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Parole cose persone. Il realismo modernista di Tozzi
I narratori più rappresentativi del realismo modernista sono Pirandello, Tozzi e Svevo. A loro si devono innanzi tutto la ricostruzione e il rinnovamento di due generi - la novella e il romanzo - messi al bando dalle avanguardie primonovecentesche. Tozzi esordisce nel genere romanzo nel 1919 con ""Con gli occhi chiusi"""" che, insieme alla """"Coscienza di Zeno"""", è il grande capolavoro del realismo modernista. Nonostante le diverse formazioni culturali, tutti e tre gli autori sono impegnati nello stesso progetto: ridare senso alla forma-romanzo (e alla forma-novella), facendone lo strumento di rappresentazione dei conflitti della modernità, del nuovo rapporto tra io e mondo, delle angosce del presente. E l'autore senese è quello che incarna più pienamente lo spirito autentico del realismo modernista: lo incarna tanto come romanziere quanto come autore di novelle, un genere al quale, a partire anche in questo caso dagli anni della guerra, Tozzi ha dato un gran numero di piccoli capolavori ancora poco conosciuti; capolavori paragonabili per forza espressiva ai più celebrati racconti di Pirandello, ma di quelli tanto più amari e desolati."" -
Rhetores
Il volume presenta una nuova edizione critica (con notevoli modifiche ed aggiornamenti rispetto a quella, precedente, del 2004), dei Rhetores Di Giacomo Leopardi, corredati da un'ampia introduzione ed un dettagliato commento. L'opera, scritta da Leopardi a sedici anni, nel 1814, è dedicata a quattro grandi scrittori della prima età imperiale: i greci Dione Crisostomo, Elio Aristide, Ermogene e, accanto ad essi, il latino Frontone: di essi il poeta di Recanati traccia un ritratto della vita ed un'analisi degli scritti. Il testo, assai importante anche perché rimasto pressoché inedito sino a pochi anni fa, testimonia i precoci e vari interessi di Leopardi: ad esempio quello per la retorica, che il poeta maturò con l'adesione alla coeva corrente letteraria del purismo. Allo stesso tempo, nei Rhetores si possono riscontrare momenti in cui affiora la personalità dell'autore giovinetto, con spunti che sarebbero stati ripresi nelle opere maggiori, fino allo Zibaldone. Essi, infine, si rivelano opera assai preziosa come testimonianza di antiquaria e storia della filologia dedicata ad un periodo della letteratura classica che ultimamente è stato fatto oggetto di proficue indagini storiografiche e critiche. -
Acrotismo cameracense. Le spiegazioni degli articoli di fisica contro i peripatetici
Il Camoeracensis acrotismus (di cui questo volume presenta la traduzione corredata da un ampio apparato critico), pubblicato a Wittenberg nel 1588, segna una tappa fondamentale nella campagna intrapresa da Giordano Bruno contro il modello aristotelico del mondo: con un'esposizione rigorosa e serrata, l'opera racchiude in ottanta articoli la critica bruniana alla Fisica e al De coelo dello Stagirita, dando luogo ad un ""commento in negativo"""" che, seguendo fedelmente l'ordine dei testi, legge, interpreta e confuta in un unica mossa i passi delle opere di Aristotele in cui si annidano i principali errori della sua filosofia naturale. Vengono così scardinati, l'uno dopo l'altro, tutti i principi della fisica e della cosmologia peripatetiche, con una ridefinizione puntuale delle nozioni scientifiche che li sorreggevano. Abbandonata la forma dialogica ed il volgare degli scritti londinesi, l'opera si presenta come la prima enunciazione della fisica e della cosmologia bruniane nella lingua ufficiale della comunità scientifica internazionale, il latino, e nella forma privilegiata dalle discussioni accademiche: le tesi. Il testo infatti trae origine da un dibattimento accademico svoltosi in un'aula dell'Università di Parigi, due anni prima della sua pubblicazione in terra germanica."" -
Tragedie. Testo latino a fronte. Vol. 2: Edipo. Agamennone. Tieste.
