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Luoghi comuni (2021). Vol. 3-4: Popolo
In questo numero: A cura di Alessio Giannanti: Che cos'è il popolo. Dialogo fra Maurizio Maggiani e Andrea Ranieri; Tomaso Montanari: Il popolo della costituzione; Luciana Castellina: Il popolo del PCI; Balia Romeo: La CGIL. Dal popolo alla classe, andata e ritorno; Don Sandro Lagomarsini: Il popolo delle Chiese e delle parrocchie; Barbara Bonomi Romagnoli: Il popolo delle donne oltre la mistificazione della ""Donna Presidente""""; Magali Prunai e Domenico Vito: Il popolo del futuro. Transizione ecologica e cura; Giulia Massolino e Ricardo Laterza: L'esperienza triestina. Come usare la scadenza elettorale per fare popolo; Vincenzo Sorrentino: Il popolo dei naufraghi; Mario Agostinelli: Il popolo e il mondo. L'internazionalismo da Karl Marx a Papa Francesco; Giovanni Principe: Come è stata svuotata la memoria condivisa dell'antifascismo; Giorgio Fazio: Il popolo dentro e oltre la pandemia; Enzo Scandurra Guerra e popoli. Postfazione."" -
Dante a Trento! Usi e abusi di una retorica nazionale (1890-1921)
L’11 ottobre 1896, in piena dominazione austroungarica, si inaugurava a Trento il monumento a Dante «Genio tutelare della lingua e della civiltà italiana nel Trentino», opera dello scultore fiorentino Cesare Zocchi. Riconosciuto come il più elaborato e riuscito fra i molti dedicati al poeta nel corso dell’Ottocento, quello di Trento è passato alla storia come un monumento apertamente irredentista, un’interpretazione che l’esito della Grande Guerra non fece che rafforzare. Ma nel contesto multinazionale dell’Impero, l’affermazione dell’italianità era impresa ben più complessa. Anna Pegoretti ricostruisce nel dettaglio l’episodio restituendolo al suo articolato contesto storico, culturale e letterario, dominato dalla figura di Giosue Carducci. -
Città oltre la crescita. Un dibattito internazionale per trasformazioni urbane ecologiche e sociali
La promessa dello sviluppo sostenibile e del green deal per rendere la crescita compatibile con l’ecologia sta fallendo nei contesti urbani anche in casi virtuosi come Copenaghen e Friburgo. Finora la rilocalizzazione si è spesso presentata come una via d’uscita, ma è più che mai necessario fare i conti con le geografie urbane esistenti, invece di aspirare a modelli idealizzati di comunità. Per guardare a un futuro incerto con un immaginario nuovo, “Città oltre la crescita” interpreta la trasformazione dello spazio urbano e lo immagina come un luogo sostenibile e giusto in cui vivere bene, in cui finalmente vengono coniugate esigenze ecologiche e sociali, moderatezza e condivisione. Prefazione di Elena Ostanel; Postfazione di Nadia Carestiato. -
Saper essere, saper fare, saper pensare. Un manifesto per la scuola del futuro
L’esigenza di redigere un manifesto per la scuola nasce da una piena unità d’intenti tra i diversi soggetti che ne costituiscono il meccanismo e il cuore pulsante: gli insegnanti, i dirigenti scolastici, il personale ATA, gli studenti e le loro famiglie. Una proposta programmatica che sogna il raggiungimento di una scuola pubblica diversa dall’attuale – sperequativa, aziendalistica, burocratizzata – attraverso l’approfondimento di alcuni temi chiave: la rivoluzione digitale, la didattica “intelligente”, la valorizzazione delle conoscenze; l’inclusività, la partecipazione, la condivisione dei saperi; l’educazione alla differenza e all’autonomia di pensiero; la maturazione di una cittadinanza attiva e responsabile; il diritto allo studio, la trasparenza amministrativa, la selezione dei docenti e la stabilizzazione del personale precario. -
La comunità del senso. Introduzione a un’estetica geopolitica
