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Religione votiva. Per un'interpretazione storico-religiosa delle terrecotte votive nella Sardegna punica e tardo-punica
Negli ultimi anni l'impulso riservato alle ricerche archeologiche dedicate alla Sardegna di età fenicia, punica e tardo-punica e, con esso, la lettura e la rilettura dei materiali conservati nelle collezioni museali, hanno permesso di raccogliere una rilevante quantità di dati e di usufruire in questo modo di nuove e importanti informazioni su alcune fasi fondamentali della storia antica dell'isola. Nel particolare, tra i vari campi d'indagine al centro dell'attuale dibattito scientifico, ha assunto sempre maggiore importanza e autonomia la sfera della religione, oggetto di questo volume. In questo campo una funzione da non trascurare è assegnabile all'ampia produzione di terrecotte figurate con destinazione votiva, che tanto caratterizza le culture dell'isola durante l'età compresa tra le fasi più mature dell'occupazione cartaginese e l'avvio della conquista romana. Casi significativi, che qui si presentano, sono quelli di Cagliari, Olbia e Nora, anche se l'elenco delle singole attestazioni, come dei contesti urbani ed extraurbani interessati dalla presenza dei votivi fittili, è ben più affollato. -
Idee linguistiche e pratica della lingua in Giovanni Gentile
Il volume indaga e ripercorre i tre nuclei tematici intorno ai quali si aggregano le idee linguistiche di Gentile: il primo capitolo prende in considerazione il versante filosofico della concezione del linguaggio gentiliana: vi si raccolgono le riflessioni sulla natura spirituale del linguaggio e della parola; sull'unicità e irripetibilità di ogni atto di parola; sulla possibilità della comprensione linguistica, che lungi dall'essere il contraltare scontato del dire, richiede un'applicazione costante e paziente e ha come garanzia, contro ogni scetticismo comunicativo, l'identità della natura e dello spirito in ogni parlante. Il secondo capitolo analizza gli interventi di Gentile sulla norma linguistica e grammaticale: le tesi ribadite dal filosofo sono l'affermazione della logicità del linguaggio contro la separazione crociana delle sfere intuitiva e concettuale, ma rappresentano anche il rifiuto del parallelismo logico-grammaticale di lontana filiazione scolastica. Infine, vengono fatti oggetto del terzo capitolo la politica linguistica intrapresa da Gentile nella scuola attraverso la riforma scolastica varata nel 1923, la collaborazione con Giuseppe Lombardo Radice, autore di programmi per la nuova scuola elementare, e la flessione che la filosofia di Gentile subisce in senso sociale e collettivo con gli ultimi scritti. -
Corpus dei papiri storici greci e latini. Parte B. Storici latini. Vol. 1: Autori noti. Caius Sallustius Crispus.
Delle opere di Sallustio si conservano, a noi noti, complessivamente sette frammenti di papiri antichi di provenienza egizia, alcuni dei quali composti di più parti. Di varia datazione e rinvenuti in luoghi diversi, essi testimoniano, nel loro insieme, lo studio e la diffusione del grande storico nell'Egitto romano, dalla prima età imperiale fino alla tarda antichità. Alcuni dei frammenti sono di dimensioni minime, in altri si leggono intere colonne o parti di fogli. Differisce anche lo stato di conservazione: alcuni sono quasi intatti, altri molto lacunosi. In genere il loro rinvenimento è avvenuto nel corso di missioni archeologiche e, considerato il numero complessivo abbastanza scarso degli esemplari superstiti di papiri letterari latini, si deve notare che quelli di Sallustio sono tra i più numerosi, a testimonianza del fatto che lo storico dovette essere, anche in Egitto, fra gli autori più letti e diffusi. Il curatore del presente volume, Rodolfo Funari, presenta il testo integrale contenuto nei papiri con la traduzione, un ricco apparato bibliografico ed un ampio commento in cui riporta sia le integrazioni congetturali sia quelle ottenute per collazione dei codici medioevali, comprese le più ovvie e probabili. -
Margite