Il volume prosegue e conclude la pubblicazione, a cura di Giancarlo Giardina, del testo integrale, criticamente commentato, delle tragedie di Seneca. Il primo volume, preceduto da un'ampia introduzione in cui erano discussi vari problemi e difficoltà di lettura e di interpretazione, presentava le seguenti tragedie: Ercole, Le Troiane, Le Fenicie, Medea, Fedra; questo secondo lavoro (concluso da un indice dei nomi e delle forme metriche che rendono più agevole la consultazione dell'intera opera) segna, anche per le tragedie in esso contenute, una ricostruzione documentata e affidabile del testo senecano. Le tragedie di Seneca, uniche opere tragiche latine pervenute a noi in forma non frammentaria, costituiscono infatti una testimonianza preziosa sia di un intero genere letterario, sia della ripresa del teatro latino tragico, dopo i vani tentativi attuati dalla politica culturale augustea per promuovere una rinascita dell'attività teatrale. Le varie vicende tragiche si configurano come scontri di forze contrastanti e conflitti fra ragione e passione e ad esse fa da sfondo una realtà dai toni cupi e atroci, che conferisce al conflitto fra bene e male una dimensione cosmica e una portata universale. Lo stesso linguaggio, carico di pathos e di tensione drammatica, dalle tinte fosche e macabre, costituisce un documento fra i più rappresentativi del gusto letterario del tempo. -
Dante e il vero amore. Tre letture dantesche
Il volume nasce da tre pubbliche letture tenute dall'autore su tre canti del Paradiso (VIII, IX e XXVI): due all'Università di Milano, nel corso del 2007; una presso la Casa di Dante, nel corso del 2009 e nell'ambito della ""Lectura Dantis Romana"""". Da questi tre inteventi, ampiamente arricchiti e modificati, ha origine appunto questo libro. Il tema è quello dell'amore: posto al centro del poema (nei canti XVI, XVII e XVIII del Purgatorio), esso rappresenta l'idea-guida, il filo conduttore dell'intera Divina Commedia: l'amore è il principio creatore e l'energia vitale dell'intero universo e il senso della vita dell'uomo e il suo stesso destino dipendono dal suo modo di amare. Nel volume l'autore evidenzia momenti particolari, 'momenti di grazia', in cui Dante mette a fuoco il tema del 'vero amore': l'incontro con gli spiriti amanti (Carlo Martello, Cunizza da Romano, Folchetto di Marsiglia e Raab) nel terzo cielo (canti VIII e IX) e, nel cielo delle stelle fisse, l'esame che Dante sostiene davanti a San Giovanni sulla terza virtù teologale, la caritas: davanti a San Giovanni, principe della carità, il poeta conclude il lungo itinerario poetico ed esistenziale di ricerca che era iniziato nell'Inferno, nel cerchio dei lussuriosi, con il 'folle amore' di Paolo e Francesca e rilegge l'intera storia che ha segnato la sua vita e la sua poesia (l'amore per Beatrice) alla luce del vero amore: la caritas."" -
Il tempio di Hera (Tavole Palatine) di Metaponto. Archeologia, archeometria, conservazione
I resti monumentali, ancora conservati vicino all'attuale Strada Statale Jonica n. 106 a Metaponto, sulla destra del fiume Bradano, sono noti localmente come il Tempio delle Tavole Palatine. Si tratta di un edificio di culto greco in stile dorico, dedicato ad Hera, costruito nella sua forma attuale nella seconda metà del VI secolo a. C. Esso fu inserito in un territorio caratterizzato da una capillare bonifica del terreno, con la definizione di lotti agricoli da destinare ai coloni, e la sua realizzazione si pose a conclusione di un lungo periodo di lavori pubblici nella città di Metaponto, lavori che comportarono il completo rifacimento dell'impianto urbano. Il tempio si trovò così a svolgere un importante ruolo pubblico, come edificio di culto posto al limite tra l'area urbana e quella rurale; possibile anche una sua funzione politica, quale segno sacro