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Responsabilità di fronte alla storia. La filosofia di Emmanuel Levinas tra alterità e terzietà
La filosofia di Emmanuel Levinas è stata soprattutto una profonda e ampia meditazione sull'impatto che un secolo terribile, di sangue e di guerra, ha avuto sulla filosofia e sulla morale, sulla possibilità della filosofia e della morale. Si è voluto, pertanto, ricostruire, da angolature visuali differenti, l'eredità ed attualità di tale riflessione, senza tacerne le difficoltà o le aporie, ma al contempo cercando di misurare la sua capacità di condurci alle crisi più autentiche, alle questioni di fondo, a riaperture del pensiero. Tra alterità e terzietà si è svolto il cammino filosofico di Levinas, che ha situato al centro dei propri scritti la possibilità del male nella storia. Quel male che è compendiato nella figura di un unico supremo delitto: lasciare l'altro morire da solo. Il terzo, nel quale tutta l'umanità è presente, è così il custode silenzioso che veglia sulla morte dell'altro e le assicura, contro il lavoro del tempo e dell'oblio, una risonanza spirituale. -
L' onestà dei forti. La potenza nella filosofia di Nietzsche
Queste pagine trattano della potenza nell'opera di Friedrich Nietzsche, intendendola come tema analizzato all'interno del pensiero del filosofo e come energia che si sprigiona dalle pagine dei suoi libri. Lo sviluppo dell'analisi della potenza coincide, in un percorso che va da ""Aurora"""" a """"Genealogia della morale"""", con il progressivo aumento della potenza stilistica della prosa di Nietzsche, o perlomeno - se non si vuoi condividere quello che è un evidente giudizio di merito estetico - all'analisi della potenza si accompagna una continua sperimentazione espressiva dei risultati dell'analisi stessa. Il tema della potenza, nei testi che Nietzsche ha pubblicato, viene sempre affrontato in ambito morale. Nel pensiero di Nietzsche l'ambito morale, oltre che il regno del bene e del male intesi come categorie errate, è il regno dell'onestà e all'insegna dell'onestà il filosofo sviluppa tutta la sua critica della cultura occidentale, anche qui come per la potenza, considerando l'onestà come oggetto e come modo del sapere."" -
Estetica (2008). Vol. 1
Questo numero della rivista semestrale ""Estetica"""" raccoglie saggi di F. W. J. Schelling, David Webb, Giuseppe Pasqualotto, Paolo Poma, Michele Morandi, Dario Giugliano, Gianluca Garelli, Mauro Bozzetti."" -
Tra prosa d'arte e prosa sull'arte. Itinerari figurativi nelle prose di viaggio di Ungaretti
Tutti conoscono le liriche di Ungaretti, considerato ormai un classico e uno dei più grandi poeti italiani del Novecento. Sono invece pochi a conoscere le sue prose, e in particolare i suoi racconti di viaggio. Questo libro di Giulia Nuzzo si presenta come uno studio sulle prose di viaggio di Ungaretti, caratterizzate da un'inconfondibile impronta poetica e da una spiccata sensibilità per le arti pittoriche e architettoniche. L'autrice è così in grado di restituire quell'atmosfera meditativa e quasi filosofica che distingue gli appunti di Ungaretti dai tanti resoconti di viaggio, e ripercorre con grande rigore critico una delle stagioni più feconde della letteratura italiana. -
Notabene. Quaderno di studi kierkegaardiani. Vol. 6: La profondità della scena. Il teatro visitato da Kierkegaard, Kierkegaard visitato dal teatro.