La pubblicazione di tre papiri di Ossirinco (2309; 3963; 3964) contenenti frammenti di poesia in trimetri giambici intercalati in maniera irregolare a esametri dattilici, e per tale struttura attribuiti dagli editori al Margite di Omero, ha riportato l'interesse della critica su questo poemetto di genere buffo, dopo mezzo secolo di quasi totale silenzio. Così l'autrice del volume che qui si presenta, Antonietta Gostoli, ha giudicato utile ed interessante affrontare uno studio il più possibile approfondito su quest'opera che, tra i poemi di carattere burlesco tradizionalmente attribuiti ad Omero, è quella maggiormente apprezzata ed elogiata dalla critica antica. Il Margite, come indica anche il nome (il ""Pazzoide"""", lo """"Scempio""""), narra la vicenda biografica (nascita, educazione, matrimonio ecc.) di una sorta di anti-eroe, inesperto in tutto; dai frammenti che ne rimangono siamo però in grado di ricostruirne solo approssimativamente la struttura narrativa, che pure riscosse l'ammirazione di critici anche esigenti, come Aristotele e Callimaco. Antonietta Gostoli ci offre qui raccolti, corredati da un ampio apparato critico, tutti i frammenti del poemetto, con traduzione a fronte; nell'Introduzione iniziale essa affronta poi vari problemi connessi alla sua composizione e datazione, alla lingua ed ai registri stilistici usati, alla attribuzione ed alla storia della trasmissione del testo."" -
Il carme 15 (Natalicium IV)
Il volume, a cura di Lorenzo Sciajno, presenta l'edizione critica del carme 15 (Natalicium IV) di Paolino di Nola, con ampia introduzione, edizione integrale del testo, traduzione ed un ricco commento che inserisce l'opera all'interno della tradizione della letteratura latina, mettendo in evidenza il suo significato e la sua importanza, sia da un punto di vista letterario che filosofico. Discendente da un antica famiglia patrizia romana, Paolino nacque a Bordeaux nel 355. Convertitosi al cristianesimo all'età di trentacinque anni, fu vescovo di Nola nei primi decenni del V secolo. Oltre ad un ricco epistolario, fu autore di una serie di carmi, composti tutti durante la sua permanenza a Nola, che restano una delle più alte testimonianze della poesia cristiana dei primi secoli; fra questi, i quattordici Natalicia, cioè i carmi scritti in occasione della ricorrenza del dies natalis di S. Felice di Nola, ogni 14 gennaio, che rappresentano l'opera poetica più originale di Paolino, per i temi e per lo stile usati, l'opera che fa di lui, insieme con Prudenzio, il più grande poeta latino della cristianità. -
Il «Contra fatum» di Gregorio di Nissa nel dibattito tardo-antico sul fatalismo e sul determinismo
Lo studio di Beatrice Motta costituisce un contributo di particolare interesse per quell'ambito degli studi filosofico-religiosi che, a causa della loro collocazione 'di frontiera', richiedono un metodo non facile e una particolare competenza - e per questo motivo sono assai rari. Una ricerca sul ""Contra fatum"""" di Gregorio di Nissa, infatti, coinvolge una serie di problemi che hanno attinenza con la tradizione culturale cristiana e quella pagana insieme. Almeno fin dal secondo secolo d.C., i primi scrittori dell'apologetica cristiana avevano negato decisamente l'esistenza del fato, in quanto tale credenza avrebbe annullato il libero arbitrio umano e impedito ogni merito che potesse giustificare la salvezza dell'uomo; d'altra parte, la storia del pensiero greco e latino nell'età imperiale ci mostra come tale questione fosse sempre stata sentita particolarmente spinosa e di difficile soluzione. Gregorio di Nissa, quindi, si pone come punto di incontro - e di polemica tra le due visioni contrapposte, quella cristiana e quella pagana."" -
Il dono votivo. Gli dei e il sacro nelle iscrizioni etrusche di culto
In molte occasioni è stata espressa in passato l'esigenza di avere una raccolta completa ed aggiornata del materiale epigrafico votivo etrusco, finora oggetto di numerose ricerche specifiche e parziali, ma mai analizzato nella sua interezza. La presente ricerca, quindi, è stata intrapresa soprattutto allo scopo di fornire agli studiosi un nuovo strumento di classificazione, il più possibile agile e completo, per maneggiare la complessità della materia. A tal fine, l'obiettivo principale dell'autore è stato quello di stabilire un'impostazione metodologica coerente e compiuta per la realizzazione di un catalogo, nel cui schema sono state poi inserite le singole attestazioni, proponendo così una serie di definizioni delle diverse categorie di iscrizioni sacre ed