Sfoglia il Catalogo feltrinelli026
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 3461-3480 di 10000 Articoli:
-
Tre diari
Ultimo libro scritto da Ingmar Bergman, è un diario sulla malattia dell'amatissima prima moglie Ingrid von Rosen, in cui alla sua voce si alternano quelle di quest'ultima e della figlia Maria. Un inedito testamento spirituale del regista che permette di esplorare una parte nuova della sua vita, che accosta alla passione sempre presente nei confronti del teatro il lato più compassionevole dell'amore e degli affetti. I diari non sono separati: sotto la data si trovano gli appunti di Ingrid, di Bergman e della figlia. A parte rare eccezioni, ogni giorno tutti e tre hanno scritto qualcosa sul diario (gli ultimi appunti di Ingrid risalgono al 6 maggio 1995). Il libro si apre con due brevi premesse di Ingmar e Maria. Ingmar riassume in poche righe la storia della sua relazione con Ingrid, dal primo incontro (1957) al matrimonio (11 novembre 1970). Maria narra della sua infanzia, della scuola e del momento chiave in cui, all'età di 22 anni, le è stato rivelato di essere figlia di Ingmar (è nata nel 1959, quando entrambi i genitori erano sposati con altri). Si precisa che i diari non sono stati corretti o alterati, e che sono stati scritti per non essere letti da altri, se non da chi li ha tenuti. -
Il giorno finisce presto
Finora inedito in Italia, il dramma in tre atti rappresentato allo Stadsteater di Göteborg, nel 1947. Nel pomeriggio che precede la festa di mezz'estate, la pittrice Jenny riceve la visita di una misteriosa signora che le dice che l'indomani passerà a prendere la sua anima. Con lei, porterà via altre quattro o cinque persone. Triste presagio o pura follia? Cosa succederà ventiquattr'ore dopo? Dramma giovanile del maestro, racchiude in nuce temi e personaggi che hanno caratterizzato i film soprattutto nel periodo compreso tra la fine degli anni '50 e i primi anni '60, primo tra tutti ""Il settimo sigillo""""."" -
Il migliore amico dell'orso
Tra invenzioni picaresche e interrogazioni filosofiche al confine tra il reale e l'assurdo, Paasilinna pone nelle vicende di questo Don Chisciotte in salsa finnica e del suo peloso Sancho Panza la migliore felicità creativa, alla ricerca di una fede più autentica nell'uomo e nella vita.rnrnPer il suo cinquantesimo compleanno, il pastore Oskari Huuskonen riceve dai parrocchiani un dono molto particolare, anche per gli standard di un paesino finlandese: un cucciolo di orso. Lungi dal voler rendere omaggio a una guida spirituale amata e rispettata, i fedeli coltivano piuttosto la speranza che, una volta cresciuta, la belva si cibi del pastore in crisi di vocazione e dell'odiosa moglie. Sorprendentemente, però, l'orso mostra fin da subito notevoli doti di adattamento e l'uomo, nel frattempo cacciato dal vescovo e sempre più inviso alla comunità, troverà in lui un prezioso servitore e una via di fuga dalla sua grigia esistenza di provincia. Per i due amici, sempre più uniti, inizia così una deriva geografica ed esistenziale: prima l'obbligatorio letargo, poi il risveglio dei sensi con una giovane etologa e infine un'odissea che li conduce dal Mar Bianco al Mar Nero, dal Mediterraneo fino alle foreste della Lapponia, dove non mancheranno occasioni per celebrare improbabili cerimonie liturgiche, fare proseliti e portare alle genti perplesse di tutta Europa una religione nuova e senza dogmi. -
La casa della moschea
«Era una grande casa. Lì, per secoli, famiglie dello stesso sangue avevano vissuto al servizio della moschea.»