matureranno nell'energia e nell'amarezza della grande satira, si leggono nei versi della prima raccolta; si riconosce inoltre, in essa, il gusto di una lingua modulata sul razionalismo della tradizione classica antica e dell'umanesimo moderno, senza preclusioni verso le novità contemporanee, ma ostile alla falsità di pensiero e alla sproporzione o sconvenienza delle immagini"""". (Dall'Introduzione)" -
Dizionario dei nomi geografici e topografici dell'Egitto greco-romano. 5º supplemento (2006-2009) . Ediz. bilingue
La pubblicazione del ""Dizionario dei nomi geografici e topografici dell'Egitto greco-romano"""" è iniziata nel 2003, con l'edizione delle voci uscite fra il 1935 e il 1996, dando in questo modo continuazione all'iniziativa di Aristide Calderini (1935), che rappresenta ancora oggi il repertorio più completo del settore, strumento essenziale di lavoro per il papirologo, l'egittologo e, più in generale, lo studioso del mondo antico. Nel quarto supplemento, edito nel 2007, sono stati poi raccolti i testi apparsi negli anni 2002-2005. Questo quinto supplemento, la cui impostazione editoriale segue quella adottata nei volumi precedenti, raccoglie invece il materiale pubblicato negli anni 2006-2009, con aggiunte e correzioni relative a voci già precedentemente prese in considerazione: alcune sono state in parte o totalmente rielaborate. Oltre ad esse, naturalmente, ci sono voci del tutto nuove, dato il continuo incremento di dati, l'ampliamento delle ricerche e il conseguente arricchimento del quadro delle informazioni."" -
Dizionario dei nomi geografici e topografici dell'Egitto greco-romano. 5º supplemento (2006-2009) . Ediz. bilingue
La pubblicazione del ""Dizionario dei nomi geografici e topografici dell'Egitto greco-romano"""" è iniziata nel 2003, con l'edizione delle voci uscite fra il 1935 e il 1996, dando in questo modo continuazione all'iniziativa di Aristide Calderini (1935), che rappresenta ancora oggi il repertorio più completo del settore, strumento essenziale di lavoro per il papirologo, l'egittologo e, più in generale, lo studioso del mondo antico. Nel quarto supplemento, edito nel 2007, sono stati poi raccolti i testi apparsi negli anni 2002-2005. Questo quinto supplemento, la cui impostazione editoriale segue quella adottata nei volumi precedenti, raccoglie invece il materiale pubblicato negli anni 2006-2009, con aggiunte e correzioni relative a voci già precedentemente prese in considerazione: alcune sono state in parte o totalmente rielaborate. Oltre ad esse, naturalmente, ci sono voci del tutto nuove, dato il continuo incremento di dati, l'ampliamento delle ricerche e il conseguente arricchimento del quadro delle informazioni."" -
Servio e la poesia della scienza
L'autrice del volume rivolge la sua attenzione al modo in cui il commento di Servio dimostra di cercare nel testo virgiliano l'occasione per soffermarsi su questioni relative alla scienza: un argomento che non ha avuto finora, a parte il lavoro pionieristico di E. Wallace, il rilievo che avrebbe probabilmente meritato. Alcuni punti, selezionati perché particolarmente significativi all'interno del commento, mostrano lo straordinario valore attribuito alla filosofia epicurea e a Lucrezio, il suo più prestigioso rappresentante, uno tra i modelli letterari più profondamente assimilati dalla poesia virgiliana. Colpisce l'interesse particolare per questa filosofia, invocata volentieri a spiegare il testo virgiliano, a volte a proposito, altre volte a prezzo di qualche forzatura: un'attenzione che può convivere tranquillamente con quella per altre dottrine, diverse o magari contrastanti, ma che mantiene un posto sicuramente molto rilevante, se non addirittura privilegiato, nonostante il contesto storico-culturale in cui Servio si trova ad operare. -
De differentiis febrium libri duo arabice conversi