Nel 1846, un Kierkegaard poco più che trentenne iniziò ad annotare le proprie riflessioni in quaderni sul cui frontespizio tracciava un grande ""NB"""" (ovvero: NotaBene). Con questa sigla soleva indicare ciò che si proponeva di tener presente, ciò su cui voleva richiamare l'attenzione, ciò che richiedeva un commento, ironico, serio o ammonitore. Nello scegliere NotaBene come titolo dei """"Quaderni di studi kierkeguardiani"""", si è voluto, quindi, utilizzare la stessa sigla adottata dal filosofo danese per i suoi appunti, ad indicare una """"ripresa"""" del suo esercizio di pensiero. Il logo dei Quaderni, che riproduce il disegno di un uomo con il cannocchiale, sorta di """"autoritratto"""" di mano dello stesso Kierkegaard , vuole poi sottolineare un duplice aspetto della sua fisionomia intellettuale: quello dell'osservatore accurato e quello dell'ironista acuto e mordace, capace però anche di autoironia. Sono questi, infatti, i tratti che hanno reso il filosofo danese uno dei pensatori più lucidi e incisivi del pensiero moderno, capaci di esercitare una profonda influenza in ogni ambito dell'attività intellettuale e artistica del Novecento."" -
Spettrografie. Jacques Derrida tra singolarità e scrittura
Una spettrografia sarebbe al cuore dell'opera di Jacques Derrida, ne scandirebbe il respiro, singolare, insistente ma mai uguale a se stesso. Un dispositivo di registrazione a distanza, qualcosa come una scrittura, sarebbe la condizione irriducibile dell'esperienza attraverso la quale si costituisce qualcosa come un soggetto, una coscienza, un ego in generale, prima ancora di ogni ricorso di fatto ad una tecnica, ad una scrittura determinata. L'esperienza sarebbe dunque in se stessa spettrale. Solo una spettrografia permetterà di rendere conto della singolarità vivente umana al di qua dell'economia generale della presenza nella quale si trova di fatto imbrigliata ed elusa nel suo 'come tale'. Solo una spettrografia potrà infine testimoniare delle condizioni, rimosse ma non per questo annientate, della relazione all'altro quale elemento irriducibile di una comunità a venire. Di questa spettrografia il presente volume vorrebbe rilevare le tracce e seguire le linee di propagazione attraverso quei prismi di rifrazione spettrale che sono i testi, tutti i testi. -
Ebrei della Mitteleuropa. Identità ebraica e identità nazionali
Prendendo le mosse dalla reazione agli ideali settecenteschi dell'Illuminismo ebraico e al suo richiamo ad assimilarsi alla cultura tedesca, l'idea di nazione ebraica viene colta in questo volume nella sua genesi e poi approfondita attraverso luoghi e figure-chiave di un affascinante dibattito: da Karl Kraus lettore di Heine a Paul Celan e alla sua patria ""transnazionale"""" nella poesia e nella lingua; dalla Praga di Kafka e di Max Brod, una """"soglia"""" fatta più per unire che per dividere le nazioni, alla Galizia di Joseph Roth e Israel Joshua Singer, sospesa fra la seduzione dell'Occidente e la nostalgia dell'infanzia, oppure alla Bucovina di Rose Auslander, microcosmo straordinario della letteratura ebraica in lingua tedesca riscoperto recentemente. Concorrono a vivacizzare il mosaico di suggestioni e tematiche la rilettura di una figura inquietante e controversa come Jacob Frank e la ricostruzione di un'emblematica vicenda storica come """"L'affaire Dreyfus""""."" -
L' arte del vivere. Aspetti dell'etica aristotelica ed epicurea
I saggi qui raccolti - alcuni dei quali, pubblicati all'estero, appaiono per la prima volta in Italia - analizzano aspetti cruciali di quell'arte del vivere che i filosofi antichi cercarono di costruire sulla base di un'indagine disincantata dei limiti della natura umana. Tra i temi trattati: la concezione aristotelica e quella epicurea dell'individuo e della sua identità nel tempo; la teoria aristotelica dell'amore e dell'amicizia; il problema dell'egoismo in Aristotele; il concetto aristotelico di azione volontaria, di scelta e di responsabilità; la teoria epicurea della legge e della giustizia; il problema del relativismo dei valori; la teoria di Epicuro e di Lucrezio sulla mortalità dell'anima e sulla paura della morte; il fondamento edonistico della teoria etica epicurea. -
Gesù l'ebreo
Lou Andreas-Salomé (1861-1937), affascinante figura di intellettuale, tedesca di origine russa, frequentò intensamente le avanguardie culturali del suo tempo, stabilendo legami profondi con Nietsche, Rilke e Freud, del quale divenne una fervente seguace. La sua produzione poetica, letteraria e scientifica consta di venti volumi e più di cento tra articoli e saggi. -