un'analisi della loro diffusione e funzionalità. In questo contesto, per ragioni di completezza e nell'intento di allargare gli orizzonti della ricerca, si è ritenuto opportuno ampliare il discorso anche alle iscrizioni sacre di ambito non strettamente votivo, tentando così di integrare le informazioni epigrafiche sulla religione e sul pantheon. L'intera opera è concepita come uno strumento di consultazione, in cui gli stessi argomenti sono affrontati più volte da diverse angolature, cercando di ricavare il massimo beneficio dallo studio dei dati epigrafici, linguistici, archeologici e geo-topografici, con l'intento di ottenere un chiaro inquadramento storico delle iscrizioni e della loro valenza religiosa. -
Il dono votivo. Gli dei e il sacro nelle iscrizioni etrusche di culto
In molte occasioni è stata espressa in passato l'esigenza di avere una raccolta completa ed aggiornata del materiale epigrafico votivo etrusco, finora oggetto di numerose ricerche specifiche e parziali, ma mai analizzato nella sua interezza. La presente ricerca, quindi, è stata intrapresa soprattutto allo scopo di fornire agli studiosi un nuovo strumento di classificazione, il più possibile agile e completo, per maneggiare la complessità della materia. A tal fine, l'obiettivo principale dell'autore è stato quello di stabilire un'impostazione metodologica coerente e compiuta per la realizzazione di un catalogo, nel cui schema sono state poi inserite le singole attestazioni, proponendo così una serie di definizioni delle diverse categorie di iscrizioni sacre ed un'analisi della loro diffusione e funzionalità. In questo contesto, per ragioni di completezza e nell'intento di allargare gli orizzonti della ricerca, si è ritenuto opportuno ampliare il discorso anche alle iscrizioni sacre di ambito non strettamente votivo, tentando così di integrare le informazioni epigrafiche sulla religione e sul pantheon. L'intera opera è concepita come uno strumento di consultazione, in cui gli stessi argomenti sono affrontati più volte da diverse angolature, cercando di ricavare il massimo beneficio dallo studio dei dati epigrafici, linguistici, archeologici e geo-topografici, con l'intento di ottenere un chiaro inquadramento storico delle iscrizioni e della loro valenza religiosa. -
Scritture in festa. Studi sul teatro tra Seicento e Settecento
Entro un'area storica omogenea, Milano e la Lombardia nella piena età spagnola, lungo un arco di tempo che dai primi decenni del XVII secolo arriva alle soglie del dominio austriaco, i saggi di Roberta Carpani raccolti in questo volume indagano un nesso cruciale nella storia del teatro occidentale fino all'età moderna, la relazione tra festa e teatro, e ne saggiano alcune differenti configurazioni in un'età feconda di incroci e interferenze che producono dinamiche di lunga durata. Variano i contesti ricostruiti: nel secolo in cui si stabilizzano le strutture del professionismo degli attori e del mercato che proseguiranno a connotare il teatro moderno, sono molteplici gli ambienti della scena dei dilettanti. -
Tra grammatica e logica. Saggio sulla lingua di Benedetto Croce
Per quanto strano possa sembrare, prima del volume che qui si presenta non esistevano studi organici sulla lingua di Benedetto Croce, cioè del massimo prosatore del secolo trascorso, se non per accenni o affondi parziali; e questi sono per lo più puntati sullo stile del pensatore. In questo libro l'Autore, Davide Colussi, ha spogliato sistematicamente dieci fra le opere maestre di Croce, integrando i dati risultanti con spogli parziali di tante altre, ed ha avvolto il tutto in una rete stretta di riscontri con le abitudini linguistiche di Otto e Novecento, quali risultano da studi, attentamente e largamente utilizzati, su questo o quello aspetto o autore, ma in molti casi procedendo lui stesso a rilevamenti a tappeto: come nel caso, importantissimo naturalmente per Croce, di De Sanctis, o in quello di Gentile. E delle opere di Croce ha scrutinato e valutato le varianti formali da edizione a edizione, che com'egli osserva vanno in genere assieme a robuste revisioni concettuali, e che comunque non sembrano in totale modernizzanti. Ne deriva che il presente lavoro non è solo un'analisi compiuta della lingua dell'importantissimo pensatore ed erudito, ma è anche un capitolo fondamentale di storia della lingua italiana fra Otto e Novecento, lungo e anzi al di qua e al di là dell'arco temporale che il grande vecchio ha vissuto. -
