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Dante, il nodo e il volume. Una lettura di Paradiso 33
Lo scopo del volume che qui si presenta, a parte il saggio iniziale dedicato al ruolo di Giasone e della nave Argo nella strategia allusiva del Paradiso dantesco, è triplice. Il secondo capitolo, ""il volume"""", vuole stabilire la probabilissima dipendenza delle immagini dantesche da un contesto scritturale (e esegetico) di tipo escatologico e indicare, per l'Apocalisse di Giovanni, lo status di sottotesto privilegiato (assieme anche al Vangelo di Giovanni e alle Epistole di Paolo) dell'ultimo canto del Paradiso. Il terzo saggio si fonda poi sull'idea di rintracciare nel nodo dantesco una matrice non soltanto testuale, ma anche visiva e, perciò, vicina alle arti figurative; un approccio quindi multidisciplinare, che investiga come il problema dell'Uno, del Molteplice e del loro nesso (nodo) abbia potuto riverberarsi nei manoscritti, nei mosaici, nelle miniature, nella musica e nella danza. Da ultimo un testo legato alla visione dantesca dell'effigie e alla natura, complessa e trinitaria, dell'incontro col volto umano di Cristo. Nell'Appendice, infine, l'Autore affronta il problema della """"prima fontalità"""" del linguaggio e recupera, in questa anomala Lectura Dantis, la figura di Maria, che campeggia all'inizio del canto."" -
Prose. Scritte polemici (1756-1760)
L'edizione nazionale delle ""Prose"""" di Giuseppe Parini si avvia con il presente volume degli scritti relativi alla polemica col padre Bandiera (1756) e col padre Branda (1760). Si tratta di testi che rappresentano momenti decisivi della sua formazione e della sua sperimentazione letteraria e linguistica nell'Accademia dei Trasformati; attraverso le polemiche Parini va infatti precisando meglio i contenuti e i contorni del suo nuovo classicismo, reinterpretandolo alla luce di apporti naturalistici rinascimentali e del razionalismo settecentesco. E, nello stesso tempo, egli dà inizio a quella riflessione sulla lingua che troverà più tardi, nelle """"Lezioni di Belle Lettere"""", una più organica sistemazione, rinnovata e rimeditata nel quadro delle idee sensiste e del suo nuovo impegno civile. Gli scritti polemici pariniani vanno perciò riletti e considerati in questa prospettiva, al di là delle occasioni che le innescarono e del personalismo in cui degenerarono."" -
Letteratura e oltre. Studi in onore di Giorgio Baroni
L'ampia adesione suscitata dagli Studi in onore di Giorgio Baroni non può dirsi una sorpresa, se si considerano le molte fila che legano la sua persona al mondo dell'università e dell'italianistica. Nel lungo cammino avviato nel 1969, questa miscellanea vorrebbe quindi rappresentare un omaggio dovuto e sincero allo studioso e restituire, in filigrana, l'idea del suo modus operandi. Nella grande varietà dei contributi raccolti non è difficile individuare autori e tematiche che hanno visto Giorgio Baroni impegnato per molti anni, nel connubio tra studio individuale e lavoro di gruppo: da Parini, Ungaretti, Saba e Quasimodo, al Futurismo, ad Ada Negri e a Calvino, dalle riviste letterarie ai testi inediti e rari, dall'onomastica alla letteratura triestina e dalmata, ognuno di questi argomenti ha rappresentato l'avvio di indagini destinate a concretizzarsi in convegni e iniziative culturali che hanno coinvolto specialisti di molte università, anche straniere, e di generazioni diverse. Esiste pertanto una duplice linea, scientifica e umana, sottesa a questo volume, a cui il titolo, ""Letteratura e oltre"""", fa implicito riferimento. Gli studi critico-letterari e filologici hanno sempre costituito il centro dell'attività di Giorgio Baroni."" -
Il tempo fa crescere tutto ciò che non distrugge. L'opera di Pier Antonio Quarantotti Gambini nei suoi aspetti letterari ed editoriali
