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Copernico e la gravità. La dottrina della gravità e del moto circolare degli elementi nel De revolutionibus
Come tempo, materia, luce e spazio sono stati oggetto di costante interesse da parte delle cosmologie occidentali, dalla antichità greca ai nostri giorni, cosi è stato anche per la gravità. Questo libro illustra un breve ma importante episodio nella storia dell'interpretazione della gravità. Quando, nel De revolutionibus, pubblicato nel 1543, Copernico avanzò l'ipotesi che la Terra, girando intorno al sole, ruotasse anche attorno al proprio asse, si trovò costretto ad abbondonare la teoria aristotelica della gravità, che aveva tenuto campo per più di mille anni, creandone un'altra. La dottrina della gravità di Copernico non è mai stata oggetto di attenta ricerca: non esistono articoli, né capitoli di libri o monografie dedicate esclusivamente all'argomento. È ambizione di questo volume correggere tale anomalia. Senza pretendere di esaurire l'argomento in tutte le sue forme, esso vuole dimostrare che la dottrina di Copernico era ben più complessa di quanto si sia creduto finora. Cercando di risolvere un problema al quale, prima di lui, nessuno aveva cercato di dare risposta, Copernico attinse da parecchie fonti antiche, medievali e rinascimentali (che l'autore identifica e analizza), prendendo in prestito una serie di idee che trasformò e compose in una dottrina che, per quanto imperfetta possa apparire ai nostri giorni, era comunque originale e coerente, valida anche per studiosi successivi come Galileo e Bruno. -
In memoria di Bruno Porcelli. Vol. 1: Boccaccio come modello.
Il fascicolo che si presenta è il primo di due, monografici, che si sono voluti dedicare alla memoria di Bruno Porcelli. Alla rivista ""Italianistica"""", infatti, egli rivolse tutto il suo impegno per oltre un ventennio. L'impegno di uno studioso di grande rigore, attento agli aspetti formali e teorici della critica letteraria, in un ambito prevalentemente storico-filologico. Gli studi di Porcelli spaziano sui più vari aspetti e momenti della produzione letteraria italiana, partendo dalla novellistica e dalla narrativa in generale per arrivare alla poesia barocca e ad aspetti più recenti della nostra letteratura, fino anche a generi poco frequentati come il poliziesco e il giallo. Altrettanto incisivo il suo contributo alle indagini di onomastica letteraria, di cui egli è stato uno studioso di punta: l'attenzione di Porcelli alla nominatio letteraria riguarda non solo gli aspetti connotativi del nome stesso o quelli denotativi, quanto piuttosto la valenza del nome nell'ambito delle singole opere, cioè i suoi aspetti funzionali. Il fascicolo, interamente dedicato al Boccaccio, spazia da nuovi studi sul Ninfale fiesolano, sulle Rime e su alcune novelle del Decamerone all'onomastica boccacciana (inclusi i nomi di origine araba e ebraica), dal riuso e adattamento di alcune novelle in età moderna alle loro valenze morali e didattiche, dalla fortuna del Boccaccio all'estero agli influssi da lui esercitati sulla letteratura italiana dei secoli successivi."" -
Tre questioni politiche contro Aristotele. Testo latino a fronte
Nel Sintagma dei propri libri Campanella ricorda le Quaestiones annesse alle quattro parti della Philosophia realis. Annunciate sul frontespizio della prima edizione dell'opera e portate a compimento successivamente, le Quaestiones saranno pubblicate nel 1637. Alla terza parte della Philosophia realis, la Politica, sono annesse quattro questioni: la quarta riguarda in modo specifico l'Appendix alla sezione politica, la Civitas Solis; di essa, a cura di Germana Ernst, esiste una moderna edizione del testo latino con traduzione italiana a fronte. L'autrice presenta qui le prime tre questioni, con testo latino e traduzione, per consentire di coglierne l'unità e individuare i nuclei di pensiero che le collegano. La prima e la seconda risultano praticamente sconosciute, dato che non sono mai state oggetto di alcuna edizione dopo quella del 1637, e non sono mai state tradotte; della terza esiste una solo una traduzione di Luigi Firpo dei primi anni ottanta del secolo scorso. -