Il ""De differentiis febrium"""" è un'opera teorico-diagnostica dedicata alle febbri del grande medico Galeno di Pergamo (129-216/217 [?]). La sua composizione è collocabile nel cosiddetto secondo periodo romano dell'attività dello scienziato (168-216/217 [?]), probabilmente nel 174, certo prima del giugno 175. Comprensiva di due libri, è conservata sia nell'originale greco, di cui non esiste ancora una pubblicazione realizzata secondo criteri moderni, sia in alcune traduzioni latine (inedite), sia nella versione araba, di cui il volume che qui si presenta offre l'edizione critica, preceduta da un'ampia introduzione di carattere storico, letterario e linguistico. La traduzione in arabo dell'opera fu realizzata dal maggiore rappresentante della seconda ricezione di Galeno in oriente, Hunain ibn Ishàq (808-873), medico e filosofo, noto sia in oriente che in occidente per la sua attività di traduttore di opere scientifiche e mediche dal greco all'arabo. Come nella tradizione greca, anche in quella orientale il """"De differentiis febrium"""" godette di grande fortuna. La ragione di questa popolarità è forse legata al tema patologico dell'opera, che dovette indurre molti medici a ritenerla una preziosa guida terapeutica: in realtà, la struttura del trattato è più teorica che pratica, essendo volta a individuare l'essenza della febbre e la ragione dei tipi in cui si palesa."" -
Agrigento romana. Gli edifici pubblici civili. Vol. 6
La tradizione di studi su Agrigento classica è stata sempre preminentemente dedicata all'arte e alla cultura della città greca; anche sul piano della ricerca storica, solo da tempi relativamente recenti sono apparsi studi che riguardano Agrigento in età romana, in gran parte in indagini settoriali o in opere di carattere generale sulla Sicilia romana. E così anche i risultati della ricerca archeologica, che pur da vari decenni ad Agrigento ha dedicato specifiche e approfondite campagne di scavo a monumenti, testimonianze e livelli di vita della città romana, non avevano avuto ancora una idonea presentazione in pubblicazioni scientifiche adeguate alla importanza e all'interesse degli esiti conseguiti. Va, pertanto, dato merito al Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento di avere realizzato l'edizione delle prime importanti monografie scientifiche su Agrigento romana: di esse, quella che appare in questo volume è dedicata al complesso monumentale degli edifici pubblici civili di Agrigento, che si estende tra il Poggio di S. Nicola ed i terrazzi a Sud di esso. Si tratta di due grandi complessi archeologici (il Ginnasio e il Foro) che costituiscono una testimonianza essenziale della vita politico-rappresentativa e religiosa della città in età romana; la loro pubblicazione va ad arricchire e ad integrare il quadro di conoscenze sulla vita e la società di Agrigento dall'età tardo-repubblicana e augustea all'età imperiale. -
Il XX giugno 1859. Dall'insurrezione alla repressione
Nel presente volume vengono pubblicati gli atti di un convegno tenutosi a Perugia nel dicembre 2009 su iniziativa del Comitato provinciale per la Storia del Risorgimento italiano e del Dipartimento di Scienze Umane e della Formazione dell'Università di Perugia, in occasione del 150° anniversario delle stragi del 20 giugno 1859; stragi che rappresentarono la tragica conclusione dell'insurrezione iniziata la settimana precedente dai patrioti perugini i quali, forti di un largo sostegno popolare, assunsero il governo della città spodestando le autorità pontificie. L'avvenimento segnò profondamente, e per lungo tempo, la storia e la memoria del capoluogo umbro. Gli studiosi che hanno partecipato al convegno hanno così colto questa occasione per condurre un'approfondita riflessione storica, fondata sulla documentazione disponibile, e un'analisi seria dell'episodio più significativo del Risorgimento umbro, esaminandone anche i presupposti e le conseguenze di carattere nazionale e internazionale. -
Lo scarico archeologico di Monte San Paolo a Chiusi
L'etrusca Chiusi è nota soprattutto grazie ai numerosi reperti provenienti dalle ricche necropoli, ma appare ancora priva di un'esaustiva documentazione sotto il profilo urbano. Negli ultimi anni, tuttavia, alcune ricerche condotte al di fuori dell'abitato moderno hanno evidenziato l'esistenza, almeno fino alla fine del VI sec. a.C., di aree abitate poste sui principali rilievi che circondano il colle di Chiusi e storicamente contigue ad altrettante occupazioni di età protostorica. Di queste aree fa parte il colle di Monte San Paolo, poco distante da Chiusi, occupato da un insediamento durante l'Arcaismo. Nel volume si analizzano un gruppo omogeneo di reperti, provenienti da questo sito, di notevole rilievo che, in molti casi, permettono sia di integrare il repertorio formale e decorativo del bucchero chiusino, sia di formulare alcune ipotesi sulla tipologia delle strutture che dovevano trovarsi sul pianoro di Monte San Paolo. -