e tangibile dell'occupazione del territorio da parte di Metaponto contro la vicina Taranto. Il volume che qui si presenta, corredato da un ampio apparato di immagini, restituisce i risultati di un lavoro nato anni fa all'interno dell'Università IUAV di Venezia, lavoro che, con una lunga e complessa ricerca scientifica (caratterizzata da anni di impegno, sopralluoghi e attività sul campo), ha portato a rilevanti risultati archeologici e storici sul tempio, risultati che, oltretutto, trascendono, almeno metodologicamente, anche l'interesse specifico, locale, dell'indagine. -
Da Alessandro a Menandro. Il regno greco di Battriana
Lo scopo del volume che qui si presenta è offrire una trattazione approfondita ed aggiornata della storia dei Greci di Battriana, un'area di confine (a livello geografico), ma perfettamente integrata nel mondo ellenistico sul piano socioculturale ed economico e profondamente legata agli ideali della cultura greca. Il libro è strutturato in due parti distinte. Nella prima, di carattere principalmente storiografico, l'autore mostra quali e di che grado fossero le conoscenze degli antichi sul regno greco di Battriana, seguendo l'evoluzione che portò le sue vicende dalla storia all'ambito del mito. Viene poi proposta una breve storia degli studi, partendo dalla colonizzazione portoghese dell'India nel XVI secolo e dall'espansione russa in Asia Centrale sotto lo zar Pietro I il Grande. Questi due eventi furono infatti il motore grazie al quale l'Europa riscoprì le antichità e la storia di questo regno ellenistico. La seconda parte della ricerca è consacrata alla ricostruzione della storia degli eventi che interessarono i Greci in Asia centrale e in India, focalizzando l'attenzione sul periodo compreso fra l'arrivo di Alessandro Magno in Battriana e il regno di Menandro nell'India nord-occidentale. Segue una breve storia economica e sociale del regno, particolarmente attenta all'organizzazione statale, agli scambi commerciali, alle produzioni locali e alla religione. Infine, un'appendice documentaria dove si trova una selezione delle fonti epigrafiche e papirologiche. -
Da Alessandro a Menandro. Il regno greco di Battriana
Lo scopo del volume che qui si presenta è offrire una trattazione approfondita ed aggiornata della storia dei Greci di Battriana, un'area di confine (a livello geografico), ma perfettamente integrata nel mondo ellenistico sul piano socioculturale ed economico e profondamente legata agli ideali della cultura greca. Il libro è strutturato in due parti distinte. Nella prima, di carattere principalmente storiografico, l'autore mostra quali e di che grado fossero le conoscenze degli antichi sul regno greco di Battriana, seguendo l'evoluzione che portò le sue vicende dalla storia all'ambito del mito. Viene poi proposta una breve storia degli studi, partendo dalla colonizzazione portoghese dell'India nel XVI secolo e dall'espansione russa in Asia Centrale sotto lo zar Pietro I il Grande. Questi due eventi furono infatti il motore grazie al quale l'Europa riscoprì le antichità e la storia di questo regno ellenistico. La seconda parte della ricerca è consacrata alla ricostruzione della storia degli eventi che interessarono i Greci in Asia centrale e in India, focalizzando l'attenzione sul periodo compreso fra l'arrivo di Alessandro Magno in Battriana e il regno di Menandro nell'India nord-occidentale. Segue una breve storia economica e sociale del regno, particolarmente attenta all'organizzazione statale, agli scambi commerciali, alle produzioni locali e alla religione. Infine, un'appendice documentaria dove si trova una selezione delle fonti epigrafiche e papirologiche. -
Scrittori in moto. La motocicletta nella letteratura
