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Estetica (2007). Vol. 1
Questo numero della rivista semestrale di ""Estetica"""" raccoglie saggi di Carlo gentili, Brunello Lotti, Ivano Gorzanelli, Gianni Cipriano, Dario Giugliano, Gaetano Chiurazzi, Gianluca Corrado, Gianluca Garelli, Antonina Alberti."" -
L' isola degli ermafroditi
"L'isola degli ermafroditi"""" iniziò a circolare nel 1605 riscuotendo grande successo negli ambienti della corte di Enrico IV di Navarra. Forse scritto durante il regno dell'ultimo Valois, Enrico III, il pamphlet, che utilizza gli stilemi del racconto utopico, narra di un'isola lontana e misteriosa governata da un re e da un'èlite di ermafroditi. La finzione letteraria consente all'autore di operare una tagliente satira delle mode, degli intrighi e soprattutto dei costumi sessuali di Enrico III. La metafora del """"corpo doppio"""" esprime felicemente tutte le deprecabili ambiguità del Valois: dal'atteggiamento oscillante tra virtù esibite e scelleratezze private alla doppiezza della condotta politica nella scelta - tra cattolici e ugonotti delle alleanze più convenienti." -
Metafisica del conflitto
Dopo l'11 settembre 2001 oramai ha preso a farsi strada il convincimento che la narrazione del mondo appartenga ai terroristi. Questo evento catastrofico avrebbe cambiato il modo di pensare e di agire dell'uomo moderno: la nostra sicurezza esistenziale, la nostra possibilità di permanere sarebbero messe in serio pericolo. Ma, l'autore si chiede, si proviene realmente da una situazione di sicurezza? La nostra stessa storia narrata, si è effettivamente costruita, fino almeno all'11 settembre, sulla protezione, la tutela e la garanzia di incolumità? Questo studio, attraverso l'elaborazione di un novum concettuale, la ""metafisica del conflitto"""", attraverso una ricostruzione filosofico-genealogica che si muove in un arco temporale che va dall'inizio del XIX secolo fino ai giorni nostri, vuole dimostrare come l'occidente sia invece esistenzialmente e ontologicamente in una situazione di conflitto permanente, e quindi di insicurezza continua."" -
Teoria platonica del linguaggio. Prospettive sul concetto di verità
Platone dedica il ""Cratilo"""", il primo vero studio della tradizione occidentale sul linguaggio verbale, al problema della correttezza o della verità dei nomi. Aristotele, dissentendo in questo dal maestro, preciserà nel """"De interpretatione"""" che solo l'enunciato dichiarativo può essere vero o falso, mentre i nomi in nessun senso possono essere veri o falsi. Il punto di vista aristotelico, che ha influenzato per due millenni il pensiero filosofico, ha reso il concetto di verità dei nomi un concetto incomprensibile o, nella migliore delle ipotesi, inutile. L'obiettivo di questo studio è recuperare il senso del concetto di correttezza/verità dei nomi e mostrare che esso continua ad avere un ruolo decisamente importante nelle teorie del significato. Uno dei principali ostacoli alla comprensione del fondamentale ruolo della verità dei nomi, nell'odierno panorama teorico, è costituito dal principio delle condizioni di verità, enunziato in quella stessa opera, il """"Tractatus logico-philosophicus"""", nella quale viene data grande rilevanza al ruolo dei nomi nello studio semantico degli enunciati. L'altro grande ostacolo è costituito dalle versioni estreme dell'olismo semantico, degenerazioni della posizione di Quine, in base alle quali sarebbe inutile tentare di delimitare il significato delle parole singole. Questo volume è uno studio approfondito della concezione platonica del logos, un vero e proprio commentario al Cratilo, ma anche una teoria del significato fondata su tale concezione."" -
Autobiografia del signor me stesso
Dentro ai libri appartenuti al signor Henri Beyle di Grenoble, console di Francia a Civitavecchia, il sublime grafomane Stendhal scrisse un libro. Un libro di appunti, disappunti, commenti, risentimenti, dolenti note in cui uno Stendhal privato ""parla"""" con il sé più intimo, riconosciuto in Dominique, il suo doppio esclusivo. Beyle, che """"presentava"""" Beyle con una girandola di pseudonimi per nascondersi agli altri, apparendo, con Dominique si mascherava anche a se stesso. Henri Beyle aveva il culto dei libri, ma già lui contribuì a disperderli: li affidò agli amici, ne lasciò in diversi domicili dove la sua vita di curioso errabondo lo aveva portato. Quando lo scrittore Stendhal venne """"scoperto"""", i volumi delle sue biblioteche diventarono oggetto di culto. Intanto perché erano appartenuti all'autore di """"Il Rosso e il Nero"""" e della """"Certosa di Parma""""; e poi perché erano zeppi di suoi appunti, celebrati dagli aficionados come Marginalia. Con quelle note marginali è stato costruito """"Autobiografia del signor me stesso"""", un libro abusivo. Stendhal probabilmente non lo immaginò mai. Il testo raccoglie, per la prima volta in italiano, una selezione di Marginalia, con inediti mai pubblicati, desunti direttamente dai volumi appartenuti a Beyle e conservati nelle biblioteche dove il caso li ha fatti approdare."" -