1983-2013. Indici e storia della «Rivista di letteratura italiana»
La «Rivista di letteratura italiana», iniziata nel 1983 da Umberto Carpi e da lui diretta fino al 1995, passò da quella data all'attuale Direttore, Giorgio Baroni, coadiuvato da Bruno Maier e poi da Michele Dell'Aquila, sulla traccia di una collaborazione fra l'Università Cattolica di Milano e le Università degli Studi di Bari e di Trieste. Gli indici di trenta anni di attività, qui presentati, nella loro articolazione intendono fornire agli studiosi gli strumenti per trovare più agevolmente quanto occorre alle loro ricerche e per offrire le indicazioni fondamentali per un'eventuale collaborazione. Essi offrono anche un pretesto per una rilettura d'insieme della storia della rivista e delle sue iniziative collaterali (esempio: i convegni scientifici), significative di una attività sempre vivace e in grado di creare occasioni di incontro non soltanto cartaceo. Presentazione di Giorgio Baroni. -
Folklore antico e moderno. Una proposta di ricerca sulla cultura popolare greca e romana
Questo libro vuole essere la proposta di un metodo di ricerca su un ambito tanto affascinante quanto sfuggente del mondo antico: la cultura popolare. La vita culturale e le concezioni del mondo proprie delle donne e degli uomini appartenenti alle classi 'popolari', vissuti secoli prima di noi, sono ormai un oggetto storiografico di diffuso interesse. Se si prendono in considerazione tutti gli ambiti in cui gli auctores antichi ci hanno lasciato tracce di una definizione di cultura popolare (proverbi e racconti, farmacopea e canti popolari, mimi e generi comici, credenze e superstizioni, manuali tecnico-pratici, favole e novelle, letteratura antiquaria e geografica, notizie mediche), il quadro che ne risulta rende legittimo pensare che i Greci e i Romani ebbero chiara coscienza di una cultura popolare, diversa e divisa da quella dotta e ufficiale. Quanto resta oggi di tale cultura? Nel campo della tradizione proverbiale greca e romana, per esempio, l'approccio comparativo, tipico degli studi sul folklore moderno, ha fatto emergere una continuità di tradizione culturale riguardante espressioni proverbiali incentrate su animali e oggetti del quotidiano, insomma su quella cultura 'materiale' che davvero sembra spesso manifestarsi immutata nel trascorrere dei secoli. Inoltre, la tradizione orale delle genti meridionali ha conservato, in modo ininterrotto, centinaia di tratti 'popolari' del mondo antico, greco e romano. -
La lingua della divulgazione astronomica oggi
La lingua scientifica ha guadagnato ultimamente un'assoluta centralità nel quadro del nostro sistema linguistico, grazie al prestigio dei suoi protagonisti. Il ruolo dei media ha poi permesso di ampliare l'area di contatto fra linguaggi specialistici e lingua comune, rendendo interessante lo studio di quelle forme testuali che sono una mediazione fra i due livelli e che compongono la letteratura scientifica divulgativa. Questo libro si occupa della lingua della divulgazione astronomica contemporanea e si propone di trarre dall'analisi del corpus preso in considerazione (dieci testi editi fra il 2007 e il 2012) una descrizione della lingua astronomica divulgativa. Oltre agli aspetti lessicali e morfologici, ampio spazio è dato alle strutture testuali e sintattiche, individuando in queste due aree i tratti tipici della lingua scientifica e gli stilemi della divulgazione. -
Folklore antico e moderno. Una proposta di ricerca sulla cultura popolare greca e romana