La letteratura ha dovuto familiarizzare con la motocicletta già nel periodo della belle époque, coincidente con la nascita delle prime case motociclistiche, quando s'impone agli scrittori un ammodernamento sulla base degli strumenti messi a disposizione della tecnica. Bisogna, dunque, rinnovare generi vecchi di secoli, come il sonetto o il romanzo, mediante nuovi contenuti; è necessario superare i limiti imposti dalla tradizione anche con l'ausilio di ciò che offre la società. Tutto si va rapidamente velocizzando e anche la scrittura deve essere portatrice di tale valore. I mezzi di trasporto hanno anche permesso di coniare neologismi e, in un certo senso, hanno concesso agli scrittori di giocare con la sintassi e la grammatica italiana. La presenza della motocicletta nella letteratura moderna offre l'immagine per comprendere lo sfondo ambientale, la società moderna, la mitizzazione della meccanica e le pulsioni, le attese e i desideri che l'uomo contemporaneo vive nella complessità della propria esistenza quotidiana. La tradizione culturale, ormai consolidata all'inizio di questo XXI secolo, connota positivamente la motocicletta, perché essa è diventata sinonimo di progresso e del rapido cammino dell'umanità verso nuove frontiere e conquiste della scienza e della tecnica. Questo libro vuole rappresentare un primo passo verso la catalogazione e la classificazione delle novità portate dal veicolo a due ruote nel panorama letterario del XX e del XXI secolo. -
Dizionario delle scienze e delle tecniche di Grecia e Roma
L'opera si propone di fornire, con criteri di immediata fruibilità e con una prospettiva di sintesi critica, informazioni che ricostruiscano l'importanza centrale che la scienza e la tecnica hanno rivestito nelle società classiche, le loro connessioni con il resto delle discipline, il processo di costruzione dei saperi relativi. Le linee progettuali hanno individuato le seguenti finalità: la messa a fuoco dei concetti più significativi del patrimonio di conoscenze scientifiche e tecniche dell'antichità classica; la definizione dello sviluppo storico dei singoli ambiti disciplinari; l'aggiornamento delle conoscenze; la costruzione, attraverso una rete di rimandi, interrelazioni e correlazioni tra le varie discipline, di un quadro dello sviluppo integrato del pensiero scientifico e tecnico; la revisione della letteratura scientifica e tecnica; l'avvio di nuove ricerche su temi finora trascurati; l'individuazione della 'fortuna' dei nuclei concettuali trasmessi alla nascente Europa moderna attraverso la mediazione latina, bizantina ed araba. -
Miscellanea papyrologica herculanensia. Ediz. italiana e francese. Vol. 1
La pubblicazione di questo libro, per iniziativa di studiosi francesi del CNRS e studiosi italiani dell'Università di Pisa, rientra nel contesto delle iniziative intese a ricordare che il 2009 è stato il quarantesimo anno dalla fondazione del Centro Internazionale per lo Studio dei Papiri Ercolanesi, intitolato a Marcello Gigante. Con i suoi vari contributi, esso contiene un'esemplificazione eloquente della molteplicità dei problemi che impone, dei temi di ricerca che propone e dei progressi delle conoscenze che consente di conseguire questo unicum rappresentato dai papiri ercolanesi. Il corpus dei papiri ercolanesi possiede infatti caratteristiche specifiche e del tutto particolari per il modo in cui si è costituito, per le vicende attraversate nei millenni, per le tecniche e i modi che ha costretto ad escogitare per studiarlo. Si tratta di un nucleo omogeneo di testi che nel corso del I secolo a. C. furono raccolti per essere conservati nella biblioteca di una lussuosa e colta dimora di Ercolano; la parte di quella biblioteca che è stata recuperata rappresenta, nella quasi totalità, testimonianza dell'attività di pensiero e della vita della scuola filosofica epicurea, nata alla fine del IV secolo ad Atene. Filodemo di Gadara, un seguace della dottrina di Epicuro, venne in Italia, a Ercolano, portando con sé una ingente quantità di libri, fra i quali copie dell'opera massima del fondatore, il Peri physeos. -