Hannah Arendt. Filosofia e totalitarismo
Caratteristica peculiare dell'approccio arendtiano all'interpretazione dell'esperimento totalitario - di cui i campi di concentramento sono l'""istituzione centrale"""" - è la """"cristallizzazione"""" storica di due elementi strutturali che troviamo alle origini della Grande Tradizione occidentale: da un lato la metamorfosi della politica in biopolitica; dall'altro la perdita della concezione del potere come dynamis e come spazio del tra a favore della razionalità onnipervasiva dell'homo faber. Dentro tale cornice si dipana il fil rouge che lega i saggi contenuti in questo volume: alcuni di essi ruotano intorno alla """"teoria politica del giudizio"""" proposta da Hannah Arendt, relativa a quale forma etico-politica assuma l'atto prettamente umano del giudicare quando l'oggetto del giudizio sono esseri umani o azioni che sembrano aver perso del tutto ogni connotazione """"umana""""; gli altri esplorano il suo ardito tentativo di """"ripensare il totalitarismo"""", sia in riferimento ai terrificanti e per tanti versi inconcepibili eventi che hanno marchiato indelebilmente il secolo scorso, sia applicando le categorie interpretative dell'ermeneutica arendtiana del totalitarismo alla contemporaneità e alle perverse dinamiche politiche del presente."" -
Scena francese nel secondo Novecento. Vol. 1: Jean Vilar. Jean-Louis Barrault.
Una storia del teatro francese del secondo Novecento vista attraverso l'opera scenica di quattro grandi registi dell'Arte teatrale europea: Vilar, Barrault, Vitez e Chéreau. Il primo volume di quest'opera introduce, con un saggio metodologico e storico critico, alla condizione estetica e organizzativa della messa in scena francese dal dopoguerra a oggi. Seguono quindi due ampie monografie dedicate la prima all'attore-direttore di Avignone e del Théatre National Populaire Jean Vilar, la seconda a Jean-Louis Barrault, eclettico animatore di Marihny, Orsay e Rond-Point. Il volume si propone la verifica dell'estetica e del pensiero d'ogni artista, mediante lo studio degli scritti, la ricostruzione degli spettacoli significativi (attraverso documentazione iconografica e audiovisiva spesso inedita) e il confronto bibliografico esaustivo e aggiornato della critica. -
Nel nome di Chora. Da Derrida a Platone e al di là
Un'interpretazione in grado di aprire una lettura è sempre l'interpretazione di più testi al contempo. Non solo dei testi presenti - citati, glossati, commentati - ma anche di quelli assenti dalla scena della lettura, non ancora scritti o, al limite, destinati a restare immaginari. Trattandosi, qui, dell'interpretazione della ""difficile e oscura"""" questione di chora (in greco: """"spazio"""", """"luogo"""", """"regione"""") che Platone affronta nel Timeo al momento di spiegare l'origine del cosmo, occorrerà dunque convocare e far parlare, sulla scena del famoso dialogo platonico, più di un testo e più di una firma: da Derrida a Eraclito, da Heidegger ad Aristotele, da Badiou a Plotino, da Calcidio a Esiodo - e al di là. Non per svelare, infine, il segreto di chora, ma per provare a pensare, nel nome di chora, ciò che, inscritto al cuore della filosofia platonica, la eccede - eccedendo, così, i limiti dell'onto-teologia."" -
«Anima mia, diletta!». Lettere di Martin Heidegger alla moglie Elfride (1915-1970)
Questo libro raccoglie uno dei più interessanti, ma anche dei meno noti, epistolari del Novecento, quello tra il filosofo Martin Heidegger e la moglie Elfride. Si tratta di una eccezionale testimonianza, che svela particolari inediti della vita privata di Heidegger, ritenuto universalmente uno dei più complessi e controversi filosofi del secolo scorso, il cui pensiero appassiona ancora oggi milioni di studiosi. Le lettere scritte da Heidegger alla moglie permettono di ricostruire la figura del grande pensatore tedesco, rivelando il lato nascosto di una personalità ricca di passione ma anche incline alle più comuni debolezze umane. Il libro, pubblicato nel 2005 in Germania ha suscitato un grande scalpore per le rivelazioni che conteneva sulla vita privata del grande filosofo (per esempio si è scoperto che il ""figlio"""" Hermann in realtà era nato in seguito ad una relazione adulterina della moglie)."" -
Bachelardiana (2007). Vol. 2: Immaginazione materiale.