Questo libro vuole essere la proposta di un metodo di ricerca su un ambito tanto affascinante quanto sfuggente del mondo antico: la cultura popolare. La vita culturale e le concezioni del mondo proprie delle donne e degli uomini appartenenti alle classi 'popolari', vissuti secoli prima di noi, sono ormai un oggetto storiografico di diffuso interesse. Se si prendono in considerazione tutti gli ambiti in cui gli auctores antichi ci hanno lasciato tracce di una definizione di cultura popolare (proverbi e racconti, farmacopea e canti popolari, mimi e generi comici, credenze e superstizioni, manuali tecnico-pratici, favole e novelle, letteratura antiquaria e geografica, notizie mediche), il quadro che ne risulta rende legittimo pensare che i Greci e i Romani ebbero chiara coscienza di una cultura popolare, diversa e divisa da quella dotta e ufficiale. Quanto resta oggi di tale cultura? Nel campo della tradizione proverbiale greca e romana, per esempio, l'approccio comparativo, tipico degli studi sul folklore moderno, ha fatto emergere una continuità di tradizione culturale riguardante espressioni proverbiali incentrate su animali e oggetti del quotidiano, insomma su quella cultura 'materiale' che davvero sembra spesso manifestarsi immutata nel trascorrere dei secoli. Inoltre, la tradizione orale delle genti meridionali ha conservato, in modo ininterrotto, centinaia di tratti 'popolari' del mondo antico, greco e romano. -
Marco Maria Olivetti. Un filosofo della religione
I contributi raccolti in questo volume hanno un duplice obiettivo. Da una parte si tratta di ricostruire la rete concettuale e il metodo sottesi alla proposta teorica di M. M. Olivetti, un intellettuale che si è confrontato con le linee di pensiero più feconde e influenti del Novecento: la fenomenologia, con le sue nervature antropologiche; la ripresa dell'istanza trascendentale a valle del linguistic turn; la teoria della società e la sociologia configuratasi come sociologia del sapere e insieme come sociologia della religione; l'opera di Levinas come pietra di paragone di ogni tentativo di costituire la soggettività come soggezione. Dall'altra si vuole rendere conto della convinzione che Olivetti ha vissuto come una vera e propria vocazione: la filosofia della religione non è stata per lui una fra le tante filosofie seconde, ma la prospettiva privilegiata per dipanare l'intera vicenda del moderno e della filosofia. -
Paesaggi di Biagio Marin, tra prosa e poesia. Atti del Convegno (Udine, 3-4 ottobre 2012)
Nell'occasione dell'anniversario della pubblicazione dei Fiuri de tapo, la prima raccolta di poesie di Biagio Marin uscita a Gorizia nel 1912, si è voluto dedicare al gradese un convegno di studi che avesse come punto cardine il rapporto tra la produzione artistica dell'autore e l'ambiente in cui egli visse e operò. L'idea originaria alla base del simposio intendeva mettere in relazione e a contatto alcuni interventi dedicati alle diverse manifestazioni della ricca attività artistica e culturale di Marin con altri orientati ad approfondire il tema della sua riflessione sulla concreta realtà del tempo e dei luoghi in cui egli visse. Ciò anche con l'intento di sfumare e articolare l'immagine tradizionale e consolidata di Marin, che lo rappresenta come un poeta e un propugnatore di un linguaggio che non si compromette con la fisica materialità. Sono stati quindi accostati contributi sulle peculiari caratteristiche della poesia dell'autore, dai valori metrici del suo 'paesaggio sonoro' al rilievo che assume in essa l'istanza metaletteraria, ad altri relativi all'opera in prosa, ancora in buona parte da studiare, la quale è per definizione più vicina alla sfera operativa, quella 'del fare', e alle manifestazioni fenomeniche. Questa ha ricevuto, da qualche tempo, crescente attenzione di critica e cure editoriali indirizzate agli scritti di natura diaristica ed epistolare, nonché a quelli legati al suo lavoro di pubblicista, di saggista e di promotore della cultura e del territorio. -
""Il tesoro di Bengasi"". In occasione del centenario delle missioni archeologiche italiane in Libia (1913-2013). Vol. 1: Ricerca e documenti.