Lo scarico archeologico di Monte San Paolo a Chiusi
L'etrusca Chiusi è nota soprattutto grazie ai numerosi reperti provenienti dalle ricche necropoli, ma appare ancora priva di un'esaustiva documentazione sotto il profilo urbano. Negli ultimi anni, tuttavia, alcune ricerche condotte al di fuori dell'abitato moderno hanno evidenziato l'esistenza, almeno fino alla fine del VI sec. a.C., di aree abitate poste sui principali rilievi che circondano il colle di Chiusi e storicamente contigue ad altrettante occupazioni di età protostorica. Di queste aree fa parte il colle di Monte San Paolo, poco distante da Chiusi, occupato da un insediamento durante l'Arcaismo. Nel volume si analizzano un gruppo omogeneo di reperti, provenienti da questo sito, di notevole rilievo che, in molti casi, permettono sia di integrare il repertorio formale e decorativo del bucchero chiusino, sia di formulare alcune ipotesi sulla tipologia delle strutture che dovevano trovarsi sul pianoro di Monte San Paolo. -
La Repubblica delle lettere, il Settecento italiano e la scuola del secolo XXI. Atti del Congresso internazionale (Udine, 8-10 aprile 2010)
Nel periodo compreso tra Rinascimento e Illuminismo, mentre l'Europa è divisa dalla Riforma protestante e dal nuovo ordine stabilito con la pace di Westfalia, gli uomini di cultura nutrono il 'sentimento' di costruire una comunità ideale basata sul rispetto reciproco e sulla tolleranza. Questa comunità, che, secondo un'espressione coniata in Italia nel Quattrocento, prende il nome di 'Repubblica delle Lettere', porterà nel secolo XVII studiosi ed eruditi dei vari ambiti del sapere a sentirsi parte di una società autonoma e indipendente, fondata sull'eguaglianza e l'universalità: la cultura, dunque, prima della politica, ha concepito e praticato uno spazio comune europeo, dando cittadinanza a scrittori, scienziati, filosofi. Il volume che qui si presenta, contenente gli Atti del congresso internazionale La Repubblica delle Lettere, il Settecento italiano (e la Scuola del secolo XXI), promosso e organizzato dall'Università di Udine con la collaborazione scientifica del prestigioso Collège de France, vuole essere un appuntamento per approfondire il passato e, al contempo, guardare al presente attraverso la riflessione sul ruolo della cultura - intesa nel senso pieno del termine - all'interno della scuola, dell'università e della società contemporanea. -
Les corps en scène. Acteurs et personnages pasoliniens (Grenoble 3, 23-24 aprile 2009). Ediz. italiana e francese
Il presente volume raccoglie i saggi presentati in occasione del convegno internazionale organizzato dal centro di ricerca GERCI (Groupes d'Etudes et de Recherche sur la Culture Italienne) dell'Università Stendhal di Grenoble, il 23 e 24 aprile 2009. Il convegno, oltre ad accogliere ricercatori e studiosi di varie università e paesi (Francia, Italia, Belgio, Brasile) è stato arricchito dalla presenza di Ninetto Davoli che ha condiviso con il pubblico, e con molta generosità, la sua esperienza diretta. Il testimoniare, il raccontare, il ricordare hanno avuto un ruolo centrale in questo convegno che trattava del rapporto tra l'artista e il corpo dei suoi personaggi e attori: un corpo usato come strumento, ma sempre, sostanzialmente, archivio di emozioni, sentimenti e storie. Nel primo gruppo di saggi, incentrati sul teatro, viene studiata la dimensione fantasmagorica del corpo in scena: la presenza ricorrente degli stessi attori, degli stessi corpi nella produzione di Pasolini segnala cioè, paradossalmente, un'assenza: l'assenza di un'identità fissa, determinata, immobile, l'assenza di un corpo univoco, integro, definibile. Altri relatori si sono invece interessati alla rappresentazione del corpo nel cinema, partendo dalla disperata vitalità dei corpi sottoproletari dei primi film per arrivare ai corpi mutilati di Salò. La varietà e la ricchezza delle tematiche trattate in questi saggi permettono quindi di capire l'importanza, nell'opera di Pasolini, del corpo. -
«... Nullus enim fons non sacer...». Culti idrici di epoca preromana eromana (Regiones VI-VII)