A cent'anni dalla nascita, a quasi cinquanta dalla morte, i trent'anni di attività letteraria di Pier Antonio Quarantotti Gambini possono oggi prestarsi a un giudizio cui giova il vantaggio dato dalla distanza. Nell'ambito delle celebrazioni del centenario, L'IRCI, Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata, ha promosso e organizzato due giornate di studio di cui questo volume presenta gli Atti. ""Il tempo fa crescere tutto ciò che non distrugge"""": così scriveva Quarantotti Gambini a Umberto Saba in una lettera del marzo 1956, commentando la rilettura delle poesie del Canzoniere. La frase ha dato il titolo al convegno e al volume, perché si ritiene possa valere anche per le opere di Quarantotti. E anche perché esprime una particolare dimensione della scrittura: una scrittura senza tempo, che possa durare, per la creazione di opere collocate sì su uno sfondo storico, ma allo stesso tempo sospese su un piano di atemporalità che deve diventare paradigmatica delle vicende e delle sofferenze umane. Un filo percorre l'intreccio degli interventi: dall'analisi letteraria dell'ampia produzione in prosa e di quella in versi alla posizione dello scrittore nella narrativa del Novecento; dalla ricognizione sui giudizi della critica ai rapporti con gli editori; dal piano della scrittura a quello delle trasposizioni cinematografiche; dai romanzi all'attività giornalistica e saggistica: tutti i contributi hanno cercato di rinnovare l'approccio alla figura di Quarantotti Gambini."" -
Le terrecotte architettoniche di Selinunte. Tetti del VI e V secolo a.C. Museo civico di Castelvetrano e parco archeologico di Selinunte
Il volume presenta i risultati degli scavi condotti a Palermo dal 1989 agli inizi del 1999 lungo l'odierna Selinunte, affacciata sul Mediterraneo e protesa verso l'entroterra occidentale della Sicilia, si mostra oggi con l'estensione impressionante delle sue rovine, racchiuse entro una cornice paesaggistica di rara bellezza: il razionale disegno dell'abitato, i crolli imponenti degli edifici, le sagome spezzate dei templi rivelano la passata grandezza della città greca. Il volume, dedicato alle terrecotte architettoniche, considera in modo particolare gli elementi che componevano la copertura, il rivestimento e la decorazione dei tetti realizzati nel corso del VI e del V secolo a.C. per gli edifici della città e dei santuari. L'attuale conoscenza dei tetti fittili selinuntini deriva dai materiali venuti alla luce con le campagne di scavo del XIX e dei primi decenni del XX secolo, resi noti da una serie di pubblicazioni apparse tra l'ultimo trentennio dell'Ottocento e gli anni sessanta del Novecento. Sono rimasti invece in massima parte sconosciuti la collezione del Museo civico di Castelvetrano e i reperti provenienti dalle indagini della Soprintendenza sulla cosiddetta acropoli e sulla collina occidentale tra gli anni cinquanta e gli anni ottanta del secolo appena trascorso. La ragion d'essere dello studio presentato in questo volume si fonda quindi soprattutto su tale complesso di materiali inediti. -
Emilio Salgari. Un'avventura lunga cent'anni
Il presente numero monografico della ""Rivista di letteratura italiana"""" è dedicato a Emilio Salgari, in occasione del centenario della morte. L'intenzione è quella di proporre, alla luce dei contributi qui offerti (da parte di decani della critica salgariana e giovani studiosi), alcuni spunti di riflessione sulla figura del Capitano nel nuovo millennio. Come indica la scelta del titolo, sembra che il discorso critico su Salgari non solo non sia per nulla chiuso, sia sul versante erudito che su quello dell'interpretazione e della ricezione, ma sia caratterizzato da una convivenza di pulsioni contrastanti. Se consideriamo brevemente le tematiche affrontate dagli articoli si potrà infatti notare che il contrasto e la spaccatura sono l'essenza del personaggio salgariano e la medesima, apparentemente pacifica, appartenenza di genere viene posta in discussione: le stesse trame richiamano un repertorio shakespeariano, ancora da studiare, i paradigmi dell'esotismo settecentesco, la sintassi teatrale. Uno dei temi critici più dibattuti è poi il rapporto, problematico, di Salgari con la modernità e lo sviluppo tecnologico. La stessa rappresentazione della donna sembra possedere tratti di modernità e di anticonformismo. Un vero campo di tensioni sono inoltre le meraviglie del Duemila che vengono qui analizzate secondo diverse angolazioni: la malinconia, la distopia, la grammatica fantascientifica, l'immaginario elettrico."" -