«Ho scritto questo libro per l'Europa. Ho scostato il velo per mostrare l'Islam come modo di vivere... un Islam moderato, domestico, non quello radicale.» È tornando all'Iran delle sue radici che l'autore migrante di Scrittura cuneiforme si fa tramite tra culture, raccontando l'epopea di un'influente famiglia persiana i cui destini s'intrecciano alla storia del suo popolo, una saga che fa vivere dall'interno e capire le trasformazioni cruciali di un paese sempre al centro degli equilibri mondiali, negli anni che vanno dallo sbarco sulla Luna alla fine della guerra con l'Iraq, dal regime dello scià al post-Khomeini. Un romanzo che ha affascinato i lettori olandesi al punto da votarlo come secondo miglior libro mai scritto nella loro lingua, e con cui Abdolah segna la sua sofferta e complessa riconciliazione con il proprio passato. È Aga Jan il personaggio centrale, ricco mercante e capo del bazar di Senjan, nel cuore della Persia, patriarca della casa della moschea, dimora secolare dove regna l'armonia delle antiche tradizioni e, all'ombra dei minareti, si annodano amori, matrimoni, sogni, tresche e preghiere come i fili dei tappeti. Finché il vento della Storia irrompe nella casa e trascina con sé i figli della moschea, rendendoli protagonisti degli eventi più drammatici. Se il nipote Ghalghal diventerà addirittura braccio destro di Khomeini, nessuno si sottrae alle responsabilità del momento: chi lotterà contro l'oppressione, chi ne sarà strumento, chi farà esplodere i cinema e chi con la sua videocamera registrerà i fatti che faranno il giro del mondo. Solo il saggio e paziente Aga Jan rimane nell'occhio del ciclone, testimone del presente e custode del passato, fedele alle sue radici e a una religiosità che offre un'immagine dell'Islam ben diversa da quella trasmessa dai media occidentali, una fede profondamente umana.COME COMINCIAAlef Lam Mim. C'era una volta una casa, una casa antica, che si chiamava ""la casa della moschea"""".Era una grande casa, con trentacinque stanze. Lì, per secoli, famiglie dello stesso sangue avevano vissuto al servizio della moschea.Ogni stanza aveva una funzione e un nome corrispondente a quella funzione, come la stanza della cupola, la stanza dell'oppio, la stanza dei racconti, la stanza dei tappeti, la stanza dei malati, la stanza delle nonne, la biblioteca e la stanza del corvo.La casa sorgeva dietro la moschea, addossata al muro. In un angolo del cortile una scala di pietra portava al tetto piatto, dal quale si poteva raggiungere la moschea.E al centro del cortile c'era una howz, una vasca esagonale dove gli abitanti della casa si lavavano le mani e il viso prima della preghiera.Adesso la casa ospitava le famiglie di tre cugini: Aga Jan, il mercante a capo del bazar tradizionale della città, Alsaberi, l'imam della casa e guida della moschea, e Aga Shoja, il muezzin."" -
Che ne è stato di te, Buzz Aldrin?
Una scrittura pulsante come una colonna sonora che macina rock e cultura pop in un crescendo di immagini sorprendenti, nitide e intrise di una poesia lieve e malinconica. Un inno al non apparire che è una salutare provocazione in una società ossessionata dal protagonismo.Che ne è stato di Buzz Aldrin? Chi si ricorda del secondo uomo che ha messo piede sulla luna dopo Neil Armstrong? Per Mattias, nato in quella mitica notte del 20 luglio 1969, il capitano Edwin «Buzz» Aldrin è un idolo, simbolo di tutti coloro che svolgono il loro compito e spariscono nella folla, contenti di fare la loro parte, essere una ruota dell'ingranaggio. Non tutti vogliono essere il numero uno, e Mattias si è ostinatamente votato all'invisibilità: How to disappear completely, dice una canzone dei Radiohead amata dall'autore. Così ha sempre tenuto nascosto il suo talento per il canto, tranne un'unica volta: quando l'ha fatto esplodere al ballo del liceo per conquistare l'amore di Helle. E anche se l'amico Jørn l'ha sempre pregato di cantare nella sua band, Mattias resta lontano dai riflettori: lavora in un vivaio e coltiva il suo giardino, una vita felicemente normale. Ma anche un ingranaggio ben funzionante rischia di incepparsi e da un momento all'altro si può essere sbalzati fuori dalla sicurezza della propria orbita, in assenza di gravità. Mentre tutto gli crolla attorno, Mattias segue la band di Jørn per un concerto alle isole Faroe e sbarca nella magnifica desolazione del loro paesaggio lunare: forse è in questo luogo dimenticato che vanno a finire le cose perdute, forse è qui che Mattias può ritrovare se stesso, affrontare i propri fantasmi e scoprire che non si può fluttuare nello spazio della propria solitudine, che l'amicizia e l'amore ci impediscono di sparire completamente. -
Le navi degli schiavi