L'importanza avuta dall'acqua nell'antichità è rivelata pienamente da quanto traspare sia dalle testimonianze letterarie, sia da quelle materiali. Soprattutto il fluire continuo che si osserva per le acque sorgive suggerisce immediatamente il perpetuarsi e il rinnovamento dell'esistenza attraverso il ciclo biologico naturale. Al pari degli altri elementi naturali, l'acqua dovette apparire sempre animata, viva e la natura di ciò che la rendeva viva non poteva che essere di origine divina: la sua sacralizzazione non può dunque apparire che il logico esito di questo modo di pensare. Su questa base, scopo precipuo del volume è coniugare l'esame delle manifestazioni cultuali rivolte all'acqua con l'analisi di eventuali resti strutturali o materiali, proponendo, laddove possibile, interpretazioni del culto e delle divinità ad esso correlate. L'ambito geografico della ricerca è quello compreso nelle Regiones VI Umbria e VII Etruria, secondo i confini loro assegnati in antico e definiti a partire dall'età augustea, evidentemente sulla base di fondamenti politici e sociali ben precisi, d'altro canto pienamente confermati anche dai rinvenimenti archeologici. Sono poi inclusi nell'analisi anche i santuari caratterizzati da culti idrici appartenenti all'Etruria nova, territorio del quale avevano del resto percezione già pienamente definita gli autori antichi, nonché quelli relativi all'Etruria campana. -
«...Nullus enim fons non sacer...». Culti idrici di epoca preromana e romana (Regiones VI-VII)
L'importanza avuta dall'acqua nell'antichità è rivelata pienamente da quanto traspare sia dalle testimonianze letterarie, sia da quelle materiali. Soprattutto il fluire continuo che si osserva per le acque sorgive suggerisce immediatamente il perpetuarsi e il rinnovamento dell'esistenza attraverso il ciclo biologico naturale. Al pari degli altri elementi naturali, l'acqua dovette apparire sempre animata, viva e la natura di ciò che la rendeva viva non poteva che essere di origine divina: la sua sacralizzazione non può dunque apparire che il logico esito di questo modo di pensare. Su questa base, scopo precipuo del volume è coniugare l'esame delle manifestazioni cultuali rivolte all'acqua con l'analisi di eventuali resti strutturali o materiali, proponendo, laddove possibile, interpretazioni del culto e delle divinità ad esso correlate. L'ambito geografico della ricerca è quello compreso nelle Regiones VI Umbria e VII Etruria, secondo i confini loro assegnati in antico e definiti a partire dall'età augustea, evidentemente sulla base di fondamenti politici e sociali ben precisi, d'altro canto pienamente confermati anche dai rinvenimenti archeologici. Sono poi inclusi nell'analisi anche i santuari caratterizzati da culti idrici appartenenti all'Etruria nova, territorio del quale avevano del resto percezione già pienamente definita gli autori antichi, nonché quelli relativi all'Etruria campana. -
La necropoli di Crocifisso del Tufo a Orvieto. Contesti tombali
La necropoli di Crocifisso del Tufo ad Orvieto, una delle testimonianze più importanti della civiltà etrusca, costituisce oggi un parco archeologico ed è formata da una serie di piccole tombe a camera a pianta rettangolare, allineate lungo le vie sepolcrali, secondo una plaminetria regolare impostata su assi ortogonali. Le ricerche, in anni recenti, hanno portato alla luce nuove tombe ed elaborato nuovi dati circa la forma delle deposizioni, i riti funerari e la cronologia relativa. Questo volume illustra i reperti appartenenti ai corredi funebri che è stato possibile associare alle singole tombe della necropoli, attraverso una lunga e attenta ricerca nei magazzini, nei musei, negli archivi e nei vecchi inventari; corredato da un ricco apparato di immagini, esso riunisce e ricolloca una grande serie di dati, che hanno permesso la ricomposizione di molti corredi, una nuova classificazione dei materiali e la messa a punto di un quadro di insieme che sarà la base delle ricerche future. -
De poligonys numeris. Testo greco a fronte