La supplication sur les vases grecs. Mythes et images
Questo volume è dedicato allo studio dell'atto della supplica e delle forme rituali che lo governano, esaminate attraverso l'analisi di un ricco corpus di rappresentazioni vascolari attiche, essenzialmente mitologiche, che consentono di indagare sulla complessità dell'hiketeia e delle sue diverse modalità di espressione gestuale e figurativa. L'esame si concentra su una scelta di miti ed è condotto sulla base della testimonianza delle fonti letterarie, epiche e tragiche, e di un notevole dossier di immagini selezionato e classificato con rigorosa metodologia dalla studiosa: l'analisi del lessico è in questo modo accostata a quella dell'immagine, che è esaminata alla luce del contesto figurativo, al fine di mostrare la logica visuale e verbale sottesa all'atto dell'hiketeia e il rapporto, a volte complesso e sottile, che si intravede tra gesti, luoghi e parola. -
Gli scavi di Uch Kukakh (oasi di Bukhara). Rapporto preliminare, 1997-2007
La Missione archeologica italiana dell'Università di Roma 'La Sapienza' opera nella Repubblica dell'Uzbekistan dall'autunno del 1997. Il progetto, concordato con l'Istituto di Archeologia dell'Accademia della Scienze dell'Uzbekistan, sede di Samarcanda, si intitola La Sogdiana nell'Antichità e nel Medioevo. La ricerca, di cui il presente lavoro espone i risultati in una trattazione complessiva, benché preliminare, è finalizzata allo studio della vita sociale e culturale della Sogdiana, regione che, nell'antichità, era compresa nei confini delle attuali repubbliche dell'Uzbekistan e del Tagikistan. Nel territorio dell'Uzbekistan, appunto, la Missione archeologica italiana ha iniziato uno scavo nella località di Uch Kulakh, nelle vicinanze di Bukhara. L'intento è quello di indagare uno dei numerosi castelli di epoca altomedioevale di cui si ha notizia nelle fonti scritte e i cui resti sono visibili in tutta l'oasi di Bukhara, città ricca di storia e di cultura e con testimonianze archeologiche numerose. Le otto campagne di scavo hanno permesso di portare alla luce le fortificazioni del castello e una parte dell'insediamento relativo. Il volume raccoglie la documentazione del lavoro svolto in questi anni. -
La ricezione della commedia dell'arte nell'Europa centrale (1568-1769). Storia, testi, iconografia
Il volume che qui si presenta, miscellaneo, ha il merito, in primo luogo, di svolgere la sua ricerca con un grande rigore scientifico (per quanto riguarda la documentazione sulla ricezione produttiva della Commedia dell'Arte) e in un larghissimo ambito linguistico - quello tedesco (specie austriaco e bavarese), ceco, polacco e ungherese - finora trascurato dalla ricerca internazionale, probabilmente anche a causa della scarsa padronanza delle rispettive lingue nelle loro varietà storiche. È evidente che un tale lavoro poteva essere messo in atto soltanto da un'équipe di specialisti condotta da uno studioso (germanista e comparatista) dal largo orizzonte professionale e dalla lunga esperienza, con la collaborazione di colleghi di diverse discipline. Così sono stati esplorati non soltanto i vecchi studi positivistici, oggi quasi caduti nell'oblio, ma anche una serie importante di nuovi documenti storici di recente scoperti in biblioteche e archivi. In secondo luogo, ciò che rende questo volume particolarmente ricco e suggestivo è la prospettiva interdisciplinare e intermediale con la quale è concepito. Infatti, hanno partecipato al progetto studiosi della letteratura, del teatro nonché delle arti figurative e decorative, dimostrando che la Commedia dell'Arte è prima di tutto una rappresentazione viva le cui ripercussioni culturali sono molto più ampie di quelle che ci si può aspettare dalle forme letterarie più intime, limitate ad un testo e alla sua muta lettura. -