Nella contemporaneità il confine tra azioni pubbliche e private si è assottigliato. La “spettacolarizzazione” di guerre come quella del Golfo del 1990 o quella russo-ucraina del 2022 ne è un emblematico paradigma. Viviamo in una realtà in cui è problematico individuare l’identità culturale di un popolo e dove ogni idea o sentimento trova sostanza solo nella comunicazione, nella condivisione pubblica. Analizzare e comprendere le profonde interconnessioni tra l’estetica, quale indagine dei comportamenti socialmente riconoscibili, e le forze economico-politiche che agiscono nella società appare quindi necessario, se non indispensabile, per determinare le dinamiche dell’esistenza, individuale e collettiva. -
Un nero nei tribunali dei bianchi
Nell’agosto 1962, dopo mesi di clandestinità e dopo aver partecipato alla conferenza panafricana ad Addis Abeba, Nelson Mandela viene arrestato. Le accuse imputate al leader dell’Africa National Congress sono due: aver incitato i lavoratori allo sciopero e aver lasciato il Paese senza passaporto. Durante il processo, che inizia l’autunno dello stesso anno, Mandela rivolge un vero e proprio atto di accusa contro il governo segregazionista, rivendicando la necessità di seguire la propria coscienza anche se questa si scontra con le leggi dello Stato. Il discorso proposto in questo libro, autodifesa pronunciata in un’udienza pubblica, è dunque una dichiarazione di «odio» verso il sistema dell’apartheid, ma anche un piccolo capolavoro di arte oratoria, tanto abile quanto appassionato: nelle parole di Mandela non rivive soltanto la realtà del dominio bianco in Sudafrica, ma anche il valore ideale di una lotta che ha superato i confini nazionali diventando presa di coscienza per tutti gli uomini liberi del mondo. -
Gli stati generali dell'acqua
Guardiamo i fiumi in secca aspettando che piova, temiamo i nubifragi, lo scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento dei mari, e intanto apriamo distrattamente i rubinetti delle nostre case, consumiamo miliardi di bottiglie d’acqua minerale, ignoriamo da dove l’acqua venga, quali strade sotterranee attraversi, come si rigeneri e fluisca, il modo in cui viene distribuita, sprecata, inquinata, violata, venduta, resa merce in un mondo sempre più assetato e ferito da intollerabili disuguaglianze. In questo libro parlano uomini e donne – climatologi, geografi, biologi, attivisti, rappresentanti di istituzioni e protagonisti di battaglie per l’acqua bene comune – che affermano la necessità di tornare all’acqua come relazione, cura, pace, giustizia, diritto non solo umano ma di tutto ciò che vive, senso profondo dell’ecologia integrale. Prefazione di Pedro Arrojo-Agudo; Introduzione di Emilio Molinari. -
Fratelli tutti? Credenti e non credenti in dialogo con Papa Francesco
Nove intellettuali, credenti e non credenti, accolgono l’invito dell’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco: riflettere sulle sfide contemporanee alla luce del paradigma della fratellanza, con l’obiettivo di abolire la «cultura dello scarto» a favore di una «cultura della cura». Che siano di ampio respiro o più specificamente politiche, filosofiche o giuridiche, queste riflessioni rappresentano una presa di posizione all’insegna del rispetto e dell’ascolto attivo. Come il discorso di Antonio Spadaro SJ non limita le possibilità interpretative dell’enciclica, così il dialogo con Gianni Vattimo, piuttosto che fornire una visione teorica definitiva, alimenta una riflessione critica, dimostrando come la fecondità della sfida lanciata da Papa Francesco stia proprio nella pluralità di voci, linguaggi e convinzioni che riesce a mettere a confronto. Con gli scritti di Domenico Bilotti, Antonio Cecere, Giovanni Luchetti, Gianfranco Macrì, Paolo Quintili, Mario Reale, Antonio Spadaro SJ, Debora Tonelli, Gianni Vattimo. -
Cattolico cioè incompleto. Un'identità estroversa Un’appartenenza antitotalitaria