Il furto del ""Tesoro di Bengasi"""", con i suoi oltre 8.000 pezzi di alto valore storico e culturale, rappresenta un accadimento di portata eccezionale. L'annuncio ufficiale della rapina è stato dato nel corso del 2011 dal Dipartimento alle Antichità della Libia, che ha fornito anche un inventario dei reperti, purtroppo molto sintetico e privo di immagini. Ricco tuttavia di altre informazioni sulle vicende connesse con il furto, quest'ultimo documento attesta per la prima volta che le migliaia di monete di oro, di argento e di bronzo nonché i gioielli, le statuette e altri oggetti di grande valore non appartenevano soltanto alla Soprintendenza di Cirene/Shahat (deposito del 1961) ma anche, benché in quantità minore, a quella di Bengasi (consegne effettuate a partire dal 1980 in seguito a scavi realizzati in precedenza). Si tratta di pezzi provenienti dagli scavi di Cirene, Barce, Tolemaide e Bengasi e degli oggetti che, rinvenuti soprattutto a Leptis Magna e nel Fezzan, erano conservati a Tripoli, prima nel Museo Archeologico e poi nella Banca d'Italia. Il rinvenimento degli Inventari storici del """"Tesoro"""", parallelamente allo studio e al riscontro del materiale scientifico recuperato in Italia e in Libia, ha portato a notevoli risultati: questi ultimi, insieme agli originari documenti di archivio, agli elenchi delle opere, alle immagini fotografiche dei reperti e, più in generale, alla storia del """"Tesoro"""" nel suo insieme, vengono integralmente editi in due tomi."" -
Approaches to the text. From pre-gospel to post-baroque
Gli autori di questo volume miscellaneo, nei loro vari approcci a testi prodotti tra il primo e il diciottesimo secolo, hanno cercato di ridurre l'esperienza di distacco dei lettori più moderni nei loro incontri con i prodotti materiali e intellettuali dei secoli passati e le loro particolari modalità di significazione. Benché gli articoli siano eterogenei nei loro approcci e nella scelta degli oggetti e degli argomenti di studio, sono presenti una serie di temi comuni, tutti intrinsecamente legati al lavoro testuale svolto da studiosi umanisti attivi per tutta la prima età moderna, nella loro opera di pubblicazione e interpretazione dei testi provenienti dall'antichità pagana e cristiana. I lavori degli autori di questo volume sono legati a problemi sollevati per la prima volta dai primi umanisti e teologi moderni. Essi si concentrano sui testi stessi, sia materialmente sia in termini di scelte di genere, mentre allo stesso tempo prendono in considerazione i contesti e le convenzioni di comunicazione che li hanno prodotti. -
L' uso dei simboli dall'antichità al mondo contemporaneo
Il volume, uscito nella collana che raccoglie le iniziative editoriali dell'Accademia Sperelliana di Gubbio, presenta una serie di studi sull'""uso dei simboli"""" in un arco temporale che va dal mondo antico alla contemporaneità, come di consueto valorizzando anche aspetti della realtà locale alla luce di questioni e problemi generali. Il termine 'simbolo', complesso e sfuggente nella storia dei suoi significati, oltre ad appartenere al lessico della filosofia e della storia dell'arte, è stato re-introdotto nell'antropologia, in rapporto al mito, e nella psicoanalisi. Nel simbolo funzione pratica e funzione rappresentativa si fondono inestricabilmente, di modo che il simbolo tende da un lato ad indentificarsi col 'segno', dall'altro ad opporvisi in quanto rinvia ad un aspetto sensibile che è parte di un intero. Volendo poi ulteriormente semplificare, il concetto di simbolo ha variamente oscillato tra due opposte concezioni che lo hanno visto come mero elemento designativo o come 'qualcosa' che supera i 'limiti del segno'. La prima accezione rimanda ai segni univoci dei linguaggi formalizzati della logica e della matematica. È proprio in questo contesto che è stato possibile elaborare quelle specifiche simboliche che si sono rivelate un potente strumento per la loro capacità astraente e generalizzante."" -