L'oceano Atlantico, grandi velieri dai nomi pieni di ottimismo, Speranza, Spensierata, solcano l'immensa distesa d'acqua, portando dalle coste dell'Africa alle isole dei Caraibi una merce estremamente deperibile e preziosa: siamo nel Settecento, nell'epoca d'oro dello schiavismo danese, che Thorkild Hansen ha meticolosamente ricostruito nella sua ""Trilogia degli schiavi"""", scomoda rivelazione di un passato rimosso e riflessione di disturbante attualità sulla violenza e la crudeltà che l'uomo continua a perpetrare sull'uomo È alla parte più redditizia della tratta che è dedicato questo secondo romanzo: """"il passaggio di mezzo"""", la traversata sulle navi negriere, descritta attraverso documenti autentici, diari di bordo, registri, inventari, bolle di carico. Romanzo inchiesta, ma anche romanzo di viaggio e di avventura di cui protagonista assoluto resta il mare, con le sue tempeste e la sua indomita violenza, grandioso teatro e muto testimone del dramma umano."" -
Joe Speedboat
Il giovane Joe Speedboat arriva ""come una meteora"""" a sconvolgere la cittadina olandese di Lomark, intrappolata tra il lento scorrere del fiume e lo schermo antisuono dell'autostrada al confine con la Germania. Eroe puro e solitario, outsider geniale, con quel nome assurdo che si è dato da sé, Joe è una vera """"forza centrifuga"""" da cui sorgono idee che mettono in movimento cose e persone, un concentrato di volontà e immaginazione che contagia presto i suoi nuovi amici. Primo fra tutti Fransje, che in seguito a un terribile incidente non può più muoversi né parlare, ma, come un samurai che ha lasciato la spada per la penna, con il solo braccio che può usare scrive la cronaca delle favolose avventure in cui lo trascina Joe. Moderni Huckelberry Finn e Tom Sawyer, i due scuotono il letargico paesino con invenzioni di ogni sorta: bombe, un escavatore per partecipare alla Parigi-Dakar, addirittura un aeroplano per sorvolare un giardino e sbirciare una vicina naturista. E insieme affronteranno il passaggio dal mondo degli dei e degli eroi dell'adolescenza a quello degli uomini. Lieve e profondo, divertente e drammatico, appassionante romanzo di formazione che racconta il superamento dell'innocenza e incarna in Joe Speedboat la volontà di, la tensione verso, la ricerca delle risposte che forse ciascuno può trovare solo dentro di sé, nel tentativo di andare oltre il proprio destino, di osare essere dei """"sognatori""""."" -
Via della Trincea
Cosa porta Matti Virtanen all'impulso incontrollabile di distruggere tutto ciò in cui ha sempre creduto? Il racconto della tragicomica missione di un uomo qualsiasi alla scoperta della propria identità, un'esilarante rincorsa verso la casa perfetta e la vita che ha perso. Cos'è un Reduce del Fronte Domestico? Uno che ha fatto il Settantotto, un prodotto della Guerra di Liberazione delle Donna. Da ragazzo Matti Virtanen amava il rock, e durante un mitico concerto crolla sbronzo su una biondina che poco dopo sposa e gli dà un'adorabile bambina. Matti cambia, diventa un efficiente uomo di casa, lava, stira e cucina alla grande. Una vita perfetta, che altro desiderare? Un giorno qualcosa si spezza: quel mite magazziniere, quell'uomo qualunque, nel suo modesto appartamento di periferia non resiste alla moglie che lo incalza con richieste che lo distraggono dall'appassionante finale di hockey contro la Svezia. E allora lui, strappato al televisore e alla bottiglia di birra vede il proprio pugno partire con furia omicida e colpire quella donna che subito fugge via con la figlia. In un istante Matti Virtanen rimane solo e perde tutto. Che può fare per riprendersi quello che è suo, la famiglia, la sua splendida bambina, l'amore? Un Reduce del Fronte Domestico può fare cose inaudite! Può finalmente dichiarare quella guerra che alla sua generazione è mancata: combattere per avere una vera casa e finalmente riconquistare la sua famiglia. -
Il vagabondo