Dove va la Chiesa? La complessità sociale e geopolitica suggerisce l’intreccio di più sguardi, ma è la vita stessa a chiederci di accostare diversi piani di lettura. Per molti versi imprendibile, la realtà contemporanea demolisce i sistemi chiusi e le pretese totalitarie che paiono invece imporsi. Vi sono soglie su cui esercitare una particolare vigilanza e margini che vengono al centro. Quello che tutti attraversiamo è un travaglio, per molti versi doloroso e violento, ma dal quale può nascere un mondo diverso e migliore. È un tempo di passaggi, in cui i cattolici possono giocare fino in fondo la comune partita. Un tempo per riconoscersi incompleti e scommettere su ciò che non separa, ma rinvia all’intero. Prefazione di Armando Matteo. -
La Russia contro i russi. Esilio, carcere, guerra: la vita al tempo di Putin
Dopo l’invasione dell’Ucraina migliaia di russi sono fuggiti dal proprio Paese per paura di arresti, repressioni e mobilitazioni militari. Si sono sparpagliati ovunque: Erevan, Istanbul, Tel Aviv, Riga, Vienna, e persino Sri Lanka e Città del Capo; ma in Georgia, a fronte di poco meno di quattro milioni di abitanti, in alcune settimane se ne sono riversati oltre trentamila, soprattutto tra quelli presi di mira dal governo. A Tbilisi, Zoja Svetova li ha intervistati raccogliendone le testimonianze. Il quadro che emerge è quello di un Paese non più democratico, dove il metodico smantellamento dello stato di diritto e del sistema giudiziario dell’era Putin, che oggi ha messo in fuga la “quinta colonna”, ha prodotto negli anni innumerevoli casi di persone innocenti finite in carcere per crimini altrui. Anche del loro dolore Zoja Svetova si è fatta cassa di risonanza per denunciare l’ingiustizia e la crudeltà di un sistema corrotto. Con un’intervista di Roberto Saviano. -
Postmodernità e transmodernità. Sulla filosofia di Gianni Vattimo
Enrique Dussel, esponente dell’etica critica, fondatore della Filosofia della Liberazione, legge e commenta Gianni Vattimo, che ha inaugurato con il “pensiero debole” l’era del postmoderno. Quale pensiero abitare e quale mondo immaginare dopo il tramonto della modernità? Per Dussel è impossibile parlare del filosofo torinese senza tener conto del quadro storico del pensiero europeo, che gli permette di riconoscere parzialità e pregiudizi quasi connaturati in una filosofia che si è pretesa “centro” del mondo. Ecco perché alla fine del moderno annunciata da Vattimo, il filosofo della liberazione risponde con il concetto nuovo di “transmoderno”, che mette a valore la posizione etica della “periferia” e delle vittime della globalizzazione: gli esclusi, gli sfruttati, gli emarginati, le culture altre. Un dialogo intenso, fra esponenti di correnti filosofiche diverse, per mettere in questione i luoghi comuni della nostra contemporaneità. -
La rimozione dell'esperienza bellica
In un articolo pubblicato su «The Lancet» nel 1917, William Rivers analizza diverse esperienze di psicoterapia condotte all’interno del Craiglockhart War Hospital di Edimburgo su soldati e ufficiali affetti da disturbi traumatici. Fra questi compaiono figure di spicco della letteratura britannica, come Siegfried Sassoon e Wilfred Owen. La sua ricerca suscita subito un notevole interesse nella comunità scientifica, poiché contribuisce a chiarire l’eziologia del trauma da guerra (shell-shock), ponendo in relazione lo stress emotivo con l’emergere di fattori rimozionali dovuti a vissuti distimici, come la paura e la vergogna, in concomitanza di eventi bellici particolarmente intensi. La proposta psicoterapeutica del tutto originale che egli elabora si traduce in un accompagnamento psicoeducativo del paziente finalizzato ad accogliere i suoi limiti e a pacificarsi con le proprie fragilità. -
Decisione e norma
“Decisione e norma” è uno dei testi più significativi del dibattito giuridico-filosofico italiano della fine del XX secolo. Nel volume si opera una magistrale risemantizzazione del lessico giuridico a partire da una lettura compositiva della coppia concettuale “decisione/norma”. L’orientamento dell’opera è quello di situare la questione dell’obbligatorietà del diritto nel circolo normativo del riconoscimento dei cittadini, restituendo così la responsabilità e la scelta agli «uomini che sono i protagonisti della Storia». -