Inno alle Muse (Esiodo, Teogonia, 1-115)
Corredato da un dettagliato e puntuale commento, Pietro Pucci presenta qui il testo e la traduzione del proemio della Teogonia di Esiodo. Benché esso faccia parte del poema e lo introduca, il suo tema maggiore acquista infatti una certa indipendenza dai motivi teogonici, in quanto elabora una complessa lode delle Muse e della poesia in uno stile tipicamente innico, e questa indipendenza ne giustifica uno studio particolare. L'Inno spicca per eccezionale vigore creativo ed è il prodotto di una grande audacia intellettuale. Di questa poetica nuova, complessa e sofisticata, Pietro Pucci analizza i vari aspetti, muovendosi dalla struttura stilistica del proemio, anch'essa ricca di innovazioni pur sulla base del linguaggio epico di Omero, alla nuova posizione, più importante e 'visibile', del poeta all'interno del racconto, analizzando in dettaglio la figura delle Muse, il loro essere essenzialmente 'greche' (senza cioè reali confronti nelle culture limitrofe coeve), affrontando le problematiche legate alla presenza di proemi fissi all'inizio dei due poemi esiodei (Teogonia, Le opere e i giorni), inni che appaiono quindi intrinsecamente legati, per natura e per tradizione, ai contenuti didascalici e parenetici dei poemi stessi. -
Urban Preoccupations. Mental and Material Landscapes
Il campo degli studi sull'urbanizzazione tende a spaziare in una vasta serie di discipline e numerosi sono i temi ed i modi di affrontarlo; tutti, comunque, appaiono ricollegarsi ad un certo numero di questioni centrali e ricorrenti, come quelle legate alla nozione di differenza sociale e culturale ed a quella della reciproca influenza fra i modi di raffigurare la realtà e la realtà stessa. Inoltre, da una prospettiva storica, l'attenzione degli studi si focalizza sulle trasformazioni dello spazio cittadino nell'epoca moderna (e post-moderna). Il volume raccoglie i risultati (tutti in lingua inglese) di una serie di conferenze e seminari realizzati all'interno del progetto Tolerance and the City, cerca di unificare tali linee di ricerca: focalizzando l'attenzione sull'inizio dei tempi moderni, ma investigando anche il periodo di transizione fra la prima modernità e il suo sviluppo più maturo, esso presenta contributi sulle arti visive, sulla letteratura e sull'architettura cercando di dimostrare, per prima cosa, come il processo di urbanizzazione in Europa si sia sviluppato su strade fondate sulla diversità; in secondo luogo, come i modi di rappresentazione della realtà siano stati fattori cruciali in questa evoluzione. Nel far questo, evidenzia il legame fra lo spazio immaginario e lo spazio fisico, legame considerato di centrale importanza nel mondo urbano. -
Adamo caduto
Il volume presenta, in una dettagliata ed aggiornata edizione critica, l'""Adamo caduto"""" di Serafino della Salandra, il cui testo originario Flavio Giacomantonio ha ricostruito con certosina pazienza e scrupolosa attenzione, affrontando di nuovo l'antica questione della possibile utilizzazione, da parte di Milton, dell'opera di Serafino della Salandra come una delle fonti del suo capolavoro. L'argomento, appare evidente, è di enorme importanza, anche perché l'ipotesi, se confermata, getterebbe nuova luce sulla personalità di Padre Serafino e sull'interesse suscitato, negli ambienti culturali nazionali ed internazionali, dalla sua tragedia sacra pubblicata a Cosenza nella prima ed unica edizione nel 1647, certamente prima del poema miltoniano. Si fornisce così agli studiosi una nuova occasione per verificare, sulla base di una più ricca e puntuale documentazione, i possibili legami tra i due autori e le loro opere, con la fondata speranza di pervenire a risultati meno problematici e provvisori. In questo modo, dando cioè a Serafino della Salandra e alla sua tragedia un giusto riconoscimento nel panorama letterario italiano ed europeo, si potrà anche capire meglio e valutare più compiutamente la grandezza di Milton e del """"Paradise Lost""""."" -
Periferia e frontiera nell Sicilia antica. Eventi, identità a confronto e dinamiche antropiche nell'area centro-settentrionale fino al IV sec. a.c.