Mosaici antichi in Italia. Regione prima. Ercolano
Ad oggi, ancora non disponevamo di un repertorio analitico dei pavimenti e dei rivestimenti parietali (non pittorici) di Ercolano. I due volumi che qui si presentano (con ricco apparato grafico in bianco/nero e a colori) vogliono colmare questa lacuna: essi raccolgono i pavimenti in cementizio, in mosaico e in opus sectile e i rivestimenti parietali musivi e marmorei; propongono un inquadramento tipologico del materiale, finalizzato alla strutturazione di schemi cronologici applicabili, di riflesso, alle strutture di pertinenza. Questo lavoro offre quindi un panorama estremamente vario per tipologia e per qualità intrinseca dei singoli manufatti, utile non solo alla conoscenza dell'antica Ercolano ma a tutti gli studi sui rivestimenti pavimentali e parietali di età romana. -
Heraclea Minoa. Mezzo secolo di ricerche
Heraclea Minoa occupa un vasto altipiano marnoso, proteso verso il mare, presso la costa sud-occidentale della Sicilia, sulla riva sinistra del fiume Platani. La città fu fondata nel VI sec. a.C. dalla colonia megarese Selinunte e fu coinvolta a più riprese nelle lotte fra greci e cartaginesi, passando infine, alla fine del III a.C., sotto Roma. A partire dal 1950 circa la città è stata riportata alla luce e studiata da una serie di campagne di scavo guidate da Ernesto De Miro. Le fortificazioni, il teatro, l'abitato, le strade, l'urbanistica, il santuario, le emissioni monetali, insieme ad un ampio catalogo dei materiali e ad una ricca documentazione grafica, vengono presentati agli studiosi in questo volume, che raccoglie i risultati di oltre cinquant'anni di ricerche in una delle più importanti colonie greche d'occidente, fondamentale per lo studio dell'urbanistica ellenistica e romana. -
Heraclea Minoa. Mezzo secolo di ricerche
Heraclea Minoa occupa un vasto altipiano marnoso, proteso verso il mare, presso la costa sud-occidentale della Sicilia, sulla riva sinistra del fiume Platani. La città fu fondata nel VI sec. a.C. dalla colonia megarese Selinunte e fu coinvolta a più riprese nelle lotte fra greci e cartaginesi, passando infine, alla fine del III a.C., sotto Roma. A partire dal 1950 circa la città è stata riportata alla luce e studiata da una serie di campagne di scavo guidate da Ernesto De Miro. Le fortificazioni, il teatro, l'abitato, le strade, l'urbanistica, il santuario, le emissioni monetali, insieme ad un ampio catalogo dei materiali e ad una ricca documentazione grafica, vengono presentati agli studiosi in questo volume, che raccoglie i risultati di oltre cinquant'anni di ricerche in una delle più importanti colonie greche d'occidente, fondamentale per lo studio dell'urbanistica ellenistica e romana. -
I tofet del Nord Africa dall'età arcaica all'età romana (VIII sec. a. C.-II sec. d. C.). Studi archeologici
In questo lavoro l'autore ricostruisce il contesto archeologico completo e particolareggiato di quei luoghi di culto tipici del mondo fenicio d'Occidente chiamati tofet e ne affronta lo studio dei culti. Si tratta di santuari a cielo aperto, che consistono principalmente in un campo di urne interrate contenenti ceneri di bambini e/o di animali accompagnate da stele o cippi votivi, a volte iscritti. La natura di questo tipo di santuario, che certamente ha le sue radici nell'area fenicia e che in Occidente è dedicato al dio Ba'al per lo più con l'epiteto di Hammon, è tuttora discusso in modo anche aspro, così come controversi sono i riti che vi erano svolti. Il lavoro di D'Andrea si concentra sui santuari individuati in Africa del Nord. Si tratta, nell'area mediterranea di cultura fenicio-punica, dei luoghi di culto più numerosi e omogenei tra di loro, che presentano inoltre un interesse specifico perché si sviluppano per un arco di tempo molto lungo - dall'VIII secolo a.C. fino all'epoca romana - con una continuità notevole e una concentrazione soprattutto in periodo recente. -
In memoria di Bruno Porcelli. Vol. 2: Studi da Dante ai nostri giorni.