Diritto e violenza
In questo studio i concetti di “diritto” e “violenza” si rivelano interconnessi e genealogicamente legati. Attraverso la lettura delle tragedie classiche, fra cui l’Agamennone, le Eumenidi e Edipo re, ma anche dei testi di Heinrich von Kleist, Walter Benjamin e Heiner Müller, viene analizzato il paradosso che da sempre accompagna il diritto: nato per porre fine alla violenza, la reitera subendone lo stesso destino. Christoph Menke propone così un’idea diversa e nuova di “destituzione” del diritto, che non si configura né come “soppressione”, né come “superamento”, ma nemmeno come occultamento dei paradossi che lo costituiscono: si tratta di pervenire a una attuazione autoriflessiva del diritto, consapevole, “riluttante” (e dunque limitata), giudicante il giudizio stesso attraverso cui si impone la legge, critica contro ogni esercizio potestativo di volontà senza significato. -
Sak. Soren Aabye Kierkegaard. Una biografia
«Un giorno non solo i miei scritti, ma appunto la mia vita, l’intrigante segreto di tutto il macchinario, saranno studiati e ristudiati». Scrittore e credente, seduttore e martire, Søren Aabye Kierkegaard per primo ha costruito il suo mito. Dal peso della figura paterna, con la sua eredità di rigorismo religioso e soverchiante senso di colpa, alla storia d’amore con Regine Olsen, proseguita fino alla morte nel segno di una compiaciuta rinuncia; dal rifiuto dell’hegelismo, come di ogni altra corrente filosofica allora dominante, allo scontro frontale con la Chiesa danese e la sua fede formalista e addomesticata: il suo pensiero ostenta le fratture e gli slanci di una vita interiore che è stata un’intensa e drammatica avventura dello spirito. A partire da questo materiale incandescente e contraddittorio, Joakim Garff, uno dei maggiori studiosi del filosofo danese, ha voluto ricollocare Kierkegaard nel suo tempo e tentare una decifrazione nuova della sua esistenza, appassionata ma non apologetica. Modulando trasporto e ironia, alternando analisi filosofica e introspezione psicologica, ci restituisce la complessità di un uomo in balìa della sua opera e che vedeva se stesso ora come genio ora come semplice strumento nelle mani di Dio. Dai tormenti irrisolti del singolo prendeva così forma la violenza intransigente del suo pensiero, la sua universalità e persistenza che ne farà un involontario precursore dell’Esistenzialismo e, in generale, della sensibilità contemporanea. SAK, un evento di rilevanza globale alla sua prima uscita in Danimarca, è oggi considerata la biografia più importante su Kierkegaard e uno spartiacque per gli studi che lo riguardano. -
Io voglio onestà. Contro le menzogne del cristianesimo ufficiale
Tra il dicembre 1854 e il maggio 1855, Kierkegaard pubblica sul quotidiano danese «La Patria» una serie di articoli nei quali polemizza con la cristianità ufficiale e i suoi rappresentanti che pretendono di essere considerati autentici testimoni del Vangelo senza tuttavia rinunciare alla mondanità e ai benefici statali di cui godono. A questi articoli si aggiunge “Questo dev’essere detto; lo si dica dunque”, un opuscolo che anticipa di un solo giorno l’uscita del primo numero de «L’istante», l’organo di stampa pensato dal filosofo per dare voce al proprio risentimento verso una situazione che non esita a definire «un prendersi gioco di Dio». In prima traduzione italiana, gli scritti con cui Kierkegaard compie l’estremo tentativo di suscitare nei suoi contemporanei la coscienza dell’infinita differenza qualitativa tra l’uomo e Dio. Introduzione di Alberto Siclari. -
Privati di Napoli. La città contesa tra beni comuni e privatizzazioni