Soknapaiou Nesos project (2003-2009). Ediz. italiana, inglese e francese. Vol. 1
La località di età ellenistica e romana di Soknopaiou Nesos sorge ai margini dell'oasi egiziana del Fayyum, su un pianoro esteso tra il Birket Qarum e il Gebel Qatrani. All'interno di un'area archeologica pari ad oltre 150.000 metri quadrati, le attività di scavo e di ricerca eseguite dal 2003 al 2009, che qui si pubblicano, sono relative al temenos nel cortile C1 e nel tempio ST20. Il volume, partendo da un'introduzione che ripercorre la storia delle esplorazioni e degli scavi che si sono susseguiti nel tempo, attraverso lo studio topografico dell'intera area, la descrizione dello scavo vero e proprio e l'analisi dettagliata dei documenti ritrovati (il tutto corredato da un ampio apparato figurativo), fa il punto delle ricerche su questo sito, che si rivela una delle più importanti fonti di informazioni sull'Egitto greco-romano, grazie al suo eccellente stato di conservazione e alla ricchezza di reperti forniti (tra cui di fondamentale importanza sono i papiri). -
Soknopaiou Nesos Project (2003-2009). Ediz. italiana, inglese e francese. Vol. 1
La località di età ellenistica e romana di Soknopaiou Nesos sorge ai margini dell'oasi egiziana del Fayyum, su un pianoro esteso tra il Birket Qarum e il Gebel Qatrani. All'interno di un'area archeologica pari ad oltre 150.000 metri quadrati, le attività di scavo e di ricerca eseguite dal 2003 al 2009, che qui si pubblicano, sono relative al temenos nel cortile C1 e nel tempio ST20. Il volume, partendo da un'introduzione che ripercorre la storia delle esplorazioni e degli scavi che si sono susseguiti nel tempo, attraverso lo studio topografico dell'intera area, la descrizione dello scavo vero e proprio e l'analisi dettagliata dei documenti ritrovati (il tutto corredato da un ampio apparato figurativo), fa il punto delle ricerche su questo sito, che si rivela una delle più importanti fonti di informazioni sull'Egitto greco-romano, grazie al suo eccellente stato di conservazione e alla ricchezza di reperti forniti (tra cui di fondamentale importanza sono i papiri). -
Miti e culti tebani nella poesia di Pindaro
Come la tradizione manoscritta testimonia, tra i carmi di Pindaro furono gli epinici a godere di maggior fortuna, e tale vantaggio perdura anche negli studi moderni. Eppure i frammenti degli inni, dei peani, dei ditirambi sono una miniera preziosa da cui trarre tradizioni mitiche e allusioni a culti. Anche grazie al sussidio di testimonianze di diversa natura, letterarie e non letterarie, coeve e non coeve, si può capire un'ode pindarica non soltanto come prodotto letterario, ma anche come espressione del proprio tempo e crogiuolo di molteplici significati mitico-religiosi, politici, storici e sociali. Il mito narrato è sempre pertinente all'occasione rituale di esecuzione: così il mito unito al rito diventa un binomio inscindibile, una mescolanza ben amalgamata nella quale i singoli ingredienti si fondono. Questo tipo di ricerca è lo scopo precipuo del presente lavoro, che intende individuare ed analizzare il legame tra Pindaro e i miti e i culti tebani: il poeta da un lato si pone nel solco della vulgata mitologica, ma dall'altro riserva sorprese nella selezione e presenta varianti nella trattazione di miti di tradizione consolidata, grazie soprattutto ai poeti precedenti e alla tragedia attica coeva. Il volume risulta articolato in cinque capitoli, ognuno dei quali fa capo ad un personaggio, eroe o dio, costitutivo della ""mitologia tebana""""."" -
Antigone. I canti