L' essere e/o il male. Il pensiero antitetico
La filosofia che può scaturire dal pensiero antitetico qui proposto al tempo stesso come forma originaria del pensare e come altro inizio del pensiero, dopo il tramonto della metafisica, fatta propria la verità della morte ereditata dalla più antica poesia dell'umanità, non può che abbandonare definitivamente la questione dell'essere, cioè la via di ricerca inaugurata da Parmenide, per imboccare la via di ricerca della sapienza ebraica, a partire, nell'ottica di un pensiero a parte hominis, dalla constatazione che l'inclinazione al male ha prevalso nell'uomo sull'inclinazione al bene. Su questa via deve cercare di affrontare, nei limiti delle possibilità inerenti la ragione finita dell'uomo, questa verità ancora in atto nel mondo in cui viviamo. -
Heidegger e la pedagogia
A oltre trent'anni dalla morte di Heidegger, questo testo si prefigge di ritornare sul pensiero e l'opera di uno dei maggiori filosofi del Novecento, tenendone in considerazione anche la discussa (e discutibile) biografia. Nel setacciare le opere tedesche, il libro attraversa l'ampia e articolata speculazione heideggeriana, osservandola però attraverso la lente focale della pedagogia. Due le questioni fondamentali del volume: da un'interpretazione di Heidegger attraverso la sua pedagogia, emerge un altro Heidegger? Dalla reinterpretazione della pedagogia attraverso Heidegger, emerge un'altra pedagogia? Ponendo Heidegger di fronte alla pedagogia ma anche la pedagogia dinanzi a Heidegger, l'articolazione interna del libro costruisce una risposta affermativa a entrambe le domande. -
Estetica. Vol. 2
Questo numero della rivista semestrale ""Estetica"""" raccoglie saggi di Stefano Mareno, Gianluca Corrado, Francesco Cattaneo, Bemvenuto Fortis, Francesca Brencio, Arnaud Corbic, Arturo Martone, Davide Sesto, Benedetta Saglietti, Giancarlo Moretti, Patrizia Mazzini."" -
Con e oltre la fenomenologia storica. Le eresie fenomenologiche di Jacques Derrida e Jean-Luc Marion
Ci sono eresie la cui forza di rottura non distrugge semplicemente il campo del sapere cui si applica, ma lo trasforma in modo inedito e, così, lo arricchisce. Derrida e Marion sono, dopo Heidegger, sicuramente i nomi dei due più grandi eretici della fenomenologia che il Novecento abbia conosciuto. Due nomi che, partendo da un confronto serrato con Husserl, hanno saputo, per vie diverse, portare la fenomenologia al di là dei suoi limiti, dischiudendo così un nuovo orizzonte di pensiero. Claudio Tarditi ci offre una ricostruzione approfondita e critica di questi due percorsi di pensiero che, negli anni, hanno trovato momenti di intenso confronto. -
La tragedia di re Lear
Edoardo Sanguineti traduce in versi e in prosa (come nell'originale) la grande tragedia scespirana per la messa in scena del Teatro Stabile di Genova, ritrovando nel linguaggio insieme raffinato e arcaico del Re Lear il fondamento vitale di una storia ambientata in un mondo barbarico e attraversata dalle grandi passioni primordiali che stanno alla radice dell'umanità di tutti i tempi. Scritta nei primi anni del Seicento, La tragedia di re Lear è basata sulla leggenda di un re della Brìtannia vissuto prima che questa diventasse parte dell'Impero Romano. Una storia che affonda in un passato mitico, dunque. Una vicenda che era già stata narrata in cronache, poemi e anche testi teatrali, ma che ha trovato in Shakespeare colui che ha saputo renderla eterna, tramite una pluralità di personaggi di grande potenza drammatica, un ben definito rapporto tra le loro motivazioni personali e la società nella quale essi si trovano ad agire, la sorprendente modernità di una ricerca linguistica che la nuova traduzione di Sanguineti esalta e illumina nei suoi significati più profondi. -
Beckett. L'inestinguibile desiderio
Perché un grande filosofo dovrebbe scrivere un libro su Beckett? Semplicemente, per sorprenderci con qualcosa di inedito. In poche e precise pennellate, Badiou ci offre un Beckett senza angoscia né disperazione, un Beckett maestro di misura e coraggio che tenta di ""conoscere la felicità"""". Il breve testo di Badiou diventa, così, un piccolo trattato di filosofia delle passioni (amore, coraggio, desiderio) che prende forma attraverso una lettura inedita, e polemica, delle più note opere di Beckett."" -
Il mondo di Sergio Romano