Un paesaggio bellissimo, uno specchio di mare circondato da storia e cultura, un centro storico di enorme pregio, una cintura di colline verdi: sembrerebbe un paradiso e potrebbe anche esserlo, se l’incapacità della politica non avesse lasciato Napoli in ostaggio dell’avidità dei privati e della violenza della camorra. Ai vecchi problemi insoluti, alla mancanza di servizi pubblici e alle bonifiche negate, recentemente si sono aggiunte l’esplosione del turismo e la disneyficazione del centro storico, rallentate dalla pandemia, ma viste ancora come l’unica economia possibile in una città schiacciata da un debito pubblico accumulato a colpi di commissariamenti straordinari e scommesse finanziarie. L’unica speranza sembra provenire dagli abitanti che ancora credono in un altro futuro per la città. Prefazione di Tomaso Montanari. -
Viaggi
Hugo von Hofmannsthal fece del viaggio non solo un dato autobiografico, ma un’esperienza dal significato fondamentale per la sua vita e la sua arte. Attraversando la Grecia fino ad arrivare in Africa, in questi racconti lo scrittore austriaco interpreta il passaggio nelle terre esotiche d’Oriente non come la proiezione di un desiderio di scoperta o l’inseguimento di una curiosità, ma come un sogno a ritroso, una ricerca dell’anima più intima dell’umano. Con un linguaggio ricco di simbolismo, Hofmannsthal dipinge così veri e propri quadri di viaggio, ricchi di immagini evocative, densi di atmosfere sognanti. -
Contro gli incappucciati della finanza
Tutti gli articoli di Federico Caffè apparsi su «Il Messaggero» di Roma e «L’Ora» di Palermo nel periodo che va da metà degli anni Settanta fino alla vigilia della sua scomparsa, nell’aprile del 1987. Una raccolta unica, in cui è possibile cogliere la straordinaria lungimiranza e capacità di analisi economica e finanziaria di Caffè, oggi tra i più riscoperti studiosi del secolo scorso. Gli scritti proposti in questo volume rappresentano la collaborazione più duratura che Federico Caffè ebbe nel campo pubblicistico, nella funzione di «consigliere del cittadino», come lui stesso amava definirsi. Ad essi si affiancano alcuni saggi critici relativi alla mancata ricostruzione del secondo dopoguerra: un disegno di programmazione democratica e partecipata dal basso a cui il professore dette un importante contributo come capo di gabinetto di Meuccio Ruini, ministro nel governo Parri. Una straordinaria intuizione che fu però messa da parte per far spazio al disegno neoliberista e conservatore di «liberalizzazione senza programmazione», un modello di sviluppo economico di cui oggi l’Italia paga le conseguenze. -
Nuovo Testamento. Una lettura ebraica
Questa nuova traduzione con commento integrale permette di ricostruire nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli i legami di Yeshua ben Yosef (Gesù) con l’ambiente ebraico d’origine, di risalire al contesto culturale e spirituale dell’ebraismo in cui viveva e in cui si è formata la prima Comunità. Nelle Lettere di Shaul/Paolo viene proposta un’interpretazione del pensiero e dell’opera dell’Apostolo in accordo con la più recente linea di studi paolini, secondo la quale Shaul non è un convertito ma un convertitore, la cui missione è inserire i pagani nella storia della salvezza. Esaminate nel quadro del loro contesto storico, profondamente segnato dall’oppressione romana e poi dalla distruzione di Gerusalemme e del Tempio, le Lettere apostoliche costituiscono un prezioso documento sulla vita delle prime Comunità messianiche, quando ancora non esisteva frattura tra ebraismo e cristianesimo. L’Apocalisse, affascinante per la ricchezza del suo simbolismo, ma concretamente ancorata alla drammatica situazione storica, non invita a una fuga dalla realtà o a un compromesso con il potere, ma, al contrario, esorta a restare in attesa della Venuta. Nuovo Testamento. Una lettura ebraica è un’opera scrupolosa che studia con serietà i testi cristiani per comprendere come l’antigiudaismo si sia inserito in scritti originariamente giudaici, è un contributo al futuro del dialogo ebraico-cristiano e al raggiungimento della pace per tutta l’umanità.