"La montagna di solito è un mondo al di fuori delle civiltà, creazioni delle città e delle pianure. La sua storia consiste nel non averne, nel restare regolarmente ai margini delle grandi correnti di civiltà"""": quest'affermazione di F. Braudel, se riferita alle dinamiche antropiche e ai principali eventi della storia della Sicilia nell'antichità, sembra rispecchiare il carattere profondo del territorio oggetto del presente studio, cioè l'area della Sicilia centro-settentrionale ad Est dell'Imera, caratterizzata appunto dalla presenza di alte montagne come le Madonie e i Nebrodi occidentali. L'autore, Antonio Franco, analizza il periodo compreso fra la Protostoria e il passaggio cruciale del V-IV sec. a.C., esaminando i fenomeni che, fin dalle origini, hanno alimentato interazioni umane e sviluppi socio-politici in un'area, come quella dei Nebrodi e delle Madonie, che senz'altro risulta coinvolta meno direttamente nei grandi eventi storici della Sicilia antica. L'autore mette in risalto gli indiscutibili apporti che le popolazioni locali seppero offrire per lo sviluppo di una nuova e composita realtà, la cui fisionomia emerse nell'isola, in maniera eclatante, durante l'età classico-ellenistica." -
Studi ellenistici. Vol. 20
Il XX volume degli ""Studi ellenistici"""" contiene 19 saggi in italiano, francese e inglese, a firma di autorevoli studiosi internazionali dell'Ellenismo e di giovani studiosi formatisi all'Università di Pisa nella ricerca storica, archeologica ed epigrafica in campo ellenistico e orientalistico. Le principali tematiche affrontate riguardano: l'idea del classico ed il suo sviluppo all'interno della cultura occidentale; il controllo sulla attività legislativa nelle città greche; i rapporti doganali tra Atene e la Tessaglia relativamente all'acquisto di grano tessalico da parte di Atene; il mondo achemenide ed ellenistico in M. Rostovtzeff; Alessandro Magno ed alcuni aspetti del suo impero nella storia degli studi; il culto del sovrano in Macedonia; la geografia storica della Siria ellenistica; i documenti sugli affitti di Mylasa; i documenti babilonesi di età ellenistica; lo studio di un nuovo papiro documentario; Polibio, il mondo ellenistico e Roma; il I e il II libro dei Maccabei; il regno di Battriana; le province di Asia e Bitinia in età romana."" -
La lingua dei trovatori. Profilo di grammatica storica del provenzale antico
Questo manuale vuole offrire uno studio approfondito della lingua e della grammatica provenzali, una fra le lingue neolatine di più antica tradizione letteraria e di più ampia diffusione, che oggi perdura in un articolato insieme di dialetti da essa derivati. L'analisi della fonetica e della morfologia è preceduta da un'ampia introduzione sul quadro linguistico dell'intera Francia dal periodo latino a quello romanzo, comprensiva dei rapporti del provenzale con gli altri dialetti francesi, con lo spagnolo e con le lingue germaniche. Il provenzale, o lingua d'oc, visse nel Medio Evo, nei secoli XI, XII e XIII, quando una brillante letteratura trovò in esso la sua forma espressiva e ne dilatò l'influsso assai oltre i confini della patria; e oggi il suo uso si estende per quasi un terzo della superficie della Repubblica Francese e militanti appassionati si sforzano di mantenerne vivo anche l'aspetto letterario. -
Gli scoli metrici a Pindaro
Gli scoli metrici antichi agli Epinici di Pindaro, che qui si presentano, possono essere un aiuto prezioso per il moderno interprete della versificazione pindarica, in modo particolare nei carmi in metri 'kat'enoplion-epitriti'. L'autore, Paolo Santé, in questo volume ne mette in luce alcuni aspetti utili per la conoscenza della teoria metrica antica e per l'analisi della versificazione pindarica in rapporto alla disposizione colometrica antica. I manoscritti che tramandano gli Epinici di Pindaro sono infatti provvisti di materiale scoliastico, di argomento metrico, la cui datazione è stata stabilita intorno alla seconda metà del II secolo d.C. In questi scoli è evidente la volontà di dare un nome alle sequenze metriche, che si ritengono fissate in età alessandrina. In effetti gli scoli, oltre a dare informazioni teoriche di natura generale, riescono anche a chiarire problemi colometrici, grazie ad annotazioni di natura prosodica o ad analisi metriche sostanzialmente corrette. Resta comunque evidente che, anche laddove non sia possibile condividere l'analisi della colometria antica, la medesima teoria metrica possa essere utilizzata per interpretare in modo coerente l'intera versificazione pindarica. Pertanto l'attenta valutazione degli scoli metrici antichi, nonché la verifica costante ed equilibrata della loro correttezza, si dimostrano la via da seguire per fondare saldamente l'analisi della versificazione pindarica. -