Questo fascicolo è il secondo che la rivista ""Italianistica"""" dedica alla memoria di Bruno Porcelli. Dopo quello interamente occupato da studi su Giovanni Boccaccio, il numero che qui si presenta ospita contributi che riguardano l'intero arco della letteratura italiana, partendo da Dante per giungere, attraverso Galileo, alla poesia e alla prosa del Novecento, da Svevo a Pirandello, da Pascoli a Quasimodo, dai futuristi ai crepuscolari. Alcuni studi sull'onomastica, su Camilleri e sul romanzo Il nome della rosa si riallacciano anch'essi a filoni di studio che avevano visto l'impegno costante di Bruno Porcelli: l'onomastica letteraria, di cui egli è stato uno dei più importanti studiosi italiani, il racconto giallo, il romanzo. I direttori della rivista, il comitato scientifico e tutti gli amici e i colleghi intendono così ancora una volta fare omaggio al valore di questo studioso che per oltre venti anni è stato uno dei collaboratori più importanti e fedeli della rivista."" -
La città greca. Gli spazi condivisi. Atti del Convegno del Centro internazionale di studi sulla grecità antica (Urbino, 26-27 settembre 2012)
Nei giorni 26-27 settembre 2012 ha avuto luogo ad Urbino il primo incontro organizzato dal 'Centro Internazionale di Studi sulla Grecità Antica', che raccoglie l'eredità del Centro fondato e diretto da Bruno Gentili a partire dal 1965 e proseguito ininterrottamente per quasi cinque decenni nella cornice dell'Università urbinate. Il tema affrontato - la città greca e i suoi spazi religiosi, sociali e pubblici - si inserisce perfettamente nel filone di ricerche inaugurato dall'insigne studioso che nel suo lungo insegnamento e nella sua fervida attività di saggista e di editore di testi antichi ha sempre sostenuto che ogni forma di arte e di poesia nasceva nella Grecia antica dal rapporto vivo e costante con la realtà. E quale realtà era per i Greci più forte e più totalizzante della città-stato con i suoi miti, le sue istituzioni, la sua politica? La città, un'istituzione che è stata il fondamento della storia degli antichi Greci e che è stata esportata nel mondo coloniale sia a Oriente che a Occidente. Su questi temi si sono confrontati gli studiosi invitati a parlare nell'ambito dell'incontro: storici, sociologi, storici della religione, interpreti di poesia. Attraverso un percorso storico, politico e culturale, che presuppone uno stretto legame con l'indagine archeologica, essi hanno ricostruito e studiato i luoghi principali nei quali la città si strutturava e conduceva la sua esistenza. -
La Scandinavia e i poemi omerici. La parola agli scienziati, con contributi di letterati. Ediz. italiana e inglese
Il fascicolo, monografico, presenta gli Atti di un Convegno tenutosi a Roma, Università 'La Sapienza', nel 2012, che discute e arricchisce con nuovi dati la teoria esposta da Felice Vinci nel suo volume Omero nel Baltico. Le origini nordiche dell'Odissea e dell'Iliade, pubblicato nel 1995. Secondo questa teoria l'Iliade e l'Odissea, i due poemi alla base della letteratura occidentale, sarebbero la rielaborazione di saghe nate nel Nord Europa e ambientate nella loro versione finale nel Mediterraneo, in seguito alla migrazione verso Sud delle popolazioni nordiche. Dalla Scandinavia e dal mar Baltico, dove nel secondo millennio era fiorita una ricca civiltà del Bronzo, le migrazioni, dovute a un brusco peggioramento del clima, avrebbero portato nel Sud dell'Europa le leggende del loro mondo, che infine sarebbero state messe per iscritto nell'VIII secolo nello scenario del Mediterraneo. In questo modo si vogliono aggiungere nuovi, importanti elementi alla discussione della tesi di una presunta origine nordica dei racconti omerici, che, per quanto possa apparire stravagante, si rivela non in contraddizione con tutte le più recenti teorie storiche e i confronti archeologici. -
Teagene di Reggio rapsodo e interprete di Omero
L'importanza di Teagene di Reggio per la storia della critica letteraria greca sta soprattutto nella sua attività di esegeta nel campo omerico: si occupò di ricerche biografiche, della lingua e diede inizio all'interpretazione allegorica di alcuni passi dei poemi. La raccolta e l'analisi delle testimonianze relative a Teagene si rivelano interessanti anche per la loro cronologia molto alta (ultimi decenni del VI sec. a. C.), rispetto al problema della composizione, fissazione e diffusione del testo dei poemi. Il volume vuole quindi offrire uno studio approfondito dei testi di Teagene, studio che analizzi dettagliatamente ogni testimonianza, discutendone le implicazioni filosofiche, culturali e letterarie, e fornisca al contempo un testo e una traduzione frutto di un'analisi specifica.