Mulder, colto e agiato olandese nullafacente a Parigi, vive una routine di rituali quotidiani tra il suo elegante appartamento borghese e le immutabili passeggiate serali, finché l'incontro con un cane, che gli cade ai piedi fuggendo da una casa in fiamme, non arriva a scardinare le sue abitudini e i suoi pregiudizi e a cambiare radicalmente il suo rapporto con il mondo. Lasciandosi ""portare al guinzaglio"""" da quel nuovo compagno senza nome che l'ha scelto per padrone, e che gli insegna il muto linguaggio degli affetti, Mulder vede quella realtà cui è sempre passato accanto senza notarla, estraneo e invisibile, guardando altrove nella sua compiaciuta ricerca di bellezza. La realtà degli esclusi, dei clandestini, dei mendicanti, degli uomini """"senza"""": i senza tetto, senza documenti, senza legge e senza diritti, gli inferi nascosti dietro l'angolo di ogni metropoli occidentale. Incrociando i destini di Ngolo, rifugiato nel campanile, del Chinois, che dorme in bozzoli di cartone, della bella Mme Sri, di cui si innamora, di Fanta, bambina bruciata e di père Bruno, prete scomodo e fuori dagli schemi, Mulder sente di colpo l'impulso di """"fare qualcosa"""", per quanto inutile, inadeguato e illegale possa sembrare. Col sorriso e una tenerezza priva di ogni sentimentalismo, Van Dis trasforma uno svagato vagabondare per le vie di Parigi in un viaggio iniziatico alla ricerca di un senso e di un'appartenenza per arrivare a farsi, se non fratello, almeno testimone consapevole, capace di """"vedere e sentire tutto""""."" -
Prima di domani
1860, Groenlandia nord-orientale. La vecchia Ninioq sa che presto arriverà il momento di stendersi sul ghiaccio e attendere dignitosamente la morte, secondo la tradizione del suo popolo. Ma prima ha il compito di essicare tutto il pescato dell'estate sull'isoletta di Neqe con l'aiuto del giovane nipote Manik. Terminato il rischioso viaggio verso casa, li attende un'amara sorpresa, il loro villaggio è stato sterminato. Ninioq decide di ritornare sull'isola con Manik e di affrontare da soli l'inverno. Sullo sfondo di una pagina tutta da scoprire della storia della Groenlandia, un romanzo di avventura, che ha tutto il colore e il sapore delle antiche leggende Inuit. -
Le isole degli schiavi
Le Isole Vergini, il sole e il mare dei Caraibi: nei paradisi della terra la natura sembra voler far dimenticare quello che è stato a volte l'inferno della storia. Saint Thomas, Saint Croix e Saint John, gli antichi possedimenti danesi, erano la punta del triangolo della tratta umana cui Thorkild Hansen dedica la sua ""Trilogia degli schiavi"""": è qui che si consuma l'ultimo cruento atto di quel commercio cominciato sulle Coste dell'Africa e proseguito nelle lunghe traversate dell'oceano sulle navi negriere. Ed è qui che si conclude la sua denuncia contro la falsa buona coscienza della Danimarca, convinta di essere stato il primo paese europeo ad abolire la schiavitù. È la storia di due secoli, la ricostruzione del cinico sfruttamento che si nascondeva dietro le ricchezze che affluivano con lo zucchero nell'aristocratica Copenhagen dell'Età d'Oro e nello sviluppo della sua società borghese. Con passione etica, Hansen riporta alla luce un passato rimosso, non solo per scuotere le coscienze e per restituire un po' di giustizia ai dannati della terra, ma anche per la sua costante fascinazione per quelle grandi personalità che la vita sconfigge, ma che la storia è costretta a rivalutare."" -
Un'altra vita
Questa è una storia che comincia nel 1934 in una casa verde in un villaggio nell'estremo Nord della Svezia. È una storia che rimbalza tra Uppsala, Copenaghen, Parigi, Los Angeles, Broadway, Reykjavík e Berlino, e che (non) finisce ai giorni nostri. È la storia di un bambino quasi perfetto, di un ragazzo baciato dal talento e dal successo, di un uomo devastato dall'alcolismo. È la storia di chi suo malgrado si è sempre trovato al centro della Storia, e si è sentito in dovere di osservare. È una storia sulla nascita del terrorismo alle Olimpiadi di Monaco, sul processo alla banda Baader-Meinhof, sulla Mano di Dio di Maradona, sulla caduta del Muro di Berlino vista da piazza Venceslao. E Olof Palme, Rudolf Nurejev, Ingmar Bergman hanno i loro cammei. È una storia che se è cominciata così bene come ha potuto finire così male? È una storia di solitudine e resurrezione, dove si scopre che non sono le domande a essere sbagliate, ma quasi sempre lo sono le risposte, taglienti come ghiaccio, implacabili e fondamentaliste. È una storia sulla vita, l'unica, quella che non viene restituita quando la prima è stata sprecata. È la storia di un intellettuale che non solo ha raccontato la nostra epoca come pochi hanno saputo fare, ma vi ha anche lasciato un segno profondo. È la storia più onesta, lucida e coinvolgente che Per Olov Enquist abbia mai raccontato. È la sua storia. -