La presente edizione dei ""cantica"""" dell'""""Antigone"""" di Sofocle si propone di studiare la tradizione manoscritta dei passi lirici di questa tragedia e valutare l'attendibilità della colometria trasmessa. Accostarsi allo studio della colometria dei testi lirici non significa accettare fideisticamente i dati offerti dalla tradizione manoscritta, senza analizzarli in maniera critica ed alla luce delle conoscenze metriche che possiamo derivare dagli antichi. Vuol dire, invece, avere una base di partenza su cui lavorare e non negare aprioristicamente la validità della sistemazione metrica offerta dalla """"paradosis"""". Lo studio critico della colometria antica ha il fine, innanzitutto, di verificare se dai manoscritti giunti sino a noi sia possibile ricostruire la sistemazione metrica che il testo lirico presentava nell'edizione alessandrina, ovvero il punto più lontano cui si possa attingere con la """"recensio"""" dei testimoni in nostro possesso, ed in secondo luogo di analizzare quanto è stato ricostruito e valutarlo sulla base della dottrina metrica antica. Il testo dei cantica è corredato da un apparato testuale, in cui sono state registrate soprattutto le varianti maggiormente significative ai fini dell'interpretazione metrica, e da un apparato colometrico, nel quale si registrano le varianti della tradizione manoscritta rispetto alla sistemazione per """"cola"""" adottata nel testo. Ogni coppia strofica è seguita da un breve commento diviso in tre sezioni."" -
Fenici e italici, Cartagine e la Magna Grecia. Popoli a contatto, culture a confronto. Atti del Convegno (Cosenza, 27-28 maggio 2008)
Il tema dei rapporti tra la civiltà fenicio-punica e la Magna Grecia, specialmente in epoche antecedenti l'avventura di Annibale, non sembra aver trovato fino ad oggi uno spazio specifico nell'ambito del più ampio panorama delle ricerche storiche sull'Occidente mediterraneo antico, se non altro per la frammentarietà dei dati disponibili. L'analisi dei contatti e dei rapporti fra le due civiltà è stata, infatti, sviluppata, sia pur con ricchezza di trattazioni, solo in parte e secondo quadri disciplinari autonomi l'uno rispetto all'altro, da un lato nell'ambito degli studi di storia greca, dall'altro in quello degli studi sul mondo punico; è mancata, fino ad ora, una lettura diacronica della storia dell'Occidente mediterraneo, capace di offrire un'adeguata valutazione delle caratteristiche specifiche e dello sviluppo dei rapporti reciproci in tempi diversi fra i vari attori storici. I due volumi che qui si presentano (fascicoli monografici della ""Rivista di studi fenici"""") vogliono appunto colmare, almeno in parte, questa lacuna: uomo, territorio, ambiente, culture e dinamiche insediative; rapporti, scambi e conflitti; produzioni artistiche, artigianali e monetali; sostrati e adstrati; conoscenza storica, recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico e storiografico; analisi delle identità culturali e delle radici della civiltà mediterranea: queste sono state le tematiche sulle quali si è incentrata la ricerca."" -
Mimesi della natura e ballet d'action. Per un'estetica della danza teatrale
Ogni studio sulla danza teatrale nel Settecento s'imbatte inevitabilmente in un nodo problematico: l'oggetto della ricerca non è (più). Di esso sono rimaste soltanto alcune tracce ovvero una serie di materiali eterogenei programmi di ballo, spartiti, incisioni, trattati di danza, appunti - che rimandano a un evento irrimediabilmente perduto nella sua forma. Il presente volume mette a tema proprio questa assenza, interrogando la congerie di effetti sopravvissuta al ballet d'action attraverso una ricognizione dello ""sforzo"""" di dire la danza che caratterizza tutto il XVIII secolo. Nello specifico, a partire dalle opere riformatrici di G. Angiolini e J. G. Noverre nonché dai testi di diversi filosofi coevi interessati allo statuto del gesto, viene messa a fuoco la complessa relazione che lega parola e movimento corporeo, da una parte, danza e arte visiva, dall'altra, al fine di approfondire il profilo della disciplina tersicorea all'interno del più ampio sistema della rappresentazione settecentesco. Da questa analisi emerge come il segno negativo che contraddistingue variamente il ballo e il dibattito critico su di esso nel XVIII secolo sia da ricondurre non soltanto al particolare campo d'indagine ma all'essenziale matrice espressiva del gesto stesso e abbia contribuito a un progressivo slittamento del paradigma classico della mimesi della natura da un'accezione puramente """"imitativo-riproduttiva"""" a un modello più complesso di stampo """"espressivo-creativo""""."" -