Il libro contiene una raccolta di scritti in onore di Sergio Romano, in occasione del suo 70° compleanno. All'inizio un messaggio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sottolinea come Romano ""è diventato un opinion maker di indubbio prestigio, riconosciuto come tale per la cura che ha sempre posto nella ricostruzione informata e colta dei termini di ogni questione, sia di attualità sia di sapore storico"""". Arrigo Levi tratteggia i caratteri di Romano giornalista, Salvatore Veca, prendendo spunto dal saggio """"Libera Chiesa. Libero Stato?"""", spiega in Romano """"la tensione fra impegno del partecipante e distacco dell'osservatore"""". Su Romano """"storico"""" si soffermano Silvio Beretta e Arianna Arisi Rota, mentre Giampaolo Calchi Movati interpreta il Romano commentatore e studioso di relazioni internazionali."" -
Peccati capitali
Non esiste società priva dei concetti di bene e di male. Nessuna società è senza peccato. Ogni cultura ha i suoi, con il suo catalogo privilegiato. L'elenco dei sette peccati capitali, stabilito dalla Chiesa nella tarda antichità, è senz'altro uno dei più famosi. L'accidia, l'ira, la superbia, la gola, l'avarizia, l'invidia e la lussuria non sono atti proibiti, ma passioni che ci rendono schiavi. Con un umorismo graffiante Aviad Kleinberg esplora gli aspetti più profondi dell'animo umano. Che c'è di male ad essere un po' pigri? Che ne sarebbe della grande cucina se nessuno fosse goloso? E dell'economia di mercato senza l'avarizia? Il libro fa sfilare profeti e filosofi, poeti e teologi, tutti pronti a lanciare la prima pietra: uno sguardo singolare e divertente sulla fragilità umana. -
Mi manda Platone
Non farsi del male e magari farsi anche un po' di bene senza decidere che cosa deve essere il bene degli altri. Ecco la tolleranza. Accettare di scendere a compromessi con qualche aspetto della nostra concezione di ciò che è giusto. Ammettere che non tutti i corollari dei nostri principi fondamentali sono essenziali e irrinunciabili e assoluti. Fare la fatica di graduare l'importanza, l'essenzialità di diritti e doveri. Non solo per ciò che riguarda il privato, ma anche in ciò che è eminentemente pubblico. Non è sempre divertente. Del resto, in un mondo che fosse tutto armonia e felicità e giustizia, cosa diavolo ci sarebbe da tollerare? -
Wu Ming. Non soltanto una band di scrittori
"La storia dei Wu Ming è una storia che vale la pena raccontare. Non tanto, o non solo, perché la loro scrittura ha lasciato segni ben visibili nel panorama letterario italiano, o per lo scossone che le azioni di Luther Blissett prima, e i libri di Wu Ming dopo, hanno dato a certa cultura pigra e salottiera, appisolata nelle ritmiche scadenze di vecchi sperimentalismi e nuovi premi. Ma anche, e soprattutto, perché le storie che raccontano ci appartengono per davvero. Sono nostre, siamo noi. Nate da un lavoro collettivo, prese dalla collettività e a essa restituite, le narrazioni di Wu Ming si sporcano le mani nel fango che tutti abbiamo attraversato, senza consolazione e senza retorica. Ed è proprio scavando nella melma di un passato al quale non ci si può più permettere di fare sconti che la speranza riesce nuovamente a emergere, a imporsi su qualunque sconfitta""""." -
Il senso della verità. Un percorso attraverso Foucault
II rapporto con l'idea di ""verità"""" accompagna fa storia del sapere umano sin dai suoi albori. Lungo questo percorso esso si è costituito ed articolato secondo le forme e fisionomie più diverse. Nella seconda metà del Novecento Michel Foucault, raccogliendo l'eredità di filosofi come Nietzsche e Heidegger e di storici come Dumézil e Canguilhem, ha assunto la questione della verità come centro di gravitazione della sua ricerca, conferendole un senso affatto originale. La verità non riposa più sulla struttura logica del linguaggio, sull'esegesi di un canone testuale vincolante o su una qualche epifania del metafisico. Essa è investita nelle pratiche, di cui costituisce il punto di raccordo e il distillato di senso. Per comprendere la verità occorre, secondo Foucault, più che rivolgersi alla tradizione filosofica, indagare le sedi in cui il potere allestisce procedure di """"veridizione"""", tecniche tramite cui si sanziona la differenza tra normalità e follia, legalità e crimine, moralità e perversione, le quali tutte confluiscono nell'opposizione tra verità ed errore. In questo campo tensivo in cui la normalità è l'effetto di una normalizzazione, la regolarità della condotta di un disciplinamento e il controllo delle passioni di una sapiente pedagogia, la verità è custodita nelle strategie politiche, nelle regole del diritto, nelle terapie mediche, nelle codificazioni etiche del comportamento. Ed e nello scavo delle medesime che essa può apparire.""