Timidezza e dignità
Che cosa porta Elias Rukla, dopo venticinque anni di onorato servizio, alla grottesca crisi di nervi che gli fa ritenere conclusa la carriera d'insegnante e definitivamente compromessa la sua reputazione sociale? Mattina d'autunno, doppia ora di letteratura norvegese di fronte a una sonnolenta classe di maturandi, lezione su Ibsen: il professor Rukla si infervora parlando di un enigmatico personaggio de L'anitra selvatica ma i ragazzi non riescono a seguirne le evoluzioni e sono indignati dalla sua incapacità di trasmettere il valore di Ibsen in modo comprensibile. Dalla violenta crisi di quel giorno parte, nella coscienza di Rukla, una resa dei conti che gli fa ripercorrere gli eventi fondamentali della sua vita: dai tempi studenteschi - creativi, liberi, pieni di curiosità intellettuale nella Oslo degli anni Sessanta - alla fondamentale amicizia con il filosofo Johan Corneliussen e con la sua compagna, la bellissima Eva Linde; fino alla necessità di trovare un posto in questa società, al lavoro, al matrimonio e alla gabbia mentale che lo convince dell'impossibilità di una qualsiasi svolta. Con il suo ritmo basato su incisi, apposizioni e iterazioni, la prosa di Solstad insegue il suo oggetto attraverso un personaggio su cui sono proiettati aspetti autobiografici e generazionali. L'esibita ""norvegesità"""" dell'autore e la sua passione topografica non impediscono al racconto locale di aprirsi all'esperienza condivisa da milioni di """"ex-giovani"""" nel mondo occidentale."" -
L'uomo che morì come un salmone
Nel silenzio compatto della sua villetta di legno, il vecchio Martin Udde giace con la bocca e lo stomaco spalancati, infilzato da una fiocina per salmoni, mentre qualcosa si carbonizza sul fornello acceso. Chi ha turbato la pace della sperduta cittadina di Pajala, sospesa nel tempo e nelle foreste del selvaggio nord? Inviata da Stoccolma, la detective Therese Fossnes si ritrova straniera in un mondo arroccato sulle proprie radici, che della Svezia rifiuta non solo il progresso, ma anche la lingua. Sotto il sole implacabile dell'estate artica, tra irriducibili attivisti politici, sadici rapinatori di anziani e lo strano fascino di un uomo dei boschi come Esaias, indiziato numero uno, Therese ha una sola certezza: l'omicidio ha a che fare con il menkieli, il finlandese parlato da questa minoranza di confine in crisi d'identità, che da oltre un secolo ha l'amo svedese conficcato nella spina dorsale. Suspense nera e atmosfere alla fratelli Coen in un poliziesco crudo, lirico, irriverente, che si cala nel cuore ferito di un popolo con l'ironia e il potere visionario della grande scrittura. -
Acquavite
l pastore Olof Helmersson fa ritorno al villaggio natale nell'estremo Nord della Svezia. Ha ottantatré anni, una bicicletta pieghevole e una missione da compiere: scristianizzare tutta la regione. Nei decenni passati sulla costa, si è convinto che Dio non esiste e che la vita non ha senso, e sente il dovere di liberare dall'errore tutti quelli che in gioventù aveva convertito con il suo fervore, la sua parola tonante e la sua fisarmonica. Ma il tempo l'ha preceduto: i pochi sopravvissuti della vasta comunità dei salvati la fede l'hanno già persa da sé. Sono rimasti solo due non contagiati dalla miscredenza, e soprattutto è rimasta Gerda, che lo aspetta da tempo: ormai ridotta in fin di vita, non può morire finché lui non avrà dato una risposta ai dubbi che la assillano. È un Nord che vive nel mito, quello descritto da Lindgren con scanzonato affetto, una spaesata e spopolata Macondo in cui la buona vecchia acquavite purifica da tutti i peccati, c'è chi è accecato sulla via dell'ateismo e si rallegra di non poter più vedere ciò che non esiste, e chi sa di essere vissuto ""tra gente principesca, nel più bel posto del mondo"""". Ma nel gioco ironico dei paradossi, è del mistero della fede che si tratta, della ricchezza di ogni esistenza umana e di quel Dio che, come dice Canetti, morto o no, è esistito per così tanto tempo che non si può non continuare a parlarne."" -