Una raccolta di contributi di molteplice provenienza geografica e di grande spessore affrontano il tema dell'""immaginazione materiale"""". Dalla filosofia alla letteratura, dall'estetica alla psicologia e al suo ampio ventaglio di proposte. Sinergia tra arte, letteratura e filosofia che si afferma con forza nella sezione centrale di questo volume, consacrata a """"La Materia Melanconica"""", con particolare riferimento a Roger Caillois. Arte, letteratura e filosofia firmati da penne filosofiche di caratura internazionale quali Jean Libis e Jean-Jacques Wunenburger, direttori rispettivamente de l'""""Association des Amis de Gaston Bachelard"""" e dei """"Cahiers Gaston Bachelard"""". E infine, ancora una volta, un intervento d'eccezione: Roger Caillois che inaugura il secondo fascicolo con un ampio frammento di lettera inedita, datata 1945 e intrisa di malinconiche riflessioni sull'arte, la letteratura, la propria condizione di esule sud-americano."" -
La cantante
Una scelta di racconti che attraversa tutto il percorso dello scrittore, dal giovanile impressionismo viennese di ""Mimi Lynx"""" alla narrativa matura di """"Dionys-bácsi"""" e del racconto """"La cantante"""", considerato il suo capolavoro. Schaukal sviluppa nella sua narrativa i temi della sensibilità decadente e simbolista: la passione come forza devastante e, potenzialmente, omicida (secondo il titolo di una delle sue più famose raccolte, """"Eros Thanatos"""", da cui è tratto """"La cantante""""); il senso di appartenenza a un mondo in inesorabile disfacimento; l'isolamento dell'io e la radicale, incolmabile separazione tra la realtà oggettiva e le illusone proiezioni di una soggettività abbandonata a se stessa. E li sviluppa servendosi di un linguaggio che nella sua minuziosità e complessità rispecchia da una parte le inquietudini di un soggetto ipersensibile alle sollecitazioni del mondo esterno, dall'altra il desiderio di recuperare una dimensione classica, riagganciandosi a una tradizione ormai perduta."" -
Il discorso sociologico della tarda modernità. Individui, identità, democrazia
II volume ripercorre le più importanti tappe dello sviluppo della sociologia a partire dal secondo dopoguerra, con particolare attenzione al rapporto tra individuo e società. Nella fase storica attuale, questo rapporto è divenuto particolarmente problematico a causa della enorme estensione che hanno assunto le relazioni sociali, grazie ai legami garantiti dell'evoluzione delle dimensioni informative e comunicative. Attraverso un dialogo intrapreso con la sociologia della conoscenza, la sociologia politica, la filosofia politica, la scienza politica l'autore si pone l'obiettivo di chiarire come il binomio individuo-società si articoli nel mondo contemporaneo. In tal modo perviene a quello che definisce un ""discorso sociologico della tarda modernità"""", ovvero un'argomentazione che si configura come uno strumento per situarsi con un minimo di coscienza nel mondo del XXI secolo."" -
La parola ferita
II testo di Aldo Trione riprende il confronto già avviato ne ""L'ordine necessario tra filosofia e poesia"""". La parola ferita a cui allude il titolo, è la parola che ha perso il Senso, che non ha più la forza per esprimere i sentimenti che si agitano nell'animo umano e gli eventi tragici che irrompono nel mondo. Per scongiurare il rischio di una parola che non è più in grado di dire l'essenziale dell'uomo e del mondo, l'Autore si rivolge alla poesia e ai Poeti. Da Saffo a Dante, da Rimbaud a Celan, Aldo Trione incontra le più grandi figure della poesia occidentale e instaura con esse un dialogo vivo in cui, abbandonati i tecnicismi di tanta critica letteraria, emergono potenti nella loro magnifica semplicità le questioni fondamentali dell'esistenza: l'assurdo, lo stupore, la tragedia, l'amore, l'utopia."" -
Spazi. Materiali di approfondimento
II libro raccoglie una serie di contributi di diversi autori che sviluppano un'originale indagine interdisciplinare attorno al concetto di spazio. Si va dallo spazio sociale come luogo di incontro e interazione tra soggetti e costituzione dell'identità sociale, allo spazio architettonico come luogo progettato ed edificato che è concretizzazione dello spazio esistenziale, per arrivare alla crisi dello spazio come habitat che contraddistingue il nostro tempo. I saggi ripercorrono con taglio sociologico le diverse dimensioni del concetto spazio convergendo attorno all'idea secondo cui oggi occorre ripensare, nelle sue diverse forme, la nozione di spazio. -
Una bottiglia abbandonata nel mare