Descendants of the family of the Prophet in contemporary history: a case study, the Si'i religious establishment of Al-Nagaf (Iraq)
Questo volume esamina il ruolo degli appartenenti alla famiglia Alid nella storia contemporanea e le questioni relative ai molteplici usi della genealogia e della storia familiare nella Civiltà islamica. Esso analizza la storia di quattro rami principali della famiglia Alid: Bahr al-Ulums, al-Hakims, al-Khoeis e al-Sadrs. Queste famiglie fanno parte della struttura sovranazionale religiosa sciita, ma hanno allo stesso tempo un rapporto particolare con la città di al-Najaf, in Iraq. I membri della famiglia Alid affermano di discendere dal profeta Maometto attraverso sua figlia Fatima e suo cugino Ali ibn Abi Talib. Essi sono la famiglia più importante dell'Islam e hanno svolto ruoli di alto livello nella storia islamica. Negli ultimi decenni, i membri della famiglia Alid appartenenti alla struttura religiosa sono emersi come i principali esponenti e capi della comunità sciita in tutto il mondo: Abu al-Qasim al-Khoei, Muhammad Baqir al-Sadr, Muhammad Baqir al-Hakim, Ali al-Sistani, Ammar al-Hakim e Muqtada al-Sadr in Iraq; Ruhollah Khomeini, Ali Khamenei e Muhammad Khatami in Iran; Musa al-Sadr, Muhammad Husayn Fadlallah e Hasan Nasrallah in Libano; Muhammad al-Shirazi, Sadiq al-Shirazi, Muhammad Taqi al-Mudarrisi e Hadi al-Mudarrisi nel Golfo Persico; Muhammad Bahr al-Ulum, Majid al-Khoei e Fadil al-Milani in Occidente. Sulla base di un uso estensivo di fonti primarie scritte in arabo e persiano e di interviste condotte tra il 2005 e il 2011. -
Gli etruschi e la Campania settentrionale. Atti del 26° Convegno di studi etruschi e italici (Capua, Teano, 11-15 novembre 2007)
Le fonti antiche sono concordi nel collegare l'espansione etrusca nella Campania alla feracità del suolo. Capua e Pontecagnano, fra i più antichi centri etruschi della regione, sono ubicate in zone molto fertili (la Terra di Lavoro e l'agro picentino), ma anche in punti che sono incroci di itinerari che si snodano per lo più lungo valichi o valli fluviali e che vanno in varie direzioni, favorendo traffici a largo raggio. Ne consegue che questi stanziamenti hanno avuto anche una valenza economico-commerciale. Il volume che qui si presenta, contenente gli Atti del convegno organizzato nel 2007 dall'Istituto nazionale di studi etruschi ed italici, vuole fare il punto delle conoscenze archeologiche, epigrafiche e storiche, in particolare riguardo al territorio della Campania settentrionale, che ha conosciuto in questi ultimi decenni notevoli progressi di studi e di ricerche sul campo, studi e ricerche che aprono nuove prospettive di indagine e problematiche di vario tipo. Con i dati di cui si dispone oggi, si può dire che i primi stanziamenti etruschi in Campania si trovano nel settore sia settentrionale (Capua), sia meridionale (Pontecagnano, Sala Consilina, Capodifiume, Arenosola) e risalgono addirittura ai primissimi anni del IX secolo a.C., cioè ai primordi della civiltà etrusca. Altre località della stessa regione sono poi definite etrusche dagli scrittori antichi e ad esse sono da aggiungerne alcune documentate da testimonianze archeologiche e/o epigrafiche. -
La necropoli della Guerruccia a Volterra nel quadro dell'età del Ferro dell'Etruria settentrionale