Paradiso e inferno
Con una scrittura magnetica che decanta l'essenziale, Jón Kalman Stefánsson racconta con infinita tenerezza un'amicizia, la storia di due ragazzi che si innalza in una sfera magica sopra il frastuono del mondo, per ricordare che la vita umana è sempre una gara contro il buio dell'universo.«Non abbiamo bisogno di parole per sopravvivere, ne abbiamo bisogno per vivere.»È l'Islanda, dove le forze primordiali della natura rendono i destini immutabili nel tempo, il luogo di questo racconto di gente di mare persa nell'asprezza dei giorni e delle notti, di un ragazzo segnato dalla solitudine, e del suo grande amico Bárður, pescatore di merluzzo per necessità, ma in realtà poeta, sognatore, innamorato dei libri e delle parole, le uniche in grado di «consolarci e asciugare le nostre lacrime, sciogliere il ghiaccio che ci stringe il cuore». Parole che possono anche essere fatali: come per Bárður, rapito da quel verso del Paradiso perduto di Milton che ha voluto rileggere prima di imbarcarsi, al punto da dimenticare a terra la cerata, correndo il rischio di trovare una morte invisibile e silenziosa come quella dei pesci. Storia di tragedia e di ritorno alla vita all'inseguimento di un destino diverso, Paradiso e inferno è un'avventura iniziatica, un viaggio metafisico, la ricerca di un senso e di uno scopo alto nella vita, ma soprattutto un inno al potere salvifico delle parole. Con una scrittura magnetica che decanta l'essenziale, Jón Kalman Stefánsson racconta con infinita tenerezza un'amicizia, la storia di due ragazzi che si innalza in una sfera magica sopra il frastuono del mondo, per ricordare che la vita umana è sempre una gara contro il buio dell'universo, in cui «non abbiamo bisogno di parole per sopravvivere, ne abbiamo bisogno per vivere». -
La corona d'alloro
"Piove sangue dal cielo"""" nell'Islanda del 1200, terra di guerrieri e ispirati poeti. La violenza dei tempi spinge gli animi fragili a perdersi nelle nebbie della follia e travolge la madre del piccolo Guðmundur che, povero e abbandonato, sogna di trovare rifugio tra gli elfi delle rocce. Ma la sua sete di conoscenza gli apre le porte del vicino monastero, un'oasi di pace e riscatto dello spirito dove frate Sveinn lo inizia all'arte della copiatura e alle preziose opere trascritte dai confratelli. È qui che il cristianesimo incontra la mitologia delle origini per tramandare ai posteri un patrimonio di saghe, scritti eruditi e sui """"prodigi del mondo"""", in cui l'Islanda e l'Europa moderna troveranno le proprie radici. Nominato scrivano del potente Sturla Sighvatsson, Guðmundur diventa testimone diretto e cantore di un'epoca, trovando nella poesia una """"tregua"""" per """"rallentare il tempo"""" e sublimare il dolore dell'uomo attraverso """"il vento delle parole"""". """"La corona d'alloro"""" è un omaggio al valore storico e atemporale della poesia, è la Storia narrata dagli umili, è il Medioevo islandese che rivive attraverso la sua stessa voce, quella dei grandi scaldi, ma anche dei racconti tramandati oralmente da fattore a viandante, da precettore a giovane allievo, di corte in stamberga, colorando ogni volta la realtà di leggenda." -
Sotto il ghiacciaio