Imitation, Representation and Printing in the Italian Renaissance
"Imitation, Representation and Printing in the Italian Renaissance pone al centro del suo interesse i modi in cui gli artisti e i teorici del Rinascimento percepivano il loro mondo e cercavano nuove soluzioni ai problemi posti dal concetto d'imitazione nell'arte, di fronte ai cambiamenti, ed alle resistenze ad essi, imposti dal contesto, dall'ambiente contingente e dalle convenzioni. Ancora, gli innovativi modi di espressione dell'arte visiva degli inizi dell'epoca moderna sono chiaramente privi di alcuna perplessità nei confronti del loro culto delle forme artistiche dell'antichità e della continuità di tipi, generi e iconografie in opere che possono rivaleggiare con i capolavori del passato. L'imitazione e la copia delle opere dei maestri greci e romani sono manifestazioni di questa considerazione, nutrita dal lavoro degli umanisti, ma lo sono anche i tentativi, in campo teorico, di sintetizzare i principi estetici degli antichi in un coerente corpo di precetti, una """"regola più generale e universale"""""""". (Dall'Introduzione)." -
El Bronce celtibérico de Botorrita
Il volume, di Blanca María Prósper, presenta uno studio approfondito su una delle placche in bronzo inscritte ritrovate durante gli scavi dell'antico insediamento di Contrebia Belaisca, presso il paese di Botorrita, in Aragona, non lontano dalla città di Saragozza. Il bronzo, rinvenuto nel 1970, misura cm 40 x 10, reca iscrizioni su entrambi i lati ed è stato datato al 70 circa d. C. Diviso in due frammenti, su un lato presenta un elenco di formule onomastiche, sull'altro, un vero e proprio testo la cui decifrazione non è stata ancora del tutto chiarita: si tratta probabilmente di un testo legislativo, un'ordinanza municipale, che impone obblighi, divieti e stabilisce relative sanzioni. L'iscrizione, in lingua celtibérica, rappresenta una delle più importanti fonti di informazione per lo studio delle lingue celtiche continentali, le cui testimonianze sono assai rare. Il proposito dell'autrice è di offrire, attraverso una nuova analisi critica del testo puntuale e dettagliata, una interpretazione del contenuto del bronzo aggiornata agli studi ed ai ritrovamenti più recenti, prendendo in considerazione dati nuovi, potenzialmente chiarificatori, per proporre, ove possibile, nuove e alternative letture. -
Bibliografia di Andrea Carandini
Questo volumetto rappresenta un piccolo omaggio che la Casa editrice ha voluto offrire, in occasione del settantesimo anno di età, al Professor Andrea Carandini, uno dei più importanti studiosi di archeologia del nostro tempo e direttore, con Emanuele Greco, della rivista ""Workshop di archeologia classica"""". Professore di Archeologia e Storia dell'arte greca e romana all'Università di Roma 'La Sapienza', la sua attività scientifica si è concentrata sulla topografia di Roma, sull'Etruria di età romana e sull'analisi di complessi monumentali urbani in varie città dell'Italia antica (Volterra dal 1987, Grumentum dal 1994, Pompei dal 1994, Veio dal 1996). Dal 1993 coordina un progetto di ricerca archeologica nel Suburbio di Roma e nella bassa valle del Tevere in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica e la Sovrintendenza Comunale di Roma. Ha diretto le attività di scavo nella villa rinvenuta in occasione della costruzione dell'Auditorium di Renzo Piano a Roma, curando l'allestimento dell'annesso museo archeologico. Negli ultimi anni gli scavi presso le pendici settentrionali del Palatino e la scoperta delle fasi più antiche di Roma hanno condotto i suoi interessi alle origini della città e alle sue prime forme organizzative. Dal 2005 coordina il progetto 'Imago Urbis. Museo Universitario Virtuale della città e del territorio di Roma'.""