Della vita di Diofanto non sappiamo niente. È citato di sfuggita da Teone nel suo commentario all'""Almagesto""""; egli stesso, tra gli autori noti, menziona soltanto Ipsicle (proprio nel """"De polygonis numeris""""). Resta quindi aperta una finestra di cinque secoli, dalla fine del II secolo a.C. alla seconda metà del IV della nostra era. Spesso ricordato come """"padre dell'algebra"""", è considerato per lunga tradizione un autore oscuro per la difficoltà dei suoi teoremi. È conosciuto soprattutto per l'opera """"Arithmetica"""", un trattato (originariamente in tredici libri, di cui ci sono pervenuti i primi sei in greco e altri quattro in traduzione araba) sulle equazioni algebriche e sulla teoria dei numeri. L'opera che qui si presenta, il """"De polygonis numeris"""", è invece una teoria matematica dei numeri poligonali su base dimostrativa: sommando serie aritmetiche invece che geometriche, Diofanto ci offre come conseguenza una caratterizzazione delle varie specie di numeri poligonali, che sostituiscono in qualche senso quelli perfetti. Il volume contiene l'edizione critica del testo greco, con traduzione italiana, ed un'ampia introduzione in cui l'opera del matematico greco è studiata da un punto di vista storico e linguistico; è concluso infine da un ricco apparato bibliografico e di indici."" -
Scritti sul Rinascimento (1852-1872)
Gli scritti raccolti in questo volume rappresentano il frutto più maturo della riflessione storica, filosofica e politica di Spaventa sui temi del Rinascimento e, più in generale, del pensiero classico del XVI secolo. Si tratta di scritti di natura, finalità e stile diversi, interventi programmatici e prese di posizione polemiche, scritti storici e saggi critici, ricerche accademiche e recensioni, appunti per lezioni e schede di lettura. L'effetto complessivo che si ricava da questo intrico di elementi è, tuttavia, quello di una radicale costanza e coerenza teorica, seppur all'interno di una libera e disinvolta utilizzazione dei testi, sia quelli dei classici che quelli degli storici contemporanei. Una disinvoltura che cela però una grande padronanza delle opere di Campanella e Bruno, come anche degli storici della filosofia a cui Spaventa fa spesso riferimento e degli autori italiani con cui entra in conflitto. Da quest'opera complessiva si capisce come il grande merito di Spaventa sia stato quello di aver aperto la strada a una tradizione storica che fa discendere la natura specifica del pensiero italiano (concreto, empirico ma anche psicologico, religioso) dall'Italia stessa, da quel Rinascimento che, dice Spaventa, deve risorgere come è risorto in Germania e come è vissuto in Europa nel corso di due secoli, generando anche buona parte del pensiero francese. -
La Tebaide di Stazio. Epica e potere
La relazione tra epica e potere è il tema delle ricerche staziane dell'autrice del volume, che sviluppa una riflessione su forma e ideologia della Tebaide, incentrata sul punto di svolta e sulla conclusione del poema: da qui nasce questo libro, che offre una lettura della Tebaide come discorso sul potere e uno studio del suo disegno epico come risposta a una crisi e come proposta, ideologica e poetica. Il rapporto fra generi e potere è al centro della riflessione: la novità della Tebaide si coglie nel confronto con la tradizione epico-tragica e con le forme in cui epica e tragedia, in Grecia e a Roma, hanno affrontato il tema del potere ed elaborato l'esperienza dell'assolutismo. Epica del nefas, la Tebaide inscena una provvidenza assente e fa sua la poetica della tragedia come memoria del male, ma insieme condivide col genere tragico la proposta di modelli etici e politici, in una tensione irrisolta fra esemplarità e pessimismo. -
La Tebaide di Stazio. Epica e potere
La relazione tra epica e potere è il tema delle ricerche staziane dell'autrice del volume, che sviluppa una riflessione su forma e ideologia della Tebaide, incentrata sul punto di svolta e sulla conclusione del poema: da qui nasce questo libro, che offre una lettura della Tebaide come discorso sul potere e uno studio del suo disegno epico come risposta a una crisi e come proposta, ideologica e poetica. Il rapporto fra generi e potere è al centro della riflessione: la novità della Tebaide si coglie nel confronto con la tradizione epico-tragica e con le forme in cui epica e tragedia, in Grecia e a Roma, hanno affrontato il tema del potere ed elaborato l'esperienza dell'assolutismo. Epica del nefas, la Tebaide inscena una provvidenza assente e fa sua la poetica della tragedia come memoria del male, ma insieme condivide col genere tragico la proposta di modelli etici e politici, in una tensione irrisolta fra esemplarità e pessimismo.