Un gioiello allegorico, una parabola fantascientifica, un capolavoro di ironia che ha infiniti livelli di lettura, dal comico al mistico.Dall'isola verde dei ghiacciai bollenti, la storia moderna di un mito senza tempo. A raccontarla è un anonimo studente di teologia, inviato dal vescovo d'Islanda nel lontano ovest, ai piedi del leggendario vulcano Snæfell, dove Jules Verne fece iniziare il suo viaggio al centro della terra. Cos'è successo nella parrocchia locale? Perché il pastore ha sprangato la chiesa, si rifiuta di battezzare i bambini e seppellire i morti e passa il tempo a ferrare cavalli? L'emissario vescovile avrà il suo da fare per raccapezzarsi tra uno scienziato-sciamano trapiantato negli Stati Uniti, la ""resurrezione"""" di un salmone sepolto nel ghiacciaio e una donna senza età che si dice non abbia mai mangiato, dormito e nemmeno toccato acqua. Dietro le più folli bizzarrie pare nascondersi un vero e proprio credo – futuristico o primordiale? – che fonde tutte le religioni dei tempi in un'inafferrabile teosofia. Forse la sua logica è così elementare da sfuggire al non iniziato. Forse è la stessa logica che governa le saghe e la grande poesia. Libro culto di Susan Sontag, Sotto il ghiacciaio è un gioiello allegorico, una parabola fantascientifica, un capolavoro di ironia che ha infiniti livelli di lettura, dal comico al mistico. Con la sua straordinaria capacità di abbracciare passato e presente della sua terra per indagare temi universali, Laxness si confronta con il mistero della vita e il significato della fede nel moderno Occidente. Mito e magia, cultura e natura, ingenuità e stoltezza si mescolano nella visione provocatoria di un acuto conoscitore delle utopie e delle passioni umane."" -
Lettera dal deserto
"Questo è il deserto. Qui ho bussato per tutta la notte contro la sottile parete che mi separa dal divino."""" Solo di fronte alla missione che lo attende, nel deserto in cui si ritira quaranta giorni prima di iniziare la sua predicazione, Gesù ripercorre in una lettera autobiografica tutta la sua infanzia e giovinezza, un periodo che non ha lasciato traccia nei Vangeli ma che qui trascende ogni dibattito storico-teologico per porre al centro l'uomo, il suo eterno interrogarsi sul bene e il male, sulle responsabilità individuali e collettive. Gesù è un bambino dalla capacità di sentire quel legame profondo che unisce tutto il creato, è un adolescente così aperto al mondo e innamorato della vita che il cugino Giovanni, severo predicatore, riconosce in lui il vero portatore di una nuova comunione tra gli uomini. Ma è anche un rivoluzionario che vede il suo popolo martoriato dalla dominazione romana, oppresso dal fanatismo della Legge del tempio e tradito dai sacerdoti corrotti. La ricerca di una nuova salvezza per i """"cortili della fame"""" lo porta ad avvicinarsi alla guerriglia armata degli zeloti, ai """"Messia"""" visionari che battono le strade della Palestina promettendo l'oblio dell'estasi, prima di rivelargli quel nuovo cammino di liberazione che lo condannerà alla solitudine, perché """"chi si è liberato è un abominio agli occhi dell'oppresso"""", finché l'uomo non capirà che """"siamo noi stessi il regno che deve venire"""". Un romanzo che ripercorre le tappe della formazione di Gesù, in una prospettiva umana." -
Avevo mille vite e ne ho presa una sola
Un'ammirazione spassionata che risale al primo, precoce romanzo, una profonda amicizia di anni: di qui l'idea di Safranski di selezionare dalla ricca opera di Cees Nooteboom questa raccolta di frammenti. Un'antologia che nasce come compendio delle sue pagine più evocative, rivelando i diversi volti del grande romantico e del lucido umorista, del poeta-filosofo e del testimone politicamente attento della storia, dell'acuto osservatore di luoghi geografici e dell'anima. E al tempo stesso, un ""breviario"""" dei nostri tempi, un prezioso compagno di cammino a cui tornare per aprirsi ogni volta nuovi orizzonti di pensiero. Dal significato del viaggio come esperienza esistenziale al mistero del tempo al valore assoluto della letteratura, Safranski ripropone le tematiche universali che nello scrittore olandese trovano una voce mai scontata. Perché Nooteboom non offre risposte né schemi filosofici, ma lampi di grazia poetica e folgoranti visioni, per insegnarci che la scrittura, come il viaggio, è ricerca in cui perdersi, e che solo l'inarginabile forza dell'immaginazione può aprirci gli occhi a quelle mille vite, quella """"marea"""" di possibilità inespresse verso cui tende il poeta ma che abitano in ognuno di noi.""