Cinquanta poesie per Biagio Marin
"""""Io sono un golfo"""" era stata l'espressione di Biagio Marin in uno di quei memorabili incontri spesso citati, veri simposi che raccoglievano gli amici di Marin venuti numerosi da lontano per ascoltarlo e stare insieme, religiosamente, per cui il poeta poteva aggiungere """"e vi contengo tutti"""". Ma se Marin era allora la voce da ascoltare, in questo nuovo volume, il n. 2 dei Quaderni del Centro Studi, sono cinquanta le voci che fanno coro per onorare Marin, voci, come la sua, fedeli al dialetto; coro di risposta oggi al suo canto e dialogo, ciascuno nella propria diversità, eppure coro compatto di voci scelte del secondo Novecento e di oggi. Forse candida rosa. Certo Marin nell'occasione della presentazione di questo libro curato da Anna De Simone, libro ricco ed asciutto nello stesso tempo, non potrebbe non ripetere """"Io sono un golfo"""". Cinquanta sono i poeti, presenti con una sola poesia, un azzardo sacrificale, cinquanta i dialetti, cinquanta i linguaggi poetici creati, cinquanta i paesaggi, ognuno ritratto nel mondo poetico proprio: cinquanta piccole patrie che fanno nodo per onorare Marin nella ricorrenza della sua nascita e sorprendono per la loro unità."""" (Dalla Presentazione)." -
Opere
Rudolf Otto (1869-1937), pastore luterano, fu professore di teologia a Gottinga, Breslavia e Marburgo. Teologo e storico delle religioni, il suo pensiero è alla base della filosofia della religione e della teologia cristiana. La sua opera più importante, Il sacro, del 1917, conobbe uno straordinario successo e rese celebre il suo nome anche al di là della cerchia ristretta del pubblico specialistico, provocando però, per contraccolpo, la diffusione di una figura stilizzata dello studioso, impoverita dall'oblio toccato al resto della sua produzione e, peggio, dalle semplificazioni e dai fraintendimenti che ogni decontestualizzazione inevitabilmente porta con sé. A questo proposito, la selezione dei testi che compongono questo volume risponde innanzitutto allo scopo di offrire una prospettiva relativamente ampia sul lavoro di Otto, in modo da evitare l'effetto di distorsione derivante da una concentrazione esclusiva dello sguardo sull'opera maggiore: tenuto conto del fatto che la versione originaria del saggio su Schleiermacher è del 1903 e che la stesura di Autonomia dei valori e teonomia, pubblicato postumo, risale presumibilmente al 1935, il lettore trova qui raccolta una produzione dislocata su un arco temporale di più di trent'anni. -
Il Liber linteus di Zagabria. Testualità e contenuto
Il Liber linteus di Zagabria rappresenta un unicum nell'ambito degli studi etruscologici per lunghezza, quantità di lessemi attestati (approssimativamente 1300 parole), per la natura del suo contenuto e per il materiale impiegato come supporto. I frammenti ricomposti delle cinque bende di lino che avvolgevano una mummia di provenienza egiziana sono stati fonte di immediato interesse fin dal momento in cui, nell'Ottocento, furono riscontrate sul loro risvolto tracce di scrittura. L'autrice del presente volume offre una nuova edizione del testo, basata sul confronto tra i lavori di Roncalli e Rix, verificata sugli ingrandimenti fotografici e mediante autopsia. Sono state tenute in conto le letture offerte dai precedenti editori, utili per la ricostruzione di passi in origine più leggibili di oggi. Alla fine, un commento in cui sono state prese in esame le principali proposte interpretative che hanno riguardato il liber, con lo scopo di aggiornare i risultati finora raggiunti e fornire, attraverso la riconsiderazione del vasto materiale, un nuovo punto di partenza nello studio di questo documento. -