Le poesie di Rina Pachioli, scritte in un vasto arco di tempo, sono state ritrovate dopo la morte dell'autrice. Esse compongono un dolente soliloquio attraversato dal silenzio di chi, in vita, ha lasciato che la propria anima dialogasse con se stessa in assoluta sincerità, senza preoccuparsi né d'altro né d'altri. In uno stile che si accosta ai grandi classici (Leopardi, Manzoni), sebbene intimamente rivissuto, Rina Pachioli tenta di saldare esperienza di fede e poesia, dando espressione ad un vissuto intenso e amaro, senza mai indulgere alla retorica e a banali forme di comunicazione. -
L' agente segreto
Quattordici anni dopo la pubblicazione del romanzo ""L'agente segreto"""", Joseph Conrad ne scrisse una duplice riduzione teatrale, dapprima in quattro atti (1921) e poi in tre atti (1923). Dopo la loro prima rappresentazione, però, di questi testi teatrali non esistono più tracce di allestimenti scenici, né in Inghilterra, né in Italia. Anche per quanto riguarda l'editoria, """"L'agente segreto"""" teatrale non sembra aver avuto nello stesso mondo anglosassone altre edizioni a stampa dopo quelle, a tiratura molto ridotta, dei suoi esordi. E la cosa è quanto meno sorprendente: sia per la notorietà del suo autore, sia per l'attualità dell'argomento affrontato, che propone sulla scena il tema di un attentato terroristico eseguito da personaggi la cui esistenza appare del tutto normale. Il dramma di Conrad (come il romanzo) trae spunto da un fatto di cronaca londinese: il fallito attentato all'Osservatorio di Greenwich, compiuto il 15 febbraio 1894 dall'anarchico Martial Bourdin, ma sia le situazioni che i personaggi sono interamente frutto della fantasia dell'autore. Il volume contiene: un apparato critico-informativo; il testo del dramma con le variazioni volute da Conrad e quelle fatte in sede di allestimento dal regista Marco Sciaccaluga; locandina, interviste e schede biografiche dei protagonisti dello spettacolo del Teatro Stabile di Genova."" -
Sull'esser-bambino
"Che cos'è un bambino? Alfred Kolleritsch non lo sa ma cerca le parole per dirlo. Ad occhi chiusi recita il suo testo sull'essere bambino. """"Chiudete gli occhi nell'ascolto, bambini, lettori, e vedete vostro padre, che come fosse vostro figlio siede nell'angolo della sua stanza su un mucchio di cuscini e tiene i suoi discorsi. Che cos'è un bambino? Un essere di cui non hai il diritto di pensare nulla, devi solo cercare di parlarne con fervore, negli attimi di lucidità, di una lucidità perciò tanto più grande.""""" -
Le forme del vento. Paesaggi cinesi in prosa
La profonda sensibilità degli artisti cinesi nella rappresentazione del paesaggio è ben conosciuta. Il loro pennello riesce ad estrarne la sottile vitalità: montagne, pini, fiumi e vento sono tutti pervasi da un soffio di poesia. Questo approccio puramente cinese all'arte come comunione con la natura è soprattutto noto attraverso le opere pittoriche. Meno noto è che esso abbia contribuito alla nascita di mirabili testi in prosa e in poesia. I ""paesaggi in prosa"""" contenuti in questa piccola antologia di autori che vanno dal quinto al diciannovesimo secolo, sono la descrizione di viaggi, escursioni, gite in luoghi che stimolano il sentimento e l'immaginazione del viaggiatore per l'asprezza selvaggia, o per il loro aspetto inquietante e minaccioso, o per la loro sublimità e inaccessibilità, o per la loro leggiadria e gaiezza; sempre, comunque, per il loro potere di manifestare la multiforme bellezza della natura e la singolare felicità che essa offre all'uomo. Le Forme del vento ci svelano un cammino percorso da più di un millennio, quello di un'intima comunione con l'universo vivente. François Cheng"" -
La svolta di Enea. Retorica ed esistenza in Giorgio Caproni (1932-1956)
Il libro si occupa della prima fase della produzione poetica di Caproni dalle origini a ""Il passaggio di Enea"""". Malaguti ricostruisce la formazione culturale del poeta e gli snodi della scrittura in versi dalla tensione metaforica degli esordi alla consapevolezza esistenzialista del dopoguerra."" -
Natura e limiti della democrazia
Un suggestivo confronto tra due autori diversissimi, uno storico, Tucidide, e un filosofo, Platone, che si misurano col medesimo tema: il celebre discorso funebre tenuto da Pericle in onore dei caduti ateniesi al termine del primo anno della guerra del Peloponneso. Sia Tucidide che Platone riportano l'orazione del grande statista, mettendo in luce il suo altissimo valore storico e politico, ma denunciando anche i limiti di quel sistema democratico destinato a diventare un modello di riferimento per l'intera civiltà occidentale.