Il primo nucleo della città etrusca di Volterra nasce con il costituirsi, nell'età del Bronzo finale, di un insediamento stabile. La sua formazione, attraverso le varie fasi dell'età del Ferro, sembra potersi inserire nella dinamica che ha portato al sorgere delle maggiori città etrusco-settentrionali, quali Populonia, Vetulonia, Chiusi. Dopo le manifestazioni del Bronzo finale, che a Volterra fanno emergere aspetti tipici della transizione all'età del Ferro, nelle fasi più antiche del Villanoviano la cultura materiale presenta aspetti comuni a quella dei centri etrusco-settentrionali più conosciuti. Dopo gli studi fondamentali di Gherardo Ghirardini e di Antonio Minto, fra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, e gli importanti contributi, in anni recenti, di Gabriele Cateni e Adriano Maggiani, questo volume presenta il catalogo completo dei materiali ritrovati nella necropoli della Guerruccia, completati da quelli delle Ripaie e da singoli complessi tombali (Tomba Manetti e Tomba di Badia, la tomba femminile in località Santa Chiara e quella di Poggio alle Croci). Una serie di corredi che offre un campione ampio che ben si presta alla costruzione di una griglia tipologica di riferimento per l'età del Ferro locale. La tipologia che qui viene proposta costituisce quindi il punto di partenza per la ridefinizione della scansione in fasi cronologico-culturali tra Villanoviano II e Orientalizzante medio a Volterra. -
L' epistolario di Giacomo Leopardi. Lingua e stile
La lingua di Leopardi è stata nel complesso largamente studiata; mancava però uno studio approfondito sulle lettere, cioè, come è stato detto giustamente, sull'Epistolario ""più bello"""" e """"più commovente"""" della nostra letteratura. Ora il vuoto è coperto da questo studio completo e intelligente di Fabio Magro, già affermatosi per stringenti analisi stilistiche di poeti del Novecento (come Bertolucci e Raboni) e già entrato nell'officina leopardiana con un saggio su Aspasia. Magro procede, sulla base di spogli esaustivi, secondo le partizioni indispensabili, a sistemare un'analisi linguistica globale: via via dalla grafia e dalla punteggiatura alla morfologia e alla sintassi, aspetto in Leopardi e in genere decisivo, infine al lessico organizzato e discusso secondo i suoi vari """"colori"""" (aulicismi e arcaismi, forestierismi ecc.). Ma c'è qualcosa che arricchisce e anima fortemente questi spogli e la loro sistemazione tecnica, ed è il fatto che le relative risultanze sono sempre incrociate con quelle di altri e a loro volta esaurienti riscontri. Vale a dire con l'uso generale - specie epistolare - dell'italiano dell'epoca; con quello dei maggiori corrispondenti (il padre, Giordani, i fratelli); con la lingua delle altre opere di Leopardi, specie quelle in prosa con le quali il confronto è sempre serrato; infine, guardando dentro la stessa scansione cronologica dell'epistolario e guardando i dati alla sua luce."" -
Il «Giornale de' Letterati d'Italia» trecento anni dopo. Scienza, storia, arte, identità (1710-2010). Atti del Convegno (Padova, Venezia, Verona 17-19 novembre 2010)
La fondazione del ""Giornale de' Letterati d'Italia"""", a Venezia, nei primi mesi del 1710, annunciò il rinnovamento delle arti, delle lettere e delle scienze e rappresentò il più autorevole e duraturo episodio delle origini del giornalismo culturale italiano. Il """"Giornale"""" ebbe immediato successo e fu pubblicato, con cadenza trimestrale, fino al 1724, proseguendo poi, seppur con intervalli irregolari, per altri sedici anni, fino al 1740. Nato dalla collaborazione di letterati veneziani, padovani e veronesi, coinvolse tutti i grandi protagonisti della storia letteraria del primo Settecento italiano, da Lodovico Antonio Muratori a Giambattista Vico, riportando Venezia e il Veneto al centro di quella ideale comunità che fu la Repubblica dei letterati. Su questa straordinaria pagina della cultura del Settecento, ancor oggi faro per quei giovani che desiderano avvicinarsi alla pratica del giornalismo, è stato tenuto un Convegno di studi nel 2010, di cui qui si presentano gli Atti. Il Convegno, ricco di ventinove contributi, fa parte, a sua volta, di un progetto più complesso e articolato che comprende altri due volumi: uno dedicato agli Indici analitici dell'intera collezione del """"Giornale"""" ed uno che contiene l'edizione del """"Diario zeniano"""", che arricchisce le fonti per la storia del periodico con un testimone di grande valore. Per quanto riguarda il Convegno, esso ha voluto rappresentare non solo un punto d'incontro e di dibattito delle diverse tematiche letterarie e scientifiche del primo Settecento."" -