Il Liber linteus di Zagabria. Testualità e contenuto
Il Liber linteus di Zagabria rappresenta un unicum nell'ambito degli studi etruscologici per lunghezza, quantità di lessemi attestati (approssimativamente 1300 parole), per la natura del suo contenuto e per il materiale impiegato come supporto. I frammenti ricomposti delle cinque bende di lino che avvolgevano una mummia di provenienza egiziana sono stati fonte di immediato interesse fin dal momento in cui, nell'Ottocento, furono riscontrate sul loro risvolto tracce di scrittura. L'autrice del presente volume offre una nuova edizione del testo, basata sul confronto tra i lavori di Roncalli e Rix, verificata sugli ingrandimenti fotografici e mediante autopsia. Sono state tenute in conto le letture offerte dai precedenti editori, utili per la ricostruzione di passi in origine più leggibili di oggi. Alla fine, un commento in cui sono state prese in esame le principali proposte interpretative che hanno riguardato il liber, con lo scopo di aggiornare i risultati finora raggiunti e fornire, attraverso la riconsiderazione del vasto materiale, un nuovo punto di partenza nello studio di questo documento. -
Sepolcri circolari di Roma e suburbio. Elementi architettonici dell'elevato
Il presente volume contiene uno studio degli elementi architettonici dell'elevato di tumuli del suburbio romano, innanzitutto per riportare all'esistenza monumenti scomparsi di cui restano solo i disiecta membra. L'esigenza che l'autore porta avanti è quella di superare una mera analisi tipologica, riaffrontando anche da un punto di vista storico il particolare fenomeno dei tumuli: essi sono documentati nel suburbio romano a cominciare dalla seconda metà del I secolo a. C. ed hanno il loro culmine in età giulioclaudia, anche se le fonti citano tumuli già alla fine del III sec. a. C. e se sono noti esempi successivi alla prima età imperiale. La documentazione archeologica principale riguarda però proprio i grandi tumuli di età augustea (Mausoleo di Augusto, tombe di Cecilia Metella e di 'Casal Rotondo'), che nella prospettiva degli antecedenti degli Scipioni e di Silla ripropongono fortemente il problema dell'influsso della tomba di Alessandro. La novità che apporta questo lavoro, nel senso di ricostruire tramite lo studio dei disiecta membra l'esistenza di monumenti circolari funerari scomparsi, nasce infine dalla consapevolezza che gli studi sulla decorazione architettonica non si devono limitare solo ad aspetti formali, ma essere il punto di partenza per studi più ampi che coinvolgano tematiche storiche e non solo architettoniche. -
Culture funerarie d'Abruzzo (IV-I secolo a.C.)
Poche aree dell'Italia antica hanno conosciuto un incremento della documentazione archeologica paragonabile a quello che, negli ultimi decenni, ha permesso di rinnovare radicalmente le nostre conoscenze sull'Abruzzo antico, dalla tarda età del Bronzo alla piena romanizzazione. Le indagini condotte con metodi più adeguati, sia su siti che su complessi di materiali, si sono moltiplicate e hanno gradualmente creato una rete di punti di riferimento che permette di riconsiderare i reperti già noti e di riconoscere collegamenti e significati che prima sfuggivano. Il presente volume concentra la sua attenzione sui secoli dal IV al I a.C. e sul completo riesame della documentazione funeraria di 172 necropoli. Al repertorio delle necropoli segue un importante capitolo di analisi, in cui sono evidenziati, area per area, caratteri, evoluzioni e contatti culturali, che di volta in volta rimandano alla Daunia, al Sannio, alla Campania o all'area etrusco-laziale. Il risultato è un panorama ricco e articolato, che consente all'archeologia di contribuire alla ricostruzione della storia dell'Abruzzo su basi molto più solide rispetto al passato.