Dizionario degli economisti accademici italiani dell'800
Questo ""Dizionario degli economisti accademici italiani"""" offre al lettore la serie completa delle biografie scientifiche dei docenti che sono stati titolari di insegnamenti economici nelle università e scuole superiori nel periodo che va dagli inizi dell'Ottocento fino ai primi decenni del Novecento. Esso è frutto di un percorso di ricerca e di documentazione articolato e complesso, che si è sviluppato durante gli ultimi trent'anni e ha condotto, oltre che alla pubblicazione di numerosi lavori interpretativi, alla recente realizzazione di un'opera che contiene sia i profili biografici sia la letteratura primaria e secondaria di quegli economisti. Il presente Dizionario costituisce, dunque, un sottoinsieme omogeneo di tale opera. Il percorso di ricerca è nato agli inizi degli anni ottanta ed è proceduto in una duplice direzione. Da un lato, si è tradotto in una serie di studi collettivi che hanno approfondito da differenti punti di vista i fenomeni collegati alla professionalizzazione degli economisti e alla divulgazione della scienza economica. Dall'altro, ha seguito un itinerario di documentazione sistematica sui protagonisti di quei processi, che ha riguardato sia la loro biografia sia la loro produzione e la letteratura di riferimento. Collocato in questo ambito, il volume che si presenta contiene la biografia scientifica degli economisti e brevi inquadramenti che illustrano i dati relativi alla loro produzione."" -
Giuseppe De Luca. Dopo cinquant'anni (1962-2012)
A cinquant'anni dalla morte, il volume è dedicato alla figura e alla storia di Giuseppe De Luca, sacerdote nato nel 1898 in Lucania, creatore ed ispiratore delle 'Edizioni di storia e letteratura', casa editrice fondata nel 1941, in un periodo drammatico della storia d'Italia, e da lui guidata fino al 1962. L'editoria religiosa, che dall'Ottocento in poi aveva privilegiato una produzione che affiancasse l'attività pastorale e liturgica, indirizzata prevalentemente a destinatari popolari, cominciò, nel periodo fra le due guerre, a sentire più forte il peso dell'isolamento rispetto alla cultura nazionale, divenendo anche drammaticamente cosciente della forte sproporzione rispetto al costante sviluppo del restante mondo laico. In questo contesto, e rispondendo ad una esigenza di profondo rinnovamento degli studi storici e religiosi, le 'Edizioni di storia e letteratura' si proposero fin da subito come luogo di rivalutazione degli studi scientifici di più alto livello; De Luca favorì coraggiosamente le opere di filologia e di erudizione, sia di ispirazione laica che religiosa, raccogliendo attorno a sé il meglio del mondo intellettuale italiano, favorendo giovani studiosi e svolgendo come editore e uomo di cultura un ruolo di primaria importanza nel primo ventennio del dopoguerra. -
La necropoli del Migliaro a Cales. Materiali di età arcaica
La localizzazione del sito dell'antica Cales nella località Calvi Vecchia di Calvi Risorta non si è mai persa nel tempo, anche dopo la decadenza e l'abbandono della città romana. Dopo i primi scavi ottocenteschi, varie ricerche furono condotte nel corso del Novecento nel centro della città. Alla metà degli anni novanta del secolo scorso datano anche le indagini nei nuclei sepolcrali del Migliaro e di loc. Pezzasecca/Rocioloni, i più ampi finora rinvenuti a Cales, che attestano l'esistenza di una comunità stanziale a partire almeno dall'Orientalizzante recente. Il volume che qui si presenta contiene il resoconto dello scavo della necropoli del Migliaro e il catalogo dei materiali delle tombe: lo studio comprende corredi tombali collocabili all'incirca tra il tardo VII secolo e primi decenni del V secolo a.C. Di ciascuna tomba è fornita una breve scheda introduttiva. Di ogni corredo sono illustrati, con disegno o foto, tutti i reperti, e vengono analizzate le varie classi di materiali.